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Racconti di Dominazione

Con Una Coppia

By 19 Gennaio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

CON UNA COPPIA

Quella sera andai all’appuntamento in un parcheggio di un grande magazzino dove
avrei trovato la macchina con a bordo la coppia che avrei dovuto servire in qualità di
schiavo, era la prima volta con loro e di conseguenza ci incontrammo là per poi
recarci a casa loro. Volevano accertarsi con chi avrebbero avuto a che fare e per
mettere in prova la mia sottomissione ai loro voleri.
La donna era una brunetta sui 40 anni ed il marito ne aveva 44, io invece ho 35 anni
ed ero l’ideale per una coppia come loro. Subito dopo le presentazioni mi fecero
sedere nel posto del passeggero mentre la donna stava sui sedili posteriori.
Mi assicurarono che avrebbero rispettato i limiti da me imposti ma volevano
accertarsi per bene della mia sottomissione che avrebbe dovuto essere senza
esitazioni.
Il Padrone m’impose subito di rendere omaggio alla moglie leccando e baciando il
piede che, con le calze di nylon, mi veniva offerto tra un sedile e l’altro della
macchina dicendo:
– Schiavo fammi sentire subito come usi la lingua sui miei piedi ma chiedimi prima
il permesso di baciarli, non ti dispiace vero se &egrave due giorni che non li lavo e non
mi cambio le calze in tuo onore!
E così feci dopo averle chiesto umilmente il permesso di baciarle i piedi.
Mentre leccavo i piedi il Padrone mi tastò il cazzo per vedere la mia reazione e,
rivolto alla moglie, disse:
– Questo porco &egrave già eccitato si vede che gli piace l’odore dei tuoi piedi, avanti
schiavo togliti scarpe, calze, pantaloni e slip e mettiti queste troia leccapiedi!
Buttandomi sulle gambe un paio di calze nere da donna ed un reggicalze. Eseguito
l’ordine, il Padrone mi strinse le palle ed il cazzo con un laccio regolabile di pelle e
mi mise due mollette sulle palle e due pinzette con peso sui capezzoli dicendo:
– Alla Padrona piace avere gli schiavi sempre in tiro perché si possono torturare
meglio e lavorano con più foga!
In effetti, leccare i piedi olezzanti della donna ed essere conciato con calze e
reggicalze, mi aveva eccitato non poco in aggiunta il laccetto attorno ai genitali stava
producendo i suoi risultati ed il mio cazzo svettava bello duro. Non mi feci pregare
un attimo quando il Padrone m’impose di aprirgli la patta e tirargli fuori il cazzo per
baciarlo e leccarlo mentre la moglie m’incitava a fare bene il mio lavoro.
– Avanti zoccola usa bene la punta della lingua sul filetto ed ora imboccalo e
succhia bene la cappella troia di una schiava ti piace la minchia del mio uomo vedi
di non graffiarla con i tuoi denti da cagna o te ne pentirai!
Il Padrone non volle venire subito e dopo questo primo assaggio mise in moto la
macchina andando spedito verso una zona periferica poco illuminata.
Durante il tragitto dovevo tenere le braccia lungo il corpo mentre la moglie mi
torturava i capezzoli torcendomi le pinzette attraverso la camicia allungando le mani
da dietro le mie spalle, e ad ogni torsione dovevo gemere ringraziando la Padrona per
le sue attenzioni, dicendo che mi piaceva, che ero la loro lurida troia e che non ero
altro che un giocattolo nelle loro mani e li avrei fatti divertire come volevano.
Arrivati in una viuzza buia e deserta con attorno solo fabbriche, il Padrone mi fece
scendere dalla macchina, dopo avermi fatto mettere le mie scarpe e così conciato ho
dovuto appoggiarmi con il ventre sul cofano caldo dell’auto mentre il Padrone mi
scaldava le natiche nude con una paletta da ping pong.
Dopo una ventina di palettate, constatando la mia completa sottomissione, mi fecero
risalire in macchina e mi comunicarono la loro soddisfazione per le mie reazioni a
quei preliminari.
A questo punto, con le lacrime agli occhi, ho saputo che saremmo andati a casa loro
quindi avrei dovuto infilarmi i pantaloni sopra le calze per poter scendere dall’auto e
salire nel loro appartamento, ovviamente il mio cazzo era sempre prigioniero e duro
quindi feci non poca fatica per infilarlo dentro i jeans.
