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Racconti di Dominazione

diventare schiava

By 9 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci eravamo messi d’accordo che avremmo passato un po’ di tempo insieme. Avevamo deciso per un pranzo, informale e tranquillo. Lui aveva molti anni più di me ma quello non conta. Mi sentivo bene con lui e anche se eravamo ancora in una fase conoscitiva gli ero già molto legata. Ci eravamo conosciuti su un sito a tema e avevamo cominciato a parlare prima tramite chattate molto veloci, poi per telefono, mail, messaggini’.e più andavo avanti e più mi rendevo conto che quella figura mi prendeva sempre di più. Dopo ore e ore passate a chiacchierare mi decisi a incontrarlo. ‘ti vengo a prendere io’ mi disse ‘conosco un posto tranquillo dove si mangia bene e si può stare in pace”’l’unica risposta che diedi fu ‘si’.va bene’.
Decise lui ora e giorno d’incontro. Mi preparari con cura e nonostante tutto quello che sentivo dire ai telegiornali non mi preoccupava salire in macchina di uno sconosciuto.
Mi misi un completino intimo nuovo, appena comprato, quasi mi sentissi che mi serviva per un’occasione diversa dal solito’..autoreggenti nere, e un semplice vestito nero con decollete nere anch’esse.
Mi truccai come faccio di solito, niente di particolare’..appena una riga di eye liner sugli occhi e un po’ di lucidalabbra.
Gli avevo dato il mio indirizzo qualche giorno prima e ora che mancavano solo pochi minuti al suo arrivo sentivo l’emozione e un po’ di angoscia salire.
A un certo punto avevo mille pensieri in testa e mille domande’.cosa avrei detto? Come mi sarei comportata? Io so solo che lo sentivo’.. Sentivo che mi fidavo, sentivo che sarebbe andato tutto bene.
Squilla il telefono’..un messaggio’.&egrave lui, solo 2 parole ‘sono arrivato’
Prendo al volo la borsa, mi chiudo la porta alle spalle e scendo le scale.
Con un nodo alla gola apro il portone di casa e vedo una macchina ferma’so che &egrave lui, non ho bisogno di gesti che me lo confermino. Mi dirigo verso la macchina e salgo. &egrave seduto li, accanto a me, si volta, mi sorride e dice ‘ciao piccola”.mi si scalda il cuore’.dal vivo &egrave ancora più profonda la sua voce, mi ipnotizza, mi prende, mi entra dentro.
Cominciamo a parlare un po’ di me, mi fa domande, sempre con molta calma e io cerco di rispondere ma quando si tratta di parlare di me sono sempre un po’ una frana’..lo capisce e dice ‘non vergognarti, non devi, non con me’ e io rimango colpita da quella frase, non penso che nessuno me lo avesse mai detto’.ho voglia di aprirmi, glielo dico e ancora una volta mi spiazza ‘c’&egrave tempo, fai le cose con calma, quando te le senti’.
Mi dice che il ristorante nel quale siamo diretti &egrave lontano circa un’oretta da dove ci troviamo ora e parliamo del più e del meno poi a un certo punto dice ‘cosa indossi sotto il cappotto?’ e io molto imbarazzata rispondo subito ‘un vestitino nero”.arriva come ghiaccio la sua frase di risposta ‘togliti le mutandine”’.divento di mille colori e per un attimo mi pento di quello che ho fatto’la sua voce era ferma, sempre profonda, ma suonava molto come un ordine che non ammette repliche. Lo guardo sconcertata lui risponde allo sguardo, cerco di non voltarmi come in tono di sfida, siamo fermi ad un semaforo e lui mi fissa: il suo sguardo &egrave duro ma anche pieno di comprensione’.abbasso lo sguardo e continuando a guardare in basso sollevo il cappotto fino alla vita e mettendomi le mani appena sotto il vestito mi sfilo le mutandine. Mi sento nuda, esposta, vulnerabile, cosa che tra l’altro odio profondamente e lui lo sa, gliel’ho detto mille volte durante le nostre chiacchierate, odio quando gli altri riescono a leggermi dentro’.ho paura che possano colpirmi alle spalle, paura di soffrire. Facciamo ancora un pò di strada ad un certo punto mi mette una mano sul ginocchio e io mi irrigidisco, lo sente e mi dice ‘tranquilla piccola, va tutto bene’ gli credo e faccio mille sforzi per stare tranquilla, cerco di distendere i nervi’.allento la tensioni su ogni centimetro di corpo. Mentre sono concentrata a fare questo non mi accorgo che la sua mano nel frattempo &egrave salita fino alla coscia, ha un tocco delicato, morbido.
