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Racconti di Dominazione

Gennarone

By 23 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo chiamavano Gennarone, era il proprietario della villa per ricevimenti più rinomata di Salerno, che funzionava anche da lussuoso ristorante.
Tutti i boss della mala sceglievano il suo locale per matrimoni, comunioni e altre occasioni. Gennarone conosceva tutta la gente importante.
Aveva 55 anni, ma era un uomo vigoroso, delle membra enormi, delle mani gigantesche e delle dita tozze e forti.
I suoi muscoli avevano perso un po’ di tono, ma si riconosceva l’ercole che era stato a giovane. Era alto 2 metri e pesava 120 Kg. Si allenava tutti i giorni per tenere il suo corpo sodo e attraente.
Era anche insaziabile dal punto di vista sessuale e le sue conquiste erano leggendarie.
Giravano voci sul fatto che ogni donna di Salerno fosse passata sotto di lui.
Io sono una di quelle.
Purtroppo quando mi sposai a 22 anni, ero piena di sogni e di speranze, purtroppo mio marito, un ragazzetto senza arte né parte venne licenziato dalla fabbrica per la quale lavorava e rischiammo di perdere la casa e di dover tornare a vivere dai nostri genitori.
Così io mi industriai e feci domanda per lavorare alla Villa di Gennarone.
Avevo sentito strane storie, ma nulla di confermato, ma sembrava che Gennarone pretendesse tutto dalle sue dipendenti, in cambio gli assicurava una paga molto buona.
Quando fui chiamata per fare il colloquio mi recai nella Villa, Teresa, la caposala non girò intorno alla questione: “Sentimi bene bella! Se tu vieni qui a lavorare, a lavorare per Gennarone, devi capire che lui è il padrone, il padrone in tutti i sensi. Qui non esistono sindacati, contratti o cose del genere, tanto figurati se vengono a fare un controllo a Gennarone, tutti i finanzieri qui mangiano gratis. Gennarone se ti chiede una cosa, tu gliela devi dare, mettiti l’anima in pace bella mia, toccate e palpate sono all’ordine del giorno, quello è un uomo focoso, un vero uomo!”.
Io mi mostrai titubante e feci per andarmene, ma lei mi disse “Che speranze tieni di mantenere tuo marito a casa? Sai quanto puoi prendere qui? Fino a ‘ 1.600,00, Poi ci sono gli extra. Pensaci bene, te lo dico come amica. Sai quante ne trovo che prendono il tuo posto? Ma tu sei una paesana e voglio aiutarti, sono stanca delle puttanelle dell’est. Ti fidi di me? Vuoi fare il colloqui con lui?”.
Mio marito era ormai a casa da mesi e la banca stava per toglierci quella catapecchia dove vivevamo, ero pronta a tutto. Realizzai solo in seguito che il pensiero di essere usata avrebbe rivelato un lato della mia sessualità mai conosciuto prima.
Gennarone mi ricevette nel suo ufficio, era in accappatoio, seduto alla scrivania.
“Buongiorno, sono Maria, la nuova cameriera.” dissi sussurrando.
Lui alzo lo sguardo distratto e mi fece cenno di avvicinarmi.
Mi accorsi che sotto l’accappatoio era nudo, i suoi pettorali scolpiti e la leggera peluria lasciavano intravedere quel magnifico esemplare di maschio che era.
Si alzò e mi squadrò, allungò subito la mano per tastarmi le tette e il culo.
Le mie tette sono sempre state il mio orgoglio, due seni sodi con due capezzoloni larghi con due punte belle dritte, anche il mio culo non era male, come solo quello di una ventenne può essere.
La sua voce profonda mi spavento e mi eccitò: “Mariuccia mia bella, io sono di un’altra generazione e non so se mi puoi capire. Io sono maschio, tu sei femmina, io sono il padrone e tu stai sotto di me, tu quando sei qui sei di mia proprietà. Per me non esistono quelle puttanate sulla parità dei sesso o i diritti dei lavoratori. Io ti pago, ti pago bene, ma tu mi devi obbedire e non voglio sentire una parola, chiaro?”.
Io annuii, sorpresa della schiettezza di quella bestia.
