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Racconti di Dominazione

Giulia, la sottomessa IV

By 21 Ottobre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Giulia, la sottomessa IV : la terapia
di Tom tom2075@hotmail.it

La dottoressa Lucia Alcioni ha all’incirca quaranta anni ed è una bella donna, affascinante come lo sono tutte le donne del mio mondo. Bionda, capelli lunghi, occhi azzurri e carnagione abbronzata. La sua statura non è granché alta, anzi, a dir il vero Lucia è piuttosto bassa, sul metro e sessantacinque. Le sue forme, comunque, sono quelle di una modella.
Sul palco, quel giorno, erano presenti solo lei, le due bellissime e giovanissime assistenti dello staff medico e la paziente, una povera derelitta drogata fino al midollo affetta da turbe psichiche e problemi comportamentali. Quest’ultima si chiamava Assunta e dopo l’ultima overdose il suo fisico aveva iniziato a perdere peso fino a rasentare l’anoressia. Le sue condizioni provocavano disgusto in chi la osservava.
La dottoressa parlò di fronte ad un pubblico di persone importanti, gente dello spettacolo, ricchi industriali, proprietari terrieri, politici e qualche aristocratico. Io sedevo fra i politici ed i proprietari terrieri, appartenendo sia alla prima categoria che alla seconda.
‘Gentili spettatori, questa sera vi ho dato appuntamento su questo palco per parlarvi di un grave problema che attanaglia la società moderna. Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento esponenziale nella diffusione delle droghe sintetiche. Questi veleni agiscono sul cervello di coloro che ne fanno uso riducendo ciò che prima era un essere umano in un parassita che diviene presto o tardi inutile per sé stesso e controproducente per la società di cui facciamo parte. Guardate questo animale’ disse facendo un cenno verso le due assistenti. Le giovani ricercatrici, l’una mora (Angela) e l’altra bionda (Claudia), trascinarono la tossicodipendente al centro del palco. La ragazza, perché neppure trenta anni poteva avere, aveva le mani legate dietro la schiena e le caviglie costrette da una catena lunga appena mezzo metro. Quando le due scienziate la strattonarono per spingerla ai piedi della dottoressa Alcioni, Assunta si rigirò come una trottola e schiumando rabbia dalla bocca, tentò di mordere una delle due, quella mora. Angela, con un balzo felino indietreggiò prontamente, quindi sollevò con eleganza una gamba e colpì Assunta con forza in pieno volto. Calzava stivali neri dal tacco alto ed il colpo fu tanto forte da far sanguinare le labbra ed il naso della schifosa.
Claudia, dal canto suo, non poté rimanere indifferente di fronte al comportamento abominevole della tossicodipendente. Non appena quest’ultima fu crollata sul pavimento del palco, le trafisse una mano con il tacco appuntito dei suoi sandali e con l’altro piede calpestò la sua testa.
‘Vedete, amici?’ intervenne Lucia, avvicinandosi alla bestia. Aggiunse il proprio peso a quello della ricercatrice bionda salendo sul petto e sulla gola di Assunta ‘Questo animale è violento ed incontrollabile, sa reagire solo con ferocia e non dimostra alcun intelletto umano. Una bestia incivile, un parassita che fino ad oggi potevamo arginare solo rinchiudendolo in galera, lasciandolo marcire in una cella di cemento. Ma oggi, uditemi bene, esiste un sistema per recuperare bestie come questa’
L’assistente mora, Angela, per non essere da meno rispetto alle altre due, saltò sulla drogata andando a calpestarne la pancia ed una coscia. Ora Assunta aveva sopra di sé un peso considerevole, quello di ben tre donne armate di pericolosi ed affilati tacchi.
‘Pensate, amici, potremmo riciclare esseri indegni di vivere come quello che giustamente adesso giace sotto le nostre auguste estremità. Naturalmente essi non avrebbero più un posto nella nostra società, hanno sbagliato e devono pagare, ma per lo meno li potremo utilizzare come manodopera per i lavori più duri, pericolosi ed umilianti. Li ripagheremo tenendoli semplicemente in vita, concedendo loro l’onore di consumare i nostri avanzi ed i nostri rifiuti, alcuni di essi ci potranno addirittura servire quali schiavi personali’
E dicendo questo, con un pestone deciso, andò a conficcare il tacco della scarpa fra costola e costola della schifosa e repellente drogata legata sotto ai suoi bellissimi piedi. Strappò un roco grido di dolore ad Assunta e molte teste del pubblico annuirono soddisfatte a questa dimostrazione di superiorità.
Ma dal pubblico si levò anche una voce di donna.
‘In cosa consiste questo metodo?’
Una voce maschile e poi altre subito dopo si aggiunsero alla prima.