Salendo a casa loro avrei dovuto tenere lo sguardo basso e docile senza mai fissarli in
faccia se non sotto loro espresso ordine ed appena entrati in casa avrei dovuto
mettermi in ginocchio ed attendere ordini.
Giunti in casa mi fecero andare a quattro zampe in salotto dove nel centro avrei
dovuto spogliarmi completamente davanti a loro, comodamente seduti sui divani
davanti a me fatta eccezione per le calze ed il reggicalze che mi avevano fatto
indossare.
A questo punto mi esaminarono tutto il corpo con un’ispezione umiliante, io quasi
nudo, in piedi nel mezzo del salotto illuminato e loro, vestiti, comodamente seduti
pronti a comandarmi a bacchetta usandomi come una marionetta nelle loro mani.
Mi fecero girare e rigirare da ogni lato, mi ordinarono di abbassare il busto, allargare
le gambe ed aprirmi il buco dell’ano con le mie mani ed il tutto condito da insulti e
commenti umilianti e volutamente volgari ai miei riguardi tipo:
– Troia schifosa facci vedere se tieni pulito il buco di culo che tieni in mezzo alle
tue natiche da zoccola!
Al termine di questa ispezione, il Padrone mi ammanetta i polsi dietro la schiena e
fattomi mettere in ginocchio mi fa avvicinare alla moglie dicendo:
– Occupati dei piedi sudati della Padrona lercio leccapiedi, la tua lingua non merita
altro che lavare le piante dei piedi sporche, avanti schiava di merda obbedisci!
Baciai le punte delle scarpe nere della Padrona e poi, con i denti, gliele sfilai quindi
dovetti leccare le piante dei piedi fasciate da calze nere con slinguate lente dal tallone
fino alla punta dei piedi ed in seguito imboccare l’estremità del piede e succhiare le
dita e la calza come voleva la Padrona.
Quando le calze furono fradice di saliva ricevetti l’ordine di sfilarle sempre con la
bocca per mettere a nudo un paio di bellissimi piedi anche se odorosi e molto sudati.
Ricevetti l’ordine di odorare per bene qui piedi esprimendo nel frattempo la mia gioia
nell’eseguire quell’atto umiliante dicendo:
– Padrona l’odore dei suoi piedi &egrave buonissimo e la ringrazio per il permesso di
gustare il sudore delle sue divine estremità.
Ad ogni mia affermazione di godimento la coppia di sadici padroni mi rideva
sguaiatamente in faccia ed era veramente divertita dalla mia umiliazione e del limite
verso il quale mi potevano portare con la mia consenziente sottomissione.
Stanca di deridermi, la Padrona mi ordinò di ripulirgli il piede a leccate riprendendo a
passare la lingua dal tallone fino alle dita come prima ma ora sulla nuda pelle fino
alla completa pulizia della pianta del piede per poi passare a leccare e succhiare uno
ad uno le dita del piede ed infine introdurre la lingua negli spazi interdigitali infinite
volte fino a nettare completamente ogni recondito angolo del piede ripulendo il
sudore ed altro dalle estremità della Padrona.
– Forza schiavetta di merda sei qui per fare le pulizie di fino, vedi di darti da fare
con sollecitudine ed impegno; del resto sei venuta qui apposta per eseguire questi
lerci lavori e la cosa ti farà sicuramente piacere masochista come sei !
Al termine dei leccaggi la Padrona soddisfatta della mia opera mi infilava tutte le dita
del piede nella bocca e mentre succhiavo il piede ormai lindo mi diceva che lo stesso
trattamento avrei dovuto riservarlo ai piedi del marito che ghignando si pregustava la
mia umiliazione aggiungendo che avrei dovuto usare la stessa lascivia e abiezione
che avevo dimostrato con i piedi della moglie altrimenti me l’avrebbe fatta pagare
cara.
– Dimmi quanto desideri lavare i miei piedi zozzi e puzzolenti, pregami di
consentirti di appoggiarci le labbra; lo sappiamo che vorresti farti una sega mentre
mi annusi e baci i piedi perché sei una porca che gode e si eccita con queste
schifezze”ringraziami per l’occasione che ti viene data troia leccapiedi !
