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Racconti di Dominazione

Doveva finire prima o poi..

By 13 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Angelica sbuffava davanti al monitor del pc.

Era agosto inoltrato e aveva ancora un sacco di pratiche da sbrigare, inoltre la casella mail, quella casella mail da tempo era inesorabilmente vuota.

Era abituata ai suoi lunghi silenzi e li rispettava, aveva imparato a rispettarli ma a volte le mancava da morire, nonostante tutto nonostante ciò che le aveva fatto passare..

Si era scoperta masochista nata e con Lui però non le dipiaceva.

Aveva ripreso ad uscire con le amiche andare a ballare, happy hour cose così.

Loro volevano sapere le chiedevano ma lei non si scomponeva non diceva nicchiava stava sul vago, e così a poco a poco si erano rassegnate e si limitavano come sempre ai pettegolezzi, lavoro nuove mode, quando cera lei.

Aveva da poco accettato di uscire con Stefano un collega da sempre invaghito di lei, e che lo usava solo come tappabuchi o accompagnatore per occasioni mondane, mostre, cene, ecc ecc..

Con Stefano aveva anche una certa confidenza, anche lui si era incuriosito delle sue prolungate assenze ma si era accorto in particolare della luce negli occhi…dopo.

Anche se l’ultima volta ci aveva messo unpo’ per riprendersi da quei pazzi della setta, ben tre settimane di malattia a cercare di guarire i lividi e le ferite..

Di Lui ovvio nemmenol’ombra.

Quella sera doveva uscire con Stefano, a cena e tra una cosa e l altra visto il suo insistere le rivelò in parte il suo segreto, non era ne una mezza bugia ne una mezza verità solo qualcosa giusto perchè ne sentiva il bisogno di parlaren con qualcuno.

Così dopo cena a lui, che ovviamente non la capì, decise di portarla in uno di quei locali per bdsm, pensando di farle cosa gradita.

All’inizio lei ne fu incuriosita, ed entrò volentieri coltivando la vana speranza di incontrarlo.

Invece poco dopo ne uscì quasi sgomenta e disgustata, no, non era ciò che lei era, non era ciò che voleva essere, e soppratutto, con Lui cera un intesa che..che… andava al di la, andava oltre…

Ma a chi voleva darla a bere?

Lei era un schiavetta, e lui il suo padrone assoluto mentale e fisico, era così assolutamente era sua e questa assenza prolungata la logorava dentro. Nessuno riusciva a capire il vuoto che provava dentro..

Con una scusa si allontanò da Stefano che quasi non se ne accorse presocom’era da una performance di mistress con la sua schiava.

Uscì dal locale e corse a casa.

Dalla cassetta della posta spuntava un biglietto, lo prese distratta era un avviso di mancata consegna di una raccomandata.

lo mise nel cassetto ci avrebbe pensato l’indomani.

Si buttò sul letto stanca dormì di un sonno senza sogni.

L’indomani,passò da casa sua come faceva spesso, come un automa, come una pazza, come una stolker ossessionata, ma la trovò come sempre chiusa, il campanello suonava a vuoto.

Ma dov’era andato a finire?

Tirò un lungo sospiro e si buttò nel traffico rado di agosto per raggiungere l’ufficio.

Passarono i giorni cercò di non pensarci, e riuscì perfino a tornare quella di prima.

Un giorno mentre riordinava a casa nei cassetti, trovò l’avviso di raccomandata, non se lo ricordava nemmeno lo lesse distratta, più tardi sarebbe andata in posta a ritirarla.

Quel giorno si sentiva felice, forse perchè le ferie erano iniziate, forse perchè era una bella giornata, o forse perchè non aveva pensato a lui nemeno una volta?

Ritirò sorridendo all’impiegato la sua busta, e curiosa l’aprì, rimase senza fiato!

Era un biglietto sola andata per i caraibi con partenza immediata, e si se avesse aperto la busta due settimane prima avrebbe avuto tutto il tempo ma ormai aveva tre ore per recarsi all ‘aeroporto l’aereo in pratica stava già rollando in pista.

Come un fulmine volò a casa buttò in valigia il minimo indispensahile avrebbe comprato il resto la, e chiamò un tassì e si precipitò all amalpensa, in tempo per il chek in.

Si rilassò soltanto quando la hostess le indicò il suo posto a sedere in prima classe solo due posti, sedili in pelle, bella vista vicno all’oblò e vicino affascinante chele sorrideva compiaciuto.

Ma era previsto anche lui?

Va be tanto a lei non importava il suo pensiero fisso era la e l’aspettava alla sua destinazione.

+++

Dopo nove ore arrivò fresca come una rosa anche perchè aveva drmito, tutto il viaggio, Rimase un po’ delusa quando ad attenderla anzichè lui trovò un omino che recava il classico cartello col nome, lo riconobbe subito perchè cera scritto ‘Cucciolotta’.

