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Racconti di Dominazione

Dammi del Tu!

By 27 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Maria, era una ragazza del sud appena arrivata nella grande città.
Spaesata e rispettosa dei ruoli.
Deferente, con un insolita tendenza ad abbassare gli occhi quando parlava.
Quel suo atteggiamento dimesso mi piaceva e mi stuzzicava nello stesso tempo, se non fosse stato che ero impegnato sentimentalmente, mi sarebbe piaciuto ‘ tirarla su a modo mio’.
Intendiamoci, non sono un despota ne un ‘ padrone’ma, sicuramente un dominatore nel campo sessuale.
Maria, divenne in poco tempo la mia segretaria.
Fisico minuto e altezza limitata,
Dopo un anno che lavorava con noi, si era trasformata, dai vestiti sobri, era passata a gonne giovanili e colori sgargianti, era chiaro che stava passando un buon periodo, io continuavo a trattarla in modo distaccato.
Un giorno annunciò il suo matrimonio, qualche mese dopo, che era incinta, sparì dalla circolazione per circa un anno causa maternità.
La sorpresa, fu quando tornò.
Fisicamente, era cambiata: molto più curata e truccata, aveva messo su un tipico sedere da sposa, quando camminava, aveva un portamento provocatorio e gli occhi avevano una luce sorniona, con tutti scherzava e rideva e spesso l’avevo sentita parlare con le colleghe dei vantaggi e svantaggi della vita matrimoniale.
Anche con me, si era aperta,ma, continuava a mantenere quell’atteggiamento sottomesso con gli occhi bassi che mi eccitava un casino.
In quel periodo i miei rapporti sentimentali ufficiali, erano saltati e quindi mi sentivo in vena di trasgredire.
Maria capitava al momento giusto.
Cominciai a tastare il terreno per capire quanto fosse disponibile a esperienze extra coniugali.
La sua migliore amica, era una pettegola nata, una sera tardi, parlando del più e del meno la portai sul discorso Maria, lei, non vedeva l’ora di raccontare.
Venne fuori che dopo la nascita del bambino, suo marito la trascurava e i rapporti intimi erano drasticamente calati, Maria, addirittura sospettava che suo marito avesse un amante.
Avevo un quadro chiaro della situazione e cominciai a tessere la mia tela.
Il primo passo, fu metterla a suo agio psicologicamente, le dissi di passare al Tu dal lei e cominciai a farla venire molto più spesso nel mio ufficio.
Con la scusa delle pratiche cominciavo a farla girare attorno alla scrivania e la facevo partecipare ai problemi aziendali, ma, non riusciva a darmi del Tu, così all’ennesimo Lei, le mandai una mail con scritto che se non mi dava del Tu avrei cominciato a punirla, misi dei puntini e lasciai il discorso in sospeso.
Il giorno dopo, all’ennesimo Lei, approfittando che era a fianco le misi una mano dietro la schiena e le diedi un pizzicotto.
Era la prima volta che avevamo un contatto fisico.
Maria strabuzzò gli occhi, mi guardò un attimo, poi, abbassò lo sguardo senza dire niente.
La guardai, aspettai che mi guardasse;
– Se non mi dai del Tu, ti punirò sempre più intensamente.
Tolsi la mano dalla schiena;
– Adesso vai al tuo posto!
Non disse niente, si allontanò silenziosa.
Dopo un quarto d’ora mi arrivò una mail sua.
– Scusami, non sono abituata a dare del Tu, cercherò di ricordarmene…
Mi venne da rispondere;
Imparerai in fretta se non vuoi essere piena di pizzichi.
Lo scambio di mail finì.
Il giorno dopo, notai che era particolarmente truccata con un taglio di capelli che la ringiovaniva parecchio.
La chiamai in ufficio, lei girò direttamente attorno alla scrivania senza aspettare un mio cenno; – – – – Dimmi Maurizio.
Parlai con lei dieci minuti su documenti inerenti alla ditta e non sbagliò mai, a quel punto feci passare una mano sulla schiena e poggiai le dita sul gancio del reggiseno cominciando a giocarci;
– Brava Maria, ti stai abituando al Tu.
Lei, ancora una volta, al contatto delle dita, aveva abbassato il viso in segno di remissione evitando di guardarmi;
