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Racconti di Dominazione

…e viceversa

By 25 Aprile 2020No Comments

Non era certo la prima volta che la vedeva, ma quella mattina era davvero sexy inguainata in quell’abito rosso di seta, che le metteva in risalto il seno prosperoso con quella scollatura generosa e il tessuto semitrasparente, e le gambe, quelle lunghe gambe sorrette da décolleté tacco 12 nere che si muovevano eleganti e sinuose. Ogni volta che la incontrava un moto di eccitazione lo assaliva fino a provocargli un’erezione incontrollabile e urgente che lo costringeva a masturbarsi convulsamente nel bagno dell’ufficio, fino a raggiungere un orgasmo sempre più copioso e stravolgente. Quello di cui Alessandro non era a conoscenza era che anche Anna lo aveva notato e ogni volta faceva in modo di trovarsi sotto al suo ufficio proprio quando era certa di essere vista da lui: sceglieva con cura abiti, accessori, pettinatura e trucco, perché lui non potesse non notarla. Le piaceva il modo in cui lui la guardava, anche solo per un istante, per poi scomparire velocemente dietro quel portone con un evidente rigonfiamento inguinale. Sapeva che lui aveva un ufficio lì e non le fu difficile scoprire a che piano si trovasse. Il passo successivo fu prendere in affitto l’appartamento sullo stesso pianerottolo le cui finestre si affacciavano di fronte a quelle dello studio dell’avvocato più intrigante che avesse mai visto. Si trasferì durante il weekend in modo che lui non fosse presente. Il lunedì successivo Alessandro si meravigliò di non scorgere per strada quel corpo sinuoso mentre arrivava in ufficio e con delusione salì le scale senza alcuna voglia di occuparsi delle scartoffie senza doversi prima regalare quel momento di piacere che ormai era la sua carica, meglio del caffè. Si sedette alla scrivania: faceva caldo, tolse la giacca e aprì la finestra. Ed eccola lì: capelli raccolti, trucco perfetto, tubino nero molto corto, calze a rete, scarpe tacco 12 e sorriso solare. Seduta su una poltrona proprio di fronte a lui d’altra parte del cortile. Le due ali del palazzo si trovavano a pochi metri l’una dall’altra, tanto che ne poteva quasi sentire il profumo. Sedeva con le gambe accavallate in attesa di farsi guardare: il suo cazzo reagì come se una mano invisibile e sicura lo avesse afferrato con vigore. Anna sorrise e scavallò le gambe lentamente lasciando che lui vedesse che non portava intimo. Alessandro non riusciva a muoversi come se gli avessero incollato i piedi al pavimento. Lo spettacolo che gli si presentava davanti era molto più eccitante di qualsiasi cosa avesse mai immaginato nei suoi sogni più erotici. Le mani di Anna si muovevano su quel corpo che lui desiderava possedere da mesi: lentamente tolse le scarpe e sfilò le calze, poggiando un piede alla volta sulla poltrona e piegando il busto in modo da far risaltare il culo sodo e ben tornito. La mano di Alessandro si mosse con lo stesso ritmo aprendo uno ad uno i bottoni dei jeans e insinuandosi dentro i boxer. Anna tornò a sedersi sulla poltrona e si inumidì le labbra con la punta della lingua, prima di inghiottire due dita fino alla gola iniziando a succhiarle con avidità. L’altra mano corse sul tessuto leggero del vestito prendendo possesso di un seno, stringendo e massaggiando fino a sentire il capezzolo spingere prepotente sotto il tessuto che si tendeva. La mano di Alessandro incontrò la cappella del suo membro già libera e umida. Lo sguardo inchiodato alla finestra di fronte, la sua mano stringeva forte il cazzo quasi a voler essere sicuro di essere ancora lui il padrone del proprio corpo e deciderne le reazioni. Le dita di Anna lasciarono la sua bocca trattenendosi un po’ sulle labbra schiuse, prima di andare ad accarezzare altre labbra ancora serrate. Allargò le gambe facendo salire la gonna fino al ventre, appoggiando le cosce sui braccioli della seduta. Lo sguardo fisso sull’uomo al di là del cortile, iniziò piano a insinuare le dita tra le membrane carnose che al solo tatto si aprirono rivelando il clitoride già gonfio. Il pollice di Anna premette su quel