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Racconti di Dominazione

Da Schiavo a Padrone

By 17 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Da Schiavo a Padrone

Capitolo 1 ‘ La Ricerca

Ciao a tutti, sono Jack ho 25 anni e volevo raccontarvi la mia storia.

Grazie ai racconti di milù ho da poco scoperto il mio interesse per la dominazione, un mondo fantastico e surreale, circondato da quell’atmosfera di dolce abbandono e crudele affetto che ha conferito nuova vita alle mie fantasie erotiche.

In realtà rimane ancora un mondo tutto da scoprire, il turbine di sensazione che mi accende l’anima non ha ancora preso una direzione decisa; mi immagino padrone, inflessibile maestro che utilizza la sua schiava per i suoi bisogni, mero oggetto di piacere, passatempo; un oggetto però che come ogni possedimento umano ispira un’affezione forte, finisce per crearsi un legame a doppio taglio di dominazione reciproca, una reale, impetuosa e una sottile ed invisibile.
Mi immagino schiavo, i guizzi della mia mente mi ritraggono adorante, prostrato ai piedi di una padrona inflessibile che mi umilia, indifferente ai miei bisogni, insofferente alle mie lamentele; ma anche ora so che la padrona senza di me sarebbe una cometa senza la sua coda, altrettanto splendida ma incompleta.
Io la servo ma le servo.

Qual è la mia strada quindi?

Decido di scoprirlo.
Anche perché sta diventando un’ossessione, di giorno a lezione penso a lei la mia schiava ancora senza un essere vero; di sera al lavoro penso a lei, la mia padrona virtuale che non può ancora godere dei miei vili servigi.
Comincio a sondare il terreno con la mia ragazza ma ricevo un duro colpo: indifferenza e disinteresse.
Dovrei essere innamorato, dovrei trovare tutto ciò di cui ho bisogno in lei, ma non è cosi. Con quello che sta succedendo nella mia mente non è cosi. Lei non è più niente per me.

Rivolgo le mie ricerche on-line, due annunci paralleli: ‘Padrone cerca schiavetta’ si fa strada negli archivi delle province venete, e cosi ‘Schiavetto cerca Padrona’.
Ma non ricevo riscontri.
Sembra che il mondo non mi veda, che non sia interessato. Com’è possibile?
Ormai le mie fantasie hanno cominciato a definirsi ancora di più, alimentate dalle speranze riposte in quegli annunci, fantasie intrappolate in quel limbo di desiderio di dominazione attiva o passiva.

Al punto dove sono non è possibile nascondere tutto in un cassetto e dimenticare. Dentro sto bruciando, brucio di una fiamma che non può morire semplicemente volgendo lo sguardo verso un’altra direzione.

Divento più sfacciato, facebook d’altronde ne è il regno, e chiedo alle mie amiche, sta diventando umiliante, ma in maniera frustrante. Le ragazze della terra sono veramente cosi prive di fantasie? Non ci voglio credere.

Un’idea.
E se chiedessi a Vale?
A pensarci bene potrebbe volerci provare.
Si perché lei è cotta di me; cosa non si fa per compiacere la persona che ti fa scaldare il cuore e le membra? Non è di certo una ragazza da copertina ma posso sfruttare la cosa a mio vantaggio e… mi sento già perfido! La devo ancora interpellare e già me la immagino in ginocchio davanti a me con le mani legate, la mia mano attorno al suo collo e le sue labbra attorno al mio membro. Una lacrima le riga il viso, cosi mi avvicino, le bacio quella goccia amara frutto del mio volere e lei mi sorride grata. ‘Sei una troia, bevi!’ le dico e le sputo in bocca, facendo scendere lentamente la saliva fra le sue labbra, facendole desiderare ardentemente i miei liquidi, facendole desiderare me.

Devo contattarla al più presto.
E ancora una volta facebook mi facilita le cose. Una chiacchierata in chat per tastare il territorio

– ciao vale come butta?
– molto bene :P e tu jack? qual buon vento? :)

Ah ah, le faccine, che bella invenzione, una frase e so già che farebbe qualsiasi cosa per me.
Comincio a parlare del più e del meno, università, serate, sballo, facendo sapientemente virare la conversazione verso temi caldi, molto meglio affrontare il discorso con una ventenne calda e vogliosa al punto giusto.

– sai vale ultimamente ho scoperto la mia vera natura
– ah si? cosa vuoi fare da grande? l’astronauta? :P
– nono sto nutrendo sempre più interessa verso il mondo fetish ;)
– uuuhh, ma sentilo! XD
– nono te lo giuro cara, sai quei giochini di dominazione…
master & servant come dicevano i depeche
– vieni qua che ti frusto allora! :D

(maledizione una frase senza una faccina no eh?)

– ti piacerebbe?
– si come no! XD
– dai valeeee sono serio io
– ma figurati, mi stai prendendo in giro -______-
– non potrei essere più serio… ti piacerebbe giocare con me?

Silenzio

– scusa devo scappare.
a presto jack! :*

Vaffanculo!
Ma che diavolo stava andando tutto bene e poi invece un buco nell’acqua.
Mi assale lo sconforto e mi sdraio sul mio letto a immaginare… mi ritrovo la mia schiava di fianco, mani legate ai piedi, è tutto nuda per compiacermi ma allo stesso tempo vorrebbe scappare, eccitazione e paura che si mescolano a creare il più dolce dei desideri.
La giro sulla pancia in modo che esponga le sue labbra bagnate di desiderio, per schiaffeggiarla, li sulla sua fichetta dove il dolore del momento lascerà posto al sottile piacere del suo io più profondo. Anzi la MIA fichetta.

Mi assale un’erezione violenta ma tuttavia al turgore del mio membro si contrappone un’ulteriore rifiuto da parte dell’universo femminile. Comincio a masturbarmi e mi vedo inginocchiato, nudo e inerme di fronte alla mia padrona. Mi intima di spogliarla ma appena mi avvicino mi ammonisce ‘Non toccarmi! Usa la bocca stupido!’ Mi scuso e la imploro di perdonarmi. Mi avvicino, sfioro i suoi pantaloni con le labbra e finisco a terrà spinto via da colei che decide per il mio destino. Sento di amarla. Ma soprattutto sento di non poter reggere questa eccitazione.

