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Racconti di Dominazione

fottendo tua moglie

By 6 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano lì, di fronte a me, ai miei piedi. Erano venuti in ginocchio ad accogliere il loro padrone.
Lei splendida, con un vestito bianco stretto che le lasciava scoperte quasi tutte le cosce e metteva in mostra il seno voluminoso. I capelli corvini erano legati stretti in una coda alta. Calzava dei sandali bianchi aperti con il tacco altissimo e l’allacciatura alla schiava intorno alle caviglie.
Lui aveva addosso una giacca scura e la cravatta annodata stretta, ridicolo in quel atteggiamento di sottomissione.
In realtà mi erano bastate un paio di uscite (e di scopate) con la moglie per capire che era Lui a comandare: impazziva nel farsi cornificare e umiliare dalla moglie, e lei sapeva esattamente cosa gli piaceva. Era un’umiliazione consapevole e volontaria, un gioco di coppia perfettamente organizzato. E io ero solo uno strumento’ma mi andava benissimo così.
Feci alzare Sara tendendole la mano, mentre lui restava in ginocchio in attesa di ordini.
‘Vai in cucina e preparaci da mangiare schiavo. Ho fame’ gli ingiunsi.
Fece per alzarsi, ma lo ributtai giù con un calcio. ‘Chi cazzo ti ha detto di alzarti? Vacci a quattro zampe, come un cane’.
Lui ubbidì e trotterello verso la cucina. Se avesse avuto la coda avrebbe scodinzolato.
‘Non sarebbe divertente farlo vestire da cameriera?’ chiesi a Sara mentre le strizzavo il culo.
‘Oh, si! Sarebbe fantastico! Ma sotto deve restare nudo’ vado a cercargli il grembiulino e glielo metto’ rise lei mentre si dirigeva in cucina, sculettando come solo una troia come lei sa fare.
Era un gioco semplicissimo. Dovevo solo dare l’input, al resto pensava Sara: sapeva come far godere il marito, sapeva esattamente come trattarlo e come farsi trattare da me per farlo eccitare.
Quando tornò da me le spinsi la testa verso il basse e le ordinai di tirarmi fuori il cazzo.
Lo fece guardandomi con due occhi da cagna e iniziò a leccarlo con devozione.
Appena sentì le sue labbra da pompinara attorno alla base del mio cazzo chiamai il cornuto.
‘Vieni a vedere come mi succhia la minchia la tua signora, cornutone. Pensi che dovrei sborrarle in bocca prima di mangiare? Vedi come me lo pompa? Mi sa che ha sete la troia’
‘Credo di si’ rispose a mezza voce
‘Credo di si che cosa, testadicazzo di uno schiavo?’ gli ringhiai contro mentre Sara si infilava il mio cazzo sino in gola.
‘Credo che quella troia di mia moglie abbia sete, Padrone’.
‘Beh, aspetterà’ dissi mentre mi sfilavo dalla bocca della porca, lasciandola in ginocchio con un rivolo di saliva che le colava dal mento.
Mi avvicinai a lui e lo schiaffeggiai col mio cazzo duro. Tre, quattro colpi sulla faccia, poi lo rispedii in cucina.
Avevo fame davvero, cazzo.
Ci sedemmo a tavola. Io e Sara, ovviamente.
Invitai lo schiavo a mettere nello stereo una cassetta che avevo portato apposta per l’occasione.
Premette play e si diffusero le note della ‘sua’ canzone: ‘Cornutone’ degli Squallor.
Sara non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere violentemente, insultando il marito tra una risata e l’altra. ‘Ahahaha hai visto caro, il Padrone ha anche trovato la ‘tua’ canzone ahahahhaha’ perch&egrave non vai a ringraziarlo baciandogli il cazzone? Su, vai, da bravo”.
Lo schiavo si infilò obbediente sotto il tavolo e strisciò sino a me, che stavo con la cerniera aperta e il cazzo di fuori, mentre Sara si era sfilata i sandali e mi faceva una sega con i piedi smaltati di nero.
Sentii le labbra dello schiavo sulla capella, poi lo scalciai via ‘Frocio del cazzo, la tua signora ti ha detto di baciarmelo, non di farmi un pompino!’
‘Lo perdoni, Padrone, il mio maritino &egrave anche un po’ frocetto, oltre che un gran cornutone’.
Ci sapeva proprio fare la troia. Il cazzo del cornuto svettava sotto il grembiulino da cameriera.
Era il momento di iniziare a fare sul serio. Mi alzai.
”cornutone che ppe’ ‘sta via mò te ne vai”
