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Racconti di Dominazione

Davanti allo Specchio

By 22 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo 1 ‘ Racconti Milù

– in onore di Valentina –

Una cura per l’ansia che attanaglia la mia anima.
Nella scrittura ho finalmente trovato la soddisfazione e la serenità di cui avevo bisogno in questo periodo di instabilità che si sta protraendo per troppo tempo. Poter dipingere le situazioni che la mia mente crea, poter sognare senza la delusione di un crudo risveglio mi ha permesso di entrare in contatto con un me stesso più vero, come quell’istante in cui la propria immagine viene riflessa dallo specchio e si fissa davanti agli occhi la forma in comunione con l’essere; può sembrare una paranoia filosofica ma la realtà dei fatti è che guardare la propria immagine allo specchio comporta una reazione psicologica eccezionale: si scatena una miscela incredibile di amore per la persona unica ed inimitabile che siamo ma che tuttavia non esitiamo a sottoporre ad una critica feroce, quasi ostinata. Allo stesso tempo il contatto visivo crea un collegamento tra mente e corpo, si forma quell’unità che raramente si prova in altre situazioni.

Certo forse non dovrebbe contare più di tanto ma, assaggiata questa passione letteraria (seppure di bassa levatura ‘ NdA), si è subito affacciata la necessità di una conferma, di un giudizio del mio operato in un orgoglioso e narcisistico confronto con il resto del mondo.
Il percorso che mi si è presentato come più semplice è stato di postare i miei racconti qui su ‘Racconti Milù’, consapevole che un contatore di letture avrebbe soddisfatto seppur blandamente questa mia esigenza.

Mai mi sarei aspettato di avere un contatto con un lettore che si prendesse l’onere di un giudizio, anche se la speranza era decisamente presente.
Ricevo una mail personale, senza oggetto, da un indirizzo senza nominativo. ‘Spam’ penso, anche se il filtro preposto alla cattura della spazzatura è sempre stato più che efficiente.

Bel racconto, complimenti, mi è piaciuto molto il risvolto che hai ottenuto da schiavo a padrone.
Mi piacerebbe leggere il prossimo episodio, fammi sapere quando sarà pronto.

Valentina

Poche righe, asciutte e sincere, dall’universo elettronico dritte ai miei occhi e infine al mio cervello che, come una bottiglia di champagne, esplode eruttando euforia e tronfia soddisfazione.
Come è lecito aspettarsi rispondo cortesemente al primo riscontro ottenuto dall’esibizione telematica del mio ‘lavoro letterario’, raccontando la mia gioia nell’aver ricevuto un complimento inaspettato e rassicuro la mia nuova lettrice sulla celerità nel proporre un seguito.
Neanche a dirlo mi metto subito al lavoro, dimenticando lo studio, pur di accontentare Valentina, e le centinaia di lettori che, il sito mi avvisa, hanno letto il mio racconto. Centinaia che dopo qualche giorno diventano più di mille; il mio pubblico. Certo mi metto di impegno per loro, ma la verità è che nella mia testa ho già accomodato Valentina sul trono, l’ho incoronata e consegnatole lo scettro del potere è pronta ad essere idolatrata; come il buffone di corte sono pronto a tutto pur di ricevere nuovamente la sua approvazione, pur di strapparle altri commenti positivi, un pollice puntato verso l’alto da cui dipende la mia autostima.
Preparo il seguente capitolo del racconto iniziato e lo carico al più presto sul sito. Fatto ciò le mando immediatamente una mail per avvisarla, come aveva richiesto, dell’aggiunta.
E ora?
Inizio un controllo ossessivo della casella e-mail, sperando con tutto il cuore di trovare al più presto un’altra risposta al mio avviso che, effettivamente, una risposta non la prevedeva.
Finisco la giornata in questo turbinio compulsivo senza ottenere nulla. Mi sento triste, solo, abbandonato.

Qualcosa dentro di me è scattato, un fatale meccanismo per cui ora dipendo completamente dalla soddisfazione di una persona che non ho mai visto e con cui ho condiviso solo due misere righe di caratteri intrappolati dentro ad un monitor da 17 pollici.
Sento tuttavia di adorarla.

