Skip to main content
Racconti di Dominazione

Frame 19-23 di un venerdì

By 22 Aprile 2020No Comments

Joann e Philo si amavano come coppia ormai da 9 anni, come fosse da ieri se lo chiedevi a loro.

Ma si sa, il tempo è fluido, liquido, giorno e notte scandiscono solo un ritmo. Il loro inizio però era certo. Joann aveva incontrato Philo alla mostra di Rubber Delicious, al Vinile di Milano, un locale fetish alternativo, preferito da entrambi allora come oggi.

Philo era riuscito ad inciampare sul velo nero lucido di una delle opere esposte dagli artisti della serata, il collettivo Hospital16, travolgendola. Cadde rumorosamente. Joann più per mettere fine al fastidioso fracasso che per spirito di compassione, lo aiutò a rialzarsi. Presentazioni di rito, scambio di ringraziamenti, qualche complimento per le rispettive mies e poi chiacchiere, che si susseguirono piacevolmente per tutta la serata. Un segno lo aveva lasciato lui… per terra, un click lo aveva sentito lei… meglio un frastuono. Fu comunque l’inizio di un rapporto che diede loro la possibilità di realizzare il sogno che cercavano di rendere reale ormai da troppo tempo.

Fin da quella sera infatti, iniziò a scorrere fra loro e attorno a loro, un finissimo ed interminabile filo che li avvolgeva e li legava. Di giorno, entrambi professionisti stimati secondo gli stereotipi sociali dei più; di notte l’uno alimentava le feticiste passioni dell’altro traendo piacere e assecondando ognuno, i desideri che li facevano ardere. Una tela il loro connubio.

Il risultato della loro unione era infatti,uno splendente tessuto di cui Joann era la trama e Philo ne era l’ordito. Già, Joann era la dominatrice di Philo.

Nella loro seconda dimensione, quella del sesso e del divertimento sessuale fra loro, Joann per la sua virile compagna che amava usare, Philo, aveva scelto il nome di Frida e Philo, si rivolgeva a lei chiamandola Sira, pronunciando quel nome con tutta la devozione e appartenenza possibile perché significasse Padrona.

Il venerdì entrambi rientravano a casa dalla solita settimana di pesante lavoro e finalmente, felici di potersi sentire liberi e privi delle loro maschere sociali, si divertivano ad indossarne altre e ad immergersi nella loro seconda dimensione lasciando libero sfogo ai desideri di Sira e Frida.

Sono quasi le sette, questo venerdì si preparano per uscire, raggiungere gli amici abituali e passare qualche ora in compagnia. Joann rincasata prima di Philo, era già come al solito, impeccabile e pronta per uscire. Il suo gusto estetico, era tanto elegante quanto ricercato e le donava sempre un’aura di charme che molti credevano fosse innata. La ricerca della perfezione era invece una delle caratteristiche che più la contraddistingueva, ed era anche per questo che Philo la amava tanto. Joann entra e esce dalla stanza guardaroba, apre e chiude un paio di cassetti, prende dal baule l’ultimo oggetto e torna porgendo a Philo, che la aspettava nudo, seduto sul fianco del loro grande letto a due piazze, gli indumenti selezionati per la serata. Philo si alza per osservare cosa indosserà per dar piacere a Sira, mentre lei dolcemente passa la mano sui capelli di lui per scendere poi lungo la schiena e andare ad accarezzare il suo sodo sedere preferito. Philo sentendo il contatto sulla sua pelle liscia, inarca d’istinto la schiena facendolo sporgere. Joann conosceva esattamente quei movimenti e sapeva che la carezza avrebbe compiaciuto Frida; e saperlo compiaceva lei per la reazione prevista.

La mano, scese un po’ più giù, si infilò da dietro fra le gambe di lui, andando ad afferrare per stringere e tirare da sotto, i suoi morbidi e rilassati testicoli. Frida inarcando ancora di più la schiena come segno di apprezzamento per il gesto ricevuto, si appoggia al petto di Sira. La padrona sporgendo dalla spalla destra le lecca l’orecchio e le labbra aspettando un bacio in bocca che caldo e umido arriva. Lo scambio fa scorrere fra i due uno sbalzo di energia che li fa fremere, in sintonia. Era questo uno di quei gesti dolci e amorevoli che fra i due si ripeteva da tempo, ma il ripeterlo spesso fra loro, indicava l’indice del piacere che provavano ancora nel farlo.