Sorrise e si presentò all’addetto che le indicò un tale su un suv che l’attendeva nel parcheggio.

Salì dopo aver recuperato la scarna valigia che l’attendeva sul rullo, e sorpresa ci trovò di nuovo l’affascinante vicino di viaggio.

Gli rivolse un sorriso imbarazzato salendo, non doveva essersi comportata tanto bene durante il viaggio non gli rivolse quai mai la parola e inoltre si addormentò quasi subito.

Lui non era il tipo da farci caso a queste cose e gli porse la mano con fare amichevole, presentandosi.

Diego!.

Passarono il tempo del viaggio in auto chiacchierando piacevolmete erano diretti allo stesso resort, lui per una vacanza lei….per ritrovare …Lui.

Quando arrivarono scese giù con un balzo ignorando la mano tesa dell’ fattorino della recepsion per aiutarla, si guardò attorno, era un posto accoglient epieno di palme e piantre tropicali, la hall era ampia e profumava di cera per pavimenti, si avvicinò trotterellando al bancone della recepsion mentre Diego la osservava divertito da lontano.

Le venne assegnata una stanza seguiva il facchino guardandosi attorno, ma lui non c’era ancora, evidentemente le stava preparando una sorpresa.

La camera era grande accoglente ma un po’ minimal, curioso, aveva due letti, separati da una piazza e mezza, bah si vede che è la moda del posto. Pensò.

Buttò la valigia sul letto e la svuotò, cerano dentro due maglie tre paia di mutande un pareo qualche trucco e un paio di pantaloni lunghi, nient’altro, guardò fuori dall’ampia vetrata dellaporta finestra che dava su di un terazzino si vedeva solo l’oceano e la spiaggia, invitantissima.

Guarò la piantina del posto e cercò il centro commerciale, la ripiegò e se la mise in borsa poi prese un mango dall’enorme cesto di frutta di benvenuto e se lo mangiò con gusto.

POco dopo era fuori cartina alla mano alla ricerca del centro commerciale.

LO trovò passando pe rle piscine, dove un istruttore dava ordini ritmati ai villeggianti in ammollo, passò sotto un porticato di paglia dove si stava allestendo un succulento bouffet, per il pranzo.

Passò in fine sotto un ampio tunnel di vetro dove si ammirava attraverso le pareti piante tropicali che ricordavano una foresta, era l’entrata del centro commerciale.

La porta scorrevole si aprì e subito si pentì di non aver portato un maglioncino, l’aria condizionata era altissima era come passare da un forno per grill ad un freezerr…

Le ci volle un po’ per abituarsi al nuovo clima, ma quando i denti smisero di battere sperando di non ammalarsi incominciò aguardarsi attorno per cercare un maglione …appunto.

Fortunatamente ce nera una vasta gamma, (chissà come mai ) ne afferrò uno e lo se lo mise addosso.

POi scelse alcuni costumi, uno bianco con le fibie stile Ursula Anress nel film di James bond un caftano fantasia, e due in tinta unita che si abbinavano ai costumi, un grosso cappello di paglia con un fiore applicato sulla tesa che le stava molto bene, occhiali da sole orecchini, un vestito da sera e alcune magliette colorate, un paio di short e due gonnelline a fiori.

Soddisfatta uscì con slollievo dal freezer sudando per il maglione che tolse subito.

All’uscita incontrò Diego che sembrava felice di vederla ma lei nonvide più nulla.

Quando aprì gli occhi era anora sotto il tunnel di vetro all’uscita del centro commerciale, Diego le sosteeva preoccupato le gambe lei indossava solo un leggero vestitino di seta a fiori e un mini tanga che aveva comprato un giorno mentre pensava a lui.

Ma in quel momento non si ricordava era troppo preoccupata a capire cosa era successo, un capannello di gente attorno a lei la guardava preoccupata, sia vvicinò un tale che era arrivato di corsa rassicurandola dicendole che era il medico del resort, aveva avuto una piccla congestione causata pensa un po’ dal cambio repentino del clima.

Si fece forza e piano piano con l’aiuto del gentilissimo Diego, si rimise in piedi, lui le prese le borse esi offrì di accompagnarla in camera.

Lei accosentì anche se non era ciò che voleva, piano piano le forze le ritornarono quando furono in camera lei ringraziò gentilente Diego lo fece entrare e gli ofrì qualcosa d abere ma lui rifiutò.

Si preoccupò che lei stesse bene e poi l’abbracicò e le diede un bacio sulla fronte, che lei aprezzò molto.

Che caro ragazzo, pensò.

Ora si sentiva in forma ma non aveva fame perciò decise di non andare al bouffet indossò il costume bianco con le fibie anch eperchè era già un po’ abbronzata, poi il taftano fantasia, un paio di orecchini bianchi a cerchio il cappello, e un libro per leggere e si recò in spiaggia.

