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Racconti di Dominazione

FRIDA

By 23 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Voglio raccontarti una storia.
Ho conosciuto, anni fa, una ragazza di Belgrado.
Una femmina da letto, una divoratrice di cazzi, ma con idee ben radicate nel cervello.
Essendo di religione mussulmana, non concepiva la masturbazione, non immaginava di prendere due cazzi insieme, ho di farsi un 69 con un’altra donna.
Per lei il sesso era farsi scopare con il cazzo nella figa, faceva di malavoglia anche i pompini.
Ma quando la chiavavo!
Era una furia scatenata!
Mi faceva sentire uno stallone.
Un giorno vado in un negozio di articoli erotici e compro quelle palline contenenti il mercurio, sono unite fra di loro da un cordoncino, si inseriscono nella figa, si devono tenere sempre.
Le hanno inventate gli orientali, nel medio evo, per tenere le loro troie calde e disponibili.
Avevo già conosciuto altre donne che le avevano provate.
Alcune senza sentire nulla, altre addirittura con un senso di fastidio, infine quelle che provavano soddisfazione.
Ma Frida, si chiamava così, mi ha sconvolto.
Ho faticato un po’ per convincerla a usarle, le ho inserite nella figa io stesso, era asciutta, ma dopo un breve massaggio, con relativa introduzione di due dita, ha incominciato a colare.
Implorava di avere il mio cazzo, ma invece si &egrave presa le palline.
Le ho fatto indossare un paio di slip spessi, li usava per giocare a tennis, volevo essere ben sicuro che il giocattolo stesse al suo posto.
Quando &egrave stata pronta siamo usciti a passeggio, eravamo a Milano, ora dell’aperitivo serale, faceva la spiritosa dicendo che non sentiva nulla, ma io notavo un diffuso rossore colorarle le guance.
Era inverno, non poteva essere il caldo.
Particolarmente quando discendevamo uno scalino, nel mettere il piede in terra stringeva con la mano il mio braccio, sempre di più…
Furbescamente la portavo a camminare fra le macchine in sosta ai semafori, al verde raggiungevamo il marciapiede con agili balzi.
Non parlava più.
Camminava al mio fianco, ogni tanto chiudeva gli occhi sospirando.
Passa un autobus.
Idea fulminante!
Di corsa lo raggiungiamo.
Lei non capisce in un attimo siamo a bordo.
Mi guarda, sorridendo mi chiede perch&egrave non torniamo a casa a piedi.
Appena il mezzo si mette in moto, capisce….
E’stata una esperienza formidabile.
Il bus era pieno di gente.
Frida in piedi aggrappata ad un sostegno, in preda a sensazioni che la scuotevano, rossa in volto, si mordeva le labbra per non urlare, nascondendo il viso sulla mia spalla.
Sconvolta dal piacere, mi insultava sussurrando frasi tremende, anche nella sua lingua che ovviamente non comprendevo.
Passava da un orgasmo all’altro.
Alcuni passeggeri la guardavano, credo che pensassero non stesse bene.
Infatti un signore si alza e la invita a sedere.
Il fatto di essere seduta la calma un poco.
Ci avviciniamo al capolinea, il bus si svuota, ormai &egrave buio completo, si libera un posto di fronte al suo, mi siedo.
Capisco che la posizione permette alla puttana di controllare le vibrazioni della sua figa.
Infatti la vedo concentrarsi e sorridendo farmi capire lo stato della sua salita verso l’orgasmo.
Il bus corre siamo in periferia, lontani chilometri da casa, alcune buche portano la troia ad un nuovo violento piacere.
Capolinea.
Si scende.
E’ assatanata.
Mi prende per mano e mi porta in un portone che da in uno squallido cortile, si inginocchia in un angolo buio, mi tira fuori il cazzo, inizia a spompinarmi come una pazza.
Lei che lo faceva contro voglia!
Capisco che vuole bere la mia sborra.
Ma io voglio sparargli in faccia.
All’ultimo istante mi ritiro e le schizzo in volto.
Non lo aveva mai accettato, questo mi eccitava particolarmente.
Le bagno il viso e i lunghi capelli biondi.
Per asciugarsi le lascio solo usare le mani, voglio che odori di sborra fino a casa, i capelli impiastricciati.
Camminiamo lentamente nella sera, a fatica si mantiene in piedi.
Prendiamo un taxi.
Ancora qualche scossone le provoca brividi, in quel momento ho capito, che il troppo godere sfocia nel dolore e la cosa mi eccitato.
Amo fare soffrire le troie.
Dal piacere portarle alla sofferenza e viceversa.
Arrivati a casa le faccio levare gli slip.
Sono fradici, credo anche di piscio.

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