Mi risveglia dal mio tepore erotico un sms ‘Collegati su facebook un attimino che devo chiederti una cosa’. è Vale. Con i pantaloni ancora sbottonati e il cazzo pulsante mi fiondo al pc.

– ciao vale, dimmi tutto
– scusa ma prima mi sono sentita presa per il culo :(
– scusa non era mia intenzione. dicevo sul serio in ogni caso
– cioè sul serio ti piacciono quel tipo di cose?
– mi intrigano. credo che prima di giudicare si debba provare no?
a te non andrebbe di provare?
– sarebbe imbarazzante…
– quindi si?
– ma non so nemmeno cos’hai in mente!
– guarda puoi deciderlo tu. puoi scegliere di essere la padrona o la schiava. che dici?

Silenzio

– beh?!
– te lo dico più tardi, se vieni a trovarmi a casa fra un’oretta :P ora scappo
ciaoooo
– ciao vale

Battito accelerato. L’erezione ancora generosa non accenna a diminuire. Potrò forse coronare i miei sogni?

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com*
Capitolo 2 ‘ L’incontro

Mi preparo per l’incontro continuando a fantasticare su Vale, immaginando quello che sarebbe successo, vedendola prima come sublime padrona, poi come schiava devota, prima intenta ad umiliarmi poi vittima dei miei soprusi.
In compagnia di questi pensieri guido fino a casa di Vale, suono il campanello e dopo pochi secondi viene ad aprirmi il cancelletto del giardino. Tuttavia non entro subito, mi fermo a guardarla negli occhi, cerco di tuffarmi dentro al suo spirito e capire cosa sta pensando, cosa ha deciso, quanto si concederà alle mie richieste; la fisso e lei ricambia per pochi istanti trascorsi i quali distoglie lo sguardo imbarazzata.
‘Sei la mia schiava’ penso dentro di me, e subito il mio pensiero corre al mio cazzo che le scorre tra le labbra, le mie mani che le cingono il capo, flash davanti ai miei occhi di una ragazza legata alla mercè delle mie fantasie.

– ‘Beh entri o no?’

Tornato sulla terra entro in giardino e la seguo fino a dentro casa.
Nei pochi metri percorsi non dice una parola, e non incontra più i miei occhi, e mi fa capire che non tirerà fuori l’argomento se non sarò io a farlo

– ‘Allora che mi dici?’
– ‘Che ti dico di che?’
– ‘Della mia domanda, ti va di giocare con me?’
– ‘Ma allora sei proprio serio!’
– ‘Certo che lo sono. Allora vuoi essere la mia schiava?’
– ‘No, vaffanculo!’

Mi prende in contropiede. Perché mi ha invitato qua allora? Comincio a pensare che forse non sia adatta a quello

– ‘E allora? Vuoi essere la mia padrona?’
– ‘Sarebbe imbarazzante’

Ok, se è solo quello il problema…

– ‘Come vuoi tu padrona’
– ‘Ah ah ah ma dai scemo!’
– ‘Si hai ragione sono uno scemo padrona’

La guardo dritta negli occhi. Lei mi fissa ancora qualche secondo poi sposta lo sguardo. Spero che abbia capito che faccio sul serio, tuttavia non ricevo nessun ordine, nessuna parola, nessun interesse.

– ‘Cosa mi ordini mia padrona? Posso soddisfare qualche tuo desiderio? Qualsiasi cosa tu desideri per me è un ordine’
– ‘Dai, è troppo imbarazzante!’

Forse il mio entusiasmo è montato troppo in fretta e non mi sono curato di pensare alla sua indole introversa e timida.

– ‘Preferisci che io sia bendato mia padrona?’
– ‘Si bravo bella idea’

Prendo la mia pashmina e me la avvolgo attorno agli occhi sperando che senza il peso dei miei occhi addosso la situazione si scaldi un po’, sperando in un gioco più divertente, in una padrona più attiva.

– ‘Come posso farti piacere ora padrona?’
Silenzio

– ‘Gradisci che mi spogli mia padrona?’
– ‘Si lo gradirei’

La sua voce è leggermente tremante, e si coglie facilmente il suo forte imbarazzo. Comincio a spogliarmi. Tolgo la maglia ma mi sento deluso per la mia scelta. Tolgo la t-shirt restando a petto nudo. Mi slaccio i pantaloni, li sfilo, mi chino a slacciarmi le scarpe e di nuovo in piedi le tolgo facendo scivolare giù anche i pantaloni. Metto mano ai boxer e la sua voce mi interrompe.

– ‘Anche quelli?’
– ‘La padrona non gradisce?’
– ‘Beh non pensavo…’

So che vedermi completamente nudo la metterebbe a disagio e, a dire la verità, la cosa mi eccita. Cosi mi sfilo i boxer e rimango nudo di fronte a lei con un’erezione appena cominciata.
Nella mia testa si fa strada sempre più l’idea che non sia una padrona; ho sbagliato a trattarla come una questione di ruoli, un banale gioco. Si tratta di molto di più e ora ne ho la prova.

– ‘Cosa gradisce ora la mia padrona?’

Non ottengo risposta, se non il suono di una deglutizione forzata, ostacolata dal forte disagio che la mia nudità e il cazzo che si erge a mezz’aria ispirato dalla situazione.
è completamente disarmata, vulnerabile, non apre bocca, è deliziata e terrorizzata allo stesso tempo.
è una schiava.
è la MIA schiava.
E io ho le redini di tutto in mano.
Mi avvicino di un passo. Faccio un altro passo e il silenzio mi garantisce che lei non si muove, come paralizzata, inebriata e confusa.
Allungo il braccio e la tocco. Sono ancora bendato ma in realtà è lei che è all’oscura di quello che succederà. La cingo con le braccia in una stretta da amante, o almeno questa è l’interpretazione che lei deve dare.
Mi avvicino al suo orecchio, e ne sfioro il lobo con la lingua; al suo fremito faccio seguire la mia volontà:

– ‘Tu non sei la mia padrona…’
‘Tu sei la mia schiava!’

