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Racconti di Dominazione

Felicemente sottomessa

By 4 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Era da un po’ ormai che non scrivevo racconti (e comunque è la prima volta che ne pubblico uno), ma due notti fa ho fatto questo strano sogno che mi ha ispirata.
Una delle mie amiche ha un ragazzo che è davvero carino e davvero stronzo, le consiglio continuamente di mandarlo a quel paese, eppure non posso fare a meno di sentirmi lievemente eccitata ogni volta che lo incontro. Nessuno dei due ovviamente si rende conto di questo particolare, io sono tra l’altro sempre molto gentile con lui e viceversa, altrimenti non potrei essere amica di Giovanna. Ma l’altra notte l’ho sognato.
Ho sognato che finalmente Giovanna sembrava aver aperto gli occhi su Andrea e che mentre eravamo tutti e tre a casa loro, lei faceva le valigie mentre piangeva e urlava che lui era uno stronzo. E anche le urla di Andrea non erano da meno:
-STRONZO IO? STRONZO IO? COSA CREDI, CHE NON LO SAPPIA CHE è STATA QUESTA PUTTANA A FARTI IL LAVAGGIO DEL CERVELLO, AH? E tu-rivolgendosi a me a voce bassa ma comunque minacciosa- tu me la pagherai stanne certa.
Giò attenta a quello che fai, stai buttando all’aria anni di fatica per stare insieme, dove andrai? Tornerai dai tuoi? Bell’affare, sei venuta da me per lasciare loro
-SI è VERO, MA ORA TU SEI COME LORO, NON MI AMI, MI POSSIEDI E BASTA, MA ORA NON PIù
Giò era uscita dalla camera da letto per urlare queste cose in faccia ad Andrea e credevo che ci sarebbe ritornata per continuare a prendere la sua roba invece con uno scatto uscì dall’appartamento sbattendo la porta e lasciandomi lì sola con lui che si avventò su di me.
-Che cazzo ti sei messa in testa stronza? Volevi portarmela via o volevi prendere il suo posto?
Io rimasi perplessa,
-credi che non abbia visto come reagisci ogni volta che ci incontriamo, basta che entro in una stanza e tu sussulti, se rimani a cena da noi sento l’odore della tua voglia più di quello del cibo, e fortuna che ho sparecchiato io l’altra sera, altrimenti la macchia di umori che hai lasciato sulla sedia l’avrebbe trovata Giovanna. Quella micro gonna ti aveva fatto appoggiare la fica direttamente sulla sedia.
Ero incredula
-non ho detto niente a Giò e nemmeno c’ho provato con te eppure tu hai fatto la stronza, perché cazzo l’hai fatto?
Provai a negare ogni interesse e a divincolarmi perché nel frattempo mi aveva afferrato un braccio e lo stringeva forte. Urlai: -ma che cazzo dici, e lasciami, sei solo un bastardo e lei merita di meglio, non merita di essere trattata così da un pezzo di merda come te.
Riuscii a sgusciare via ma mi sentii afferrare a una gamba così caddi sul pavimento. Mi aveva afferrata e trascinata verso sé
-Sei solo una puttana invidiosa- mentre parlava si arrampicava su di me bloccandomi a terra, il vestitino che avevo era lo stesso con microgonna della famosa serata in cui mi sono bagnata fino a colare sulla sedia della sua cucina.
-vorresti anche tu un uomo vero, uno in grado di domarti di farti sentire la piccola donna sottomessa che sei, che vorresti essere, se solo trovassi uno con abbastanza palle da lasciartelo fare, non è vero?
– MA CHE CAZZO DICI, LASCIAMI, MI FAI MALE
-allora vediamo se ho torto
M’infilo la mano sotto la gonna spostò il perizoma fradicio e mi infilò tre dita nella figa che essendo un lago già da un po’ fu felice di accoglierle, strappandomi un urletto di piacere che tentai disperatamente di far assomigliare al fastidio se non al dolore. Ovviamente lui non ci cascò nemmeno un istante.
