Skip to main content
Racconti di Dominazione

E’ GIOVANE…MA GRANDE ABBASTANZA

By 9 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ giovane…ma grande abbastanza. Parte prima.

Da una pubblicazione professionale specializzata ho tratto alcuni spunti. In certi casi solo l’idea, in altri qualcosa di più. Raramente ancora di più, condito sempre dalla fantasia.

D…e con tua cugina alla fine come è andata?

Io…come avevate previsto Dottore, una discussione impiccata, non peggio però delle altre volte. Credevo gridasse di più, anche in banca è andata come avevate detto Voi. Nessun problema. Ho firmato quello che dovevo, aperto un secondo conto lasciando sul primo, quello con la firma anche di Daniela, quanto serve a pagare la mia parte di spese di casa ed il resto.

D…tutto bene allora. Ci sentiamo per poi vederci.

IO…Va bene, ci sentiamo.
___________________

Il ‘fine contatto’ lampeggia. Disconnetti, arresta sistema. Ultimamente sono sempre un poco tesa quando sono collegata con Lui. Non mi era mai capitato con nessuno e neppure con lui all’inizio. Mi lascio andare sullo schienale della poltroncina, porto le mani ad intrecciarsi dietro la nuca e butto fuori tutta l’aria di colpo, rumorosamente. Si, sono sempre nervosa ultimamente, anche con Lui. Sono le tre, ho tutto il tempo per fare i compiti e studiare per domani. Il Dottore… Quando ci siamo incontrati in una chat, quasi non ci credevo. Per un poco ho pensato mi prendesse in giro. Era il primo a snobbarmi a quel modo, dicendo apertamente che non gli interessavo. Fino a tredici anni non osavo neanche avvicinarmi ad un sito per adulti, neanche parlarne. Mamma mi sorvegliava come un falco e ci sapeva fare. Era il suo mestiere. -Se ti interessa qualcosa di “un genere speciale’ dimmelo, ne parliamo e se mai cerchiamo insieme-. Avrei potuto aggirare i blocchi ma se ne sarebbe accorta alla prima occhiata. I mie genitori e quelli di mia cugina Daniela, Danj come vuol essere chiamata, erano in macchina insieme ed insieme siamo rimaste orfane. Io avevo quasi tredici anni e Danj diciotto, tanto che a lei non è stato appiccicato un Tutore. Io sono stata affidata a nostra nonna con cui già abitavo mentre Danj è rimasta al paese a badare alla piccola azienda dei genitori. Roba da poco. Un anno fa anche la nonna è morta, di vecchiaia, e Danj per qualche mese è diventata la mia Tutrice venendo anche a stare qui con me. Risse impiccate da subito. Va bene, domani ho due ore di italiano e poi greco, matematica e religione. Al lavoro piccola. In tre ore o poco più finisco tutto ed anzi mi porto avanti con la traduzione di latino per dopodomani. Mi intriga parecchio e sto quasi per rinunciare, sono inchiodata, c’è un periodo lungo sei righe senza un punto ma il vocabolario di papà mi aiuta: mi dice l’autore, Tacito, ed il significato da dare in questo caso a quel verbo. Bontà sua mi regala anche la traduzione di metà della frase. Il resto è facile. Lo metterò in bella domani. Non ho problemi con lo studio, una memoria più che buona, una intelligenza normale e l’ abitudine a non distrarmi, sono più che sufficienti ad avere buoni risultati, e questo mi basta.
Stare attenta, molto attenta a scuola è il mio asso nella manica. Prendo buoni voti perdendo sui libri meno tempo degli altri. Il tempo guadagnato lo passo quasi tutto chattando. Mi piace stare al PC, da sempre. Usando i dati di mia mamma ho cominciato a girare su internet, a curiosare. Un racconto mi aveva colpita: una donna che si passava sui seni e con forza l’angolo della medaglietta che portava al collo. Avevo al collo una medaglietta anche io e quella sera mi sono graffiata il petto, il seno sinistro. Mi sono persino fatta un po’ di sangue. Però mi si sono rizzati i capezzoli, mi è piaciuto da matti. Ho letto tutti i racconti di quella Titti finchè non l’ ho persa di vista anni dopo: scomparsa nel nulla. Nel frattempo ho imparato da lei un mucchio di cose. Cercava una schiava ma non ho mai osato contattarla, non capivo neppure cosa volesse dire esattamente. Sapevo solo che tra un racconto e la realtà c ‘erano necessariamente delle differenze, ma quali? Ho rimpianto a lungo la mia indecisione, ma in effetti ero troppo piccola. Ho cominciato ad andare allora in chat.. All’inizio non dicevo niente, guardavo, ascoltavo. Poi ho cominciato a dire di essere più grande, di aver smesso di studiare e di lavorare come magazziniera.. Pian piano mi sono svegliata e dicendo di avere diciotto anni ho risposto a diversi annunci. Da allora racconto di essere vergine, controllata a vista da una famiglia numerosa e poco comprensiva: cose del genere. Decine di volte. Ho scartato per prime le donne. Una mi ha convinta ad usare una candela, ne avevo una neanche troppo piccola ‘ mi raccomando non davanti, a quello ci penserò poi io’. Le altre, tutte e tre, parlavano molto e di diverse cose ma tutte finivano per dire che volevano farsi leccare da me di qua e di là, piedi compresi. La faccenda dei piedi non mi entusiasma. Non mi entusiasma neanche il resto. Con i maschi poi è peggio. Esordiscono tutti dicendo di avercelo lungo un chilometro, di vederci e che mi avrebbero fatta godere da matti, gridare persino di piacere…Ho conosciuto Lui, il Dottore, quattro mesi fa. A muso duro mi ha detto che ero troppo giovane, non gli piacciono le ragazzine! Una ragazzina da svezzare poi, troppa fatica! ‘Ho più di trent’anni, potrei quasi essere tuo padre’. Ci trovavamo spesso però e mi piaceva chattare con lui. Adesso non mi snobbava poi tanto. Dovevo e devo però fare attenzione. Per un errore di ortografia od un congiuntivo sbagliato aveva ed ha da ridire mica male. Ad un certo punto comunque ha detto che gli piaceva parlare con me. Ero molto soddisfatta. L’avevo rincorso e preso. Gli ho chiesto come potevo chiamarlo adesso che eravamo amici e lui mi ha risposto: ‘chiamami pure Dottore come prima’. Uno schiaffone sarebbe stato meno brutto. Lui ha invece cominciato a chiamarmi ‘schiavetta’, tutto minuscolo, anche la s iniziale. Anche questo mi faceva rabbia. Per ripicca ho cominciato a negarmi ed a rispondergli con ritardo fin quando non mi ha ‘convinta’ ad un contatto punto punto tramite un altro sito. Quello che mi avevano chiesto tanti maschietti che volevano rompermela senza però avere mai questa sddisfazione. Qui potevamo parlare più liberamente e mi sono lasciata andare, gli ho raccontato di me. Sa quasi tutto ormai. E’ stato molto corretto. Ha cominciato ad essere più esplicito solo un paio di mesi fa, giusto quando compivo gli anni. Diciotto anni, il mondo in tasca. Ha continuato a chiamarmi schiavetta e qualche volta schiava. Ha detto che mi avrebbe spigato la differenza. Ha chiesto anche di avere qualche mia immagine. Niente nudi però; mutandine e reggipetto. Un’altra cosa che mi hanno convinta che entro certi limiti posso fidarmi, è proprio diverso dagli altri. Gli ho spedito alcune foto di me in bichini e mascherata. E’ furbo. Un mese fa, sapendo che ho il necessario, di sorpresa, mi ha ordinato di mettermi davanti all’occhio della cam e, in bichini e mascherata, di fare in diretta i movimenti che ordinava. Ha chiesto che lo chiamassi Padrone. Piccata ho risposto che non chiamavo Padrone e non sarei stata la schiavetta e men che meno la schiava di uno che non avevo mai visto. Ci siamo visti e Lui ha voluto vedere la mia carta di identità. Aveva una mascherina di carta che faceva vedere solo la data di nascita e la foto. E’ molto, molto corretto. Anche questo è servito a togliermi i dubbi, mi ha convinta, è un master ma non cattivo e penso di piacergli. Si, un master diverso da tutti quelli dei racconti o che si erano vantati di sapermi convincere a diventare un tappetino, tutti cazzo, catene e fruste. Lui è persino…dolce. Gli piacevo tanto che cominciava a pensare di potermi accettare come schiavetta e forse, solo forse, come schiava.

E sono a questo punto. Mi ha insegnato come impedire a Danj di tiranneggiarmi con i miei soldi e ad essere padrona di fare quello che voglio. Sono le dieci, è ora di andare a dormire. La doccia e poi a letto. Mi sono guardata allo specchio grande. Non sono male. Per niente male. Preferirei avere preso di più da mamma. Nonna aveva messo da parte della biancheria di lei appena comprata. ‘Ti servirà più avanti’. Una terza abbondante! Ci ho creduto per qualche anno ma non mi illudo più. Dubito proprio di arrivare alla terza, size piccola, figuriamoci alla size grande. Alta sono alta, ma tiro sul magrolino e questo mi dispiace. Alta poi? Neanche poi tanto. Meno di uno e sessantacinque contro l’ uno e settanta di mamma. I capelli biondi di papà mi sarebbero piaciuti ed invece ho i capelli neri di lei. Un bel nero, ma li tengo cortissimi. Diciamo a spazzola. Schiavetta e forse schiava. Mi abituerei ad ubbidire? Ad una ubbidienza S&S, e cioè Sempre e Subito come dice Lui? Certo non ero così con nonna, con Danj poi…e ci sono il sesso, l’educazione e l’addestramento. So solo quello che leggo, tutte fandonie, palle come quelle di nonna. Sbuffo, mi rigiro tra le lenzuola. Certo che Lui mi piace. Non che sia bellissimo, quando ci siamo visti mi aspettavo di meglio. Una quindicina di anni più di me, tra i trenta ed i trentacinque. Più piccolo di quanto mi aspettassi, meno di uno e ottanta. Un viso normale ma due belle spalle che la giacca evidenziava. Non mi aspettavo di vederlo in giacca e cravatta, elegantissimo, stava bene, un Duca. Degli occhi mi sono accorta solo alla fine, dopo aver mangiato. Un bar come si deve, fanno dei panini letteralmente da favola; ha pagato Lui. Lo ho guardato in faccia e lui mi stava guardando. ‘Sant’ Iddio, ha gli occhi blu’. Ho chinato la testa vergognandomi di essere stata sorpresa. Mi bruciava letteralmente la faccia tanto dovevo essere arrossita e Lui ha riso. Ghignato più che riso.Poi mi ha toccata, messa la mano sulla spalla, niente di più. Prima non ci eravamo dati neppure la mano. ‘Senti piccola, non voglio più vederti in pantaloni, chiaro? Il tono era leggero ma…Avrei dovuto dirgli che non aveva il diritto di darmi ordini, non ero la sua schiavetta né lui il mio Padrone. Ci ho pensato quando ero già sulla strada di casa. Gli avevo detto il mio soprannome e mi sono chiesta sempre per strada se questo non fosse già troppo, più che altro perchè non mi piace. Non mi ha mai chiamata Angi, si legge Engi… Dice che un Padrone sensato, che non sia un malato, un sadico, anche quando punisce una schiava od una succube che sia, usa solo strumenti adatti. Niente fruste per cavalli o, peggio, come gatto a nove code. ‘Non voglio certo rovinarti. Gli uomini hanno inventato cose per punire senza fare male più di tanto, che non rovinano. Anzi una buona sculacciata…agli inizi almeno, basta ed avanza ad insegnare tutto quello che serve. Vedi se una donna ti si dà schiava deve riempirti la vita e tu quella di lei.’ Mi vengono i brividi ed un certo non so che, là in basso, solo a pensarci agli sculaccioni… stesa sulle sue ginocchia…Ma se poi va oltre? Se non mantiene quello che ha detto? Devo dargli entro domani la risposta. Quando me lo ha proposto volevo dirgli di si, subito. Un minuto dopo mi sono detta: neanche morta. In questi tre giorni cambio idea ogni ora. Domani mattina devo mandargli la risposta prima di uscire.
Mi sveglio qualche minuto prima del solito, blocco la sveglia appena vista l’ora senza andare a fare pipì che pure mi scappa da morire gli mando la risposta: ‘Si Padrone, ne sarò onorata e felice.’ Non esco neanche dal sistema e corro sulla tazza per non farmela addosso; sono veramente molto nervosa. So già che nei prossimi giorni mi pentirò cento volte ma ormai non posso tornare indietro, son mica una fraschetta. A scuola, almeno al principio, fatico a stare concentrata e la mia compagna se ne meraviglia tanto che mi chiede se sto bene. Riesco a badare al prof, ed è una fortuna, mi fa riassumere quello che ha detto. Mi avrà già risposto? Le ore di scuola comunque passano in fretta. A casa mi obbligo ad ascoltare cosa abbia la segreteria telefonica che lampeggia. Danj che saluta e fa le solite raccomandazioni. E’ a Londra per uno stage. Mi propone di raggiungerla, va per qualche giorno nel Galles per Pasqua. Potrei andare con lei e restare due o tre giorni a Londra sua ospite. Poi il PC. Niente. Passo ore di fuoco. Mi salvo studiando. Mi accorgo solo più tardi che non ho mangiato niente, me ne sono proprio scordata. Quando studio per fortuna mi perdo perché la risposta arriva alle 18.04,

D. Molto bene schiavetta. Spero che tu sappia dimostrarti all’altezza per diventarlo una buona schiavetta e poi chissà. Ribadisco comunque i miei ‘impegni’ nei tuoi confronti. Più avanti ti mando le istruzioni: orari, itinerari, e tutto quello che serve.

IO…Sta bene, Padrone.

Esito un attimo prima di aggiungere quel Padrone, poi mi affretto come se Lui potesse notare la mia esitazione. Non c’è nessuno online in questo momento.
…e se si rimangia tutto e non mi vuole? Se gli arriva qualcosa, un lavoro o parenti in casa all’ultimo momento. Se ci ripensa e decide che non gli vado bene, che sono tutto sommato troppo giovane o magra o…e poi ‘gli impegni’ nei miei confronti. Se all’ultimo dice che non è certo di volerli rispettare ‘Gli Impegni?’ Che non vuole rispettarli per niente? Magari me lo dice all’ultimissimo momento. Non ci vado certo che no. Mi conosco però…deciderei da quellamatta che sono. Per un attimo vorrei qui mia mamma, o la nonna…Persino Danj mi andrebbe bene. Ma sei rinco? Chiederesti a nonna o …se …a casa di un uomo di cui non sai niente.. . Cosa so? E’ diverso dagli altri master, questo è certo, ma è un master.
Venerdì compito in classe. Abbastanza difficile ma consegno presto, e vado a casa. Devo essere verde se la prof. se ne accorge e mi manda via. Quasi vomito. Questi giorni senza contatti mi hanno fatta ammattire. Mollo i libri ed accendo, entro, c’è. E’ Lui.
Un indirizzo, l’itinerario partendo da una piazza che conosco, cosa portarmi: di che vestirmi nel caso si esca a cena. Improbabile dice ma possibile. L’ ora. Un secondo di ritardo e mi lascia fuori. Non dice così, ma raccomanda la massima puntualità. E’ lo stesso. Comincio a darmi da fare. Mi passa la nausea? Neanche per sogno, anzi vomito. Un Plasil e al diavolo. Sono felice, spaventata, ansiosa e distesa. Distesa? Forse la medicina. Comunque mangio. Quando sono così, o vomito o mangio. Basta poco. La gonna con il top? No. Poi decido. Il bauletto dello scooter è pieno. Ho fatto i compiti per dopo le vacanze, almeno quelli più urgenti, devo però portare quello di mate un libro per italiano ed il manuale di storia. Lui è daccordo Ci sta tutto. Lascio un messaggio sulla segreteria di Danj e vado. Mezz’ora scarsa dalla piazza. La casa con attorno il giardino. Aspetto una eternità seduta su una panchina. Nessuno fa caso ad una normalissima ragazza che studia storia. Non studio ovviamente., non ci riuscirei per tutto l’oro del mondo. ‘Vado da Lui. Vado DA Lui. VADO DA LUI. Mancano trenta minuti e dopo un’ora ne mancano venticinque…una eternità e ne mancano cinque soltanto. Sono già davanti al portoncino, fuori del giardinetto della casa. Aspetto ancora una eternità. Non riesco a staccare gli occhi dall’orologio. Niente, apriti sesamo: Clac. Spingo e si apre. Un attimo e siamo dentro io e la moto. Col fischio che la lascio fuori.

