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Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

Diventare servi: vita nuova

By 8 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono solo due schiavi, li stai trattando troppo bene!

Era questo il motivo dominante di Francesca quando veniva a cena da loro. Quando c ‘era lei le serate erano più dure. Licia correva come una forsennata ma questo non le evitava calci nel sedere e sberle durissime sulle tette, che dovevano essere rigorosamente al vento perché una vacca mostra sempre la sua mercanzia quando occorre. Dario doveva stare con l’uccello fuori per lasciarselo afferrare quando Francesca voleva. Lei lo prendeva, lo tirava con forza, gli gridava:

-ti serve solo per pisciare!

E lui rispondeva solo “grazie”, tenendo gli occhi bassi. Francesca diceva che voleva abituarli a trovare normale che una persona toccasse quando ne aveva voglia, a lei la figa e il culo e a lui che stringesse l’uccello con la mano fino a fargli male, come lo volesse strappare Dovevano sentirsi come animali che tutti possono toccare per puro divertimento. A Gabriele questo piaceva, lo faceva divertire, e le diceva che la storia di umiliarli sempre più la trovava divertente, ma non faceva molto altro se era solo. Fu Francesca ad insistere perché quando andava al gabinetto si facesse pulire con la lingua da uno dei due. Lei gli aveva dato l’esempio. Dario ne aveva bevuta della sua piscia e aveva pure avuto l’onore di leccarle la fica per pulirla bene, anche se aveva preso una gran quantità di sberle sull’uccello se solo questo sembrava che potesse diventare duro.

– Maiale ti ecciti ad fare i servizi ad una signora! L’unico buco che puoi usare è di quella vacca!

Dopo averlo pestato per bene spesso però fingeva clemenza e gli ordinava di masturbarsi davanti a tutti.

-Guarda come si masturbano i cani.

Doveva farlo in 20 secondi sennò erano botte. Poi doveva leccare per terra lo sperma mentre Francesca gli infilava due dita nel culo per deriderlo. In una sera era capace di farlo anche tre volte, lasciandolo svuotato, poi lasciava i due, andando via con Gabriele, con parole di scherno: 

-adesso potete divertirvi piccioncini!

Quando erano soli Francesca accarezzava Dario e lo coccolava tutto, Il suo amore era grande e non voleva che lui si lasciasse andare.

-Se vuoi scoparmi puoi mettermelo nella figa perché Gabriele mi ha farcito bene, ma se non ne hai voglia fai quello che vuoi perché io sono la tua vacca!

Era questo il suo modo di mostrargli affetto: voleva che lui sapesse che lei era a sua completa disposizione, era la sua schiava, che non era lui l’ultima ruota del carro. Per questo le piaceva che anche lui la usasse nel peggiore dei modi, che le pisciasse addosso, e lei subito puliva l’uccello, cercando di prendere in bocca un po’del suo getto

– Vedi che hai qualcun sotto di te? Tu sei il mio padrone.

E sorrideva felice. Provava piacere a sapere di avere un uomo e le piaceva sentirsi sotto di lui, anche se non era facile.

La cosa diventò più difficile una sera particolare. Era una serata importante. Francesca aveva detto che sarebbe venuta con dei suoi amici e Gabriele aveva annuito. Avevano dovuto sfacchinare davvero lei e Dario anche se sapevano che gli avanzi sarebbero stati copiosi e forse Francesca non ci avrebbe sputato dentro per far divertire gli ospiti, anche se questo era improbabile. Francesca era stata categorica: lei doveva avere addosso solo una vestaglietta abbottonata a metà “quella delle serve, anzi delle sguattere da cucina” Licia sapeva quali erano. Di un tessuto rozzo, un colore che resisteva allo sporco ma imbruttiva chi la portava, con solo tre bottoni, perché chi l’aveva preparato aveva pensato che la serva deve essere sempre disponibile, pronta a mostrare la figa e le tette in un battibaleno. Dario invece aveva una vecchia tuta da lavoro ma sotto un paio di mutande rosa. Si era capito subito che se le aveva dovute indossare le avrebbe mostrate a tutti.