-guarda qui, e io che pensavo che tre tutte in una botta avrebbero incontrato almeno un po’ d’attrito. Le tolse e ci infilò tutta la mano, ancora un sospiro di piacere, ma le tolse subito per spalmarmele in faccia, fra le labbra ma evitando di infilarmele in bocca. Sapeva che avrei potuto morderlo. Poi mi leccò il viso per assaggiarmi.
-non male come sapore ma avevo ragione, sei una lurida cagna, se era solo questo che volevi avrei potuto scoparti senza lasciare Giò.
Mi riinfilò la mano nella figa
-ma non era solo questo vero? no tu vuoi essere mia, vuoi che io ti possegga così come possedevo Giò prima che arrivassi tu a rompere i coglioni.
Spinse la mano molto forte fino in fondo, con rabbia, come se volesse darmi un pugno dall’interno, urlai, mi mise subito una mano sulla bocca tappandomi anche il naso. Non potevo respirare. Mi agitai mentre lui mi sussurrava all’orecchio.
– Prima ti calmi, prima ti faccio respirare di nuovo.
Mi paralizzai. Lui aspettò qualche istante e mi tolse la mano dal viso. Presi subito una gran boccata d’aria ma lui mi afferrò la gola e mi sussurrò all’orecchio:
-piano, poco per volta, troppo ossigeno ti farà male
La testa mi girava, avevo la bocca spalancata e lui ci fece cadere dentro un po’ di saliva. Mi disgustò la sensazione ma deglutii per paura di soffocare
-brava cagnetta
Avevo le mani sulla sua ma non riuscivo a staccarlo dalla mia gola, non ero abbastanza forte, l’ossigeno mi mancava e lui aveva cominciato a muovere le dita della mano che mi sfondava la figa. Ero completamente in sua balia, tra l’altro sono una ragazza molto forte non avevo mai trovato un ragazzo in grado di immobilizzarmi completamente. Ero sempre più eccitata.
-stai grondando cagna. Ho il polso fradicio, sei solo una puttana e a me le puttane non piacciono.
Mi mollò all’improvviso, si pulì la mano sul mio vestitino e si alzò. Ero scioccata, nessuno mai aveva osato niente del genere. Provai una scarica di adrenalina per l’orgoglio ferito e mi alzai di scatto anch’io
-MA CHI TI CREDI DI ESSERE. SEI SOLO UNO STRONZO CHE CREDE CHE LE DONNE SIANO OGGETTI, DIVISE IN SANTE E PUTTANE CHE NON HANNO DIRITTO AD UNA SESSUALITà E A DESIDERI SESSUALI PROPRI MA SOLO AD OSANNARE IL CAZZO. L’ORGASMO CI VIENE CONCESSO MA è UN DIRITTO SOLO VOSTRO VERO?
Lo spinsi con forza, arrabbiatissima. Stava per finire sul divano, bene lo avrei steso lì e preso a schiaffi. Invece si rialzò, mi prese e mi diede un gran ceffone, dopo di che mi sbatté nel muro.
-MA COSA CAZZO PENSAVI DI FARE, PUTTANA. Ti credi tanto forte, ma sei solo una ragazzina deboluccia. Brava tutto quello che hai detto è giusto, siete solo dei buchi con le tette, siamo noi ad avere il cazzo, noi che vi penetriamo e noi che vi ingravidiamo. Potete anche essere munte come le vacche perché cazzo dovreste avere dei diritti. Se non vi bagnate possiamo usare dell’olio mentre se non siete in grado di far rizzare un uomo dovete ricorrere a sostituti.
Volevo evitare il suo sguardo ma lui mi teneva la faccia. Cazzo mi aveva bloccata di nuovo. Cominciò a strusciarmi la gamba sulla figa.
-sai che ho ragione, sei incazzata solo perché speravi di essere trombata, bè per quello dovrai implorarmi.
Una parte di me si sarebbe voluta inginocchiare e supplicare pur di essere scopata, ma la parte di me più forte ancora resisteva:
-da che mondo è mondo sono stati sempre gli uomini ad implorare pur di averla, non cambierò io le regole.