– Non &egrave facile, ma ci sto provando, Lei, &egrave una persona che incute timore.
Un pizzicotto deciso le strinse la carne, la vidi sbiancare;
– Scusi…Scusa, scusa….
Feci scendere la mano voluttuosamente accarezzando la schiena fino all’inizio della gonna, senza esagerare.
– Vai al tuo posto!.
La guardai uscire.
Durante il giorno, la vidi spesso guardare verso il mio ufficio con uno sguardo pensieroso.
A fine serata arrivò una mail
– Faccio veramente fatica a darti del Tu, a volte mi dimentico, scusami.
Decisi di rispondere secco per vedere la sua reazione;
– Niente scuse, devi imparare in fretta quando ti do un ordine!
Vidi il suo sguardo e cercare il mio attraverso il vetro, era perplesso.
– Ok, vorrà dire che dovrò abituarmi a essere punita…
I puntini finali mi eccitarono subito, decisi di mantenere un tono brusco;
– Ne riparliamo domani, buonanotte.
Il giorno dopo guardai, era carina come il giorno prima e sempre con una gonna scura al ginocchio.
– Maria, nel mio ufficio per cortesia!
Lei venne, aprì la porta senza aspettare il mio permesso, la chiuse e si portò di nuovo a fianco girando attorno alla scrivania, decisa, ormai abituata a quel percorso.
Aveva una camicetta bianca che lasciava immaginare il seno, i capezzoli erano duri e spingevano sulla stoffa, chissà se era eccitamento e pura reazione fisica, decisi di continuare il mio gioco;
le misi una mano dietro la schiena e le feci pressione per farle capire che si doveva avvicinare di più. Si spostò leggermente e si piegò per leggere un documento, la mano cominciò furtivamente a giocare con la schiena, lei, rimase tranquilla, notai il respiro più affannoso;
– Cosa ne pensi?
Era scritto in inglese.
– Direi che &egrave un contratto complesso, da leggere con calma.
Affondai il colpo con la mia ambiguità;
– Come te la cavi con la lingua?
Lei alzò per un attimo la testa e mi guardò velocemente negli occhi, era arrossita e non rispondeva;
– Dell’inglese lo sapevo già, oltre a quello?
La vidi rilassarsi e tornare sciolta.
– Sono molto brava e non solo con l’inglese.
– Ossia?
Prese fiato;
– Anche con il russo e il francese…
ormai, ero deciso a metterla in imbarazzo
– E lo spagnolo o spagnola che si dica?
– Poco…
– Sei disposta a metterti in gioco?
– Non so, non vorrei deluderla…
La mia mano cercò la pelle e strinse facendola tremare, la guardai chiudere un attimo gli occhi;
– Passami il righello!
Lei rimase supina e prese il righello passandomelo.
Spinsi il bottone per chiudere le tende.
E il colpo partì, deciso, diretto, colpì in pieno la natica sinistra facendola sobbalzare.
– Devi darmi del Tu!.
– Si Maurizio, scusa.
– Per oggi basta, vai al tuo posto!
La guardai uscire con una mano che si toccava la natica colpita.
Durante il proseguo della giornata, incrociammo diverse volte gli sguardi e lei, tutte le volte arrossiva e abbassava gli occhi, la cosa mi stava facendo eccitare molto, i pensieri diventavano sempre più indecenti su quella sposina.
Alle quattro del pomeriggio la chiamai di nuovo in ufficio.
Venne direttamente a fianco.
La guardai e feci cenno con un dito al bottone che chiudeva le tende elettronicamente.
Seguì lo sguardo, capì, abbassò gli occhi e lo spinse, poi, poggio le braccia sul tavolo e allargando leggermente le gambe parlò;
– Cosa vuoi?
– Mi risulta che &egrave un mese che esci alle cinque per motivi familiari.
– Si, &egrave vero, devo passare a prendere la bambina da mia madre,
– Da domani devi cominciare a fare gli straordinari, quindi, organizzati, dalle cinque alle sette dovrai aiutarmi.
– Ma…
– Niente ma, la bloccai deciso, quando chiedo una cosa, bisogna farla. So che tuo marito attualmente non lavora, manda lui al tuo posto o trova un tuo sostituto, se sarai brava come penso, vedrò di trovare un lavoro anche per lui.
– Davvero Maurizio? Potresti fare qualcosa?.
La mia mano si poggiò alla schiena e, mentre parlava scese a palpare il sedere;
– Si, credo che potremmo trovare una soluzione…

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