NOn era molto affollata anche perchè era l’ora di pranzo, era un spiaggia molto ben attrezzata alcuni lettini erano situati più vicino al mare altri avevano i loro ombrelloni che sembravano fatti conle foglie di palma, altri erano più in dietro sotto le palme, altri invece erano situati sotto dei gazeebo di legno con delle tende bianche che si muovevano sinuose sosprnte dalla brezza dell’oceano.

Ne scelse uno di questi, perchè il sole era molto caldo e si accoccolò guardandosi attorno, aprì il libro e cercò di distrarsi immergendosi nella lettura.

Dopo unpo’ decise di togliersi il caftano e di rimanere in costume.

Tolse anche il cappello che appoggiò su di un tavolino li vicino assieme al caftano poggiandoci sopra il ibro per far si che noj volasse via.

Si sdraiò e chiuse gli occhi esi abbandonò alla stanchezza.

Si svegliò con un sussulto, qualcuno le stava leccando la clitoride.

Sogno o son desta?

Qualcuno le stava tenedo le gambe larghe ela stava leccando ben bene dall’ano alla clitoride e ogni volta facendola sussultare…

NOn era sicura di chi fosse non voleva guardare, ma si lasciò fare.

Era troppo piacevole, lo sapeva lo sapeva chel le avrebbe fatto una belleissima sorpresa..

Ahhh… Quell’uomo..il suo uomo!!!

Allargò di più le gambe e si inarcò con la schiena offrendosi a più non posso, mormorando Amore mio sei unico. Tra un sussulto e l’altro.

Dopo un po’ sentì un dito penertarla, oooooooooooooosiiiiiiiii continua …continua quanto mi sei mancatooooooooooo OH ooooooooooohhh Ah….

Un altro dito si faceva largo dietro, le faceva un po’ male ma si fidava e laciò fare…

Adesso toglieva il dito sia davanti che dietro, il tipo si alzò e la guardò, chiedendo il permesso per penetrarla.

La sua testa riccia es cura non le era affatto familiare

Angelica cacciò un urlo, Chi sei? Disse come ti permetti? Si chiamava Franzisco era Dominicano, aveva un bellissimo e largo sorriso rassicurante e malizioso, i suoi denti bianchissimi e perfetti illuminavano ilsuo volto i suoi occhi neri e luminosi la guardavano curiosi e …

Cercò di alzarsi per scappare via ma due mani la presero per le spalle e la costrinsero a sdraiarsi nuovamente, un vclto familiare le si palesò da sopra Lui le sorrise e ogni forma di rabbia sparì dal cuore di Angelica.

Lui le si abbassò ad accarezzarle con un bacio la fronte poi si spostò sul naso, poi sulla bocca con un lungo bacio che lei desiderava non finisse mai..

Franzisco riprese meticolosamente il suo leccare mentre Lui le accarezzava i seni, si rese conto che le avevano tolto anche il pezzo sopra del costume mentre dormiva.

Si abbandonò sicura e felice perchè Lui era li da lei finalmete.

Ora con la bocca era sceso al mento e con miriadi di bacini stava scendendo più giù mentre Franzisco e la sua lingua magica le stava siorando l’ano cercando di entrarci.

Ora Lui con le ginocchia era salito sulla sdraio ed era arrivato al suo pube dove l’attendeva una clitolide ritta egonfia di piacere comela sfiorò con le sue labbra Angelica ebbe subito un orgasmo e venne copiosamente, sentiva il riscchuio delle labra di Franzisco e delle sue che sembravano contendersi i suoi umori.

Aprì gli occhi ed aveva a portata di boca l’ottav ameraviglia, Il suo pene (lei lo chiamava così perchè non ne aveva mai visti altri dipiù belli) Lo prese frale labbra grata cominciando asuggere, mentre loro…loro…

Un momento che facevano adesso loro?

Cercò di alzare la testa per curiosare ma dal suo punto di vista non vedeva bene ,ma capì lo stesso che i due stavanolimonando tra loro.

Cooosa?

Ora lui incurante di Lei si er alzato per abbraciar emglio Franzisco, e i due stavano propio Amoreggiando sopra di lei.

Ah no, questo propio non lo poteva sopportare, ma come si permettevano?

Si divincolò metre i due staccandosi protestavano pe rfarla rimanere.

Si vestì in fretta offesa, indossò il caftano e prese il cappello e il libro, si allontanò stizzita, nel frattempo la spiaggia si era animata, qualcunole si avvicinò e si sentì acarezzare un braccio, lei lo ritrasse bruscamente ecorse in camera.

Si buttò sul letto, era irritata e confusa.

Irritata !