“A me piacciono le femmine, non sai quanto, quando vedo una bella guagliona come te, se non volessi ficcartelo in figa che uomo sarei? Un finocchio come gli uomini di adesso. Mi capisci?” Le sue mani strinsero le mie tette, era incredibile quanto fossero grosse le sue mani, il loro contatto su di me mi fecero vacillare.
“Fuori c’è disoccupazione e la gente si muore di fame, io ti pago bene, ma non voglio rifiuti di nessun genere, quindi se non sei d’accordo puoi anche andarti a fare fottere fuori da qui, ma se accetti… ora ti devi mettere in ginocchio.”.
Io mi girai e lo guardai negli occhi neri contornati da sopracciglia scure e folte.
Un omone calvo, nerboruto, di due metri mi stava chiedendo di inginocchiarmi davanti a lui. Le mi ginocchia cedettero e l’accappatoio si aprì rivelando un membro da mulo, era barzotto, ma anche così per lunghezza e spessore era tre volte quello di mio marito.
“Scappellamelo e assaggia.” Tuonò con il suo vocione.
Io presi l’enorme membro con entrambe le mani per sollevarlo, ma appena lo toccai lui si rizzo da solo puntando l’enorme cappelle violacea verso la mia bocca.
Era sporco e puzzava di piscio, ma ero stata avvertita da Teresa, che mi aveva detto che Gennarone metteva alla prova le cameriere nuove offrendogli un cazzo sudicio per testarne l’obbedienza.
“Spero che ti piaccia il formaggio, perché ce ne sta un po’ sul mio cazzone, che dici? Ti va di leccarmelo via?”.
A quel punto la Maria che conoscevo sparì e mi ritrovai a chiudere gli occhi e a gustarmi la sporcizia del cazzo del mio padrone, gustandola con la lingua e inghiottendola. Godevo come non mai e mi bagnami leccando il cazzo del mio padrone. Gennarone allora sorrise e si sedette sulla sedia allargando le gambe e rivelando due coglioni enormi. Mi ordinò di leccarglieli per bene prima di riprendere a succhiare la mazza che a stento potevo far entrare in bocca.
“Lo sai che potresti essere mia nipote? Succhia per bene e nonno ti farà un regalino.”.
Presi a succhiare avidamente quel membro come meglio potevo, accarezzando le palle con le mani. Dopo 20 minuti circa mi disse che voleva che bevessi il suo latte fecondo, non feci a tempo a rispondere che mi sentii inondata da quel nettare caldo.
Lui grugnì e mi premette la testa sul suo cazzo, io inghiotti 4 volte 4 sorsi enormi di sborra prima di avvertire una diminuzione del flusso. Era veramente un maschio potente. Nonostante avessi bevuto tutto e lucidato l’asta a dovere, il suo cazzo non dava segni di voler cedere.
Prese il libretto degli assegni e una penna e cominciò a scrivere delle cifre.
“Alzati e metti le mani sul tavolo!” mi ordinò.
Io eseguii barcollando.
“Allora, Teresa mi ha detto della tua situazione e io voglio aiutare una brava ragazza salernitana che sa come si deve comportare una femmina. Questo è un assegno da 800 euro, come anticipo per i tuoi debiti e come benvenuto, ma potrei farli diventare 8.000 se tu assecondi le passioni una passione particolare.”.
“Cosa posso fare per lei padrone?” sussurrai per non mancare di rispetto.
“Ti voglio chiavarti, sborrarti in figa fino a che non resti incinta di un vero uomo come me. Mi piace fare cornuti gli uomini sposati con le mie dipendenti e fargli crescere figli miei. Se accetti di farti ingravidare, sarai intoccabile qui dentro, hai visto Teresa? Ha avuto 4 figli da me e il marito non sospetta niente. Nonostante oramai ha 35 anni la tengo ancora dato che ha fatto in modo che io la ingravidassi. Certo ora non la scopo più di tanto, dato che io voglio scopare solo carne fresca, ma ho rispettato i patti e lei ha messo al mondo 3 torelli e una bellissima guagliona.”.
