Skip to main content
Racconti di Dominazione

dolce estasi 2

By 3 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Lei era là, bella come sempre, i capelli scuri lunghi che le accarezzavano la schiena, la pelle dorata dall’abbronzatura estiva, i jeans le fasciavano le gambe esaltandone ancora di più la bellezza, ai piedi un paio di sandali con deliziosi fiocchetti che le contornavano le caviglie, appena si girò vide la canottiera aderente che valorizzava il suo fantastico seno, era un sogno poterla vedere tutti i giorni alla pausa pranzo per qualche attimo, ma bastava a riempire la giornata. Come tutti i giorni nemmeno era stato notato, e nemmeno pretendeva di poterlo essere da una così splendida donna, gli amici lo prendevano sempre in giro, ma da una così si sarebbe fatto fare di tutto! Mariangela, così gli avevano detto si chiamasse, lavorava nell’azienda di fronte alla sua, al reparto acquisti e vendite secondo alcune voci. Lui un essere insignificante, nonostante fosse un bell’uomo sui 35 capelli scuri occhi neri, vestito sempre comodo, solitamente maglietta e semplici pantaloni di una tuta, restare in un box ed essere un numero permetteva anche qualche comodità, anche se non era il massimo come impiego lo poteva sopportare per quell’unica ora che trascorreva nella stanza con lei. Paolo, persino il nome era insignificante, scendeva tutti i giorni puntuale alla mensa per vederla entrare con le colleghe, tutto il resto svaniva quando c’era lei, i colleghi lo prendevano in giro dicendogli che ci mancava ancora poco e l’avrebbe adorata coma una Dea. Distratto dall’ennesima battutaccia dei colleghi Paolo si alzò, sbatté contro qualcuno, si girò pronto a mandarlo a quel paese quando si trovò davanti Mariangela, i suoi occhi s’incontrarono per un momento con quelli di lei, poi Paolo li abbassò incapace di sostenere lo sguardo di quegli splendidi occhi blu, Mariangela lo fulminò, chi era ora quell’idiota insignificante che le aveva fatto versare la coca cola sulla canottiera? ‘Mi scusi, non l’avevo vista- disse Paolo- se in qualche modo posso rimediare’, non gli erano successe già abbastanza rogne quella mattina, pure quel essere che ora la tormentava senza lasciarla andare a cambiarsi, però potrebbe essere un bello svago pensò Mariangela, ‘vieni oggi alle 7 al parcheggio della mia azienda, il posto 7 e aspettami’, il suo tono era seccato ma per Paolo fu come oro colato, lei uscì andando subito in ufficio a cambiarsi.
Mariangela aveva un ampio ufficio che dava sui giardini interni, scrivania con l’immancabile PC e un armadio dove oltre che ai documenti teneva sempre qualche vestito, per essere sempre in ordine, si cambio velocemente la canottiera con una magliettina bianca che esaltava la pelle dorata, per tornare al lavoro; nell’azienda di fronte Paolo non smetteva di pensarla, a come avrebbe rimediato a quel guaio, sarebbe stato con lei, l’avrebbe attesa e poi? Non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi, il solo pensarla gli confondeva le idee.