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com* Capitolo 3 ‘ La Schiava

Alle mie parole la sento muoversi tra le mie braccia. La mia presa non è affatto stretta ma decisamente salda, abbastanza da non permetterle di allontanarsi. La mosca ormai è invischiata nella ragnatela, non resta altro che iniziare il pasto crudele.

– ‘No! Io voglio fare la padrona, avevi detto che potevo decidere io e l’ho fatto, sono la padrona hai capito?’
Alla decisione delle sue parole si contrappone un’incredulità paralizzante, come se si trovasse davanti alla più docile delle persone ma tuttavia ne temesse le azioni.
Ignorando completamente le sue proteste mi avvicino di nuovo al suo orecchio, sfioro nuovamente il lobo, una volta, una seconda e poi lascio che la mia lingua si faccia strada tra le costruzioni fantasiose dell’orecchio intero.

– ‘Tu hai scelto di essere la mia padrona? E allora fallo!’
– ‘Se mi mollassi… lo farei… ma tu… Jack…’

Le parole iniziano ad uscire confuse, disarticolate, ostacolate dal fremito di piacere, dal brivido che dalla mia lingua al suo orecchio si dirige diretto al suo cervello.
Mi tolgo la benda e comincio ad alzare la voce.

– ‘Dai su! Fai la padrona! Fammi vedere come si domina uno schiavo!’

Ancora una volta la sento tentare di liberarsi dalle mia braccia, ma ancora una volta la mia lingua esercita il controllo sperato su di lei, sulla mia schiava inconsapevole.
Dall’orecchio comincio a spostarmi sul suo viso, come un animale, lascio il mio marchio su ciò che è mio. Giunto alle labbra della mia schiava, indugio; lei apre gli occhi e mi fissa, condivide con me la sua paura, il suo imbarazzo e disappunto. Le presento uno sguardo tenero, da bravo ragazzo, quello per la quale lei mi conosce, quello in cui ogni ragazza concederebbe la propria fiducia, quello che la disorienta definitivamente.
Decide di dischiudere le labbra, di soddisfare il desiderio che sta nascondendo da una giornata intera e probabilmente da molto più tempo; chiude gli occhi come una ragazza innamorata in un dolce abbandono tra le braccia dell’amante per un istante di estasi.
Un istante che si trasforma però in incubo.
Appena la mia lingua sfiora le sue labbra la prendo per i capelli e la tiro verso il basso.

– ‘Adesso stai zitta e fai quello che voglio io.’

Non c’è nessun tono conciliante, nessuna compassione e nessuna possibilità di interpretazione.
Vale si dimena un po’ cosi la guardo dritta negli occhi con sguardo duro e aspetto una reazione che non arriva. Leggo nei suoi occhi che avrebbe molto da dire, ma non trova la forza di farlo.

– ‘Apri la bocca.’

Ormai è in ginocchio di fronte a me, di fronte alla mia erezione, un’erezione che non lascia spazio ad incomprensioni riguardo alla mia volontà. Lei ha di certo capito e per questo non si muove.

– ‘Sei una stupida, hai perso un’occasione!.’

Detto questo la spingo indietro, quel tanto che basta per farle perdere l’equilibrio, non le voglio far male. Lei si rimette subito in piedi ma presto finisce nuovamente a terra. La prendo per le braccia e le sfilo a forza la maglia, che a causa della taglia succinta si porta dietro la canotta e la lascia col reggiseno un po’ spostato. Senza darle tempo le appoggio la testa al lato del letto e le schianto prepotentemente il cazzo in faccia.

– ‘Su su lo so che lo desideri!’

La cingo per la nuca e le spingo la faccia sulle mie palle in modo che respiri il mio odore, che respiri grazie al suo padrone.

– ‘Bastaaa… Jack!’

Arriva la prima lamentela e cosi mi fermo e la guardo.
Lei è seduta a terra e cosi mi siedo cavalcioni su di lei. Cambio di nuovo atteggiamento.

– ‘Shhh… Aspetta…’

Comincio a baciarle il collo, lo lecco, lo mordo, le sua mani dapprima puntate sul mio petto per scacciare una possibile aggressione, si fanno arrendevoli. Le slaccio il reggiseno. I pantajazz [grande invenzione ‘ NdA] che indossa mi offrono un facile accesso alla sua fica e cosi subito ne approfitto.
Appena sente la mia mano scendere verso il centro del suo piacere le sue mani si aggrappano alle mie braccia e ormai la precedente ostilità è dimenticata.
Inizio a massaggiarla da sopra gli slip con movimento lento ma deciso, sentendola avvampare in un misto di eccitazione e imbarazzo. Intrufolo poi la mano dentro alle mutande e faccio seguire un dolce e lento massaggio tra il solco delle sue labbra; con l’altra mano cerco di sfilarle i pantaloni e le mutande ma è tutto complicato dalla posizione cosi la lascio e mi alzo e con grande stupore lei di sua iniziativa svolge il lavoro che pensavo avrei dovuto eseguire con fatica. Ah ah ah se solo sapessi!
Lei mi sorride e alza le braccia a imitare un abbraccio simbolo di attesa nei miei confronti. Questa è un’occasione imperdibile.
La abbraccio sorridendo, dissimulando le mie intenzioni; la sollevo e la faccio sedere sul letto. Tutto sembra amorevole e innocente ora e cosi deve sembrare.
Senza preavviso le prendo i polsi, glieli giro dietro la schiena e con la pashmina stesa provvidenzialmente sul letto soffoco i suoi dolci sogni amorosi.

– ‘NO’

Un no soffocato è l’unica parola che risuona prima che la giri di schiena; di li a legarle assieme anche le caviglie è un passo minimo che compio senza disturbo.
I miei occhi si trovano di fronte l’immagine che la mia mente aveva visto tante volte, ossessionantemente, da troppo tempo.

