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Racconti di Dominazione

fottendo tua moglie 2 (punti di vista)

By 10 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci mettemmo in ginocchio davanti alla porta ad aspettare il ‘padrone’. Francesco aveva una giacca nera e la barba appena accennata. Si preparava ad entrare nella parte del cagnolino scodinzolante. Lo baciai forte e mi sorrise. Poi entrò il ‘padrone’.
Mi tese la mano per farmi alzare, mentre mandava mio marito in cucina a preparare la cena.
Era impeccabile come al solito: elegante, deciso, autoritario.
Sapevo che Francesco era già eccitatissimo, lo faceva impazzire farsi umiliare davanti a me, ma lo faceva impazzire ancora di più vedere me umiliata, vedermi tra le braccia di un altro uomo che mi trattava come una puttana, mentre godevo e insultavo il mio maritino chiamandolo cornuto.
Il ‘padrone’ mi piaceva. Ci sapeva fare. Sapeva come trattarci, come farci godere entrambi.
E soprattutto sapeva stare al suo posto. Sapeva benissimo che in realtà ero io a condurre il gioco.
E così fu.
‘Non sarebbe divertente farlo vestire da cameriera?’ mi chiese sorridendo mentre mi toccava il culo.
Risposi entusiasta che gli avrei cercato subito un grembiulino da cameriera, a patto che sotto restasse nudo e andai in cucina sculettando sui miei sandali nuovi.
‘Amore’ sussurrai all’orecchio di Francesco ‘il padrone vorrebbe che ti mettessi un bel grembiulino per servirci la cena, ma sotto sarai completamente nudo’.
Mi baciò riconoscente e io gli presi in mano il cazzo già duro, menandoglielo dolcemente.
‘Ora devo tornare di là. Vedrai che stasera ti farò impazzire, anzi’ farò impazzire tutti e due i miei maschioni’.
Appena entrai in sala il ‘padrone’ mi fece inginocchiare davanti a lui, ordinandomi di tirargli fuori il cazzo. Lo guardai negli occhi mentre glielo prendevo in bocca e iniziavo a succhiare come un’idrovora.
‘Vieni a vedere come mi succhia la minchia la tua signora, cornutone. Pensi che dovrei sborrarle in bocca prima di mangiare? Vedi come me lo pompa? Mi sa che ha sete la troia’.
Sentì Francesco rispondere a mezza voce. Gli veniva proprio bene la parte dello schiavetto cornuto. Era questo che mi eccitava così tanto, e lui lo sapeva.
‘Credo che quella troia di mia moglie abbia sete, Padrone’.
Me lo tolse di bocca, tanto per non dargli soddisfazione, lasciandomi in ginocchio con un rivolo di saliva che mi colava dal mento. Poi si avvicinò a Francesco e gli sbatté il cazzo sul viso, schiaffeggiandolo con la sua verga.
Vidi l’erezione di mio marito accentuarsi ancora più prepotentemente. Gli piaceva essere umiliato in questo modo e non poteva nasconderlo.
Io e il ‘padrone’ ci sedemmo a tavola. Mi sfilai i sandali e risalii con i miei piedini sino al cavallo dei suoi pantaloni, sino al suo cazzo duro che iniziai a segare lentamente.
Poi il ‘padrone’ mi sorprese davvero: diede a Francesco una cassetta e gli ordinò di metterla nello stereo. Quando la canzone partì non potei fare a meno di scoppiare a ridere: erano gli Squallor e la canzone si chiamava ‘Cornutone’.
Dovevo ammetterlo, il ‘padrone’ era davvero in gamba, ci sapeva fare veramente. Meritava un premio per questa trovata, quindi ingiunsi alla mia ‘dolce metà’ di infilarsi sotto il tavolo e rendere omaggio al cazzo del nostro tiranno.
Questa volta fu Francesco a stupirmi. Dopo qualche timido bacio sulla cappella tentò infatti di imboccare tutto lo scettro. Non me lo aspettavo proprio da lui, ma evidentemente voleva che la recita fosse davvero perfetta. Di sicuro non se lo aspettava neanche il ‘padrone’, che infatti lo scalciò via dandogli del frocio.
‘Lo perdoni, padrone’ intervenni ‘il mio maritino &egrave anche un po’ frocetto, oltre che un gran cornutone’.
La cena era finita, ci alzammo e iniziammo lentamente a spogliarci. Mi sfiorai la fichetta, trovandola molto più bagnata di quanto pensassi. Era giunto il momento di fare sul serio.
Volevo essere scopata, volevo che mio marito mi vedesse tra le braccia di un altro, volevo sentirmi troia sino in fondo. Avevo voglia di godere. E, soprattutto, volevo essere sottomessa anch’io.