Nel frattempo io ho cominciato a bagnarmi, quella situazione così imbarazzante era a livello incoscio estremamente eccitante per me. La mano sale ancora di più e lo sente anche lui che sono bagnata, guardo avanti io ma con la coda dell’occhio vedo che sorride, quasi soddisfatto. Comincia ad accarezzarmi e io comincio a respirare in modo più affannoso, infila dentro un dito mentre continua a guidare e io sto perdendo ogni controllo, arriva solo una frase da parte sua ‘ti piace?posso smettere in qualsiasi momento’ io di rimando senza pensarci troppo gli dico ‘No’continua’.
Respiro in modo sempre più irregolare, mi sta portando oltre ogni limite, infila un altro dito, va prima piano, poi veloce poi di nuovo piano’.emetto dei gemiti che non riesco a trattenere, non capisco più nulla, sono solo concentrata a sentire quello che mi sta facendo, non mi interessa se la gente sulle altre macchine vede la mia faccia che n quel momento &egrave trasformata dal godimento.
Ad un certo punto mi dice ‘dimmi quando vieni”..spero che stia scherzando ma il suo sguardo mi dice il contrario’.potrei dire in un qualsiasi momento che sono venuta solo per evitare di diventare ancora iù vulnerabile di quel che in realtà gia sono ma non lo faccio, non voglio farlo così dopo ancora qualche minuti con la voce strozzata e bassa gli dico ‘vengo” e lui ‘non ho capito’ allora io cercando di vincere l’imbarazzo di dire quella parola glielo ridico nuovamente ad alta voce ‘VENGO!’.
Lui toglie la mano, io mi ricompongo, mi do un’occhiata veloce allo specchietto e penso solo ‘non può essere successo davvero’ ma il bagnato in mezzo alle gambe dice il contrario. Lui mi guarda e mi dice ‘brava piccola’.’
Io lo guardo, per la seconda volta abbasso lo sguardo e rispondo ‘grazie’.
Arriviamo al ristorante pochi minuti dopo, un posto tranquillo in effetti, appartato, accogliente. Il gestore del locale, un suo amico, ci accoglie con un sorriso, scambia due chiacchiere veloci con te e ci fa accomodare in un tavolino in un angolo tranquillo.
In effetti non c’&egrave molta gente intorno a noi solo altri 3 o 4 tavoli in tutto il ristorante.
Cominciamo a parlare, e tu non fai riferimenti a quel che &egrave successo prima, fino ad un certo punto che mi dici ‘sai cosa significa appartenere a qualcuno?’ ‘io non l’ho mai provato, ma ho sentito dire da altre persone ‘ bruscamente mi interrompe dicendomi ‘per sentito dire non si sa mai nulla per certo, certe cose bisogna provarle per saperle’.tu fin dove sei disposta a spingerti?’
Io lo guardo un attimo interdetta, penso a mille cose nel frattempo nella mia testa, mille pensieri che vorticano in una frazione di secondo’sono davanti ad un uomo che ha il doppio della mia età, che non conosco, che mi ha fatto godere in macchina e che ora mi sta chiedendo fin dove sono disposta a spingermi’deve aver capito la mia confusione perché mi dice ‘ci sono tante cose da imparare sull’appartenenza’non si può appartenere a qualcuno se non ci si conosce a fondo, bisogna sperimentare, bisogna avere fiducia l’uno nell’altra’.te lo richiedo’..fin duove sei disposta a spingerti per impare?’