piccolo monte fremente, mentre l’indice e il medio sparivano dentro la sua figa. Sorrideva mentre lentamente si provocava piacere. Alessandro senza neanche accorgersene aveva tirato fuori il cazzo e si stava segando allo stesso ritmo sempre più ipnotizzato dai movimenti di lei. Gemevano all’unisono mentre la mano di lui correva sull’asta fremente e pulsante e le dita di lei entravano e uscivano dalla sua figa provocandole contrazioni e brividi per tutto il corpo. Era lei a dettare il ritmo accelerando gli affondi e rallentandoli costringendolo a fare lo stesso, Il campanello suonò nell’appartamento di lei dopo un tempo che nella testa di lui era sembrato infinito e nullo. La guardò sfilare le dita dalla figa e infilarle tra le labbra per ripulirle dagli umori: Anna si alzò senza rimettere a posto il vestito col culo che sporgeva florido. Sparì dalla sua vista per poco più di un minuto, poi riapparve e si risedette sulla poltrona dopo averla ruotata di circa 40°. In quel mentre Alessandro non era stato capace di muovere un muscolo: continuava a stringere il cazzo pulsante, ma con la sua assenza credeva di non essere neanche più in grado di menarselo. La scena che seguì lo turbò e lo eccitò come non credeva possibile: un uomo alto e dal fisico scultoreo, completamente nudo si avvicinò alla poltrona e senza proferire parola strappò di dosso il vestito ad Anna che non reagì. Lui aveva in mano un nastro rosso e uno marrone: con il primo la bendò e con il secondo le legò i polsi dietro la schiena. Le posizionò le gambe ben larghe e prese a leccarle il clitoride. Alessandro poteva vedere il viso di lui affondare tra le cosce di lei e il viso di lei contorcersi dal piacere: non un gemito, solo i denti di Anna che torturavano il suo labbro inferiore preda di un piacere che si faceva sempre più intenso. Alessandro riprese a segarsi con forza assalito da un’eccitazione irrefrenabile. Il cazzo gli pulsava talmente da fargli credere che non si sarebbe più calmato, la cappella rossa calda bagnata, l’asta dura e fremente, le palle caldissime e piene; gli sembrava di essere tornato ai 15 anni quando ogni occasione era una scusa per menarselo furiosamente. La sua mente non riusciva a concepire un’idea diversa da “Devo metterglielo dentro fino in fondo, scoparla fino a farla urlare”, ma il cazzo che era lì con lei e che si strusciava su quel corpo non era il suo. L’uomo infatti ora le stava passando la cappella scoperta sulla pelle, lentamente, ma senza soffermarsi: le gambe, l’interno coscia, la figa, il clitoride, la pancia, i seni, i capezzoli, il collo, il mento, il viso…ora glielo stava passando sulle labbra. Anna le dischiuse accogliendo quella grossa cappella nella sua bocca iniziando a succhiarla avidamente: il volto di lei era stravolto dalla voglia; le stava scopando la bocca con forza, tenendole la testa con le dita affondate tra i suoi capelli in modo che lei non potesse fare altro che ingoiare quel membro duro e grosso fino alla gola. A vedere quella scena Alessandro non resistette e sborrò con schizzi bianchi e caldi che raggiunsero il davanzale della finestra emettendo gemiti sommessi ma ben percepibili. L’uomo al di là del cortile si fermò. Fece alzare Anna e la fece sistemare in ginocchio sulla poltrona, con il viso appoggiato allo schienale e il culo ben esposto, ancora bendata e legata. Il campanello suonò di nuovo ma questa volta era quello dell’ufficio di Alessandro. Anna si voltò e nonostante ancora bendata gli fece segno di andare ad aprire. Sempre più succube di quella situazione l’avvocato si recò alla porta con solo il tempo di rimettere il cazzo ancora duro dentro i pantaloni prima di aprire e trovarsi davanti un fattorino con in mano una scatola. Prese il pacco firmò e tornò subito davanti alla finestra. Il panorama era sempre lo stesso: Anna in ginocchio sulla poltrona, ma l’uomo nudo sembrava sparito Lei disse “Aprila!” con voce appena percettibile ma il tono imperioso: lui non poté fare altro che obbedire e con mani frementi aprì il pacco. Conteneva tre oggetti: una frusta, un vibratore a forma di cazzo anatomicamente perfetto