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Racconti di Dominazione

Elisa Padrona e Sara la serva

By 10 Novembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments


Elisa Padrona e Sara la serva.


Elisa era felice, eccitata. Finalmente una ragazza aveva risposto al suo annuncio:

‘Sono una giovane Padrona in cerca di una serva che voglia condividere un’ appartamento per l’intera durata del primo anno di un università alla Fallati. No uomini e coppie. Foto obbligatoria.’

Una degna risposta arrivò dopo circa duecento mail di maniaci, presunti stalloni con tanto di foto del loro membro e anche di ragazze che non avevano aggiunto la foto e se l’avevano fatto non avevano soddisfatto i gusti della Padrona.

‘Sono una giovane e immatura serva. Cerco una Padrona e ho letto il suo annuncio.
Le mando due foto una integrale e una del viso.’

Elisa osservando la foto dovette ammettere che Sara era proprio una bella ragazza: Capelli lunghi e castani, occhi azzurri e labbra piene che pregavano di essere succhiate e morsicate. Il naso piccolo e lineare dava il tocco finale a un volto bellissimo. La seconda foto mostrava invece un corpo longilineo e tonico, segno che la ragazza frequentava una palestra o comunque si teneva in forma.

Elisa lasciò passare del tempo prima di rispondere alla serva. Ormai aveva scelto, e la considerava già tale ma non poteva rispondere subito alla prima venuta. Dopo una settimana inviò una mail alla serva scrivendole che accettava di incontrarla per un primo appuntamento di verifica. Mise il luogo con l’ora e la data per l’incontro. Inviata la mail andò a farsi una doccia.

Tre giorni dopo uscì di casa per incontrare la fantomatica serva. Per l’occasione aveva indossato una minigonna nera terminante a metà coscia e una leggera maglietta senza maniche anch’essa nera. Ai piedi calzava delle bellissime scarpe col tacco, strette ai piedini da quattro piccoli laccetti che lasciavano liberi il collo e le dita. Anche le scarpette erano nere, e le unghie sia quelle delle mani che quelle dei piedi erano smaltate di un rosso scarlatto. Aspettò ancora venti minuti dopo i quali usci chiudendosi la porta di casa alle spalle verso il luogo dell’appuntamento.

Al Bar arrivò con un ora di ritardo e vide Sara seduta all’aperto. Aveva scelto uno tavolino appartato nelle ultime file. Vedendola Sara si alzo tenendo lo sguardo basso e senza incrociare gli occhi di Elisa.

‘Piacere sono Sara’ Disse timidamente.

‘Io sono Elisa e ora siediti serva.’ Rispose con tono piatto la Dea.

Elisa ordinò per entrambe. lasciate sole iniziò a spiegare la situazione alla serva.

‘All’inizio sarai la mia serva solo nell’appartamento e all’università faremo le amiche. Non assillarmi però fuori dall’appartamento perché se no verrai punita al ritorno. Ovvio che non avrai nessuna relazione mentre io se vorrò potrò averne. Ti cercherai un lavoro, più avanti però perché prima ho intenzione di usare tutto il tuo tempo libero. Nessuno deve sapere che sono la tua Padrona e men che meno che te sei la serva di qualcuno, io potrò dirlo ad altri se lo riterrò necessario ma te no.’

Tirando un lungo sospirò Elisa guardò la serva seduta davanti a lei, poi riprese a parlare,

‘Per adesso questo può bastare altre cose le saprai più avanti. L’ultima cosa da dirti è che la retta che i tuoi genitori ti invieranno sarà completamente consegnata a me. Provvederò io a pagare le spese e a sostenerci entrambe. Se adesso non ti va bene qualcosa dillo ora’

Sara osservò la figura davanti a lei: Lunghi capelli neri leggermente ondulati incorniciavano un viso candido e dalle guance rosate. Occhi verde acqua e un nasino all’insù tipicamente francese completavano quel bellissimo quadro. Il rossetto viola scuro era la firma finale sopra quella splendida tela.

‘Mi stai ascoltando?’

Sara sobbalzò. Si era per qualche attimo incantata di fronte alla bellezza della Dea la quale rise vedendo il viso della serva diventare rosso dalla vergogna.

‘Ho detto’ se ai da dire qualcosa cosa devi farlo ora capito?’

