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Racconti di Dominazione

I tre sogni erotici

By 21 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Mia moglie Elisabetta è oggi una splendida quarantenne. E’ sempre stata una splendida donna e ancor più una grande femmina. Bella, piuttosto alta, capelli neri, occhi azzurri, nasino greco e bocca ultrasensuale ha avuto in regalo da Madre Natura due seni non enormi ma perfetti, rotondi e marmorei e un culetto a dir poco stupendo. Da pubblicità della biancheria intima, per intendersi: una taglia 40 che le permetteva allora ed oggi di indossare come una diciottenne jeans aderentissimi. Mai avuti problemi di cellulite, insomma. E dieci anni fa, quando avvennero i fatti che voglio raccontare, mia moglie era indubbiamente al massimo del suo sex-appeal.
Elisabetta, però, era allora una donna troppo normale, anche se bellissima. Era, per me, sprecata e, dopo dieci anni di matrimonio, desideravo coinvolgerla in nuove esperienze, particolari.
Tre volte la spinsi in intriganti discussioni che avevano come oggetto argomenti indubbiamente spinti, anzi hard. La mia bellissima mogliettina però, certe parole, non era abituata neppure a sentirle. Figurarsi a farle, certe cose. Le risposte che infatti allora mi diede mi rivelarono che non era assolutamente pronta ad recepire certe proposte che prevedevano per lo meno una certa spregiudicatezza. Ma mia moglie commise un errore per lei fatale: sottovalutò il fatto che lei, per me, non aveva nessun segreto e che anche le sue più nascoste debolezze erano a me ben note. E su queste avrei agito per raggiungere lo scopo.
Elisabetta, come tutte le donne belle, era ed è molto vanitosa. Le piaceva sempre farsi vedere ed esibirsi. E naturalmente le piaceva mostrarsi, a me, anche completamente nuda. Io ero, però, l’unica persona di sesso maschile che aveva tale privilegio. Le piaceva e le piace tuttora provocarmi, eccitarmi e farmi bruciare dal desiderio: dopo usarmi.
‘Amore ‘ le dissi un giorno, confidando sulla sua vanesia e sulla sua mania di esibizionismo ‘ lo sai che mi piacerebbe tantissimo farti delle fotografie” ‘Foto? Mi sembra che foto mie ne hai di tutti i tipi ‘ rispose secca subodorando forse qualcosa – . Se raccogli le centinaia di foto che ci siamo tirati in tutte le vacanze che abbiamo trascorso insieme e in tutte le cerimonie e feste cui abbiamo partecipato penso che non ti basti un dvd!’. ‘No, Elisabetta, io alludevo a un altro tipo di fotografie” ‘Quali fotografie?’ continuò a quel punto fingendo di non capire. ‘Sei molto bella e a me piacerebbe fotografarti come sei, senza nulla addosso. Insomma, nuda!’ Mia moglie rimase per qualche istante in silenzio. Poi, alzando lo sguardo e puntandomi addosso i due bellissimi occhi azzurri, esclamò: ‘Nuda? Fotografarmi nuda? Tu sei matto! Non ci penso nemmeno. Mi hai visto nuda migliaia di volte, in tutte le posizioni, sai benissimo come sono fatta, anche nei particolari. Non capisco quindi la necessità di fotografarmi’ No, amore, dimenticalo’ E poi, anche se te lo permettessi, cosa ne faresti di queste foto? Certamente a te piacerebbe poi anche stamparle’ Non vorrai mica mostrarle a qualcuno? A qualche tuo collega, ad esempio. Mi sembra impossibile che tu possa farmi questo, però, voi uomini siete talvolta imprevedibili e potrebbe piacerti l’idea di esibire agli amici le foto di tua moglie, naturalmente nuda. Quindi’non mi sembra proprio il caso’. ‘Non devo spiegarti sempre tutto ‘ le dissi ‘ . Hai trent’anni, sei bellissima, e a me piacerebbe’ Ti dovrebbe bastare.’ ‘No ‘ concluse lei quasi arrabbiata ‘ non mi va. Non voglio.’ Ne riparleremo’, conclusi io, avendo già allora una piccola idea su come superare la sua ritrosia. ‘Per me l’argomento è invece chiuso, e gradirei non parlarne più’ volle sentenziare definitivamente, allora, mia moglie.