La mia schiava in mio completo potere. Un essere vivente pronto per essere usato e abusato per il mio gusto e la mia soddisfazione. Mi fermo a contemplare Vale, stesa bocconi di fronte a me obbligata a mostrarmi la sua fica, indifesa, alla mia mercè.
Come un animale da compagnia, che ognuno di noi prende con se, per ricevere affetto e amore gratuiti e incondizionati, per poter affermare ipocritamente di avere un rapporto vero con qualcosa.
In realtà il rapporto che si instaura è di sopravvivenza, gratitudine e benevolenza infinita in cambio di cibo e acqua per sopravvivere; in fondo chi più di un cane può capire realmente la schiavitù?

Salgo in piedi sul letto e le dico:

– ‘Ti ho detto che hai perso un’occasione. L’occasione di succhiarmi l’uccello. Ora tutto quello che potrai succhiare è il mio piede!’

E dicendo ciò le avvicino l’alluce al viso.

– ‘Jack che cazzo fai?’

Mi dice in lacrime. Risuonano come parole forti ma hanno il sapore di una richiesta di pietà.
Le strofino quindi l’alluce sulle labbra ma lei serra la bocca in una morsa di ribrezzo.

– ‘Se non obbedisci da brava ti devo punire!’

Mi dirigo dietro di lei e le do uno schiaffetto sulla patata, abbastanza forte da farla vibrare ma non abbastanza da farle male. Al primo ne segue un secondo e un terzo. Dopo poco tempo è tutta arrossata e Vale ansimante.
Mi alzo di nuovo in piedi e torno a porgere l’alluce alla mia schiava.

– ‘Su avanti, succhiamelo!’

Silenzio

– ‘Succhiamelo o me ne vado e ti lascio legata cosi!’

Speravo di non dover ricorrere a minacce, speravo di piegare la sua volontà senza bisogno di espedienti ma purtroppo devo scendere a compromessi. Compromessi che però ottengono risultati.

– ‘Noo… Jack…’
– ‘Succhia stronza!’

I suoi lamenti terminano e si decide a dischiudere la labbra. Non appena trovo spazio le riempio la bocca con l’alluce. La sensazione è piacevole, tanto da rinnovare la mia erezione, tanto da eccitarmi ulteriormente.

– ‘Che brava schiava che ho. Lo sai che sei la mia schiava vero?’

Lei non emette suono. Dall’alto lascio cadere saliva dalla mia bocca al suo viso. Lei cerca di liberarsi la bocca per protestare ma non le lo permetto.

– ‘Non ho sentito! Di che sei la mia schiava! Subito!’
– ‘So…fhfgh… a chua…. schgfh..aava…’
– ‘Ah ah ah brava!’

Le tolgo il piede dalla bocca

– ‘Ti sei meritata un premio piccola troia!’
‘Puoi succhiarmi il cazzo ora!’

Detto questo le infilo il cazzo in bocca, brutalmente, senza riguardo per il mio nuovo gioco, senza quella cura tipica dei nuovi acquisti dotati di un minimo di valore.
Dapprima lascio che sia lei a succhiare, poi comincio a muovere il bacino simulando un amplesso con la sua bocca, subito lentamente, poi più velocemente e andando a sondare di tanto in tanto la sua gola.
L’eccitazione della situazione è cosi tanta che dopo pochi minuti sento già di dover venire; tuttavia vengo distratto da un rumore.

Il lampeggiante in funzione, il cancello di casa si sta aprendo e una macchina entra nel vialetto di casa.

– ‘Mi dispiace. Oggi niente premio per te!’

Detto questo mi rivesto alla svelta.
Mi avvicino a lei e la slego. Sto rischiando, ma se scappassi subito e dimostrassi timore delle conseguenze di quanto successo perderei la mia posizione, cosi la guardo.
Lei incontra i miei occhi un secondo ma imbarazzata e nuda distoglie subito lo sguardo. Rimango fermo a guardarla rivestirsi. Vale si avvicina a raccogliere il reggiseno che sto sbadatamente calpestando. Lo tira senza dire niente ma non mi sposto.

– ‘Cosa si dice?’
– ‘Potresti spostarti?’
– ‘Dai impegnati di più’
– ‘Puoi per favore spostarti?’
– ‘Mi stai facendo incazzare’
– ‘Per favore mio padrone’

Finalmente la parola magica. Sento la porta di ingresso aprirsi.

– ‘Vale sono a casa!’

Alzo il piede e libero il reggiseno che lei indossa in fretta. Nel momento in cui, impegnata, lo sta chiudendo la spingo a terra.

– ‘Ti chiamo.’

Esco dalla camera, incrocio la madre indaffarata con le cassette di frutta e verdura. Sfodero il mio sorriso da bravo ragazzo, quello più convincente.

– ‘Sera! Vuole una mano a portare in case le cassette?’
– ‘Uh sicuro! Mi serve proprio un uomo!’

Cos’è il mio giorno fortunato? Che mi si voglia fare pure la madre?
Aiuto la madre e nel frattempo esce dalla camera Vale. Ci guarda, ha uno sguardo triste ma subito lo maschera. Saluto e me ne vado.

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com*
Capitolo 4 ‘ Sei mia?

Apro gli occhi. Un confuso rumore martellante mi trascina per i capelli nel crudo mondo reale. Chissà poi perché la sveglia è stata pensata per avere allarmi cosi insopportabili. Mi alzo e zittisco il piccolo demone da camera che ogni mattina avvelena il mio spirito fresco e riposato. Mi fermo, sognante, faccia a faccia con me stesso davanti allo specchio.
Nel ripensare alla sera di ieri si rinnovano in me le sensazioni vissute solo poche ore prima. Di certo un’ondata di eccitazione sale a rinforzare un’erezione che madre natura fornisce, benefica, ogni mattina. Ma non c’è solo quello. Mi sento soddisfatto stamattina; ho compiuto azioni discutibili, azioni per cui nel peggiore dei casi potrei essere anche denunciato, azioni che nascondono forse un eccesso dentro al mio cervello. Eppure tutto ciò mi lascia gaudioso, sorridente. Tutta quella solida impalcatura morale costruita in anni di educazione cattolica e perbenismo sociale risulta totalmente inefficace a contrastare ondate di passione, di ardente desiderio di sensazioni estreme.
In pieno delirio narcisistico indugio davanti allo specchio, ruoto ad esporre il mio profilo, per apprezzare il sofisticato gioco di ombre che disegnano il mio ventre, per godere della vista dei pettorali dalle proporzioni aggraziate; abbasso pantaloni e boxer e lascio crescere il vigore del mio membro.
Giornate iniziate cosi bene raramente finiscono in maniera altrettanto soddisfacente se non migliore. Ma oggi ho qualcosa di più. Ho la mia schiava e tutto il resto sfuma attorno a me.

