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Racconti di DominazioneTrio

Documento senza titolo

By 5 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Buongiorno,
ecco a voi il mio primo racconto. Ho provato a mettere giù qualcosa di eccitante sia per me che per voi, spero di esserci riuscito. Aspetto i vostri commenti, pareri o quesiti alla seguente email frank.howl@yahoo.com, ovviamente fatemi anche sapere se devo dare un seguito a questo racconto.

Buona lettura vostro Sir Howl

Ho portato Simona a fare pipì in giardino. E’ da un po’ di mesi che l’ho abituata anzi disabituata a utilizzare il bagno, quando ha necessita’ mi avvisa e, se ho voglia e non piove, la porto a fare una passeggiata nel parco di casa dove può espletare i suoi bisogni.
E’ nuda al mio fianco, con solo il collare in velluto nero dal quale pende la catenella che la unisce alla mia mano. Sta urinando, appena finito farà ciò che le è stato insegnato: come i cani annuserà quanto prodotto, sia solido che liquido, e rasperà il prato per coprirlo.
Per avvisarmi che ha finito mi bacia la mano e si inginocchia in attesa del mio permesso ad alzarsi e rientrare in casa.
La guardo con desiderio, non mi stanco mai di farlo: e’ bellissima!
Le passo una mano sui capelli biondi raccolti in una coda ordinata. Con la testa cerca la mia mano e si strofina ad essa. La carezza scende leggera sul suo viso rotondo, sfiora i meravigliosi occhi azzurri che mi fissano adoranti, segue la linea morbida della guancia per morire sulle labbra carnose che si lasciano violare, quasi fosse un bacio, socchiudendosi quel poco da permettere un languido contatto tra la lingua e le mie dita.
Percorro tutta la lunghezza del collo disegnando ideogrammi sulla sua pelle con la saliva ancora presente sul mio indice. Attraverso la spalla destra soffermandomi sui bordi sensuali della fossetta che c’è alla base del collo. Scendo ancora sfiorando il costato e, unendo in una linea immaginaria i nei che macchiano la sua pelle color alabastro, arrivo al seno che afferro e stringo.
Mugola di piacere e, dopo un primo istintivo allontanamento, spinge il busto verso la mano che le ha causato quel piccolo dolore. Stringo nuovamente e più forte di prima, ma questa volta non si muove e si offre completamente a me. Poco dopo lascio la presa, lei sospira dispiaciuta, sfioro con leggerezza l’areola fino ad arrivare al morbido capezzolo, lo rigiro fra i polpastrelli fino a sentirlo indurire e svettare sulla mammella.
Senza preavviso abbandono quel gioco e tiro il guinzaglio, lei un po’ contrariata si alza in piedi e si avvia verso casa camminando davanti a me. Sembra incredibile quanto sia sensuale in tutto quello che fa: prima mentre pisciava come una cagna, ora camminando con passo felino sculettando per mettere bene in vista il suo magnifico sedere.
Il suo culo è un concentrato di sensualità, cosi’ volgarmente attraente, disponibile e desideroso di essere violato; è perfetto, ben delineato e sodo, le chiappe sono distanziate quanto basta per rendere appena visibile l’ano e la base della figa, insomma e uno spettacolo unico! Devo confessarvi di non essere mai riuscito a resistere molto al suo sedere infatti quasi tutti i nostri rapporti finiscono con una sana e guduriosa inculata.
Mentre l’ammiro penso a quanto sia cambiata da quando l’ho conosciuta due anni prima, allora era la classica ragazza di 23 anni figa, viziosa e montata. Ora e’ un bellissimo animale da letto, capace di annullarsi in ogni esperienza sessuale proposta e soddisfare ogni mio desiderio per il mio e suo piacere.
Per questa trasformazione non mi prendo particolari meriti se non quello di avere avuto la fortuna di capitare nella sua vita al momento giusto e di averle fatto conoscere il piacere all’obbedienza. Ancora oggi non so se ami me o quello che rappresento, le sensazioni che sono capace di provocarle e le situazioni estreme in cui riesco a spingerla. E’ un essere dominato da una sola necessita’: godere.
Un domani non dovesse essere più soddisfatta dal nostro rapporto, sono sicuro non avrebbe rimpianti ad abbandonarmi per cercare qualcos’altro di nuovo e più eccitante.

Arrivati a casa ci corre incontro Chiara, sorridendo si butta ai piedi di Simona e guardandoci aspetta un nostro ordine. Ho scritto ‘nostro’ non per errore. Chiara, infatti, non e’ una mia schiava, ma e’ proprietà di Simona e obbedisce a me solo perché glielo ha ordinato la sua padrona.
Sono completamente diverse e non parlo solo dell’aspetto fisico: Simona cosi’ leggiadra pronta a gustare ogni sensazione che il suo corpo sinuoso può donare e ricevere, vive la sua schiavitù come mezzo per provare piacere fisico e celebrale.
Chiara vive per la sua padrona. E’ follemente (nel vero senso della parola) innamorata di lei e per lei si e’ completamente annullata. Ha un solo desiderio obbedire a Simona, che sia una punizione dolorosa, una richiesta assurda, disgustosa o al limite della decenza viene immediatamente soddisfatta. Insomma obbedisce agli ordini non per il piacere sessuale di essere schiava ma per non negare mai qualcosa al suo Dio Simona.