Dopo questo primo diverbio decisi di provocarla, e sempre di più.
Alcuni mesi dopo eravamo a una festa in casa di un amico. Io avevo un po’ bevuto ed ero eccitato dall’alcol e dall’abbigliamento che mia moglie, sempre esibizionista al punto giusto, quella sera aveva esibito. Il suo mini completino bianco, per le sue trasparenze, lasciava poco spazio alla fantasia di tutti gli uomini presenti. Questi non avevano potuto nascondere la loro eccitazione. Ben si notava infatti l’assenza del reggiseno: i capezzolini erano ben in vista e, osservando con cura sotto la candida canottierina, si potevano intravvedere addirittura le due scure e grandi aureole dei seni. Mia moglie ha infatti l’arrappante particolarità di avere due grandi aureole che le coprono parzialmente i due splendidi seni. Le ho sempre baciate con avidità. A tutto ciò va aggiunto che l’esibizione di mia moglie continuava con lo splendido perizoma del quale, vista la trasparenza anche della minigonna, si poteva quasi leggere la marca. Insomma Elisabetta voleva mostrarsi, come sempre, quasi nuda. Le piaceva evidentemente eccitare gli uomini presenti. Lei però si fermava lì. Che vadano poi a farsi fare una salutare sega dalle loro moglie o fidanzate. Non certo da lei. Ed io volli, quella sera, punirla. La invitai in un angolo dell’enorme terrazza tra due enormi oleandri e qui, senza molta diplomazia, le dissi: ‘Amore, ti prego, non ne posso più”’Non ne puoi più? Non capisco’ Io non ho proprio fatto nulla’ – rispose maliziosamente – . Per la verità ho notato parecchi maschiacci lanciarmi delle occhiate che, se fossi sola, mi avrebbero preoccupata. Non cambiate mai, voi uomini, Ragionate solo con quello e volete sempre quello.’ ‘Dai, amore, stasera sei veramente bellissima e, lo sai, sei straordinariamente nuda’ Ovvio che gli uomini presenti siano tutti eccitati!”Ma guarda che sono vestitissima” continuò provocante facendo finta di nulla. Allora le dissi: ‘Bene, sappi che ho deciso di incularti qui, sulla terrazza”Cosa? Come parli? E poi, soprattutto, cosa vorresti farmi? Qui, sulla terrazza’ No, ti prego, calmati, potrebbero vederci’ Al massimo, qui, potrei aiutarti, se proprio non ce la fai più… Insomma, come al liceo, velocemente, con la mano’ Dopo, a casa, nel nostro letto” Non la feci finire. La presi, con dolcezza la girai e la feci piegare appoggiandosi sulla ringhiera. Poi, con calma, le sollevai la minigonna e le spostai appena il filetto del perizoma. ‘Ti prego, no ‘ mi bisbigliò fingendo una falsa resistenza ‘ . Smettila! Insomma’ se proprio non ne puoi più, ti prego’ Stai attento almeno a dove vieni. Non vorrei che mi macchiassi la gonna con il tuo sperma che sembra sempre una colata lavica. T’immagini gli sguardi e i commenti di tutti gli uomini presente nel vedermi la gonnellina sporca di quella roba lì giallastra e puzzolente’I maschi la sanno tutti ben riconoscere, la sborra’. ‘Hai sempre la bocca, se vuoi’ la stroncai. ‘Cretino!’ rispose questa volta indispettita. Ma non ebbe tempo per aggiungere altro perché iniziai la penetrazione. Fu veloce e un po’ violenta, come piaceva a lei. Venne infatti subito. E io subito dopo. La sborra entrò quasi tutta nel suo intestino tranne, alla fine, un inaspettato ultimo schizzo che andò ad appoggiarsi sul retro della gonna sollevata. Mia moglie così, con mia perfida soddisfazione, dovette per tutta la sera rimanere seduta oppure, in piedi, con la borsetta tra le mani dietro la schiena.