-da che mondo è mondo gli uomini hanno sempre ottenuto con la forza quello che volevano.
Mi prese e mi sbatté sul tavolo a novanta gradi. Ero in estasi, lo sentii che si slacciava i pantaloni, si era appena tolto la cintura, finalmente avrei goduto, invece sentii il cuoio intorno al collo, la cintura formava un cappio, si alzò e tirò con decisione, mi trascinò nell’altra stanza e prese un paio di manette dal comò mentre io tentavo di levarmi la cintura. Me le mise e finalmente mi liberò dal cappio. Mi portò vicino alla porta e mi agganciò con le manette a un gancio nascosto sullo stipite.
-bene, ora smetterai di divincolarti. Sei fortunata, il tuo vestitino può essere tolto anche dal basso, così non dovrò tagliartelo.
Mi sbottonò la cerniera, ero eccitatissima, fece cadere il vestito e mi esaminò
-Fin qui niente di nuovo, mi avevi già fatto vedere tutto giorno dopo giorno. Oh oh, il reggiseno và tagliato
Sembrò decisamente allegro, prese un rasoio da barba di quelli vecchio modello, praticamente un coltello, me lo passo sulla pelle. Terrore ed eccitazione combattevano dentro di me. Sulla pancia, sul viso, sul culo, sulle cosce, sulla schiena. Poi sui seni. Non osavo guardare.
-se non guardi potresti tagliarti
Aprii gli occhi di scatto. Prese il reggiseno tirando con forza il capezzolo destro attraverso la stoffa. Non emisi un suono ‘brava- mi disse. Lasciò il capezzolo e tagliò la stoffa lasciandolo uscire.
-mmmh, piccolo e roseo, sarà un piacere mangiarlo, ed è già così dritto
Lo leccò e poi ci passo il rasoio sopra
-Guarda, diventa ancora più duro
Disse divertito come un bambino che scopre un nuovo gioco.
-e ora il perizoma
Tirò anche quello e lì lanciai un gridolino
-haha, non mi dire, hai i peli, allora non sei poi così troia
Tagliò i laccetti del perizoma anche se avrebbe potuto scioglierli o sfilarmelo
-no, così non ci siamo, io voglio sapere com’è fatta la tua figa. Ti faccio scegliere. Ti depili da sola o vuoi che sia io a farlo?
Avevo troppa paura che mi tagliasse
-lo faccio da sola.
-bene
Mi sciolse ma prima mi rimise la cinghia a mo di collare. Una volta liberate le mani tirò verso il basso.
-a quattro zampe cagna.
Ubbidii. Andammo in bagno, mi liberò e mi diede un rasoio normale. Entrai nella vasca, mi sedetti a terra, mi insaponai e cominciai a rasarmi
-anche fra le chiappe
Lo guardai con odio ma eseguii. Una volta finito mi sciacquai e mi lasciai guardare. Si avvicinò, mi rimise il guinzaglio e mi ammanettò al rubinetto facendomi risedere come prima. Non capii.
– allarga le gambe, e non chiuderle, altrimenti ti strozzo davvero.
Si slaccio i pantaloni e lo tirò fuori, ma era moscio. Ero delusa e arrabbiata, non gli facevo davvero nessun effetto. All’improvviso fui colpita da un getto d’urina, stavo per urlare quando lui disse
-se apri la bocca ti ci piscio dentro
Invece mi pisciò sulla figa. Un po’ bruciava per la depilazione ma il getto era stranamente piacevole. Quando ebbe finito aprì la doccia con l’acqua ghiacciata e mi lavò la figa
– non vorrei che mi sporcassi qualcosa
Mi liberò le mani e mi diede un asciugamano ma con la cinghia mi tenne in ginocchio.
-Ora tocca a te lavarmi, ma non fare scherzi o ti strozzo davvero.
Io non faccio mai nulla con qualcuno che non sia perfettamente pulito ma non avevo scelta, per fortuna la sua pipi era quasi trasparente quindi non doveva puzzare troppo. Lo presi in bocca tutto per non avere troppo il sapore sulla lingua, dopo di ché cominciai a leccarlo per bene in ogni punto senza farlo mai uscire. Stava cominciando a crescere quando lui si scostò.