Seguire le istruzioni alla lettera. La moto sotto una tettoia, un graticcio contro la recinzione a sinistra, salire i quattro gradini esterni. Lo sapevo, qui terminano le istruzioni. Adesso cosa succede? Un attimo di panico davanti ai quattro gradini ed al portoncino chiuso. Il bauletto pesa una cifra, salgo ed io che non sudo mai, sono madida. Suono? Non c’è neppure qui il nome. Suono. Apriti sesamo. Si apre con uno scatto, entro nel buio di un pianerottolo e di una una scalinata che sale ben illuminata. Sudo ancora di più, pochi gradini, non capisco più niente e sto per girare sui tacchi e scappare. Ciao, puntuale vedo, sono contento che sei venuta. Si fa da parte per farmi passare ed io dall’inferno arrivo all’ultimo canto del paradiso senza passare dal purgatorio.
Il bauletto non pesa, la giornata non è stata pesante.. Lo seguo con in testa un unico insensato pensiero: gli dico che ha ciccato il congiuntivo, che doveva dire: che tu sia e non che tu sei venuta? Non oserò mai, lo so bene e lo seguo cucendomi la bocca: dall’ingresso su per un’altra scala in un salotto libreria. . Sono intimidita, forse spaventata, certo esaltata. Siediti un attimo. Si accomoda sul divano e mi indica una delle due poltrone di fronte. Sei tutta sudata mi dice e suggerisce di andare in bagno a farmi una doccia. Parleremo dopo, sei fradicia, non me ne sono accorto subito, scusami. In bagno c’è tutto il necessario, compreso un pacco di assorbenti che non dovrò usare. Non per qualche giorno e non di questo tipo, di quelli interni cioè. Non potrei proprio. Mi viene un poco da ridere. Anche Lui commette qualche errore: prima il congiuntivo ed adesso questo, sempre che siano per me. Chiudere la porta a chiave? E se è una specie di prova, una prova di fiducia? Se non mi fido di Lui…Se non ti fidi di me cosa sei venuta a fare? Tornatene pure a casa. Non chiudo a chiave, si, mi fido di Lui. Una doccia meno veloce di quanto pensassi, mi asciugo ancora più lentamente e se possibile sono ancora più lenta nello scegliere cosa mettermi. Devo tornare in salotto, non posso farlo aspettare di più. Stanno tornandomi tutte le mie fobie, le mie mattane. Stai andando fuori di testa ragazza mia, mi dico, un conto è fare la ‘sparona’ dalla tua camera a casa tua ed una cosa diversa adesso, qui a casa sua. Non mi ha costretta Lui a venire, ci sono venuta da sola, mi fido. Lo dico e lo ripeto troppo spesso che mi fido. E’ un modo per convincermi da sola perchè voglio fidarmi? Al diavolo. Ormai è fatta, sono qua. Non ho molto con me ed indosso la gonna con sopra la camicetta rosa di filo. Ho perso un’ora intera per decidere le poche cose che potevano entrare nel bauletto. Non che abbia un gran guardaroba neppure nei cassetti di casa. Una occhiata allo specchio, come tutte le donne non resisto alla tentazione. Mannaggia! Un mannaggia a i miei. Gli occhi di papà volevo ed il fisico di mamma. Qualche centimetro in più in altezza e sui fianchi ed anche più in alto. Volevo anche gli occhi ed i capelli di papà, non il contrario. Mi allontano dalla specchiera a muro, strano in casa di un uomo. Mi accorgo che sto cincischiando. Per dirla tutta ho paura, ma sono qui, devo tornare in salotto, poi si vedrà. Se necessario posso sempre dire ‘arimorta’, non gioco più e me ne vado, ma devo uscire dal bagno. Ho accolto l’idea di una doccia con sollievo, avevo ed ho la tremarella. E’ la prima volta che sono ospite a casa di un uomo. Ospite con queste premesse poi. Non è strano che sia agitata anche se si è impegnato a…Mi viene solo la parola ‘rispettarmi’ ma è ridicola. Si è impegnato comunque. Ha una bella casa, tenerla così in ordine deve costargli un occhio della testa. Pochi metri e sono in biblioteca. Non sapevo fosse un fumatore, Dottore. Si gira a guardarmi. Mi piace sentirmi gli occhi addosso? Non so, capita ed anche spesso, ma non è la stessa cosa. Cosa sente una più grande che abbia deciso o pensi soltanto alla possibilità di andare a letto con uno? Non è certo il mio caso ma il cuore batte più forte e respiro diverso dal solito, più in fretta. Ci ho impiegato troppo? Ma no! Siedi. Mi accomodo ma dire che stia comoda non è vero. Non sono abituata alle gonne. Questa che ho comprata apposta per venire qui è piuttosto corta. Se accavallo le gambe non sta bene, immagino nonna che arriva di corsa scuotendo la testa, non accavallare le gambe, una signora tiene le ginocchia unite un poco di fianco…Si è reso conto della mia difficoltà? Difficile, comunque non dice niente. Se si aspetta che sia io a fare conversazione…Senti, credo sia meglio ripetere i nostri accordi, i miei impegni. Primo: tu uscirai di qui come ci sei entrata, vergine cioè.. Anche se fossi tu a chiedermelo non ti…lacererei l’ imene. Secondo: Per il resto mi ubbidirai in tutto e per tutto. Chiedo scusa Padrone. Si cara dimmi. Ubbidienza S&S, sempre e subito? E se mi chiede qualcosa che non penso…non trovo le parole, qualcosa…Qualcosa che ritieni fare parte del mio impegno? No, non così, non so cosa dire e sto zitta ad occhi bassi. O non capisce o fa finta di niente. Non ti picchierò da farti segni, non segni visibili con i vestiti, niente occhi neri, niente segni che ti deturpino. Non ti frusterò, non in questi due giorni. Mi ubbidirai come una schiava però e ti tratterò come una schiava, sarai la mia schiava con quei limiti che ho detto, una schiavetta. Una sola disubbidienza ed i patti saltano. Ti butto fuori. Fatico a non saltare dalla contentezza. Avevo torto a pensare che potesse rimangiarsi gli impegni, torto marcio. Non sembra neppure un master, un padrone. MI accorgo di non aver quasi respirato da quando ha cominciato a parlare perché tiro un sospirone, non solo di sollievo, quasi soffocavo. E’ questo che vuol dire schiavetta: schiava si, ma senza fare sesso. Ne sono sollevata. Un poco però anche delusa. Ma è un master questo? Non mi porta a letto neppure se lo chiedo io ha detto. Ma cosa ci sto a fare qui? Come mi leggesse nel pensiero continua: voglio che ci conosciamo meglio, voglio procedere un passo per volta. Mi guarda fisso. Questo vuol dire che se lo ritengo opportuno ti becchi una bella battuta, nei limiti che ho detto. Sei d’accordo? Sei d’accordo? Ha atteso solo un attimo prima di ripetere la domanda con una voce tagliente, da brivido. Di nuovo mi manca il fiato ed ho la bocca asciutta. Sei d’accordo? Rispondi che diavolo, oppure vattene! A testa china ed occhi bassi mormoro un si. Si cosa? Parla più forte non ti sento, e chiamami padrone! Sto cercando una pala per scavarmi una buca e nascondermi. Rispondo Si Padrone solo per prendere tempo, non capisco più niente, capisco di piangere solo sentendo le lacrimi sulle gote. Mi caccia, mi caccia. Non ho altro in testa che questa idea che mi fa tanto paura. Non piangere sciocchina, su vieni qui. Indica il divano, al suo fianco e tiene in mano un fazzoletto. Serio ma non arrabbiato. Per un momento penso di scappare mollando tutto, i libri, i vestiti, e no, i vestiti nuovi no. E col cavolo mollo il bauletto, mi è costato un occhio. E’ la sola ragione? Bauletto e vestiti, per non filarmela come un lampo… forse. Due passi mentre il magone cresce e cresce la voglia di essere altrove, persino con Danj a Londra. Due passi solamente e sono arrivata. Adesso, penso, mi abbraccia e mi bacia, mi tocca. Mica ha detto che non mi avrebbe toccata. E se vuole che io… sono però seduta, vicino a lui che sorride. Avevo visto giusto, ha gli occhi blu e mi abbraccia, ma non come temevo. Non un abbraccio che ti stritola e non il resto. Mi stringe un poco, appena un poco ed assecondandolo poso il capo sulla sua spalla. E’ dolce, gentile, non è prepotente e profuma…di non so cosa e mi piace e non so…ecco, mi piace stare così.Mi sento protetta e cullata teneramente. Mio papà, si papà mi ha tenuta così, tanto tempo fa. Aveva un altro profumo. Singhiozzo e sono contenta di essere qui con Lui. Poi mi carezza il capo, la mano è leggera. Uno sprazzo: penserà che pianga per qualcosa d’altro, per Lui, poi di nuovo non penso. Sprofondo, sono tornata bambina, no neanche. Sprofondo e basta, nel niente, e ne sono felice, poi non penso del tutto, spengo la luce. Sto li e basta, incapace di, di qualsiasi cosa. E’ bello è dolce, è dolce ed è bello , bellissimo. Un altro sprazzo: sto bene. Un istante, un minuto od un secolo dopo mi chiedo se sia questo che chiamano amore, solo amore, senza aggettivi. Non lo so e non mi importa. Mi piace e mi piace quando mi scosta un poco e mi guarda. Non sorride ora. Ha gli occhi blu, poi cesso di vederli. Non posso vederlo con gli occhi chiusi. Li ho chiusi perché forse mi bacia. Percepisco il movimento con cui accosta la testa alla mia, la bocca alla mia. Non ho mai baciato così e non sono tanto esperta da schiudere le labbra; le schiudo lo stesso, poi. Aspetto la lingua con timore. Si scosta. Sei infinitamente cara, sei bella. Sono fiero di te. Non sono certa di capire, non importa perché di nuovo mi bacia ed io questa volta lo bacio meglio, stringendomi a lui. E’ bello, bello, bello. E’ bello Lui ed è bello stare tra le sue braccia, semplicemente grande, anzi immenso, anche se ho paura tutte le volte che mi slaccia un bottone, che infila la mano dove nessuno…scaccio il pensiero molesto. Lui sa fin dove può arrivare. Lui non andrà oltre. Ne sono certa. Certa al novantanove per cento. Non lo assecondo ma neppure
lo ostacolo o protesto ad ogni bottone della camicia che slaccia. Non lo assecondo quando me la sfila di dosso né poi quando la mano tiepida scivola sotto la coppa del reggiseno. Il cuore in gola e brividi dappertutto. Serro però le ginocchia subito dopo, inutilmente. Un solo dito sotto le mutandine, li , mi fa impazzire. Sono io a stringermi a lui? Non è impossibile, cerco la sua bocca e lo bacio a lungo, mi fruga la bocca ed io gli frugo la bocca. Ed il dito è sempre li. Involontariamente, senza accorgermene neppure, devo aver schiuso le ginocchia. La carezza ora…la carezza, tutta la mano che…no…Ha tolto la mano. Mi stringe con forza e di nuovo ogni mia titubanza scompare, appena comparsa scompare. Coprendomi di baci mi ricompone un poco, anzi mi sta rivestendo. Sono felice. Di nuovo in bagno, un’altra doccia. Ringrazio il cielo di averLo incontrato, inseguito e preso. Ringrazio il cielo di amarlo, e si, lo amo da morire. Se quelle mutandine te le avesse tolte? Temo l’avrei lasciato fare. Adesso, a mente un poco più serena, dico di no, mi conosco però. Devo fare attenzione. Non devo permettergli di andar oltre. Chiederglielo io di portarmi
a letto no, quello no, non ne sarei capace. Avevi una fifa boia scema. Ma bada, fai la difficile. E’ così che lo hai preso. Se ottiene tutto in fretta, subito, ti considererà una da poco, una puttanella qualsiasi. Qualcosa del genere lo aveva detto la nonna. Non a me, ero.. avevo si e no quindici anni; lo aveva detto mia cugina che ne aveva venti e viveva da sola. Le avevo sentite. Però lo amo. Tenerlo lontano? Come? E per quanto? Per fortuna ho portato biancheria di ricambio, le mutandine le ho lavate e stese in bagno. Il reggipetto? Posso non metterlo? Lo annuso. Può andare e può andare la vestaglia che mi ha dato. Si può andare. La prossima volta che vengo…La prossima volta? E Perché no? Non me lo ha chiesto, non ancora almeno, ma certamente lo farà. E se non… al diavolo cretina, te lo stai rigirando attorno al mignolo, ci sai fare. Certamente mi vuole bene, mi ama. Non mi piace ‘mi ama’, roba da film alla televisione. Preferisco dire che mi vuole e gli voglio bene. E sono di nuovo da Lui e con Lui. Mi sento bene. Sto bene. Vieni piccola. Decido che piccola mi piace. Ne ho educato più di uno che si dava arie da gradasso. Va bene, sul PC è un cosa diversa, e poi lo voglio educare?. Ti piace così, confessalo. Proprio si, mi va bene così, un poco professore ed un poco smargiasso, sempre dolcissimo. Vieni allora? Si, certo Padrone. Mi piace chiamarlo così. Mi piace l’idea di essere la sua schiavetta, per adesso almeno. E poi si vedrà. Non è che sia proprio certa di volerlo fare, di andarci a letto, almeno subito no. Però baciarlo e stargli in braccio. Essere sculacciata nuda sulle sue ginocchia. Anche questo più avanti, forse. Sono immobile davanti a lui che ha accesa una sigaretta, un’altra. Togliergli questo vizio non sarà facile. Puzza e fa male alla salute. Lui poi non è neanche tanto giovane. Mi piaci quando sorridi. Mi piaci sempre, ma quando sorridi…Sorride nel dirmelo. Va bene, inginocchiati. Non me lo aspettavo ed esito un attimo. Va bene, se voglio essere la sua schiavetta… ma lo voglio? E d’ improvviso, nel chinarmi penso di non volere altro. Possibile? Si non voglio proprio altro. Perché? NON LO SO. Lo sento ben forte dentro di me, ma tanto forte che… Poi passa tutto, un poco almeno. Non sarai felice se non con Lui. Perché LO AMI. Ma non voglio amarlo, non mi piace neppure il termine. Mentre mi parla mi riempio il cervello di se, di ma e di perché. E siccome non sono fatta per seguire i ragionamenti di due persone per volta, seguo i suoi, ma faccio fatica, poi fingo di essere a scuola e tutto è più difficile ancora. Accetto di essere la sua schiavetta. Accetto tutto. Tutto cosa? Ho una gran confusione in testa. Se lo accetti, ma devi dirmelo adesso, sarai la mia donna, la mia schiavetta prima, per questi giorni almeno, la mia schiava poi. Tace. Sono a testa china. Sono tutta china. Persino le orecchie sono piegate in avanti. Se accetti devi dirlo, adesso, subito. ‘E la sventurata rispose’ di manzoniana memoria. Mormorando il si Padrone che si aspettava, pur torcendomi, sono certa di volerlo e che sono le uniche parole che posso pronunciare. Resta giù. Ed io resto in ginocchio vuota,con tanta forza quanto uno straccio bagnato. Vuole faccia la mia professione, cos’è? Dico di volergli bene , di amarlo. Io sua schiava e lui il Padrone. Vorrei dirgli di possedermi di farmi donna ma a tanto non arrivo. So che ci arriverà da solo e presto, forse subito e la cosa non mi sconvolge poi molto. Bè, un poco si. Ed i suoi impegni? Mi sono fidata. Mi prende le mani facendomi solevare da terra, mi bacia. Si, certo, adesso mi svergina. Adesso ho paura e tanta. La vestaglia è sul divano ed io, senza niente addosso tra le sue braccia. Adesso mi sbatte sul divano e mi fa. No, sul divano no, si macchia di sangue, sa che è la prima volta. Un polipo, ecco cos’è, ma mi spiace così tanto? Rispondo ai suoi baci come so e posso, abbandonandomi alle carezze ed alle sensazioni che sanno scatenare. Stesa sulle sue ginocchia, a pancia in giù arriva il primo colpo. Una pausa il secondo. Servono parecchi colpi per scaldare un bel culetto…ricordi di internet. Il mio lo ha già scaldato ben bene. A, ciao. C’è qualcuno che sale. Io impazzisco letteralmente. Inutilmente però. E’ forte abbastanza da bloccarmi bocconi mentre con una gamba ferma le mie. Caruccia da quello che posso vedere, un gran bel sederino, è tua? Cosa pensi? Ridono entrambi, lui e lei. Mi si è data schiava pochi minuti fa ed è vergine. Ascendente? Ascolto incredula questa conversazione Kafkiana. Stai ferma schiava altrimenti ricomincio, con il battipanni però. Non smetto e mi arriva sul sedere una dozzina di colpi tanto forti da ‘convincermi’. Allo stesso modo mi convince ad aprire di più le gambe. E’ già bagnata le dice. Letteralmente mi abbandono, piena di vergogna, alla mano che ha raggiunto la mia fessurina; ancora più incredibilmente mi porta ad emozionarmi persino più di prima. Ho smesso di piangere. Chi e’? Sembra di casa. Della stesa età di lui, no un poco meno. Chi è? Chi cazzo è? Mi chiedo. Intanto Il Padrone mi ha messa in piedi e mi tiene per un braccio. Questa si chiama schiavetta per ora, solo schiavetta, poi vedremo se ne vale la pena. Il tuo bagaglio? Sotto, in ingresso. Schiava vai a prendere…quanta roba? Due valige solamente. Chi cazzo è? Una sua amante certo. E lo stronzo sapeva che arrivava. E mi ha fatta trovare nuda biotta mentre…mi ha messo le mani tra le gambe apposta. Scendo per il bagaglio di quella. Volevo mettere almeno la vestaglia ma il Padrone non ha voluto. Chiacchierano tranquillamente seduti. Lei mi guarda attentamente. Ben fatta, dice. Fa il penultimo anno del classico. A si? Quanti anni ha? Chiedilo a lei. Me lo chiede ed infastidita rispondo. Sei giovane…Ma grande abbastanza. Comunque devi chiamarmi Padrona. Qui dentro ho i suoi stessi diritti. Tutti. Sottolinea con il tono della voce quel tutti. Cosa vuol dire e perché ha gli stessi diritti del… ma si del Padrone. Niente smancerie anche se si conoscono bene, sono…intimi, ma non in quel senso. Sento che si chiama Patrizia, tiro le orecchie quanto posso ma devo apparecchiare, scaldare l’arrosto e preparare le patate. Patrizia mi aiuta mostrandomi dove trovare le cose. Marcello poteva avvertirmi e doveva, te no, avvertire una succube non è obbligatorio. In silenzio le vado dietro e poi faccio quello che devo. Devo? Bisogna vedere se resto. Poi arriva Lui in cucina. Lo ammazzerei. Ti ha detto tutto cosa fare? Sei veramente bella. Mi dispiace aver fatto tutte quelle promesse. Purtroppo le mantengo sempre. Non me ne frega niente, è un bastardo, dopo cena me ne vado. Non resto qua. Ci resti la sua puttana. Vai a vedere se mia sorella ha bisogno di qualcosa. Non nel mio di bagno. Due porte dopo. Non ci credo, è troppo bello. Vorrei cantare e battere le mani, vorrei…Cosa aspetti? Dovrai imparare cosa sia un ordine ma, no, aspetta. Mi attira a sé, mi accarezza i seni ed il sedere; è quello anzi che gli interessa di più. Neanche caldo o rosso. Non ho picchiato abbastanza forte e dovevo dartene di più. Ci penserà Patrizia se non righi diritto. Lo hai sentito, devi ubbidire anche a lei. Vai adesso. Non ci credo, non so cosa credere. Restare con Lui ma c’è lei. Sempre o soltanto qualche volta? E’ arrivata con due valigioni. Busso e senza aspettare entro. Non sembra che la cosa le faccia ne caldo ne freddo. E’ dentro la vasca ad occhi chiusi. Sono in ritardo, è già pronto? No, il Padrone ha detto di venir a chiedere se posso fare qualcosa per lei. L’arrosto e le patate, basta qualche minuto al microonde. Si, va bene. Lavami. La lavo e l’aiuto ad asciugarsi. Che ora è? Da queste parti un bel per piacere no, mai, non usa. Va bene abbiamo tempo. Ficcati sotto la doccia. Mi lavo o mi lava lei? Mi lavo da sola. Hai un bel boschetto la davanti. Dirò a Marcello di fartene liberare. Poverino, con la menata stupida della schiavette questa sera non scopa. Sul serio sei ancora vergine? Non vorrà mica controllare sta…E che controlli pure. Ma non farà mica male una cosa del genere?. E se te la rompono? Mi fanno servire a tavola con addosso fra le gambe una cosa che lei chiama cashe sex o qualcosa del genere. Poi mangio pure io. Lui si chiama Marcello, il dottor Marcello ed è il mio Padrone. Patrizia è sua sorella. Dicono che debba ubbidire pure a lei. Non mi piace per niente. Lui, il mio Padrone, mi segue con gli occhi per tutto il pranzo mentre li servo a tavola, elegante nello spezzato estivo io invece ho ben poco per coprirmi, un coso minuscolo tra le gambe che chiamano cashe sex. Per ragioni igieniche, quando servo a tavola soltanto, perché devo abituarmi a stare senza niente addosso. Anche lei è in tiro, gonna e camicetta, semplice ma elegante e mi tiene gli occhi addosso anche lei. So che una schiava deve stare nuda ma per me è la prima volta e mi da più fastidio essere guardata da lei che da Lui. Che diamine, è il mio Padrone. Bevono il caffè e Lui mi tocca il sedere mentre passo. Mi ha preso di sorpresa e schizzo in avanti. Lui ride e ride anche lei ma meno. Sei una schiava, dice la signora Patrizia e se il tuo padrone vuole accarezzarti tu stai ferma e ti fai toccare, anzi, prosegue, ti metti in modo che possa toccarti con comodo. Mi piacerebbe penso, ma non con te che guardi… Ovviamente faccio quello che dice, sembra che Lui sia d’accordo. Allargo un poco le ginocchia e mi chino in avanti con il busto. Chinati un poco di più.. E’ sempre lei a dirmi come fare ed io nel farlo, d’improvviso mi sento morire di vergogna, sopratutto perchè non siamo soli, c’è questa qua che mi fissa mentre aspetto immobile. Lui non dice niente e non allunga più le mani. Vai pure. Mi guarda per tutto il tempo, e come mi guarda! Credo di piacergli proprio e ne sono immensamente contenta. All’inizio mi sentivo strana, servirli a tavola loro vestiti ed io completamente nuda, ma sono sua e lo vuole Lui. Finito di sbarazzare, mangio anche io, in cucina. Non avanzi come dovrebbe mangiare una schiava. Hanno lasciato la mia parte sui piatti di portata. Non provo niente, non sento niente, non capisco più niente. E’ decisamente troppo tutto insieme in una volta, il Padrone e gli spettatori. Una spettatrice almeno. Mi chiedo se mi porterà a letto. E’ vero, ha ripetuto che avrebbe mantenute le promesse, ma so di piacergli e credo mi voglia. Ed io cosa voglio? Non lo so, voglio e non voglio. Cosa voglio e non voglio? Inutile che mi nasconda dietro un dito. Non voglio che mi faccia ma, allo stesso tempo non voglio altro, niente altro. Ecco, voglio mi faccia, mi prenda, però non deve scoparmi questa sera, domani magari. E se mi prende e mi porta in camera sua, cosa posso dire? Di no? Certo potrei dire di no, ma sarei capace di dirlo? Potrebbe dirmi: voglio scoparti, vieni. La stessa cosa, che cazzo gli dico? Gli altri master ti sbattono sul letto, anzi si fanno fare il primo pompino sullo zerbino e gli devi aprire le gambe e dargli il culo già in ingresso. Quasi tutte balle ovviamente. Avresti preferito ti facesse sul divano appena arrivata, stronzetta puttana? Certamente no. Gli sono corsa dietro proprio perchè è diverso dagli altri padroni. Lui è dolce e gentile, quasi sempre almeno. Mantiene sempre le promesse, sua sorella lo ha confermato. Questa sera non mi fa, non mi svergina e quasi, un poco, un poco solo, si, poco ma mi spiace. Vorrei…lo guardo un attimo. Dio se mi piace, solo a guardarlo mi rimescolo tutta. Giro la testa in fretta, lei mi sta osservando, sorride ed anzi scuote la testa. Ma è sul serio sua sorella? Lei è bella, un bellissimo viso, non uno sgorbio come me, quasi piatta e senza culo. E se, sorella o no, lui se la sbatte? E’ molto frequente. Lei però può avere tutti gli uomini che vuole bella com’ è. Ho finito di riordinare la cucina, cosa faccio? Mi siedo qui ed aspetto? Il tempo di appendere il grembiule ed il problema è risolto. La signora Patrizia viene a vedere se ho finito. Datti una sciacquata. non vorrai disgustarlo con la puzza di cucina. Mi viene da ringraziarla ma lei scuote la testa. Sono tante le piccole cose che devi imparare, ma sei giovane, non puoi sapere già tutto. Le imparerai un poco per volta. Poi vieni di la a farti coccolare un poco da lui. E’ su di giri, gli piaci da morire e si da dello scemo, tu sai il perchè, promette troppo. Ah, toglitelo, dice facendo un cenno verso di me. La guardo senza capire. Quel coso tra le gambe. Anzi lavati bene sopratutto li e sotto le ascelle, lavati bene dappertutto. Non si fida e mi accompagna per controllare. Torniamo che sono linda e profumata come una pupina dopo il bagnetto. Spero che a Lui faccia piacere. O si che gli piace, tanto che ringrazia la sorella. Del documentario non vedo molto e penso non ne abbia visto molto neppure Lui. Si è messo in vestaglia e mi prende sulle ginocchia assestandomi bene in posizione di coccole. Lo aiuto come posso. Prima ancora della prima carezza e del primo bacio sono tutta un bollore, subito dopo vado in estasi. Chiudo gli occhi e lascio fare, è il mio padrone. Dimentico persino che c’è Lei sullo stesso divano, davanti a me. Lei sta guardando il documentario, almeno credo, ma non me ne importa un fico, mi interessa solo essere baciata. Sulla bocca e sui seni mentre la mano lentamente dal ginocchio sale su. Più in fretta vorrei dirgli, ma sale piano e quando ci arriva la evita, ci gira intorno facendomi spasimare. Continua così il maledetto. Mi sta mordendo un capezzolo quando la mano ci arriva, non la mano, un dito solo che però basta. Mi sembrava di essere già gonfia. Adesso lo sono di più, molto di più. Si umetta di saliva il dito di nuovo ed io mi bagno dei miei umori. Credo di essere al massimo. Mi sbaglio. Sono felice di essermi sbagliata. Sono tutta li e solo li. Poi mi innervosisco quando preme col polpastrello sul buchetto, no, così no, non così. Ma è un timore sciocco. Sale a cercare e trova il mio pistolino ed è l’apoteosi il massimo dei massimi. Non riesco a trattenere un sospiro, mi agito perché il dito insiste, mi fa morire, poi mi abbandono di colpo trasognata, inerte. Sospiro ancora, felice tra le braccia del mio Padrone. Calda come dentro una coperta, serena come non ricordo di essere mai stata, il cervello svuotato. Felice, l’unica cosa da dire è: felice. Felice anche di sentire il suo coso premere duro contro di me. Vuol dire che gli piaccio, che mi desidera, me che sono la sua schiava ed invece che godermi mi ha fatta godere, non è giusto. Che razza di donna sono se non faccio godere il mio uomo, anzi il mio Padrone. Perché è il mio padrone e non ne avrò altri, mai. Non farò come tante altre che saltano da uno all’altro e certo sarò una schiava molto brava, sarà contento di me e non mi scaccerà mai. Cerco di immaginarmi Lui che mi possiede, la prima volta. Spero non alla pecorina. A molti padroni piace ma a me no. Vorrò vederlo in viso mentre mi prende e mi fa sua, vedere gli occhi blu, sempre quando faremo l’amore ma sopratutto la prima volta quando avrà il mio fiore. Un modo di dire ridicolo ma l’ho letto da qualche parte: fiore. Ma no! Ed allora vorrò vederlo in faccia quando me la romperà, la prima volta, e tutte le altre volte che mi scoperà. Ho letto che il male è relativo e che passa in fretta. Ho letto anche che la prima volta, le donne, quasi mai godono. Vedremo. Lui mi viene sopra e mi entra dentro un poco brutalmente, sono la sua schiava. Mi farà male così? Alcuni dicono che in quel modo fa male e parecchio. Mi accarezza ancora, dolcemente. Il solito dito segue la riga del sedere e trova l’altro buchetto. Mi preoccupa, mi raggrincisco tutta. Tutti i padroni si inculano le schiave od è un’altra balla? Sollevo come posso i fianchi ed il dito ora ha modo di entrare un poco di più ma piano. Sollevo le ginocchia portandole verso il petto, unite. Entra ancora un poco. Male? Ma va la. Non è certo una cosa da sballo però, ma se a Lui piace…Si, gli piace. Aprendo gli occhi colgo il suo sguardo che però non so decifrare. Se gli piace me lo farò piacere anch’io. Mi solleva ancora un poco e mi accomoda meglio, Contro la natica avverto la presenza del suo cazzo, il mio cazzo. Il primo che sento contro di me. Non mi ero accorta fosse così caldo, bollente. Diventa più caldo quando sente, sente cosa? La donna che ama, perché mi deve amare. In modo diverso, come ad una schiava ma deve volermi bene. E di nuovo mi sento una carogna, una immensa carogna. Mi ha fatto godere e sto qui a farmi accarezzare. Dirgli che voglio mi scopi non oso. Non ne sono certa, per niente. Un pompino si, può chiedermelo. Ha detto che non mi svergina, anzi ha detto che non mi rompe l’imene. Mantiene la promessa. Non è che mi faccia proprio schifo fargli un pompino ma, ma. Fanculo, glie lo dico che voglio farlo godere con la bocca? Invece non dico niente perchè mi manca il coraggio. Solo per questo? So solo quello che ho letto di tutte queste cose, ho paura di dire cavolate, scemenze. Non voglio mostrarmi ridicola. Forse ho paura e basta. Se mi vuole sono qua. Potrebbe anche mettermelo nel popò. Questo no. Meglio un pompino per cominciare, purché non debba mandarlo giù, ingoiarlo. Non so se potrei. Tutte cazzate. Ha fatto una promessa e la sta mantenendo, è questo che importa. Mi sento sicura con Lui, come mai da tantissimo tempo in qua. Piccolina, cullata e protetta. Devo essermi addormentata e mi sveglia scuotendomi. Seguo Lei nella sua camera, la aiuto a ripiegare il copriletto ed a stendere una copertina di piquet. Dormirai qua. Mi indica la sinistra del letto. Perché? Perché sei una schiava ed ubbidisci agli ordini. Cosa posso rispondere? Niente. Altra sosta in bagno e ci infiliamo nel letto, non mi sono mai lavata tanto come questa sera. E’ quasi mezzanotte e normalmente a quest’ora dormo ma sono sveglia come un grillo. Penso a Lui alle carezze, a quanto mi sono piaciute, penso a domani, mi chiedo se mi farà tornare. E se non gli sono andata a genio? Domani, si domani lo saprò, e mi chiedo perché non sono con Lui. Non hai sonno? Si un poco, ma. Ma ti sono successe un mucchio di cose oggi. E’ in gamba non è vero? Sbanfavi mica male prima, ti piaceva stare con lui. Un momento dopo: ho detto io che dovevi dormire con me. Lui prende un impegno e se non riesce a mantenerlo poi sta male, diventa rabbioso. Quindi dormi qui. Via la tentazione. A pensarci però, aspetta. Sta via qualche minuto e quando torna mi incatena un braccio alla rete del letto. Così la tentazione non può andare da lui. Ho visto come lo guardavi. Stranamente glie ne sono grata. Tutto sommato non mi è antipatica, anzi. Non riesci a dormire? No Signora, sono un poco…agitata, le rispondo. Anch’io, dice. Ti da troppo fastidio il braccio legato? No, non quello, la catena è abbastanza lunga. Cosa all’ora? Si, cosa? Forse non sono abituata a dormire senza il pigiama, rispondo. Credo sorrida. Ti dovrai abituare. Da adesso in avanti ti vestirai solo per andare in giro fuori casa. Lo sapevo, Signora. Lo sapevi ma non ci avevi pensato. Marcello non è cattivo, prosegue, e gli piaci. Pensa che mi vorrà bene? Ti vuole bene ma devi capire…sei la sua schiava ed una schiava…è un modo diverso di voler bene, capisci? No, non capisco od almeno non del tutto. L’importante è che mi vuole bene. L’importante è che sono ben contenta di averlo incontrato. Parliamo a lungo e mi racconta qualche cosa di lei e del Padrone. La casa è di tutti e due e sono soci in altre cose. Capisco che si devono voler molto bene, sono da sempre molto uniti. Le racconto di me, ma non oso andare a fondo in certe cose. Non le racconto della candela…Non lo racconterò mai a nessuno. Parlo però a lungo della mia famiglia e di papà, dell’ncidente. Mi viene da piangere. Non ne avevo mai parlato con nessuno, Signora, non ci voglio pensare neanche a loro, quasi mai ci penso, mi fa troppo male. Su, piccola, non piangere, sei tanto cara, Marcello è fortunato ad averti trovata. Mi carezza la testa e mi abbraccia. Sai, saremo un poco sorelle, ma bada, so anche essere cattiva e diventerò molto cattiva se gli dai un dispiacere a Marcello. Era stata simpatica, dolce anzi, fino ad un momento prima, adesso la voce tagliente mi spaventa. Non voglio, dico, poi taccio. Non vuoi cosa? Non voglio assolutamente fare niente che possa spiacergli, mi deve credere, lo giuro. Ti credo, adesso parli così, ma non sai cosa ti aspetta. Non sai cosa sarà vivere come schiava, avere un padrone da servire e riverire. Uno che dovrà essere tutto per te e tu niente per lui. E’ vero, non ne so niente. Lo amo però, lo amo tanto e farò tutto quello che mi dirà di fare. Taccio e tace anche lei. Si alza, adesso ti libero e ci beviamo una tisana calda. Non mi da assolutamente fastidio seguirla in cucina anche nuda come sono. Le schiave girano nude, lo sapevo venendo da Lui e mi sono già abituata. Sto ubbidendo ad un Suo ordine e stare nuda mi regala un senso di libertà mai provato prima. Sono libera perchè sono la sua schiava e voglio esserlo. Solo ad arzigogolare di noi mi si allarga il cuore. Si gli voglio bene, anzi lo amo, lo amo e lo amo. Sto seguendo la Signora, non ha molto addosso neppure lei ed è bella, la invidio per come è fatta. Una donna, non una ragazzetta come me. Vorrei avere le sue tette ed i suoi fianchi…vorrei avere la sua sicurezza e la sua età, si anche l’età. Chissà quanti amanti ha avuto! Deve essere molto esperta a letto, forse potrebbe darmi qualche dritta per far bene con Lui quando sarà il momento. Quando? Forse domani? Prendi la tisaniera mi dice, quella specie di teiera con i disegni rosa, la dentro. Lei invece prende tre barattoli di vetro scuro e ne mescola su un piattino qualche cucchiaiata spiegandomene le proprietà e le giuste proporzioni. Impara, piacciono anche a lui le tisane. Non è che a me piaccia molto e bevo a piccoli sorsi, scotta anche. Tornate in camera parliamo ancora. Cosa mi aspetta? Lo chiedo senza pensare. Deciderà Marcello. Sarà in ogni caso dura per te, credo si aspetti molto. Cosa…mi zittisco. Cosa? Fa lei. Io, volevo dire, cosa devo aspettarmi? Lo ho già detto, risponde quasi seccata. Tutto. E cosa sia tutto lo deciderà mio fratello. Tutto in fatto di sesso? Insisto. Ho paura ma non riesco a tacere. Tutto anche in fatto di sesso? Ma certo, questo è scontato, no, tutto è, esita, tutto è quello che esigerà da te e che tu dovrai fare. Se gli vuoi bene a sufficienza sarà un poco più facile ed anche tu ne sarai contenta. Si addormenta e cerco di capire qualcosa di tutto quello che mi ha detto ma è complicato, mi perdo. Mi addormento pure io. E’ ancora buio quando mi sveglio, fa freddo ma, legata come sono, non posso raggiungere la coperta finita di piedi. Forse l’ho svegliata io muovendomi. Chiude la finestra e mi copre. Sei gelata, ti prendi un accidenti, ma non mi libera. Mi abbraccia ed è la prima volta che stringo un corpo di donna. Mai stretto neanche un uomo se non Lui, ieri. Mi addormento di nuovo. Grande 4

Non sono certa di niente. Quando mi ha detto che doveva partire, per pochi giorni solo, torno martedì ha detto, mi sono sentita sollevata. Prima avevo paura, da morire. La Signora Patrizia era uscita ed eravamo soli in casa. Poi è entrata, non come una furia ma quasi, eravamo nella stanza da letto del padrone e non l’avevamo sentita, per niente. Tutto a posto, be, io ero ovviamente nuda come dovevo, son pur sempre la sua schiavetta, neanche il coso tra le gambe, il cashe sex che dopo aver servito la colazione avevo tolto. Insomma biotta in ginocchio, ai piedi del letto ed ai piedi di Lui, seduto sulla poltroncina. Mi sono però vergognata come una ladra. Sei già di ritorno cara, ai fatto presto. Indifferente lui ed indifferente lei. Io invece sulle spine. Un attimo prima ero certa che avrebbe esercitato i suoi diritte di padrone, almeno un pompino o il culo, giusto per non venire meno alla parola data, di non sverginarmi.
Con lei in casa però…no, certamente non se ne parlava. Ci ha lasciati soli per cambiarsi e Lui mi ha dato gli ordini per i prossimi giorni. Si, credevo di morire. Un attimo prima perché ero certa che mi facesse e ne avevo appunto paura, poi, e ne provavo una gran rabbia, perché non mi faceva. Guarda che il taxi arriva tra un momento. Era tornata la Signora, su baciala, le hai detto tutto? Si Patti. Lui sorrideva ma non a me, a lei. Per un attimo ho pensato di non esistere. Su, bacialo, anzi baciagli il pisello, così poi sta tranquillo…mi aveva preso per un braccio e fatta avvicinare quel tanto che bastava. Lui mi guardava mentre morivo ancora di più. Inginocchiati cagnolina. Cosa dovevo fare? Mi sono inginocchiata e seguendo quello che mi dicevano gli ho slacciata la patta. Non sei molto pratica vedo. Spiritoso. Si è alzato slacciando, calando e sfilando pantaloni e mutande per poi tornare a sedere. Non ha detto niente ma certo dovevo fargli un pompino. Così da vicino non lo avevo visto neppure ieri. Mi sentivo a dir poco strana, bloccata, però ho chinato la testa e posato la bocca sul cazzo. Appena le labbra, poi il campanello. Era il taxi. Ho augurato l’inferno a tutti i tassisti di Milano e provincia. E adesso cosa faccio? Non volevo tornare subito a casa. Entrando dovevo decidere cosa fare ed invece non ho deciso un cazzo. Non decidendo ho disubbidito subito al suo primo ordine: appena a casa ti spogli, d’ora in poi, da me. ma anche a casa tua, stai sempre senza niente addosso. Ed invece non mi sono svestita e giro per casa in pantaloni, vietati ma tollerati perché mi sono mossa in moto. Cavolo, cavolo, cavolo! Gli dico testualmente che basta, anzi che vada…no educatamente, lui però non ha fatto niente di male, sono io che sono suonata. Sei tu la stronza. Lui è un master ed anche super. Vado in bagno, una sciacquata e, messa la vestaglia vado in camera. Accendo il PC e penso a come devo, no, debba, asina, rivolgermi a Lui. Padrone no, non lo è ancora, anzi non lo sarà mai. Egregio Dottore. No non punto, va la virgola.
Amato Padrone, no, amato è troppo, solo PADRONE tutto maiuscolo? Esagerata,
-Padrone carissimo, arrivata a casa mi sono lavata…Così finisci domani.

-Padrone carissimo, mi avete dato degli ordini e li sto eseguendo. Siedo alla tastiera, vestita come mi avete chiesto, cioè nuda, perchè ogni vostro desiderio logicamente è un ordine ineludibile. Impossibile per me fare o pensare solo di fare diverso perché vi amo e sono vostra, completamente Vostra. Amandovi come sento di amarvi necessariamente devo appartenervi come d’altronde sento e so di appartenervi. Quindi ubbidisco, lieta di ubbidirvi. Per fortuna il vostro ordine è formulato in modo tale che posso fare un poco di testa mia. Certo, riassumerò queste ultime fantastiche ore, ma non come fosse un tema, un compito in classe in cui devo scrivere quello che l’insegnante vuole sentire, ma quello che ho sentito io, quello che sento ora e quello che spero di sentire in futuro.
Questa ultima parte è la più semplice. In questo momento vi amo e per il futuro spero mi consentiate di continuare ad amarvi come ora e, se pure penso sia impossibile amarvi più di quanto vi ami ora, di amarvi meglio oltre che di più e, perché no, di adorarvi. L’italiano zoppica lo so, non voglio però correggere niente di quanto scrivo di getto, senza pesare le parole, senza misurare i sentimenti. Vi amo, spero di amarvi, di potervi amare a lungo e tantissimo.
Sono e sarò sempre
La Vostra schiavetta e quando vorrete, la Vostra schiava.
_______________________________________

Rileggo due volte. In effetti zoppica abbastanza da essere credibile, rileggo ancora ed invio. Lui non c’è ed ho modo di pensarci su fino a domani e poi scrivere il resto. Per adesso devo però pensare a domani mattina a scuola. Meglio dare un’occhiata. Poi tirerò fuori qualcosa dal frigorifero che è pieno da bastarmi un mese.

Sono appena tornata, interrogazione di storia, non me lo aspettavo ma ieri sera ho ripassato ed è andata piuttosto bene anche se detesto quel periodo della storia europea. Preferisco l’antichità: l’Egitto, la Grecia e Roma. Quelli si che erano tempi. Accendo il PC, non si sa mai e trovo la sorpresa: Lui, si Lui. La signora gli ha reindirizzato il mio messaggio ed ha risposto qualche ora fa. Leggo e rileggo. Non solo non ha niente da ridire ma anzi gli piace quello che ho detto e come l’ho detto.
-…cagnolina- mi chiama cagnolina, mi piace, -perchè non dovrei permetterti di amarmi? Ne sono felice, ma lo dovrai fare, amarmi intendo, nei modi giusti per una schiava. Per adorarmi, vedremo, anche se mi sembra un poco eccessivo. Sarà bello averti intorno agghindata…sarà bello vederti, gioire di te, mia completamente mia. Per gradi ma averti come voglio – Prosegue con tante parole e…cose che mi piacciono. – …scrivimi il resto, lo leggerò con piacere. Prima però bada ai tuoi doveri scolastici, sarò sempre inflessibile su questo.- Sono fuori di me. Leggo e poi rileggo, beandomi delle sue parole.
Mi stacco dal PC solo dopo aver stampato tutto. Per fortuna spesso mi porto avanti con compiti e lezioni. Per domani sono a posto con il compito di greco. Tre ore bastano al resto. Le faccio bastare. Poi preparo la cena, devo solo scaldare e sono libera per Lui. Soltanto l’idea mi manda un poco fuori. Ho esagerato prima? No, soltanto un poco. Voglio essere sua. Sono anzi sua. Ho paura, certo. Chi non avrebbe paura la prima volta con un uomo, con un padrone. E’ naturale aver paura. Come devo iniziare? Come prima, con padrone carissimo andrà bene, c’è tempo per dire di più mentre tornare indietro non si può. Non posso, per esempio rimangiarmi la chiusura: La Vostra schiavetta e quando vorrete la Vostra schiava. Gli ho detto in pratica di scoparmi quando vuole, ma non serve certo che sia io a dirglielo. Poi, poi è quello che voglio anch’io, quasi sempre almeno, quando non mi prende la fifa.. L’aveva mezzo molle, ieri mattina, non gli pendeva proprio giù ma neppure era dritto. So che capita, l’ho letto, pensavo però che avendomi li davanti senza niente addosso…Non dovrei fargli più effetto? Io però non ero bagnata…Mi sentivo strana, questo si ma non ero bagnata come avrei dovuto. —poi, salendo le scale ho avuto paura, mi sono fermata incapace di fare un altro gradino, stavo per scendere e scappare quando siete comparso. Vedervi, sentirvi è bastato. E’ stato come su una altalena. A momenti di esaltazione seguivano altri di paura, paura di quello che non so. Credo sia normale però. Desideravo…tante cose, le volevo anzi e subito, mentre dopo temevo le faceste. Avete fatto bene a sculacciarmi, avete mostrato chi siete e chi sono io. Mi avete dimostrato di essere il Padrone ed io una cosa Vostra, solo una schiavetta., la Vostra schiavetta. Scusatemi sono monotona, lo so, ma è quello che ho sentito, anche se mi facevate male, di essere cioè una cosa e soltanto una cosa, Vostra, che esisto solo per quello che volete Voi, sopratutto alla fine, dopo essere stata punita, ferma ancora sulle vostre ginocchia, felice di sentirmi una cosa vostra. E’ bello essere una cosa vostra.–Decido di fermarmi un attimo. Sono completamente invasata ma non voglio certamente dirgli troppo chiaramente come mi sia piaciuta la mano sulla fica, che non avevo mai goduto tanto prima, mai in vita mia. Nessuno però mi aveva mai toccata li in basso prima. E’ meglio mi dia una calmata. Un bicchiere di spremuta mi metterà a posto. Non ho certo intenzione di dirgli che indosso la vestaglia. Sotto non ho niente, una specie di compromesso. Neppure gli ho mai detto che fumo, non molto, tre o quattro sigarette al giorno ed adesso mi va di fumare. Le tengo nella scatola di ferro di papà. Una Camel, non sono le solite, le ho prese domenica scorsa al distributore automatico. Accendo, strizzo un occhio raggiunto dal fumo, espiro. é buona. Mi guardo in giro. Cose del genere, fumare, le facevo, con nonna viva, solo nella mia camera anche quando non c’era. Neanche mi toccavo qui in sala, soltanto in bagno, o sotto le coperte, quando lei dormiva di già. Eppure, adesso, per la prima volta, sto portando la manina libera, la sinistra, tra le gambe qui in sala, sulla sua poltrona. Non si può rimanere attaccati al passato. E’ morta e mi spiace, mi spiace molto ma io sono viva ed innamorata. Devo dirglielo che mi sto toccando? Neanche morta, come non gli dirò mai della candela che mi sono ficcata in culo anni fa quando ero ancora al ginnasio. Ce l’ho ancora di la, assieme alle due conchiglie , il nastro rosso ormai sbiadito, la matita rosso e blu, il chiodo storto, le perline…e la medaglietta con cui mi sono fatta sangue alla tetta, alle medie. Mi sto umettando le labbra, le ho secche. Per forza. Penso al cazzo del mio Padrone. In genere puzza dicono ma non ricordo un odore particolare. Si, certo, si era alzato da poco ed è gente che si lava. Cazzo che si lava. Cosa si prova quando Lui te lo infila davanti? E dall’altra parte? Alcune dicono che è sempre bellissimo, altre…Lo chiederò alla Signora…brava e se lei chiava soltanto, si offenderebbe? Di certo. Non posso neanche essere certa che chiavi, magari è vergine o potrebbe essere una padrona. No, non ci credo. Alla fine scaldo delle lasagne, le faccio bene, quasi come la nonna, e ne surgelo abbastanza per qualche volta. Mi prende il magone di nuovo. Volevo chiudere facendo un poco la sostenuta e non ci riesco,— Vi amo Padrone, altro non so e non posso dirvi, sarà quel che sarà, pechè sono Vostra.—
Invia.
Me ne pento subito, mi do della cretina e neppure rileggo, tanto è inutile ormai.
Ho rinunciato al mio ‘ditino veloce’ prima e ne sono un poco scombussolata. Mai capitato prima. Di fermarmi a metà, intendo. Alla televisione non c’è niente. Mi metto al PC e neppure qui trovo niente di interessante. Però ho un poco sonno. Si, lo amo. E’ l’ultima cosa che penso od almeno che ricordo. A parte il sogno. Neanche di questo voglio parlarne, a nessuno.