Irritata per non essersi accorta di essere oggetto di spettacolo per i villeggianti, Irritata per nonessersi accorta che nonera Lui a leccarlgiela Irritata perchè poi i due si erano baciati ignorandola..

E confusa.

Confusa, perchè questa situazione le ricordava le precedenti, Confusa perchè da una parte ne era eccitata ma dall’altra avrebbe voltuo una vacanza normale ( sessulamente parlando) Confusa ma felice per avlo rivisto.

E di conseguenza Irritata per quella sua sensazione di felicità.

Sentì bussare, si alzò ad aprire, era lui e lei lo sapeva.

LO accolse abbracciandolo, perchè voleva fare sesso anzi no l’amore.

Si trascinarono sul letto, senza staccarsi la buttò senza tante cerimonie per traverso e lei si offrì senza remore.

Lui le si mise sopra gattoni, la guardò a lungo e poi le chiese: Perchè sei fuggita? Non avrest dovuto sai? Ora ti devo punire.

La prese per una mano e la portò fuori dalla stanza.

Le intimò di fare la felice come fossero due fdanzatini, lei sempre più confusa lo assecondò, chiedendosi il perchè per lui avrebbe scalato l’Himalaia a piedi nudi se solo glielo avrebbe chiesto.

Lo seguì suo malgrado, scesero le scale che erano all’aperto rispetto alle stanze, arrivati al pian terreno si spostarono in un altra palazzina che stava di fianco a quella delle camere, dove cerano gli uffici le banche e altri uffici amministrativi, passarono davanti poi girarono in una porticina di lato quasi invisibile perchè era dello stesso colore del muro (rosa) mentre il resto dei serramenti er abianco.

Entrarono e subito una scala li portò sopra al primo piano dove cera un terrazzamento, aperto e vuoto, di lato un altra porta questavolta dipinta stile murales con dei disegni in stile Dominicano.

Si fermarono davanti e lui tirò fuori dalla tasca un foulard nero e con quello la bendò.

Ora lei era la buio più totale, avanzò allungandole mani ma lui glele abbassò dicednole che doveva fidarsi.

Sentì un tintinnare di chiavi e il rumore di una toppa che girava, poi la porta si aprì senza cigolare ma lo capì dal’odore che usciva di incesno forse non capiva bene.

La guidò per alcuni passi, poi le disse di attendere Lei buona e ubbidiente si fermò, intanto annusava l’aria per cercare di capire dove si trovasse.

Aspettò alcuni minuti, poi sentì i suoi passi che si avvicinavano. La sospinse ancor aper alcunipassi, poi le sfilò il taftano, sentì il frusciare della stoffa sul suo volto mentre ubbidiente alzava le braccia, sentì che le slacciava il reggiseno del costume sulla schiena lo sentì cadere in terra, sentì le sue dita lunghe e lievi, accarezarle i fianchi mentre le sfilava anche il pezzo sotto del bikini.

Ora era li nuda davanti a lui, nuda e bendata, che aveva in mente stavolta?

Le prese le mani e glile legò dietro la schiena, Angelica si laciava fare tranquilla, anche mentre le chiese di inginocchiarsi, il pavimento era duro e le facevano male le ginocchia ma cercò di ressitere, anch ementre lui le disse di divaricare un pò le gambe. Ora sentiva che le girava attorno quasi per prendere una decisione oppuire per controllare che era tutto apposto.

Più nulla, sobbalzò all’imporvviso quando sentì la sua voce che le sussurrava da dietro vicino all’orecchio di stare buona li, questa era la sua punizione doveva stasene li, così nuda bendata con le manilegate in ginocchio ritta e con le gambe un po’ divaricate.

Non era un bella posizione, lei cercò di protestare piagnuciolando, ma lui non volle senire ragione.

Aspetta le disse.

E poi Più nulla.

Solo musica, musica assordante di canti dominicani. Si trovava bendata, in ginocchio per terra, con le mani legate dietro alla schiena, in un posto sconosciuto.

Ma da quanto tempo si trovava li?

Ormai la musica era finita da un pezzo, ora l’unico rumore che sentiva era l’affanno del suo respito e il tic tac di un orologio che si trovava in quella stanza.

Le gambe le dolevano, avrebbe voluto sedersi, magari distendersi ma non osava, aveva pura della sua reazione e poi lui le aveva chiesto di star eli e li così voleva stare.

Le scappava la pipì.

Qualche goccina le era scappata e ora colava sulla coscia sinistra, trattenne il resto però non era sicura quanto avrebbe resistito.

sentiva vociare lontano di gente allegra, qualcuno canticchiava, altri ridevano, era quasi l’ora di cena e la gente stava pin piano prendendo posto nei vari ristorantini del resort.

Il suo stomaco le ricordò che aveva mangiato solo un Mango dal mattino la colazione l’aveva fatta sull’aereo.