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com*
Capitolo 2 ‘ Ai tuoi Ordini

– in onore di Valentina –

Affronto un sonno mesto e agitato e la mattina seguente il risveglio mi raccoglie esausto e di cattivo umore. La prima azione che compio è di accendere il computer, rompendo quella routine mattutina tanto cara che mi fa apprezzare le prime ore del giorno come un momento intimo e sereno.
Firefox. Yahoo. Mail.
Niente.
Sento l’afflizione crescere dentro di me ed inizia a nascere un barlume d’ira, come se una qualche mia richiesta fosse stata disillusa, mi sento tradito da una persona che non mi ha promesso niente, uno sconosciuto che probabilmente nemmeno si ricorda di avermi scritto quelle due righe di commento.
Decido di scriverle nuovamente per chiarire l’accaduto, magari si tratta solo di una svista.

Ciao Valentina,
sono G.
Ti è per caso arrivata la mia mail? Beh in caso contrario ti avviso che ho postato il nuovo capitolo.

A dire la verità ci spero in una mail dispersa nei meandri di internet, mi avrebbe fatto piacere sapere cosa ne pensi del nuovo brano.
Beh in ogni caso non sentirti obbligata, avrai di meglio da fare immagino che stare a leggere i miei racconti.

Appena leggi fatti sentire comunque, ci tengo.

Ciao
G

Invio, riponendo in questo messaggio intriso di insicurezza tutte le mie speranze; tutte le mie speranze intese in senso totale, dal momento che questo pensiero rimane l’unico ad abitare il mio cervello per tutta la giornata, che si svolge senza altri stimoli di interesse.
Arrivo totalmente apatico alla sera e dopo una cena scarsa mi piazzo davanti al pc a controllare la mail che mi sta ossessionando da due giorni a questa parte.
Un nuovo messaggio, è lei.

Carino. Potevi fare di meglio.

Valentina

Oddio no! Che cosa succede? Com’è possibile che sia cosi delusa di me? Cos’ho sbagliato?
Devo aver scritto troppo di fretta e ho pasticciato le cose. Si è sicuro, avrò fatto casino per aver fatto tutto di corsa.
Che coglione! Adesso che cazzo faccio?! Vuoi vedere che adesso non legge più i miei racconti? Merda!!!

Sto letteralmente avvampando di imbarazzo, eppure sono solo davanti ai cristalli liquidi che danzano sullo schermo. Mi sento male, ho lo stomaco chiuso e per di più si contorce e brucia.
Mando subito una mail per scusarmi e recuperare il recuperabile.

Mi dispiace, pensavo di aver fatto del mio meglio ma probabilmente ho scritto troppo in fretta.
Spero che sarai contenta del prossimo capitolo. Inizio subito a scriverlo e poi ti avviso quando è pronto.

Non scappare eh :P

Ciao
G

Il cuore mi batte all’impazzata e sento quasi le lacrime agli occhi.
Devo mettermi subito al lavoro e finire prima che le passi la voglia di leggere il seguito. Ma cosa scrivere? Non mi viene in mente niente, nessuna originalità, nessuna arguzia, nessuno spunto. Tabula rasa. Cerco di arrabattare qualcosa di spinto, lego parole a parole mirando ad una sensualità velata ma finisco per scadere nel volgare. Me ne rendo conto ma non sto ragionando. Devo fare in fretta, prima che sia tutto perduto.
Finisco il capitolo e lo posto. Subito invio una mail per avvisare nuovamente Valentina della novità. Mi siedo e spero.
Ricomincia il balletto nevrotico di controllo della casella di posta, una danza interminabile in cui i secondi durano ore e il ticchettio del tempo che passa mi trapana il cuore.
Un’altra sera passa cosi davanti ai miei occhi, nella solitudine che solo la compagnia di ansia e paura sa dare.
Mi butto a dormire, affranto, il sonno mi rapisce a fatica e mi tormenta durante la notte; apro gli occhi alle quattro passate assalito da un picco di agitazione. Decido nella follia del momento di alzarmi e accendere il computer. Controllo la posta e un’altra delusione tagliente come una ghigliottina cala sulla mia testa nel constatare che non c’è nessun nuovo messaggio.
Torno a dormire e mi risveglio nuovamente sotto i colpi violenti della mia sveglia. Ripeto il tram-tram ma ancora una volta non trovo niente. Decido di rimanere a casa, stamattina Padova non mi vedrà, ho di meglio da fare. Si è consolidata ormai in me la convinzione che continuare a guardare il monitor possa in qualche modo accelerare l’arrivo di un messaggio di Valentina; e quasi è cosi: in tarda mattinata una nuova missiva elettronica giunge alla mia casella e come una freccia scoccata del più spietato degli arcieri trafigge il mio cuore, procurandomi una morte lenta e dolorosa.