‘Si” Disse debolmente Elisa. Schiarendosi poi la voce aggiunse,

‘è tutto sensato quello che a detto ma’ non mi sembra giusto che le debba dare tutti i miei soldi e”

‘I tuoi soldi non li userò per me serva’ Tagliò corto Elisa.

‘innanzitutto ai già sbagliato a darmi del lei in pubblico perché se cera una mia amica o una tua che avrebbe pensato? Solo a casa dovrai darmi del lei e in occasioni speciali sennò mai e sottolineo mai in presenza di altri. Per quanto riguarda i soldi: Terrò tutto io per varie ragioni. La prima è la facilità, in questo modo avendo un conto unico avremo meno problemi. La seconda perché così ti controllerò e non li butterai via per nulla. La terza è che i tuoi soldi non verranno usati completamente. Userò in pari unità i tuoi e i miei per ogni spesa di qualunque genere e quello che avanzerà dal tuo conto verrà messo da parte, in banca o in casa, poi vedremo. Non sono un aguzzina se è quello che credi è solo che così non avremo spiacevoli sorprese alla fine di ogni mese. Ti è chiaro ora?’

Sara annui. Aveva pensato che Elisa fosse in realtà una mercenaria ruba soldi ma ammise di essersi sbagliata.

‘Bene Sara. Ora il nostro incontro è giunto al termine e devo dire che mi ai fatto una buona impressione. Appena troverò l’appartamento adatto ti invierò una mail.’ Alzandosi la Dea lasciò sul tavolo una banconota da dieci euro. Sara confusa cercò di dire qualcosa ma venne subito fermata.

‘Te l’ho detto non sono una mercenaria e questo appuntamento l’ho chiesto io. Sarò sempre io a pagare ogni volta che usciremo o compreremo qualcosa – te lo sei forse scordato?’

‘No’ scusami è che non me l’aspettavo da subito’grazie’ Disse Sara alzandosi a sua volta.
Si lasciarono abbracciandosi e baciandosi entrambe le guance allontanandosi poi in direzioni opposte. Sara per i primi metri continuò a guardarsi indietro sperando in uno sguardo della sua Dea che però non venne. Elisa infine giro l’angolo e Sara la perse di vista.

Pochi giorni dopo Elisa era nelle zona ovest di Milano. Aveva appena concluso l’incontro con il proprietario dell’appartamento firmando un contratto annuale e pagandogli tre mesi in anticipo. L’appartamento era l’ultimo in un condominio di sette piani. La cosa migliore era che il sesto appartamento era inagibile e quindi sotto di loro non ci sarebbe stato nessuno. Di per se l’appartamento non era nulla di speciale. Era composto da una sala centrale per metà soggiorno e metà cucina, due camere da letto, una singola e una matrimoniale e un bagno. Due finestre lasciavano passare la luce nel soggiorno e un abbaino era presente in ogni camera. A parte le camere e il bagno, rispettivamente con il parquet e mattonelle bianche, l’ appartamento aveva il pavimento in cotto. Giunta a casa Elisa inviò una mail a Sara scrivendogli l’indirizzo dell’appartamento e di trasferirsi il prima possibile li. All’inizio dell’università mancavano ancora diversi mesi.

Sara non si fece attendere molto. Dopo aver salutato i genitori e pagato il taxista, si trovava di fronte ad un condominio azzurro. Elisa le aveva scritto il campanello da suonare e Sara lo trovo facilmente. Prese l’ascensore, facile da individuare essendo di fronte all’ingresso. Aspettò che si aprisse premendo poi il bottone numero sette. Arrivata in cima trovò Elisa ad accoglierla sul pianerottolo.

‘Ciao serva.’ Disse in tono allegro. Sara, ricordandosi che nel privato doveva comportarsi bene le rispose in maniera adeguata,

‘Buon pomeriggio Padrona.’

‘Bene vedo che ricordi come devi comportarti, brava serva. Ora entriamo.’ Elisa si girò e Sara la segui immediatamente. Entrate, Elisa disse a Sara di mettere i suoi bagagli nella cameretta singola e di raggiungerla poi in salotto. ‘La tua sottomissione inizierà quando uscirai da quella stanza Sara’

Sara disfece i bagagli in fretta mettendo velocemente gli indumenti e i cosmetici negli appositi scaffali dell’armadio. Si accorse di avere le mani sudate, era tesa e anche un po’ spaventata. Finito di sistemare il tutto si avviò con passi incerti nel corridoio arrivando infine davanti ad Elisa.