La mia mente turbinava, era una grossa richiesta, ma i suoi modi rudi e decisi avevano le meglio su di me, non mi ero mai trovata al cospetto di un uomo del genere. Quei soldi poi ci servivano disperatamente, così annuii.
Non ci fù nemmeno il tempo di pensare che sentii le sue enormi mani allargarmi le gambe e la cappella violare la mia fica. La penetrazione fù dolorosa, come se fossi stata sverginata in quel momento. Sentivo i suoi 120 Kg su di me che spingevano con un vigore e una foga che mai avevo provato.
Mi scopò per tre ore, in tutte le posizioni, sborrandomi in figa 4 volte senza mai togliermelo. Sentivo il suo cazzo come una sbarra rovente nelle viscere.
La mia figa grondava di sborra, ogni volta che cambiavamo posizione se io tentennava mi colpiva al volto con le sue manone e io godevo ancora di più.
Alla fine il suo cazzo perse vigore e lui, sudato come un porco, mi disse di stare ferma. Mi mise alla pecorina e mi fece entrare la cappella nel culo, non capivo cosa stesse facendo fino a quando non sentii una strana sensazione di calore.
Mi stava pisciando nel culo! Voleva farmi capire che non ero niente per lui se non una vacca da scopare e un cesso nel quale pisciare.
“Ora vattene putttana, una volta che ti sarai sistemata vai da Teresa, fatti dare i soldi e gli orari di lavoro. Devi essere puntuale!”.
Si alzò e mi lasciò per terra, con la sua sborra nella figa e nello stomaco e con il suo piscio a stento trattenuto dal mio povero buco. Tutto andava per il meglio: potevo pagare il mutuo di casa, mio marito non era più depresso per la sua disoccupazione e si occupava della casa e soprattutto ‘ Gennarone.
Ogni volta che pensavo al lavoro mi venivano i brividi.
Essere sottomessa al quell’omone 50enne, possente, muscoloso e virile mi faceva godere come mai nella vita. Il mio padrone mi aveva aiutato economicamente a patto che io restassi incinta di lui.
Gli piaceva sapere che quel cornuto di mio marito avrebbe cresciuto suo figlio.
Mio marito mi scopava poco e i rapporti duravano al massimo 10 minuti, niente a che vedere con le lunche cavalcate di Gennarone. Speravo anche io che mio figlio sarebbe nato da quel toro del mio capo. Quando lo avvertivo che ero in ovulazione e che il periodo era propizio, mi scopava anche 4 volte al giorno. Addirittura, una volta in presenza di Teresa, la sua più fidata dipendente e ‘schiava’ sessuale mentre mi spiegava la contabilità. Senza dire una parola mi calò i pantaloni e senza far interrompere Teresa dallo spiegarmi le fatture, mi infilzò con il suo mostruoso membro e mi sborrò subito in figa. ‘Non voglio distrarti dal lavoro.’ disse. Era incredibile, poteva scoparmi per ore e ore venendomi in figa più volte senza togliermelo o poteva schizzare in pochi secondi con il solo scopo di ingravidare la sua nuova vacca.
Ogni sera prima di prendere congedo andavo da lui per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, sperando di avere le sue attenzioni.
Una volta era preso nel lavoro e mi disse di andare sotto la scrivania, mi aspettavo di doverlo sbocchinare, ma invece disse: ‘devo pisciare, ma non ho voglia di alzarmi, apri la bocca.’.
Anche da moscio la sua cappella era imponente, mi riversò in bocca un flusso caldo e intenso, ma non potendo sputare (sotto ci stava un tappeto) dovetti bere l’infinita pisciata.
Quando mi rialzai chiesi se servisse altro e lui mi disse: ‘Sei stata molto brava.’.
Il primo complimento! Mi riempì di gioia e raccolsi quella briciola come la cosa più preziosa del mondo.
Finalmente rimasi incinta! Mio marito era gioioso, ma quando lo dissi a Gennarone non reagì alla notizia. L’unico commento che fece fù : ‘Quando il pancione sarà troppo grosso te lo metterò in culo.’.
Essere sodomizzata da Gennarone mi spaventava, alcune volte mi pisciava nel culo, ma non l’aveva mai affondato del tutto.