Continuo a fissarlo, e senza pensarci gli dico ‘insegnami tutto quello che c’&egrave da sapere’ sorride e nel frattempo arrivano i piatti che abbiamo ordinato.
Durante il pranzo tutto svolge tranquillamente, sembravamo in realtà due persone che non si vedono da una vita e parlavamo e ridevamo molto tranquillamente’appena finito il primo, di nuovo quello sguardo, quello che non ammette repliche, quello che aveva in macchina e infatti mi dice ‘alzati, vai in bagno e appoggia le mani al muro’..e aspetta’
Non so che dire, lo guardo sbalordita, immobile e lui ribatte al mio sguardo dicendo ‘aalora..che aspetti’. a quella frase detta a bruciapelo, l’unica mia reazione &egrave alzarmi dal tavolo e dirigermi verso il bagno.
Sono confusa, stordita ma la sua voce e la sua tranquillità sono disarmanti per me ma non posso fare altro che eseguire l’ordine’
Arrivata in bagno mi metto con i palmi delle mani ben appoggiate al muro e attendo’.non so di preciso quanto tempo sia passato da quando sono li so solo che ad un certo punto sento la porta aprirsi e subito dopo chiudersi.
Sento una mano sul mio sedere che subito dopo si sposta sull’orlo del vestitino e sento che lo alza’me lo arrotola fino alla vita e comincia ad accarezzarmi le natiche con dolcezza, &egrave un tocco delicato che mi fa star bene poi all’improvviso arriva senza preavviso una sculacciata’sento il calore che si spande dal punto in cui mi ha colpito e io rimango immobile’.nemmeno il tempo di realizzare quello che &egrave successo che ne arriva un’altra e un’altra e un’altra ancora’io emetto dei piccoli urletti ad ogni colpo’non so quante volte mi abbia sculacciato ma ad un certo punto smette e mi accarezza dolcemente come prima di colpirmi’la sua mano raggiunge di nuovo la mia intimità e di nuovo mi accorgo di essere bagnata e così anche lui e mi dice ‘ti &egrave piaciuto?”..io gli dico solo un debole si, lui mi bacia sul collo e mi dice che posso ricompormi e tornare al tavolo’.mi guardo velocemente allo specchio e ci dirigiamo insieme al tavolo’.continuiamo a mangiare e a parlare. Finito il pranzo ci rimettiamo in viaggio e mi riporta a casa’.mi saluta e mi passa un’altra volta la mano in mezzo alle gambe mentre mi dice ‘a presto’ rispondo la stessa cosa’.
Entro in casa con la voglia che mi bruciava in mezzo alle gambe così mi sono chiusa in camera e ripensando a tutto mi sono masturbata’come non avevo mai fatto’ho raggiunto l’orgasmo quasi subito’ed &egrave stato il più bello della mia vita.
Il giorno dopo ci siamo sentiti di nuovo ma quella &egrave un’atra storia.
Continua così la mia storia dopo il primo nostro incontro….