– Padrone la ringrazio infinitamente per la fortuna di poter gustare l’odore dei suoi
magnifici piedi, la imploro di lasciarmi pulire con la bocca le sue bellissime
estremità, la supplico adorare i suoi piedi sporchi &egrave la cosa che desidero e sogno
continuamente”’..
– Bene, dopo questo atto di amore mi aspetto che ti comporti con l’ardore di una
sgualdrina in calore, al lavoro zoccola !
Fù un po’ più difficile servire i piedi del Padrone, dopo aver leccato a lungo quelli
belli e femminili della moglie, anche perché puzzavano molto di più di quelli della
Padrona, essendo l’odore del maschio più acuto e penetrante rispetto ad un paio di
piedi femminili. Oltre a questo dovevo sforzarmi di essere appassionato e leccare con
ardore quelle estremità non propriamente invitanti, mentre si faceva sentire un po’ di
stanchezza nella mia lingua che leccava incessantemente da mezz’ora.
A questo scopo, la Padrona, si era posta dietro di me e mi incitava ad espletare nel
migliore dei modi il mio compito con sculacciate a piene mani sul mio culo proteso
(essendo io a quattro zampe davanti ai piedi del Padrone) e strattoni sulle mollette
penzolanti dalle palle ormai sensibilissime e già doloranti dal lungo strizzamento
delle impietose ganasce delle mollette.
Il mio cazzo era bello duro e denunciava ai miei Padroni come mi piacesse essere
umiliato ed usato a quel modo. Anche l’odore di piedi che ero stato costretto a
degustare forzatamente mi procurava umiliazione ed eccitazione quindi un cazzo
svettante che faceva divertire i miei aguzzini. Sembrava quasi che andassi a cercare
dove puzzava di più il piede per sprofondare sempre di più nella vergogna, una cosa
che le persone normali sono schifate di sentire appena lontanamente io da vero
leccapiedi la bramavo e la desideravo sempre di più!
Mentre eseguivo il mio compito di schiava leccapiedi ero costretto ogni tanto a
dichiarare la mia gioia per l’atto che stavo eseguendo ed a richiedere maggiori
porcate per le prossime volte ad esempio:
– Allora schiava sei contenta? Che cosa desideri per la prossima volta? I tuoi
padroni saranno felici di poterti accontentare!
– Vi ringrazio per l’onore concessomi di lavarvi i piedi sporchi con la mia lurida
lingua ne sono felicissimo e vorrei che la prossima volta fossero più sporchi e più
puzzolenti in modo che la mia lingua si impregni del sapore del vostro sudore!
– Va bene dato che lo vuoi tu e ci implori vedremo di accontentarti lurida
leccapiedi, ti porteremo ancora più in basso nelle sozzure più schifose, &egrave bello
poter disporre così di un essere umano depravato ed abbietto come te!
Al termine della leccatura, quando il Padrone ha ritenuto il lavaggio soddisfacente e
non trovava altri modi per degradarmi ulteriormente, mi fu concesso un quarto d’ora
di sosta in cui ero costretto a stare sdraiato per terra ai loro piedi dove la Padrona
strusciava le sue estremità sul mio cazzo duro, svettante e sofferente, strizzandomelo
sul glande con le dita del piede mentre il Padrone appoggiava un piede sulla mia
faccia e con l’altro torturava i miei capezzoli sbatacchiando le mollette ancora pinzate
a loro facendomi guaire come una cagna (era un suo espresso desiderio, non voleva
sentire urla ma guaiti da cagna).
In pratica non fu proprio un momento di relax per me, al termine del quale la Padrona
si spogliò davanti a me restando nuda e facendomi ammirare il suo corpo ben fatto
che avrei dovuto servire e sollazzare in seguito.
Al termine dello spogliarello la Padrona venne a sedersi a cavalcioni della mia pancia
e mi chiede:
– Vuoi che ti tolga le mollette ai capezzoli con un colpo secco o lentamente e
dolcemente?