Nel frattempo conobbi la famiglia di Teresa: il marito e i 4 figli avuti da Gennarone.
I tre maschi avevano 16, 12 e 9 anni e poi ci stava la femmina di 14.
Gennarone voleva che venissero a giocare in Villa, quando non c’erano cerimonie per fargli godere la piscina. Era un buon amico per i figli di Teresa che non sospettavano che lui fosse il padre.
Il figlio 15enne era quello che gli assomigliava di più, era un torello, muscoloso, spaccone e un viso maschio, con una mascella potente. Il pacco che si intravedeva era simile a quello di Gennarone.
‘Antonio! Che bello guaglione che ti sei fatto! La ragazza ce l’hai?’ chiese Gennarone al figlio.
‘Gennà, una sola? I porno che mi passavi da piccolo mi hanno insegnato un sacco di posizioni!’.
‘Bene, bene, forse dobbiamo farli vedere anche ai tuoi fratelli. Chi ti stai ripassando in questo momento?’.
‘Margherita, la figlia dello stagnaro. Ma mi dà solo il culo perché vuole restare vergine, la troia ipocrita.’.
Gennarone fece una faccia scherzosamente scandalizzata :’Ma come? Te fai dire da una femmina quello che devi fare? Sbattiglielo in figa la prossima volta e sborragli nel fondo, se la ingravidi la puttanella abbasserà la cresta.’.
‘Ma sì matto Gennarò? Così poi me tocca sposarmela.’.
‘Tu te devi sposà una signora, la bocca che bacia i tuoi bambini non può essere quella che ti sbocchina. La moglie serve per fare i figli e servire la casa e te, le altre sono per farti schizzare.’.
Gennarone stava portando il figlio ad essere come lui, a parte il discorso della moglie.
Io era ferma impalata in un angolo del suo studio, mentre lui faceva questi discorsi osceni al figlio inconsapevole.
Ad un certo punto mi fece cenno di avvicinarmi e disse al ragazzo: ‘Antò, la vedi questa? Ha 22 anni e lavora per me. E’ sposata ed è pure incinta. Se hai voglia di figa”.
Antonio sorrise nervoso e si ritrasse vergognoso: ‘Gennà! Che dici? Mi vergogno.’.
‘Antò, se sei un uomo me lo devi dimostrare, questa sta a mia disposizione, guarda”
Gennarone si tirò fuori il cazzo già dritto e me lo offrì sulle labbra.
Baciai, leccai e poi ingoiai il membro del mio padrone fissando Antonio che era meravigliato sia per la mazza di Gennarone che per la mia nuova mansione.
‘Ammazza che braccio che tieni! Io pensavo di averlo grosso’ ma questa che lavoro fa?’ chiese Antonio. ‘Tutto quello che gli dico di fare, è a tua disposizione, chiedigli tutto quello che vuoi.’.
Il ragazzo si abbassò i pantaloni e un cilindro di carne spuntò prepotente verso di me.
Il ragazzo era giovane, ma il suo cazzo prometteva bene, era più corto di quello del padre per ora, ma lo spessore era quello di una lattina di coca-cola!
Io mi avvicinai e presi a leccarglielo, la scarsa propensione alla pulizia era di famiglia, ma io ripulii tutto quello che trovai, fino a lucidargli la mazza perfettamente.
Data l’età e l’eccitazione per la nuova situazione venne subito, talmente violentemente da fargli fare un’espressione di godimento e di dolore insieme.
Parecchia sborra mi colò dal mento, ma riuscii a fermarla prima che toccasse il tappeto.
Quando finii di ingoiare quell’incredibile orgasmo, succhia rumorosamente la sborra dalla mano.
Il ragazzo guardava con meraviglia. Gennarone rideva.
‘Sono le 15:00, questa troia riprende servizio alle 19:00, hai 4 ore per farti fare quello che vuoi.’ Disse Gennarone uscendo dalla stanza. Antonio mi guardò con desiderio, mi fece aprire la bocca e mi ci scatarrò dentro ordinandomi di ingoiare. Lo feci sostenendo il suo sguardo.
‘Quali sono i tuoi limiti?’ mi chiese. ‘Nessuno che io conosca, risposi.’.