Da questo episodio si può ben intendere come Elisabetta fosse stata sempre una grande amante. Si è sempre concessa tutta, a me, senza limitazioni. Per essere chiari, non ha mai avuto alcuna inibizione e mi ha concesso sempre tutto. Si è sempre fatta infilare nel suo splendido culetto senza alcuna lamentela, anzi, e si è sempre prodigata in magnifici pompini. E inoltre non si è mai eccessivamente formalizzata sul luogo dove le avevo chiesto di farsi inculare o di spompinarmi: in macchina, sulla spiaggia, sulla pista da sci, dappertutto. Bastava io le chiedessi, e lei, alla quale indubbiamente il gioco piaceva assai, non si era mai tirata indietro. Ma a me, questo, a un certo punto non era più bastato. E quella sera, tornando a casa dalla festa, avendola vista poco prima più vivace e disinibita del solito, trovai il coraggio per iniziare un secondo discorso che da tempo volevo farle.
‘Amore, lo sai che a me talvolta vengono strane idee” ‘Strane idee? Ne so qualcosa. Stasera me ne hai dato un’esauriente dimostrazione ‘ mi interruppe subito. ‘Dai non prenderla male. Lo sai che tu sei, oltre che mia moglie, la mia amante perfetta’ ”Sento che mi stai per chiedere un’altra delle tue” ‘ sussurrò. ‘E’ vero. Scusami. Lo sai, sei bravissima, in tutto, non ti sei mai tirata indietro e ogni mio desiderio è stato da te sempre esaudito, con piacere anche tuo. In particolare, permettimi che te lo dica proprio chiaramente, senza inutili giri di parole, sai farmi dei pompini stupendi” Elisabetta arrossì violentemente e farfugliò: ‘E allora, ti sembra il caso anche di dirmelo! Non ti basta che te li faccia e, soprattutto, che mi piaccia tanto farteli?’ ‘Appunto ‘ la interruppi cogliendo il suo attimo di grande disponibilità e forse eccitazione ‘ . Proprio di questo volevo parlarti. A me piacerebbe ancor di più se il pompino lo concludessi come va concluso” ‘Cosa vuoi dire?’ ‘ mi chiese allarmata. ‘Non lo immagini proprio?’ aggiunsi con aria provocante. ‘No, anzi sì’ Forse’ – sussurrò imbarazzatissima – . Penso di aver capito. Vorresti che io bevessi anche quella roba lì, vero?’ La tua sborra, insomma’Lo sai che non mi piace, è attaccaticcia, ha un cattivo odore, mi provoca vomito’Ho provato una volta’Non te l’ho mai raccontato, ma ti basti che fu per me un’esperienza traumatizzante. Buttarla giù, in particolare, è per me una sofferenza. Tu poi ne fai sempre tanta, caldissima. Quando sborri sembra che gli schizzi non finiscano mai. Mi riempi sempre tutto il viso. La sborra negli occhi, poi’ tu non t’immagini che bello’No, non posso. E poi, per chi mi hai preso?’ ‘Per una donna a cui piace far godere il proprio uomo fino in fondo e alla quale piace, di lui, tutto, anche il suo sperma!’ ‘No, mi dispiace, non mi piace. Accontentati. Quella robaccia biancastra proprio non la sopporto’ ‘ concluse lei. ‘Vedrai che cambierai idea’ E poi, a dire il vero, avrei da chiederti anche un’altra cosa” ‘ aggiunsi io. ‘Basta, ti prego. Non esagerare. Ora proprio mi imbarazzi. Anche se sono tua moglie, sono sempre una donna’ Credimi, non penso proprio che ne sarei capace’ Sarei un disastro. E poi, se ho ben capito, non finirebbe lì” troncò lei il discorso con una punta di sorpresa provocata dalle mie ultime parole. ‘Ascoltami, sei bellissima, e io oltre che a venire dentro la tua bocca, vorrei tanto poter conservarne un ricordo” ‘Non capisco” esclamò