Era stanca, sentiva il jet leg ceh cominciava afare ffetto, era spaventata, ma perchè si cacciava sempr enei guai, per copla di sua? Perchè Lui la trattava così? Perchè ne era talmente soggiogata da subire qualsiasi cosa? Si chiedeva il perchè ma in cuor suo lo sapeva, Era per il Paradiso che lui solo lui l’aveva sapientemente portata, certo la faceva passare pe rl’inferno, e spesso l’inferno era più duraturo e peggiore che qualche istante di Paradiso, ma chissà come chissà perchè, vai a capire i strani neccanismi della mente, lei quello voleva, per quello viveva…

Sentì una folata d’aria lieve, strano come i sensi si raddoppiano quando manca la vista.

SEntì dei fruscii ne dedusse che qualcuno era entrato dalla porta. Odore di dopobarba, misto a quello di ascelle, e profumi, tabacco e aliti.

Capì che chi era entrato nonera lUi, e che non era una persona sola.

Infatti er aun gruppetto di quattro uomini e una donna, che quella sera avevano pagato una somma per divertirsi un po’.

Piegò di lato la testa per tendere meglio un orecchio, Chi è? Chi c’è la ? Disse, nessuno rispose, un fruscio più vicino le fece capie che qualcuno le si stava avvicinando, un tale alto moro sui cinquantanni, americano le si avvicinò le mise una mano sotto lil mento, per alzarle un po’ la testa, poi l einfilò qualcos ain bocca sembrava una palla da baseball infilata in una calza di nilon e con quella la imbavagliò legandoglela dietro la nuca.

Ovviamenbte provò a ribellarsi, ma altri la tennereo ferma.

Ora era terrorizzata si dimenava apiù non posso, tentava di scalciare la bloccarono, ma non riuscivano a caolmarla.

Dopo un po’ sent’ una voce familiare che la tranquilizzava : Pensa al nostro Paradiso, diceva

subito si calmò.

Anche se il cuore le batteva amille.

Le regole erano, penetrarla con mani e oggetti vari di uso comune ma non con il pene ne con falli finti.

Si avvicnò un tale, biondo slavato, era dell’europa del nord, forse tedesco, si aqquattò sotto di lei, e gentilmete le divaricò di più le gambe, lei si lasciò fare lui gliela toccò appena ma le scappava troppo la pipì enon resistette.

Il tale sorpreso dapprima non si mosse e si lasciò inondar eil viso, poi aprì’ la bocca e si avvicinò meglio per berla tutta.

POi di nuovo con le dita le divaricò le labbra e glela accarezzò, lei apprezzò la non violenza del gesto e si lasciò fare. Aveva forse scelta?

La esplorò dapprima in maniera lieve, poi si fece più esigente ed entrò un po’ di più con una dito, poi due, allargando le dita a forbice.

Sentì male, il tale ora muoveva l edita su egiù procurandole un certo fastidio. Poi le spinse la schiena e lei perse l’equilibrio prima di realizzare sentì il viso planare si qualcosa di morbido qualcuno le aveva posizionato un cuscino per appoggiare la testa.

Sentiva il tipo che armeggiava dentro di lei.

Si er aprtatpo una cannuccia da bibita e gliela stava infilando cercava di succhiare qualcosa che non arrivava, e incominciava a spazientirsi le dette una sculacciata, Le chiappe rimbalzarono, poi unaltra e unaltra ncora.

E mentre questo continuava incominciò a estraniarsi.(le capitava sempre così quando una situazione non le piaceva la sua mente le regalava altri mondi da esplorare)

Le venne in mente quella volta, anni di prima di conoscere Lui, stava cogliendo i fichi dalla pianta nel suo giradino, era un giorno di fine agosto i fichi erno maturi al punto giusto e se li stava gustando beata.

Suonarono il campanello, aveva le mani apicciose ma decise lo stesso di affacciarsi dall’altra parte del giardino pe rvedere chi era.

Indossava in corto vestitino a fiori e si era fatta le code ai lati del viso appena sotto le orecchie.

Sembrava una bambina, le piaceva, conciarsi così quando stava in casa.

accorse al cancello erano due uomini sui quaranta, uno alto castano occhi azzurri penetranti, l’altro alto moro cicciottello occhi verdi buoni.

Erano della società telefonica erano stati chiamati per un guasto, sull alinea, dissero che la società aveva spedito un avviso per quel giorno.

Le sorrisero entrambe, porgendole le mani per le presentazioni, lei le ritrasse scusandosi e leccandosi le dita perchè erano appiccicose.

Quel giorno era anche senza mutandine, ma non se lo ricordava, anche perchè adorava star eper casa così.

I due se ne accorsero eccome invece, perchè mentre si girava per andare a lavarsi le mani una folata di vento le sollevò il corto vestitino e le scoprì le natiche tonde e sode.