-ho detto solo di lavarmelo non di farmi un pompino, avresti potuto prendere la doccia ma avevo ragione, sei solo una gran puttana affamata di cazzo. Avresti fatto qualsiasi cosa pur di farmi un pompino, anche prenderlo in bocca quando sapeva di piscio. Te l’ho detto, a me le puttane non piacciono. Allora, lo vuoi il mio cazzo, mi implori?
Rise. Quanto mi umiliò, avevo le lacrime agli occhi. Mi alzai di scatto ma mi ero dimenticata del guinzaglio, scivolai nella doccia e caddi con una figura ridicola. Tra l’altro avevo ancora il reggiseno con un solo capezzolo da fuori. Rise ancora di più.
-almeno le gran puttane sanno muoversi, tu sei solo una puttanella in calore. Vediamo se dopo quest’umiliazione la voglia ti è passata o se sei sempre fradicia. Ma guarda, senza i peli sei quasi viscida per quanto sei bagnata.
Rideva. Lo odiavo.
– ma VAFFANCULO- urlai.
Mi strattonò il guinzaglio e cambiò faccia
-come CAZZO ti permetti. Meriti una punizione troia, e non osare darmi mai più del tu, io sono il tuo padrone, chiaro?
-s-s-si-articolai mentre mi strozzava
-si cosa?
-si padrone
Stava un po’allentando la presa, capii che per respirare di nuovo dovevo continuare.
-le chiedo scusa, non so come abbia potuto rivolgermi a lei così, io sono solo una femmina.
– cominci a capire sembra, vediamo dopo la punizione.
Mi portò in camera da letto sempre a quattro zampe, mi riagganciò allo stipite.
-Visto che è la tua prima punizione ci andrò piano. Conterai le frustate, mi implorerai di dartele perché le meriti e mi ringrazierai per ognuna, chiaro?
-si. La prego padrone, merito una punizione, mi frusti
Sulla schiena
-una, grazie padrone, mi punisca finché sarà necessario la prego
Sulle cosce
-due, grazie padrone, lei saprà smettere quando io avrò imparato la lezione
Sul culo
-tre, grazie padrone, mi frusti finché non avrò imparato
Sulla pancia e sul capezzolo scoperto
-aaah, quattro, grazie padrone, la prego’
-ok allora allarga le gambe
Sulla figa
-aaaaah. Cinque grazie padrone, la imploro…
-bene, sei stata brava, credo che possa bastare.
Mi mise una mano fra le cosce e trovandomi ancora bagnata la infilò dentro. Mi faceva impazzire, non potevo più resistere, tanto ormai a che serviva cercare di mantenermi?
– la prego padrone, la supplico, mi penetri
-bene troietta, se è questo che vuoi’
Mi sganciò e mi mise in ginocchio, stesa sul bordo letto a 90 gradi. Mi entrò nella figa di botto, lo sentii enorme, durissimo scoparmi con forza, lo levava e lo metteva sfondandomi, era peggio del suo pugno ma mi faceva impazzire. Sentivo i miei liquidi colarmi fra le cosce quando uscì e puntò al mio culo. Non feci in tempo a dire nulla che era già dentro. Urlai. Strinsi tutto e lui rise, ancora
-non dirmi che troia come sei non l’avevi mai preso nel culo. Ha ha. è fantastico, me lo stati strizzando in una maniera impressionante. Non credevo che avessi ancora qualcosa di vergine visto la vacca che sei.
Più il mio buchetto si stringeva più lui spingeva, insultandomi e facendomi male.
-una gran puttana col culo vergine, sarà un piacere sfondartelo, dai che mi sto facendo anch’io un po’ di male, non vorrai far soffrire il tuo padrone, rilassati cagna, me lo stai strizzando per bene.
Cominciò anche a sculacciarmi
-avevi detto solo di voler essere penetrata, avresti dovuto specificare, che culo fantastico, degno della gran troia che sei, per un lavoro così alla fine dovrò pagarti, me lo stai risucchiando e stringendo, è fantastico.