Ieri sera mi sono rigirata nel letto fino a tardi e sono un poco stranita, faccio persino fatica a seguire quello che dice la prof. Non ci sono proprio con la testa ed è normale con le mail di ieri. La campanella, l’intervallo e, per fortuna, a sorpresa, adesso abbiamo un’ora buca. Ho impiegato quasi un’ora a rispondergli ieri sera.

-D. Ciao cagnolina, come va? Non ho molto tempo ma voglio dirti che il tuo ultimo messaggio mi è piaciuto molto, lungo, prolisso ma dolcissimo, da vera cagnolina. Ritorno giovedì sera o venerdì mattina, in ritardo ma regolati come venerdì passato, ti aspettiamo. Parleremo del nostro futuro ma voglio già anticipartene il succo: Non prendere impegni per i prossimi fine settimana né per le vacanze, sia di Pasqua che estive. Non prendere nessun impegno. Ne ho parlato con Patti; anche se decido io, i suoi consigli sono sempre da prendere in considerazione. Le piaci e mi ha convinto che sia meglio tenerti per ora come schiavetta e promuoverti con calma, a scuole chiuse, quando tutto potrà avvenire per gradi e più naturalmente. Sarai fino ad allora solo la mia schiavetta. Gradirei una risposta estremamente sintetica.
Ciao cagnolina, a venerdì.

Volevo essere sintetica ed ho scritto quasi una pagina. Ci ho lavorato su per ridurla ed è diventata una pagina intera; ho cancellato tutto. Sono la vostra schiavetta e farò tutto quello che vorrete: troppo lungo e non mi piace. Allora: Si. La Vostra schiavetta innamorata…ma, questo ‘si’ comporta un giudizio, vuole dire che mi sta bene, che accetto la sua proposta, dopo averci magari pensato e ragionato sopra. No, non va bene. Questo si che mi piace:

-IO. Vi amo.
La Vostra schiavetta.

Così va bene. Nessun giudizio. Nessun commento o retro-pensiero. Lo amo e faccio, senza discutere, solo e sempre quello che vuole lui. Enter.

Adesso, in classe, mi prendono al solito i ripensamenti: in pratica dice che mi scoperà solo dopo la fine dell’anno scolastico, questo era chiaro e mi sta bene. Ma nel frattempo? Sarai sino ad allora solo la mia schiavetta. Ma una schiavetta…ad una schiavetta può e vorrà…ha promesso di non farmi segni, visibili quando sono vestita, ma sotto si, niente segni indelebili…a dire la verità ha detto pure che per adesso bastano gli sculaccioni e che una schiavetta non fa sesso, o meglio non chiava, ‘uscirai di qui vergine come sei entrata, non ti lacererò l’imene.’ Su tutto il resto però silenzio di tomba ed anzi, domenica stava per farsi fare un pompino. Il suo è stato il primo pisello che ho visto ma ero tanto agitata che non ricordo niente o quasi, solo che era mezzo floscio. Fargli un pompino, come si fa? Ed potrebbe anche rompermi il popò…solo la fica è protetta. Non che mi importi, od anzi, forse ha ragione. Vorrei essere già a letto con lui, adesso che sono fuori tiro, che non rischio, mi conosco, poi, quando è il momento mi prende una paura… ma anche prenderlo nel culetto, mica deve essere uno scherzo! Si, mi metto là e lui lo fa, me lo mette dentro. Io sto ferma e lui mi fa il servizio del secondo canale. Non può essere così semplice e per i pompini esiste proprio una tecnica apposta. In questa ala ci siamo noi di seconda e le grandi di terza. Quattro sezioni, otto classi, venticinque per classe, cioè duecento ragazze. Dire che a diciotto o diciannove anni scopi solo il dieci per cento è poco ma diciamolo: scopano in venti e certamente qualcuna dà il culo al suo ragazzo e gli fa pompini. Mica posso mettere in bacheca un sos sull’argomento. Fossimo in una scuola mista non cambierebbe niente, i ragazzi sono dei giuggioloni, quelli che conosco almeno e comunque…meglio pensare ad altro e faccio un paio di esercizi di mate che ci ha appena assegnato. Questo mi calma ed a casa posso sempre cercare su internet. Cento a uno che trovo…Ed in effetti trovo. Prima trovo un suo messaggio in cui lui dice che non potrà comunicare per qualche giorno, secondo, digitando: pompino, tecnica di, trovo anche fotografie e disegni. Per sodomizzazione, sodomia ecc. trovo persino la parte per le femminucce e quella per i maschietti. Ad una cosa non avevo pensato e lo raccomandano alcune che penso se ne intendono. Se siete strette, allargate l’orifizio anale. Poi parlano di creme, posizioni e tanti preliminari. Direi che qui posso fare ben poco se non allargarmelo, poi sarà tutto affidato a Lui. Per i pompini no: ‘Siam le sacre vestali dai candidi manti siam rotte di dietro ma sane davanti, dell’arte sovrana di fare pompini battiamo le troie di tutti i casini…’ Comincia così il sito sui pompini che mi convince più degli altri. Me lo annoto. Diverse teorie: il metodo più complicato richiede parecchio tempo, anche qui preliminari che salto e poi con la lingua si passa e ripassa la basa inferiore del membro, si risale più volte lungo la fessura tra le chiappe fino al buchetto che si titilla con la lingua a punta. Non è che questo mi mandi in visibilio. Carezze allo scroto e prendi le palle in bocca, delicatamente. Una per volta. Gli inglesi lo chiamano: succhiare la bustina del te. Poi lecca il pisello e ripeti il tutto con le varianti del caso. Prendilo in bocca, trattalo un poco e ricomincia come prima. Se non gradisce la lingua sul culo o un dito dentro, lascia stare. Prenderlo in bocca per il gran finale vede diverse possibilità. Puoi tenerlo stretto in mano (delicatamente) alla base e prendere in bocca il glande carezzandolo con la lingua. Puoi stringerlo tra le labbra e fare su e giù con la testa. A questo c’è la variante della scopata in bocca. Tu stai ferma e lui usa la tua bocca o meglio l’anello delle labbra come una fica con la lingua che diventa un tappeto ed infine, tra i metodi più frequenti quello detto gola profonda. Devi rilassare la gola per farlo entrare ma facilmente puoi vomitare. Non sono sicura mi piacerà Mi sono fatta una cultura, per i pompini più semplici dovrò solo passare dalla teoria alla pratica, fingere un istinto naturale, ma per il sedere posso fare ben poco, deve fare tutto Lui. Posso e devo solo allargarmelo. Provo la candela, ma sono cresciuta da allora, mi va piccola. Trovo uno stick deodorante col pallino che è perfetto, forse un po troppo grosso. Si è grosso. Mi stendo sul letto e sotto il culo metto un vecchio asciugamano. Raccomandano crema abbondante ma anni fa non ho usato nessuna crema e ci provo anche adesso senza, ma è inutile. Mi faccio male per niente. Forse è proprio troppo grosso. Lo incremo ed incremo dentro e fuori la parte, come raccomandato, con prodotti di densità adatta, niente. Sono testarda ma non sono scema. Così mi faccio male e basta. Mi rivesto e col motorino raggiungo un discount che tiene anche parecchia profumeria. Non trovo, niente, niente, anche qui, niente, poi, in alto, quasi nascosto, quando sto per andarmene delusa, trovo quello che serve a me. Sono incerta tra due articoli, entrambi più piccoli di quello che ho in casa, uno di poco, l’altro ancora più piccolo. Sono quasi le otto quando mi porto in camera il sacchetto con entrambe; non ho cenato. Li osservo meglio, sono articoli diversi ma prodotti dalla stessa ditta e come forma sono identici, varia il diametro e la lunghezza. Li lavo accuratamente come avevo fatto con il primo e mi rimetto in posizione. Meglio con la crema, piccola. Quello mezzano, rosso e blu non entra nonostante tutti i miei sforzi, decido di provare il più piccolo. Dopo un bel po, col sedere dolorante decido di smette molto delusa ma ho una idea. Porto tutto in bagno, lubrifico tutto di nuovo e faccio l’ultimo tentativo: seduta sulla assetta con il mio cazzo di plastica puntato sopra sul buchetto e sotto sulla assetta. Devo trovare la posizione, va bene la fessura dove è incernierata l’assetta inferiore. Lo punto, devo tenerlo nella giusta posizione e devo spingere, già, prima non l’avevo fatto. Spingo come per andare di corpo e lascio che la forza di gravità faccia il resto. Comincia, entra un poco, mi sta entrando ma mi sollevo sulle gambe, fa male, resto un attimo sospesa e di nuovo gravo col mio peso, un poco, poi un altro poco, sta entrando, mi sta allargando, cazzo, mi sta rompendo. Non oso andare oltre e con le dita controllo quanto sia dentro. Mi sembra sia dentro un bel pezzo ma controllando meglio capisco che non è così. Seguo l’asta fino all’anello di carne e capisco che non è dentro neppure fino ad un terzo della parte rastremata che lo fa somigliare ad un glande, un centimetro al massimo e proseguendo si ingrossa ancora, non ci riuscirò proprio, anche questo, il più piccolo è troppo. Nel tirarlo fuori o meglio nel lasciare che se ne venga fuori mi stupisce provare quasi piacere, una bella sensazione di sollievo. E’ tutto fuori ma spingo verso il basso ed entra un poco e poi un altro poco. Impastandomi di nuovo le dita di crema per spingere via le chiappe, riesamino la situazione: la parte rastremata, il glande, per intenderci è quasi tutto dentro. Un piccolo sforzo? Esito parecchio. Mi tira da morire, fa male. Ci provo ed avverto nettamente quando arrivo alla parte cilindrica e non devo più allargarmi per fare entrare del tutto la prima parte. Punto meglio sull’assetta del gabinetto e me ,lo ficco ancora di più dentro il culo. Sono veramente molto, molto soddisfatta, ma continuare non posso. Lo devo far uscire io e brucia un poco, mi tira, ma non come all’inizio. La parte rastremata, il glande esce senza sforzo. Lo poso sul lavamano e sempre stando seduta mi tasto. Non mi fa veramente male, sono solo molto sensibile. Respiro a fondo e ci riprovo. Arrivo a ficcarmelo dentro per un poco e non fa male, non molto almeno e certamente non quanto mi avrebbe fatto lui. La smetto. Lavo il ‘ coso’ e la parte. Sono immensamente soddisfatta.
Casa, scuola, scuola e casa. Studio, faccio i compiti e mi allargo il sederino. Lo tengo dentro anche per due ore per volta. Entra comodamente. Per questo fine settimana vedrò di essere pronta ad ogni evenienza. Le paturnie sono diminuite ma non scomparse del tutto. Voglio sul serio averlo come padrone? Voglio un padrone? Solo a pensarlo mi sembra di succhiare un limone acido, mi spaventa immaginare cosa mi farà. E’ un master, ed i master non sono famosi per essere pazienti con le loro schiave. Non riesco a pensare di rinunciare. So, sento che non mi sarà possibile. Lo amo? Gli voglio bene, certo…ma ne sono sicura? Essere di qualcuno cosa vuol dire? Non lo so, ma non posso rinunciare, non posso. Non ho mai provato niente di simile a…ad essere tra le braccia di Lui, si, Lui, il mio Padrone. Da sempre sogno, voglio un padrone; non mi sono buttata ad occhi chiusi, non sono scema, ho scelto Lui, un master, per forza, ma uno come si deve, ne sono sicura. Marcello, Marcello, Marcello. Lo mormoro appena ed il suo nome mi rotola in bocca, mi si allarga il cuore, lo grido, lo grido più forte, lo urlo quasi e piango Perché sono qui, da sola. Vorrei essere con lui, vorrei che tutto fosse già successo, è l’attesa che mi distrugge. Ma caschi il mondo sarò sua, una brava schiava, la sua schiava, perfetta devo essere, per farmi amare. Gli confesserò tutto, che gli ho disubbidito, che ho cercato altri padroni, della medaglietta e della candela. Dei cazzi finti e…forse esagero, forse…no, è giusto, una schiava non può avere segreti per il suo padrone. Padrone, Marcello è il mio padrone, padron Marcello. Lo amo anche se non so cosa voglia dire, lo amo anche se mi farà male, anche se mi farà soffrire, lo so. Un master deve far soffrire la sua schiava ma lui sarà certamente buono con me perché vedrà quanto lo amo e gli sono sottomessa, è questo che vogliono, tutti e le schiave devono accettare di soffrire, Io voglio essere la schiava migliore della terra, per lui. Una bella giornata finalmente. La giovane donna evita di tenere troppo a lungo gli occhi su di lui. Tradirsi proprio ora sarebbe pazzesco eppure ha il cuore stretto in una morsa di ghiaccio. E’ l’ultima marchetta che farà per lui, poi sarà libera, dopo oltre dieci anni. Ha contribuito quanto e più di lui a creare il loro piccolo impero, ed ora, come premio la lascia libera, ha già firmato i documenti ufficiali e definitivi, non della libertà, ovviamente. Lei ora è comproprietaria di tutto per metà. Era già sua metà della casa, ora è sua la metà di tutto il resto. -E, se vorrai, avrai ancora metà del letto-. Avevano riso entrambi. Lui speranzoso, lei timorosa che capisse quanto lo desiderasse ancora, nonostante tutto. E’ l’ultima marchetta che farà? E perchè mai? Ma saranno marchette che deciderà lei di fare. Per soldi ma più di tutto perchè…le piace. Le piace stargli dattorno, essergli utile, servirlo, amarlo ubbidendogli incondizionatamente. Lui, il suo uomo e fino a domani il suo padrone non deve assolutamente sapere, mai, assolutamente mai, quanto grande sia il potere che ha su di lei. Anziché scemare, col tempo è cresciuto, la ha pervasa, ha reso impossibile anche solo pensare di sottrarvisi. Lo desiderava, in parte inconsciamente od almeno senza capire fino a dove sarebbe stata disposta a seguirlo da quando i loro genitori si erano conosciuti e sposati, ciascuno in seconde nozze, morendo in un incidente un paio di anni più tardi. Si erano visti poche volte ma l’interesse di lei, ragazzina, si era immediatamente svegliato. Pensava di averlo tenuto ben nascosto. L’aveva posseduta il giorno stesso del funerale, indotta all’ubbidienza in pochi giorni e senza sforzi, fatta schiava, anzi succube. Poi, con pochi denari la piccola azienda. L’aveva usata per i suoi affari all’inizio in difficoltà, gettandola tra le braccia, dandola ad un potenziale cliente e poi al secondo ed al terzo fino a farle perdere il conto. Lui, quando serviva, si faceva qualche vecchia carampana. Si erano trovati in un “giro” che considerava normale sia avere una schiava sia prestarla, gratis o per qualche profitto. Dieci anni, le aveva detto, poi dividiamo e sarai libera. Non ci aveva creduto ma era vero. Domani sarebbe stata libera e, se non ricca, certo benestante e socia al cinquanta per cento di tutto. Le piaceva la cosa, ma dovendo scegliere tra avere tutto e perdere lui o non avere niente continuando a essere sua non avrebbe avuto esitazioni. L’ultimo lavoro per entrambi. Uno da una parte e l’altra a pochi chilometri ma non insieme. Le prime volte non le piaceva, le si torcevano le budella a darsi ad un altro uomo davanti a Lui, poi ad altri uomini e donne alle ‘feste’. Era un lavoro, lo faceva per lui, ma…Poi si era abituata ed aveva ammesso che era più prudente, ed era diventata la norma tanto che era finita per sentirsi a disagio se non c’era. E questa era l’ultima marchetta da schiava. Più che una marchetta un favore che il suo Padrone faceva ad un amico di cui si fidava. A dire la verità non era neppure il loro giro, non sapeva neppure chi fossero e cosa la aspettasse, ma non se ne preoccupava più di tanto. Erano in anticipo ma Lui come sempre odiava la mancanza di puntualità. Alla periferia del paese l’aiutò a scaricare il valigino e dopo un bacio distratto rimontò in macchina allontanandosi. Un bar di paese, anzi di periferia di paese. Sorseggiando il cappuccino leggiucchiò qualche riga del romanzo. Ma non aveva voglia di leggere. Ad Angelo piacevano le ragazze giovani ed ingenue. Quella nuova prometteva bene. L’aveva trovata lei, faticando a convincerlo delle sue potenzialità. Non carina, bella, molto bella. Giovane ed istruita e, quel che contava di più era l’assenza di parenti rompiballe. C’era solo una cugina di poco più vecchia, uno o due anni.
Alzò gli occhi verso la porta. Ciao Patti, ciao Ina, rispose senza troppo entusiasmo, poi quando l’altra si fu seduta: so che sei della partita ma non so altro. Ina, più giovane di lei di almeno tre o quattro anni non era del loro ‘giro’, ma i vari ‘giri’ talvolta si incontravano e aveva conosciuto in quel modo Ina ed il suo uomo, Luigi, anni prima. Marcello anzi si scopava volentieri la donna e Luigi si rifaceva scopando lei, facendole più spesso il culo anzi. Due padroni con le loro due donne che accompagnavano a ‘incontri’ di lavoro ben remunerati. Soldi solo e sempre, per Luigi, soldi ma più spesso incontri utili per l’azienda nel caso di Marcello e Patrizia. Ci sarà Ines, disse la nuova arrivata e, non è una bella cosa, la conosci no? Ne ho sentito parlare di una Ines ma non ricordo…se poi è la stessa, cosa vuoi dire? E’ una specialista del culo. Pat la guardò senza capire, dare il culo come chiavare e fare pompini era la norma. Poi ricordò qualcosa. E’ quella che prende calibri fuori misura? Si, proprio lei. Puoi stare certa che se la fanno venire ci sarà da fare attenzione a non farsi rompere. Poi sono feste del cazzo con ospiti cui piace picchiare. Non sarebbe stata la prima volta pensò, ma avrebbe preferito che Marcello non avesse dovuto mandarla da sola. Il tuo uomo? Giulio non può venire. Poco dopo l’autista che aspettavano le fece salire in macchina dove c’era un’altra ragazza. Giovane pensò Patrizia, troppo giovane. Vero è che Ina aveva cominciato a fare marchette ancora più giovane. Non poterono capire dove le avessero portate e furono fatte spogliare ed esaminate dal Padrone che poi le piazzò tutte e tre nel sottotetto. Faceva caldo e solo dopo un poco furono fatte scendere. C’era la famosa Ines che in effetti già aveva almeno incontrata un paio di volte e due servitori che dovettero aiutare a preparare per la cena e la festa. Quando ebbero terminato il lavoro e prima di andare a prepararsi il Padrone si portò chissà dove la ragazzina, in camera sua probabilmente e lasciò che i due camerieri si godessero Ina ed Ines. Tu no, vatti a riposare. Ben contenta Patrizia tornò nel sottotetto e più tardi vide le altre due, del tutto indifferenti raggiungerla. Si lavarono e prepararsi non portò via molto visto che indossarono pantofole col tacco alto ed una vestaglietta. Scesero e dopo poco restarono solo con le pantofole. Sei ospiti più il padrone di casa. Sette uomini da soddisfare per quattro donne non è se tutto è normale, una cosa difficile. Sei considerando che il padrone doveva essersela spassata con la ragazzina fino all’ultimo e uno degli ospiti era oltre i sessanta. Facile normalmente ma a queste feste quasi mai è tutto normale. Spesso girano eccitanti, ed allora a far dire basta ad un uomo serve del bello e del buono. Bombati fino alle orecchie e con qualche ora a disposizione non è impossibile per alcuni sparare cinque o sei cartucce e, sia pur raramente anche di più. Ma tranne uno, sui trent’anni gli altri erano oltre i quaranta…erano altre le brutte cose da temere. Il ‘grosso calibro’ però non la impressionò molto. Grosso si, ma ne aveva presi altri di simili. Vide la panoplia da cui pendevano fruste e scudisci. Anche questo non la impressionò troppo. Erano sempre presenti ed anche in questo caso si trattava di strumenti addomesticati. Niente fruste per cavalli od altro che potesse essere pericoloso. Robetta leggera, non piacevoli da subire, dolorosi anzi, ma non tali da deturparti rovinosamente, due giorni o tre e scompaiono segni e dolore, scompare tutto tranne la rabbia. Senza il tavolo il salone era ampio; poltrone, divani e tavolinetti non bastavano ad arredarlo, c’era anzi un senso di squallore notevole che offendeva il suo senso estetico. Va bene cominciamo, mi dico. Mi passa accanto quello che chiamano il cavallo. Un cazzo molto notevole ma accettabile, non sono di primo pelo. Preferisco, sono contenta però che abbiano chiamato Ines per lui. Sorrido al sessantenne, gli chiedo se gradisca un caffè. Si certo, come ti chiami piccola? Gli rifilo il consueto ‘nome d’arte’ poi vado e versare il caffè e glie lo porto. Mi tiene con sé a lungo e tra gli applausi, perchè mai questi applausi? si fa fare un pompino. Mi blocca parecchio prima della conclusione quando però ho già la mandibola dolente e mi fa mettere in ginocchio sul divanetto. Prova ad entrarmi nel culo senza neppure bagnarlo, è solo una finta. Faccio in tempo a mettere un poco di saliva sulla fica che entra li. Mi monta alla pecorina, lentamente, con calma. Io prendo il suo ritmo e contraggo le tre fasce muscolari, mi tocco il pistolino che comincia a scappucciarsi, sono lenta in questo, ma riesco a bagnarmi bene. Capisco che a lui piace questa chiavata. Ho più di dieci anni di esperienza alle spalle con un maestro esigente e due maestre ancora più esigenti ed esperte. Se non fosse così, se non facessi ginnastica tutti i giorni non resisterei. Mi chiedo come resista lui. MI fa girare sulla schiena ed apro la bocca quasi per ringraziarlo, la nuova posizione è molto meno faticosa. Una scemenze e comunque sto zitta, ma gli sorrido e lui mi sorride anche se è tutto compreso nel montare la sua puttana o schiava o, me insomma. Mi copro gli occhi nell’incavo del gomito. Dio se è lungo. Qualcosa mi dice però che ci sta arrivando. Io mi sono scossa più volte fingendo di trattenere un piacere inesistente. Di nuovo alla pecorina. Questa volta la rosetta del culo me la sono bagnata dei miei umori ben bene. Spingo per dilatarmi ed il glande entra senza troppi problemi, poi il resto, fino alle palle. Sono stanca ma lui sembra scoppiato. Scoppiato ma contento. Lo accompagno a lavarsi e rinfrescarsi e rientrando in sala vedo il vero Cavallo. Un cazzo enorme, da paura. Per fortuna c’è Ines… Un pompino, un altro, facce di uomini arrivati ora e che non avevo visto prima. Il padrone di casa non scopa, dirige il traffico. Scopo con uno, un paio di pompini mentre tutti si inculano Ines, la stanno preparando per il cavallo. Uno me lo mette nel sedere ed un altro credo stia aspettando il suo turno. Sono preoccupata, qualcuno sta usando lo scudiscio, la ragazzina urla. Sono più che preoccupata, ho paura.

Ed invece, dico a Marcello, mi è andata bene. Guido io, è passato a prendermi quando la festa era ormai finita ed è visibilmente stanco. Il mio vecchietto, proseguo, deve essere uno importante, mi ha reclamata e quello che aspettava il suo turno per mettermelo nel sedere si è dovuto rivolgere altrove. In pratica son rimasta a tenere la mano al vecchietto tutta la sera. Solo tenergli la mano? Rido. Tra noi ci raccontiamo tutto, ci piace. Qualcosina d’altro anche, ma poco. Nel frattempo il padrone di casa ha buttato fuori quelli che si erano imbucati di sfroso, amici suoi comunque. Ti è andata di lusso. A me si. Il Cavallo era entusiasta del culo a cavolfiore di Ines. A lei non è andata molto bene e neppure alle altre. Alla ragazzina sono saltati addosso tutti ed in tutti i modi. Carne fresca, roba rara, sprecata questa notte in mezzo a quella gente. Ina si è presa parecchi colpi di frusta. Troppi anche con quel tipo di fruste. Avrà la febbre e dolori per una settimana almeno. Si è addormentato. Guido senza sentire la stanchezza. Si, decisamente mi è andata bene. Si sveglia. Fermati che prendo un caffè. Scendiamo ad un gril aperto tutta notte. E’ grigio in faccia e me ne preoccupo. L’ho già visto con la faccia stravolta e grigia, mai però così. Non gli faccio domande, non sollevo obiezioni al caffè che pretende doppio; con la roba che ha nel sangue il caffè è veleno. Dorme ben legato fino a casa. Lo spoglio e lo ficco nella vasca poi a letto. Le pulsazioni sono molto frequenti, ma sempre meno di quanto temessi, ed allora non chiamo il medico che si incazzerebbe come un pazzo e mi addormento pure io. Dorme per quasi dodici ore, la doccia, una colazione leggera e si riaddormenta. Mi chiedo quale e quanta di quella roba abbia preso e perchè. E’ una vecchia ma neanche tanto, certo non giustifica…e Marcello non è scemo, anzi usa quegli eccitanti raramente e con parsimonia, li teme. Gli lascio un biglietto e vado a fare la spesa, il frigorifero è praticamente vuoto. Tornando un paio d’ore più tardi lo trovo in piedi, sbarbato di tutto punto. E’ solo dopo cena che infine affronto l’argomento. Prima, a tavola abbiamo parlato di me, non credi che…vorrebbe interrompermi ma vado avanti. Non credo tu abbia abusato di quelle porcherie per soddisfare una vecchia affamata di cazzo, poi la sua è solo una azienda quasi troppo piccola per…questa volta accetto di essere interrotta. L’Azienda è certamente piccola ma lei è la Segretaria della Associazione. Ho preso quella roba perchè non era sola. E ti sei quasi ammazzato per scopare due vecchie carampane? Non due, cazzo, quattro, ho detto quattro. Tre vedove ed una con un marito che non scopa da anni. Tutte non scopano da anni. E l’hai fatto per carità? Quella col marito che non scopa è la vicepresidentessa della Associazione, le altre due sono Consigliere della Associazione. Comincio a capire, La Vicepresidentessa, due Consigliere e la Segretaria della Associazione di aziende che noi coltiviamo senza successo da anni. Mi dice i nomi delle Aziende che le tre possiedono in tutto o in parte. Siamo nel giro da più di dieci anni e quei nomi li conosco bene, sono fin troppo grosse per noi. E poi ci sono altri consiglieri, uomini. Di loro, dei maschi potrei occuparmene io, e per le femmine, esito, no tu da solo ed io da sola non bastiamo. Dobbiamo, c’è la piccola, immagino i vecchi bavosi che per farsela…ma serve anche un altro maschietto come minimo. Marcello tiene gli occhi chiusi. Forse gli spiace dare in pasto ad altri uomini la piccola. Sarebbe un gran bastardo, me mi ha…Sto pensando come sia meglio fare per prepararla in fretta. Non dobbiamo fare passi falsi, caro. No, non dobbiamo fare passi falsi e neppure essere precipitosi pur battendo il ferro mentre è caldo. La Vicepresidente è l’osso più duro ma al tempo stesso la più affamata credo. Le cose sono andate così: la segretaria ne aveva una gran voglia, ma contemporaneamente aveva ed ha una gran paura delle chiacchiere. L’ho convinta ad invitarmi a pranzo, ho chiesto se ci fosse a tiro un albergo dove potessi la sera eventualmente chiedere una camera. Lo sai, nel suo ufficio si è fatta palpare e baciare ma è una scatola di vetro, un miracolo che nessuno…insomma li niente. Men che meno nel palazzo in cui abita. Sono arrivato alle dieci con il mazzo di fiori, lo champagne e la scatoletta. Perché la scatoletta non so. Me la sono portata a letto subito, non è poi male e tranne la Vice le altre sono un poco più giovani, anzi la più giovane dimostra quarantanni, quarantacinque al massimo. La Vice invece ne ha più di sessanta e lo dimostra. La Segretaria ha spiegato che senza la connivenza delle altre tre non si poteva fare niente. Ha capito benissimo perchè le facessi la corte. L’osso duro sarebbe stata la Vicepresidentessa. Sono amiche, confidenti, si conoscono da decine di anni. Ne ha una voglia matta anche lei ma ha anche una gran paura si sappia. Ha paura di essere ricattata, non è scema, ha paura che scappi una parola di troppo, che qualcuno senta o veda. Vengono anche loro oggi a pranzo, ha detto ed io quasi svenivo. Poi si vedrà. Se riesci a fare una anche solo una sveltina con lei è fatta, le altre due sono d’accordo. Invece non erano d’accordo per niente. Stava saltando tutto. Non chiedermi come e perchè ma mi son trovato a letto con la segretaria terrorizzata. Hanno bussato ed è entrata a parlare la più vecchia delle due consigliere poi la più giovane. Abbiamo solo parlato e le ho convinte a portare dentro la Vicepresidentessa. Io mi sono bombato e mi sono unto di crema. Lei era rigida come un baccalà ma si è fatta spogliare, salto i particolari. La voglia, almeno in testa c’era. Quando la crema ha cominciato a sciogliersi nella sua pancia ed a fare quello che deve è diventata una tigre , ruggiva, non le bastava mai. Ha chiesto, anzi ha preteso che la inculassi. Sai che quella crema però il maschietto non dovrebbe tenerla addosso più di una oretta, io non ho potuto toglierla e le ho scopate tutte e quattro. La maggior parte della crema è finita alla vecchia ma ne avevo addosso abbastanza anche per le altre Ho dovuto bombarmi ancora, erano fuori di testa. Ho scopato in pratica dall’una in poi fin quando non ho dovuto venir via. Ma allora caro sono nostre. Mica tanto. Mica posso fare repliche a quel livello e poi temo pentimenti dalla vecchiaccia, ripensamenti. E’ forse anche un poco lesbica. Da giovane ne deve aver fatte di capriole, lei ed anche le altre. Ma se le piacciono le ragazzine, dico io. Angi andrebbe benissimo per rabbonire il marito e tenere a guinzaglio lei, ma non è pronta, non lo sarà prima di qualche mese dice Marcello. Ti sottovaluti caro. Mi hai scopato sai quando e tre giorni dopo strisciavo sulle ginocchia e sulle mani quando schioccavi le dita. Pensavo di farla addestrare da te. No, lei è innamorata di te, sottomettila e poi ti affianco o persino, chissà, subentro. Lo schermo balugina, tengo l’illuminazione al minimo come sempre e siedo un poco curva in avanti, ho su per il sedere il deodorante, quello più grosso dei due che ho comprati e fa male. Cerco comunque una posizione accettabile. Cazzo se fa male, be, non proprio male, tira però e tanto. Sto studiando come una pazza, anche dopo cena per portarmi avanti con i compiti delle vacanze di Pasqua. Mi rode però l’incertezza. Lui non è sicuro di essere in Italia, solo quasi sicuro. Dove sia non lo so, manda e riceve mail tramite sua sorella, la signora Patrizia.


Ho detto a Danj che che non andrò in Inghilterra per Pasqua, ho troppo da studiare. Ovviamente non mi ha creduta e si è arrabbiata come un cane. Mi sto portando avanti con quei compiti e quelle lezioni che ci hanno già assegnati. Quelle che vanno via possono, se vogliono, studiare e fare i compiti prima di partire.
Alcuni prof, però non sono così premurosi. Per me nessun problema. Se sarete qui avrò almeno preparato già più della metà, quasi tre quasi dei compiti e delle lezioni.

Continuo così per un paio di pagine, descrivendo minuziosamente la mia giornata, ci pennello un poco con la fantasia ma non molto, temo mangi la foglia. Chiudo dicendo quanto desideri vederlo, ed è vero e quanto lo ami, ed anche questo è vero.
Poi chiudo e vado a dormire.

Torna a casa, torna a casa e andrò da Lui per tutte le vacanze, una settimana intera. Anzi ci andrò anche questo fine settimana, solamente che Lui non ci sarà.