Rimarcando il dolcemente capii che la mia risposta sarebbe dovuta essere la seconda
perché più dolorosa per me ma la Padrona, da vera sadica, voleva sentire da me la
richiesta della tortura più dolorosa e quindi risposi:
– La prego faccia come desidera io sono solo una cosa nelle sue mani, sono qui per
il vostro sollazzo e divertimento e devo solo ubbidire, comunque la ringrazio
vivamente se vorrà togliermi le mollette molto lentamente la prego!
– Brava cagna! Hai risposto giusto perché se mi dicevi di togliere in un colpo secco,
non solo non l’avrei fatto, ma ti saresti beccata anche quattro ceffoni in
faccia”vedi come &egrave buona la tua Padrona?
Ci mise un bel po’ a togliere le mollette, girando, tirando, fingendo che le
scivolassero dalle dita e scostandole di poco dalla loro sede naturale che avevano
creato nei miei capezzoli ormai violacei godendosi tutte le mie smorfie di dolore ed i
miei guaiti. Dato che mi agitavo, nonostante avessi le mani ammanettate dietro la
schiena e la Padrona seduta sulla pancia, il Padrone mi pose i suoi piedi sulle spalle
per tenermi fermo e la moglie mi ficcò in bocca le sue calze di nylon umide ed ancora
odorose dicendo:
– Così i guaiti ti vengono meglio e non diamo fastidio ai vicini inoltre puoi lavarmi
accuratamente le calze.
Al termine di questa tortura mi furono tolte definitivamente le mollette ma la Padrona
continuava a straziarmi i capezzoli sensibilizzati con le dita torcendomeli e
facendomi sussultare come un pesce all’amo, però potei accorgermi che la Padrona si
stava eccitando perché strusciava la sua figa sulla mia pancia che era ormai bagnata
dai suoi umori e disse al marito che aveva voglia di essere scopata da lui sopra il mio
corpo, prima però avrei dovuto eccitare il marito che, spogliatosi, si sedette
ordinandomi di leccargli e succhiargli per bene il cazzo e le palle in modo da
prepararlo per la scopata con la moglie. Dopo aver diligentemente adempiuto il mio
compito, mentre lei mi chiamava troia pompinara, mi fecero sdraiare sul divano e la
Padrona si accomodò con la schiena sulla mia pancia in modo che, mentre il marito la
scopava, lei poteva sentirmi gemere martoriandomi il cazzo duro e violaceo.
Al termine della scopata, che i miei padroni si godettero appieno e che sembrava
avere mai fine, fui obbligato a ripulire i loro sessi umidi a colpi di lingua. Adempiuto
il mio compito mi tolsero le manette e dovetti portare la Padrona sulla schiena,
camminando a quattro zampe fino alla camera da letto mentre lei mi incitava
frustandomi le natiche con uno scudiscio di cuoio.
– Avanti cagna trotta come sì deve”. Sei proprio una troia incapace!
Arrivati in camera mi ordinarono di sdraiarmi sul letto a pancia in su e mi legarono
gambe e braccia ai quattro angoli del letto matrimoniale dopodiché, a turno, si
sedettero sulla mia faccia e, mentre io dovevo leccare il buco del culo di uno, l’altro
mi bacchettava le piante dei piedi con una canna di legno.
Mentre leccavo il buco del culo della Padrona lei mi strizzava il cazzo, sempre legato
e sempre più paonazzo, con le mani dicendomi:
– Lecca bene il mio buco, lurida troia, infila fino in fondo la tua linguaccia da
cagna, voglio sentire la tua lingua da puttana pulirmi l’interno del culo, se ti
impegni per bene forse faremo respirare un po’ il tuo cazzettino ma per ora devi
beccarti queste bacchettate sui piedi in modo che non ti possa passare per la testa
di disubbidire ad un nostro ordine altrimenti sarà molto peggio per te!
Leccai con foga per un pezzo mentre le piante dei miei poveri piedi diventavano
sempre più roventi.
Quando fu il turno del Padrone volle anche che succhiassi le sue palle gonfie
lappandole nel tempo stesso con la lingua usando la massima attenzione, la massima
cura e amorevole dolcezza come mi era stato ordinato. Dopo un po’ il Padrone disse:
– Dopo una bella scopata viene sempre voglia di pisciare”. Vieni schiava,
andiamo in bagno che i tuoi padroni devono scaricarsi la vescica, non ti sarai
scordata che sei anche il nostro cesso vivente vero?