ulteriormente allarmata mia moglie. ‘Lo sai che io, oltre alla passione per la fotografia, ho anche un debole per le riprese con la telecamera” ‘E allora? – mi chiese con un tono a dir poco minaccioso -. Non vorrai mica dirmi che vorresti che io, oltre a bermi tutta quella robaccia lì che mi fa schifo dovrei pure farmi riprendere da te mentre lo faccio! Vorrei sapere, poi, che ti faresti, con il filmino porno da me gentilmente offerto. Chissà, in mia assenza, quante seghe! Ma scusami’ quanta sperma sprecata! Tieniti gonfio e pronto per quando rientro. Lo sai, puoi scaricarti e riempirmi quando e dove vuoi. Insomma, amore, dimenticalo’.’Amore, ti prego, cerca di capire. Io non mi sono mai visto quando sborro, e, soprattutto, non ho mai potuto vedere il tuo bellissimo sguardo nel momento del mio massimo godimento’quando, magari, potrò finalmente sborrarti tutto in bocca!’ insistetti quasi supplichevole. ‘No, non sono un’attrice porno, non mi vedrai mai con la bocca piena di sperma, anche se tuo!’ concluse lei.
Ma io, conoscendo assai bene la mia mogliettina, già sapevo come avrei potuto tentare di raggirare anche questo rifiuto.
Con Elisabetta ci fu poi ancora il terzo e ultimo vivace scambio di idee su un’altra mia particolarissima richiesta.
Alcuni mesi dopo, in seguito all’ennesima bellissima scopata, approfittando dell’euforia della mia mogliettina, le dissi senza troppi preamboli che avevo deciso di coinvolgerla in alcuni giochi particolari. ‘Giochi? ‘ chiese con un tono non proprio incoraggiante -. Non mi sembri il tipo di propormi una serata a casa di amici per una partita di Monopoli o Risiko. E neanche di farmi partecipare al gioco della bottiglia, quello tanto famoso al tempo del liceo.’ ‘Appunto ‘ risposi con tono sicuro -. Hai mai sentito parlare di strip-poker?”E no ‘ rispose alzando subito il tono della voce ‘ . So benissimo cosa sia lo strip-poker. E, se proprio lo vuoi, a riguardo, ti racconto una storia. Non penso ti piacerà tanto. Come, allora, non era piaciuta per nulla a me.
‘Ai tempi dell’università ‘ iniziò mia moglie – , prima di conoscerti, fui costretta a partecipare a un paio di serate diciamo un po’ particolari. Sesso e goliardia si mescolavano in un mix esplosivo, soprattutto per noi giovani matricole. Una volta mi ritrovai, unica studentessa, su un tavolo dove due docenti universitari, di cui uno filippino, e un mio compagno di corso che detestavo, mi costrinsero a partecipare a un paio di mani di quello che si sarebbe rivelato uno stranissimo poker. La presenza dei due professori non mi infastidiva troppo: sapevo infatti che l’esito dei due esami che avrei dovuto sostenere con loro due il mese dopo sarebbe senza dubbio dipeso dal mio comportamento. Questi vogliono probabilmente mettermi nuda, pensavo. E va beh, basta che dopo vadano a segarsi al bagno, non certamente in mia presenza. Mi infastidiva invece la presenza del mio compagno di facoltà, che da mesi mi faceva una corte asfissiante e che io avevo ripetutamente e volutamente snobbato. Proprio a lui, quindi, non volevo offrire alcuno spettacolino. Lui stesso la settimana prima, inoltre, me l’aveva promesso, in seguito a un mio ennesimo rifiuto, che molto presto sarebbe riuscito, invece, a mettermelo in mano e che io, volente o nolente, avrei dovuto fargli un bel lavoretto. Gli avevo risposto con una gran risata irriverente.