D.-Devi ubbidire a mia sorella Patrizia come ubbidisci a me. Di più anzi e non provare ad approfittare del fatto che è donna. E’ buona e dolce ma sa essere dura. Mi fa il favore, ci fa anzi il favore di curare la tua istruzione ed il tuo addestramento durante le mie assenze che per qualche tempo saranno imprevedibili e forse frequenti. Sarà necessariamente un corso accellerato, su tutto, ma proprio tutto. Ti contatterà per mettervi d’accordo e forse la dovrai anche ospitare qualche giorno. Mi piaci cagnolina, ti desidero e non vedo l’ora di vederti, di farti mia. Aspetto con ansia il momento in cui sarai non una schiavetta ma la mia schiava anima e corpo.
Il tuo Padrone.

Ci sono rimasta di merda. Mi ha presa la solita tremarella. Questo mi vuole portare a letto subito, eppure aveva detto di voler aspettare la fine della scuola. Non rientra nelle sue promesse. Però la promessa, il suo impegno, era solo per la prima volta che sono andata da Lui. Poi aveva parlato di conoscerci meglio prima di farmi schiava, rompermela cioè, ma era una idea soltanto, non un impegno. Gli ho creduto e mi sono persino arrabbiata. Ci penso, non mi riesce di dormire, io che poso la testa sul cuscino e sono già nel mondo dei sogni. Respiro a fatica e dopo tiro dei gran sospiri. Quando come adesso vedo la cosa vicina mi prende la paura. Normale ,credo, per qualsiasi donna anche più vecchia di me che veda avvicinarsi la ‘prima volta’. Se poi Lui, come ha fatto, rinvia, mi prende una rabbia, no delusione, che so. Non ci sto, no cazzo. Proprio no, non me la sento, non subito, è troppo presto. No? Forse, vedremo. Al solito sono un pendolino che va su e giù. Venerdì mattina, in classe, quasi arrivo a litigare con la mia vicina di banco, poi le chiedo scusa e finisce li. Ho lasciato in un bar vicino a casa il poco che mi serve di vestiti e libri per questi due giorni e mezzo, di più, visto che la signora Patrizia mi viene a raccattare al bar e mi riaccompagna direttamente a scuola lunedì mattina.
Parcheggiamo nel cortile e smontiamo. Mentre prendo la valigia lei dice che è ancora qui. Lui ovviamente. Saliamo ed ho il cuore in gola, ce l’ho ho in gola da quando mi sono svegliata, è peggiorato a scuola con la lite, montando in macchina è diventato peggio. Per fortuna la Signora non ha smesso di parlare per tutto il tempo, costringendomi al massimo a qualche raro si ed a un paio di esitanti no. Sono stata un’oca giuliva a portarmeli appresso tutti questi libri, la valigia pesa da morire su per la scala. Poco male. Lui, il dottore sta sistemando dei documenti dentro la borsa. Sono una bella coppia, bella lei, ma Lui è bellissimo. Ha gli occhi blu, le labbra…si Padrone. Mi spoglio dandomi della cretina, una schiava deve sempre stare nuda, lo so da sempre e me lo ha ribadito la volta scorsa. Ho girato per casa nuda, sono stata tra le sue braccia, nel letto di sua sorella, nuda. Nuda abbastanza a lungo da dovermelo ficcare bene in testa. Solo vederlo però mi manda in cimbali e dimentico tutto, perdo la testa. Gli voglio bene, anzi lo amo. Trovavo un poco oleografico, da film, questo modo di dire, Non è così, adesso lo so. Lo amo, Lo amo, Lo amoooo! Vorrei essere già sua, vorrei allargare le gambe, averlo sopra di me, dentro di me, invece parte per chissà quanto. Ma…potrebbe tornare in tempo? Io resto fino a lunedì mattina. La speranza si mescola al solito ad un poca di inquietudine. Ascoltami cagnolina. Sei la mia schiava? Vuoi esserlo con tutte le tue forze e con tutta te stessa fin da adesso? Si, Padrone si, si. Mi rendo conto di parlare a bassa voce, anzi, sussurrando. Non incerta e neppure certa su cosa Lui voglia e su cosa voglia io. Mi alzo al suo ordine e lo raggiungo. E’ un poco pallido e certamente lo sono anche io, o sono rossa come un pomodoro? Mi abbraccia e strusciandomi un poco sulla stoffa i capezzoli mi diventano duri fino a dolermi. Mi struscio di proposito ancora di più e sollevo il viso per essere baciata e baciarlo. Sta per andarsene, dio fa che resti qualche altro po’. Mi perdo. Cerco di rispondere al bacio come so e come posso, non voglio allentare le braccia allacciate al suo collo, non voglio si allontani. Prendetemi, adesso, subito, e cerco di portare le mani in basso per liberarlo… mi fermo non oso, non ho mai neppure immaginato un atto così sfacciato, slacciare ad un uomo i pantaloni. E’ immobile pure Lui. Prendila, scopala. Non c’è tempo risponde alla Signora. Una sveltina non la accetto per sverginarla, anche lei ha diritto poi…inginocchiati. Con il petto in tumulto e la morte nel cuore ubbidisco. Sei la mia schiava. Che ti lasci qui a casa ancora vergine fa poca differenza. Ti sta bene? Posso fare diversamente? Certamente no mi dico ed a alta voce, squillante ora: Vi amo, siete il mio Padrone ed io la vostra schiava. Vi amo, ripeto e non c’è altro che conti, proseguo dentro di me. Ascoltami allora. Tu ubbidirai a Patrizia come ubbidiresti a me. Ti insegnerà a compiacermi, ti insegnerà ad ubbidirmi. Ti insegnerà cosa sia il dolore, con la frusta che sopporterai se mi ami e ti insegnerà a compiacermi portandoti a letto. Questa poi…e come fa, son sicura, è una donna non ha il pisello, e poi…è il Padrone a…Quando torno voglio trovare una schiava addestrata ed istruita, in tutto. Voglio sentire sotto di me, prendendoti per la prima volta, una schiava innamorata mentre la faccio donna, la mia donna. E’ il primo ordine che impartisco alla mia schiava ed ubbidirai, ti piaccia o no. So che quel che piace ad un a schiava, quello che preferisce, non conta assolutamente niente. E tu cara, non essere pietosa. Ogni punizione che le perdonerai significherà per lei un dolore doppio in seguito. Battila, frustala tutte le volte che lo merita, falla urlare di dolore se serve e servirà. A letto insegnale e falle quanto una donna può fare ad un’altra donna. La giovane è scivolata a terra, sul fianco, le mani sul viso e singhiozza. Non coglie lo sguardo freddo dell’uomo fisso su di lei, non lo segue mentre si volge alla sorella né ne coglie la smorfia di compiacimento appena abbozzata. Neppure può cogliere il sorriso della donna ed il cenno di assenso con il capo. Mi ubbidirai? E’ una voce quasi tagliente che Angela non le conosceva e la disorienta. Guardami per dio. Mi ubbidirai? Non stare li stesa, tirati su. Facendo forza a fatica sulle braccia la giovane è di nuovo in ginocchio e la guarda. Cosa può rispondere, è tutto nuovo ed incongruo, incredibile, ma non può rifiutarsi non ne ha la forza, le dicessero in quel momento di saltare nel fuoco, lo farebbe. La mente vuota ed oppressa, non vede che la faccia di lei contorta dall’ira che monta, il suo Padrone non c’è più, non esiste più se non come una presenza incombente ma lontana ed Angela parla e dice quello che loro si aspettano dica: si.
Cosa si? Si Signora. Sbagliato. Ora dovevi e dovrai dire si Padrona. Sono parole di Lui; si è avvicinato senza che Angela se ne avvedesse, le parla dolcemente, sollevandola da terra e di nuovo la stringe dolcemente e la bacia togliendole il respiro. Devo andare cara. La scosta da lui e la fa girare con dolce fermezza, vai da lei. Non temere, è tutto a fin di bene, poi ne sarai contenta, fiera; sempre con fermezza la sospinge fin davanti alla Signora, baciala, ora è la tua padrona. Cinta con tenerezza ferma dalle braccia di lei, solleva il viso e risponde al bacio. Quando si scostano l’una dall’altra il portoncino d’ingresso sbatte, qualche secondo ed il cancello a sua volta sbatte, più rumorosamente e rintronando nella sua testa.
Bene cara, adesso andiamo a disfare la tua valigia e mangiamo un boccone. Hai già fatto i compiti per lunedì? Altrimenti li farai più tardi, io ho da fare una cosa e mi assenterò per qualche ora.

OGNI COMMENTO E’ GRADITO, ANCHE LE STRONCATURE. SERVONO SEMPRE. SERVONO DI PIU’ PERO’ I SUGGERIMENTI E LE PROPOSTE. GRAZIE SIN D’ORA. RISPONDERO’ A TUTTI
sbrochea@yahoo.it

Guardo l’ora, la Signora è uscita dicendomi di studiare, tornerà per le sette e mazza, otto. Io ne ho per quattro ore più o meno. Per la prima volta e se non la prima, certamente per una delle prime volte, non riesco a concentrarmi. Leggo il testo del problema e comincio a pensarci e…non vado avanti,non ci riesco. Penso a Lui. Lo vorrei qui ed al tempo stesso so benissimo che se ci fosse avrei paura. Paura di quello che…succederebbe. D’altronde se lo ha deciso…ma cosa voglio io? Ne ho voglia, lo voglio e ne ho paura, non sono scema? Forse è normale. Ma è normale che stia nuda in questa casa con solo uno straccetto tra le gambe per non sporcare la sedia? E fa persino un poco freddo, un brivido, mi vien quasi da piangere. E la Signora, La Padrona anzi,devo abituarmi a chiamarla così, non può essere cattiva come hanno cercato di farmi credere. Bella com’è, non può essere cattiva. E’ proprio bella. Mi ha baciata ed io ho lasciato che mi baciasse come mi bacia Lui, spingendomi la lingua in bocca, ho aperto le labbra rispondendo un poco sia al bacio sia all’abbraccio, premendomi contro di lei che mi stringeva. Deve aver pensato che sia una sfrontata, una gran puttana, ma cosa dovevo fare? E’ stato Lui, il mio Padrone a dirmelo: Baciala. Me lo rinfacceranno, e, se mi picchia, sarà per questo. Ma anche Lei è la mia Padrona. Come può essere? Però nelle storie che ho letto capita, e sovente. Non mi ha fatto schifo, no, infastidita? Più di tutto mi ha sorpresa, ed essere abbracciata…Resto tra le nuvole per un po’. Basta altrimenti non finisco più. La pendola suona, le cinque, non è possibile, son stata quasi un’ora a strologare su tutto e su niente. Il compito di matematica, poi il resto. Per la versione di greco nessun problema, con Tilde ci avevo dato un’occhiata questa mattina mentre…la Signora, è già di ritorno,in anticipo. Ero talmente presa che non l’ho sentita arrivare e mi coglie di sorpresa facendomi letteralmente saltare sulla seggiola. Ciao piccola, studi ancora, ti manca molto? No Padrona, ho finito, devo solo mettere in bella, mezz’ora tra tutto. Allora piantala lì e vieni a farmi il bagno. Preparamelo anzi. Io mi spoglio ed arrivo.

Scaldo un sugo di pomodoro che trovo in frigo e bollo il riso. Due fettine di petto di pollo con un goccio di vino bianco e sopra del formaggio che fonde, insalata ed un frutto. Poi una serata tranquilla, un film alla televisione e poi a letto. Niente frusta, niente cose strane. La Signora dorme come l’altra volta sul lato vicino alla finestra, lentamente la tensione si stempera, il sonno si fa più vicino. Ha un gran bel corpo, si è fatta lavare da me, dappertutto, anche il petto e tra le gambe, si è bella, la invidio. Chissà se il Padrone mi farà rasare li in basso, lei sta benissimo così, senza il cespuglietto, come lo chiama. Salto in aria e lei ride. Dormivi? Non legge più ed anzi ha spento la lampada sul comodino senza che me ne avvedessi. Neppure mi sono accorta che abbia aperto la finestra e spento il condizionatore. Appoggiata al gomito, rivolta verso di me credo sorrida. La luna non basta a farmela vedere bene, ma non serve la luce per sentire la copertina che viene tirata a scoprirmi, lentamente; prima il busto, poi ancora di più. Sei bella, mi piaci. Si scopre anche lei e mi attira dalla sua parte, mi sostiene e mi trattiene facendomi posare le spalle sul suo braccio, non essere così tesa cara, vedrai è bello. La mano scende leggera a carezzarmi il viso poi si muove, scende al petto e più giù mentre l’alito tiepido si fa più vicino al mio viso. E’ quasi profumato. Trattengo il respiro, ansimo un poco. Ha le labbra morbide, non pensavo che potessero essere così morbide. Devi imparare a baciare, vuoi che ti insegni? Non so cosa dire e Lei, ridendo piano, un risolino di gola, roco, accosta di nuovo la bocca alla mia. Io non mi oppongo non resisto. Non posso e non devo resistere penso, è anche lei la mia Padrona e sto ubbidendogli, a Lui intendo. Così imparo a baciarlo meglio, ed essere per Lui una schiava ed una amante migliore. La stanza si fa più chiara per la luna ora scoperta del tutto da nuvole. Si scosta, anzi mi scosta un poco e porta le labbra a succhiarmi il capezzolo, quello che tanti anni fa ho fatto sanguinare, lo lambisce, lo abbandona dopo un morso leggero, delicato, e si dedica all’altro. Sono supina e non me ne sono accorta di quando e come io abbia cambiato posizione. Neppure ho avvertito la presenza della mano indiscreta tra le gambe, in alto. Di nuovo un sussulto e serro spasmodicamente le cosce, imprigiono la mano che già è giunta però alla sua meta. Perché tesoro, perchè non vuoi? Non voglio! Lui…solo Lui dovrebbe poter fare cose così! Apro gli occhi, vedo il viso stranamente pallido di Lei a pochi centimetri dal mio. Respira lentamente, mi fissa seria, sorride un poco . Devi ubbidirmi, lo sai. Marcello dovrà trovare una schiava perfetta, un’amante devota ed ubbidiente. Lo diventerai, dovessi ammazzarti di botte. Non voglio farti male, sei…mi sei simpatica, e la frusta fa male, tanto male. Non voglio vedere questi occhi così belli riempirsi di lacrime. Di nuovo mi stringe, forte, tanto forte da togliermi quasi il fiato. Ora però sono distante distante, non voglio fare ma la lascio fare, lascio di nuovo mi baci come vuole ed anzi rispondo un poco ai suoi baci, come appunto dice di fare. Giro un poco il capo, sempre come vuole e provo un brivido quando lambisce l’orecchio, stringe tra i denti, ma piano, il lobo. Ed ancora la bocca, la lingua saetta cercando e giocando con la mia mentre la mano a coppa copre ora una mammella ora l’altra, entrambe sensibili ed indurite, gonfie. Sono carezze non spiacevoli come non spiacevole è il gioco, le carezze ai capezzoli irrigiditi, duri, sensibili ora come non mai. Hai due meline adorabili; nel dirlo ha stretto tra la nocca ed il pollice l’aureola ed il suo puntino e mi fa male, stringe ancora, un poco più forte e lo torce. Mi inarco e grido. Ti ho fatto male? Perdonami agnellino mio, non volevo, adesso un bacino fa passare la bua. Lo lappa, vi posa delicatamente le labbra che poi lo stringono. Mi inarco di nuovo ma non per il dolore. Poi tutto si confonde mentre carezza la fessura ed il suo interno. Sei già bagnata, brava. Sono bagnata e coperta di vergogna, stesa con le gambe sconciamente aperte che pendono dal bordo del letto ed aperta alla sua indecorosa intrusione. Mi bacia, sento le sue labbra scorrere sulla pelle delicata dell’attaccatura della coscia, le allontana per posarsi sull’altra dopo averle divaricate ancor più ed un dito mi esplora di nuovo, lieve ma insopportabile, sopratutto quando, bagnato dei miei umori cerca e trova il clitoride, lo carezza. No, basta, non voglio! Non puoi non volere! Non grida, parla anzi quasi sommessamente e con un tono affettuoso mentre continua a toccarmi li. Non puoi non volere, ed è la lingua che sostituisce il polpastrello, sussulto, sussulto di nuovo. Sento un gemito roco, il mio, un sospiro…no, basta! Si basta! Si è alzata e mi fa paura. Non ne vedo il volto, basta il tono della voce. E’ tanto forte da sollevarmi quasi di peso, ma è inutile tanta forza, non mi difendo. I polsi uniti, le gambe bloccate tra le sue, sono aperta ed indifesa. Mi frusterà. Mi sculaccia invece ed è quasi peggio. Quelle del Padrone erano carezze al confronto. Non grido però, non grido quando il bruciore si fa quasi insopportabile, non grido quando perdo il conto dei colpi metodici come un metronomo e solo mi sorregge la speranza che smetta presto. Non grido quando mi spinge senza creme un dildo di grosse dimensioni nel sedere, fa meno male del mio tubo di deodorante…Urlo invece poco più tardi. Il primo colpo di scudiscio sulle natiche già doloranti mi annienta, al terzo perdo quasi i sensi.

Sta facendo chiaro. Dalla finestra ancora aperta entra il freddo del mattino, di giorno fa caldo ma la notte no, manca ancora un poco a Pasqua; entra anche un poca di luce. Questa è matta e matto è il fratello se pensano che resti qui a farmi bastonare in questo modo. Per fare lingue con lei in attesa che lui si degni di rompermela? E quel cazzo di plastica che mi ha ficcato su per il sedere? Per fortuna mi ero allargata da sola. Questo è parecchio più grosso ma la forma del mio aggeggio era sbagliata. Spingermelo da sola su per il culo e tenercelo alla fine per molte ore tutti i giorni, è stato un gran male, mi ha però…predisposta. Si devo scappare. Chiudo gli occhi, un attimo solo, sprofondo in un dormiveglia pieno di sogni. Fa meno freddo, è bello, sono tra le braccia di mia mamma, nel ‘lettone,’ sotto le coperte. Mi addormento di nuovo. Mi sta carezzando il capo. Non sono nel ‘lettone,’ non sono le mani di mamma, non così, in quel modo li tra le gambe no! Mi illudo per un attimo sia Lui, ma…le conosco le sue mani sulla cosina, più…inesperte, maschili…Nel breve momento in cui mi sono cullata nell’illusione, sono quasi andata in estasi, non mi sottraggo e non per la paura di una ‘passata’ di sculaccioni e frusta. Resto immobile non so neppure io il perchè e la bacio aderendo al corpo bollente di lei. Non mi farete quello che…Cosa non devo farti cara schiavetta? Mi estirpa le parole di bocca una per volta e ride quando capisce i miei timori. Non essere sciocca. Perché mai dovrei privare mio fratello del discutibile piacere di sverginarti? Su, preparami il bagno piccola, andiamo a far colazione in pasticceria. Mettimi meno sali nell’acqua, mi raccomando.
Le preparo il bagno e si fa lavare rapidamente. Quando ne esce ci manda dentro me e mi lava. Se pure è la prima volta che faccio il bagno in acqua già ‘usata’, dopo il primo momento è piacevole, essere lavata intendo. Ci asciughiamo a vicenda e mi stringe per baciarmi. All’inizio la lascio fare e non per paura di altre botte, non ci penso proprio. Ed allora perchè? Già, perchè?Non è molto più alta di me ma…la stringo anch’io, la bacio anch’io. Le forze mi mancano e non cado di schianto perchè la stringo e mi stringe. Il capo tra le sue mammelle che bacio per poi baciarle il ventre e, più giù, dove la morbida v mi indirizza e mi guida. Sono in ginocchio, piegata, e una mano dolce ma irremovibile mi preme il capo. Inutile, non serve. Sono felice quando si inarca allargando un poco il varco che mi permette di…di fare quello che lei desidera. Quello che desidero pure io forse da tempo.


Mi sveglio e per un momento non so neppure dove sono. A letto, certo, in mezzo a lenzuola e coperte attorcigliate. E’ un attimo solo poi son ben presente e sprofondo nella vergogna. Ho fatto l’amore con la Signora, ho fatto quello che anni fa, su internet, le Mistress dicevano di volermi far fare, tutto, va bé, non proprio tutto, ma…piango per la vergogna anche se il Padrone stesso ha detto che Le dovevo ubbidire, che mi avrebbe portata a letto e picchiata, frustata anzi. Mi ha portata a letto, toccata, carezzata e baciata. Io non volevo ed allora mi ha picchiata, sul sedere, tanto forte che non lo credevo possibile. Fa più male di quando è Lui a sculacciarmi, e mi ha frustata. Sono piccola, indifesa e infelice…mi scappa la pipì, temo di bagnare il letto ma non oso muovermi nel timore di svegliarla e farla ricominciare, poi scappo verso il bagno con qualche goccia…

Si è svegliata. Un caffè, poi il bagno. Facciamo colazione in salotto, io in piedi, prima per portarle su un vassoio la colazione, poi per versarle quello che va versato; porgo quello che devo porgerle, tolgo di mezzo quello che non serve più, con niente addosso ovviamente. Cambiare il letto, spolverare, riordinare la cucina, porta via tempo ma solo quando è soddisfatta di tutto il resto mi fa lavare ed è quasi l’una. Ha cucinato lei. Il pranzo segue le modalità della prima colazione. Il sabato e la domenica sono simili, con l’unica variante che devo anche studiare almeno un poco, poi Lei controlla i compiti e mi interroga. Hai una calligrafia pessima, quasi incomprensibile ma migliorerai. Tre colpi di scudiscio sui seni, e non sarai legata e neppure imbavagliata. Non devi gridar o lamentarti. Non devi arretrare, starai immobile altrimenti ne prenderai il doppio. Me ne prendo il doppio. Ceniamo in pizzeria, una bella pizzeria. La signora è tutta seria però. Direi che badi alla linea anche. Da casa alla pizzeria è una mezz’ora di strada che percorriamo di buon passo. Sono esausta quando ci corichiamo e la speranza che mi lasci dormire in pace svanisce subito. Vieni qui cara, leccami le tette e succhiami i capezzoli, poi…più tardi mi spiega dove le piaccia essere toccata, baciata, accarezzata con le dita e con la lingua. Bagna i polpastrelli con i miei umori e, si così, altrimenti un poco di saliva, li, il clitoride non devi toccarlo con le dita asciutte. Le finestre sono chiuse, già tornando dalla pizzeria mi ha fatto comodo il golfino, e comodo fa ad entrambe la copertina leggera di piquet. Seguo i suoi ordini, passo le labbra e bacio i punti che mi suggerisce di volta in volta nel modo e per il tempo che dice. Certe cose non mi spiace farle, altre…meno. E’ passare la lingua luogo la fessura del sedere che proprio non mi va, mi fa proprio schifo, cerco di evitare la rosetta di carne e ne rimedio altre botte ed il cazzo di plastica nel sedere. Più grosso dell’altro tra parentesi. Se piangi, se ti lamenti solo, ti metto quello ancora più grosso. Niente creme, me lo passa sulla fessurina e più o meno asciutto me lo spinge dentro. Fa male, dio se fa male. Sembra mi spacchi, che me lo laceri. Sei stretta, ti devo allargare, per tua fortuna ce lo hai molto elastico. Marcello ce l’ha piuttosto grosso, più grosso di questo aggeggio, mi ringrazierai d’averti preparata. Tra parentesi adesso provi a spingermi nel sedere la ligua, la devi fare a punta. Ci provo e non è soddisfatta, io quasi vomito. Riprova, Questa volta le va bene. Mi fa male, dietro, e lo capisce. Su, su, cara. Ti abituerai a tenerlo dentro e a tenerne anche di più…consistenti. Vedo che sei resistente, volonterosa. Sarai una buona schiava fin dall’inizio e con il tempo…seguendo le regole e quel che ti insegneremo, migliorerai sempre di più. E lei ora a baciarmi, carezzarmi, mi fa impazzire, dimentico il dildo nel sedere e tutto il resto. Quando mi bacia tra le gambe, quando la lingua saetta, titilla e le labbra lo succhiano, capisco meglio a cosa serva il clitoride. Non urlo di piacere ma gemo piano in preda a brividi e poi sussulto battendo senza saperlo i talloni sul materasso. Al Padrone non dispiacerà che io. Che lei…che mi piaccia…Dormi piccolina, dolce schiavetta, non preoccuparti. Faremo di te una perfetta amante una donna da letto. Lui ne sarà felice ed è meglio per te che sia contento della sua schiava, non credi? Piacerà pure.
a te essere brava a letto.

Che mi piaccia è vero. Imparo anche a sopportare lo scudiscio. E’, sono anzi, visto che ne usa
più di uno, scudisci moderni, per donne che non devono essere rovinate, segnate per sempre ed anzi, i segni scompaiono abbastanza in fretta. Imparo a sopportare la frusta e a darLe piacere ricevendo la mia parte di piacere. Porto un dildo per ore, compreso uno elastico che comprimo fin che posso, con forza, contraendo i muscoli del sedere. Quando lo rilascio lui non torna come prima ma si gonfia e mi rende ancora più elastica. Con un cazzo di gomma che si gonfia con una pompetta mi insegna a fare pompini. Parto dal cazzo sgonfio, è molto realistico, lecco e carezzo lo scroto. Con la pompetta lo gonfia un poco per volta, lo prendo tra le labbra, imparo pian pino a farmelo entrare in gola almeno un poco. E’ un buon inizio, dice. E’ una scuola da perfetta puttana le dico ioun giorno, o meglio una sera a letto. So quando posso parlare e quando sia meglio tacere. A letto, facendo l’amore in genere ma con prudenza qualcosa posso dire. Che goda di quei momenti è innegabile, tanto chiaro che non provo a nasconderlo e alla signora fa piacere che io ne goda, che qualche volta proprio gridi di piacere. Che Le racconti quanto mi piaccia. Non le nascondo nulla, o meglio le nascondo che ho dentro di me l’angoscia per non dare, per ora, piacere a Lui, il mio Padrone che amo. Le nascondo che credo di amare anche Lei si, che amo anche la Signora. E’ il mio cruccio la mia disperazione. Posso amarli entrambi? Certamente no. Con la morte nel cuore conto i giorni che ci separano dalle vacanze di Pasqua, quando lo rivedrò, quando sarò sua e felice di essere sua. Altrettanti giorni però e non potrò più carezzare ed essere carezzata da Lei…e ne piango. Conseguenza qualche distrazione a scuola, qualche sbalzo di umore a casa di cui la Signora prima chiede pazientemente spiegazioni che non posso dare e poi punisce con la frusta.

Carpisco qualche parola di una telefonata. Va molto bene, credimi fratellino, meglio di quanto sperassi, forse riuscirai a prepararla. Non capisco cosa voglia dire prepararmi ma non me ne frega niente. Va molto bene ha detto parlando di me, meglio di quanto sperasse. Tutto il resto non conta e tra qualche giorno sarò sua. Mi sverginerà. Questo mi fa un po paura, penso però sia normale per qualsiasi ragazza, la sua prima volta.
Ho uno splendido padrone, si sono felice.

SONO GRADITI SUGGERIMENTI MA ANCHE CRITICHE. QUESTE ULTIME SERVONO QUANTO I SUGGERIMENTI
Una settimana intera di vacanza, mi sono portata avanti con compiti e lezioni, potrò dedicare quasi tutta la settimana a Lui. Ti devi portare appresso tutta quella roba? La Signora allude ai libri che riempiono quasi una valigia. I dizionari, dico, potrebbero anche servirmi. A casa abbiamo tutti i dizionari che servono. Il Rocci di greco, i due volumi del Ghemol di mio nonno per il latino ed il dizionario della lingua italiana restano qui. Finisco di chiudere le due grosse valigie della Signora, controllo finestre, chiavetta centrale del gas e dell’acqua. Porto alla macchina il bagaglio. E’ duro essere una schiava. Guida lei, attenta, pensierosa anche. Forse le spiace, almeno un poco, dover smettere di fare l’amore con me? Non oso certamente chiederlo e Lei non ha minimamente fatto cenno a questo. A dire la verità, ieri qualcosa ha detto. Io avevo voglia, la mattinata a scuola era stata noiosa, ad ogni momento un’insegnate arrivava a parlottare coni miei o i miei uscivano. Ho avuto quasi la tentazione di toccarmi, non in classe, è ovvio, al gabinetto. Appena a casa, come sempre Lei mi ha baciata contribuendo a farmi salire ancor più di giri. Più tardi, preparandola per la notte mi ha chiesto cosa avessi e non ho saputo cosa risponderle. Son rimasta ferma ad ammirarla mentre usciva dalla vasca. Insomma cosa c’è? Sembri un pesce, boccheggi. Siete bellissima! Io vorrei…ridendo un poco ha buttato per un momento gli occhi sullo specchio a guardarsi. Cosa vorresti? Diventare come Voi signora ma…Ma? Mi basterebbe diventare la metà di quanto è bella e sicura di sé e…cos’altro ancora? Ho scosso la testa, non lo so Signora. In ginocchio schiava! Il tono però era divertito. Hai detto a Marcello che ti sentivi di adorarlo, per adesso accontentati di me. Le sue intenzioni erano chiare, a gambe aperte come era ad un centimetro dal mio naso, e sapeva di pulito. L’ho schiusa delicatamente con le dita, alitato un poco, come le piace, e poi ho passato la lingua ben umettata di saliva sulla pelle rosea. E’ bagnata, di già? Ma certo è appena uscita dalla vasca ed è tutta bagnata, anche li. E’ bello, mi piace farlo, mi piace il sapore di ciprigno che poi si sprigionerà, mi piace su tutto sentire il bottoncino, per ora quasi inesistente, crescere, indizio certo che le piace. La lingua puntuta cerca inutilmente di aprirsi un varco nel suo orifizio, so ormai che vergine non è, torna al clitoride ora ben esposto…mi fermo alzo il viso verso di lei perchè così mi ha ordinato, dolcemente ma è un ordine. Mi aiuta a sollevarmi, non serve grande intuito per capire cosa stiamo andando a fare in camera., ma una sorpresa c’è, per me almeno. Sei dolcissima quando vuoi. Ed è Lei, la Signora a darmi quel bacio che chiamano Bacio di Venere. Signora io, io..Vi…anch’io cara. Mi ordina con un cenno di tacere ed io perdo la parola, ma non solo per ubbidire. Sono stati giorni molto belli, chissà, potremo averne altri, piccola. Torna la Signora, spesso intransigente, inflessibile, dura. Mi spinge giù per il sedere un dildo appena inumidito con la mia saliva. Fa male, dico. Deve far male, risponde, altrimenti sarebbe troppo piccolo. Lo terrai tutta la notte. Fatico ad addormentarmi, non per il dildo nel culo, ma per la gola che brucia nonostante gli sciacqui. Prove generali di pompino. Alla fine me lo spinge in gola molto più del solito e vomito. Ovviamente ho dovuto pulire tutto io. Quando torno, dopo doccia e gargarismi, temo di trovarla arrabbiata, invece no. Mi abbraccia, mi bacia toccandomi la cosina, a lungo, mi bagno di nuovo. Mi sei tanto cara, ti…mi piaci, ti voglio bene. Che differenza c’è tra ti voglio bene e ti amo? E voleva per caso dirmelo ti amo ed ha poi detto: mi piaci? Non lo so e mi piacerebbe sentirmelo dire, ma ad una schiava non si dice ti amo. Neppure però si dice ti voglio bene. Siamo quasi arrivati e Lei ripete le raccomandazioni. Non devi avere paura. Mio fratello sa essere persino dolce se non lo contraddici, se ubbidisci senza discutere, tanto più che alla fine una schiava, con le buone o con le cattive finisce sempre per dover ubbidire…

