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Racconti di Dominazione

H.P. : the untold tale – parte 3

By 2 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Effettivamente, Tom quella sera continuò a leccare per parecchio tempo, senza trovare la forza di smettere nemmeno per un secondo.
Per tanto tempo si era promesso di non ricaderci più e di dimenticare, eppure eccolo di nuovo al posto che gli era sempre ‘spettato’, la lingua che scivolava avanti e indietro appiccicata alle piante sudate del giovanotto di fronte a lui, dolcemente innamorato e al contempo fatalmente schiacciato dal suo sapore. Harshwood non sapeva se gioire o commiserarsi, d’altronde non poteva essere più patetico di così. Ma che poteva farci? A quelle pulsioni era difficile resistere. Probabilmente l’altro dovette avvertire il tumulto nel suo animo, perché sorrise indulgente e richiamò l’attenzione di Tom schiarendosi la voce.

‘Ehm.. penso che possa bastare, sei stato proprio bravo’ lascia pure stare lì, che magari mi fa solletico”

Forse per pena o disgusto, Harry scostò i piedi dal volto del suo assistente prima che questi cominciasse a ‘lavargli’ le dita o, peggio ancora, leccare i residui nerastri dei calzini che vi erano rimasti in mezzo.

‘Posso continuare” fece Harshwood, ma poi si zittì rendendosi conto di quello che stava dicendo.

‘Così mi sono ridotto” penso sconsolato il ragazzo ‘quasi lo prego di leccare lo schifo che c’è lì dentro”. Era vicino alle lacrime.

‘Nah, figurati” lo rassicurò Harry ” però puoi continuare ad annusarli se ti va’ piuttosto, perché non mi parli di come ti trovi qui a scuola? Ovviamente escludendo questi nostri giochetti ”

Fu così che, dopo un’iniziale esitazione, Tom e il nostro eroe iniziarono a chiacchierare del più e del meno, poco importava che il primo stesse letteralmente ai piedi del secondo. Quel particolare rapporto non dispiaceva a nessuno dei due e, a meno che l’attendente non avesse la lingua ‘occupata’, non c’era ragione per cui non si potesse parlare quasi come due amici. Per Tom era qualcosa di mai provato. Non suo passato non c’era stato spazio per le chiacchiere: servire i bisogni di suo fratello era stato il suo scopo, senza ricevere mai niente in cambio. Inutile dire che essere considerato gli facesse piacere, si sentiva più a suo agio e metteva più impegno nel dedicarsi al suo padroncino gentile, c’era tutta un’altra passione, un’altra devozione.

Non era difficile prevedere che a quella notte ne seguirono altre simili, soprattutto quando Ron non c’era. Ciò significava meno lavoro per Harshwood (i doveri del giovane verso entrambi i due amici non erano venuti meno), che quindi trovava il tempo da riservare ad Harry. Quest’ultimo si trovò presto anche a ripassare durante la sera, leggendo i libri o gli appunti a voce alta mentre lasciava che Tom baciasse e leccasse, ascoltando la lezione. Studiare stava quasi diventando un divertimento.
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Passarono un paio di settimane, finché una sera Ron non irruppe precipitosamente nella stanza. Aveva il mantello zuppo e l’aria esausta.

‘Maledetta pioggia, sono sfinito! Voi che state’?’ si fermò di botto alla vista di Tom, la lingua incollata al tallone del suo amico.

”Cosa diavolo’?’. Era senza parole.

‘Stiamo solo studiando, siamo quasi a metà libro!’ gli rispose l’altro, ed Harshwood annuì convinto. Harry gli fece l’occhiolino con aria complice.

‘Già, se Storia della Magia è così spassosa potevate anche dirmelo prima!’ borbottò Ron sarcastico, lanciando il mantello su una sedia con l’aria ancora un po’ nauseata.