Sira inebriata dal bacio ricevuto, cammina fino alla poltrona fra la porta e la finestra della loro stanza e con un movimento studiato ma ormai accuratamente naturale si siede a gustarsi la scena della vestizione.

Con movimenti delicati Frida, inizia ad entrare nello strettissimo e lucidissimo body viola in latex selezionato. Era un pezzo pregevole, copriva le braccia fino ai polsi, copriva tutta la schiena fino all’attaccatura del collo e terminava dietro a metà glutei mentre sul davanti si sagomava sopra il pube, aveva 6 stringhe reggicalze. Era aperto sul davanti su parte delle spalle e sul virile petto, che strizzato dai fianchi stretti, veniva messo in evidenza. Il piacere di Frida nell’essere avvolta in quegli indumenti in gomma traspariva dal turgore dei capezzoli, che piccoli e marroni risaltavano sul petto chiaro e lo sfondo viola. Con movimenti armoniosi e sensuali Frida indossa le lucidissime calze autoreggenti viola, che avevano una balza color fumè che si agganciava alle stringhe reggicalze. Raccolse la cintura di castità rosa scelta da Sira e si diresse verso di lei per poterla indossare.

Sira contempla il corpo della sua bambola di gomma che le viene incontro. Un corpo inguainato in pochi semplici carnali indumenti in latex, le si avvicina, affiancandola dalla parte destra della poltrona, porgendole i due pezzi della cintura da indossare.

Sira allunga la mano sinistra, serra indice e pollice attorno ai testicoli di Frida per afferrarli bene e tenerli in mano. Con la mano destra ci passa attorno l’anello che si chiude sopra la base del pene. Infila la guaina sul pene, unisce la guaina all’anello retrostante, prende la chiave che aveva appoggiato sul suo ginocchio destro e serra i due pezzi insieme, trasformando Frida nella visione erotica che si era prefigurata quando aveva selezionato gli indumenti che le aveva fatto indossare.

Frida si sente libera, è compiaciuta della trasformazione e trasmette il suo appagamento appoggiando le braccia lungo i fianchi, tirando indietro le spalle per farsi ammirare ancora un attimo. Si gira per tornare al letto ma in un momento Sira le intima di fermarsi, di allargare leggermente le gambe e di chinarsi in avanti appoggiando le mani sulle ginocchia. Frida aveva già capito cosa l’aspettava e prima di girarsi per assecondare la richiesta di raggiungere la posizione indicata, incrocia sorridente lo sguardo della padrona. Sira voleva ispezionarla, appoggia così le mani sui glutei bianchi di Frida, li allarga per controllare da vicino il suo orifizio, lo bacia e senza esitazione infila tutto d’un colpo, l’intero dito indice.

Solo per godersi le sensazione delle contrazioni di Frida che stringeva i muscoli.

Le piacque molto e lascia trasparire il suo trasporto infilando anche il dito medio e appoggiandoli, premendo per qualche secondo, sulla prostata di Frida.

Frida mugolò letteralmente, serrando le fini labbra, intendeva dire grazie, ma le uscirono i suoi tipici mugolii che Sira, sapeva di interpretare come segno di piacere.

Subito qualche goccia cominciò a trafilare dalla gabbietta rosa e palesò senza lasciar dubbi il piacere provato.

Il sole ormai era tramontato e i due avevamo solo messo in atto un tipico loro scambio di dolci effusioni e nonostante il calore e la luce del sole avessero lasciato spazio alla fresca penombra della sera, tutti e due sentivano che all’interno della stanza sembrava fosse torrida estate.

Frida felice e raggiante nel suo ruolo, si mimetizzò sotto più opportuni pantaloni neri e camicia bianca per lasciare che nella dimensione sociale di quella sera, fosse Philo ad uscire.

Joann pensava invece alla maschera viola in gomma come unico pezzo mancante alla realizzazione dalla visione che si era immaginata nel pomeriggio, per la sua bambola personale, ma sapeva che era solo un appuntamento rimandato di poche ore.

Philo travisata la pelle di Frida che sentiva più sua, con abiti tradizionali, andò verso Joann, porse la mano per prendere quella di lei, la aiutò ad alzarsi dalla poltrona.