Il ‘padrone’ mi venne vicino e mi spogliò bruscamente, lasciandomi addosso solo i sandali bianchi, poi mi strinse la figa tra le mani e mi sculacciò un pochino.
Mi piace essere schiaffeggiata sulle chiappe. Mi piace sentire il mio culetto che si riscalda’ mi fa venire subito voglia di farmi inculare. E questo il ‘padrone’ lo sapeva. Infatti mi mise costrinse a piegare la schiena e mi diede una lunga leccata dal buco del culo al clitoride, prima di piantarmi il dito medio dritto nel culo.
Iniziai a gemere e a sculettare intorno a quel dito che mi sondava il retto, sino a che non mi mise in ginocchio e mi infilò il cazzo tra le labbra. Il mio cornutone nel frattempo si era sistemato dietro di me e si occupava del mio culetto voglioso, masturbandomelo con le dita.
Le spinte del ‘padrone’ si fecero più forti, mi scopava la gola con una tale foga che pensai mi volesse sborrare in bocca.
Ma aveva altra idee.
Fece sedere mio marito sul divano, di fronte a noi, e gli ordinò di farsi una sega, poi venne dietro di me, mi sputò sul buco del culo e appoggiò il suo cazzo alla mia rosellina.
L’avevo bagnato talmente tanto di saliva che entrò senza nessuna difficoltà. Mi sentivo piena, mentre guardavo Francesco che si smanettava assistendo all’inculata.
Lo guardai fisso negli occhi e vi lessi tutto il suo godimento, mentre il cazzo del ‘padrone’ era ben piantato tra le mie chiappe e iniziava a stantuffarmi.
‘Guardami cornutoooo!!! Guarda come mi incula’ guarda che razza di troia rottainculo &egrave tua moglie!!’ gridavo, sapendo quanto gli piaceva sentirmi fare la porca.
‘Schiava, sputa sul cazzo del tuo maritino. Sputaci sopra mentre si fa una sega guardando la moglie che lo prende nel culo’.
Oh si! Ci sapeva fare davvero il nostro ‘padrone’.
Vidi gli occhi del cornuto brillare e presi a sputare sul suo cazzo durissimo, mentre lui aumentava il ritmo della sega, ormai prossimo alla sborrata.
Il nostro tiranno mi fece alzare una gamba, mettendo il mio piedino appena sotto il bastone del mio amore. Lo avrebbe fatto venire sui miei sandali. E il mio maritino avrebbe gradito molto la cosa, lo sapevo.
‘Dai frocetto, sborra sui miei piedini’ schizzami sopra qualche goccia, se ne sei ancora capace” lo incitai.
E infatti, dopo pochi colpi, mi riempì il piedino di calda e dolcissima sborra, ansimando come un animale.
Se fossimo stati soli mi sarei portata il piedino alla bocca, per poter leccare tutta la sua sborrata, ma il ‘padrone’ non aveva ancora finito.
‘Ora leccale i piedi. Lecca la tua sborra schiavo, pulisci i piedini della tua signora, che fra poco le riempio la faccia di sborra calda”.
Quando sentii queste parole e vidi il mio Francesco tirare fuori la lingua e iniziare a lappare tutta la sbroda che copriva i miei sandali venni come una fontana, infilandomi tre dita nella figa fradicia.
Appena mi sentì godere, bruscamente il ‘padrone’ lo tirò fuori dal mio culo, mi fece accucciare ai suoi piedi e iniziò a toccarsi lentamente davanti alla mia faccia.
Ora volevo il suo seme. Volevo che mi venisse in faccia. Volevo che Francesco mi vedesse coperta di sborra. E aspettai con la bocca spalancata e la lingua fuori.
Il primo schizzo mi arrivò dritto in fronte e mi colò sugli occhi e sulle guance.
Il secondo fiotto mi centrò le labbra aperte, poi me lo spinse in bocca e finì di sborrarci dentro.
Sentivo il suo sapore sulla lingua, dolce e salato allo stesso tempo, e sparevo solo che me lo lasciasse inghiottire.
Questa volta il ‘padrone’ fu molto buono. Aprii la bocca per far vedere al mio cornutone come mi aveva riempita, poi inghiottii tutto guardandoli negli occhi.
‘Ah, che buona la sborra del ‘padrone’. Vuoi assaggiarla caro?’.
Gli presi la testa tra la mani e gli misi la lingua in bocca, facendogli assaggiare il seme di un altro uomo. Lui mi strizzò l’occhio mentre mi baciava.
Erano le 23 di un sabato sera e la serata era appena iniziata’

darul@libero.it

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