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Racconti di Dominazione

Error Secretary 2

By 28 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Jon Letters


jonletters360@gmail.com

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Error Secretary – Secondo capitolo

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Mi abbasso la gonna, grigia, lasciandola scivolare lungo le gambe. Alzo le braccia, per togliermi anche il golfino verde, quello fatto con il filo di lana spessa.
‘No tienilo. Non abbiamo tutto il giorno – oggi ci sarà una sorpresa.’
Mi piego a novanta gradi. La classica posizione d’ufficio. I seni schiacciati contro il pianale della scrivania e la guancia destra a contatto con il freddo legno. Inizi a fottermi velocemente, con colpi veloci, mettendomi le mani sui fianchi per non farmi piegare le ginocchia. Ormai con movimenti meccanici una mano impugna il bordo sinistro della scrivania, il mento si punta nel tentativo di non farmi sentire una troia sballottata avanti e indietro dal suo capo. Con l’altra mano scosto i capelli, un caschetto biondo, e metto in risalto le mie fossette ai lati delle guance, la bocca aperta, i gemiti soffocati e deboli, gli occhi bianchi e azzurri, spalancati che ammiccano all’altro occhio di plastica: Da una settimana sei diventato un maniaco della web-cam. Me lo immagino chi ci sta guardando, anzi… Mi sta guardando soprattutto. Amici? Conoscenti? Agenti finanziari incontrati alle convention che non ti credevano quando gli dicevi cosa ero? Cosa gli dicevi poi? Che sono una troia? Una trentenne single e disperata? Una zoccola?
Magari invece è un vecchio, un cinquantenne con la pancia prominente e una canottiera bianca, macchiata qua e la da schizzi di sperma. Forse siamo su una delle tante chat free, libere a tutti. Penso che sarebbe ancor più umiliante se fosse veramente così.
‘Metti al centro.’ A furia di ricevere spinte nell’intestino mi sono involontariamente piegata verso destra.
Mi riposiziono bene sulla scrivania. Ti fermi, uscendo e strofinando la cappella sulla mia pelle. Subito mi rimetti le mani addosso, questa volta sopra il codino, l’ultimo osso della spina dorsale e riprendi a fottermi velocemente, senza fermarti. Ora inizio ha gemere, contraendo il viso per gli spasmi di piacere, e piego i gomiti mettendoli sotto ai seni. Le mani impugnano il bordo della scrivania davanti a me. L’orgasmo mi entra dentro, mi avvolge e sibilo il mio piacere osservando con aria di sfida l’occhio di plastica. Quando l’orgasmo cessa, e il mio corpo smette di dimenarsi piego la testa nascondendomi alla vista dell’ignoto che ci osserva.
‘Aaaaa…’ Mi tiri per il gomito mettendomi cazzo davanti al viso. Duro, rigido e limpido grazie hai miei umori. Lo accolgo in bocca e non lo lecco nemmeno. Stringo solamente le labbra a metà asta deglutendo tutto quello che ne esce. Due, tre schizzi copiosi ed è tutto finito. Ingoio e pulisco la cappella, poi mi alzo la gonna mentre te ti risistemi la lampo. Sto per uscire ma mi fermi.
‘Una goccia è caduta sulla scrivania… No ferma oggi non la lecchi.’
Mi dici sorridendo. Quello sguardo da stronzo… avrai sicuramente in testa qualche cazzata.
‘Michela?’ Chiami premendo l’interfono che collega l’ufficio alla reception.
‘Si Direttore?’
‘Vieni nel mio ufficio e portami… un fazzoletto per favore.’
No. ‘Ma… Non vorrai fargli pulire…’ Affermo esterrefatta da questa ennesima svolta.
‘O si… pulirà quella macchiolina e con te qui dentro, in parte alla scrivania’ – Mi rispondi in tono serio per poi aggiungere – ‘e se non è una stupida verginella capirà senz’altro cosa è successo qui dentro.’
‘Ma…’ Non posso vedermi ma sono certa che la mia bocca ora è simile a quelle dei pesci: Una O di sorpresa mista all’incredulità nell’udire le tue parole.
Bussano alla porta. Ti sento parlare e un attimo dopo Michela è fra me è te. Indichi il tavolo. Non ci credo, il cuore mi sta battendo all’impazzata, non ci credo e lo ripeto ha me stessa – no – non puoi farlo, non puoi.
‘Grazie Michela, potresti dare una pulita alla scrivania per favore?’ L’ ai detto. Sei un bastardo. La vista inizia ad offuscarsi e sento le guance arrossire. Le gambe incrociate, la punta della scarpa che si strofina timidamente con il tallone dell’altra. Un tic nervoso che ho sempre avuto e che si ripresenta puntualmente nelle situazioni più imbarazzanti. Entrambi osserviamo la nuova arrivata chinarsi, te la guardi sorridendo io invece la vedo al rallentatore. Inizia a strofinare dall’angolo più lontano, con movimenti circolari, in senso orario, fino a quando non arriva quasi alla fine, vicina al bordo. Si ferma un attimo, perplessa e osserva la macchiolina semitrasparente di sperma. Alza il capo per guardarti, poi lo gira e mi osserva. Abbassa lo sguardo arrossendo, imbarazzata e con la mano rigida per la tensione finisce il lavoro. Terminata la pulizia esce dallo studio, lo sguardo sempre basso e casto.
‘Pensavo si sarebbe incazzata… cazzo se è frigida quella ragazza!’
L’ultimo commento non può fare a meno di farmi sbottare dal ridere. Anch’io lo pensavo ma dalle mie labbra esce invece un altra frase, un dubbio, una certezza.
‘Te la sei già scopata vero?’
Mi guardi. Sei indeciso se dire la verità o mentire. La pausa che impieghi per dare la risposta ti costringe a scegliere per la verità.
‘Si.’
Raccolgo i documenti dalla scrivania ed esco a passo spedito dallo studio. Ci manca solo che ti faccia vedere quanto sono gelosa, o più probabilmente che ti tiri una scarpata in faccia. Prima di uscire mi fermo, la mano che intanto abbassa lentamente la maniglia, e ti guardo. I tuoi occhi non incrociano i miei, ai già ripreso a lavorare. Tanto lo sai che basta una chiamata per avermi, per fottermi, o altro. Esco col pensiero che sei uno stronzo, un pezzo di merda, un bastardo. Mi siedo al mio tavolo da lavoro col desiderio di finire in fretta il lavoro e questa volta farò ancora più errori.

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Jon

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