Siamo arrivate e non è neppure venuto o non mi h fatto andare da Lui a salutarlo. Passo quasi un paio d’ore a disporre le cose della Signora nei suoi cassetti. Serve attenzione, un fazzoletto impilato male può valerti uno schiaffo di quelli cattivi, sulle orecchie. E’ una maestra la Signora in questo, e ne ho presi più di uno. Dritta, le mani dietro la schiena e la faccia alta, ad occhi aperti aspetti. Un secondo od un’ora, ma arriva. Fa male e non lascia lividi sulla faccia. Per le mie di cose bastano pochi minuti. Arriva Lei, controlla senza trovare niente fuori posto e mi fa un cenno di assenso. La doccia e qualche tempo per terminare un compito. Questa sera temo che dormirò da sola. Ride mentre io mi sento arrossire. Senti, questa sera probabilmente sai quello che succede. Stai ferma, non farti prendere dalla paura. Fa sempre male, poco o tanto dipende anche da te. Lascia che faccia quel che deve e non te ne pentirai. Che la prima volta ti piaccia è difficile, raro. Un po’ di paura, la tensione, la cultura che ci hanno inculcata a noi donne…E’ come un pizzicotto, più o meno forte che passa però in fretta. Se devi succhiaglielo, sai farlo abbastanza bene, ridacchia, sei una pompinara nata. Se vuole qualcosa d’altro, anche li lascialo fare e non farlo incazzare, sa diventare molto cattivo e fa molto più male se ti agiti e non collabori. A lui piace inculare una donna ‘ nature’, come dice, senza creme ne altro. Solo un poco di saliva e se ti ha già chiavata i tuoi umori…ed i suoi.
Mi si e’ seduta a fianco, si alza un poco e presami per le spalle mi attira verso di lei. Chiudo gli occhi sento le labbra sulle mie che tengo chiuse, le piace forzarmele, quasi fosse una sua vittoria. La lascio vincere anche questa volta, gemendo di piacere. La sua mano mi sta torcendo un seno, quello sinistro che da ragazzina mi sono graffiato con la medaglietta fino a farlo sanguinare. Dire che sono in ansia è poco, dannatamente poco. Ho la tentazione folle di scappare e guardo la porta delle scale. Scapperei senza un euro, anzi, così come sono, senza niente addosso, mi si para davanti però Lei, sorride, su cara, devi prepararti, vieni in bagno, e mi fa cenno con la mano di salire.
Devi essere ben pulita dentro e fuori, te lo ho detto, mio fratello è molto esigente. Sono un poco nervosa, le dico. Sarebbe strano il contrario cara. Una carezza alla guancia, lieve, è il tuo momento, stai per essere fatta donna e schiava. Già, schiava. Lo desidero da sempre, da un mucchio di tempo almeno. Passeggio per il corridoio, lo percorro avanti ed indietro aspettando che il clistere, il primo, quello di preparazione faccia effetto. Quanta acqua mi ha fatto? Più del solito direi, un poco almeno. Ci sono abituata, mi sento però come una cimice gravida, sembro una cimice gravida più tardi, dopo il secondo clistere. Su, su, non fare tante scene. Lo devi tenere fin che torno. Per la centesima volta mi vedo gonfia come una rana, devo…no, arriva. Pronta finalmente. Lo specchio rimanda impietoso l’immagine di una ragazzina di diciotto anni con poco petto ma per il resto abbastanza ben messa. Una schiava che viene preparata per il letto del Padrone. E’ sempre stato il mio sogno, e questo Padrone me lo sono scelto io. Gli ho letteralmente dato la caccia, negandomi sdegnosa persino, almeno ad un certo momento e, a dirla tutta, quel momento è stato corto corto.
Il mio sogno perchè mi limitavo a sognare. Ero una ragazzina e contavo un mucchio di palle: chattavo con la linea di mamma che non c’era più, mi aumentavo gli anni, dopo un poco almeno, prima stavo zitta, ascoltavo, anzi leggevo solo. Con la prima con la quale mi sono collegata veramente anzi sono scappata, ho chiuso il collegamento quasi subito, non ricordo neppure più il perchè.
Poi mi sono fatta furba, ascoltavo sopratutto e mi ero preparata una serie di risposte. Inventate ovviamente. No, non è vero, sbaglio, con la prima non ho mai chattato. Ho letto un suo racconto e ne sono rimasta fulminata. Prendevo tutto sul serio: la sua felicità nell’essere quel che era…tutte palle probabilmente. Diventata una Domina, cercava una schiava ed io sarei stata più che contenta di essere quella schiava. Non ho osato contattarla, leggevo i suoi diari soltanto e lei, più tardi, con mio gran dispiacere è scomparsa.
Poi alcune Domine. Una mi ha convinta a ficcarmi una grossa candela su per il sedere. La conservo ancora quella candela rossa. Davanti no, mi raccomandò, a quello ci penserò io. Col cazzo! Le donne dicevano che mi avrebbero fatto leccare i loro piedi più questo e quello. Poi qualche maschietto. Promettevano di rompermi la figa ed il culo facendomi impazzire ed urlare per la goduria. Tutti erano, ad ascoltarli, superdotati, 25 centimetri, ed uno mi garantì che normalmente si inculava le sue nuove donne sullo zerbino, prima ancora di farle entrare in casa. Massa di stronzi! Comunque non sapevo se sarebbe stato meglio appartenere ad un uomo od una donna. Ha deciso il caso. Con il Padrone è stato tutto diverso. Ci siamo incontrati per caso ed è stato amore al primo clik. Per me almeno. Lui mi ha dato del lungo. Mi ha snobbata. Ho deciso che sarei stata di un uomo e che quell’uomo era Lui. Lo ho inseguito e preso. E’ un vero Padrone, le sue carezze mi fanno impazzire, e poi mantiene le promesse. Sono la sua schiavetta da settimane e sono ancora vergine, davanti e dietro. Stavo per fargli un pompino ma doveva partire ed è arrivato il taxi. Mi ha affidata a sua sorella, la Signora Patrizia che ha su di me i suoi stessi diritti. E’ questo il guaio. Mi porta, mi ha portata a letto per settimane ed ora ne sono innamorata. Innamorata veramente? Non so. Solo che mi piace. Mi piace persino fare o farmi fare quelle cose che dicevano le altre…non si fa leccare i piedi ma la fica si, e mi piace. Ancora di più mi piace quando è lei a farmelo. Mi piace stare nelle sue braccia, stretta fino a farmi mancare il fiato e poi la mano di lei scende in basso a carezzarmi. La luce della strada si accende, adesso ci si vede un poco meglio. C’ero già stata nella sua stanza, la mattina del pompino. Maledetto tassista. Un rumore, forse è Lui. Fingo di dormire. Ma dormire nella posizione indicatami dalla Signora non è agevole, mi giro. Ancora nessuno e mi scappa la pipì. Meglio che mi liberi subito. Torno qualche attimo dopo e Lui, il Padrone mi sorride. Si sfila la vestaglia e lo vedo nudo per la prima volta. Sono ovviamente come sempre pure io senza niente addosso. Non me ne frega niente, mi dico, è il mio Padrone e sta per fare l’amore con me. Ma allora perchè non sento niente? Ero più eccitata quando ricevevo una sua mail, ero più…più cosa. Poi capisco, sono paralizzata dalla paura. Ma ubbidisco al suo cenno e lo raggiungo. Hai paura? Un poco…Padrone, no, tanta, ma vi…volevo dire che vi amo ma, ma? Vi dico invece che vi ubbidirò, sempre, in tutto. So che è una cazzata ed allora mi tappo la bocca. Tengo la testa bassa, ansimo leggermente. Leggermente solo perchè faccio di tutto perchè non se ne accorga. Ho voglia di piangere e se non fossi stata tra le sue braccia…mi piace essere abbracciata da Lui, essere accarezzata e baciata, perdo la cognizione di tutto se non di essere stretta a Lui, in piedi, su di lui seduto sulla poltroncina del quasi pompino, sul letto disfatto. Quando mi fa stendere mi stendo, quando mi fa divaricare le gambe gli ubbidisco, quando sento il cazzo premere sulle mie labbra lo accolgo fin quasi in gola e quando decide che sia arrivato il momento, di nuovo apro le gambe. Sono appena un poco tesa, ma penso ad altri giochi, altre carezze, mentre la testa del cazzo percorre la mia fessura per ora intatta. Un dolore acuto, un forte pizzicotto come aveva detto la Signora e dico addio alla mia preziosa verginità. Ho il suo cazzo dentro, mi monta, mi chiava, appena un bruciore che però cresce. Ansima un poco, ha goduto? Io no, niente. Sono un bel po’ delusa ma che importa, sono sua e l’importante è Lui. Solo Lui, il mio Padrone, il mio Master. Sempre od almeno spesso il Master vieta alla schiava di godere. Non avrò questo problema forse, molte donne non raggiungono mai l’orgasmo, ma non ne sono certa e neppure forse lo desidero. E’ bellissimo dargli piacere, dargli il mio ventre intatto, sentire il suo corpo contro il mio fremere di quel piacere che io, donna e schiava gli ho procurato. E’ uscito di me ed ora è steso sulla schiena accanto a me. Cosa debbo fare? Non oso chiederlo e le mie vecchie letture non mi aiutano. Sono ormai oltre le letture. Sono ben oltre i racconti. Mi ha fatto donna, ho nel ventre il suo seme. Certo non ne sarò ingravidata, la Signora, dopo l’ultimo mestruo mi fa prendere il necessario. Mi abbandono sulle lenzuola attorcigliate, non mi ero accorta di fare tanto casino. Mi ha mandata fuori di testa ed anche lui però…ma non devo assolutamente perdere la concentrazione, una schiava deve badare solo al Padrone, deve concentrarsi sul piacere del Padrone. Mi protendo a guardarlo. Dio se è bello! Ed è mio. No, io sono sua e per sempre. Mi appoggio alle coltri e mi inarco un poco per toccarmi perchè sono felice di esistere, godendo all’idea di essere sua. Godendo per modo di dire. Tengo la destra sulla fichetta, sulla mia fica rotta, anzi la sua fica. Sono un poco bagnata, mi tocco, mi continuo a toccar e mi bagno di più, poi, per la prima volta, con prudenza, ci infilo dentro il dito. Se c’è entrato il suo cazzo…ed infatti nessun problema. Un leggero bruciore, un fastidio soltanto e forse una leggera traccia di sangue. Perché sul farsi chiavare la prima volta hanno inventato tante balle? Quasi sto per godere sul serio, ma posso? Lui è qui accanto, lo guardo e di nuovo mi meraviglio che un master così bello abbia potuto scegliersi una da poco come me. Mi protendo a baciargli…poi mi freno. Se si infastidisce? Ma ne ho troppa voglia. Sfioro il corpo, un corpo così duro, muscoloso, virile, così diverso quello morbido della sorella. Non sembra spiacergli e continuo. Sfioro l’epidermide con le labbra, ne lambisco e mordo piano i capezzoli mentre la destra scende a carezzare il cazzo, il mio cazzo. Non è poi del tutto floscio. E’ normale? Lo sfioro, poi lo tocco decisa con la lingua, no, non così, più delicata pirla, mi dico. Lo sposto un poco, aiutandomi con la mano e lo prendo in bocca. Sa di buono, forse è in parte il mio di sapore. Brava schiavetta, così. Ma non dovrei essere la sua schiava ormai, me la ha rotta! Poco male. Mi cresce in bocca, diventa duro, esigente mentre mi carezza il culo. Temo sarà quello il momento difficile. Sono impaurita ed ansiosa che succeda. Farmi rompere il sedere va bene, ma quegli stronzi che dicevano di rompere il culo alle loro donne per prima cosa…Mi fa mettere in ginocchio, e, la testa del cazzo padrone, scorre su e giù dalla fessura della fica alla rosetta del culo che non riesco a rilassare. Ecco mi rompe…no mi chiava, ma penso sia solo per farmi rilassare, per poi rompermelo. Mi monta con forza, mi monta con…entusiasmo? Mi monta, punto, o se preferisco, mi sta chiavando di nuovo e ne sono contenta. Non è che goda proprio, non come con la Signora Patrizia. Mi piace essere chiavata, mi piace avere il cazzo che mi va dentro e fuori, che mi ara la pancia che mi fa male, perchè adesso mi fa anche male ma non importa, mi sento sua, mi sento importante. Una cosa soltanto, ma sua ed importante. Tengo alto il culo, poi mi fa girare e mi fa portare le gambe a circondargli il colo e mi monta così. Mi monta, non pensavo che questa parola descrivesse così bene una chiavata. Lo spio con gli occhi socchiusi, lo vedo e capisco quando sta per venire di nuovo, invece si ferma:vuole un caffè. Tra di me gli dò dello stronzo, sentivo qualcosa, forse…Con le gambe molli torno con il maledetto cafffè. Dopo un poco ne ha voglia e mi sbatte per la seconda volta o la terza? No, gode per la seconda e poco dopo per la terza volta.Più tardi mi insegna qualche trucchetto su come farlo godere meglio.. Un pompino quando pensavo non ce la facesse più. Poche gocce di liquido seminale che diligentemente inghiotto. Sono una donna, sono una schiava, ho fatto un pompino e mi ha sverginata ma non mi ha rotto il culo, perchè mai? E’ l’ultimo pensiero mentre sprofondo nel sonno. Sono la sua donna, la sua schiava, sono la sua schiava, sono la sua schiava e la sua donna. Sono una donna, non sono più una ragazzina, non sono più vergine. Ieri sera ero una ragazzina vergine, poi mi ha portata a letto, mi ha fatta sua, mi ha chiavata, scopata, rotta la fica e questa mattina mi ha rotto il culo e mi è piaciuto. E’ la prima volta da molti anni che avendo da studiare, proprio non ci riesco, ma ieri sera mi ha sverginata, chiavata due volte e si è fatto fare un pompino sborandomi per di più in bocca. Manda giù tutto, ha detto, ed io quasi vomitavo. Tutte palle quelle che ho letto in materia, sulla bellezza di berla quella roba. Densa, tiepida ed insipida, ma ci sono riuscita. Questa mattina poi, dopo che gli ho portata la colazione a letto ha detto che voleva il dessert. Siccome non capivo mi ha tirata sul letto e mi ha sbiottata, cioè mi ha strappao di dosso l’unica cosa che posso indossare in casa: il cache sex, ed ordinato di succhiarglielo. Pensavo volesse un altro pompino soltanto, invece voleva incularmi e me lo ha proprio rotto il culo. Una cosa lunga, dolorosetta, ma già lo sapevo. Ringrazio di essere stata previdente, di essermi preparata molto bene, teoria e pratica. Letture su internet e le tre confezioni di profumo solido di diametro crescente. Da sola, a casa mia, quando ancora non ero mai venuta qui da loro, poi con l’aiuto della Signora ed i suoi cazzi finti. Penso che diversamente mi spaccava sul serio. Solo questa mattina ho capito veramente quanto ce lo abbia grosso un uomo rispetto al buchetto del sedere di noi bambine e quanto possa farti male quando te lo mettono dentro, almeno la prima volta. Per fortuna mi sono appunto ben preparata, e Lui si sta dimostrando un Padrone dolce e comprensivo. Prima me lo ha messo tra le gambe in figa, già aperta senza troppe difficoltà la sera prima, brucia ancora un poco e tira tutta ma senza far male. Quando mi sono bagnata mi ha bagnato ben bene il buchetto del culo. Io daltronde ho spinto come sapevo già di dover fare ed ho continuato a spingere anche se credevo di morire. Quando pensavo di non farcela più a resistere e stavo per supplicarlo di smettere l’ho sentito un poco entrare, poi entrare di più ed infine ho capito che il glande, la testa del cazzo era dentro ed il peggio era passato. Non che dopo sia stato tutto rose e fiori, ma il peggio era passato sul serio. Poi dicono che la teoria non serve a niente! Sapevo dalle mie letture, dagli studi anzi, fatti sulla materia, che sarebbe stato così e saperlo mi ha aiutato a resistere. Con qualche virtuosismo acrobatico mi ha messo a seggiolino, sul fianco sinistro, con le ginocchia in avanti e piegate. Ci siamo messi tutti e due così ed mi ha fatto appoggiare la testa sul suo omero. In questo modo avevo il cazzo tutto dentro il sedere e lui aveva le mani libere. Con la sinistra mi toccava le tette, mi pizzicava i capezzoli e li torceva facendomi male ma solo un poco, era quasi piacevole anzi e smetteva appena dicevo ahi mentre la destra mi carezzava tra le gambe, ha cominciato anzi un favoloso ditalino, sfiorandomi il clitoride, girandoci tutto attorno. Stavo andando fuori di testa, almeno un poco per il momento. Di tanto in tanto, usava la destra per premere sulla pancia e tirarmi contro di lui quando per le spinte del suo cazzo gli pareva mi allontanassi troppo. Da non crederci. Questo non l’avevo mai letto in nessun racconto. Ho cominciato a godere, ed ho goduto mentre avevo il suo cazzo nel sedere fino alle palle e mi dava gran colpi da dietro. Ho goduto sbanfando grazie anche al delizioso ditalino che mi stava facendo. Ho goduto e goduto, almeno due forse tre volte, col culo e grazie alle sue carezze, piangendo quasi di gioia, ringraziandolo, spingendo indietro il culo per prenderlo meglio e di più, nonostante bruciasse e mi tirasse e mi facesse anche male ma era bellissimo e non volevo smettere, le due dita nella figa, lungo la fessurina, sul mio pistolino mentre l’altra mano mi stringeva le tette, torceva e strizzava… Ansimavo come un mantice col naso e devo aver detto un sacco di cretinate. Poi mi ha rimessa giù di schiena venendomi sopra. Me lo ha dovuto dire lui che non aveva goduto, non me ne ero assolutamente accorta. Per forza, ha detto, tu non c’eri, eri chissà dove e mi ha sorriso. Ha un bellissimo sorriso e dei bei denti, oltre agli occhi blu. Di nuovo mi ha fatto mettere a gambe aperte, come una rana, e me lo ha infilato in figa, lentamente, quasi fosse un ragazzino timido e mi ha scopata con tanta dolcezza anche se a me la sotto, bruciava un poco ancora da ieri sera. Prima credevo di aver goduto, adesso sono certa di aver goduto come una troia, gridando felice come una troia. Sua sorella, la Signora Patrizia preoccupata dal casino che facevo è venuta a vedere ed è scoppiata a ridere.Questo l’ho saputo dopo, mentre mi lavava, al momento non mi sono neppure accorta che c’erano spettatori. Adesso è pomeriggio e mi è proprio impossibile studiare, ho troppo altro cui pensare. Però riesco a immaginare quante botte mi daranno se non faccio questa traduzione e mi ci immergo. Già che ci sono studio anche matematica e senza finirli tutti, faccio buona parte degli esercizi. Sono in bagno e sto per andare sotto la doccia quando li sento arrivare. Lui, il Padrone dice di voler farmi far fare esercizio di pompini ma è quasi ora di cena, di tempo per far le cose bene non ce n’è e rimandiamo. Quello che mi sembra strano ed al tempo stesso mi piace è che si parla e tutto viene fatto alla luce del sole con la massima naturalezza. Ho finito di sbarazzare il tavolo in sala e di sistemare la cucina. La Signora mi ha data una mano ed abbiamo fatto in fretta, poi, in ginocchio seguo le istruzioni di Lei. Cominciamo dal principio, dice. Posagli la mano sul cazzo, ma leggera delicata. Devi solo fargli sentire il calore, di tanto in tanto premi leggermente e sposti lentamente la mano, molto lentamente e cambi un poco la pressione. Devi farla sentire quella mano, ma appena appena. Vedrai che basta a farglielo rizzare. Mettiti in una posizione che se vuole palparti sia comodo e mai, ripeto mai devi essere ripetitiva, meccanica, annoiata o sembrare tale. Sei una donna che sta facendo godere od almeno vuole eccitare il suo uomo, non un bambolotto. Senza troppe moine o sdolcinature ma con dolcezza. A te piace farlo e lui lo deve capire che ti piace. Uno sguardo, un sorriso, una parola, quello che ti pare e che al momento sentirai più adatto. Mi ci metto di buzzo buono. Mi rimetto in ginocchio davanti a Lui poi mi blocco. Devo togliere questo? Indico il cache sex? Lo indosso, anzi me lo fanno indossare solo per ragioni igieniche e per non sporcare le seggiole o cose del genere. Guarda che si sta spazientendo, dice la Signora. Ed allora slaccio l’ultima piccola cosa che indosso e mi faccio più vicina. Il Padrone indossa una bella vestaglia di seta pesante, sta seduto ben appoggiato allo schienale del divano, gli occhi chiusi e le ginocchia divaricate. Come faccio a farmi palpare e contemporaneamente posargli il palmo della mano dove devo posarla? Si può! Mi inginocchio sul divano di fianco a Lui, rivolta verso il muro. Posso baciarlo in bocca, posare la destra sul punto giusto e nel modo giusto oltre a farmi toccare. Mi piace essere toccata, mi vengono i brividi su per la schiena. Sciolgo la cintura e scosto il lembo della vestaglia, poso la mano destra sulla patta del pigiama e sento sotto il palmo il mio cazzo, quello che mi ha aperta, chiavata ed inculata. Non è in tiro, questo è certo ma lentamente, sotto il palmo della mano quasi immobile lo sento un poco crescere, farsi più duro.Seguo il ricordo di una lettura, infilo la mano entro la patta e lo carezzo, lo stringo un poco, Lui allarga di più le gambe, vuol dire che vado bene, penso. Dopo un poco però devo fare qualcosa di diverso, non essere ripetitiva. Sfioro il sacchetto delle palle, torno su a scapellarlo, inizio una lentissima sega per poi soppesare un poco le palle, spingo la mano, le ditta almeno oltre le palle, verso il culo e Lui mi aiuta spostandosi in poco in avanti, mi tocca il culo, fa scorrere un dito lungo la riga del sedere e prosegue fino alla fessura. Mi fermo perchè mi piace ma devo andare avanti. Si gira verso di me e mi attira più vicino chinandosi per baciarmi i seni, morde piano i capezzoli, mi infila la lingua in bocca. Smette di toccarmi restando fermo a braccia aperte, Vorrei chinarmi per baciarglielo ma è impossibile, dovrei essere una contorsionista da circo ed allora scendo dal divano e mi metto tra le sue ginocchia, sbottono il pigiama e ce l’ho davanti, con il glande scoperto rosso viola. Mi accorgo…insomma, gli ho gia dato la figa ed il culo, l’ho preso in bocca ma solo adesso mi accorgo che è un poco storto, solo adesso vedo quanto sia grosso, vedo le vene, ne sento l’odore. Mi piace, tanto, voglio farlo godere, bene, al massimo, quanto mai nessuna altra donna sia mai riuscita a farlo godere. Passo la lingua dalle palle fino alla cima poi ripercorro la stessa strada al contrario dopo aver indugiato un attimo alitandovi sopra il fiato caldo, tenendolo tra le labbra, leccandolo con lenta cura. La mano sinistra sostiene il sacchetto, lo scroto, scivola giù fino al buchetto premendovi un poco ma senza penetrarvi. Senza quasi accorgermene di nuovo l’ho preso in bocca e me lo spingo quasi in gola. Poi è lui a prendere la iniziartiva. Con la pancia sul bracciolo del divano apro bene le gambe, mi accorgo che sono ancora troppo asciutta ma il Padrone rimedia con la saliva, mi chiava alla grande. Mi allarga la figa ancora troppo stretta, ma non mi dispiace, è poco il dolore. Neanche dolore, fastidio al massimo, ripagato dal piacere di sentirti riempire da Lui il mio Padrone, dal primo uomo della mia vita, quello che mi ha fatta donna e schiava ed ora mi sta chiavando. Gambe aperte, spalancate per Lui, In posa, ferma per Lui, sua, mentre il cazzo enta ed esce dalla figa andando frequentemente a nascondersi nell’altra tana che molto più dolorosamente, con qualche difficoltà e poco entusiasmo lo accoglie ubbidiente. Ci gioca, gli piace, a me fa male ma non importa. Poi per il male grido un poco ma ne godo anche, me lo ha sparato dentro per metà, di colpo. Di nuovo nella mia fichetta. E’ bello essere una donna. E’ bello essere la sua donna che riempie di sbora. La sua schiava. Dio se è bello.

Solo qualche minuto dopo ritorno in me e realizzo che di nuovo c’era una spettatrice. La Signora Patrizia sorride al fratello, si china a sfiorarmi le labbra con un bacio. Sei stata bravissima, cara. Poi rivolta al Padrone, te la lavo se vuoi e te la metti bella pulita nel letto. Non la vuoi tu? Io sono un poco stanco e domani mattina devo uscire presto. Ma certo, vieni cara, andiamo a lavarci e poi giochiamo un poco noi due.

E’ stata quella la notte bellissima, tremenda e tragica, durante la quale ho veramente capito di essere soltanto una cosa, un giocattolo nelle loro mani, schiava di loro due. Schiava di entrambe.

No cagnolina, quelli ora non servono più, ti allargherà il sederino per vie naturali, col suo bel cazzo, senza creme ne altro. Ho riposto, ben contenta per il momento, la scatola di legno che contiene la serie di cazzi finti di tipo e misure diverse. Di recente son stata costretta ad usarli anche troppo spesso. Mi corico con lei che mi aspetta, bellissima, stesa sulle coltri con le gambe appena schiuse, un sorriso fugace, forse sfuggente…Lui non dovrà mai, assolutamente mai, sapere di quegli affari. Chino il capo, perplessa all’idea di mentire al Padrone. Lei mi sfiora, cerca la mia bocca ed io mi abbandono stranita e felice al tempo stesso, ma non è questo che vuole. Non serve più che mi dica di volta in volta cosa fare, la conosco abbastanza ormai e so fin troppo bene cosa le piaccia di più e cosa debba invece evitare. Mi piace essere baciata, carezzata e coccolata con paziente lenta dolcezza, mi ha spesso ripetuto. Dovrai imparare a dare alle donne che avrai nel letto un poco di dolore, solo un poco. E’ eccitante da morire un po’ di dolore, che so, prova a stringermi i capezzoli, piano, così, brava, un po’ più forte adesso. Cretina! Uno schiaffo di quelli che sa dare Lei. Ti ho fatto male, lo so, così te lo ricorderai, non farai più lo stesso errore. Non l’ho certo fatto più. Non stringo troppo forte il capezzolo, umetto bene il dito prima di toccarle il cazzetto, seguendo le istruzioni che pazientemente mi ha impartito. Tutte le vie portano a Roma? Sbagliato! Portano alla fessura che abbiamo tra le gambe, cagnolina mia. Gli uomini impazziscono per pucciarci il loro biscotto. Mi sta carezzando il capo mentre con la lingua puntuta cerco di penetrarla. E’ molto bagnata, ciprigna sua e saliva mia. Ci sono arrivata, questa volta almeno, con un lungo giro che le è piaciuto. E’ stata la Siagnora Patrizia a suggerirmi di essere un poco più fantasiosa. Sempre lì si arriva tra noi donne, ma percorcorrere di volta in volta vie diverse certo non guasta anche se queste sono poi sempre le stesse. Ho fatto qualcosa che avevo sempre schifato, le ho passato la lingua lungo la fessura del sedere, soffermandomi anzi sul buchetto, ed a lungo. Appena la raggiungi o comunque appena siete insieme nel letto, decidi, cerca di capire chi deve ‘guidare’, chi comanda. Cerca di guidare tu. Lo capisci abbracciandola, carezzandola e baciandola. E se subito mi dice fammi questo e quest’altro? Vedi tu, cominci magari a fare quel che ti dice ma cerchi di aggiungere del tuo, delle varianti se puoi. Ti fa male? Si riferisce ai capezzoli ed alle tette. Ha strizzato il tutto come sempre ed anche di più e mi fanno male solo a sfiorarle. Un poco Padrona. Un’altra cosa che in queste settimane ho imparato. A letto è la Padrona e fuori la Signora.

Siamo stese fianco a fianco, la stanza è fiocamente illuminata dalla poca luce che la raggiunge dalla strada e mi permette appena di intravvedere il suo profilo. Ansava un poco un attimo fa, una eternità prima avevo passato a lungo le labbra e la lingua sul suo sesso profumato, suggendo insistenemente il clitoride. Non so che profumo sia, mi piace e mi esalta. Lo usa solo lì, quando facciamo l’amore. Mi posa la mano sinistra tra le gambe già un poco schiuse che allargo ancora di più. Ti piace eh puttanella, sei la mia puttanella. Questo, essere chiamata puttana o puttanella non era mai successo prima e non mi piace per niente. Non ho certo goduto ma scopro di essere già un poco bagnata e tiro un leggero sospiro di piacere. Perché non deve piacermi poi? Sono una puttanella, una schiava deve esserlo e comunque lo diventa in fretta. Sento la mano aperta, piacevolmente calda, le due dita che vengono piegate ad allargarmi le labbra esterne, poi un dito solo. Scivola dentro e fuori, è la prima volta, prima ero vergine. Dentro e fuori, con qualche deviazione a toccarmi vicino al puntino che comincia a risentirne e verso li sedere che alzo un poco. Ti fa male? Il Padrone me lo ha rotto, mi ha aperto, inaugurata, questa mattina soltanto. Solo un poco, Padrona, mi limito a rispondere. E’ un poco gonfio, ce lo avrai gonfio per una decina di giorni ancora. Dipende da quanto spesso te lo userà, poi passa. Ho visto che non ti spiaceva, hai goduto col culetto. Raro ma capita. Beata te. Quando l’ha rotto a me ho cainato come una pazza. Dieci giorni e me lo faceva tutti i giorni. Poi siamo state zitte ed ho anch’io portato la mano tra le sue gambe. Volevo farla godere ancora e l’ho fatta godere. Abbiamo goduto quasi contemporaneamente.

Dopo poco dorme. Io comincio a pensare. Quando mi ha rotto il culo ha detto…il Padrone…che siano fratelli non vuol dire niente, ma lei è la sua amante…Ma è pure la mia Padrona. Per ore passo e ripasso quello che ho ascoltato, che si son lasciati scappare. Possibile? Lo hanno detto di proposito. Quando fai un pompino ad un uomo ha detto il Padrone, quando un uomo o magari due ti…Sto piangendo disperata, impaurita, e mi commisero. Temo per domani e per il mio futuro. Quando mi addormento comincia ad albeggiare, ma la luce arriva presto ormai. Stanno facendo volutamente di me una schiava, una di quelle di cui ho spesso letto, che vengono frustate, prestate se del caso agli amici. E’ orrendo, ad amici ed amiche. Poi uno sprazzo. Non è detto che poi lo facciano sul serio, ma dopo un attimo capisco che non devo illudermi. Sono una schiava. Posso dire basta o meglio, tornata a casa dirgli per telefono od e-mail basta. Lo farò, devo farlo, ma so pure quanto sia impossibile, la amo, lo amo. Li amo morire. Mi hanno marchiata a fuoco l’anima, sono loro proprietà, una cosa loro e mi dispero per questo ma…non posso farne a meno, devo accettarlo, tutto, non ne sono proprio capace, li amo troppo, tutti e due.

Una giornata stranamente insensata. A scuola per fortuna nessun problema particolare, poi a casa del Padrone, dei Padroni dovrei dire. Saluto la signora Patrizia che va a riposare mentre il Padrone, dopo una carezza quasi distratta esce per lavoro. Li ho senti recriminare perchè l’appuntamento del mattino, forse, non sono certa, è stato spostato al primo pomeriggio. Studia tu, mi raccomando, e scende le scale, esce. Studia, mi raccomanda Lei, ma devi finire presto, non so se vorrà cenare, continua e verso le sei devi aver finito, avrò bisogno di te. Nonostante i pensieri che mi frullano in testa ed affiorano troppo spesso, piango anche, riesco a finire. Lui, entrato poco prima delle sei, mi interroga in filosofia e storia a lungo e con insistenza cercando forse di mettermi in difficoltà, guarda il compito di matematica e poi, con solo un ,molto bene, va a riposare. Una carezza od un bacio, due parole in più, non mi avrebbero fatto male.