Mi misi seduto sul divano e iniziai a spogliarmi, mentre Sara mi guardava vogliosa e lo schiavo si accucciava vicino a noi. Non dovevo però farmi intenerire dalla faccia da porca di Sara: anche lei mi era sottomessa, anche lei doveva essere dominata, non solo perché questo era parte integrante del godimento del cornuto, ma soprattutto perché era parte integrante del godimento di lei. Solo facendosi umiliare riusciva a godere davvero, e io ero lì per quello.
La spogliai bruscamente, lasciandole solo i sandali su cui stare in equilibrio, mi misi dietro di lei e iniziai a schiaffeggiarle le chiappe, poi le strinsi la figa dentro la mia mano.
‘Sei già fradicia, troia’ non ne puoi proprio fare a meno di un bel cazzo eh? Guarda schiavo, la tua signora ha la figa che &egrave un lago”
Le diedi una lunga leccata dal buco del culo sino al clitoride, e lei iniziò a gemere sempre più forte. Come cazzo si permetteva?! Mi bagnai appena il dito medio nella sua figona calda e poi glielo infilai in un colpo su per il culo. ‘Tieni, puttana!’.
Lanciò un gridolino, più di sorpresa che di dolore, poi iniziò a sculettare attorno al mio dito.
Questo era troppo. ‘Inginocchiati cagna, e tu, servo, vieni qui e infilale un paio di dita su per il culo’. Mentre il marito la sodomizzava con le dita io le agguantai i capelli, le ficcai tutto il mio cazzo in bocca e presi a scopargliela con violenza. Sentivo i suoi conati, ma non me ne fregava un cazzo. ‘Mettici qualche altro dito, non vedi che a questa troia non basta ancora?’.
‘Si padrone, come vuole lei’ mi rispose docile il sottomesso, mentre infilava quattro dita nel culo aperto della moglie.
‘Ora basta. Tu, cornuto, siediti sul divano e fatti una sega mentre mi inculo tua moglie. Ma non permetterti di sborrare o ti riempio di botte. Tu, puttana, mettiti a pecora davanti al cazzetto del tuo maritino, che ora ti apro il culo in due’.
‘Si padrone rompimi’ spaccami’ fai vedere a questo frocio come si scopa una troia come me” urlava Sara.
Puntai il mio bastone contro il suo buco del culo, già aperto dalle dita del cornuto, e spinsi con forza. Entrò tutto in un colpo solo. La troia gridò mentre io grugnivo di soddisfazione.
‘Guardami cornutoooo!!! Guarda come mi incula’ guarda che razza di troia rottainculo &egrave tua moglie!!’ gridava Sara in faccia al cornuto, il cui cazzetto si induriva sempre di più.
‘Schiava, sputa sul cazzo del tuo maritino. Sputaci sopra mentre si fa una sega guardando la moglie che lo prende nel culo’. Ordinai.
E lei ubbidì, sputando sul cazzetto del cornuto ‘Guardami’ guarda tua moglie.. pthhuu.. fatti una sega mentre ti sputo sopra.. pthhhuuu..’
Diedi ancora qualche colpo, poi le uscì bruscamente dal culo.
‘Sara, alza la gamba destra e metti il piede sotto il cazzetto dello schiavo. Voglio che ci sborri sopra, &egrave il massimo che può fare un cornuto’ le dissi mentre le infilavo di nuovo il cazzo nel retto.
‘Dai frocetto, sborra sui miei piedini’ schizzami sopra qualche goccia, se ne sei ancora capace”
Bastarono pochissimi colpi e dal cazzo dello schiavo iniziò a colare un rivolo di sperma, che imbrattò i sandali e i piedini smaltati della mia troia.
‘Ora leccale i piedi. Lecca la tua sborra schiavo, pulisci i piedini della tua signora, che fra poco le riempio la faccia di sborra calda”.
Lo tirai fuori dal culo di Sara e mi piazzai davanti a lei, che aspettava con la bocca spalancata. Glielo misi un po’ in bocca, poi mi segai davanti alla sua faccia sino a riempirla di sborra calda. Il primo schizzo le arrivò dritto in fronte e le colò sugli occhi e sulle guance. Il secondo fiotto le centrò le labbra aperte, poi glielo spinsi in bocca e finì di sborrarci dentro.
‘Ora fai vedere al cornuto come ti bevi tutta la mia sbroda, troietta’
Sara aprì la bocca per far vedere al marito come l’avevo riempita, poi inghiottì tutto guardandolo negli occhi.
‘Ah, che buona la tua sborra padrone. Vuoi assaggiarla caro?’.
Prese tra la mani la testa del cornuto e gli mise la lingua in bocca.
Erano le 23 di un sabato sera e la serata era appena iniziata’

Continua’

darul@libero.it

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