Fa schifo.
Ti sembra il modo di scrivere? Vergognati!
Mi sa che ho perso tempo a leggere i tuoi racconti
Addio

Valentina

Non ci credo. Ho rovinato tutto. Ho perso la sua stima. Ho perso la sua fiducia. Ho perso tutto.
Provo un moto di nausea focalizzando ciò che sta accadendo, il dolore psicologico mi si riversa addosso come una tempesta tropicale che, spinta da forze incommensurabili, spazza via ogni cosa si trovi davanti al suo cammino.
Sono scosso da un terrore profondo, mi sembra di barcollare senza equilibrio su un pavimento che a sua volta trema d’ira. Non mi rimane che inginocchiarmi e chiedere perdono; è la mia unica possibilità.

No ti prego!
Scusa, giuro che mi impegnerò ancora di più, farò tutto il possibile per accontentarti, tutto quello che vuoi, ma non smettere di leggere i miei racconti ti prego!

G

Ecco fatto. Ho scoperto tutte le carte in un imbarazzante confessione priva di qualsiasi briciolo di orgoglio e di amor proprio. Mi sono prostrato senza validi motivi al cospetto di una sconosciuta sospesa in un ideale mondo virtuale e le ho posto la mia schiena pronta alla fustigazione. Il tutto nel giro di tre miseri giorni; ho perso tutto nel giro di 72 ore.
Subito una mail di risposta.

Bene bene.
Se vuoi che legga ancora la tua spazzatura prendi la macchina e vieni qua.

Via xxxxxxxxxx xx, Verona

Non farmi aspettare

Valentina

Un’esplosione di speranza mi inietta nuova forza e un pizzico d positività tale da farmi dimenticare il dolore e la disperazione provata pochi secondi prima. D’altronde se io fossi stato in lei avrei concesso un’altra occasione? Non credo. Valentina è proprio buona, non mi meritavo cosi tanto e lei me lo concede senza problemi. Devo ritenermi fortunato ed è quindi meglio se faccio quello che mi dice.
Non mi faccio ripetere l’ordine, prendo la macchina e parto.
Durante il tragitto apro la mail dal telefono per avvisarla del mio arrivo ma trovo un’altra mail ad aspettarmi.

Preparati a passare la notte via di casa.
Ho in mente qualcosa di carino per te.

Valentina

è una persona buona.
Grazie Valentina

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com*
Capitolo 3 ‘ Piacere di Conoscerti

– in onore di Valentina –

Non saprei come definire il sentimento che mi ha assalito; di certo so che questo impeto di obbedienza e devozione non è giustificabile solo tramite le dinamiche sociali e di comunicazione che decidono solitamente l’andamento dei rapporti interpersonali. Il sentimento che provo si avvicina di più a quelle pratiche sud americane di magia nera per le quali si ritiene di potere condizionare le scelte di una persona tramite la divinazione e l’utilizzo di sostanza psicotrope come ‘attivatori’. Stregato.
Una favola per bambini potrebbe essere meno fantasiosa ma tant’è che mi trovo seduto in macchina, diretto verso un indirizzo ignoto indicatomi da una sconosciuta, disperso nel meandro dei miei pensieri che tuttavia percorro con Valentina come unica luce guida.
Le indicazioni del navigatore raggiungono fluide le mie orecchie che provvedono a convertire la pressione sonora in segnali elettrici diretti al mio cervello che li elabora meccanicamente come un automa elabora le stringhe di codice di un programma, nessuna coscienza, nessuna consapevolezza.
‘Arrivo!’. Mi scuoto dal torpore giunto all’indirizzo prestabilito. Mi trovo in zona residenziale, un quartiere carino ma dannatamente desolato, complice l’orario, tipicamente di lavoro.
Parcheggio, esco dall’auto e mi guardo intorno: nessuno in vista, né cani, né padroni, né ignote ragazze che mi intimano severamente di raggiungerle dopo averle deluse per un racconto erotico insoddisfacente.
Estraggo dalla tasca il pacchetto di sigarette e mi lascio cullare dalla prima dolce boccata del tabacco tostato di una Camel light.
Mi trovo preoccupato, non so cosa aspettarmi dall’incontro, sento di dovermi scusare, sento di essere in debito, ma non riesco a figurarmi uno scenario realistico.
Accompagnato dagli ultimi millimetri di sigaretta mi avvio un po’ disorientato al civico che Valentina mi aveva indicato; mi trovo davanti ad un cancelletto aperto, lo percorro e mi dirigo verso lo stipite di ingresso dove trovo un campanello senza etichetta. Suono. Sento diffondersi all’interno l’eco della suoneria, dei passi ovattati, la serratura che scatta e la maniglia che si abbassa. La porta inizia a girare imperniata sui cardini e rivela lentamente la figura che si trova all’interno. Io rimango in piedi inebetito dalla curiosità fino a che davanti ai miei occhi mi giunge la completa di visione, la realtà materiale di quella che è stato un’ossessione per tre giorni.
Rimango bloccato, anche quando le più comuni regole di buona educazione imporrebbero di scambiarsi i tipici sterili convenevoli, mantenendo fissi gli occhi su Valentina.