E’ bella la Padrona, bellissima. Stesa nella vasca con l’idromassagio acceso sembra una statua, anzi un bellissimo quadro. Sugli occhi ha del cotone imbevuto di qualche cosa. Il bagno, normalmente ordinato è cosparso di barattoli, tubetti, pennelli e scatole. Tutti prodotti di bellezza. Che ora è? Le sei Padrona. Un suo sospiro, poi toglie dagli occhi i dischetti e me li porge. Due, tre ore, intervallate solo da pochi momenti per scaldare qualcosa a microonde e servirglielo separatamente. Mangio anch’io un boccone. Ho temuto di sentirmi ordinare di entrare nel suo letto, invece si limita a baciarmi e palparmi ben bene. A che punto è? Ha fatto il bagno ed un massaggio Padrone. Fammela diventare bellissima, son due mesi che non vuole…si ferma facendomi cenno di andare.
Non vuole cosa? Devono uscire, andare a cena no, poco ma hanno mangiato, almeno che dove vanno non si ceni molto tardi. Dopo il bagno, seguendo come altre volte le sue indicazioni le pratico un lungo massaggio per poi spennellarla con una crema fluida e scura. Dalla fronte ai piedi ed alle mani, con uno strano buco sugli occhi è tutta marron. Ha aspettato che il tutto asciugasse in piedi e si è stesa sul lettino, mezz’ora fa. Un’altra doccia. Sono le otto e comincia il trucco. E’ meraviglioso, non sapevo esistessero cose del genere per noi donne. Sono le otto, vagli a dire che sono quasi pronta, diciamo tra un’ora. Per le nove. Padrona? Circa le nove. Intanto cambia le lenzuola, prendi quelle di seta color crema. Mi dice dove trovarle. Torna in fretta, mi ordina mentre esco. Il Padrone ha fatto la doccia e sta finendo di radersi. Fa un cenno che interpreto male. Succhiamelo sciocca, dice allora ridendo. Sotto il lavabo non c’è molto posto, ma faccio il possibile e poco dopo penso che mi stia venedo bene. Basta così, cagnolina. Ti sta cominciando a piacere direi. Ha finito di radersi e di sciacquarsi il viso. Mi alzo e Lui mi abbraccia, mi piace, come sempre, mi piace più che mai perchè il cazzo, ormai bello duro, mi preme tra la pancia e lo stomaco, il mio cazzo, ma si ferma. Per fortuna, perchè la Signora mi sta aspettando e mi accoglie incazzata, ma le passa subito. E’ veramente bellissima. Ormai è pronto, Padrona, deve solo vestirsi. Siete bellissima, un sogno. La maggior parte dei barattoli l’ha messa via Lei, fuori c’è ben poco, vicino al lettino ancora aperto sul quale si stende dopo un ultimo colpo di spazzola. Mi ero dimenticata che voleva il secondo clistere. Perché? Il secondo clistere serve per una perfetta pulizia…nel caso…Otto e tre quarti. Si è liberata e lavata. Si stende e di nuovo la ammiro tanto da farmene accorgere. Si stende sul lettino. Di nuovo seguo le indicazioni. Un pennellino per spalmare un prodotto all’interno delle grandi labbra. Un bastoncino simile ad un sottile rossetto per le aureole, un pennellino di pochi peli per i capezzoli che in un istante si ergono ritti. Un pennellino simile per il pistolino, Si gira e le infilo spingendola ben dentro il buchey, una supposta, poi una candeletta, così la chiama, nel sesso. Mi hai fatta bellissima. Due gocce di collirio fanno degli occhi delle…dei…sono lucentissimi, bellissimi, Padrona siete troppo bella. Ho controllato che dalle le ciglia in giù, per tutto il corpo, non abbia più un peluzzo. I pochissimi sono stati eliminati con una forte lente ed una pinzetta. Controllo minuziosamente il suo corpo, eccone, uno, il maledetto è piccolo ma c’è. C’era. Ripasso attentamente tutto il suo corpo sotto il suo controllo, dalle unghie accuratamente dipinte ai capelli. Porta le ginocchia al petto. Qui, guarda se è ancora a posto, anzi mettimi un’altra candeletta e poi guarda. Il clitoride non è come prima signora, mi scusi, Padrona. Vorrei darle un bacio, mi scappa di dire. Un attimo di silenzio, sono imbarazzata, Padrona, mi scusi. Su, aiutami. Ora si guarda attenta, ravvia una ciocca e schioccando le dita indica un involto. Il pizzo nero la copre dal capo a sotto i fianchi, se lo adatta pazientemente, deve coprire tutto e non nascondere nulla, dice forse a se stessa più che a me. Ora taccio. Ho capito ovviamante. Le porto le pantofole col tacco alto che sostituisce a quelle del bagno. Lo amo ma….è la conferma di quanto temevo. Perché mai dovrei temerlo? Una doccia di mezzo secondo dopo la pipì, sono pronta pure io. La devo accompagnare. Mi spedisce anzi ad avvertirlo che arriva e dallo sguardo di Lui capisco quanto la ami od almeno la desideri. Sono in ginocchio, attendo ordini. Sotto i miei occhi avviene quanto deve succedere tra un uomo ed una donna innamorati dopo una lunga separazione. Li spio attenta ed a stento riesco a frenare le lacrime. So ora cosa sia la gelosia. Sono gelosa dell’uno e dell’altra. Pazzia.Vengo ripetutamente chiamata per detergere il sudore, portare da bere dell’acqua fresca; vengo anche chiamata per altri compiti, da schiava, a succhiarglielo per ravvivare le sue voglie stanche, a baciarle i seni e la bocca,a sostenerla carezzandole la fica quando fatica a sopportare il dolore del primo accesso al bellissimo sedere dopo mesi di inattività. Più tardi mi mandano a dormire perchè domani ho scuola. Chiameranno un taxi che mi ci porti. Nel buio della mia cameretta singhiozzo disperata. Li odio entrambi e li amo ancora di più, erano bellissimi mentre facevano l’amore. Potrò mai essere desiderata ed amata allo stesso modo, con la stessa veemente intensità?

Il pomeriggio seguente Lei mi raggiunge a casa mia. Persino a scuola, alla mattina, contro ogni mia abitudine, invece che seguire l’insegnante penso ad altro, a loro due che fannno l’amore. Questa notte vedendoli ed adesso pensandoci, capisco cosa sia la gelosia. E’ verde la gelosia, ti toglie il fiato e ti fa star male, da cani. Torno continuamente a vedere una cosa, una immagine, sempre la stessa: lei stesa sulla schiena con le braccia aperte all’indietro, e le caviglie allacciate dietro di Lui che se la comincia ad incularla e le fa male, la fa lamentare per il dolore. Non si rifiuta però, appena si muove un poco per sottrarsi in parte al dolore. Cosa fai li impalata, carezzala tra le gambe, scema, la figa! Stranita ed offesa faccio quel che mi è stato ordinato e mi avvicino tanto da sentire i loro odori che ormai conosco così bene. Mentre le carezzo il buchetto libero e titillo il pistolino vedo ad una spanna dagli occhi il cazzo che preme dilatandole pian piano il buco del sedere. Lo vedo e lo rivedo, sento l’odore, sento i gemiti trattenuti di lei. Fai piano amore… piano… per piacere… Ma con un colpo di reni Lui glie lo spinge dentro con decisione e lei si inarca emettendo un grido che mi fa rabbrividire. La Signora mi prende per i capelli, mi trascina, vuole essere baciata in bocca, vuole le baci i seni continuando a carezzarle la fica ed il clitoride. Si calma lentamente e solo dopo che si è già presa dentro il sedere tutto il cazzo. Non mi ero accorta fosse così grosso e lungo, neanche quando l’ho preso in bocca. Devo continuare a badare a Lei mentre le viene spinto dentro e fuori e dentro di nuovo, Lei sussultava e mi stringe disperatamentre fin quando le spinte non sembrano più crearle troppo dolore, va avanti a lungo, troppo a lungo, finalmente Lui gode, si svuota ansimando, abbattendosi su di lei. Ora esce e mi meraviglio che l’abbia ancora duro, subito dopo però si ammoscia. Non si sono accorti che piangevo mentre lo lavavo e lo prendevo in bocca per farlo tornare in tiro. Un lavoro da fare per fortuna a testa bassa, grosse lacrime rotolavano giù lungo mie guance, ero disperata per Lei. Sistema anche lei, puliscila, mi ha ordinato. L’anello del sedere era tutto gonfio, paonazzo e mi ha fatto pena ma anche rabbia. Non doveva farle così male, ma lavandola sotto l’occhio attento di Lui avrei voluto farle male ancora di più. Ringrazio il cielo di non averlo osato, sono stata anzi attenta, più delicata e leggera possibile nel lavarla, nell’infilarle dentro il beccuccio del tubetto di crema, nell’infilale dentro il dito per spingere la crema più in fondo. Mentre stavano riposando io, pensando all’altro giorno quando mi ha sverginata davanti ed avevo fame, di mia iniziativa sono andata in cucina riportandone dei salatini caldi e da bere. Non mi hanno neanche ringraziata. Hanno ricominciato a coccolarsi e mi hanno mandata a dormire. Per quanto incredibile mi sono addormentata subito, come un sasso.

A casa col naso sui libri, sono quasi le sette. Sto pagando la poca attenzione di questa mattina a scuola e fare gli esercizi di mate e studiare mi ha porto via più tempo del consueto. Sono stanca tanto che penso di rimandare l’ultima parte della traduzione, tempo ne ho, è per giovedì. Chino la testa e vado avanti ed è un bene, un lampo, un ricordo di qualcosa letto, sentito o studiato e l’ultima parte, di colpo, diventa un poco più chiara. Quasi chiara. Controllo sul dizionario qualche verbo e due aggettivi ed è fatta. E’ come se una tonellata mi volasse via dalle spalle. In pochi minuti rileggo la pagina di storia per domani ed ho finito. Una vocina dice che dovrei ripassare anche dell’altro ma lo farò dopo cena, adesso no. Scienze proprio non mi piace e poi sono stata interrogata l’ultima volta. In bagno mi tolgo la toppa da figa, la odoro e storco il naso buttandola nella cesta. La doccia, mi fa star bene, ma di nuovo penso al Padrone che se la scopa. Di nuovo ho voglia di piangere. Ma sono sua, è il Padrone, può fare quello che vuole, anche scoparsi la sorella. Prima di mangiare guardo di nuovo se sia arrivato qualcosa sul PC. Avevo controllato anche prima di venire in bagno ma, forse. Lui a me proprio non ci pensava ieri sera. Neanche lei se è per questo. Possibile che non si sia fatta scopare per due mesi? Fatico a crederlo e mi chiedo che cavolo di…legame ci sia tra loro. E tra loro e me? Le otto e mezza, più tardi del solito ma non importa. Ho parecchia roba nel gelatore, fatico un giorno e poi mangio per qualche settimana, viva il gelatore ed il microonde. Ho fame ed al diavolo il resto. Il magone però resta, un poco nascosto ma resta. Tengo le pezze da fica in bagno e ne prendo una pulita, cache-sexe le chiamano. La vestaglia è sporca, la indosso da giorni contravvenendo all’ordine di stare sempre nuda anche se loro non ci sono. Ne ho una di ricambio in camera da letto ma è destino che non la indossi. Mentre faccio qualche considerazione davanti allo specchio sento il chiavistello della porta d’ingresso girare e mi si scalda il cuore, solo loro hanno le chiavi.

Parmigiana di melanzane, le piace, lo so. La guardo facendo finta di niente mentre mangia, in sala ovviamente, non in cucina. Le ho versato del vino, poco, tengo pieno il bicchiere dell’acqua, raccolgo una posata e poi il tovagliolo caduti a terra. Sostituisco l’uno e l’altro. E’ qua per scusarsi di ieri sera, no, certamente non chiederà scusa, perchè dovrebbe? E’ qua per spiegare. Se hai freddo copriti ha detto prima di sedere a tavola ma son rimasta solo con la striscia tra le gambe anche se fa un poco freddo. Una schiava è una schiava.
Mentre mangia aspetto parli, dica qualcosa su…ed aspetto quando le servo il caffè sul divano. Aspetto, ancora sperandoci, quando andiamo a coricarci. Adesso non ci spero più. L’ho baciata come e dove voleva lei ed adesso dorme. Ne ascolto il respiro leggero, ne spio i lineamenti appena percepibili nella luce fioca, Avrei voglia di baciarla ancora, vorrei mi picchiasse magari, mi frustasse. Tutto sarebbe preferibile al suo silenzio indifferente. Sono la loro schiava, va bene, ma ditemi qualcosa, cazzo! Sprofondo nella più abbietta autocommiserazione, piango un poco, diventa però un pianto dirotto, irrefrenabile e la sveglio. Che c’è, cosa hai da piangere? Come è mai possibile che non capisca? Accende la luce sul comodino e mi guarda, sembra sul serio meravigliata ma non posso crederle. Insomma mi dici cosa cavolo hai da piangere? Voi, voi due…ieri…mi guarda stupita, ancora sembra non capire, poi i lineamenti mostrano un inizio di sorriso incredulo. Per ieri sera? Poi ride, quella risata gorgogliante che tanto mi era piaciuta ora fa male. Credevo che Marcello te ne avesse almeno accennato di noi due. Mi abbraccia e posa le labbra sulle mie. Su però, adesso dobbiamo dormire, basta piangere sul nulla. Domani ho da fare e tu devi andare a scuola. Domani parliamo però, vedrai. Sai, son contenta di stare con te qualche giorno. Mi obbliga ad inghiottire due pastiglie di tranquillante che già altre volte mi hanno fatto dormire e lentamente mi addormento nel tepore del suo abbraccio, soddisfatta dalle sue carezze pur se più frettolose del solito. Una mattinata tesa e nervosa. Quasi mi faccio incastrare, è qualche giorno che sei strana mi dice l’insegnante. A casa trovo un suo biglietto. Studia, topolina, io torno quando posso e questa sera parleremo. Io studio perchè devo e tra l’altro è il modo migliore per non pensare al resto.
Una schiava deve essere sempre nuda e mi sono presa un mezzo rafreddore, vengo autorizzata, è un ordine anzi, a mettermi qualcosa addosso. Di nuovo sera, di nuovo resta da me senza dirmi il perchè e per quanto. Comincio a capire che avere un Padrone significa molto di più che avere un amante esigente. Non sono scortesi, affatto. Sono le normali regole di cortesia che acquistano un significato diverso. Per piacere…vuol dire devi. Voglio baciarti…vieni, andiamo a dormire…non puoi dire di aspettare un momento, che non hai sonno, che non ne hai voglia. Vediamoci alle cinque, vuol dire alle cinque in punto e se mai qualche minuto prima, che ti vada bene od anche no. Sottrarsi ad una carezza? Impensabile!

Al buio nel letto di nonna, sotto le coperte. Temo voglia dormire anche se è molto presto. Aveva promesso…Si gira verso di me, la mano mi fruga tra le gambe, risale al petto pian piano come sa fare lei. Un bacio. Ma pensa ad altro. Si scosta. Parla o non parla? Non oso però chiederlo. Allora, piccola. Era ora si decidesse. Non sapevi che Marcello ed io siamo amanti? Non so cosa dire e sto zitta, un silenzio offeso. Mi ha portata a letto dieci anni fa, il giorno stesso del funerale di nostro padre, il suo di padre, non siamo fratelli, per niente, neppure fratellastri. I nostri genitori si sono sono risposati che eravamo entrambi già al mondo. Non che gli importasse minimamente, mi voleva da tempo e lo sapevo. Non mi interessa per niente il grado di parentela vorrei dirle ma…e mi ha convinta a sberle ad aprire le gambe, ma poteva risparmiarmi le botte, non avrei detto di no. Qualche giorno dopo mi ha pure convinta a dargli il sedere e fargli il primo pompino della mia vita. Son passati dieci anni e…Mi racconta che se ne è innamorata allora e non ha più smesso di amarlo…sono la sua puttana…ti voglio bene…sei tanto cara…tu mi vuoi bene?
Facciamo l’amore teneramente e sono felice di farla godere. Lei fa godere me.

Va bene, non sono fratelli, ed allora, cosa cambia? Cosa intende dicendo di essere la sua puttana? E se è la sua schiava e la sua puttana, come possono essere soci alla pari, in tutto? Tra parentesi non so neppure cosa sia quel tutto. Dividono solo la casa e me o c’è dell’altro, e cosa? Mi è piaciuto, mi piace sempre fare l’amore con la Signora, quando sono con Lei dimentico tutto, mi perdo, per poi…ma è Lui il mio Padrone, è Lui che devo amare, ubbidire. Sento la mano di lei sfiorarmi il petto, scendere a vellicarmi le cosce, salire a schiudere la fessura che si china a baciare, passa e ripassa la lingua poco più in alto, è bello, bello, bello. Perdo la testa e cerco a mia volta di carezzarla, baciargliela con la tenerezza che merita. Stai ferma, tesoro, lasciati fare. Ed io mi lascio fare. Una, cento, mille volte salgo in paradiso, portata da Lei, la SIGNORA E PADRONA. Un vibratore nel culo ed un’altro nella fica, i polsi legati alla rete del letto, le gambe strette spasmodicamente ed il culo contratto fino a farmi male per aumentare il piacere. Questa sono io, con anche gli occhi chiusi stretti, strizzati nell’attesa di un altro momento magico. Mugolo, grido persino, mentre lei grava su di me. Per una eternità passa e ripassa le mani, la bocca e la lingua su tutto quello di me che può essere carezzato, baciato o percorso dalla tiepida lingua saettante, mi fa allargare le cosce per raggiungere il pistolino, mi chiava la fica ed il culo, fa attenzione però, muove molto lentamente i due cazzi artificiali. So solo che ad un certo momento mi siede sulla faccia e sono io a chiavarla, con la lingua. Poi ricomincia da capo. In quell’attimo dire che la adoro è troppo poco, è niente.
Non so che ora sia e non mi importa. Siamo abbracciate e Lei dorme, io no. Non ho mai goduto tanto, non sono mai stata così felice. La amo, non so cosa altro dire. Poi una trafittura feroce. Come è possibile amare Lei se devo amare il padrone? Sprofondo per fortuna nel sonno. Sogno di godere ancora, tienteli dentro, ha detto, pian piano si scaricano da soli.

Le voglio bene, la amo. Ora però sono nella mia casa, in ginocchio davanti al Padrone. E’ un suo diritto, dice severo, darti degli ordini, averti nel suo letto, usare la frusta persino. Ha i miei stessi diritti. Non ho toccato io l’argomento ma Lui, appena arrivato. Si sono certo parlati. Se ti vuole tu…fai quello che dice, tutto, come se fossi io a parlarti, a volerti. Dopo un’attimo di silenzio la domanda che speravo di non sentire mai. La ami? Sono io ad esitare anche se ci ho pensato e ripensato. Ma devo rispondere. Si, credo, almeno un poco, ma sono la vostra schiava, siete Voi il mio padrone! Mento, cosa avrebbe detto e fatto se gli avessi raccontata la verità? Amo la Padrona quanto amo Lui e forse di più. Ma è poi vero? Non ne sono poi sicura adesso che Lei non c’è, adesso che sono con Lui. Per un attimo sono tanto pazza da essere contenta di venir legata ed appesa, contenta di veder comparire lo scudiscio. Con una bella battuta mi farà sudar via tutte le stramberie che ho in testa ed in corpo. Al primo colpo di scudiscio cambio idea.

————————————————————————————
ALTRI RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU.
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Su, dillo cosa sei! Dovrei dirgli che non lo so. Una schiava. Ma cosa vuol dire schiava oggi? Io non sono masochista e non godo come un riccio all’idea di prendere un mucchio di botte, di essere frustata. Sarebbe tutto più facile se fossi la schiava di lei e basta. Ma non sono lesbica anche se vado a letto con lei facendo e subendo quello che vuole. Mi piace farlo anche e lei lo sa bene. Le basta una sola occhiata per portarmi a letto e farsela succhiare. Le voglio bene, mi piace, amarla come una donna normale ama un uomo? Non so. Però…si la amo, a modo mio ma credo di amarla. Almeno un poco. Perché mai allora la sua lontananza mi mette in agitazione, spio il pc in attesa di una sua mail. Perché è struggente l’abbraccio che ci diamo rivedendoci anche dopo una breve assenza? Certo però amo Lui. E’ Lui che sento come Padrone. E’ lui che mi ha fatto donna, che mi ha portata a sragionare. Sono sua. Di me può fare quello che vuole e lo fa. Ansimo di dolore se nel possedermi come spesso fa mi sodomizza con troppa veemenza. Non sono lesbica ma neppure masochista eppure accetto tutto.
Non sono più appesa al gancio della sala a casa mia, non mi sta impartendo la ‘battuta’ che so benissimo mi necessitava per rimettermi in riga. Bene, mi ha rimessa in riga. Sono la vostra schiava, vostra, di entrambe. Siete tutti e due i miei Padroni. Completamente nuda, quando sono punita devo togliere persino il cashe sex, aspetto si pronuncino. Lui lo ha già fatto giorni fa con una dozzina di scudisciate. Ora tocca alla Signora Patrizia, non spero sia più clemente del fratello. Eppure, contro ogni mia speranza sembra volermi risparmiare. Si in questo momento la adoro. Ha ancora i segni dell’altro giorno e non sappiamo che regalo portare a Giulio e la sua donna questa sera. Non la vedo la Signora, è seduta sulla poltroncina e le do le spalle. La voce, ancora più dolce del solito mi preoccupa. Cosa mai vuole? Regalarmi? Darmi via come regalo di anniversario agli amici? Assurdo ma con loro tutto può essere. No, questo non può essere. Piaccio a tutti e due. Mi sono dimostrata non abbastanza docile, questo si, ottusa nel credere di potermi permettere pose che ad una schiava sono vietate. Il silenzio che grava attorno è terrificante. Questa sera noi andiamo per un aperitivo, poi ho il treno, c’è rischio di nebbia. Tu pure parti. Loro fanno un ‘ring’ di qualche giorno, dice il Padrone, e sai che i loro ring sono piuttosto spinti, duri. Di nuovo il silenzio. Bene, così non la voglio, con lei perderemmo il nostro tempo. Si piega ma poi rispunta il suo orgoglio, rialza la testa. Anche questo è vero, fa Lui. Tu devi partire per forza, questa sera in treno o domani in aereo è lo stesso. Io posso partire qualche giorno più tardi, vedere come si comporta. Se si comporta bene, forse è il caso di tenerla, provarci ancora, se no… vedi tu però, non vorrei che poi tu dessi a me tutte le colpe. Ma no cara, sto solo pensando che non vorrei ci restituissero uno straccio, una bambola rotta. Tu sai cosa è un ring, mi chiede. Un anello, penso, ma non può essere così facile. Scuoto la testa ed è sbagliato rispondergli così, riesco ad aggiungere subito un ‘no Padrone.’ Vedi, sorellina non è pronta, non sa niente. Glie lo spiego io, per quel che serve, tu intanto informati.

E’ un ring, una festa aperta che dura, in questo caso tre giorni ininterrotti. Qualche invito ed il gioco è fatto. Gli invitati a loro volta invitano altri loro amici e così via.
Sai piccola, in pratica regole non ce ne sono. Arrivi e te ne vai quando vuoi. Mangi quello che c’è, scopi chi ti pare e come ti pare. Se ti va frusti una schiava come ti pare. Il buon gusto è l’unico limite, ma la asticella è molto alta. E’ il modo migliore per vedere se valga la pena tenerti. Se vuoi tentare almeno. Lo vuoi tentare? Non esito neppure un attimo. Si Padrona, si, fatemelo fare. Vecchi caproni e vecchie lesbiche ninfomani comprese? Saranno il genere più rappresentato. Si Padrona, a qualsiasi costo. Ho però paura, tanta paura che mi si torcono le budella, chiedo scusa, è uno dei pochissimi casi in cui si può interrompere un padrone e me la filo al gabinetto. Ci arrivo appena in tempo. Io sono scema, tu sei scema, noi due siamo sceme. Non ho altre spiegazioni da darmi. Non dovevo fare la saputella snob! Si è mai vista una schiava così? Poi, cazzo, con la scuola come faccio? é lei che viene sull’argomento. Per la scuola non preoccuparti. Questa sera ti portiamo dai nostri amici, ti presentiamo e prima di mezzanotte sei a dormire. Vai a scuola e poi torni al ring e ci resti fino alla fine. Ti fai la giustificazione e martedì sei a scuola. Adesso mangiamo e poi vai a dormire. Per i vestiti ci penso io. Mangio un boccone e persino dormo un poco. Io sono una schiava, io sono una schiava, voglio essere la loro schiava. Io sarò sempre la loro schiava…io.

Ero certa di dover indossare abiti adatti, microgonna che mostra la mancanza,di mutandine e fa vedere tutto, maglietta od altro del tutto trasparente, un metro di tacco. La gonna invece arriva poco sopra le ginocchia e la camicetta senza maniche avrebbe avuto la approvazione della nonna. La palazzina, fuori città è abbastanza appartata e con un poco di parco attorno. Possono far tutto il casino che vogliono. Due padroni di casa ed una bella donna che qualifico come Padrona da come saluta i miei di Padroni. Questo è il nostro regalo per voi, per la vostra festa solo, ovviamente. Già così è uno splendido regalo, e via discorrendo. Confabulano un poco come se fossi inesistente, dicono così bene di me che i due padroni di casa chiedono di provarmi subito. Dammi i tuoi bei vestitini da brava ragazza, cara fa la Padrona di casa e spompali bene, così non fanno i gallinacci poi quando magari voi schiave avrete già abbastanza da fare con gli ospiti. Vengo portata via, lontano, al piano di sotto e comincia. Uno dei due, biondo, si sbarazza degli abiti e siede sulla poltroncina. Un pompino, è chiaro, l’altro, dopo un attimo mi raggiunge da dietro e mi fruga la fica. Dopo i lavaggi, la Signora mi ha ficcato davanti e dietro della vasellina. Mentre mi succhio il Biondo, l’altro, dopo una rapida esplorazione della fica cerca l’altra via più impervia. Sembra abbia fretta, ha fretta. Sta per godere quando il biondo ancora è a metà strada ed allora accelero. Finiscono insieme. Solo che arriva la Padrona di casa, li manda in sala e prende il loro posto. Quando starnazzando si abbandona soddisfatta tornano i primi due che cambiano posto. Il resto della serata è meno frenetico anche se non ho per lo più a che fare con baldi trentenni o quarantenni. E chi se ne frega. Mi preoccupa piuttosto quel che succederà nei prossimi giorni. Ho già la mascella slogata e culo e fica in fiamme.
Non succede niente di diverso. I complimenti fanno sempre piacere e i miei Padroni, una volta tanto non ne sono avari. Me lo dicono via mail, sono chissà dove tornano venerdì e mi aspettano. Vogliono comunque sapere e mando all’indirizzo che mi danno quel che vogliono.

Da schiavetta a: Amatissimi Padroni.

Sapete già come sia andata la prima sera. Inutile tornarci sopra, è finito tutto bene anche o solo perchè i Vostri Amici, i Padroni del ring sono immediatamente intervenuti quando è stato necessario. Io non sapevo cosa fare. Se non a mezzanotte sono rientrata poco dopo. Nessun problema con la scuola quel venerdì mattina e neppure con la giustifica per lunedì. Avevo una faccia che la prof mi ha domandato se non fosse meglio che me ne tornassi a casa per un altro giorno. Vado avanti come viene, secondo quello che ricordo. Avevo una sola idea in testa: non deludervi. Non volevo, non voglio e non vorrò mai deludervi perchè Vi amo. In qualche momento amo di più Voi Signora, in altri e magari subito dopo, solo qualche momento dopo amo di più Voi Dottore. Spesso però amo entrambi allo stesso modo. Me lo avete chiesto qualche tempo fa e non ho saputo rispondervi. Un poco avevo paura che vi sareste offesi, uno di due almeno. Ci penso da allora. Ho capito che vi amo e vi temo in egual misura. Avevo deciso di non dirvi quando me ne sono resa conto, anzi quando, rendendomene conto…ho una gran confusione in testa perdonatemi. Volevo dire che quando me ne sono resa conto ne sono stata immensamente felice. E’ stato venerdì sera, al ring. Di gente ce n’ era un sacco ed in quel momento uno stava cercando di mettermelo dietro. Io cercavo di aiutarlo. Lo ho succhiato un poco facendolo diventare passabilmente duro ed ho spinto. E’ riuscito ad entrare, ma ce lo ha molto piccolo e stringo i muscoli per fargli sentire qualche cosa. Era un poco lungo, insomma è stato in quel momento. é offensivo, lo so, ma è andata così. So di essere stata con undici donne ma con quanti uomini non so, ho perso il conto. Poco male. Forse sono di nuovo una pessima schiava, dovrei dire che vi attendo con ansia, in ginocchio, pronta ai vostri ordini e desideri. Desiderosa di soddisfare le più recondite voglie dei miei Padroni. E’ così, ma tremerei all’idea che voleste esercitare i vostri diritti. Sono ovunque in fiamme, brucerei se non fosse per le creme che Voi Signora mi avete fatte trovare. In due o tre giorni sarò di certo pronta e sarò spero vostra, entusiasticamente vostra.
Con devoto amore
La vostra schiava.

Invia. Esci. Chiudi tutto ed esci sistema. Spengo passabilmente soddisfatta. Qualche verità e qualche palla. Non lo stavo prendendo nel sedere dal ‘veget’ quando ho pensato che forse li amo tutti e due. Amore però è una parola grossa. Voglio bene a tutte e due. Mi piace immensamente come Lui mi tratta, sia mentre mi tiene in braccio magari guardando la televisione e mi carezza i seni o la fica, sia quando mi chiava, spesso troppo rudemente, davanti o dietro che sia. Quello che adoro è farlo godere con la bocca. E’ il mio cazzo. C’è la faccenda che per la prima volta sono stata di altri uomini ed altre donne. Un pensiero che mi gira in testa e cerco di tenere lontano. Io sono la loro donna e ubbidisco loro perchè lo voglio. Neppure li amo. O no?.

Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richiede, quelle che possano essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare nelle mille situazioni in cui una donna può venirsi a trovare. Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Muli e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Muli sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzoso
Chiodino.

ALTRI RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU.
Io, gigolò a settant’anni.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Padrone di schiave per forza?
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto. Pietro e Virginia.
Le mie bambine ed uno, rapite, fatte schiave, addestrate per
Ho poco tempo per studiare e lo studio non è certo, almeno in questi giorni, il mio pensiero principale. Se continuo così finisce che mi bocciano. Sussulto tutte le volte che sento l’ascensore muovere. Se poi si ferma al mio piano comincio a tremare. Se sono loro ed aprono la porta di casa tremo tanto che non riesco quasi a muovermi, sembro una zombi. A scuola mi dicono tutti che ho la faccia brutta, le occhiaie. Per fortuna riesco ancora a stare o meglio far credere che sono la solita Angi, sempre ‘al pezzo’, attenta. Una schiava. No, non voglio esser una schiava se vuol dire puttana. E per loro è questo e solo questo che significa schiava. Mi piace però andare a letto con lei ed essere scopata da Lui. Ma non è solo sesso che pure è un dovere per me schiava, si ormai sono la loro schiava. Godo con anche la testa, persino quando mi gode nel sedere e fa ancora un poco male. Ed allora? Sono i miei Padroni ma fare la puttana non mi piace anche se ubbidisco.

Ieri la Signora mi ha fregata. E’ salita a piedi e mi ha sorpresa vestita. Con la vestaglia sola ma vestita più di quanto abbiano ordinato. Posso indossare solo il casce sex. Sei una cretina, ha detto, le botte proprio vai a cercartele. Mi ha permesso però di finire i compiti e di studiare. Lei, al mio stesso tavolo lavorava, scriveva al sul suo portatile, faceva dei conti, telefonava. Più tardi, finiti i compiti per oggi, ha detto di preparare da mangiare. Odio essere frustata ma se devo prenderle, meglio essere punita subito che macerarmi nella attesa. Invece niente. A tavola sembrava non fosse successo niente, poche parole su questo o quello. A letto son riuscita a farla godere in fretta, almeno la prima volta, la seconda è andata più per le lunghe ed ho potuto mostrarle come sono brava nel farla quasi spasimare, fermarmi, riportarla sin quasi a godere, ricominciare tutto da capo e quando poi la finisco andare piano, farla sussultare in un orgasmo lento, lungo. Mi ha strizzato i seni e torto i capezzoli ed il puntino, ma lo fa sempre. Poi si è addormentata.
‘……………………………………….