Riuscì ad arrivare fino alla base, sentii le palle sbattermi contro la figa
-aah, così. Dai ti do qualche secondo per abituarti troia.
Dopo un po’ che mi stavo calmando ricominciò a muoversi, lo sentivo enorme, riempirmi e sfondarmi. Non riuscivo ad abituarmi, figuriamoci godere. Ricominciò a sculacciarmi
-Sì troia, hai un culo fantastico, tra un po’ vengo e te lo riempio, sei una gran vacca, una puttana, una cagna in calore, non vedevo l’ora di farti il cullo troia, siii, siiii ,siii, vengooo, ahhh.
Era assurdo sentire quegli schizzi bollenti nel mio culo, ma non erano poi male, il suo cazzo si stava rilassando e mi faceva meno male. Si rilassò ma sembrava non aver intenzione di uscire e a me cominciava a dare davvero fastidio. Sentii un movimento, pensavo stesse uscendo e invece un nuovo getto caldo, ma cosa??
-aaah, anche come cesso sei fantastica.
Mi stava davvero pisciando nel culo.
-sei la mia troia, la mia cagna e ora anche il mio cesso. Manca solo che diventi la mia vacca
Cazzo mi vuole mungere, pensai, ma io non ho latte.
Si alzò e andò a lavarsi
Non ebbi il coraggio di muovermi, ero dolorante e piena di schifo nelle viscere.
Tornò, mi prese per il guinzaglio e mi portò in bagno
– quando hai finito di liberarti potrai tornare di là
Ci volle un po’ mi lavai e mi ripresi un po’, poi tornai da lui a testa bassa, tutta nuda e depilata ma con la cinghia ancora al collo. Era sul divano a guardare la tv con una birra in mano
-sai dove sono i tuoi vestiti, mettiteli e vattene, la cinta se proprio ti piace puoi tenerla
Rimasi immobile.
-Che c’è, sei sorda?
-no
-e allora?
Ero ancora dannatamente eccitata e il suo comportamento invece di farmi incazzare peggiorava la situazione
-ho capito, allora vieni qui’ come la cagna che sei
Mi misi a quattro zampe e andai da lui
-bene, ora rimani così
Appoggiò i piedi e la birra sulla mia schiena
-mancano pochi minuti alla fine della partita, rimani immobile e attenta a non far cadere la birra
La partita non fu un granchè, lui non si mosse troppo quindi riuscii a rimanere immobile fino alla fine, tolse i piedi dalla mia schiena e si alzò pestandomi una mano. Ancora non mi mossi
-ma che bravo poggiapiedi, meriti un premio, sarai la mia vacca ora
Andammo di nuovo in cucina stavolta dove affiancò due sedie, su una appoggiai la pancia e l’altra serviva a tenermi le braccia tese in avanti legate allo schienale, il seno penzolava fra le due sedute. Pensai che avesse qualche aggeggio tipo tiralatte
-implorami.
-padrone la prego mi scopi, mi riempia la figa col suo cazzo
Sentii un cassetto aprirsi, un rumore tipo di posate e uno sciaff, mi mostrò la cucchiarella con cui mi aveva colpita
-baciala ‘la baciai- implorami di essere mia
-padrone la supplico, voglio essere la sua cagna, la sua schiava, tutto ciò che lei vorrà
-sarai la mia vacca?
-qualsiasi cosa, ma mi scopi
Non parlò, cambiò stanza, tornò con una candela accesa, me la mostrò, poi mi fece cadere la cera sulla schiena, su tutta la colonna, era fantastico poi la posò e mi si parò davanti, mi strusciò la patta sulla faccia.
-succhia
Aprii i pantaloni con la bocca, ci misi un po’ a farlo uscire dagli slip, non volevo certo fargli male con i denti, cominciai a succhiare voracemente, facevo rumori osceni e la bava mi colava dalla bocca. Sono sempre stata brava con i pompini ma non ero mai arrivata ad avere quella fame. Sentivo il suo respiro farsi pesante, godevo del suo piacere, ma all’improvviso si alzò, venne dietro di me, pensai che era il momento, che mi avrebbe riempita e ci rimasi stranamente male. Volevo dargli piacere con la bocca prima. Mi schiaffeggiò il culo, poi
-aaaaaaaaaaaaaaaa, che cazzo???