‘Ebbene, io non so quanto i due uomini e il ragazzo bararono, ma di certo mi ritrovai, dopo pochissime mani, completamente nuda e in loro balia. E continuavo a perdere, finché il professore di Diritto, ricordandomi l’imminenza del mio prossimo esame, tranquillamente mi invitò ad essere in quel momento particolarmente carina con tutti loro. ‘Quindi ‘ concluse ordinandomi – viene qui, levami le mutande e, come vuoi, fammi sborrare. Lo stesso trattamento lo dovrai riservare al professore di Economia. Per quanto riguarda il tuo compagno di corso, mi sembra che il ragazzo abbia altre esigenze’Sai, lui è giovane e ha strane idee’.
‘Io non l’avevo mai fatto così e, soprattutto, non l’avevo fatto davanti a più uomini. ‘Allora? Abbiamo fretta! Signorina, si dia da fare!’ Arrossii ulteriormente, tentai comicamente di coprirmi qualcosa con una mano e mi avvicinai al primo dei due docenti che tanto elegantemente mi aveva ordinato di farlo venire. Dovetti abbassargli i calzoni e, quindi, uno strano tipo di mutandone ascellare. Ne uscì fuori un piccolo cazzo grigio, pieno di grinze e, soprattutto, senza alcun segno di erezione. Avvicinai i miei due seni al suo volto affinché potesse ben vederli e sentirne il profumo. Contemporaneamente, presi in mano il suo piccolo e flaccido arnese. Sdegnosamente guardavo dall’altra parte. Chiaramente volevo farlo sborrare con una semplice e veloce sega. Cominciai con un lento su e giù. Poi iniziai a cambiare ritmo. Non ottenendo risultati provai ad accarezzargli i piccoli testicoli grigiastri che al tatto, però, sembravano gonfi di liquido seminale. E continuavo a segarlo, sempre guardando fuori della finestra. Passava il tempo e, anche se una timida erezione iniziava a manifestarsi, l’uomo non aveva alcuna intenzione di liberare il suo seme. ‘Non hai capito che devi fare qualcosa d’altro?’ Cosa? ‘ chiesi ingenuamente ‘ me lo dica perché mi fa male la mano e non ce la faccio più. ‘Bacialo’. Mi ordinò. Oh no, non ce la faccio’ risposi sussurrando. ‘Lo devi, se no non vengo” Avvicinai la bocca al grigio e molle cazzo del vecchio e dopo, per un secondo, lo feci entrare nella mia calda bocca. Mi faceva però troppo schifo e dopo pochi secondi lo sputai e ripresi a segarlo. ‘Non basta ‘ mi rimproverò il vecchio professore ‘ . Sei un’incapace. Devi contemporaneamente succhiarmelo e accarezzarmelo’. Disperata eseguì e iniziai a spompinarlo come sapevo in realtà benissimo fare. E dopo qualche minuto sentì sulla lingua una goccetta bollente del liquido seminale del vecchio professore. Subito scappai. Non avevo alcuna intenzione di bere quel puzzolente sperma di vecchio. Contemporaneamente però lo segavo e finalmente mi sborrò addosso. Non riuscii con la mano a proteggermi e a trattenere tutti gli schizzi che, tanti e abbondanti, mi ricoprirono entrambi i candidi seni.