‘Fammi scopare la tua figa!’ mi ordinò, io mi stesi sul tappeto e allargai le gambe.
Con foga giovanile e poco garbo mi infilzò in un istante, lacerando la mia vagina che non riusciva a contenere il cilindro adolescente di Antonio.
Questa volta ci mise 15 minuti per sborrarmi in figa, non male, sempre meglio di mio marito.
Mi costrinse a pulirgli il cazzo con la bocca e a bere il suo piscio.
Poi esausto si sedette sulla scrivania e mi disse di leccargli i piedi sudati, in attesa che gli si rizzasse il cazzo. Poi il suo viso di illuminò di un’idea perversa e i suoi occhi si fecero cattivi.
Mi disse di stendermi a terra, si sedette sul mio viso e mi disse di leccargli il buco del culo.
‘Un bel bidè con la tua lingua dopo la cagata di stamattina.’.
L’odore era orrendo e c’erano dei pezzi di feci tra i suoi peli, ma non avevo scelta, cominciai a leccare e dai suoi mugolii, capii che stavo facendo un buon lavoro.
‘Apri la bocca, troia!’ mi ordinò. Mi spaventai, forse stavo per conoscere i miei limiti.
Nonostante Antonio si sforzasse gli uscì solo una scorreggia. Rise.
In quel momento arrivò Gennarone e chiese cosa stesse succedendo.
Antonio gli disse del suo esperimento e Gennarone parve sorpreso.
‘Ho usato questa puttana come cesso per il mio piscio, ma mai per la merda. Come ho fatto a non pensarci prima? Bravo Antonio, vedi che mi dai anche tu delle belle idee? Spostati!’ questo mi spaventò a morte, vidi il delicato culo del ragazzino allontanarsi per fare posto all’enorme, peloso e sudato culo di Gennarone. Ovviamente non si appoggiò del tutto, mi avrebbe schiacciato la faccia. Si mise a in ginocchio e tenne sollevato il culo dalla mia faccia qualche centimetro. ‘Apri la bocca, troia!’ tuonò mentre uno stronzo mi precipitò in bocca. Non potei prenderlo tutto in bocca. Era troppa roba.
‘Hai sporcato il tappeto! Che cazzo fai con la bocca aperta? Ingoia quello che hai raccolto!’, io mi sforzai, ma non ce la feci, mi misi a pancia sotto e vomitai tutto sul tappeto.
‘Troia che cazzo fai?’ urlò Gennarone sfilandosi la cinta e frustandomi sul culo. ‘Poverina dai!’ disse Antonio.
‘Non ti intromettere, se gli fai fare quello che vuole poi non ti rispetta.’.
Mi colpi una ventina di volte fino a che il culo non mi divento rosso.
Io piangevo e chiedevo pietà.
‘Mangiare merda è troppo dai, fatti fare come me, fatti pulire il culo con la lingua. A me l’ha fatto ed è stata brava.’ Mi difese Antonio.
Lui era furente, il suo respiro pesante, ma si calmo e disse ‘Ascolta troia, mi farai da fottuto bidè per una settimana, così impari a disobbedirmi. Ora lecca a fondo e poi vai a buttare questo schifo di tappeto!’.
Con le lacrime eseguiti e leccai con devozione e gratitudine il culone immondo di Gennarone. Lui sembrò apprezzare la nuova pratica e disse ad Antonio, ‘Mi hai fatto scoprire una cosa nuova, mi sa che non userò più carta igienica. Antonio mio, meriti un regalo. Dimmi quale fantasia vuoi realizzare e io farò in modo di soddisfarla.’.
‘Davvero posso chiedere quello che voglio? Guarda che io pretendo tanto.’.
Gennarone riempì il petto orgoglioso: ‘Se ti faccio una promessa, è quella, chiedi quello che vuoi.’.
Nonostante fossi impegnata a mangiare merda, tesi l’orecchio curiosa.
Antonio sorrise e disse: ‘Dato che tutti qui ti obbediscono’ voglio scopare mia madre e metterla incinta, mentre tu scopi mia sorella e la ingravidi.’.
Gennarone fù colpito dalla richiesta, ma oramai la parola era data’

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