Così, dopo essere stato slegato, mi portarono nel bagno, sempre a quattro zampe ma
con un collare al collo ed un guinzaglio che veniva strattonato dai miei assoluti
padroni se rallentavo l’andatura.
Giunti nel bagno il Padrone si siede nel bid&egrave ed io a quattro zampe devo appoggiare il
collo sul bordo del bid&egrave con la moglie a cavalcioni della mia schiena che mi tiene
ferma la testa per le orecchie.
– Avanti schiava tira fuori la lingua e non muoverti cesso ambulante!
Io eseguo ed il Padrone mi appoggia il glande sulla lingua protesa e orina
inondandomi la bocca con un getto potente, caldo e salato. Dopo che si &egrave scaricato, e
la piscia &egrave debordata tutta dalla mia bocca finendo nel bid&egrave, ho dovuto ripulire la
cappella con la lingua poi i padroni si sono scambiati di posto e la Padrona mi ha
pisciato in bocca e su tutta la faccia lavandomela e mirando, con sadico gusto, agli
occhi ed alle narici del naso.
Al termine della pisciata, ridendo, ha preteso che le ripulissi la figa con la lingua e
dato che anche io avevo bisogno di urinare me la fecero fare in una tazza. Poi mi
ordinarono di sciacquarmi il viso con dell’acqua ma con il divieto di ripulirmi la
bocca in modo che il sapore del loro lurido piscio rimanesse nella mia bocca e potessi
gustarmelo a fondo.
Durante questi riti umilianti in bagno, mi fu fatto respirare il cazzo ossia mi tolsero la
corda che lo stringeva e, tornati in camera da letto, i due padroni si distesero sul letto.
Dopo avermi ordinato di calzare un paio di scarpe nere aperte con un tacco molto alto
a spillo e legato i polsi al collare che mi cingeva il collo mi dissero:
– Schiava facci vedere come cammini sculettando su quelle scarpe, così conciata
sembri proprio una zoccola da marciapiede”facci ridere un po’!
Così dicendo mi incitavano con uno scudiscio sul culo per farmi sculettare per bene
avanti e indietro per la stanza. Avevo non poche difficoltà per stare in equilibrio su
quei tacchi e per di più dovevo impegnarmi a sculettare per bene il mio culetto
davanti a loro sghignazzanti che si rivolgevano a me solo con insulti sempre più
cocenti tipo:
– Puttanella lo vuoi il cazzo di mio marito in culo? Da come ti agiti sembri nata solo
per quello!
Poi il marito volle applicarmi due pinzette, dotate dipeso, alle palle in modo che mi
divertissi di più nella mia esibizione, in effetti, con tutto quello sculettamento i pesi
attaccati alle pinze sballottavano non poco facendomi gemere come una verginella ai
suoi primi godimenti.
Alla Padrona venne in mente di riprendermi con una telecamera dicendo:
– Forza fa’ vedere quanto sei vacca, in modo che le coppie di nostri amici che
vedranno la cassetta si potranno fare quattro risate sul tuo modo di muoverti da
troia di strada, schiava agita quel culo da bagascia!
Mi sentivo umiliato messo in mostra davanti ad una telecamera, ma anche eccitato
dal fatto che anche altre persone avrebbero potuto vedermi così conciato con calze,
reggicalze, scarpe con il tacco, legato al collare, pinzato alle palle e sculettante come
una puttanella il tutto condito dagli insulti e commenti brucianti dei miei due padroni
cui io dovevo rispondere con sottomesso rispetto e ubbidienza.
A questo punto, la Padrona, volle dare sfogo a tutto il suo sadismo fantasioso davanti
alla telecamera e, mentre il Padrone riprendeva tutto, mi ordinò di avvicinarmi a lei,
che era seduta su un bordo del letto, e, fattomi voltare, mi fece allargare le gambe e
piegare il busto in avanti fino al punto che stavo quasi per cadere dato il mio precario
equilibrio, ed in quella posizione iniziò ad introdurmi, prima una, poi due e poi tre
dita nel culo lubrificando il tutto con della vaselina e dicendomi:
– Ti piace &egrave squaldrina! Ti si rizza l’uccello con il lavoro delle mie dita in culo
avanti troia di una schiava! Affermalo che ti piacciono le porcate che ti sto
facendo!