I due increduli la chamarono: Signorina? Si? Rispose voltandosi e un altra folata di vento le mise in mostra la glabra patina. I due avevano gli occhi fuori dalle orbite, erano di sicuro lieti di fare un lavoro noioso, come riparare un piccolo guasto, nella casa di quella fanciulla.

Lei dal canto suo non ricordava che le fosse arrivato un avviso dalla società telefonica, ma era sempre molto distratta per cui er apronta ad aprire ai due affascinati sconosciuti. Ma la voce della vicina di casa, una signora anziana e un po’ scorbutica avvisò i due che era da lei che dovevano fare il lavoro, a malincuore i due tecnici seguirono l’anziana, mentre Angelica li salutava da lontano. Finito il lavoro i due suonarono ancora alla porta di Angelica ma lei non lo seppe mai, era già uscita.

Chissà perchè le tornava in mente ora quell’episodio, cera qualcosa di familiare in uno dei due, ma non ricordava cosa.

Sussultò perchè qualcuno con la lingua delicatamente la stva esplorando di nuovo, aveva i capelli lunghi li sentiva accarezzare le natiche, con l emani gliele stava divaricando ele stava leccando anche il buchetto, era tutto smmatopiacevole il tale di prima con la cannuccia le aveva fattomale e quest’altro le dava ilsolievo.

NOn poteva saperlo ma er auna ragazza biondissima, Iralndese, si era tolta la maglietta per scoprire i seni collegati da un piercing per capezzolo con una catenina.

Era molto brava e sapeva dare piacere vero ad Angelica che con quel tocco si rilassò e si godette quel piccolo orgasmo clitorideo.

Le palapva le tette, mentre la leccava e lei era pancia in sotto carponi e sentiva ilsolletico della catenina su di se.

Angelica stava per venire ma come al solito sul più bello, tutto si fermò.

La lasciarono li a sbollire prima di riprendere.

Si fece avanti qualcuno chela voleva ancora in ginocchio con la schiena sollevata, la prese da dietro con le mani subito sui seni, sentì il suo pene che sis trisciava appoggiandosi alle natiche, era duro e sembrava grosso, ma con sollievo dopo si sentì penetrare ma non er aun pene qualcosa di freddo duro, era un manico di spazzola, le venne inserito e mosso su egiù ma era fastidioso si lamentò, non avrebbe dovuto per tutta riposta le arrivò una sculacciata sonora.

Intanto dietro di lei in una ltro angolo si stava svolgendo una specie di orgia i partecipanti avevano già abusato di lei e ora si sfogavano con la ragazza bionda.

Il tale che ora stava su di lei e che continuava a sculacciarla con la spazzola inserita era messicano, per fortuna non poteva vederlo era il classico americano del sud basso panciuto e sudaticcio.

E continuava con quella sua voce cantilenante adire parole sconce in spagnolo..

Che male.

Dopo la spazzola le fu tolta ereinserita dietro continuava a menarla questa volta Angelica provò un po’ di piacere, ma dopo molto tempo però.

Quando anche il tempo del messicano giunse al termine anchegli si aggregò al gruppo dell’orgia, sia vvicinò ad Angelica un tale che per prima cosa le accarezzò una guancia, subito qualcuno protestò perchè noj era tra le regole, allora sentì le carezze sul suo corpo, solo quelle, dolci esensuali, delicate, quando con le mani giunse dove ormai le era stato fatto di tutto gliela accarezzò lieve, una bocca le sussurrò all’orecchio, non avere apura di me, sei meravigliosa lo sai vero? Lei rimase impassibile cosa aveva in mente questo qua?

Non gliela leccò come si aspettava, nemmeno le introdusse aggeggi strani,l’accarezzò soltanto. Donandole un po’ di sollievo e una pausa da quelle torture.

Era il penultimo, l’ultimo che le si avvicinò era armato.

Srotolò la frusta schioccandol’aria, facendo trasalire la Povera Angelica eanche i presenti.

La fece stendere sul pavimento, spostò il cuscino da sotto la testa a sotto la pancia, e incominciò a far schioccare la frusta sulle natiche, fino a che non divennero rosse rigate edoloranti, Angelica avrebbe voluto fuggire ma era senza forze, non riusciva nemmeno aurlare con quella cosa in bocca mugugnava solamente.

Mentre le frustrate continuavano.

Dopo quasi cinquanta, la frusta venne fatta cadere sul pavimento, tutti uscirono, Angelica rimase li sfinita con l emani ancor alegate con la pancia sul cuscino non sapeva più che pensare non aveva più pensieri.

Dopo istanti interminabili, qualcuno le liberò le mani, la bocca, sentì che le tirava i capelli, per girarle il viso, sentì che la baciò.

Riconobbe qual bacio, biascivava parole incomprensibili ma non aveva nemmeno le forze per dire ciò che voleva, lui ora la stava accarezzando, l’aiutò asollevarsi ma non riusciva a stare in piedi, le tolse anche la benda la luce le feriva gli occhi.