Con una mattina libera davanti posso organizzare al meglio il prossimo incontro; d’altronde non so ancora come la prenderà Vale a riguardo. Ieri era sicuramente stordita e confusa, troppo per poter opporsi con fermezza, troppo nuda, troppo imbarazzata, troppo umiliata.
Ma oggi sarà diversa, dalla sua avrà rancore, ira e probabilmente anche le mani come armi contro i miei attacchi.
Di certo dalla mia avrò tanta faccia tosta e i tentativi di seduzione più caldi che riuscirò ad azzardare; poi forse un regalo potrebbe smorzare se pure blandamente la collera. Decido di andare a prendere qualche utile gadget per speziare i nostri futuri giochi, diciamo un completino intimo e cazzo di gomma. Mattinata shopping, corti venete e sexy shop, niente di meglio.

Giunto al centro commerciale mi reco subito nel negozio tezenis per scegliere un completino intimo carino da regalare alla mia schiavetta. Ciò che più adoro dei negozi di intimo è la concentrazione di belle ragazze che passeggiano, provano, comprano articoli in vendita, trasformando quattro mura insignificanti nel tempio della femminilità, un vero e proprio… OH CAVOLO! QUALCUNO LASSU’ MI VUOLE BENE!
Mai, lo giuro, mai avrei immaginato di poter trovare la mia nuova discepola, il giorno dopo la sua iniziazione, nello stesso posto in cui mi trovo ora: eccola li, Vale, spensierata, in compagnia di sua sorella più piccola, a scegliere pezzi di stoffa colorati che andranno a coprire le sue forme proporzionate.
Un’idea mi balena subito in testa: entro con circospezione nel camerino con lei e ribadisco il concetto di ieri; le tolgo i pochi indumenti che ha addosso, la faccio inginocchiare e le infilo il mio cazzo in gola, getto i vestiti fuori dal camerino, la riempio del mio seme ed esco lasciando la porta del camerino aperta. Vengo scosso da un’eccitazione veemente, mi sento addirittura il viso arrossato, e di conseguenza, senza farsi attendere, un’erezione generosa. Col barlume di umanità rimastami, non sovrastata dagli impeti animaleschi da cui sono preso, mi immagino però la sorella che ci scopre o sento la voce di Vale chiamare aiuto; troppo rischioso, più avanti forse quando sarà una serva ubbidiente, ma ora non mi posso permettere situazioni troppo delicate.
Decido di osservarle come un predatore che sa aspettare il momento migliore per attaccare, che sa cogliere l’attimo.
Le scruto, dirigersi in camerino (due sorelle che si provano intimo nello stesso camerino, quale fantastica immagine – NdA), proseguire alla cassa, pagare il conto. Escono e soddisfatte dagli acquisti si dirigono verso il gelataio sito proprio di fronte al negozio.
Compio la medesima sequela di operazioni per il completino da me scelto, reggiseno semplice nero con perizoma, il tutto molto avaro di tessuto, ma decisamente elegante. Le seguo con passo felpato, a mo’ di investigatore privato; la mattinata infrasettimanale non conta tanti frequentatori del centro commerciale, tuttavia riesco a passare inosservato fingendo interesse per le vetrine ai miei lati.

L’occasione d’oro si presenta di li a poco quando Vale affida la borsa alla sorella e apre la porta che da sul corridoio che porta a telefoni e toilette. Mi avvicino lentamente approfittando dell’interesse che Marta, la sorella, mostra per gli indianini in vetrina da Pittarello. Mi intrufolo velocemente e accompagno la porta fino alla sua chiusura delicata e silenziosa; il corridoio che mi si apre davanti è deserto ed altrettanto muto, abbastanza da rendermi felice ed esultante. Mi guardo attorno e apro lentamente il bagno delle donne collocando davanti all’ingresso il cono giallo che indica i lavori di pulizia. Passo dopo passo sondo il territorio.
Spunta una mamma con bambina al seguito. Mi guardano con viso di rimprovero ma precedo ogni loro parola con una faccia sorpresa, imbarazzata e terribilmente ingenua e facendo marcia indietro; passato il pericolo torno alla carica.
Ora il bagno sembra vuoto, come se mi porgesse la mano per compiere i miei intenti meschini, se non fosse per il rumore di sciacquone che mi scuote dalla mia ipersensitività.
Mi appoggio dietro alla parete di mattonelle bianche e gialle e attendo l’uscita di Vale. Mi avvicino poi alle sue spalle, gliene tocco una; si gira e incontra i miei occhi.
Prima di avvolgerla tra le mie braccia e portarla dentro al bagno più vicino passano pochi istanti, ma istanti pregni di significato: nello spalancarsi i suoi occhi mi raccontano tutta la sorpresa nel vedermi li, quella mattina a Verona, dentro alla toilette femminile, sorpresa che lascia posto quasi subito alla remissione, un riverente imbarazzo, una devota obbedienza.
Sono euforico, pensavo ad una ribellione, temevo l’ira, tremavo per una denuncia e invece mi ritrovo tra le braccia una ragazza che vede in me il suo padrone, che senza essere sotto lo scacco di una minaccia non prova comunque a ribellarsi e soprattutto non mi porta rancore per averla trattata come un oggetto dentro le mura di casa sua.

– ‘Cosa si dice?’
– ‘Buongiorno mio padrone’

La sua risposta è schiva, di certo non esprime lo stesso mio entusiasmo, ma suppongo che si tratti del primo impatto con il suo nuovo essere mia.