Ed io dovevo annuire dicendo:
– Grazie Padrona di usare il mio sporco culo per il mio piacere!
Dopo un po’, la Padrona, mi infilò nel culo un vibratore e, messolo in moto, lo fissò
alla base con del nastro adesivo in modo che non scivolasse fuori.
In seguito dovetti riprendere la mia passeggiata ma ora era veramente tutto più
difficoltoso muoversi e sculettare con quel vibratore che spuntava dal mio culo e che
mi dava un notevole fastidio. Il Padrone commentò la scena dicendo:
– La prossima volta ti truccheremo la faccia da puttana e con una bella parrucca
potrai proprio assomigliare ad una schiava servile e troia dato che ti piace tanto
fare la zoccola così conciata!
Vedendomi così combinato e sofferente, al Padrone, era venuta ancora voglia e, per
umiliarmi di più, mi ordinò di implorare il suo cazzo per avere in cambio la
cessazione di quel supplizio:
– Avanti troia, se mi implori di farmi un bel pompino ti fermo il vibratore che hai
nelle chiappe anche se so che ti piace non &egrave vero?
– La supplico Padrone, mi permetta di succhiare il suo sublime cazzo non desidero
altro sono solo una lurida troia che gode con un vibratore nel culo!
Il Padrone era seduto sul bordo del letto e mi fece inginocchiare tra le sue gambe in
modo da avere il suo cazzo proprio davanti alla mia bocca poi, dopo aver fermato il
movimento del vibratore ma lasciandomelo infilato dentro il culo, dovetti iniziare a
leccare con cura il suo cazzo lentamente dalla base fin sulla punta per poi passare alle
palle che, dopo averle leccate, le ho dovute succhiare per bene in bocca mentre
contemporaneamente le slinguavo con la lingua.
La Padrona si avvicinò, e riprendendo sempre tutta l’azione del mio lavoro di lingua
con la telecamera, disse:
– Sei proprio una grandissima zoccola, ti piace proprio tanto il cazzo di mio marito
al punto che sbavi per leccarlo come si deve, non ho mai visto una schiava più
lasciva di te!
Ed, infatti, mi sentivo proprio come una vacca e la cosa più importante in quel
momento era quel cazzo duro che avevo tra le labbra e che ora stavo succhiando ed
ingoiando su e giù, forse perché speravo di poter alleviare il sadismo dei miei padroni
o forse per l’atmosfera che si era creata di estrema umiliazione in cui avevo toccato il
fondo più volte ed in cui non mi sentivo di non avere più pudore ma il fatto era che
nella mia mente c’era solo l’immagine di quel cazzo che mi dominava e a cui io
dovevo obbedire e servire con il massimo riguardo.
Mentre succhiavo con tutta la passione che potevo, i padroni si baciavano ed ad un
certo punto il Padrone mi fermò dicendomi:
– Questa porca mi sta prosciugando”.Ancora un po’ e gli vengo in bocca a
questa puttana pompinara!
A questo punto la Padrona mi fa un cenno e mi devo stendere sul letto a pancia in su
e lei mi dice:
– Andiamo all’ultimo atto di questa serata’..!
Mi legarono braccia e gambe ai quattro angoli del letto e mi tolsero le pinzette dalle
palle doloranti, mi sfilarono il vibratore dal culo e mi furono legate palle e cazzo alla
base con un cordino come all’inizio della serata e mi venne immediatamente una
grossa erezione anche se dolorosa a causa della corda che mi stringeva alla base il
cazzo ma anche perché mi sentivo in una condizione di totale impotenza tra le loro
mani così legato, nudo e con le calze da donna ancora addosso, potevano fare di me
quello che volevano ed io non avrei potuto oppormi.
Vidi la Padrona andare in bagno per tornare con due spazzole da bucato in plastica
dura e la tazza della mia piscia, sorridendo estrasse dalla tazza una calza usata del
marito che era rimasta a macerare nel mio piscio e con voce dolce mi disse:
– Schiava apri la tua boccuccia in modo che ti possa infilare questo bel bavaglio
casalingo e scusami se non ho trovato una calza pulita da usare e se &egrave un po’
umida, ma del resto sei tu che sei voluta venire qui per servirci, soffrire e umiliarti
il più possibile!