‘Beh, Tom si è solo lasciato prendere un po’ la mano ma non ti preoccupare, lo tengo d’occhio”ancora un po’ e mi leccherebbe persino le scarpe se avessero bisogno di una pulita!’ ironizzò Harry, ma poi si affrettò ad aggiungere ‘Ehi!!! Fermo tu!!! Stavo scherzando, sarebbe davvero il colmo! Che schifo!!!’ perché effettivamente’ il suo attendente si era mosso subito, senza riflettere. Tutti e tre ridacchiarono di fronte a quella scena assurda, quindi Tom si rivolse a Ron.

‘posso continuare con te se ti va… chissà potrebbe piacerti!’ Ron lo guardò.

‘Bah… ad essere sinceri oggi non te lo consiglierei proprio, fidati” scosse gentilmente la testa il rosso, gettandosi sul letto ancora vestito’ “mi sento i piedi in fiamme, sono tutti bagnati e chissà quanto sporco c’è attaccato… è vero che siamo amici e ti piacciono, ma farteli leccare in questo stato… mi sembra una cosa troppo degradante, no?”

Tom non poté evitare di sentirsi umiliato da quelle parole. Tra lui e quei due si era ormai venuta a creare una buona intesa, Ron era stato sincero per il suo bene, eppure, chissà perché, ora si sentiva più nullità di quanto già non fosse. Il solo fatto che ne stessero parlando gli provocava quella reazione. Il ragazzo non sapeva bene se essere deluso o sollevato da quel diniego, per cui tornò ad occuparsi di Harry. Questi scrollò le spalle e guardò Harshwood come a dire ‘è una scelta sua, no?’, quindi gli rimise i piedi davanti al volto e riprese a leggere con una certa nonchalance. Del resto ormai quello più abituato a quel trattamento era lui.

Passò qualche altro minuto, finché Ron non parlò di nuovo con aria assente mentre, steso sulla schiena, fissava il soffitto.

‘In effetti, se proprio vuoi, c’è qualcosa che mi potrebbe far comodo’ ti andrebbe di farmi un massaggio?’

‘penso di sì” fece Tom, lanciando un’occhiata ad Harry.

‘Per me va bene’ sorrise tranquillo quest’ultimo, allontanandogli le proprie estremità dalla faccia ‘direi che per stasera siamo a posto, sono stanco e non ho più voglia di ripassare!’

Ron non aveva mentito, si disse Harshwood pochi minuti dopo.’ Avvicinatosi al suo letto, gli aveva appena sfilato le scarpe e già l’aria era pervasa da un odore inteso e pungente, molto più forte del solito. Ad ogni modo, non era certo il caso di darlo a vedere: cominciò a massaggiare delicatamente mentre l’altro, gli occhi chiusi, si rilassava.

‘I calzini colorati a righe che il giovane aveva ancora indosso erano fradici e in breve resero bagnate e scivolose anche le mani di Tom, ma questi continuò a lavorare imperterrito. Si sentiva quasi schiacciato da quell’odore eppure non poteva fare a meno di provare un’insana, indefinita forma di riconoscenza per quello che gli era concesso fare e che nessun altro al di fuori di quella stanza sarebbe venuto a sapere. Senza rendersene conto, Harshwood cominciò a strusciare forte anche tutto il viso sui piedi caldi e sudati che aveva davanti, affondandoci dentro quasi come a coccolarli.

Dopo alcuni secondi Tom ricevette un colpetto in faccia. Ron lo stava fissando, le sopracciglia alzate e una buffa smorfia sul viso, a metà tra il disgustato e il compassionevole. Anche Harry stava osservando la scena tutto interessato e per sdrammatizzare esclamò indulgente “ehi! Pensavo che i massaggi si facessero con le mani!”

‘”già…” convenne Ron un po’ imbarazzato, per poi rivolgersi a Tom “senza offesa amico, devo ammettere che è piacevole da sentire ma fa un po’ senso da vedere… insomma, sento l’odore io da qui!!! Non ti fa schifo?” Tom lo guardò.

”Se anche fosse, non mi lamenterei mai, lo sapete’ e poi, hai detto che ti rilassa no?’ fu la timida risposta. Ron sorrise.