– ‘Che brava la mia schiavetta!’
‘Ti meriteresti un regalo’

Mi avvicino al suo viso lentamente, facendole respirare il mio alito, facendole desiderare un moto di dolcezza; ormai sono a pochi millimetri da lei. La provoco volontariamente fino a farla cedere alle mie lusinghe e farle appoggiare le sue labbra alle mie.

– ‘Che cazzo fai?’
‘Ti ho forse detto che puoi baciare il tuo padrone?’

Silenzio. Le avvampano le gote in un misto di spavento e imbarazzo.

– ‘Niente regalo. Anzi una punizione ti aiuterà a ricordare come comportarti’
‘Vai via ora. Passo a prenderti stasera per le undici’

Rimane impalata a guardarmi. Mi sento quasi in imbarazzo cosi la spingo via prima di perdere la posizione dominante che sto lentamente costruendo.
Cos’è cambiato? Appena scoperta la mia presenza non osava nemmeno alzare lo sguardo per incontrare i miei occhi e ora invece mi fissa in un misto fra desiderio infranto e timore di un’altra angheria. Uno sguardo tuttavia orgoglioso, uno sguardo cosi intenso da farmi vibrare come sotto un colpo di artiglieria.

Attendo un minuto e seguo i suoi passi fuori dalla toilette femminile, fuori dal corridoio e fuori dal vestito cosi comodo ed eccitante del padrone intransigente.
Mi sento su di giri, eccitato, e per l’incontro fortuito e per il programma della serata, accompagnato sempre tuttavia dagli occhi di Vale che scrutano dentro di me, la mia dolcezza mal celata e il mio impeto ben visibile.
Proseguo con il programma della mattinata e mi intrufolo nel sexy shop poco distante dal centro commerciale per acquistare il fallo finto che mi aiuterà nella sottomissione della mia novella serva del piacere.
Stasera voglio divertirmi, stasera mi divertirò.

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com* Capitolo 5 ‘ L’Iniziazione

Torno a casa. Sto letteralmente toccando il cielo con un dito per la felicità. Tutta l’eccitazione e la soddisfazione che prima era, seppure blandamente, ostacolata dal timore di una ribellione della mia schiava, ora sta esplodendo in un’euforia incontrollata.
Finalmente so di avere una controparte capace di condividere i miei desideri; finalmente so di poter soddisfare le mie fantasie disattese per troppo tempo; finalmente potrò sfamare con la giusta portata una bocca golosa come la mia.
Trasporto con me al lavoro il mio nuovo bagaglio emozionale, stracolmo di novità ma tuttavia più leggero e meno gravoso sulle mie spalle e dopo una cena frugale sono pronto per andare a prendere Vale.

Guido pochi minuti fino a giungere a casa sua, accosto l’auto e estraggo il telefono per avvertirla della presenza del suo padrone. Mi balena un’idea in testa, cosi invece del solito squillino di avviso le scrivo un sms:

– ‘sono arrivato. non serve che indossi l’intimo, non lo voglio vedere. e non farmi aspettare!’

Forse è un cliché (da racconto erotico ‘ NdA) ma l’idea di darle ordini mi martellava la testa da quando sono uscito dal centro commerciale e non riuscivo ad aspettare.
Passano un paio di minuti e vedo la mia schiava uscire di casa, sguardo basso,fasciata da un paio di jeans e da un maglioncino di cotone. La temperatura, nonostante la stagione si avvii verso il caldo, è ancora incerta sul far cadere maniche e indumenti pesanti.
Apre la portiera dell’auto, sbircia dentro e subito si immette nell’abitacolo, senza sostenere un secondo in più il giudizio dei miei occhi; rimango fermo a fissarla, per caricare di maggiore potere la mia posizione e prepararla a quello che verrà dopo. Funziona, e lei rimane pietrificata.

– ‘Beh? Non si saluta?’
– ‘Buonasera mio padrone.’
– ‘Che cazzo come ti sei vestita? Mica devi andare in chiesa!’
‘Per il futuro ricordati che voglio vederti meno vestita’

‘Si, no, forse?’
– ‘Si mio padrone.’

Dopo il benvenuto accendo il motore e mi avvio a percorrere la strada che sale, prima dolcemente e poi con più fatica, verso i colli sulle cui radici sorge il nostro paese. Le note dei Radiohead avvolgono la vettura in un estasi elettronica, complice del mio entusiasmo, spingendomi con i pensieri verso gli orizzonti erotici che scorgo da dentro la mia testa.
Arrivo al luogo a cui avevo pensato, un piccolo parco da skate pochi tornanti sopra al paese, e parcheggio. Per quanto l’idea di un parco ricreativo in quella zona fosse stato accolto come una geniale idea, si era poi ritrovato molto poco frequentato, se non come ‘rifugio’ per i ragazzetti che andavano a fumare erba di nascosto.

– ‘Apri il cassetto del cruscotto, ti ho preso un regalo’

La vedo girarsi di scatto verso di me, come non aveva osato fare in questi minuti di silenzio, e nel suo viso nasce un sorriso, sincero, onorato, uno di quei gesti che come una bottiglia di spumante troppo agitata, esplodono prima che ci possa rendere conto.
Rispondo al suo sorriso, anche se in realtà mi confonde: è bello vederla sorridere pensando a cosa la aspetta, tuttavia non voglio perdere il giogo su di lei.
Tira la leva del cassettino che dolcemente si apre, e con un clic si accende la luce. Estrae il completo intimo. è imbarazzatissima.

– ‘Ti piace?’
– ‘Certo padrone’
– ‘Bene. Guarda in fondo al cassetto c’è un’altra cosa.’

Dopo pochi secondi Vale è seduta di fianco a me con il cazzo finto in mano, con una maschera di vergogna a coprirle il viso, le gote infiammate e la gola arida.

– ‘Adesso voglio che te lo infili in bocca’

Senza discutere se lo infila goffamente in bocca, con un gesto tra i meno erotici mai visti.