e una sciarpa nera simile ai nastri con cui era legata e bendata Anna. Nella scatola c’era anche un biglietto: “Scegline uno, ma pensaci bene, non potrai più tornare indietro. Da questo dipende tutto quello che succederà d’ora in avanti” Sentiva di nuovo il cazzo tirare dentro i jeans: mai nessuna donna aveva avuto un tale potere su di lui. Ne era terrorizzato ma talmente eccitato che non poteva smettere quel gioco; doveva e voleva arrivare fino in fondo, ma come ci sarebbe arrivato? Doveva scegliere uno tra quegli oggetti, ma comunque sarebbe stata lei a decidere come andare avanti. Il biglietto riportava altre istruzioni sul retro: 1. scegli l’oggetto; 2. posizionalo sul davanzale della finestra; 3. spogliati completamente; 4. rispondi alle chiamate che riceverai; 5. non parlare qualsiasi cosa succeda; 6. puoi decidere se continuare o meno SOLO ora; 7. se decidi di andare avanti dovrai farlo a qualunque costoe poi un ultima frase NON TE NE PENTIRAI La mente di Alessandro ormai era completamente ingombra dal desiderio: iniziò ad immaginare come potevano essere utilizzati quegli oggetti, per ognuno ebbe immagini di sesso sfrenato con lei, in cui la scopava selvaggiamente fino a sborrare dentro di lei, possedendo ogni suo orifizio con forza senza ritegno. Non riusciva a decidere: chiuse gli occhi e afferrò qualcosa. Era la sciarpa di seta nera: non aveva idea di cosa sarebbe successo ma la poggiò su davanzale e iniziò a spogliarsi. Ricomparve l’uomo nudo dietro ad Anna e ricominciò a sfregare la cappella lungo le grandi labbra di lei. In mano aveva un cellulare e dopo aver fatto un numero lo avvicinò all’orecchio di Anna proprio mentre infilava prepotentemente il cazzo dentro di lei. Il telefono di Alessandro squillò: “Pronto” “Regola numero 5 – non parlare qualsiasi cosa succeda- hai scelto lo so anche se ancora non so cosa. Ma so che hai scelto bene ne sono sicura.” L’uomo dietro di lei si chinò restando ben piantato in lei e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Alessandro li guardava sentendo il suo corpo fremere incessantemente sotto scosse di eccitazione sempre più intense: il cazzo duro con la punta completamente scoperta e pulsante, le gambe tremanti, brividi lungo la schiena. “La sciarpa nera. Bravissimo. Ti piacerà. Ora dovrai guardare. Devi restare davanti alla finestra, ma non potrai fare niente. È come se io ora fossi lì e ti stessi legando i polsi dietro la schiena proprio come li ho io. Se ce la farai avrai un premio. Ora chiudi e goditi lo spettacolo.” la conversazione si interruppe proprio mentre l’uomo iniziava a spingere in lei. Anna sentiva quel grosso cazzo sfregare lungo le pareti della sua figa , più spingeva più sentiva gli umori bagnare la sua cavità. Iniziò a gemere e lui le afferrò i capelli facendole inarcare la schiena per spingersi in lei fino in fondo. Alessandro nudo con le gambe larghe ad ogni affondo di quel cazzo nella figa che voleva per se, sentiva il proprio tirare di più. Il bisogno di segarsi divenne insopportabile mentre fissava quell’uomo sfilare il cazzo dalla figa e, dopo averlo inumidito per bene con gli umori che colavano da lei, prenderle il culo con un colpo deciso e iniziare a scoparla con forza mentre lei gemeva e urlava dal piacere. La vedeva tremare e agitarsi sulla poltrona mentre i colpi di lui la aprivano sempre più. Per impedirsi di menarsi il cazzo durissimo afferrò con forza le ante della finestra stringendo fino a farsi male alle nocche. Prima che Anna raggiungesse l’orgasmo l’uomo uscì da lei e sparì per alcuni secondi. Alessandro tremava per il bisogno di sborrare, ma non poteva toccarsi, aveva bisogno di portare a termine quella giornata come da accordi. L’uomo tornò nella stanza di nuovo col telefono, lo squillo fece sobbalzare Alessandro che sollevò la cornetta senza parlare “bravo! So che hai resistito quindi ti meriti il premio, ma per averlo dovrai venire qui, ti è concesso di prendere solo la sciarpa!”