– ‘Ciao. Piacere Valentina’
– ‘Ciao’

Non porgo nemmeno la mano per presentarmi tale è la catalessi che mi sconvolge.

– ‘Niente da dire?’

La domanda mi prende alla sprovvista, come uno schiaffo in pieno viso, e mi risveglia dall’atmosfera sognante che offuscava la mia mente.

– ‘Mi dispiace’
– ‘Mi dispiace per…?’
– ‘Mi dispiace per averti deluso’

Abbasso lo sguardo palesando tutta la mia vergogna e procurando un dolce piacere a Valentina, piacere che sboccia in un sorrisetto soddisfatto.

– ‘Il racconto faceva schifo, non credo che basterà un ‘Mi dispiace’ per dimenticare la cosa’
‘Entra intanto’

Oltrepasso l’uscio ed entro in un luminoso e accogliente soggiorno. Faccio qualche passo per guardarmi intorno al che sento un tuono arrivare alle mie orecchie.

– ‘Togliti subito le scarpe! Non vedi che io sono scalza?’
– ‘Oh scusami!’

Ancora una volta mi assale l’imbarazzo, l’imbarazzo per aver sbagliato, mi sento costretto a chinare il capo a dimostrare il sentimento di inferiorità che mi scuote.
Mentre mi levo le scarpe lei si accomoda sul divano, accavalla sensualmente le gambe e mi guarda.
Vado verso il divano con l’intenzione di sedermi ma questa volta annuso la trappola

– ‘Posso accomodarmi?’
– ‘No’
‘Adesso farai qualcosa per me, per farti perdonare’

Sorpreso dalla schiettezza attendo in piedi, un po’ preoccupato per il tipo di penitenza che dovrò subire per guadagnare di nuovo la stima della mia lettrice.

– ‘Ho bisogno di lavare le finestre di casa, io non ne ho voglia. Lo farai tu’

Che richiesta è mai questa? Come un teenager in castigo che sconta le sue ragazzate svolgendo i lavori scomodi di casa mi tocca lavarle casa? D’altronde che posso fare? Prendere e andarmene? Per poi rivivere i momenti di ansia dei giorni appena trascorsi? No. Infine se questo è il prezzo da pagare per riottenere la sua attenzione mi è andata bene.

– ‘Li ci sono lo straccio e il detergente, puoi cominciare dalla veranda’

Si tratta in pratica di una finestra delle dimensioni di quasi la parete intera che da sul giardino di fronte alla casa. Salgo sopra al gradino di pietra che sorregge la finestra.

– ‘Fa caldo, per evitare di sudare dovresti toglierti la maglia.’

Mi giro. La guardo. Mi fissa e i suoi occhi addosso non mi lasciano alternative. Cosi mi levo la maglia.
Salgo di nuovo sul gradino.

– ‘Meglio se non ti sporchi i pantaloni, leva anche quelli’

Devo rimanere in mutande davanti alla finestra che da sulla strada dalla quale sono arrivato. Vuole umiliarmi. Però da un lato il fatto di rimanere in mutande davanti a lei mi eccita. Tolgo cosi i pantaloni.

– ‘Su, su non perdere tempo!’