‘Io non credo che questi animali bastardi possano tornare a vivere come esseri umani. Sono solo bestie inferiori indegne di vivere!’
‘E’ vero, fanno solo ribrezzo! L’unico modo per trattare con loro è con i manganelli e gli idranti della polizia. Bisogna ucciderli tutti!’
‘E quella schifosa sotto ai suoi illustrissimi piedi, dottoressa, ne è un esempio. Guardi in quali condizioni versa’come sbava, come ringhia! Se le leccasse le suole delle scarpe farebbe un torto alle suole, non alla sua lingua!’
La dottoressa Alcioni sollevò le mani e compì un gesto come ad ammonire la folla di parlare uno alla volta.
‘Per favore! Per favore! Contenetevi! Adesso vi darò una dimostrazione del mio metodo’
Discese dal corpo agonizzante della drogata assieme all’assistente mora mentre Claudia rimase in piedi sulla testa della bestia allo scopo di tenerla ferma. Apparentemente starsene in piedi sulla testa di Assunta la divertiva molto.
E come darle torto?
Dopo pochi secondi la collega dai capelli neri tornò con un lettino munito alla base di ruote. Sopra il cuscino era posta una videocamera dotata di un braccio metallico pieghevole e direzionabile. Angela aiutò Claudia a caricare la bestia sul lettino, legò quindi le braccia e le gambe della stessa ai capi della struttura ed accese la videocamera. L’obbiettivo era puntato sul grugno di Assunta e le immagini venivano subito ritrasmesse su di un megaschermo alle spalle del palco. La visione del volto disfatto della tossica schifò molti. Dalla fronte e dal mento, dove i tacchi delle linde scarpette di Claudia avevano insistito con maggior trasporto, stillava del sangue.
La dottoressa Alcioni raggiunse le due; aveva un piccolo cofanetto in mano, che aprì solo di fronte alla telecamera. Il cofanetto conteneva un oggettino metallico a forma di anello, grande quanto la testa di un chiodo.
‘Come potete vedere questo è un chip di ultimissima generazione. Impiantato alla base della nuca del soggetto esso è in grado di lanciare una scossa elettrica d’intensità variabile direttamente all’interno del cervello della cavia. L’intensità varia dal semplice shock alla scossa letale e può essere attivato attraverso un semplice comando vocale. Adesso vi farò vedere’
Prese il bisturi. Le due assistenti tennero ben ferma la testa della drogata durante l’operazione che, per il bene ed il progresso della scienza, fu condotta senza anestesia. Il chip fu correttamente impiantato e l’intera operazione richiese non più di due minuti e mezzo. L’intervento fu ripreso interamente dalla telecamera.
Al termine dell’operazione, la puttana fu liberata dalle catene e dalle manette che la imprigionavano tramite un comando a distanza. Il dolore dovuto all’incisione del bisturi ed ai punti di sutura l’avevano resa furibonda. Non appena i blocchi ai polsi furono rimossi, Assunta s’avventò come una tigre contro la dottoressa Lucia Alcioni. La scienziata, affiancata dalle sue assistenti, si trovava a qualche metro di distanza dal lettino dell’operazione. Non appena la merda umana le si scagliò contro batté le mani esclamando ‘A cuccia!’
La scarica elettrica trafisse la colonna vertebrale dell’inferiore come una spada rovente e la schifosa precipitò sul pavimento contorcendosi come un verme.
Claudia, a questo punto, avanzò di qualche passo fino a raggiungere la patetica figura prostrata e le posò un piedino sul collo ancora dolorante a causa dell’operazione.
‘Lecca’ ordinò.
Il pubblico trattenne il fiato. Cosa avrebbe potuto farle quella mostruosità in forma umana distesa ai suoi piedi? L’avrebbe graffiata. L’avrebbe morsa.
‘Crepa’ rispose infatti la bestia.
‘Ah, è così che si risponde?’ sorrise la padrona dai lunghi capelli d’oro ‘Ora vedrai’ Rivolse uno sguardo interrogativo alla dottoressa e quando Lucia diede il suo assenso disse perentoria ‘Contorciti!’
Ancora una volta il chip compì il suo dovere e precipitò le membra della cagna in un mare di dolore atroce. Si avvicinò ad essa anche l’altra assistente, la bellissima fanciulla dai capelli neri come la notte.
‘Paralisi’
A questo semplice comando Assunta si irrigidì come un bastone di legno secco e non si mosse più.
Solo gli occhi, ora non più furibondi ma solamente terrorizzati, rimasero aperti. Lacrime amare scivolarono lungo le guance sporche e sanguinanti, per la soddisfazione dei presenti.
Angela infilò un tacco in bocca alla drogata e lo rigirò per bene fino a ripulirlo dalla polvere, quindi vi infilò dentro la punta dello stivale. Claudia riprese la scena a distanza ravvicinata con la videocamera.