Dopo quella sera ci risentimmo nuovamente il giorno dopo. Mi ero appena svegliata quando suonò il telefono, sapevo che era Lui, era un sms ‘vai in bagno e masturbati, hai 10 minuti per farmi sapere che sei venuta’….ho pensato ‘ma questo &egrave pazzo!’ ma le gambe hanno cominciato a muoversi e mi hanno portata diretta in bagno, le mani hanno chiuso la porta a chiave e la testa ha cominciato a pensare, a pensare a quello che era successo la sera prima, alle sue mani sulle mie natiche che colpivano forte e poi le accarezzavano. Così una mia mano &egrave scesa sul ventre, seguita dall’altra, poi ancora più gù, si &egrave insinuata nel pigiama e poi nelle mutandine, le dita hanno cominciato ad accarezzare il sesso, sempre più forte, poi hanno cominciato a penetrare come se avessero volontà propria, come se fosse l’unica cosa che volessero fare in quel momento, il respiro si fa affannoso e piccoli gemiti che non riesco a controllare escono dalla mia bocca….vengo e vengo tanto….qualche istante per riprendermi, ricompormi, prendere il telefono e scrivere un sms che dice ‘sono venuta’, la sua risposta arriva fredda e glaciale ‘ci hai messo 12 minuti, avevo specificato 10, verrai punita per questo’….sono presa dal panico, non so che fare, che pensare, istintivamente lo chiamo….non risponde.
Cerco di calmarmi e togliere dalla testa i brutti pensieri…..mi chiedo per giunta che cosa sto facendo, perch&egrave sto facendo tutto questo? La verità &egrave che lui mi fa star bene, che quando sono con lui sono veramente me stessa…posso essere donna, bambina, schiava, puttana, cagna..tutto quanto…
Accetterò la sua punizione…..qualunque essa sia…..
La giornata passa abbastanza tranquillamente fino a che mi arriva una chiamata: &egrave lui ‘fra 20 minuti sono a casa tua, fatti trovare pronta’ e riattacca…il suono della voce geldo, impassibile….. ripenso al significato della dua frase ‘fatti trovare pronta’, che vuol dire? Non so proprio che vuol dire e intanto il tempo vola…..
Suona il campanello…&egrave arrivato e io sono esattamente come prima, non mi sono preparata, non ho fatto nulla, non sapevo che fare…
Mi guarda, il suo sguardo mi trafigge come una lama, mi fa star male per come lo fa…mi dice ‘spogliati’, senza dire una parola ubbidisco, tolgo prima la maglietta, poi i pantaloni, il reggiseno e infine le mutandine…mi sento comletamente esposta e me ne vergogno, lui se ne accorge e mi dice soltanto ‘in ginocchio’ lo faccio senza replicare, abbasso lo sguardo e mi abbasso….mi ordina di gattonare fino alla sala, lo faccio e arrivata al centro della stanza mi fa fermare…noto accanto a lui un borsone che prima non avevo visto…lo poggia per terra e con molta calma lo apre, mi dice di non guardare, mi volto e sento lui che cerca qualcosa…..sento diversi rumori. A un certo punto mi mette una benda sugli occhi per togliermi la vista, tempo 5 minuti e mi si acutizzano gli altri sensi, sento i rumori più distinti tra loro e sento il freddo del pavimento sotto le ginocchia più freddo di prima.
Continuo ad aspettare mentre lui continua a cercare, appoggia qualcosa accanto a me, sento il suo respiro dietro la nuca, dolcemente ma con fermezza mi prende le mani e mi mette delle manette, sento il freddo del ferro intorno ai polsi, me le lega dietro la schiena, e mi fa rimanere in ginocchio, cominciano a dolermi le giunture……
Sento che prende qualcosa da terra e sento un sibilo nell’aria, qualcosa che la spezza…..un’altro sibilo subito prima di sentire il colpo sulle cosce…urlo…….nemmeno il tempo di riprenermi ed ecco che ne arriva subito un altro….e poi la sua voce ‘conta i colpi’……1…2……3…..4…..interminabili, continuo a contare con la speranza che se conto finirà prima, sento la carne bruciare sotto ogni sferzata……mi manca il respiro e arrivata a 25 smette…..dice ‘per questa volta può bastare’…mi toglie la benda e mi fa vedere cosa tiene in mano…..un frustino, i quelli da cavallo….nero, intrecciato a dovere….ho ancora le mani legate dietro la schiena….mi guarda mentre una lacrima scende dal mio volto…..mi bacia con una dolcezza che fa passare tutto il resto….mi toglie le manette e mi aiuta a rialzarmi, mi aiuta a vestirmi e a mettere il ghiaccio sui segni lasciati da lui….stiamo un pò lì a contemplarci e a parlare del più e del meno…..dopo un’oretta si alza e mi dice ‘sei stata brava oggi, non ti sei lamentata più di tanto..sapevi che le meritavi vero’, io lo guardo, abbasso gli occhi e debolmente rispondo ‘si’, mi bacia di nuovo, se ne va..lasciandomi li a pensare.