La calza non era umida ma completamente zuppa d’urina che la Padrona si divertì a
farmi sgocciolare ripetutamente nella gola intingendo la calza più volte nella tazza
per poi infilarmela in bocca completamente e sigillare con del nastro adesivo grosso
sulle mie labbra.
– Mi raccomando, servetta, ripuliscila completamente non voglio che la calza di mio
marito puzzi di piscio quando te la toglierò dalla bocca altrimenti ti farò bere tutta
la piscia rimasta nella tazza, capito schiava?
Mi avvisò così se non avessi strizzato e lavato con la mia lingua la calza nella mia
bocca e, data la posizione distesa, già la piscia colava nel profondo della mia gola
insozzandomi a tal punto che quando respiravo ne sentivo il puzzo maleodorante nel
naso, era veramente una tortura subdola, schifosa e profondamente umiliante!
La Padrona si sedette a gambe incrociate vicino al mio pube e iniziò a torturarmi il
cazzo duro e svettante. Dopo avermelo scappellato per bene, iniziò a sfregarmi sul
glande le due spazzole di plastica. Era una tortura terribile e non sapevo per quanto
avrei saputo resistere se non fossi stato legato ed impotente, perché le spazzole mi
davano sia piacere che dolore irritandomi in modo pungente la cima del mio cazzo.
La Padrona si divertiva da matti a graffiarmi il cazzo facendomi sussultare e
dimenare come un burattino senza alcuna possibilità di ripararmi o alleviare quel
dolore che mi entrava nel cervello.
Nel frattempo, agitandomi, mi inondavo la bocca e la gola d’urina strizzando
involontariamente sempre più la calza nella bocca.
Dopo un po’ la Padrona mi diede un po’ di respiro ma senza smettere di strusciare
lentamente una spazzola sulla punta del mio glande ormai violaceo ed infiammato.
– Schiava vedo che ti piace la tua piscia, ma se vuoi che smetta questo divertimento
mi dovrai pregare di essere inculata da mio marito, dopo il pompino che gli hai
fatto non vede l’ora di goderti nel culo e se farai la brava la prossima volta ti
scoperò anch’io con un bel cazzo finto sei contenta?
Io ero sfinito e non potevo più resistere a quella tortura, inoltre mi venivano degli urti
di vomito per la schifezza che ero costretto a tenermi in bocca cos’ annuii remissivo.
La Padrona contenta del suo operato mi spazzolò il cazzo ancora per un minuto molto
energicamente portandomi all’esasperazione in modo tale da togliermi ogni residua
voglia di ribellione e prepararmi all’ultimo umiliante servigio dei padroni senza
alcuna esitazione.
Toltami la calza dalla bocca, ormai pulita e zuppa di saliva, mi slegarono e mi
ordinarono di mettermi al centro del letto a quattro zampe e, dopo una lubrificazione
del mio ano con la vaselina, il Padrone mi inculò indossando sul suo cazzo un
preservativo mentre la moglie, venutasi a mettersi seduta a gambe larghe davanti alla
mia faccia, si faceva slinguare da me la figa ed il buco del culo.
Dopo aver goduto entrambi dovetti ripulire il Padrone in bagno lavandolo e
facendogli un bid&egrave e ringraziandolo per avermi usato il culo.
Tornando in camera da letto la Padrona mi tolse la corda attorno al cazzo e mi disse:
– Visto che ti sei comportata da brava serva ti permetto di masturbarti mentre mi
lecchi un piede ma dovrai sborrare sull’altro mio piede e poi ripulirlo alla
perfezione dalla tua schifosa sborra”sei contenta schiava?
Io annuii e ringraziai per poi godere finalmente dopo tante torture anche se poi fu
molto duro ripulire con la lingua la mia sborra dal piede della Padrona. Al termine fui
condotto dal Padrone in salotto e, mentre gli baciavo i piedi inginocchiato davanti a
lui, mi diede gli ordini per la prossima volta:
– Ti dovrai presentare depilato sulle gambe, capezzoli, palle e pube e dovrai
indossare sotto i vestiti questo completino sexi da troia che ti do perché verrai
truccato come una vera puttana e forse ci saranno anche una coppia di amici nostri
che dovrai servire”..contenta?
E così fui congedato.

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