Alle 19 l’ufficio chiudeva, Mariangela rimase ancora qualche minuto al PC per finire le pratiche, poi uscì con la collega che l’aiutava, scesero nel parcheggio chiacchierando tranquillamente della giornata trascorsa e dei programmi per il week end, si lasciarono alla macchina della collega, poi lo sguardo di Mariangela fu attirato da Paolo, accanto alla sua BMV nera elegante, quell’essere microscopico quasi non si notava pensò mentre apriva la macchina ‘Sali’ disse e salì senza controllare se avesse capito, Paolo si sedette al suo fianco mentre ingranava la retromarcia e s’avviava verso casa. ‘vuoi ancora rimediare a quello che hai combinato oggi?’ chiese Mariangela, Paolo deglutì, ancora non poteva credere di essere in macchina con lei poi il suo cervello s’avviò: ‘Se posso in qualsiasi modo rimediare lo faccio molto volentieri per lei’, Mariangela lo guardò di traverso, la sua voce tremolava quando le aveva risposto, ed era nervoso, ma nulla d’irreparabile ‘non ci siamo presentati, io sono Mariangela, ma puoi chiamarmi Mary’ rispose con voce più suadente e sensuale, Paolo si calmò un poco a quei piccoli segnali che per lui erano il mondo ‘molto piacere di averla incontrata io sono Paolo’ Mary rise ‘il nostro più che un incontro si direbbe uno scontro’ lui restò incantato dal suono melodioso del suo sorriso, era perfetta in tutto pensò, prima che il suo corpo reagisse ridendo alla battutina di lei. Arrivarono ad un palazzo in centro città, lei scese dalla macchina e s’avviò all’ascensore senza preoccuparsi di Paolo, lui la seguì rapito da ogni suo movimento, salirono in ascensore, e Mary gli prese una mano’sai per gli impegni di lavoro sono sola, difficilmente trovo compagnia, ti andrebbe di divertirmi un po questa sera?’ Paolo la guardò mentre lei portava la sua mano verso il suo seno, sentì la pelle vellutata, calda morbida sotto i suoi polpastrelli ancora incredulo per la fortuna avuta di trascorrere una serata con Mariangela, sentì che il suo corpo reagiva a quel flebile contatto mentre Mariangela gli sorrideva, c’è voluto un po per calmarlo ma almeno ora pensa ad altro pensò lei, e da quello che si può notare non è poco, sorrise mentre questo pensiero le passava per la mente.
L’appartamento caldo li accolse, Mariangela si diresse al bagno ‘accendi qualche candela per creare l’atmosfera io torno subito con qualcosa di più adatto’ gli disse, Paolo non ragionava più,prese l’accendino dalla tasca e accese le candele che trovò in giro per l’appartamento e s’accomodò sul divano guardandosi attorno, le candele davano la giusta atmosfera, la stufa era nell’angolo spenta, un divano sul fianco e l’altro di fronte, alla parete una sbarra da ballerina con dietro il classico specchio, dietro al divano un tavolo con sopra vari oggetti, nella penombra non riusciva a vedere bene. Lei uscì bella come non mai, le autoreggenti nere valorizzavano ancora di più quelle splendide gambe, un corsetto le fasciava il busto coprendo anche il seno, ai piedi due bellissime scarpe col tacco, era adorabile ‘Spogliati’ un comando secco la voce ferma ma dolce per Paolo, Mary prese il frustino rigido dal tavolino, mentre lui si chinava a raccogliere i pantaloni lo colpì sul culo, il rumore del frustino riempì per un attimo la stanza uno schiocco secco mentre lui si girava a guardarla, sorpreso ma non disse nulla, Paolo sentì il colpo, si girò a guardarla, vide il frustino tra le sue mani e in quel momento capì il gioco, quella battuta dei suoi amici, adorarla come una Dea ora assumeva un nuovo intrigante significato, s lui sentiva che avrebbe fatto di tutto per accontentarla e servirla come meglio poteva, in fondo era stato suo dalla prima volta che l’aveva vista.
Mariangela vibrò un nuovo colpo su quell’essere che aveva dato il colpo di grazia alla sua pessima giornata, il bastardo non si lamentava e subiva come un bravo cagnetto consapevole di avere ciò che si merita, quasi togliendo il gusto di quei colpi non avendo sotto un ribelle
M:’dimmi perché, voglio sentirlo!’
P:’perché non ho fatto attenzione versandole addosso la coca cola Signora’
M:’ti piacciono le mie carezze essere insignificante?’