‘Mi avvicinai quindi al secondo professore. Anche con lui dovetti subire l’umiliazione di abbassargli le mutande. Anche in questo caso mi si presentò un pene piccolissimo. Il professore di Economia era inoltre filippino, e con mia grande disperazione, il piccolo cazzo era dichiaratamente giallo. ‘E’ tanto tempo che non vengo. Inizia con il prenderlo in mano e a lavorarlo, dopo di penserò io’ Non capii, ma ubbidii. Anche con lui fui costretta ad accarezzargli i coglioni stracolmi di sperma e a baciargli la punta del cazzo. Fu a questo punto che mi prese per gli orecchini, e mi fece inginocchiare davanti a lui tra le sue corte gambe. Era uno schifoso esibizionista. Infatti cominciò a menarsi l’uccello davanti ai miei occhi azzurri e mi intimò di guardarlo per bene mentre lo faceva. Capii a quel punto cosa aveva significato il suo ‘dopo ci penso io’. Bastarono pochi secondi di violento su e giù, come io certamente non mi sarei mai permessa di fare, e il professore filippino mi violentò, come voleva, il mio bel volto. La sua sborra infatti iniziò a ricoprire il mio volto che non riuscivo a spostare a causa della stretta che il professore esercitava sui miei orecchini. Mi rassegnai e tutto il mio bel viso fu ricoperto dal liquido biancastro-giallastro dell’uomo. Neppure il naso e gli occhi furono risparmiati
‘E fu così che, piena di sborra mi rivolsi al mio compagno di facoltà: ‘I due signori si sono ben divertiti. E tu, ora, cosa vorresti che ti facessi’ Non vedi come sono ridotta’ Una maschera di’ Sai ben cosa, tu’!’ Il ben biondino non sembrò assolutamente impietosito e anzi precisò: ‘Con i due professori sei stata furbetta. Alla fine li hai fatti venire come volevi tu e, soprattutto, dove volevi tu. Ora vieni qui e levami gli slip. Ti assicuro che questa volta avrai una bella sorpresa. Poi, con le mani dietro la schiena, che non vorrei essere costretto a legare, con la bocca ti conquisterai il mio cazzo. Dovrai farmi un veloce pompino, solo con la bocca e, alla fine, forse per la prima volta in vita tua, dovrai bere tutto quello che ti regalerò’. Io lo pregai e lo supplicai. Non l’avevo mai fatto. Mi faceva schifo. Non avrei retto e avrei vomitato. E inoltre mi vergognavo di essere guardata dai due vecchi professori che nel frattempo avevano ripreso a masturbarsi. Fu il professore di Economia che mi ricordò che il giovane aveva i loro stessi diritti. Mi avvicinai al biondo e muscoloso Enrico. Si chiamava infatti così e mi era stato da sempre molto antipatico. Mi accolse con un sorriso. Gli abbassai violentemente i jeans e quindi gli slip. Mi presentò un cazzo enorme, già in piena erezione e con la cappella violacea. Era proprio un bel cazzo. In altre situazioni avrei potuto anche apprezzarlo. Seguendo le sue direttive misi le mani dietro la schiena e così facendo inarcai le mie tettine al cielo. Ero bella anche allora. Con la sola bocca andai quindi a catturare il grosso cazzo di Enrico che subito mi riempi la bocca per intero. Era veramente enorme. E ugualmente pieno di sborra sentivo i coglioni che mi ballonzolavano sul mento. Ero atterrita all’idea del momento in cui l’uomo avrebbe deciso di liberare nella mia bocca tutta la sua sborrata. Iniziai a salire e scendere per tante volte lungo la canna del cazzo. Era evidente che Enrico voleva assaporare fino in fondo la soddisfazione di tenere il più a lungo possibile il suo bel cazzo nella bocca della bella della facoltà che l’aveva sempre rifiutato. Voleva umiliarmi e farmi il più possibile faticare. E infatti, nonostante un eterno su e giù con le labbra e le peripezie di tutti i tipi con la lingua non riuscivo a farlo sborrare. Mi sentivo anche umiliata. Ero completamente sottomessa, nuda e inginocchiata davanti a lui. Lo spompinavo da oltre un quarto d’ora, avevo le mascelle indolenzite, avevo terminato la saliva e lo fissavo con i miei bellissimi occhi azzurri socchiusi nella speranza di eccitarlo ancor più, ma lui, Enrico, continuava trionfante ad esibirmi i suoi quasi trenta centimetri di cazzo e un glande violaceo enorme ma sempre asciutto e aggressivo. A