-avevi detto che volevi essere la mia vacca, le vacche vanno marchiate
Mi parò davanti un anello con la a che era stato chiaramente tenuto sulla candela fino a quel momento. Mi girava nuovamente la testa. Mi sciolse e mi fece alzare. Mi strizzo le tette, me le succhiò, me le torse e me le morse, non capivo più nulla, volevo solo essere scopata
-padrone’
Stavo per piangere. Mi portò nel salotto, si sedette sul divano e mi tirò verso di lui. Mi impalai sul suo cazzo, dovetti cambiare continuamente movimento per non venire. Eravamo faccia a faccia, quindi le mie tette erano in suo completo potere. Mi strizzò i capezzoli tanto forte da farmi urlare, e da farmi rischiare di venire.
-sapevo che sei una troietta ma non credevo che sarebbe bastato così poco per addomesticarti.
-siiii
– Sei una puttana da chiavare e basta, sempre altezzosa ma con una fame di cazzo che nemmeno le peggiori baldracche.
-il suo cazzo è fantastico
-Una cagna in calore disposta a farsi usare come cesso e a farsi marchiare a fuoco.
-qualsiasi cosa per lei
-Una vera vacca da monta. Tutto per un cazzo in figa che ti facesse godere, e allora godi troia, ti do il permesso ma dillo che sei solo una puttana.
-siii, grazie padrone, è vero, sono solo una puttana che ha bisogno di tanto cazzo si la prego mi sfondi la figa, mi faccia sentire la schiava del suo cazzo, vengooo.
-brava, così puttanella, cavalcami e godi
Mi accasciai su di lui, esausta. Lui mi prese e mi spostò di peso, mi mise una mano fra le cosce e me la porse per leccarla, cosa che feci anche se non apprezzo il mio sapore, ma quella volta potevo fare davvero di tutto. Mi avvicinai al suo cazzo con la bocca, lo guardai aspettando che mi desse il permesso, lui annuì. Presi a leccargli il cazzo, era asprissimo con tutto il mio sapore sopra. Scesi alle palle per cambiare un po’ sapore ma avevo sbrodolato anche lì. Ci strusciavo la faccia sopra e lo riprendevo in bocca, giocavo con la lingua sul glande e aprivo la bocca per fargli vedere cosa gli dava quelle sensazioni. Gli mordicchiavo l’asta e scendevo a succhiargli le palle. Quando lo ripresi in bocca succhiai più forte che potevo e contemporaneamente scendevo verso la base del cazzo tenendolo come sottovuoto. Fece uno schiocco forte quando passò il palato ma potei fare questo giochino solo un paio di volte, poi cominciò a venire mentre la sua cappella era praticamente nella mia gola.
-sei una pompinara fantastica. Che brava troia. Ahhhhhhhhh.
Mi scostai appena per poter raccogliere un po’ di sperma in bocca e mostrarglielo sulla mia lingua prima di ingoiarlo del tutto.
Mi fissò ma sostenni lo sguardo stavolta, ero tornata in me.
-se vuoi continuare ad essere la mia schiava dovrai convincere Giovanna a ritornare da me, altrimenti scordati di rigodere così. E ora vattene davvero.
Lui se ne andò in bagno e si chiuse a chiave. Mi alzai, mi rivestii, presi le valigie fatte da Giovanna e ogni altra cosa che trovai sua. Lasciai quell’appartamento con una gran confusione. Trovai Giovanna a casa mia e le dissi che avevo litigato con Andrea e che l’avevo cercata ovunque, non quello che era successo tra noi. Né io né Giò abbiamo mai rivisto Andrea, ma una piccola cicatrice bianca a forma di A fa in modo che io non dimentichi quella parte di me che ho lasciato chiusa in quella casa. Speriamo che Giò non si accorga che ce l’ho.

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