Dopo quell’incontro ne seguirono molti altri, nei quali la ragazza scoprì lati di se che non conosceva’uno in particolare l’aveva segnata molto.
Era una giornata come tante altre quando squillo il telefono, sapeva gia che era Lui e rispose eccitata ‘Pronto?”dall’altra parte del telefono sempre quella voce così calda che la faceva bagnare solo a sentirla ‘ciao piccola mia, hai impegni per oggi?’ ‘no, nulla in particolare’ ‘bene tra mezz’ora sono da te, preparati che ti porto in giro’
Chiuse così la sua conversazione e lei fu presa da un misto di agitazione ed eccitazione’.si preparò al meglio come faceva ogni volta che doveva vederlo, aveva imparato a vestirsi come una troia di gran classe perché così piaceva a Lui: si lavò con cura, si depilò, una bella passata di crema per il corpo.
Prese dal cassetto della biancheria il completo migliore e se lo mise con calma, come a volerselo gustare addosso perché sapeva che dopo le sarebbe stato tolto molto velocemente, prese un paio di calzo nere velate di quelle con la riga dietro e le agganciò al reggicalze’..si mise subito le sue nuove scarpe tacco 12 e si guardò allo specchio’
Le piaceva guardarsi così’.con la sola biancheria e le scarpe alte’.si guardava e si rimirava’.vedeva il suo sguardo da bambina che si accendeva e diventava quello di una cagna vogliosa’..
Si vesti con una camicetta a righe, una gonna a vita alta che arrivava fino al ginocchio, di quelle aderenti che si fatica a camminare.
Poi passo al trucco’.adorava gli anni 50 così si mise un velo appena di fondotinta, una linea di eyeliner nera sopra gli occhi ben marcata e un rossetto rosso fuoco, per finire e non rendere il tutto troppo volgare si legò i capelli in una coda morbida che scendeva su una spalla soltanto.
Arrivò uno squillo sul telefonino e lei capì che doveva scendere.
Salì in macchina e Lui era li che l’aspettava, la guardò e la baciò con dolcezza e passione come faceva sempre’.
Senza dire nulla accese la macchina e partì, prese l’autostrada e lei non capiva dove stessero andando, intanto durante il viaggio parlarono un po’ di tutto, dal tempo, ai giorni passati, dagli interessi comuni alle cose opposte.
Dopo circa 40 minuti Lui si avviò all’uscita dell’autostrada e dopo pochissimo parcheggiò fuori di una piccola casa’..c’era un piccolo cancella, abbastanza vecchio, un piccolo giardino e un’altra porta di quelle con le volute in metallo vecchio e arrugginito.
Scherzavano mentre salivano le scale e lei sentiva il suo desiderio accendersi qualunque cosa fosse successa dopo.
Entrarono e si misero comodi, Lui guardò le mail sul pc come era solito fare e lei si accuccio tra le sue gambe senza che Lui chiedesse nulla, era stato un gesto spontaneo, quello che lei sentiva di fare.
Finito di guardare le mail Lui la fece alzare e la condusse davanti a una parete in legno dove apri un varco su una piccola mansardina’.