Comincio a pulire il vetro della finestra. Arrivo in punta di piedi all’apice del vetro, e con fatica inizio il lavoro. Spruzzo il detergente e strofino, spruzzo e strofino, spruzzo e… percepisco la sua presenza alle spalle, le sue mani sui fianchi, un oggetto freddo all’esterno della coscia.
In un secondo sento tagliare i boxer, con quella che ora intuisco essere una forbice, e subito percepisco la sensazione della nudità.
Mi giro a guardarla e mi ritrovo il suo viso praticamente davanti al mio membro appena liberato. La visione è dannatamente eccitante e provoca una prevedibile reazione.
Purtroppo il resto non risulta altrettanto eccitante. La vedo aprire le due lame della forbice tanto da accogliere la mia virilità tra esse.

– ‘Pulisci o ci diamo un taglio?’
– ‘Ma mi si vede da fuori!’
– ‘Bene cosi ti dai da fare. Muoviti!’

Il quartiere prima deserto ora comincia, ironicamente, a popolarsi. Io mi do da fare per evitare l’esibizione in pubblico ma passa poco tempo prima che i primi visi si accorgono della mia, grottesca, presenza.
Prima una signora in tenuta da jogging con il cane a guinzaglio sgrana gli occhi, rallenta il passo e sorride, poi una coppia di anziani schifati, un corriere incredulo. La scena peggiore la vivo quando un ragazzo passa a piedi, da uno sguardo, si ferma, torna indietro, si avvicina fino a dove la proprietà privata glielo permette, estrae il telefono e mi scatta una foto. Come se non bastasse lo vedo mandarmi un bacio in segno di scherno.
Ormai tra la fatica e l’imbarazzo, il mio viso è completamente avvolto dalle fiamme; per mia fortuna sono quasi al termine dalle grande finestra. Mi inginocchio per pulire il fondo.
Sento un piede sulla mia schiena spingermi a terra. Mi appoggio con le mani al pavimento. Sento Valentina sedersi sulla mia schiena come nei più trash dei film erotici italiani, ma al momento non riesco a trovarci nulla di divertente. Mi accorgo amaramente del frustino che tiene in mano quando mi arrivano un paio di frustate sui glutei.

– ‘Portami in bagno su, oggi non ho voglia di camminare’

Un passo alla volta mi trascino verso il bagno, trovando sollievo per il gran numero di tappeti che salvano le mie ginocchia dalla tortura.

– ‘Bravo. Io mi faccio un bagno. Tu finisci di pulire le finestre. Fai in fretta che è quasi ora di pranzare’

Finalmente solo. Mi alzo in piedi e scopro che mi dolgono le ginocchia e la schiena per l’ultima performance eseguita. Nono stante le tracce fisiche della mattinata però sono contento di aver obbedito. Il suo ‘Bravo’ ha avuto effetto. Mi rendo conto di essere in suo potere, ma non è questo che mi sconvolge; è la soddisfazione che trovo nell’obbedire che mi lascia perplesso.
Continuo quindi a pulire fino a che non concludo la mia mansione. Valentina è ancora in bagno cosi, stanco mi siedo di fianco alla porta dove prima l’ho lasciata.
Dopo pochi minuti esce coperta solo da un vestitino leggero di cotone, di quelli tanto usati al mare.

– ‘Ho fame. Prepara da mangiare’
‘Andiamo in cucina’

La porto sulla schiena fino in cucina dove si alza e si stravacca in poltrona. Io mi alzo, apro il frigo e decido di fare una pasta. La situazione è assolutamente assurda ma mi è più facile continuare a viverla che non cercare di chiarire quello che sta succedendo. Dietro di me sento ansimare. Mi giro e trovo il paradiso davanti ai miei occhi: il vestito è raccolto attorno alla vita di Valentina che con una mano si sta masturbando. Non c’è nessuna volgarità nella scena, i suoi movimenti sono dolci e aggraziati, il suo viso gode del piacere che si sta donando; il suo dito scivola lentamente lungo la sua vagina facendola vibrare quando arriva all’apice, per poi ridiscendere più velocemente.
Io la fisso e completamente in erezione.

– ‘Muoviti, prepara da mangiare, invece di fantasticare!’