– Mi farà fare la femminuccia

 Le aveva detto a bassa voce quando avevano avuto un attimo di respiro. Lei gli aveva preso il membro e lo aveva accarezzato.

– Ricordati che hai sempre una vacca da montare

Le piaceva chiamarsi così davanti a lui, era convinta gli facesse bene.

Arrivò l’ora ed entrarono gli ospiti. Che sorpresa! Erano il padrone di Dario assieme ad Eleonora e ad Osvaldo, il collega di lavoro di Dario e sua moglie. Il padrone di Dario, Romeo, era abbracciato a Francesca. Dietro venivano Eleonora ed Osvaldo, compassati e mogi. Vennero fatte le presentazioni. Eleonora era vestita in modo volgare un abito cortissimo che mostrava le sue gambe, stretto abbastanza da mostrare le tette e i capezzoli, truccata in maniera pesante. Osvaldo aveva i soliti abiti da lavoro. Si sedettero tutti al tavolo e Francesca cominciò a servire. Quando mise la pasta nel piatto di Romeo senti la mano di lui che saliva al sedere e lo palpava con forza per poi cercare la sua figa, allora allargò le gambe per non far la difficile, Gabriele osservava sorridendo e continuava a scherzare.

-E docile, l’hai educata bene

– Sa stare al suo posto anche se adesso è un po’ larga.

Risero.

– Perché non ti provi questa?

Eleonora ad un cenno di Osvaldo si avvicinò a Gabriele. Lui senza farsi tanti problemi le mise una mano sul seno mentre lei gli si offriva.

E’ docile anche questa. E’ molto larga?

-No. L’ho usata un po’ di volte ma non più di tanto. Adesso sto con Francesca che mi succhia tutto.

Risero

-Non lo sapevo Francesca, così questo è il tuo uomo. E Questi due chi sono?

-ascolta Gabriele voglio che ti dia una mossa. Facciamo cambio tu mi dai Licia e io ti do Eleonora. Licia continua a lavorare al mattino come sguattera, sistema tutto poi io la porto a lavorare dove intendo io. Tu hai così un’amante troia tutto il giorno e la notte e ti rimane la  serva che puoi inculare anche tutte le mattine , io mi accontento di una troia a mezzo servizio. Ti va?

– L’affare è vantaggioso, però il cornuto non lo voglio. Certo, qualche volta avrò voglia di incularlo per fargli capire chi comanda, però non lo  voglio avere tra piedi.

Indica con disprezzo Osvaldo, che teneva gli occhi bassi e diceva nulla

-Ha ragione mio signore, anch’io sono felice di liberarmi di lui. Non scoperà più con me quel porco cornuto, glielo giuro!

– Non alzare la cresta, Eleonora, tu se solo una troia e obbedisci ai capricci dei signori. Se Gabriele vuole tu scoperai con Osvaldo anche tre volte al giorno. Giusto?

Gabriele rise.

-No, non voglio che me la sporchi!

-D’accordo. Allora mi è venuta un’idea, e mi spiego perché avevo avuto una strana idea prima di venire qui. Avvicinati Dario

Dario si avvicinò di corsa a Francesca che gli abbassò i pantaloni.

. Vedi che ha già addosso le mutande da donna? Osvaldo, da oggi in poi se ti vuoi scaricare lo fai con lui,

Poi ordinò perentoria a Dario

-voltasti abbassati le mutande e fagli vedere il culo. allargatelo bene e mostragli il buco.

-Vedi è già largo non faticherai con lui. E niente smancerie.

Poi rivolta a Osvaldo

– Fallo adesso.

-Qui?