– ‘No no no, voglio che mi guardi negli occhi mentre lo fai!’
‘Voglio che lo succhi come se dovessi soddisfare me.’

Si gira cosi a guardarmi, nei suoi occhi comincia a bruciare l’ardore che l’ha spinta fino a dov’è ora, quel gusto per la sottomissione che forse non conosceva prima che io le insegnassi il significato.
La vista della mia schiava mi sta facendo eccitare, tanto da rendere fastidiosa la costrizione dei miei pantaloni da seduto. Per l’impeto del gesto vedo scenderle dai lati della bocca dei rivoli di saliva. Ormai sento il cazzo esplodermi.

– ‘Usciamo, seguimi.’
‘Non pensare di togliertelo dalla bocca!’

Faccio cenno a Vale di precedermi lungo le scalette che portano in basso al parchetto, la seguo ridendo tra me e me e la conduco poi a sedersi su una delle due panchine.
Io rimango in piedi di fronte a lei, molto vicino; è come se la fellatio artificiale che sta praticando fosse direttamente in connessione con me. Le prendo il fallo finto dalle mani e conduco io il regime del pompino, andando più a fondo e più veloce, mettendo a dura prova la sua resistenza e facendo colare ancora di più bave di saliva dalla sua bocca.

– ‘Togliti la maglia’

Le intimo con voce decisa e le sfilo il giocattolo dalle labbra. La prende un momento di smarrimento: rimanere scoperta all’aperto è la cosa decisamente più azzardata che ha fatto. Finora.
Comincio a tirare senza troppe remore e delicatezza la maglia.

– ‘Svelta, ti conviene obbedire!’
‘Ora anche i pantaloni, in fretta!’

Mi guarda con un’espressione pietosa, sperando di muovere a compassione il suo padrone inflessibile.
Allungo una mano verso di lei e incontro il suo seno, lo accarezzo, prendo tra due dita il capezzolo e stringo.
Si lascia scappare un urlo.

– ‘Stai zitta! Chi cazzo ti ha detto che puoi fiatare?’
‘Se non ti togli i pantaloni immediatamente lo rifaccio!’

Cosi la vedo, slacciarsi il bottone, far scorrere la cerniera, piegarsi all’indietro sulla schiena e far scorrere i jeans sui suoi glutei. I miei glutei, lei è mia!
Ora è nuda di fronte a me e completamente in mio potere.

– ‘Fammi vedere la patata, apri bene!’

Allunga incerta il braccio tra le sue gambe e con fare questa volta esperto, dona ai miei occhi la vista delle sue labbra tirate, come un sipario sulla sua sessualità più profonda.
Appoggio la punta del cazzo di gomma sul clitoride e lo faccio scorrere, dopo aver lasciato colare dalla mia bocca un filo di saliva direttamente su di lei.
Vale comincia subito a reagire alle mie lusinghe e in pochi secondi perde completamente la testa, travolta da un turbinio di passione e vergogna.
La prendo per i capelli dalla nuca in modo da obbligarla a guardarmi. Le intimo di dischiudere le labbra e infine marchio anche il suo viso con la mia saliva, completando un rituale che ormai ha segnato l’inizio di questa vicenda.

– ‘Scopati da sola ora’

Ormai la resistenza e il panico di pochi minuti fa sono dimenticati e senza farselo ripetere mi prende il cazzo finto dalle mani e inizia quell’amplesso simulato che nella sua mente si sta svolgendo con me come protagonista.

Sento il rumore di alcuni motorini avvicinarsi e poi spegnersi. Mi giro e vedo quattro scooter parcheggiati vicino alla mia alfa e di fianco intenti a togliersi i caschi proprietari e passeggeri.
Vale si accorge e si ferma immobilizzata dal terrore ma la riprendo:

– ‘Non ti ho detto di fermarti! Cosa sei? Stupida?’
‘Continua! Mostra loro quanto troia sei!’

Non avevo mai offeso prima Vale, ma a quanto pare, è risultato avere un effetto eccitante; non serve insistere infatti per vedere che si lascia travolgere dalla follia del momento. Gode perché le ho detto di farlo.
Mi giro verso i nuovi arrivati e noto con piacere che si sono accorti della scena che, giustamente, ha catalizzato l’attenzione di tutti i presenti, quattro ragazzi e due ragazzine.
La scena li mette in crisi: sono troppo imbarazzati per scendere e fare finta di nulla ma sono decisamente troppo interessati per tornarsene da dove sono venuti.
Li sento ridere,e vedo che prima uno e poi l’altro puntano il telefono per immortalare la scena bizzarra che si presenta ai loro occhi.

La situazione mi ha eccitato a tal punto da non resistere e spinto ulteriormente dal gusto voyeur che sto provando, faccio un altro passo verso la realizzazione dei miei sogni.

– ‘Adesso voglio che indossi il completino intimo che il tuo padrone ti ha regalato’
– ‘Si padrone’

La sua voce esce spiritata, completamente rapita dal succoso piacere che sta provando.

– ‘Però devi lasciare il tuo regalo dov’è!’

E dicendoglielo spingo il fallo finto dentro di lei, facendola vibrare e strappandole un gemito soffocato. La guardo infilarsi gli slip che vanno ad assicurare il cazzo finto dentro di lei.

– ‘Sei un brava schiava. Meriti un premio da puttanella!’
‘Ti concedo l’onore di succhiarmi il cazzo’

Si avvicina a me di scatto, dimentica degli spettatori che ormai si sono accomodati sui primi gradini della scaletta.

– ‘Non mi ringrazi stronza?!’
– ‘Grazie… padrone’
– ‘Grazie di cosa schiava?’
– ‘Grazie padrone per… lasciarmi succhiare il tuo… cazzo’

Mentre parla continua a muovere il bacino in un convulso movimento casuale per trarre il massimo piacere dal dolce intruso che la invade, piacere che l’ha già condotta ampiamente nell’oblio sessuale.
Le porgo la mia patta, e mi viene un’ultima idea.