Questa volta il tono non è autoritario, la voce tradisce la sua eccitazione, tuttavia i suoi occhi non comunicano dubbi su chi comanda.
Mi volto e continuo ad adoperarmi per preparare il sugo. Dietro di me sento movimento ma non voglio farmi ripetere le cose; voglio ottenere i suoi complimenti per come mi comporto, voglio renderla fiera. Forse poi mi concederà… La sento dietro di me.
Di nuovo qualcosa di freddo dietro di me, ma questa volta diverso, sembra… unto!

– ‘Non ti muovere’

Sento le sue mani appoggiarsi sui miei fianchi, una scorre in avanti sugli addominali, le sue dita che premono; l’altra scorre sul mio sedere. Tra le natiche si sta insinuando l’oggetto misterioso che, ahimè, è sempre meno misterioso.
Sento premere, sento forzare la dove mai avrei pensato.

– ‘No cosa fai?’
– ‘Shhh! Ti ho detto che dovevi farti perdonare’
– ‘Ma… no…’

Le mie proteste non cambiano la situazione. L’equilibrio che si è venuto a creare tra le sue ‘punizioni’ e la mia sottomissione non mi permette di protesta con convinzione. Preferirei evitare ma se lo vuole lei allora è giusto cosi.
Sento il fallo finto penetrare lentamente dentro di me, millimetro dopo millimetro, mi sento sempre più avvilito, annichilito nei confronti di colei che mi sta scopando. Mi porta una mano al viso, me la passa sensualmente sopra, indugia sulle labbra e ci infila dentro un dito, e poi un altro.
Io comincio a succhiarle le dita in un riflesso quasi istintivo.
Ormai le barriere della decenza si sono rotte e sono completamente coinvolto dalla penetrazione.

– ‘Ringraziami!’
– ‘Gh… Grazie Valentina’

Mi prende per i capelli, tirando leggermente e appoggiando le sue labbra al mio orecchio

– ‘Non chiamarmi cosi. Chiamami padrona!’
– ‘S.. si’

Sono completamente ignaro di aver appena firmato il contratto per la vendita della mia anima e del mio corpo al demone che si sta divertendo alle mie spalle.
La sento estrarre il fallo finto dal mio culo. Mi fa girare e inginocchiare. Finalmente la vedo, in piedi, cinta dalla cintura a cui è attaccato il cazzo di gomma. Si slaccia la cintura, sfila lo strap-on ed esibisce la sua patata davanti ai miei occhi.

– ‘Adesso tocca a te’

I miei occhi si illuminano, finalmente è arrivato il momento di divertirsi, finalmente mi ripaga per la mia fedeltà!
Avvicino il viso al suo pube ma vengo subito interrotto da uno schiaffo.

– ‘Non pensarci nemmeno!’

Detto questo mi avvolge la faccia con lo strap-on che mi si posiziona davanti alla bocca, in un’immagine quasi pinocchiesca. La sento stringere le cinghie saldamente.

– ‘Ora scopami!’

Inizio allora il pittoresco amplesso. Subito il movimento è faticoso ma dopo un po’ di allenamento e con l’aiuto delle mani di Valentina che guidano la mia nuca riesco a prendere il ritmo.
Devo respirare forzatamente con il naso a causa dell’ostacolo che mi tappa la bocca e posso cosi godere a pieni polmoni del profumo della mia nuova padrona.
Appena focalizzo questo pensiero si rinnova la mia eccitazione e cerco di penetrare sempre più a fondo fra le labbra che accolgono la mia nuova protuberanza, in modo da potermi avvicinare il più possibile alla sua patata.
La sento godere e questo mi riempi di gioia, il ritmo è scandito dai suoi gemiti che stanno crescendo di intensità; poi la sento venire, mi prende la testa tra le mani e me la tira verso di se. Mi trovo senza ossigeno con la bocca tappata e il naso affondato nella sua magnifica passera.
Lentamente la soddisfazione del successo lascia il passo alla mancanza di ossigeno e mentre Valentina è scossa dall’orgasmo io cerco l’aria.
Finalmente mi libera dalla stretta e si lascia cadere sulla poltrona.

– ‘Ora finisci di preparare’

Sono fiero di averla fatta venire, sulla mia bocca si forma un sorriso anche se coperto dalla cinghia del fallo finto. Con le mani dietro alla testa cerco di liberarmi dell’impiccio ma Valentina mi ferma.

– ‘No no tienilo su. Mi piaci cosi’

Me lo dice sorridendo e tutto ciò mi fa impazzire.

*per qualsiasi contatto la mia mail è eminol@yahoo.com*

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