P:’le adoro Signora ogni tocco del suo frustino è per me motivo di gioia’
Mariangela rise a quelle parole, era fin troppo facile, si tappetizzava da solo….sarebbe stato un ottimo svago per quella serata, vide che il culo gli diventava rosso e i primi lamenti si facevano sentire, musica per le orecchie di Mary si avvicinò, ‘in ginocchio e baciami i piedi, leccali, lavameli!’ Paolo non credette alle proprie orecchie subito si chinò a leccarle i piedi mentre lei si sedeva e continuava ad accarezzarlo sulla schiena con il frustino, dolci colpetti poi delle carezze, dolci colpetti e all’improvviso un colpo più forte, un lamento sfuggì dalle labbra d Paolo ‘toglimi le calze voglio sentire bene come lecchi da cagnolino bastardo’ Mariangela sentì le mani di lui sulle cosce attento a dove le metteva insinuarsi sotto l’elastico e sfilarle prima una calza e poi l’altra. Sentì la sua lingua posarsi sui suoi piedi e leccarli in modo impeccabile, ogni centimetro di pelle, un piccolo con il piede andò a colpire Paolo sulle labbra che non si scompose e continuò da bravo. Mariangela vide la cura e la devozione che quel verme metteva nell’eseguire i suoi ordini, in silenzio, lo sguardo basso. Il suo stomaco brontolò, facendole ricordare che a pranzo non aveva mangiato quasi nulla
‘tu cane sai cucinare?’
‘si Signora, se me lo permette le preparo la cena’
Mary fece un cenno con la teta verso la cucina e si stese sul divano a rilassarsi mentre Paolo si muoveva verso la cucina, in poco tempo le preparò la cena, lei lo sentiva muoversi in cucina, tornò con un vassoio in soggiorno lo posò sul tavolino prima di inginocchiarsi ai piedi di Mariangela
M:’non è la prima volta che ti trovi in questa situazione vero?’
P:’no Signora, sono già stato sottomesso’
M:’e desideri esserlo da me?’ chiese sensuale Mariangela
P:’lo desideravo da molto mia Dea’
Mary sorrise, non s’aspettava di trovarsi uno schiavetto proprio nell’azienda difronte, solitamente erano così rari nella sua zona, ‘ora vieni con me devi ancora darmi divertire….seguimi a 4 zampe!’
e s’avviò verso la camera, Paolo si fermò in ginocchio al lato del letto mentre lei saliva, dischiuse le gambe scoprendo la sua delizia, un ceffone lo colpì in pieno ‘non ti è permesso guardare!’ un comando secco.
Mary iniziò a stuzzicarlo, accarezzandolo nell’internocoscia con il piede, la mano di lui andò automaticamente al suo cazzo, Mary alzò il piede appoggiandolo al petto e gli diede uno spintone tanto da farlo cadere all’indietro, andò all’armadio e prese cavigliere e manette, mentre Paolo le sussurrava ‘mi perdoni Signora non succederà più, mi scusi, non avrei dovuto….’ Mariangela si girò fulminandolo e quel verme si zittì immediatamente,gli fece indossare le cavigliere legandole assieme e lo ammanettò con le braccia dietro la schiena bloccando le manette sotto l’aggancio delle cavigliere; poi tornò al letto e ricominciò a toccare quell’esserino con il suo piede, guardandolo mentre prendeva forma e dimensione, vedendo come lui si stava godendo le carezze, scese col piede sulle palle, un colpetto dolce,un gemito di piacere sfuggì al cagnetto, poi un nuovo colpo più forte, un calcio, un gemito misto a dolore, Paolo vide la Padrona alzarsi e togliergli le manette, tenne le mani da bravo dietro la schiena, vide che posava un cestino a terra,
M:’sai come si mettono le mollette?’
P:’si mia Dea’
M:’ vediamo se fai un buon lavoro…’
Mariangela osservò quel esserino mentre sceglieva quali mollette usare e dove attaccarle, prese quelle di plastica da bucato e se le mise attorno alle palle, come un sole, poi prese quelle con i pesi e le posizionò sui capezzoli con una smorfietta, poi notò il plug sotto le mollette, lo prese in mano, Mary vide che non sapeva che fare
P:’desidera che indossi anche questo?’
M:’ no per te questo -disse mentre gli porgeva un vibratore- girati voglio vedere mentre t’inculi da solo’
Paolo prese l’oggetto fornitogli dalla Padrona si girò 4 zampe, Mary gli spalmò un po di lubrificante mentre lui appoggiava la punta e se lo spinse lentamente dentro, quando fu a metà sentì la mano della Dea appoggiarsi e spingerlo dentro in un colpo solo, un gemito gli sfuggì dalle labbra
M:’ ora fai un giro x la stanza a 4 zampe e abbaia cane, ora hai pure la coda!’