Chiara e’ una ragazza dal fisico esile e acerbo in alcuni tratti quasi adolescenziale, e’ meno sensuale di quello della sua padrona ma comunque ben proporzionato e scattante. Le magre e sottili braccia sono indice della cattiva alimentazione alla quale e’ sottoposta, Simona le permette di mangiare solo ‘alimenti’ poco nutrienti e disgustosi. La sua pelle bianchissima e’ la conseguenza della vita di clausura alla quale e’ costretta, non esce quasi mai di giorno se non per espletare i suoi bisogni corporali o per svolgere qualche richiesta particolare dei suoi padroni.
I suoi due piccoli seni (una seconda scarsa) e il suo sedere sono ormai abituati a resistere ad ogni tortura, le cicatrici che li segnano ne sono l’evidente prova. Il viso ovale ospita una grande bocca dalle labbra carnose e due grandi occhi castani, quello destro ora è gonfio e tumefatto, un ricordo dell’ultima volta che Simona si e’ divertita a ‘giocare’ con lei.
L’originale capigliatura di Chiara e’ il risultato di uno dei tanti capricci di Simona, infatti una mattina, sorseggiando il caffè appena servito, decise che non le piacevano più i lunghi e scuri capelli della sua schiava, decise quindi di porvi rimendio all’istante; la prese per il collo, la schiaffeggiò e la insultò fino a farla piangere poi prese un paio di forbici e tagliò a casaccio quei capelli che lei riteneva cosi’ insopportabili. Il risultato e’ una testa con ciuffi di lunghezze diverse dai due ai cinque centimetri. Ad essere sincero il risultato non mi dispiace, sembra accentuare maggiormente il rapporto che si e’ instaurato fra noi esseri umani e lei, giocattolo con cui sfogarsi in qualunque modo e con qualunque mezzo.

Chiara guardandoci guaisce felice, non può parlare se non gli e’ ordinato. Simona la ignora aspettando il mio consenso prima di fare qualunque cosa, ad un mio cenno si rivolge alla schiava dicendo:
– Chiara ho fatto tanta pipì, mi serve un bel bidè, pensaci tu.
La schiava gioisce e, scodinzolando, si avvicina al sesso della padrona. Dopo aver annusato con gusto la figa ancora umida, non resiste e da qualche colpetto di lingua.
– Brutta stronza, aspetta che mi sieda – urla Simona infastidita. Le molla uno schiaffo per allontanarla quanto basta per potersi dirigere verso una poltrona nel dehor. Sedutasi allarga le gambe aspettando che la schiava la raggiunga, appena quest’ultima immerga la bocca nella passera depilata si sente il rumore del risucchio con il quale viene assorbita ogni goccia di pipì rimasta sulla fica. Inizia poi alla vera pulizia, con la lingua percorre ogni millimetro di quella vagina che ormai conosce a memoria. Lambisce le grandi labbra, imprigionandole delicatamente fra i denti, le scuote dolcemente con la punta della lingua, le apre e le rigira senza stancarsi, sembra sfogli un libro passando da una pagina all’altra per poi tornare a quella iniziale. Le abbandona momentaneamente per immergersi nell’antro scuro e umido, si spinge piu’ profondamente possibile per raccogliere e ingoiare tutto ciò che quel tesoro può offrire, olltre i residui della pisciata ora raccoglie anche la bava del piacere.
La padrona mugola e la schiava contenta, succhia e lecca tutto con ancor più impegno. Infine passa al clitoride, lo lecca delicatamente per poi circondarlo con un tenero e sensuale bacio, lo lecca nuovamente per poi ciucciarlo come fosse un piccolissimo biberon.
A ogni succhiata Simona si eccita sempre di più, il respiro aumenta, diventa più frequente e profondo, si agita aprendo e chiudendo le gambe.
– Ahhhhhhhh siii che bello! mi fai impazzire! Succhia succhia ancora. Siiiiiiiii
Mi avvicino, la zittisco passandole l’indice sulle le labbra, lei le apre e accoglie il dito succhiandolo quasi fosse un pene. Le sue narici si allargano febbrilmente, le costole si dilatano cercando di incamerare più ossigeno possibile per alimentare l’orgasmo che cresce in lei.
Ancora poco e sarebbe venuta, ma non e’ quello che voglio.
Mi accosto al suo viso, la bacio, la mia lingua la penetra, le mordo le labbra, passo a baciarle l’orecchio, ci gioco con la lingua, lo insalivo, le mordicchio il lobo, poi mi stacco appena e le sussurro:
– Divertiti ancora un paio di minuti ma non godere. Raggiungimi nello studio. Ti voglio scopare!
Le sue pupille si dilatano tradendo l’eccitazione e il desiderio per ciò che le sarebbe accaduto a breve. Mi guarda mentre la lascio ed entro in casa. Geme ancora, urlando.
– Ahhhhhhh si lecca troia. Ahhhhhhhhh
Dopo poco i rumori delle leccate e dei risucchi di Chiara, vengono interrotti da un colpo. Immagino che Simona abbia allontanato la schiava, come al suo solito dandole con calcio in faccia.
Sento l’animale lamentarsi e Simona urlare.
– Mi hai quasi fatto venire, sei stata eccezionale! Stronza portami di là.

Sento la porta aprirsi. Si affaccia Chiara, il suo viso e’ bagnato dagli umori appena leccati, le sue labbra sono arrossate per lo sfregamento e il suo zigomo sinistro sembra livido per il calcio appena ricevuto.
Entra camminando a quattro zampe portando a fatica la padrona a cavalcioni. Ad ogni passo emette un lamento, fa veramente fatica. Raggiunto lo studio, Simona allarga bene le gambe e, prima di scendere, strofina ancora il sesso lungo la schiena della poveretta, lasciandole una striscia di bava.
Poi l’afferra per i capelli le schiaccia ancora una volta il viso sul sesso dicendole:
– Ora mettiti al nostro fianco, dovrai assistere i tuoi padroni mentre trombano. Leccherai tutti i nostri umori, i nostri sessi dovranno essere sempre puliti, chiaro?
Senza aspettare la muta risposta affermativa, l’abbandona per raggiungermi sul divano.

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