Credevo di prendere una battuta della Madonna. E’ venerdì pomeriggio e sono a casa loro. Il Padrone si complimenta con me per come mi sono comportata al ‘ring’. Forse diventerai una brava schiava mi dice tutto serio. Sono in piedi davanti a loro comodamente seduti sul divano e guardo di soppiatto la signora Patrizia. Mi sorride, forse mi lancia una occhiata complice, di certo non ha svelata la mia mancanza, la vestaglia. In questo momento la adoro, le salterei al collo riempiendola di baci, mi inginocchierei per baciarle i piedi. Spero mi porti a letto, Lui deve uscire, ha detto. Voglio coccolarla, farla impazzire ed impazzire io. Mostrarle la mia gratitudine, la mia assoluta devozione. Si Lui deve uscire ma prima…in ginocchio, schiava. Un attimo di suspense, ha parlato con tono severo ma scherza. Schiude la vestaglia ed indica il cazzo neppure barzotto. Mi piace dargli piacere con la bocca. Mi piace da morire, godo quasi quanto essere scopata. Col cervello solo ma è un piacere immenso, il simbolo del mio potere, sia che voglia solo l’anello delle mie labbra o scivolare sulla ‘passatoia’ morbida della mia lingua e persino quando mi vuole chiavare in gola. Lo detestavo all’inizio ed ancora non lo so far bene ma sto imparando. Mi piace soppesargli i testicoli, carezzarli mentre lecco la base della asta virile, infinitamente virile. Mi piace scoprire il glande tumefatto serrarlo tra le labbra, girarmelo in bocca e carezzarlo con la lingua, prenderlo in bocca fin dove mi è possibile, mi piace, mi piace. Quando sta per godere, quando sta per versarsi nella mia bocca calda ed accogliente, spingo un poco il polpastrello sul buchetto del sedere, come gli piace. A questo punto esplode, ansima persino un poco, si inarca ed infine mi carezza la testa. Vorrei vederlo in viso ma è impossibile e me ne struggo. La mia felicità, il mio orgoglioso piacere sarebbe ancora maggiore.
Poco dopo sentiamo il cancello sbattere. La Signora Patrizia ed io siamo in bagno e facciamo la doccia. Prima mi ha abbracciata e baciata ma da alcune sue parole capisco che non faremo l’amore.
A mio fratello piace da morire goderti in bocca. Che sia gelosa? No, sorride senza retro pensieri. Gli piace farselo succhiare anche da me ma preferisce te in questo. Haia! E’ gelosa! Non lo avevo mai supposto. Quello che non capisco, forse perchè spesso fare pompini a me stanca e non mi piace più di tanto, quello che non capisco è che tu invece adori farlo, ti bagni persino. Ti piace anche prenderlo nel culetto con lui. Capisco di arrossire ma lei ride. Ti invidio. Per me non c’è niente che valga una sana chiavata, in figa, non nel sedere. Adesso laviamoci e poi a letto, ma per riposare. Questa sera abbiamo da lavorare. Da lavorare Padrona? Hai già provato a scoparti uomini e donne che non conoscevi. Questa sera lo farai, lo faremo di nuovo.

Un vecchio casone a qualche chilometro dalla città. In realtà questi pagano per averci a disposizione e farci quello che vogliono. Bada bene, niente casini. Tu ubbidisci e basta. Poi continua dicendo che in realtà le interessa conoscere una persona… Un vecchio ci accompagna dentro dove ci aspettano.
Una camera con il soffitto tenuto da un tronco che a fatica potrei abbracciare. Un letto certo molto più vecchio di noi e, fuori sul corridoio un vecchio ‘cesso’. Per lavarci un catini e la brocca dell’acqua, fredda ovviamente. Non fiato mentre la signora Patrizia mugugna qualcosa, parolacce forse, poi scuote le spalle. A scolta, piccola. Mi piace quando mi chiama piccola, ma succede quando facciamo l’amore noi due. Questa sera saranno in tre, non vecchioni ma insomma neanche giovani. Se si sono impasticcati godranno almeno un paio di volte e poi faranno la terza solo se li aiutiamo con le mani e la bocca. Dobbiamo, devi anzi conquistarteli tutti. Devi sorridere e fare la vezzosa, una puttana alle prime armi lo sei, ma non esagerare né in un senso ma neppure nel fare troppo la ritegnosa. . Sei giovane e ti salteranno addosso tutti. Vorranno di sicuro venirti nel sedere, fingi di averne un po’ paura, che ti faccia male, scuotiti un poco, gemi anche. Se ti picchiano piangi, ma li devi conquistare, sopratutto il padrone di casa ed il suo ospite di riguardo. Questo sopratutto, è importante, molto importante. Gli altri contano solo perchè sono amici ed ospiti ai quali offre una serata da sballo. Forse continuerebbe ma ci vengono a prendere.
Al piano di sotto la casa è stata rifatta. Almeno il salone dove ci portano. Un tavolo preparato per cinque. Di nuovo la Padrona scuote le spalle. Non siamo molto vestite, una cintura che regge davanti e dietro un palmo di stoffa svolazzante ed una vestaglietta che arriva appena ad un palmo sopra il ginocchio. C’è il padrone di casa, parlotta con la signora Patrizia, si infervorano nella discussione ma non litigano sembrano più che altro preoccupati. Arrivano due uomini, poi due ragazze, bellocce e giovani. Tu, fa l’uomo, il padrone di casa vatti a dare una rinfrescata. Quando esco dal bagno la signora è li ad aspettarmi con un vassoio. Adesso saliamo a portargli questa roba da mangiare, entri tu sola. E’ quello importante, sta facendo storie, un vecchio bizzarro, ma devi convincerlo a tenerti con lui e farlo scopare.
E tu chi diavolo sei? E’ vecchio ed anche rabbioso. Ben vestito, elegante anzi, ma non lo vorrei come mio filarino, di certo no. Le ho portato da mangiare. Avevo detto di lasciarmi stare, non voglio cenare e neppure una…si zittisce, non mi insulta, zittisce prima di chiamarmi puttana. Non so cosa dire e sto in piedi come una cretina con il vassoio. Ho sempre saputo piangere a comando e spesso ne ho approfittato ma questa volta non decido di piangere, mi viene e piango a testa bassa. Devo, mormoro piano restare qui con lei altrimenti…Cosa devo dire d’altro, cosa posso inventare? E’ il mio silenzio insieme alle lacrime che forse lo commuovono e certo mi aiutano a vincere. Cos’è, ti picchiano? Adesso scendiamo e…no, per piacere no, sarebbe peggio. Devo rimanere qui con lei un poco, almeno un poco. Quanti anni hai? Almeno sei maggiorenne? Sono impietrita, non so cosa rispondere e non dico niente. Sto finendo la seconda liceo, il classico. E’ così quindi, sei anche troppo giovane. Ma lo sai che ho quasi settanta anni, che potrei essere tuo nonno. Il più vecchio dei miei nipoti ha quasi la tua età. Va bene resta un poco, quanto devi restare? Qualche ora almeno e…cosa c’è ancora. Se salgono dovrebbero trovami…giro la testa a guardare il letto. Insieme, o la va o la spacca. Deve anche spogliarsi, togliere tutto. Mi fissa incredulo poi scoppia a ridere. Al diavolo, tu però tieni la vestaglia. Per quel che copre penso…Si certo, tengo la vestaglia. Questa volta piango a comando. Mi ha raccontato che da quando è morta sua moglie, da dieci anni, non va con una donna, parla dei figli, dei nipoti… Una rottura unica dover fingere di pendere dalle sue labbra, far la parte della nipotina un poco pirla e molto puttana. E’ completamente glabro, letteralmente senza un pelo se non sopra il cazzo. Lo lascio parlare e ripeto che non posso dire niente di me fin quando smette di chiedere. Non scopa da dieci anni ma comincio a fargli effetto. Mi sono avvicinata a lui pian piano, non fa freddo ma non lo disturba avermi vicino. Il rumore di passi in corridoio fanno il resto. La vestaglia vola a terra e mi stringo a lui. E’ il momento di piangere ancora un poco, mi stringo a lui singhiozzando. Lei è tanto buono, non ho mai conosciuto un uomo come lei. Forse sentire le tette che gli sfrego addosso ed il mio pancino premere sul cazzo fa il resto. Non esagerare, cretina, vacci piano, mi dico. Sempre stretta a lui carezzo con le labbra la sua pelle, senza esagerare appunto, ma sento che gli sto facendo effetto. Gli uomini in questo fanno più fatica di noi femminucce a fingere. Sento che mi guarda con occhi diversi, mi stringe anche un poco ma non ha ancora accettato del tutto la situazione. Devo…devo fare cosa? Escluso prenderglielo in mano e menarglielo od anche e peggio, provare a baciarglielo. Nel dubbio, non sapendo cosa fare continuo a stringermi ed a sfregarmi un poco contro di lui. Temo mi dica di piantarla, si irrigidisce, si irrigidisce e mi abbraccia chinandosi a sfiorarmi le labbra. Non mi bacia le labbra le sfiora solo per un attimi per poi ritrarsi ma nel farlo ‘ per sbaglio’, ‘involontariamente’ poggio la sinistra sulla sua asta. Perché è proprio una discreta asta. Ritraggo immediatamente la mano ma mi protendo, poso le labbra sulle sue. E’ tutta una recita. Non devo fingere di essere una verginella, assurdo. Devo fingere di essere una troietta alle primissime armi e che lui mi piaccia. Grosso modo quello che intendeva dire la signora. Il resto è ordinaria amministrazione. Mi carezza le tette, le bacia, ci gioca. Direi che gli piacciano. Mi carezza tra le gambe ma subito rinuncia, ci pensa e ricomincia. Non farmi male, per piacere, non farmi male, lo supplico. Decido che un’altra lacrimuccia ci stia bene. Poi di nuovo lo stringo forte. Tu sei diverso, sei tanto caro. Ormai mi abbandono e lascio a lui la iniziativa. Cosa potrebbe farmi che non abbia già sperimentato? Bado solo a fargli credere quel che deve credere e mi piace ingannarlo con tanta facilità. Sono una donna, ho dalla mia il potere della fica. Ci sa fare. Non è una sveltina. Quando si eccita troppo si ferma in attesa di calmarsi per allungare e ritardare il piacere. Lo faccio in ogni caso rinvenire, ma deve chiedermelo lui, con qualche carezza, una mezza sega, qualche bacio in bocca. Alla sua età può sparare una sola cartuccia e deve essere memorabile. Lo è memorabile, per lui almeno. Mangiamo quel che ho portato seduti sulla unica sedia e la cosa lo ringalluzzisce ma non abbastanza per chiavare di nuovo. Solo un paio di ore più tardi si riprende di nuovo. Sono mezza addormentata ma non mi spiace. Sono orgogliosa di piacergli così tanto, di eccitarlo in questo modo. Mi chiede di cavalcarlo e gli chiedo cosa voglia dire. Sei bellissima dice e tanto cara. Mi sveglia presto, e mi chiede di succhiarglielo. A fatica riesco a farlo ringalluzzire un poco ma devo smettere, arriva gente, vengono a prendermi. E’ la signora che mi porta i vestiti e mi guarda incuriosita. Poi mi racconti tutto, mormora mentre scendiamo, non siamo soli.

E ti ha anche toccato il sedere? Si Padrone, credo proprio di essergli andata a genio. Prima non voleva saperne, poi, quando stavo andando via ha esitato, quasi volesse chiedermi qualche cosa, ma non ho capito cosa. Lo so io cosa, dice ridendo la Signora. Siamo in salotto, questa mattina ho finito di studiare per lunedì e spero che il Padrone o la Padrona mi dedichino un poco del loro tempo. Che cazzo di Padroni sono se non mi chiavano, Lui almeno perchè lei…mi vien da ridere alla idea di Lei con un cazzo finto che mi fotte. Mi piace anche con lei però, ha le mani magiche e mi bacia li tra le gambe comeuna dea. Ma questa volta è il Dottore a giocare a schiava e Padrone. Un gran bel gioco. Migliora poi quando arriva Lei. Ce l’ho nel sedere e la Signora me la lecca alla grande, da urlo. Sono contenta di appartenere a loro. Lo penso solo. Tra poco finisce la scuola, poi l’ultimo anno e l’università. Non mi faccio illusioni. Sono la loro schiava, felice anche di esserlo ma mi useranno sempre per quello che interessa a loro. Farli godere innanzi tutto poi…poi non so. Chi vivrà vedrà.
Io ho intenzione di vivere e vivere con loro. Poi una schiava è per definizione anche una puttana e scopa con chi dice il Padrone. A ME STA BENE PERCHE’ LI AMO E LORO CERTAMENTE MI AMANO. Chi sia quel vecchio non lo dicono ma lo conoscono e vogliono che gli piaccia. E’ stato un assatanato, gli piacciono, gli piacevano almeno le donne più grandi ma con me è andato alla grande. Andrà ancora meglio in futuro. Gli piacerò da morire e Loro ne saranno contenti.

Vai a sciacquarti che qui finisco io. Mi preparo in fretta ma con attenzione. Alla fine un colpo di pettine ed una goccia di profumo tra i seni e sul cespuglietto. Non mi sorprendo di vedere arrivare la Signora quasi subito, si era già preparata mentre rigovernavo e la ‘assisterò’. Comincia a piacermi ‘assisterli’, anzi mi piace parecchio. Carezzare Lei sopratutto mentre la chiava, si gode il suo culetto o la scopa in bocca. Mi piace aiutarli a godere un poco di più. In quei momenti mi sembra quasi che il Padrone stia scopando anche me. Poverino, mi spiega la Padrona, io non son stata bene e non chiava da una settimana. La guardo e le sorrido. Adesso vi rifarete, Signora, Voi e Lui. Fossimo sole e stessimo facendo le coccole oserei chiamarla ‘cara’, ma non adesso, non sarebbe opportuno e neanche prudente. Per qualche momento esita poi mi attira sopra di sé, poi, poi non so, mi viene sopra, mi tocca, mi bacia e carezza. Poi sono io stesa sopra di lei supina che mi sta baciando la bocca. Mi abbandono, mi piace tanto che istintivamente sollevo il bacino per permetterle di raggiungere la mia cosina. Comincio a bagnarmi, è tremendamente…è diabolicamente bello. Qualche settimana fa ero vergine intatta ed avevo persino paura di quando mi avrebbe fatta sua, aperta…

Sono troppo presa per sentire qualsiasi cosa ma le sue mani sui fianchi le sento e le riconosco. E’ arrivato in silenzio sorprendendoci quando io stavo per… Mi immobilizzo, devo togliermi, fargli posto, ma non mi mollano, mi trattengono con fermezza ma dolcemente. Perché? Non capisco ma subito dopo non posso non capire. La mano di Lui scaccia quella di Lei dal clitoride, guida il cazzo sfregandolo lungo la mia fessura. Allargo ancora di più le ginocchia poi le richiudo un poco. Un gioco consueto ed istintivo quasi da sempre, da qualche settimana insomma. Di nuovo le allargo mentre Lei mi succhia dolcemente la lingua, mi fruga la bocca. Per eccitarsi di più, immagino. Non scopano da una settimana.

Neppure io scopo da una settimana, e scopare con Lui e Lei ormai mi piace, eccome! Un brivido, il glande risale la riga del sedere, il cazzo vi si posa piatto per tutta la sua lunghezza, si solleva un attimo e preme sulla rosetta; già ci spero ma un poco lo temo. Ho sempre paura quando usa il mio buchetto. Quasi sempre mi fa ancora male anche se non molto, certo non come le prime volte. Spingo per dilatarmi, per farlo entrare meglio e sentire meno male se lo fa alla brutta Eva come fa spesso, come gli piace inculare la sua schiava, me cioè. Voglio godermi questi pochi momenti prima che si dedichi a sua sorella. Lei oggi sembra divertirsi nel farmi andare fuori di testa. E’ un miracolo che non lo sia già fuori di testa. Il cazzo e le mani del Padrone che vanno a toccare tutti quei posti…ormai sa quali sono i miei punti deboli, miei e di tutte le donne. Muovo il culo ed i fianchi perchè gli piace anche se è faticoso con il suo peso ingombrante che quasi mi immobilizza. Lui dice qualcosa che non capisco, capisco ormai ben poco, sono tra le braccia di Lui e di Lei…Si spostano, mi fanno girare e posso vedere gli occhi blu di lui assorti, il viso sorridente, le spalle larghe il corpo asciutto ed il mio cazzo. No, quello non lo vedo ma lo sento che mi allarga la fica e poi ben piantato ma fermo nel mio ventre che né è pieno. E’ bellissimo sentirsi riempita così, capisci, senti di essere donna, schiava o non schiava. E’ veramente bellissimo…quando Lei mi stringe i capezzoli quasi godo, poi me ne allontano, ha stretto un po troppo, stringe di nuovo, forte e mugolo di dolore ma è bello anche così, fa male però. Mi sta entrando nel sedere pian piano. E’ rara tanta delicatezza, perchè mai vuol evitare di farmi male? In genere pensa solo al suo divertimento e va bene anche in quel modo ma così è meglio, molto meglio,mi piace. Che cosa sta succedendo? Goditela stronzetta e ringrazia che va così. Va bene, va meglio, mi piace come sempre, anche di più. All’ inizio sto attenta come sempre. Sto imparando ad essere una brava schiava, brava in tutto ma sopratutto a letto. Devo badare a farglielo piacere e non a farlo piacere a me. Quando però comincio a muovere i fianchi, a stringere i muscoli per poi allentarli, per farlo godere di più… sono contenta perchè sento che gli piace molto ma piace più del solito anche a me. E’ bello far godere il tuo Padrone, anche così col culo, fa un poco male adesso, brucia un poco ma è bello. Si ferma, esce? Ma no, solo un attimo, rientra vigoroso e possessivo ma senza poi farmi male, si trattiene. Ti piace troietta? Continua caro falla godere, falla gridare. Io non urlo ma gemo di piacere perchè è troppo. Lui porta le mie caviglie a cingergli il collo mentre la Padrona mi circonda le spalle tenendole un poco sollevate. La mano deliziosamente tiepida può toccare e vellicare qualsiasi punto del mio corpo, la bocca può baciarmi e suggere i seni mentre…ti piace il cazzo del nostro Padrone? Domanda bisbigliandomi a l’ orecchio. Una domanda del cazzo, ma non mi fa neppure sorridere, vede benissimo come sono persa, come godo. Dovrei rispondere che mi fa impazzire. Non rispondo, non ho la forza di risponderle. Provo qualcosa di nuovo e di infinitamente bello. Godo come mai prima e capisco, più tardi quando me lo dice Lei che ho avuto il primo orgasmo della mia vita. Mi addormento poi col suo cazzo nel culo ed una domanda che mi frulla in testa. Perché? Un premio per cosa? Era incazzato, diceva che col nonnetto avevo rovinato tutto.

Sono stata io a dirlo, immediatamente. Niente appuntamenti per una altra volta. Il Dottore si è incazzato di brutto.

Quello, il nonnetto mi ha portata a cena in un ristorante fuori mano, elegante, ed io, felice, ero vestita in modo adatto al Cliente ed al locale. Non sapevo dessero a noleggio abiti normali, solo costumi da carnevale, pensavo. Ho seguito le istruzioni facendo la ragazzetta timida, la puttanella alle prime armi. In camera più tardi un mezzo disastro. Sono nervoso, ho lavorato come un pazzo tutto il giorno…mi ha chiesto lui di ‘aiutarlo’ ma non potevo certo farmi vedere troppo esperta, che diamine. Quando stava per venirmi in bocca mi sono scostata, ed a scusarsi è stato lui. Mi ha accompagnata e lavata del suo sperma, aiutandomi fin troppo, lavandomi anzi dove non serviva. Insomma mi ha palpato come uno invasato e timido. Neanche lui sapeva cosa voleva. Io mi son sentita ancora più puttana che mai. Puttana va bene, sono quello che sono ed ubbidisco al Padrone ma sporca così non mi ero sentita mai. Offesa, umiliata. Rimandata a casa in malo modo.

Lo schermo balugina, ogni tanto sembra spegnersi, cazzo, è scarico? No, ‘batteria al 90% ma non in carica’. Sembra tornato a posto. E’ troppo vecchio, ha quasi sette anzi quasi otto anni, è ancora quello di mamma. Ho visto un portatile della stessa marca in offerta, devo per forza pensarci. Comunque ho mandato quel che dovevo. Un controllo. ‘Il messaggio è stato regolarmente inviato al server… ‘O.K. Chiudo tutti i files e spengo.

Domattina a scuola. Come sempre ho fatto i compiti e studiato. Quasi sempre…Sto già facendo i compiti anche per i prossimi giorni e preparate almeno in parte le lezioni. Quelli e quelle assegnate di già, ovviamente. Essere una schiava ha scombussolato non poco il mio modo di studiare ma non ho persa completamente questa abitudine, rendendomi anzi ancora più determinata nel non distaccarmene. Lui, ma anche Lei sono determinati quanto me nel volere buoni risultati scolastici. Sanno essere convincenti. In una interrogazione ho riportato un ‘sufficiente’ e dopo due giorni ho ancora addosso i segni della bacchetta, la verga. Fa male, brucia quella dannata bacchetta ma ancor più bruciano le parole che hanno accompagnato la punizione. Se non migliori non sappiamo cosa farcene di te! Parole di Lui, dure, ma lo sguardo di lei era ancora peggio.

Seduta sul water mi spalmo la crema sulle cosce, serve a sveltire l’ assorbimento degli ematomi. In piedi e con qualche contorsione cerco di vedere le chiappe, segnate anche peggio. Un sospiro. Devo ricordarmi di comprare uno specchio adatto, di quelli col manico per vedermi dietro. Devo sopratutto evitare cazzate come tre, no quattro sere fa quando, stanca, ho lasciato perdere di riguardare quelle tre paginette studiate una settimana prima…mai più. Mi abbandonerebbero come un cucciolo al bordo di una strada? Non credo ma con loro tutto è possibile e questa possibilità mi terrorizza. Allo specchio faccio una smorfia, le ho piccole, cazzo, le vorrei più grosse le tette, anche se Lei sostiene siano perfette per la mia figura. Sorrido, le piaccio, piaccio a tutti e due e loro piacciono a me. Le volte poi che lui mi scopa il culo…se c’è Lei che mi accarezza dappertutto è un sogno. Quando il Padrone è sceso dal letto ed in piedi con le mie caviglie al collo e Lei me la ha succhiata, leccata, chiavata con la lingua…ho goduto due volte con in culo il cazzo del Padrone…Una volta quando ha fatto il seggiolino facendomi contemporaneamente il più bel ditalino della storia e quest’altra volta. Non c’ è due senza tre…spero. Godere con un cazzo, con il suo cazzo nel sedere. Chi se ne frega se mi vogliono puttana. Tutte noi siamo sempre puttane se serve ai padroni.

Più tardi, beata, cerco di dormire ma ricompare il chiodo che mi fruga il cervello. Mi vogliono far fare la puttana sul serio? In due settimane scarse son stata con tanti uomini da perdere il conto. Uomini e donne. Il conto lo ho perso fin dalla prima sera al ‘ring’, perchè dopo c’ è stato solo il ‘nonnetto’. Fa un poco schifo, è vecchio ma ‘ci serve’, ha detto e ridetto la Signora. ‘Ti vuole ancora’, ha ripetuto più tardi, dopo che lo ho rivisto. Ha preso le mie difese contro il fratello incazzatissimo.

Non preoccuparti, insiste accompagnandomi a casa dopo la sera al ristorante. Hai fatto quel che dovevi, gli passerà. Ma se quello non mi vuole più? A Voi serve avete detto. Sarebbe un guaio ma certo non per colpa tua. E’ stata un poco zitta tanto che siamo arrivate sotto il mio portone. Tornerà di sicuro. Quello è stato senza figa per dieci anni ed anche allora era la mogli vecchia quanto lui. Adesso ha gustata una fighetta giovane e fresca, torna. Ride: cazzo che torna! Dagli solo il tempo di avere di nuovo voglia di questa e mi infila la mano sotto la gonna. Passa le unghie sulle mutandine sottili ed io rido compiaciuta. Ricordati sempre però che la più bella figa senza la guida del cervello non combina niente di buono.

Ma voglio fare la puttana? A l’ inizio non volevo neppure innamorarmi di Lei. Le prime volte lesbicare non mi piaceva assolutamente. Hanno bisogno del vecchio? Per cosa? Quello non ha ancora capito di chi io sia, a che condizioni, il perchè. Non è che ne sia sicura però, non sono sicura di niente. Se hanno bisogno di soldi certo non mi tiro indietro…Lei non si è tirata indietro…Tra qualche anno potrei pure io…come Lei socia, amante…sei scema, una povera scema.

Giornate pesanti a scuola, molto pesanti. L’ anno sta per finire e tra ripassi, compitini, compiti in classe ed in interrogazioni studio come una matta. Loro lo capiscono, mi sostengono senza interferire troppo. Tutte le sere chattiamo una mezza’ ora, dolce piacevole, rasserenante. Mi vogliono bene ed io sono felice. Ho detto che studio tutte le sere fino a mezzanotte per rimanere in vantaggio sui compiti e le lezioni per la prossima settimana e poter dedicare loro più tempo a fine settimana senza nulla togliere ai risultati a scuola.

D.
Vorrei essere li da te, gattina. Vorrei averti qui con me. Ti vorrei e non poterti avere mi fa male.
In attesa di sabato ti abbraccio. (In mancanza d’ altro.)

Il tuo Padrone.

Piango di felicità sul foglio. Mai stampare nulla. Era una legge ferrea. Ho disubbidito.
Mi batta con la verga o persino con lo scudiscio non importa. Mi chiuda in cantina tra i topi, le pantegane del Naviglio anzi, non importa. Mi faccia fare la puttana dove e come vuole non importa. Mi ama ed io lo amo troppo per disubbidirlo. In quel momento, seduta al buio sono immersa in una canzone di prima che nascessi, una canzone che nonna suonava spessissimo. Non ricordo il titolo e mi spiace di averlo regalato a mia cugina. Medigno, no. Modugno. Le parole ora le capisco, ne ricordo solo qualcuna…parlava di mille violini suonati dal vento…Attorno a me c’ è tutta l’ orchestra della Scala…piango di felicità.

GIURO CHE SARO’ LA VOSTRA SCHIAVA PER SEMPRE. GIURO CHE NON MENTIRO’ MAI SU NULLA. GIURO CHE UBBIDIRO’ SEMPRE E SU TUTTO, LO GIURO. VI AMO. Vi amo…ma preferirei non mi faceste fare la puttana.

Sapessi dove stanno in questo momento partirei per raggiungerli, in aereo in treno o persino a piedi. Vorrei dirglielo, non scriverglielo, dirglielo quanto lo ami. Esaltazione, felice e dolcissima esaltazione che mi fa arrivare mezza addormentata a scuola.
Esaltazione che non mi abbandona nei giorni seguenti.

D.
Non sappiamo a che ora saremo a casa. Giovedì troverai…
Sei la mia adorabile Cucciola.

E’ la prima volta che scrivendomi mette la maiuscola. Prima era schiava, cucciola…

Per finire compiti e lezioni per la prossima settimana, ero già avanti però, ho dormito poco. Ieri ho quasi saltato la cena dopo un pasto approssimativo a mezzogiorno. Gli abiti mi ballano addosso, sono certo dimagrita. Gli piacerò se divento ancora più brutta?

E’ una gran cosa che nella mia scuola finiscano la settimana al venerdì e domani è venerdì. A che ora saranno a casa? Ho preparato quasi tutto per pranzare insieme a casa mia già oggi. Gli piace mangiare bene ma…in caso di necessità…io poi sono a scuola fino alla una e mezza…Lo sanno però…non possono aspettarsi chissà che.

…e sono scappata ai gabinetti. La prof mi è corsa dietro ed ha creduto di sentire che vomitassi chiusa dentro.
Mi ha mandata a casa dicendo di riposarmi in questi giorni…Hanno voluto sapere il perchè ed il percome, poi, tranquillizzati hanno riso ed io ho tirato un sospiro di sollievo. Prima di mandarmi a casa ha parlato con le insegnanti di domani e solo a questo punto mi ha detto di non tornare fino a lunedì. Dovrò solo copiare in bella qualcosa e rivedere quello che ho già studiato. Un paio d’ ore in tutto o poco più.

Sono arrivati poco dopo di me, belli, bellissimi, eleganti. Come sempre vedere Lei così bella, così elegante mi ingelosisce un poco. Come sia possibile che Il Padrone si perda con me avendo un simile splendore che lo adora letteralmente non lo capisco. Alla una siamo a tavola. Alle due siamo a letto. Ci speravo ma non ci facevo conto. Sono stati all’ estero per lavoro, insieme, quindi Lui certo…con Lei…Quella che non ha scopato sono io. Vatti a dare una sciacquata e poi aspettaci, arriva anche lui. Devo avere sgranato gli occhi e lei mi ha carezzata la testa. Fidati. Mai un sorriso, neanche un Suo sorriso, mi ha data tanta contentezza. Vai. E questo è un ordine e vado. Però, se anche son dimagrita non si vede, mi dico guardandomi allo specchio. Un colpo di pettine, mi metto una supposta di glicerina? Decido di no. A lui non piace, aiuterebbe me però. No, anche se non se ne accorgerebbe, non se ne accorge mai ma io lo saprei. Una goccia di profumo sotto le ascelle ben depilate, tra i seni e sul triangolo di peli. Non sono mai stata così felice, mai una schiava, una amante od una moglie ha atteso così in ansia e così felice il suo uomo. Sarò perfetta, sto cominciando a fantasticare, eccolo, li assisterò mentre fanno l’ amore. Mormorano qualcosa che capisco solo dopo, alla fine. La mia adorata Signora e Padrona Patrizia vorrebbe che restassimo soli Lui ed io. Lui vuole anche lei. Non so. Mi ha fatto infinitamente piacere ci sia stata anche Lei. E’ stato un premio, un premio per me. Non volevo crederci ma è così.

Il tuo nonnetto si è rifatto vivo. Ha chiesto di te e vuole rivederti. Non subito però, deve fare alcune cose. Lui non ci aveva mai creduto, era convinto che fosse persa…ed invece…Tu però dovrai lavorartelo bene. Non dico di fingere di innamorarti di lui ma insomma, quasi. Ecco, dovrà credere che ti faccia piacere stare con lui, molto piacere. Ma ne riparleremo.

Do una scorsa a quello che ho scritto di questa settimana. Ho fatto un gran casino, messe delle cose prima di altre ma il succo è questo. Cancello. Adesso sono più tranquilla. Non corro più il rischio che mi becchino a tenere una specie di diario. Non so cosa mi farebbero, non voglio neppure immaginarlo.

Il venerdì più bello che io ricordi, con quello che è successo giovedì: il pomeriggio più bello della mia vita. Ed adesso sabato e domenica con i miei due padroni. Di solito almeno, ma qualcosa bolle in pentola. I compiti li ho già fatti tutti, Li ho anche copiati in ‘bella’. Per le lezioni sono a posto. Rileggo solo un pezzo della Anabasi, greco. Bada, guai sa ti ritrovi a dover studiare questa estate. Scuoto il capo. Non c’ è pericolo, Padrone. Nel frattempo entra anche la Signora. E’ bella ed elegante come sempre. E’ sempre strano con lei. Che io sia nuda completamente davanti ad un uomo, il Padrone, mi lascia indifferente, anzi mi piace, mi fa sentire lungo la spina dorsale un brivido tutte le volte che mi guarda. Mi piace fare giochini con lei, a letto. Lei adesso è perfettamente vestita ed io no. Anche a questo dovrei essere abituata invece mi procura un certo disagio. Sono belli tutti e due, molto belli. Il Padrone sembra sollevato e lei indifferente. Allora hai fatto tutto? Meglio così perchè saranno due giorni duri, e tu lasciala stare, lo hai detto prima anche a me che saranno due giorni da matti. Falla dormire un poco. Io adesso esco per quella faccenda, dice al fratello, non so quando torno ma certo in tempo.

Non mi lascia in pace. Non nel senso che intendeva lei. Finisco la cucina, ben poco, dieci minuti e Lui torna. Vuole un caffè. Capisco che vuole anche altro ma non vuole discussioni con la sorella ed amante. E’ rabbiosa in questi giorni, si incazza per niente. Quanto ti manca qua? Ho finito Padrone.
Allora vatti a rinfrescare e raggiungimi. Da me, conclude uscendo. Come se fossi una povera cretina. Si è tolto gli abiti sostituendoli con la vestaglia. Non serve molta fantasia per capire dove dovessi raggiungerlo, se diceva a letto soltanto risparmiava un poco di fiato.