La sollevò delicatamente, e la portò attraverso una porta che stava dalla parte opposta a quella dell’entrata, dove cera un letto matrimoniale, la posò cercando di stare attento allle chiappe martoriate, la mise su di un fianco, prese del disinfettante e le medicò le ferite. Clara.

Pochi giorni dopo guarita, passeggiava meditabonda per le stradine del resort, si sentiva gli sguardi addosso, ma i pochi che l’avevano riconosciuta prendevano il largo o si giravano dall’altra parte stringendo (per il senso di colpa) la moglie al fianco, ignara di tutto.

Si avvicinò al bouffet di malavoglia non stava ancora propio bene e tutto quel bendidio le dava il voltastomaco, ma si sentiva debole per cui quella sera decise di mandare giù qualche boccone.

“Quello è molto buono ” Una voce dietro di lei la fece sobbalzare.

Una ragazza bionda le stava indicando una grossa aragosta con tanta verdura e frutta colorata attorno.

“Grazie ma vorrei stare sul leggero ” Rispose timidamente Angelica.

” No hai bisogno di forze tu so che non sei stata bene !” Insistè in tono fermo, ma stranamente amorevole la ragazza.

” Ma chi sei tu? ti hanno mandato a controllare se mangio? Cosè, avete bisogni di divertirvi ancora un po’? ”

Sbottò scocciata e sarcastica.

” No dai, si ero li, cero pure io quel pomeriggio, ” Angelica la fulminò con lo sguardo. ” Mi avevano invitata ad una festa a sorpresa fetish e non sapevo che tu non .. cioè…che tu … Insomma pensavo che eri daccordo che sapessi. Poi il tizio che mi aveva invitato mi spiegò che il divertimento stava nel fatto che tu eri in un certo senso obbligata a farlo ma contro la tua volontà…Questo lo saputo dopo..Si uno schifo guarda come donna hai tutta la mia solidarietà ”

Disse quasi tutto d’un fiato la ragazza.

” Mi chiamo Clara” si presentò, sorridendo e il sorriso le illuminava il viso, era molto bella, attorno ai trentanni, fisico da modella bionda occhi da gatta. Indossaava una maglietta vede militare molto attillata il suo seno perfetto ma non molto grande spuntava in rilievo e in particolare i suoi capezzoli col piercing collegati da una catenina, costituivano un curioso decoro.

Angelica allungò la mano per prendere le pinze e si portò sul piatto un po’ di frutta. Clara dietro di lei, si riempiì il piatto con pesce a volontà.

Angelica prese posto ad un tavolo un po’ appartato Calra la seguiva e le si sedette davanti.

“Non ti ho invitata”

” Dai facciamoci compagnia pure io son qua sola.”

Angelica mangiò in silenzio Clara invece era un fiume di parole, interrotta ogni tanto da ciò che masticava.

Mentre annuiva sorridendo cercava Lui con lo sguardo erano giorni che non lo sentiva si era stato premuroso quella sera dopo, lo scempio dei suoi amici ma già dal giorno dopo a prendersi cura di lei erano arrivate due donne del posto, infermiere, da come sapevano accudirla.

Prese la decisione di partitre l’indomani.

“Vieni aballare dopo? ” Le domandò Clara.

” No, devo tornar ein camera a far ele valigeparto domani. ”

” Allora devi festeggiar el’ultima sera ” Decise per lei Clara: ” Dopo vieni in camera con me che ti trucco e ti presto qualcosa per l’occasione ok? Vedrai ci divertitemo.”

Angelica avrebbe voluto protestare ma Clara aveva già deciso e una negazione sembrava non essere contemplata nel suo vocabolario.

La camera di Clara era l’apoteosi del disordine, vestiti sulle sedie e sul letto, trucchi sul comodino e sul tavolinetto.

Un bicchiere mezzo bevuto sul tavolo dello specchio e la brocca dell’acqua sopra il tavolino di vimini nel terrazzino.

Aprì il frigo bar e prese due lattine di coca e due bottigliette di rum le aprì e ofrì ad Angelica la sua parte mescolarono le bevande e brindarono.

Clara si muoveva a suo agio inmezzoa quel disordine “creativo” come lo chiamava lei, scelse una mini audacissima nera e una maglietta nera con un paio di labra piene si strass e le lanciò ad Angelica che provò a protestare ma Clara le aveva già sfilato gli short da spiaggia.

Brontolando Angelica fece per indossare la microgonnellina ma Clara la fermò.

” Le mutande ” Disse inclinando la testa di lato.

” Cosa c’è che non va nelle mie mutande sono di pizzo nero. ”

” Toglile! ” Ordinò. ” Ma no te sei matta ” ” Toglile fidati. ”

Angelica se le sfilò e rimase con indosso solo con la maglietta giallina ombelico a vista un po’ stropicciata e si piegò per infilare la gonna.