‘Inginocchiati serva!’ Sara esegui l’ordine inginocchiandosi davanti alla Dea. Elisa era seduta sul divanetto arancio del soggiorno e indossava una leggera vestaglietta bianca e delle infradito rosa.
Muovendo il piedino sinistro fece cadere l’infradito ordinando a Sara di pulirglielo con la lingua.

A quattro zampe Sara chinò la testa fino a sfiorare col nasino la suola dell’infradito. Leccandolo si accorse che in realtà era pulitissima e non aveva nemmeno l’odore del piedino della Dea. Ci mise molto impegno, leccandolo con tutta la lingua. Utilizzò la punta della lingua nelle zone più difficili come ad esempio la parte in gomma che si inserisce fra pollice e alluce e anche quando l’infradito era completamente bagnato della sua saliva continuò a leccarlo senza sosta.

‘Ora l’altro serva.’ Sara era stata talmente concentrata nel compito di leccare la suola da non accorgersi dell’altro infradito caduto. Anche quello era perfettamente pulito e Sara lo leccò per una decina di minuti fino al nuovo ordine della Dea.

‘Mettiti in ginocchio schiava.’ Elisa si mise a rovistare in una borsa di juta e tirò fuori quattro bracciali e un collare di cuoio nero.

‘Questi’ Disse porgendo il tutto a Sara, ‘dovrai indossarli appena arrivata a casa e toglierli appena esci.
Se ti dimentichi verrai punita serva.’

Sara indossò i bracciali e le cavigliere stringendo bene le fibbie di cuoio. Notò come ai lati avessero delle mezzelune. Probabilmente per farci passare una corda pensò Sara. Anche il collare presentava una mezzaluna nel centro ed era composto da un’unica fibbia da allacciare sul davanti.

‘Ora basta osservarli come una pazza schiava, girati e abbassati.’

Sara esegui l’ordine girandosi e appoggiando la testa sugli avambracci. Anche se era vestita si sentiva strana a tenere il culo così esposto e si oppose istintivamente quando Elisa tentò di abbassargli i pantaloni.

‘Fai la brava schiava, ricordati il tuo ruolo! Ora ti frusterò e utilizzerò un flogger. Sai di cosa si tratta?’

Un gatto a nove (flogger) è uno strumento di fustigazione a manico rigido da cui partono (non necessariamente nove) lacinie di cuoio, corda o gomma. Quando Elisa ebbe finito di spiegargli cos’era il gatto a nove code Sara si senti ancora più preoccupata.

‘Non devi avere paura schiava. Non ti scuoio mica’ oggi.’ Elisa scoppio sonoramente a ridere, riprendendosi aggiunse,

‘ti ricordo che per tutto l’anno sarai la mia schiava e perciò adesso ho intenzione di usarti. Se opporrai ancora resistenza puoi anche andartene!’

‘No! No’mi scusi Padrona non volevo”

Elisa abbassò nuovamente i pantaloni e il perizoma di Sara che stavolta non oppose la minima resistenza.

‘Allarga le ginocchia!’

Sara non si fece attendere e divaricò maggiormente le gambe fino a quando i pantaloni non le impedirono di andare oltre.

‘Ora schiava sta molto attenta’ Ti farà male ma sarà un dolore momentaneo di un paio d’ore e domani sentirai solo un leggero fastidio. Potrai urlare ma cerca di controllarti se riesci e soprattutto non potrai muoverti qualsiasi cosa accadrà. Ci siamo capite schiava?’

‘Si Padrona.’ Rispose Sara, oscenamente a pecorina con il culo all’insù completamente esposto ai piaceri di Elisa.

Elisa osservò con sguardo pieno di libidine il culo di Sara. Prese in mano il flogger e iniziò a passarlo con movimenti delicati sulle natiche della schiava. Sara, impaurita contrasse istintivamente le natiche ricevendo in risposta una sonora frustata che la fece gemere.

‘Non contrarre i muscoli perchè se non ce gusto nel frustarti!’

Sara ubbidì rilassando i glutei. Provava un leggero bruciore alla natica sinistra e una voglia insopportabile di toccarsela con la mano ma riuscii a controllarsi.