Credevo non arrivassi più. E’ steso sul letto e fuma. Considerato che mi ha parlato meno di dieci minuti fa…Ormai scopo, faccio pompini e lo prendo in culo da settimane, due mesi quasi , posso mettere l’ automatico e pensare ai cazzi miei, non lo ho mai fatto con loro però. Il problema è il programma di questi due giorni. Due settimane fa ho avuto la cena col ‘nonno’. La cena e poi il resto. Per fortuna mi ha riportata a casa poco dopo mezzanotte ma anche così la mattina dopo a scuola quasi mi addormentavo. Simpatico, un buon uomo ed anche simpatico. Vecchio da far schifo però e devo farmelo piacere. Dopo il ristorante mi ha portata subito in camera a…parlare per quasi tutto il tempo. Poi abbiamo anche scopato. Adesso un altra marchetta? E con chi? Che hai? Torno al presente ed al cazzo del Padrone a un centimetro dalla punta del mio naso. E’ un bel cazzo. Posso dirlo, non ho certo la esperienza della Signora però ormai ne ho visto qualcuno. Ne vedrai molti altri, parecchi, sei così giovane…si giovane ma grande abbastanza per farmi fottere e fare marchette. Questo però lo tengo per me.

Il Padrone se lo vuol far succhiare e questo richiede qualche attenzione, è molto esigente. Comincio la solita manfrina di leccatine, di bacetti, carezze e contorni vari. Sto per cominciare a prenderlo in gola, la parte in cui ho ancora molte difficoltà ma mi ferma. Una passata in figa, quattro colpi soltanto, tanto per gradire e mi fa mettere a pancia in giù. Preferisco con Lui fargli pompini, mi piace fare pompini. Nell’ ordine delle mie preferenze vengono al primo posto, poi farmi scopare e solo all’ ultimo posto dargli il sedere. Mi piace tutto col Padrone, ma proprio tutto. Neanche due mesi fa ero una neo diciottenne vergine e presuntuosa. Adesso, di certo, vergine non lo sono più. Alzo un poco i fianchi, me lo prendo tutto dentro, nella fica. La Signora non vuole la chiami figa ma fica, buchino davanti, sesso, fessura…figa no, è ‘sconveniente’. Sconveniente! Poi si ‘fa’ la ragazzina, sarei io, e si fa ‘fare’ dalla ragazzina. Fa e fare, voci verbali che significano sempre la stessa cosa: leccate di figa.
Attenta piccola, mi dico. Ha giocato abbastanza, adesso fa sul serio, mi chiava ii culo. A me piace.
Piace sentire che te lo allarga, piano. Se va sparato mi piace meno, molto meno. Va piano, bene.
Non molto più tardi sono in camera mia dopo una doccia veloce. Per la scuola sono sul serio a posto o quasi. Questa sera marchette. Altra esperienza di cazzi di passaggio, mi dico.

Va bene, gli servo anche per altro. Vere e proprie marchette da puttana e non mi piace, non molto. In altre cose invece mi va benissimo. Niente scemenze del tipo muovermi in ginocchio, succhiare uccelli sotto la tavola agli ospiti, mangiare porcherie. Non mi pisciano in bocca o peggio, e neppure mi trattano da puttana al ristorante od al bar. Li amo? Gli voglio bene, questo è certo, no, li amo. Perché quando non li vedo mi mancano così tanto altrimenti? Certo mi piace anche scopare, andare a letto sia con Lui che con Lei. Meglio anzi con tutti e due insieme. Botte poche poi, anche perchè faccio un poco i cazzi miei, è vero ma sono abbastanza furbetta da farlo quando posso e non mi faccio beccare. Poteva andarmi molto peggio.

Un uomo ed una donna dice la signora Patrizia, e neanche tanto giovani. La donna sopratutto. Una donna? Mi scappa dalla bocca prima che possa pensarci. Una occhiata truce e quasi andiamo a sbattere sulla macchina davanti. Tace fin quando la macchina non può ripartire. Se hai intenzione di fare la stronza dimmelo subito, più avanti ti scarico e puoi tornare a casa. A casa tua. Gli stracci che hai da noi te li facciamo avere. Si è incazzata come una biscia, è saltata su inviperita. L’ unica cosa è mettermi a piangere, con suo fratello non attacca ma lei è più sensibile. C’ e una piazzola e si ferma, dopo un paio di frasi dure mi coccola persino, mi bacia mettendomi la mano tra le cosce e poi sotto le mutande…Adesso basta tesoro, altrimenti col cazzo che andiamo a lavorare. Parla un poco subito dopo esserci rimesse in marcia.

Ho fatto marchette, comincia, per più di dieci anni e pensavo fosse finita, invece…almeno per un po’ dobbiamo continuare, ci serve, salta tutto altrimenti. Fallo per il tuo Padrone, fallo per me. Fallo anche per te…
Un altro slargo e si ferma di nuovo. Sei tu che cercavi un Padrone. La abbraccio e cerco di baciarla, sono emozionata, commossa. Ha detto tra le altre cose che lei ed il Padrone mi amano…Farò tutto quello che vuole, sempre, Signora. Non mi stavo rifiutando, era solo sorpresa la mia…stacca la mano dal volante per una carezza al viso ma la prendo e la bacio, lascia fare. Vorrei…di più. Basta amore, devo guidare.

In pochi momenti spiega come sarà la serata, sempre che non ci siano sorprese…ci sono spesso sorprese. Riposa adesso.

Mi ha anche raccontato qualcosa della volta che la hanno quasi rovinata, è per questo che detesta farsi fare il servizio dietro. Detesta i cazzi troppo grossi, non li regge. L’ uomo di questa sera ce lo ha grosso ma non esageratamente ha detto. E’ per questo che porta me? Probabilmente. Io ne ho preso almeno un paio di grossi…

Quando cercavo un padrone sapevo che tutti i padroni scopano ma non gli basta. Ti fanno il culo, vogliono che usi la bocca e becchi un frego di frustate oltre a scopare i loro amici.. Per le frustate mi è andata bene, quasi bene, per il resto…tutto come copione. Non andrà come da copione la serata, temo, Ma cosa posso farci? Li amo tutti e due.

M i rendo conto di non avere problemi anche se sto andando a fare marchette. Clienti, un uomo ed una donna. C’ è poi il ‘nonnetto’ a breve. Con quello dovrò fingere mi piaccia persino. Fingerò, me lo farò piacere anzi.

——————————–

———————————
Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa possa pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare. Per questo ho abbozzato questo appunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea. Suggerisco: “Padrone di schiave per forza”
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.

Tutto al contrario di quanto previsto. Non importa, per voi è lo stesso lavoro per la stessa paga. E questa tua amica farà furore. Andranno fuori di testa per scoparsela. Non è che questo mi tiri su. Sono una puttana, d’accordo, ma tutto ha un limite. E’ un addio al celibato ed i ‘compari’ fanno le cose alla grande, dice la donna che ci accompagna, soltanto un normalissimo addio al celibato. Io tiro un sospiro di sollievo ma poi vedo la Signora Patrizia gonfiarsi di rabbia e mi preoccupo. Un addio al celibato fatto alla grande, quanta gente c’è, quanti sono che ci vogliono scopare? Scopare solo o altro? Se non me lo dice ce ne andiamo subito. Se vediamo che conta palle idem. Aspetta, non incazzarti fa quella, non lo so neanche io, vediamo. Seguendola arriviamo nella corte di una cascina malmessa, fuori uso direi. Mi guardo intorno: tre macchine. Sono parcheggiate in fondo alla grande corte, davanti ad un fabbricato peggiore degli altri. Chiamarlo fabbricato è anzi troppo, stamberga è più adatto. Solo il piano terra coperto da un tetto sbilenco e sbilenchi sono i muri che lo reggono. La mia compagna però mi fa gli occhiacci e stringendo le labbra a culo di gallina mi fa segno di tacere. L’ altra invece ci ingiunge di aspettare fuori ed entra. Aspettiamo qualche minuto, anche troppo per i miei gusti, poi quella esce sorridente. Tutto a posto. Quanti sono e chi sono, chi altro c’è di donne? Quella si incazza. Senti bella, se vuoi è così altrimenti aria, in mezz’ora ne trovo cento di…sta per dire puttane ma frena e dice ragazze. Comunque sono sette invece di tre soltanto. Avrete il doppio. Ho chiesto anche chi sono, insiste la Signora. Quella sta per scoppiare. E’ un tunisino soggiunge, cristiano però e domani si sposa in chiesa. La chiesa sua ma sempre cristiana.
C’è un tira e molla che dura non poco, la Signora vuole entrare a vedere, sta dentro un poco ed esce.
Forse ha accettato. Lo penso vedendo la faccia dell’ altra che mi sembra soddisfatta. E’ gente con i soldi, tunisini pieni di grana. Sono in sette e noi siamo in tre. Mi sembra perplessa. Ha dei dubbi. Il fatto è che ci possono essere sorprese. Mai stata con…loro. L’ altra ragazza poi è troppo giovane. Possono essere grane, roba da galera e da prima pagina. Marcello si incazza come una bestia anche se fila tutto liscio, ma…Ma? Abbiamo bisogno di soldi, molti e subito, nei prossimi mesi almeno ed in continuazione, la donna che adesso è dentro garantisce un lavoro molto ben pagato e continuo appunto per qualche mese. Ha buoni agganci, lo so di sicuro, per questo avevo accettato. Avete deciso? Non posso farli aspettare ancora. Ripeto che vi garantisco quello che ho promesso prima. Due passaggi a settimana almeno fino alla fine della estate e quattro, forse cinque al mese dopo la estate e fino alla fine dell ‘ anno. Anche oltre ma solo forse, con l’ anno nuovo. Con la stessa paga? Con gli stessi soldi, si. Va bene dice la Signora. Forza Engi, entriamo che dentro è meglio. Non è che la cosa, i due passaggi almeno alla settimana ed il resto mi facciano gridare di gioia. Sono una schiava, e sono di conseguenza e come supponevo fin dall’ inizio, obbligata a fare quello che vuole Lui, anche scopare con chi vuole Lui se capita. Questo però…puttana sul serio, non scopare di tanto in tanto un suo amico. L’ amico di un amico arrivato a cena per caso magari…questo lo sapevo di già…Siamo però già dentro e sgrano gli occhi. Mi meraviglio vedendo come abbiano sistemato l’ interno, neppure sembra di essere qui. In Italia intendo, roba da mille e una notte o da film americano, meglio anzi. Sembra roba vera, e se hanno curato loro l’arredamento…loro, i clienti intendo, sanno certamente come sono queste cose da loro. I muri sono nascosti da…tappeti e coperte multicolori, molto belli e forse autentici, mi sembrano belli ma me ne intendo solo un poco. Sembrano autentici. Ma in Tunisia fanno tappeti? Sono belli comunque e belli sono i tripodi, di ottone credo e lucidi da fare rabbia. Cinque uomini, non sette, per adesso almeno. Fumano e ci guardano come fossimo bestie strane, guardano anche una ragazza che mi fa senso tanto è giovane. Fa marchette anche lei? Possibile? Forza, sbrigatevi, lo sposo e…il compare, non so da loro cosa usi o come li chiamino, ma saranno qui da un momento all’ altro, dobbiamo cambiarci. Una porticina e siamo di nuovo fuori, ma sotto un tendone di stracci. Uno degli uomini ci segue e parla con la donna che sembra capirlo bene. é nata in Tunisia anche lei e li capisce, ma è italiana dice la Signora. Quella che ovviamente ha sentito, in tre o quattro si sta pigiati qui dentro, sorride. Ci impieghiamo qualche minuto soltanto e siamo pronte. Non siamo molto vestite, un fazzoletto attorno alla vita ci pende davanti e di dietro fino alle ginocchia, un altro sul petto ma, dice la signora, la donna che ci ha portate qui insomma, ci toglieranno tutto in fretta. Lo avevo immaginato da sola. Noi taciamo. Voi farete tutto quello che vogliono, chiaro? Altrimenti…non prosegue e chiaramente parla a tutte noi. Vite, vite il est en train d’ arriver. In fretta, sta arrivando…Giusto la Tunisia, ex colonia Francese. La donna ci spinge fuori ed uno degli uomini, in italiano, ci ripete le istruzioni su come dobbiamo accoglierlo.

Eseguiamo, lo spruzziamo di acqua profumata, tiriamo petali di fiori, ci inchiniamo e gli ballonzoliamo attorno mezze nude, ma lui non fa una piega e dice qualcosa agli altri che lo applaudono. Siedono tutti e portiamo da bere. Sbagliato. Prima dovevamo portare delle brocche e dei bacili, si devono lavare le mani. Nessuno ci sfiora se non con gli occhi. Lo sposo, giovane ma non troppo sta impettito come avesse un palo nel culo ma lui non ci sfiora con gli occhi ci divora, no ci studia, ecco ci studia, forse ha diritto di scegliere per primo. L’ atmosfera si scalda, stanno bevendo vino, non sono mussulmani, possono farlo benissimo. La bambina quasi trasognata comincia a ballare questa strana musica, si infila tra il tavolo ed il muro e sempre ballando raggiunge lo sposo che si china, la fruga e dice qualcosa agli altri che si zittiscono, guardano seri la bambina. Ma si muove troppo bene, chissà…ma no, deve per forza avere… non so però in ogni caso è molto giovane. Mangiano e bevono, a lungo, poi tutto si muove in fretta. Un brindisi, un altro la piccola viene sollevata e stesa sul tavolo e quello, lo sposo, con un urlo la infila davanti. Un grido, di lei. L’ uomo sta scopandosela come una furia, poi anche lui si abbatte. Tutti, in piedi, lo guardano attenti, qualcuno sorride. Io ho guardato affascinata e schifata il cazzo notevole di quello entrare nella pancia di lei che stava immobile, rigida per la paura. Le è entrato dentro di un colpo solo, senza una carezza…io, penso di essere stata fortunata quando il Padrone mi ha sverginata. E poi ne ero e ne sono innamorata. Il padrino solleva in alto il fazzoletto tra applausi e risate, Forse anche complimenti. Perché mai ? Ci sono delle macchie scure, capisco, la ha proprio sverginata e la poverina mi fa veramente pena. Il resto…lasciamo perdere. Preferisco non dire neppure quello che è successo. Ho preso cazzi in ogni buco, a volte mentre uno mi faceva il culo un altro mi scopava o me lo spingeva fin dentro la gola. Ubriachi come birilli e fatti fino alle orecchie. Ha fatto premio la mia età rispetto alla bellezza, elegante anche svestita, della Signora che però mi ha in un certo senso protetta. La ragazzina appena sverginata invece doveva dedicarsi al festeggiato ma poi, quando questo, come tutti impasticcato di non so cosa, ha voluto provare me e poi la Signora, le sono saltati sopra in massa. Non so però quanti ce la facessero ancora. Mentre ci preparavamo prima che il casino cominciasse la ragazzina ci ha chiesto un passaggio per dopo. Alla fine è venuta a casa mia.

E’ una storia ben strana quella che mi racconta il pomeriggio seguente dopo una bella dormita. Fa caldo, non ho l’ aria condizionata e siamo stese sul letto di nonna, loro fumano. La signora si è incazzata od almeno ha fatto finta. Come me ha avuto il dubbio che non fosse giovane come dice. Va bene, vi racconto tutto, ma a modo mio…Chiamatemi come volete, Vincenza, Vincenzina va bene anche se non è il nome vero. Sono una puttana, come voi. Ve la racconterò come ci penso e rivedo le cose tutte le volte che sono sotto uno di quei bastardi. Comunque non mi ha sverginata, me la hanno rotta già anni fa. Poi me la hanno rotta di nuovo e più di una volta o credono di avermela rotta. Mia mamma era una nana, lavorava in un circo. Bella ma piccola, più piccola di me. Viveva con mia nonna ma un giorno è tornata a casa prima del tempo e col pancione. Ha scodellato me. Son cresciuta con la nonna ed un fratellastro più vecchio di qualche anno. C’ era anche un cugino che girava per casa. Dimostravo meno anni di adesso ma non molti in meno. Quando mi hanno detto, quando ho saputo che iniziavo a fare la puttana, a farmi pagare perché puttana lo ero già da anni, stavo facendo un pompino al mio amante ed ero molto attenta. Ero già molto brava a fare pompini, mi è sempre piaciuto ma, con quello bisognava fare attenzione. Se non gli svuotavi i coglioni del tutto, dopo poco voleva ricominciare ed era una gran fatica, ti trovavi con il collo tutto un dolore per giorni, per questo ero diventata brava. Lo succhio piano, lo slinguo, me lo rigiro in bocca attenta che non venga troppo presto, prima che sia eccitato al massimo. Quando sento che sta per venire e lo voglio lavorare ancora un poco, rallento, magari mi fermo tenendoglielo stretto tra le labbra. Riesco a farle tremare, a stringerle e mollarle velocemente come se tremassero. Poi ricomincio e quando sento che sta per scoppiare e lo capisco sempre, mi infilo in gola tutta la capella. Avevo, ho anzi, nel mio sogno ricorrente, diciotto anni compiuti da poco. Li avevo sul serio. Erano diciotto quando ho cominciato a fare questo lavoro, anni fa. Sto facendo il pompino al mio fratellastro mentre l’ altro mio amante mi fa godere scopandomi alla pecorina. Solo che al solito mi vuol venire nel culo e sceglie quel momento per farlo. Questo è il cugino, di poco più vecchio di mio fratello. A dodici o tredici anni ero ancora una bambina senza quasi petto ed alta un soldo di cacio. Bella però, avevo una bella figuretta ed un bel viso…Ci dice anche il nome della malattia genetica piena di k, di t e di z. Non mi piaceva studiare e per far piacere a mia nonna andavo a casa di mio cugino che mi dava qualche ripetizione. Ha cominciato con qualche palpata sopra i vestiti. Ricordo che faticavo a capire, mi meravigliavo del calore che sentivo all’ inguine, alla pancia dicevo, quando la mano, dal ginocchio saliva sempre più in alto. Quella volta, cosa rara avevo addosso una sottana. Le volte successive mi son sempre presentata in sottana. Mi aveva anche cominciato a toccare su verso le tette che non c’ erano o quasi, ma anche li mi piaceva. Perché non metti una camicetta mi chiese ed io arrivai le volte dopo in camicetta. Ormai mi palpava dove voleva, io non protestavo. Non ho protestato quando ha messo un dito sotto le mutande o quando ha slacciato la camicia infilando le mani sotto la maglietta. C’ era poco disse ma meglio che niente. Aveva impiegato poco a togliermi le mutande e quello che portavo sopra. Ormai andavo vestita come capitava tanto mi spogliava subito appena arrivavo. Ha impiegato poco a mettermi una mano sotto le mutande e mi piaceva ancora di più. Ha impiegato poco anche a togliermele le mutande ed anche questo mi piaceva. Ride quasi tra sé per qualche momento. Ho cominciato a togliermele da sola entrando in casa sua o quando, capitava anche questo, veniva da me ed eravamo soli. Me la ha rotta a casa sua, con comodo, senza paura di essere sorpresi. Ricordo bene tutto. Sono stata io a rimandare, non ho voluto farlo a casa di nonna, per paura forse Mi sono fatta spogliare del tutto e neppure era la prima volta, solo che prima se lo faceva solo succhiare, pompini insomma ed a l’ inizio non mi piaceva, mi slogavo la mascella. Pensavo confusamente che chiavare sarebbe stato più bello. Mi ha messo sotto il sedere un vecchio asciugamano e me la ha rotta senza aspettare neanche un attimo, mi ha fatto male ma non è stato malaccio le volte dopo, mi piaceva sempre di più. Precauzioni? Sapeva che non ci sarei rimasta. Non potevo rimanerci, non posso neanche adesso restare incinta. Quello però che preferiva erano i pompini. La nonna lavorava e mio fratello pure ma lo hanno licenziato ed è arrivato a casa di sorpresa una volta che si scopava li. Ha piantato un gran casino, hanno cominciato a fare a botte e li ho divisi io. Mi son trovata ad avere due uomini, ma me li potevo giostrare. A uno piaceva sopratutto farsi spompinare, l’ altro più che altro scopava ma talvolta gli piaceva anche qualche pompino. Sempre di nascosto di nonna però, finché non è andata al creatore. Vivevamo insieme, io facevo la donnina di casa per tutti e due, letto compreso, a volte tutti insieme a volte con l’ uno o con l’ altro. Avevamo vissuto abbastanza bene con i soldi di nonna e con dei soldi che mio padre, chiunque fosse un bravo diavolo, mi aveva fatto arrivare tutti i mesi. Fino ai diciotto anni. Non me ne fregava niente e non sembrava fregasse niente a loro che i soldi non arrivassero più. Per questo ricordo quel pomeriggio. Non se ne preoccupavano perché io ero la loro soluzione. La conferma arrivò per telefono quel pomeriggio e subito mi diedero la buona novella. Farai marchette. Sono stati molto convincenti come sempre in passato. Non volevo prenderlo in gola e neppure nel sedere, faceva male. Mi piaceva fare pompini e chiavare normalmente. Mi hanno convinta a sberle. Ho imparato in fretta a prenderlo in gola ed in culo. Non ho detto che ho una sorella gemella uguale in tutto. Hanno convinto allo stesso modo anche lei.
Ci sono un mucchio di stronzi pieni di grana che si sentono grandi uomini se scopano una bambina e due gemelle poi…Mettiamo da parte qualche soldo, preferiremmo però uscire da quel giro. E’ troppo pericoloso, ci sta entrando brutta gente, mafia o qualcosa del genere. Poi cominciamo ad avere qualche difficoltà a dire che siamo tredicenni e vergini intatte…Lei, Signora, se ho ben capito ha delle conoscenze. Potremmo metterci a lavorare insieme, qualcuno poi lo conosciamo anche noi, gente giusta che ci vuol guadagnare ovviamente…
Sono soddisfatta anche se mi brucia il culo. Capita a prenderci troppi cazzi in una sera sola. L’ ultimo poi era decisamente fuori misura e non la finiva più. Bruciava da morire questa mattina presto quando appena a casa mi sono lavata e medicata. Mi son lavata di nuovo poco fa ed ho messa dell’altra crema, tanta e bene in fondo. Non ne morirò, almeno questa volta, ma che si fottano quei bastardi.

Ho scritto quello che il Padrone mi ha chiesto. Spero proprio di averlo capito il Padrone, che sia quello che vuole. Comunque sono orgogliosa che gli interessi il mio parere su qualche cosa. Non sono soltanto una schiava da mandare a fare marchette e da mettersi quando mi va bene nel suo letto. Riaccendo il PC e richiamo quanto ho finito di scrivere un’ ora fa.
Non spedisco mai senza rivedere. Dio non voglia che dica una cazzata o faccia un qualche errore di ortografia o di grammatica e sintassi. Non mi frusterebbe, questo no, certo però mi seppellirebbe di parole che ti strappano la pelle di dosso.
La Signora dopo la chiacchierata con quella è andata via e l’altra è fuori. Prima ha detto che passa in rosticceria a prendere un pollo arrosto e delle patate. Dopo ha pensato fosse domenica, invece è sabato e mi ha fatto preparare le zucchine per fare il risotto. Male che vada surgelo tutto. Poi ha telefonato dicendo di raggiungerla in centro, mi offre la pizza ed il cinema. Una casinista?

From: Schiava.
To: Padrone.
Date. Data odierna.

Padrone Carissimo,
Integro spero in modo appropriato e come avete chiesto quanto certamente le ha detto la Signora. L’ altra donna innanzi tutto, quella che ci ha accompagnate. Sui cinquanta cinquantacinque anni, un Italiano buono se non ottimo, ben vestita, a volte conciliante ed a volte dura. Mi guardo intorno: tre macchine, macchine normali, non so, non me ne intendo. Certo non sgangherate ed anzi belle lustre e di certo non vecchissime senza ammaccature. Sono parcheggiate in fondo alla grande corte in disarmo, davanti ad un fabbricato peggiore degli altri… ‘Avete deciso? Non posso farli aspettare ancora. Le ripeto che vi garantisco quello che ho promesso prima. Due passaggi a settimana almeno e fino alla fine della estate e più avanti, almeno fino alla fine dell’ anno… vedremo, ma almeno quattro, no, cinque passaggi al mese. Alla stessa paga? Si, assicura quella. Va bene dice la Signora dopo averci pensato su, ma niente scherzi…’ Mi meraviglio vedendo come abbiano sistemato l’ interno, neppure sembra di essere qui. In Italia intendo, roba da mille e una notte o da film americano, meglio anzi. Sembra roba vera, e se hanno curato loro l’arredamento…loro, i clienti intendo, sanno come sono queste cose a casa loro. I muri sono coperti da tappeti e coperte multicolori, molto belli e probabilmente autentici. Ma in Tunisia fanno tappeti? Comunque non sembra paccottiglia. Fumano e ci guardano come fossimo bestie strane, guardano anche una ragazza che mi fa senso tanto è giovane. Tredici o quattordici anni al massimo. Fa marchette anche lei? Possibile?… La roba arriva su vassoi da fuori, portata da ragazzotti anche loro vestiti a nuovo ma con roba più ordinaria.. Ha fatto premio la mia età rispetto alla bellezza elegante anche se svestita, della Signora che però mi ha in un certo senso protetta. La ragazzina appena sverginata invece doveva dedicarsi al festeggiato ma poi, quando questo, come tutti impasticcato di non so cosa fino alle orecchie ha voluto provare me e poi la Signora, le sono saltati sopra in massa. Non so però quanti ce la facessero ancora, ubriachi e forse fatti. Mentre ci preparavamo prima che il casino cominciasse la ragazzina ci ha chiesto un passaggio per dopo. Alla fine è venuta a casa mia. La Signora mi ha detto di ospitala, di farla parlare, poi però per un poco resta anche lei.
E’ una storia ben strana quella che mi racconta il pomeriggio dopo una bella dormita e sazie di un ricco spuntino. Fa caldo, non ho l’ aria condizionata e siamo stese sul letto di nonna, lei fuma. La Signora aveva avuto come me il dubbio che non fosse giovane come dice. A l’ inizio di parlare non sembra per niente intenzionata, poi di colpo si sbottona. Ha anche cercato di far cantare me quando la Signora se ne era già andata

…chiamatemi come volete, Vincenzina va bene anche se non è il nome vero. Sono una puttana, come voi. Ti racconto come penso e come rivedo le mie cose tutte le volte che sono sotto uno di quei bastardi. Prima di tutto non mi ha sverginata, me la hanno rotta molti anni fa. Una risata. E me la hanno rotta, credevano, molte altre volte, i cretini! Sempre a pagamento… Mia mamma era una nana, lavorava in un circo. Bella ma piccola, come me. Quando non lavorava in giro per l’ Italia, viveva con mia nonna ma un giorno è tornata a casa prima del tempo e col pancione. Ha scodellato me. Son cresciuta con la nonna ed un mio fratellastro più vecchio di qualche anno e di anni ne son passati parecchi. DOMANDA: QUANTI ANNI HA? Non ha risposto. C’ era anche un cugino che girava per casa. Dimostravo meno anni di adesso ma non molti, ripete. Quando mi hanno detto, quando ho saputo che iniziavo a fare la puttana, a farmi pagare cioè perché puttana lo ero già da anni, stavo facendo un pompino al mio amante ed ero molto attenta. Ero già molto brava a fare pompini, mi è sempre piaciuto ma con quello bisognava fare attenzione. Se non gli svuotavi…per questo ero diventata brava…Erano diciotto (i suoi anni) quando ho cominciato a fare questo lavoro, anni fa. Sto facendo il pompino al mio fratellastro mentre l’ altro mio amante mi fa godere scopandomi alla pecorina. Solo che al solito mi vuol venire nel culo e sceglie proprio quel momento per sfilarsi e spingermelo nel culo appunto. Questo è mio cugino, di poco più vecchio di mio fratello. A dodici o tredici anni ero ancora una bambina senza quasi petto ed alta un soldo di cacio. Bella però, avevo una bella figuretta ed un bel viso… Ci dice anche il nome della sua malattia genetica piena di k, di t e di z. Ha tutti i documenti, dice. Non mi piaceva studiare e per far piacere a mia nonna andavo a casa di mio cugino che mi dava qualche ripetizione. Ha cominciato con qualche palpata sopra i vestiti…
RAPIDAMENTE IL RESTO. A 12/13 ANNI? Quello però che preferiva erano i pompini. La nonna lavorava e mio fratello pure ma lo hanno licenziato ed è arrivato a casa di nonna di sorpresa una volta che si scopava li. Ha piantato un gran casino, hanno cominciato a fare a botte e li ho divisi io. Una dura tutto sommato se ha preso in mano la situazione ma poi…Mi son trovata ad avere due uomini, me li potevo giostrare bene almeno all’ inizio. Mi hanno convinta a sberle. Ho imparato in fretta a prenderlo in gola ed in culo. Non ho detto che ho una sorella gemella uguale in tutto. Hanno convinto allo stesso modo anche lei. I DUE DOVE SONO ADESSO? E LA SORELLA?
Ci sono un mucchio di stronzi pieni di grana che si sentono grandi uomini se scopano una bambina e due gemelle poi…Mettiamo da parte qualche soldo, preferiremmo però uscire da quel giro. E’ troppo pericoloso, ci sta entrando brutta gente, mafia o qualcosa del genere. Poi cominciamo ad avere qualche difficoltà a dire che siamo tredicenni e vergini intatte…A furia di prenderlo nel sedere ci si è smollato, un poco soltanto, ma far credere che siamo ragazzine vergini con un culo adatto a cazzi grossi come paracarri ce ne corre. Te lo dico perché penso che la tua Signora, a proposito hai svicolato quando ti ho chiesto perché mai la chiami così…va bene, fatti vostri. La tua signora ed il vostro uomo, c’ è penso un uomo, c’ è sempre un uomo, potreste fare un accordo con noi. Lavorare insieme. Me lo sono fatto chiedere due volte ed alla fine ho detto che ne avrei parlato alla Signora senza accennare a Voi. Questa sera mi ha invitata a mangiare fuori, offre lei anche il cinema. Vedrò di farmi dire altro ma non è scema, anzi. La tengo qui da me e ci resta non perché si nasconda ma per sua comodità soltanto. Non lo ha detto lei lo immagino. Era pronta ad andare in albergo, lo ho prenotato io, ho fatto io il numero di telefono, un discreto albergo. Non si va in albergo se la polizia ti cerca e non si va al cinema e in una pizzeria del centro se ti cerca qualcun altro. RIASSUMENDO. CHIAVA DA QUANDO HA/ANNO 12/13 ANNI. LE PIACE. FRATELLO E CUGINO, A BOTTE LA HANNO CONVINTA A FARE QUELLO CHE VOLEVANO LORO. HA COMINCIATO A FARE MARCHETTE A 18 ANNI. LEI E LA SORELLA. ADESSO CI SONO ANCORA I DUE? STANNO SIA PURE LENTAMENTE INVECCHIANDO. DIVENTA SEMPRE PIU’ DIFFICILE DARE AD INTENDERE CHE SIANO BAMBINE. SU COME SIA POSSIBILE INGANNARE SULLA PRESUNTA VERGINITA’ NON SO COSA DIRE. NON MI HA RISPOSTO SU QUESTO. A proposito, ha fatto mano morta, tira sul lesbico insomma, almeno un poco. Le ho detto di lasciar perdere, sono stanca…
Aspetto le vostre decisioni e penso che Vincenzina Vi vedrebbe quando volete e dove volete, Da me, direi, se pensate non sia opportuno farle conoscere il vostro indirizzo. A presto.
La vostra fedele schiava innamorata.
Rileggo, tolgo le parti tra parentesi perché dire che sono una puttana, che il Padrone mi fa fare marchette non è gentile e poco gentile dire della Signora che atteggia la bocca a culo di gallina. Tolgo anche gran parte della ‘serata’. Non credo interessi quante volte… Spero sia quello che Lui vuole. Una descrizione particolareggiata di tutto quello che potrebbe essere importante, comprese le mie sensazioni, le idee. Idee però non ne ho, per niente. Quella che è tornata a casa sta per uscire dal bagno e devo spedire, invio, enter, E VAI!!!——————————–

Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche. Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.

Leave a Reply