Dietro di lei però Clara la fermò.

” NOn ti muovere Angelica ti prego” Disse con voce roca ” Ma cos? Clara che fai? ”

Clara la stava accarezzando i glutei, un tocco lieve che le diede i brividi.

” Mi ricordo il tuo sapore sai? Hai un sapore delizioso, sai? ”

” Ti prego Clara… ” Balbettò Angelica confusa, Clara intanto si era chinata abaciarle la schiena propio li sulla colonna dove piaceva a lei. I fumi dell’alcool cominciarono a fare effetto.

Clara buttò Angelika sul letto a faccia in giù con le gambe ancora sul pavimeto.

NOn smetteva di baciarle la schiena ed era una piacevole tortura.

Le allargò le gambe e le sue labra scesero più inbasso arrivò all’ano ANgelika sobbalzò. Clara ci sapeva fare, le baciò il buchetto ma passò oltre raggiunde la grandilabra sussurrando “voglio il tuo sapore ”

Angelica stuzzicata sentì subito le gambe cederle.

Alzò le ginocchia e sim ise a carponi, mentre Clara non aveva mai smesso di torturarle la clitoride, appoggiò i gomiti e allargo melgio le gambe per goderne ilpiù possibile.

Clara sul più bellos i fermò, la fece girare supina e si baciarono.

Le si meise sopra e si tolse la maglia verde i supoi piccoli seni corrredati di catenina si liberarono nel loro splendore. Sotto era gà nuda.

Si abbassò per succhiarle i capezzoli e nel mentre lo faceva al catenina le sfiorava la pelle, procurandole un piacere sottile..

MIse le braccia sopr ala testa erimase li ad assaporare le labra morbide di Clara che non ignoavano nessun centimetro quadrato di pelle.

Si allontanò verso il tavolino con lo specchio eprese in un cassetto un sacchettino grigio di velluto lo aprì facendo scorrere la cordina e ne estrasse una specie di tanga dipelle corredata d aun enorme fallo.

Angelica appena lo vide scoppiò a ridere mentre Clara faceva la comica cercando di indossarlo in malo modo.

Poi però lo fece indossare ad Angelica, Che con quel coso addosso che dondolava quando muoveva le anche rideva acrepapelle.

“Aprimi ” Le sussurrò Clara all’orecchio. ” Cosa ? ” Chiese Angelca con l amente sempr epiù annebbiata dall’alcool. ” A-pri-mi!!” Più decisamente Clara.

E Poi si mise carponi sul letto con il viso appoggiato al cuscino e le natiche aperte rivolte ad Angelica.

Un po’ goffamente Angelica si avvicinò e puntò quel grosso fallo all’ano di Clara, e spinse.

Clara lanciò u n urlo, strozzato, Angelica si spaventò esi ritrasse.

” NO! Non ti fermare continua ”

Riprese aspingere, ma il fallonon era lubrifricato provò a sputargli sopra ma Clara fece cenno che lo voleva così.

E si posizionò meglio con le gambe ancora più larghe.

Angelica puntò la cappella e spinse con tutte le sue forze in fallo faticava ad entrare la cappella entrò quasi tutta Clara ulava e gemeva implorando si non smettere, aspettò un momentoper prender efiato e farlo prendere anche a Clara poi spinse di nuovo e accompagnata dagli urli lentamente molto lentamente il fallo entrò di più ora il buco aveva ingoiato tuta la grossa cappella.

” Continua ” Implorava Clara con voce roca Angelica si concentrò e spinse di nuovo questa volta l’accompagnò con un urlo ” Ahahaaaaaaaaaaaaahhh” Il fallo era dentroa metà.

Sudata si fermò ancora un istante guardava il buco del culo di Clara aperto e slabrato, e spinse di nuovo ulrando si sentì bagnare.

Senza fiato sia ccasciò sopra Clara e seguendoun istino che non pensava di possedere incominciò a muoversia vanti e indietro.

Sotto di lei il fallo entrava esusciva ritmicamente d aClara la quale sembrava godere tremendamente.

Non sapeva se fosse per i fumi dell’alcool o se ci stava prendendo gusto veramente ma le sue mani si mossero senza controllo e schioccò due ceffoni sulle natiche di Clara, che lancià altri urletti d’apprezzamento.

Alla fine uscì e sfinite le due ragazze si accasciarono sul letto.

Ridevano come matte, Angelica no si sentiva così da molto tempo.

Clara le accarezzò il viso e la baciò l’avvolse in un baciuoa appassionato quando si staccò mordicchiandole il lobo le sussurrò “ora tocca te”

Le sfilò lo strap-on e lo indossò, Angelica abbandonata sul letto attendeva.

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