‘Sicuro?’.

‘Si’ stavolta la risposta fu più sicura e Ron scrollò le spalle.

‘Come vuoi allora’ in ogni caso, sono troppo stanco per impedirtelo’ sorrise, poi, bonariamente, quindi si distese nuovamente e richiuse gli occhi, mentre Harshwood, entusiasta, ricominciava da dov’era rimasto.

‘Più passava il tempo, più era palese che al rosso il “massaggio” non spiaceva affatto. Ormai in uno stato di dormiveglia e solo semi-cosciente, Ron muoveva i piedi come a cercare il viso di Tom, difficile dire se si ricordasse che questi era ancora lì in ginocchio davanti al suo letto. Gli solleticava il volto con le dita odorose, sfregandogli le guance, le calze che’ bloccavano il respiro al poveretto ogni volta che si soffermavano troppo sul naso o sulla bocca.

All’inizio Harshwood apprezzò molto la cosa ma col passare dei minuti il suo “amico”, ormai addormentato, gli stava praticamente pestando la faccia nel sonno, quasi come fosse un comodo cuscino caldo e le più semplici necessità, come il respirare, gli divennero più complicate.

‘Direi che non serve più Tom, sta dormendo come un sasso’ intervenne Harry a un certo punto, mettendo fine a quel supplizio, quindi aggiunse ‘meglio che vai a lavarti però, se non vuoi avere lo stesso odore’ notte!’

‘Buonanotte” gli sorrise di rimando l’altro, quindi lasciò la stanza e sparì come di consueto giù per la scala a chiocciola del dormitorio.
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La mattina dopo, notò Harry con stupore, non un solo granello di polvere copriva le scarpe che ‘aveva abbandonato la sera prima sul freddo pavimento della stanza. Erano rimaste esattamente dove le aveva lasciate dopo essersele tolte, eppure sembravano quasi nuove: la suola, il tallone, il collo, la linguetta, tutto era stato diligentemente lavato.

‘Le mie scarpe erano pulitissime stamattina” sussurrò il nostro eroe con aria seria a Tom, dopo averlo preso in disparte in un angolo prima di entrare in Sala Grande per la colazione.

‘Beh, dovresti essere contento no? Mi sembrava che ne avessero bisogno’ scherzò l’altro. Fece per rientrare ma Harry lo trattenne.

‘Non sono sciocco. Tu mi hai sentito ieri sera. Non le avrai mica’? Che schifo.’ Era quasi arrabbiato.

Harshwood si voltò, lo fissò calmo dritto negli occhi per qualche secondo, quindi sorrise.

‘Sono un mago o no? Per certe cose si può usare anche una bacchetta magica, ci ho dato un tocco prima di uscire, mi ero alzato presto. Non mi avrebbero assegnato quale tuo assistente, se non me la sapessi cavare con qualche magia, no?’.

‘Io’ ok’ fece quindi Harry un po’ imbarazzato, in fondo era rimasto il ragazzo buono di sempre. ‘scusami, non volevo essere brusco è che…’ si schiarì la voce ‘…beh, non importa…. A quanto pare ci sai fare con gli incantesimi, potrebbe essermi utile impararlo, ti va d’insegnarmi?’ l’altro sorrise e aspettò qualche secondo prima di rispondere cortese.

‘Sicuro… con molto piacere…’ poi l’espressione sul volto di Harry cambiò e all’entusiasmo iniziale si sostituì un più incerto:

‘Anzi, sai che ti dico Tom?’ gli disse mentre Tom si allontanava.

‘Ci ho ripensato. Non ho voglia di farmelo insegnare, ho già fin troppo da fare’potresti usare quell’incanto anche sulle altre scarpe e sugli stivali da Quidditch se oggi pomeriggio passi su in stanza? Ci perdo sempre troppo tempo a pulirmeli da solo, se mi dai una mano ci portiamo avanti e stasera abbiamo più tempo per giocare! Voglio dire, per studiare’ ciao, buona giornata!’

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