‘Ammirate, signore e signori. Se la puttana fosse in possesso delle sue forze avrebbe già morso il piede della mia brava assistente. Ma il chip ha anche la capacità di bloccare completamente i suoi movimenti e senza farle perdere conoscenza. Essa è ben sveglia e si rende conto di essere inerme e sottomessa a noi, persone civili che giustamente disponiamo della sua vita come più ci aggrada’
Angela tolse lo stivale dalla lurida bocca della tossicomane e fece un cenno a qualcuno che si trovava dietro il palco. Subito due uomini uscirono da un pertugio alla destra della platea portando tre comode poltrone in braccio. Le adagiarono al centro del pavimento e su di esse presero posto le tre scienziate, la dottoressa Lucia Alcioni al centro.
Quando i due uomini si furono ritirati entro la stessa porta dalla quale erano usciti, Lucia liberò la drogata con il comando ‘Muoviti’
Immediatamente la schifosa indietreggiò, allontanandosi impaurita dalle tre bellissime ricercatrici che potevano disporre di lei come di un semplice giocattolo. Ma Angela non le permise di andarsene più lontano.
‘Fermati’
Assunta crollò sul pavimento come se le fossero state improvvisamente tolte le ossa, fra le risa dei presenti che si stavano divertendo un mondo.
‘Vieni qui’ ordinò sempre la mora ‘E leccaci le suole delle scarpe davanti a tutti’
La schifosa strisciò su gomiti e mani fino ai piedi delle sue generose dominatrici ed iniziò a leccare le suole degli stivali di Angela. Lo fece molto bene, per essere stata fino a quel giorno solo una inutile parassita da strada, con larghe lappate sul ruvido cuoio polveroso. Ingoiò sudiciume, cenere e ogni merda che l’assistente mora aveva calpestato sotto lo sguardo divertito delle vittoriose protagoniste dello spettacolo.
Angela non si dimostrò però un’ingrata, e si sentì in dovere di ringraziare la larva umana alla fine del compito di pulizia. Così, quando Assunta ebbe finito, le rifilò una serie di calci in faccia, calci anche ben assestati, domandandole ‘Sudicia nullità, ti è piaciuto? Quelle come te non possono aspirare ad altro che a leccare le suole delle scarpe di quelle come me. Ora va a pulire anche le altre, hai capito?’
La drogata, ormai succube delle sue dolci aguzzine, non poté far altro che obbedire all’ordine impartitole. In pochi minuti i sandali dell’assistente bionda e della dottoressa furono lindi e brillanti.
Con un ultima dimostrazione di superiorità Lucia andò a premere con il tacco della scarpa la ferita dell’operazione. Il dolore fu lancinante, la serva si sentì bruciare dall’interno del cervello e si accasciò inerme sul pavimento, urlando e piangendo.
‘Come vedete, signori’ riprese la parola l’affascinante scienziata ‘questo che era un essere indegno di vivere è adesso pronto per diventare un membro produttivo della società. La si potrà mandare in miniera a spalare carbone quattordici ore al giorno e lei non si lamenterà, oppure a stasare le fogne dove è nata e a raccogliere i rifiuti tossici. Se poi si romperà durante il lavoro non occorrerà neppure curarla. Basterà semplicemente sopprimerla mediante un breve, apposito comando. Liberarsi della sua scomoda presenza non sarà più difficile del pronunciare una breve parola a cinque lettere’
‘Bravissima!!’ urlarono alcuni dei presenti fra le poltrone della platea. Dal pubblico si sollevò, da prima in sordina poi con fragore, un’ovazione incontenibile, gente che acclamava, altra che gridava in preda all’entusiasmo.
‘Adesso potremo svuotare le patrie galere da questi rifiuti umani!’ esclamò qualcuno.
‘Io voglio una schiava!’ disse una donna.
‘La mia azienda decollerà, adesso che possiamo impiegare manodopera a costo zero!’ intervenne una terza voce.
‘Calmi! Calmi! Entro fine anno abbiamo intenzione di svuotare un terzo delle galere del paese per creare delle bamboline pronte ad ogni uso. Per il momento vi ringraziamo di essere intervenuti in così gran numero. Andandovene non perdete l’occasione di scaricarvi nei nostri cessi umani, nel locale dei servizi igienici. Sono le prime cavie del processo, bevono il piscio e mangiano la merda perfettamente. Presto ve ne sarà una in ogni famiglia per bene, mentre loro scompariranno dalle nostre strade’
Terminò il discorso spengendo la drogata che per quella sera non serviva più. Un calcetto nella testa e via ‘Disattivati’
Era iniziata una nuova era della società civile.

La schiava Giulia verrà davvero sottoposta alla terapia di Lucia come vuole la sua padroncina? Cosa ne sarà di lei? Per inviare commenti o proporre un seguito alternativo scrivete a tom2075@hotmail.it.

tom

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