-Sì

– No so se ce la faccio

Francesca guardò dura Dario

-Prendiglielo in bocca fino a farglielo diventare di marmo

Dario si chinò, sbottonò i pantaloni di Osvaldo, tirò fuori l’uccello e cominciò a succhiare.

-Scommetto che si diverte di più a succhiargli l’uccello che a scopare te, cagna

Chiamata in causa Licia rispose subito

– Ha ragione padrona

Licia osservava la scena e offriva a Romeo tutti i suoi buchi, conscia del suo ruolo. Le mani di lui le frugavano la figa e il culo poi  puliva le dita  nella sua bocca mentre lei succhiava. Si asciugava sulle tette e ricominciava.

Francesca pareva scocciata dalla scena di Romeo e Licia sapeva che sarebbe stata punita col bastone per la sua esuberanza, per essersi  offerta come deve fare una serva, ma non poteva farci niente. Per consolarsi si disse che quella sera avrebbe raccontato a Dario tutto quello che aveva subito e le botte che avrebbe preso. Gli avrebbe poi giurato che il suo sogno era quello di essere la sua latrina personale, sempre e comunque. Intanto Dario aveva fatto il suo dovere e l’uccello di Osvaldo era diventato duro. Dario si voltò da solo e gli offri il culo allargandosi con le mani. L’altro non perse tempo. L’uccello di Osvaldo che pompava fu oggetto di battute divertite per i commensali. Quando venne, Francesca imperiosa comandò a Licia di staccarsi da Romeo e di fare le pulizie con a lingua al culo del suo Dario, di bere tutto.

– Più che un servizi al suo uomo questa è una lesbica. Ora Non c’è più Dario c’è Sissy. Come ti chiami, vacca sfondata?

-Sissy, padrona

– Segati mentre l’altra troia ti pulisce il buco del culo, e fai in fretta.

Non se lo fece dire due volte e in pochi secondi sborrò e senza farsi dire niente si mise in ginocchio a leccare lo sperma, tra le risate divertite di tutti.

-Hai capito Osvaldo? Ora hai Sissy.

Osvaldo annuì e si avvicinò a Dario, per stabilire le gerarchie. Gli palpò il sedere, gli mise due dita in culo se le fece pulire mettendogliele in bocca poi palpo a lungo l’uccello per far capire che era cosa sua. Dario a occhi bassi lasciava fare.

Quando alla fine se ne andarono, Francesca abbracciata a Romeo, Gabriele che frugava le tette ad Eleonora, Osvaldo che si era fatto pulire l’uccello dalla bocca di Dario e lo aveva salutato con una botta sul cazzo i due rimasti erano esausti e non mangiarono.

-Mi alzerò io domani mattina e pulirò bene.

Detto questo Licia prese in bocca l’uccello di Dario ma non diventava più duro di tanto.

Stasera mi puoi farcire come meglio credi, ormai farò la puttana!

Ma Dario era silenzioso. Licia nuda si mise sotto di lui e lo carezzò.

-A cosa pensi?

– Mi vergogno a dirlo ma queste umiliazioni mi piacciono.

Allora dimmelo mentre mi fotti. Scegli tu il buco.

-Mi piace diventare la Sissy di Osvaldo

– Ti sta indurendo. Continua.

-Mi piace che mi fotta davanti a tutti

-Muoviti, sei di marmo

– Mi piace che mi tratti come la sua vacca davanti agli altri. Mi sento la sua troia

Licia felice sentiva il movimento aumentare si sentiva usata ed era felice. Il suo uomo poteva scaricarsi in lei come gli pareva, sarebbe stato sempre così.

Quando lui venne lo lasciò riposare, carezzandolo poi, pia piano con la bocca pulì’ l’uccello, poi tornò leccargli il buco del culo, poi scese fino ai piedi.

– Sono piena della tua sborra, sento che mi esce, adesso la prendo con le mani  e lecco tutto. Era serena.

-Ricordati, sotto di te c’è un buco da riempire come ti pare.

Si addormentarono felici.

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