Uscirono dalla camera da letto, scesero le scale, salirono nella macchina nera di lui ed uscirono per dirigersi al Vinile, dove li aspettavano gli amici per trascorrere qualche ora insieme. Arrivati al club i due salutarono la maggior parte dei conoscenti e poco dopo si divisero e si lasciarono trasportare, girando per le stanze del locale, avvolti dai discorsi del momento che stavano vivendo. Spesso Joann cercava di incrociare lo sguardo di Philo facendogli capire, che vedeva la sua Frida, sapendo degli indumenti e della cintura di castità che vestiva sotto. Philo sosteneva lo sguardo fino a quando non serrava per un lungo attimo gli occhi facendo coincidere lo sbatter delle palpebre con una contrazione pelvica. Seguiva la nota sensazione di piacere lungo la sua schiena.

Altre volte Joann cercando il contatto diretto, passando vicino, toccava Philo, si appoggiava sulla schiena di lui per cercare il contatto fisico e gli passava con la sua solita dolcezza la mano fra i capelli, scendendo fino al collo per farla scivolare via leggera, dalla spalla.

Trascorse così gran parte della serata, fintanto che Joann in uno dei suoi contatti che le servivano per marcare l’appartenenza, accarezzata la testa di Philo, avvicinò la sua faccia all’orecchio di lui per dirgli: ”ho voglia di pisciarti addosso”

Philo non ebbe dubbi, capì distintamente le parole scandite e se le ripeté nella testa. “Ho voglia di pisciarti addosso”.

Si eccitò, provo un brivido diverso da quelli precedenti dovuto alla costrizione che gli comprimeva il pene nella gabbia e lasciò evidentemente trasparire alla ragazza bionda con cui si stava intrattenendo in quel momento, che qualcosa era cambiato.

La ragazza non percepì il contenuto della frase pronunciata da Joann ma si interrogò per un po’ su quale potesse essere stata l’affermazione che aveva fatto apparire sulla faccia del suo interlocutore l’estasi evidente di chi sapeva che la serata si sarebbe conclusa con del sesso memorabile; e li invidiò.

Era stata la semplice frase “ho voglia di pisciarti addosso”. Joann dopo aver travolto e lasciato sul baratro il desiderio di Philo, tornò soddisfatta dai suoi amici, intrattenendosi ancora con loro ed attendendo. Passarono davvero pochi minuti, perché Philo ripresosi dalla frase pronunciata da Joann, ma ancora eccitato dall’idea che si era raffigurato di essa, terminasse la conversazione con Sara e andasse da lei per dirle che preferiva rientrare a casa. A Joann piacevano questi stimoli e alla richiesta di Philo di rincasare, seguirono flash di immagini che davano forma alla scena evocata, e ora la voleva vivere nella realtà. I due salutarono in coppia gli amici ringraziando per la piacevole serata, salirono in macchina e si diressero verso casa.

Frida già sapeva che Sira le avrebbe fatto indossare il collare di acciaio, le avrebbe messo le polsiere di acciaio ai polsi, le avrebbe fatto indossare la maschera in latex viola, che con i suoi occhi grandi le donava una languida espressione. Si vedeva legata alla barra porta asciugamani del loro bagno, seduta per terra con la schiena appoggiata alla parete grigia e le braccia alzate sopra la testa.

Sira si vedeva in piedi a contemplare la sua bambola di gomma che la guardava dritta negli occhi in attesa che si realizzasse l’atto che li aveva fatti scappare di corsa dal club. Adorava gustarsi l’immagine di Frida che con quell’espressione di piacere negli occhi dolci, a bocca aperta sbavava attraverso il morso fissato dietro il collo.

I due trascorsero il tragitto che li stava portando a casa nel più rigoroso silenzio che li aveva fatti precipitare in uno dei loro più bei momenti di solitudine di coppia. Uno di quei momenti che li avvicinava e li univa in un unico perfetto essere, un preziosissimo bozzolo di seta, che racchiude in un unico lucido sogno condiviso, la visione del loro prossimo momento di altissima passione e piacere profondo.

E fu un abbagliante tonfo di luce che divenne in una interminabile frazione del tempo il loro orizzonte, seguito da un assoluto silenzio che ora gli sembrerà eterno.

“Causa del decesso?” “L’autoveicolo grigio B, proveniente dalla destra, impattava ad alta velocità sul veicolo nero A, travolgendo i due occupanti.” “Ora del decesso?” “Metti 23:00, per tutti e due.”

Leave a Reply