. Si bloccò: significava attraversare il pianerottolo tra i due appartamenti completamente nudo. Ma la voglia era talmente forte che il pensiero durò una frazione di secondo. Afferrò la sciarpa e si precipitò da Anna senza neanche accorgersi di essere stato visto degli inquilini nell’ascensore. La porta dell’appartamento era aperta, entrò, nessun rumore, attraversò il corridoio fino alla stanza dove sapeva di trovarla. Un grande letto era proprio al centro della stanza e lei era lì sdraiata ancora bendata e legata. Sulla poltrona c’era una scatola uguale a quella che gli era stata consegnata . Un altro biglietto; “ puoi usare gli altri due oggetti e sfogare tutte le tue voglie o conservarli per altri momenti” questa volta la decisione era facile: non aveva bisogno di niente, il suo cazzo aveva solo bisogno di quel corpo e poi giocare con lei era stato così eccitante che voleva e aveva bisogno di rifarlo. Lasciò la sciarpa nella scatola e si avvicinò al letto. Annusò il suo profumo di desiderio e sesso. “Prendi il tuo premio” lei aprì le gambe mostrandogli la figa già larga e colante dei suoi umori. Alessandro non poteva più resistere, ma prima di affondare finalmente in quel corpo se ne doveva sfamare e così inizio a leccarla come se non avesse mai assaggiato una figa prima. Anna sentì la sua lingua intromettersi di prepotenza dove prima era stato quel cazzo sconosciuto e potente. I brividi cominciarono a impadronirsi di nuovo di lei. Lui afferrò con le labbra il suo clitoride e iniziò a succhiare forte. Le prese le gambe sollevandole per poter affondare meglio il viso fra di esse: Anna gemeva sempre più fino ad arrivare all’orgasmo che fino a quel momento aveva trattenuto. A sentire che gli umori di Anna colavano copiosi Alessandro sentì di non poter più resistere. Il suo cazzo pulsava e tirava da far male e quando lo affondò nella figa di Anna fu come se finalmente fosse libero. Prese a spingere con tutto il vigore che sentiva. Tra un gemito e l’altro la sentì sussurrare “Riempimi della tua sborra finalmente!” il ritmo degli affondi si fece più veloce, i gemiti più forti, il respiro più affannoso. Il cazzo pulsava e la cappella bruciava in fondo alla figa. Lei serrò le gambe dietro la schiena di lui e mentre lui le stringeva un capezzolo tra le dita e l’altro tra le labbra lo sentì schizzare. Fiotti caldi la inondarono facendole raggiungere l’orgasmo ancora una volta. Mentre il respiro di Anna andava lentamente normalizzandosi, Alessandro sentiva di non aver ancora sfogato l’eccitazione e la frustrazione accumulata fino a quel momento quindi la girò sulla pancia e entro ancora in lei: per tante volte aveva immaginato di possedere quel culo, ma sentire il suo cazzo stretto dalle carni di lei che lentamente cedevano sotto le sue spinte non era minimamente paragonabile. Sentiva la cappella sul punto di esplodere trattenuta in quella cavità stretta e continuava a spingere incitato dai gemiti e fremiti di quella donna meravigliosa che stava possedendo dopo averla guardata e bramata per mesi. L’orgasmo arrivò a travolgerli entrambi montando come uno tsunami che si rovesciò con una sborrata che lasciò Alessandro completamente svuotato. Scivolò di lato uscendo da lei. Una sveglia suonò. “Slegami!”: lo fece. Lei si alzò dal letto e si infilò in un vestito che come quello della mattina non dava molto adito alla fantasia mettendo ben in evidenza le sue curve perfette. “Sono le 17:00. La giornata in ufficio è terminata, devi andare” parlava senza alcuna inflessione particolare “la pratica è stata aperta avvocato, ora mi aspetto che tu ti ci dedichi alacremente. Al prossimo appuntamento dovrai già avere una strategia ben delineata in mente ed essere in grado di esporla e dimostrarla al meglio perché io sia soddisfatta. Potrai usare tutto il materiale messo a tua disposizione. Ora va! Ti chiamerò” sorrideva illuminando la stanza. Alessandro riattraversò il piccolo spazio che separava la sua vita dal suo sogno, senza pensare minimamente al fatto che era nudo ed esposto allo sguardo di chiunque, con la testa già proiettata a quello che sarebbe successo la prossima volta che avrebbe avuto tra le braccia quella donna che ormai lo possedeva completamente.

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