– ‘Mi raccomando devi usare i denti per spogliarmi’

Senza farselo ripetere si avvicina e mi sbottona lentamente i pantaloni, tirandone un lembo con i denti. Le sue operazioni sono confuse, la sua mente è offuscata.
Calati anche i boxer sento finalmente avvolgere il mio membro pulsante dalle sue labbra e iniziare il furioso gioco di lingua che in breve tempo mi fa raggiungere l’orlo dell’orgasmo.
Le prendo la testa tra le mani e guido i suoi movimenti in modo da renderli più profondi, in modo da farle sentire il sapore del mio cazzo fino alla gola.
Giro il viso dietro di me e noto con piacere che i giovani spettatori sono ancora al loro posto; mi stupisce inoltre vedere che sull’ultimo gradino in alto due ragazzetti, una coppietta presumo, sono abbracciati e lui ha una mano infilata tra le giovani cosce di lei. Questo è il colpo di grazia.
Tolgo l’uccello dalla bocca della mia schiava.

– ‘Ecco il tuo premio!’

E detto questo mi arrendo all’eiaculazione che ormai ero impossibilitato dal trattenere, schizzando tutto il mio trionfo sul viso e sui capelli della mia splendida schiava.

è stato stupendo.
Mi sento completamente svuotato, rilassato, soddisfatto. La mia schiava continua quel movimento animalesco che la sta spedendo nell’universo dell’orgasmo.

– ‘Grazie mio padrone’

Rido. è quello che volevo da tanto tempo. Ed è quello che vuole lei. Allora perché non darglielo fino in fondo?

– ‘Alzati andiamo’

Raccolgo i suoi vestiti e mi avvio verso la gradinata senza aspettarla.
Vale mi segue, si alza e si incammina dietro di me, con addosso solo un paio di slip a mantenere saldo il dildo che giace tra le sue cosce.
I giovani voyeur rimangono interdetti, si fanno da parte ma presi in contropiede non se ne sono andati. Io non li bado e mi godo i loro sguardi mentre Vale passa nella sua tenuta da schiava sottomessa.
Entro in macchina, accendo il motore e mi dirigo verso casa di Vale. La guardo vestirsi, la vedo, raccogliere alcune tracce del mio orgasmo e inghiottirle con delizia.
Mi fermo davanti la sua dimora e:

– ‘Fuori di qui. Non osare toglierti il cazzo dalla patata, lo farai solo quando ti chiamo e te lo dico.’
‘Sei proprio una zoccola!’

Mi sorride.

– ‘Va bene mio padrone’

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com* Capitolo 6 ‘ Platone (interludio)

Solo in auto. Un brivido mi corre lungo tutta la schiena; il mio corpo è scosso da un violento turbine emozionale. Il breve percorso che mi separa da casa mia si trasforma in un surreale viaggio cerebrale, un eccitante safari, tra sfrenato ardore e morboso desiderio; come sotto l’effetto di sostanze psicotrope rivivo la serata più e più volte, e ogni volta il ricordo si fa più dolce, e il desiderio più forte, lungo la strada verso la dipendenza.
So che mettermi a dormire sarà un’impresa, ma almeno so come passare il tempo prima di prendere sonno.

Giunto a casa, posta la macchina dentro al box, mi fermo a gustare una sigaretta al parco davanti casa per placare le fantasie e celebrare il trionfo di pochi minuti prima. Prendo il telefono dalla tasca e chiamo Vale. Contatti. Schiava. Chiama.

– ‘Pronto padrone!’
– ‘Cosa stai facendo? Spero che tu non abbia pensato di disobbedire al mio ordine’
– ‘No lo giuro!’
– ‘Rispondimi, cosa stavi facendo?’
– ‘Mi stavo spogliando’
– ‘Dove sei?’
– ‘In camera’
– ‘Perfetto. Voglio che ti togli tutto, a parte il cazzo finto, e vai davanti allo specchio.’

– ‘Fatto padrone’
– ‘Adesso siediti davanti allo specchio.’
‘Voglio che sfili il dildo’

Sento un lieve gemito. Sono già eccitato.

– ‘Fatto’
– ‘Che troia che sei, hai ancora voglia di godere!’
‘Voglio che ti scopi con il dildo davanti allo specchio’
‘Ma mentre lo fai voglio che tu mi dica quanto zoccola sei e quanto mi vuoi.’

– ‘Ah… s… sono una troia padrone… sono la tua put…tana personale… usami… scopami… vorrei il tuo… cazzo dentro…’

Le sento il fiato corto, ansante di piacere con il solo pensare a me. Dentro ai miei pantaloni, l’eccitazione è montata ancora; sento il petto che sfoga il desiderio che mi brucia nelle vene.

– ‘Ora togli il dildo e mettilo in bocca.’
‘Continua a parlare, credi che mi accontenti di cosi poco?’

Comincio a sentire un confuso borbottio di parole smozzicate, ansimi, gorgoglii.

– ‘Toccati. Usa tutta la mano.’
– ‘Gh… ah… pahdhfone… ah…’

Sento aumentare il ritmo dei suoi gemiti, sempre più forti, sempre più veloci fino a che la sento esplodere in un orgasmo, violento, la voce le trema, in un’inflessione animale, selvaggia. Poi silenzio.

– ‘Grazie padrone’
– ‘Puoi pure lavarti. Poi vai a dormire. Voglio che tu dorma per terra, stasera mi hai dimostrato che sei una cagna, quindi cosi ti comporterai.’
‘Ti chiamo domani schiava.’
– ‘Grazie padrone. Buonanotte’

Torno a casa e vado a dormire. Come previsto la notte si preavvisa lunga perché sono troppo euforico per addormentarmi. La fantasia corre senza guinzaglio e cosi la mia mano attorno al mio membro, in una masturbazione feroce, animale e selvaggia… come la mia schiava.

Platone sosteneva che ognuno di noi fosse dotato per natura dalla nascita di un’unica ala, inutile in se, e che solo trovando la propria metà fosse possibile librarsi in volo. Sembra la tipica frase sdolcinata, di quelle che si trovano dentro ai baci, ma ora finalmente credo di averla capita come non mai.
Buonanotte.

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com*

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