Appena la schiava fu calma Elisa la colpi ripetutamente roteando il flogger con movimenti esperti. Ogni frustata era seguita da un gemito di protesta della schiava che non faceva altro che aumentare la voglia di Elisa. Dopo una ventina di colpi il culo della schiava era completamente rosso. Ciò era dovuto anche al fatto che Sara era di carnagione chiara e quindi i sintomi delle frustate uscivano subito.

La schiava emetteva gemeva ad ogni colpo. Sentiva il culo bruciare in modo terribile ma allo stesso tempo aveva la figa completamente fradicia. Le lacinie del flogger avevano infatti stimolato in modo incredibile il clitoride e ora avrebbe voluto pregare Elisa di scoparla: Lì sul pavimento come una cagna.
La Dea aveva scelto come prima frusta il flogger per tre motivi. Il primo era che alla fine a parte l’enorme bruciore la schiava si sarebbe ripresa in fretta e il secondo che per esperienza sapeva che le lacinie erano molto utili per far eccitare e bagnare il sesso della schiava. Ora, osservando il sesso della schiava completamente fradicio di umori impugno di rovescio il flogger. Il terzo motivo era che il manico con un po’ di fantasia da parte della Padrona poteva essere usato come fallo.

Iniziò a strusciare la punta del manico sulle labbra della vagina di Sara. Un leggero sussulto, questa volta di piacere, significava che la cagna era pronta a godere.

‘Vuoi godere cagna?’

‘Sii! Si Padrona’ non ce la faccio più”

Soddisfatta Elisa iniziò a penetrare Sara con il manico del flogger. All’inizio partendo da movimenti lenti aumentando poi progressivamente il ritmo e la profondità della penetrazione. Con movimenti veloci, avanti e indietro, fino ad infilarle tre quarti del manico all’interno della vagina. Ora Sara gemeva in maniera oscena, senza vergogna. L’unico pensiero era la voglia di godere.

L’orgasmo non ci mise molto ad arrivare. I colpi del flogger prima e la penetrazione violenta avevano fatto in modo che Sara si eccitasse subito e arrivasse in poco tempo all’orgasmo. Quando Elisa si accorse dell’orgasmo imminente aumentò il ritmo della penetrazione fino ad infilare l’intero manico nella vagina. Ormai nella stanza cerano solo i gemiti e i versi rauchi della cagna. Lo sciacquettio dovuto agli uomori della vagina ben udibile nella stanza. Quando l’apice arrivò Sara contrasse istintivamente i muscoli rilasciandoli poco dopo gemendo in un ‘mmmmmmmmmm’ di sempre maggiore intensità. Si impuntò con le dita dei piedi e alzò istintivamente il culetto abbassando allo stesso tempo la schiena. L’orgasmo le fece mancare il fiato per un paio di minuti e appena le cosce smisero di fremere Elisa capì che l’orgasmo di Sara era giunto al termine. Concesse qualche minuto alla schiava per farla riprendere poi le mise davanti il flogger.

‘Puliscilo bene con la lingua perché usarlo sporco non fa per me, dopo vai a farti la doccia. Io esco a fare acquisti e prendo dalla tua borsa i soldi.’

Mmm’si Elis’si Padrona”

‘non preoccuparti schiava puoi chiamarmi Elisa, dipenderà dal momento e nei prossimi giorni lo capirai da te. Questa è stata la tua prima esperienza dovresti esserne contenta’

‘Si Padrona moltissimo’ ma lei non a’ ancora’insomma non vuole”

Elisa capì subito cosa intendeva Sara. A prima vista l’aveva giudicata una ragazza semplice e timida ma ammise di essersi sbagliata. Sorrise pensando alla sfacciataggine delle schiava e a quei suoi occhi voraci di piacere’però non l’avrebbe accontentata oggi.

‘No schiava ora non ne ho voglia e adesso vai al lavarti muoviti!’ Il tono deciso face alzare di scatto Sara delusa per il rifiuto della sua offerta corse in bagno a farsi la doccia. Elisa appena l’acqua scese uscì dall’appartamento a fare la spesa.


Avrei molto piacere a essere contattato da tutti voi che avete letto i miei primi due testi. Le letture vanno molto bene e di questo vi ringrazio. Se avete commenti o critiche da farmi inviatemi una mail o ditemelo in msn al seguente indirizzo:

recalio2009@gmail.com In particolare sarei interessato a conoscere donne amanti del genere sia in chat come fantasia o che hanno avuto esperienze reali – Tutti gli altri sia per mail sia in msn, sono comunque i benvenuti. A presto.


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