Appena lei mise gli occhi sulla croce di legno attaccata al muro ebbe un sussulto’.Lui la fece salire nella piccola mansarda e la aiutò a spogliarsi molto lentamente, con dolcezza, sentiva il suo imbarazzo, la sua curiosità, la sua gioia e il suo timore’
Quelle mani che la sfioravano le facevano aumentare il battito cardiaco che le sembrava rimbombasse il quel piccolo antro di casa.una volta rimasta con solo le scarpe e il reggicalze la fece mettere con la schiena contro la croce e le immobilizzò le caviglie e i polsi con una lentezza estenuate’.si guardarono spesso negli occhi durante questa azione’lei cercava segni di sicurezza e Lui glieli dava’.una volta terminato di legarla si allontanò e prese un contenitore che aveva al sui interno una serie di frustini che sarebbero finiti sulla pelle giovane della ragazza.
Prese il primo e la guardò chiedendole solo una cosa ‘sei pronta?’ con voce flebile rispose ‘si’.
Senza indugiare oltre la colpì una prima volta, lei si lasciò sfuggire un piccolo urlo, tempo di riprendere fiato che arrivò subito un secondo colpo più deciso del primo’.
Seguirono altri colpi e lei pot&egrave vedere i segni sul suo corpo, sulle cosce, sui fianchi’.
Non sapeva di preciso quanti colpi l’avessero battuta ma Lui a un certo punto si avvicinò e le chiese sfiorandole i segni ‘Ti fa male?’, lei rispose ‘si molto’, allora Lui le mise una mano in mezzo alle cosce in cerca della sua intimità e la trovò un lago’.replicò con un sorriso beffardo e disse ‘non sei molto credibile, ma ora girati che voglio frustarti la schiena’
La slegò e la fece girare faccia al muro, di nuovo le legò caviglie e polsi e resto lì a guardarla per alcuni minuti dicendole infine ‘sei bellissima’, lei sorrise e subito dopo arrivò il primo colpo sulla schiena’.non vedeva che frusta avesse in mano ma era certa che l’avesse cambiata’aveva un tocco più duro e netto sulla pelle questa’.
La ragazza, man mano che passavano i colpi e che le sue urla aumentavano, si immagino di guardare la scena da fuori, come se fosse una spettatrice qualunque’.si eccitò ulteriormente a questo pensiero.
Arrivarono altri colpi e sapeva di essere segnata sulla schiena e sulle natiche, in particolare su quest’ultime perché aveva sentito i colpi arrivare decisi’.poi sentì una mano che la accarezzava e il dolore e il bruciore passarono subito’.lui si tolse lentamente i vestiti e continuava a guardarla mentre lo faceva’
Dopo pochi istanti la ragazza si senti presa per i fianchi’..voleva scoparla li Lui, attaccata a quella croce’voleva possederla in quello stato di immobilità’.entrò in lei con un gesto veloce ma molto dolce’lei gemeva e ansimava sotto i suoi colpi’..’ti piace essere scopata così?’ ‘si mi piace’ah siii’ ‘ti piace essere la mia cagna?’ ‘si io sono la tua cagna’.fai di me quello che vuoi’ a quelle parole Lui prese a dare colpi sempre più forti’..lei si sentiva quasi mancare dalle grandi ondate di piacere che stava ricevendo e dopo poco ebbe u n orgasmo che la lasciò senza forze’.cercava di riprendere il controllo ma Lui continuava a infliggere i suoi colpi dentro di lei’..ebbe altri orgasmi, uno più forte dell’altro fino a che un certo punto Lui uscì un momento per rientrarle in mezzo alle natiche e venirle dentro’.
Spossati dall’amplesso stettero così un po”lei faccia al muro e Lui appoggiato contro di lei’..
Quando si furono ripresi Lui la slegò e la tenne teneramente abbracciata a sé accarezzandole la testa’.guardarono l’orologio, era ora di andarsene, si rivestirono e ripresero la via di casa’.mai come in quell’occasione le fu più sicura di quello che desiderava’.desiderava essere Sua, desiderava crescere con Lui, in Lui’..

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