Paolo eseguì senza fiatare girando per la stanza come un cane abbaiando, iniziavano a dar fastidio le mollette, soprattutto gattonando, finì il giro e si mise in ginocchio attendendo
M:’togli le mollette, lentamente dalle palle’
le mani del verme si mossero a togliere le mollette da bucato allentandole lentamente, una alla volta piano come ordinato vide le mani della Dea sui suoi capezzoli stretti, Mary strinse di più le mollette facendo gemere lo schiavo per poi toglierle, il gemito si prolungò come il dolore, Paolo aveva lo sguardo da cane bastonato
M:’baciami i piedi e sali lentamente, voglio provarti’
Paolo eseguì sfiorando la pelle dei piedini della Signora con le sue labbra, passando la lingua tra ogni dito, coprendo di baci la pianta del piede poi salendo sul dorso carezzandolo con la lingua salire sulla caviglia, accarezzare il polpaccio con le labbra arrivando al ginocchio.
La lingua posata dolce che risale l’interno coscia verso l’inguine, si posa sulle labbra ai lati, le bacia dolcemente, le labbra che si posano leggere, poi una lenta lunga leccata dal basso verso l’alto mentre un gemito di piacere esce dalle labbra di Mary, sente la lingua aprirle dolcemente le labbra della sua delizia iniziare ad esplorarla, Paolo sente il sapore della Signora sulla sua lingua eccitandosi ancora di più, entra delicato con la lingua, cerca il suo clito, lo lecca dolcemente, lo lambisce con la lingua, le labbra si stringono attorno succhiandolo piano. Lentamente la lingua scende tra le piccole labbra, entra dentro, esplora l’entrata di quel piccolo fiore, lo bagna con la sua saliva mentre gli umori gli colano lungo la lingua sulle labbra, la lingua s’appoggia e con una lenta leccata torna a stuzzicare il clito mentre un dito si sofferma all’entrata della fighetta, esplora quel caldo buchino, lo accarezza, lento entra ruotando piano sfiorando il bordo interno. Paolo sente i gemiti sempre più forti di Mariangela, sente che inarca il bacino offrendosi alla sua lingua e venendo copiosamente snella sua bocca. Mariangela si sente in paradiso per quell’orgasmo fantastico, nessuno l’aveva mai leccata così. Paolo le lecca dolcemente lasciandola rilassare, sente la mano si Lei tra i capelli che lo stacca e lo attira a se mentre sussurra ancora in estasi ‘fammi sentire il cazzo’ Paolo appoggia la sua cappella gonfia all’entrata e scivola lentissimo in quella splendida fighetta, Mariangela lo sente entrare lentissimo, non capisce più nulla, sa che non dovrebbe perdere il controllo ma è fantastico essere scopata da quel cazzo, sente che si muove per darle piacere pensando solo a lei. Paolo si sente ormai prossimo a venire, lascia che la Padrona si calmi dal suo recente orgasmo per uscire da lei, la guarda mentre torna in ginocchio al fianco del letto, Mary ancora esausta si siede vedendo che lui è quasi al massimo
M:’segati per me’
Paolo inizia a segarsi, ma Mary lo blocca prima di venire, lo fa riprendere e lo riblocca in una lenta dolce tortura, poi quando vede che è quasi al massimo avvia il vibro spento che gli aveva fatto tenere in culo, vede la sorpresa negli occhi del cagnetto mentre viene copiosamente nella sua mano.
M:’domani svegliami leccandomi come un cagnolino, andremo in azienda assieme, se vorrai ci potremmo rivedere’
P:’signora dove desidera che io dorma?’
M:’di la sul divano’

Il mattino dopo Paolo si alzò preparando la colazione e svegliano Mariangela come le aveva ordinato la sera prima, lasciò che fece colazione e mangiò gli avanzi, si vestirono e diressero verso le aziende…
M:’desideri rivedermi?’
P:’ne sarei onorato mia Dea’

Leave a Reply