un certo punto volle cambiare la sceneggiatura e mi fece intendere che voleva letteralmente violentare la mia bocca. Iniziò infatti velocemente a stantuffare tutto il cazzo fino in fondo alla mia gola. A un certo punto lo estrasse e mi ordinò di leccargli con la lingua i coglioni e il glande che era diventato ancora più violaceo. Ubbidii e lo sentì pulsare. Confesso che cominciava a piacermi. Ma Enrico non voleva proprio sborrare. ‘Tengo ancora ‘ mi disse ‘ perché voglio stuprarti la bocca fino in fondo e, dopo, riempirti tutta con il mio sperma che, te l’assicuro, sarà tanto tanto e bollente. E, se non sei un’esperta bevitrice di sborra, avrai parecchie difficoltà. Non ti piacerà perché, lo so, oltre che a puzzare ed essere attaccaticcia, soprattutto, non è del tuo uomo. Forse anche vomiterai. Ma sarai costretta a farlo, perché o berrai e butterai giù tutto e subito o non respirerai. Il mio cazzo, come te ne sei già accorta, ti riempie completamente la bocca. E non avrai scappatoie.’ Fu a quel punto che gli offrì, in cambio, tutta me stessa. Gli offrii infatti la mia giovane fica e, se lo avesse desiderato, anche il mio culetto ancora vergine. Le mie parole lo eccitarono ulteriormente e mi rispose stringendomi gli orecchi e iniziando a riversarmi in gola i primi schizzi di sborra. Mi colse impreparata. Come estremo tentativo di difesa tentai di trattenere la prima sborrata in bocca per sputarla appena possibile. Ma Enrico continuava a versare nella mia gola tanto liquido bollente. Non riuscivo più a respirare, e come mi aveva già preavvisato, fui costretta, per respirare, a buttare giù una prima gran quantità di sperma. Ingurgitata la prima sborrata iniziai ad accettare tutto il resto, senza più trattenerlo in bocca. Intanto gli schizzi continuavano. Fui colpita da un attacco di tosse. Si mescolò il vomito. Vomitai sperma. Ma altrettanta Enrico continuava a riversarmene nella gola. Era qualche mese che non scopava, ed io ne facevo ora le spese. Il cazzone continuava a sussultare e il liquido, sempre più puzzolente mi aveva riempito più volte la bocca. Non riuscivo a mantenere il ritmo tra gli schizzi e la quantità di sperma che ingurgitavo. A un certo punto la bocca fu nuovamente piena e vomitai di nuovo. Ero in totale stato confusionale, ma riuscì egualmente a intravvedere e a capire quello che mi stava succedendo intorno. Enrico finalmente si era fermato, svuotato. Ma si avvicinarono i due professori che avevano finito di segarsi. Vedere il mio sofferto ingoio li aveva particolarmente eccitati. Si avvicinarono e mi fecero capire cosa volevano. Non volevano essere da meno di Enrico. Il primo fu il professor filippino che mi scaricò tutta la sua liquidissima sborrata in bocca. La sborra di Enrico era stata, dopo tutto, sempre la sborra di un bel ragazzone ventenne. Quella dell’uomo giallo era invece prodotta da un vecchio uomo filippino. La liquidità e la puzza dello sperma caldissimo del professore mi fecero vomitare. Ma non ebbi il tempo di riprendermi che si avvicinò il professore di Diritto. Pretese che gli mostrassi la lingua già piena dello sperma del suo collega. Io, non capendo, la estrassi e gliela offrii e lui, silenziosamente e faticosamente, mi depositò sulla stessa solamente sette-otto gocce: ma erano puzzolentissime e liquidissime. Era sperma di vecchio. Socchiusi gli occhi e ingurgitai anche quella. Quando li riaprì vidi i due docenti firmare sul mio libretto, in bianco, due trenta e lode. Capi che lo strip-poker, quel giorno, si era così concluso’.
‘E, oggi, mi dici che, questa volta, donna trentenne, dovrò partecipare a un altro strip-poker dove, invece dei due professori e del ragazzetto viziato e vendicativo, ci saranno due uomini che porteranno le loro mogli al tavolo da poker con il solo scopo di scoparsele a vicenda, dopo che le due consorti saranno state ovviamente costrette a spogliarsi e a fare qualche altro giochino prima del gran finale. E tu, mio marito, mi farai spogliare nuda davanti a un altro uomo, permetterai che mi faccia fare sicuramente qualche porcheria e poi lo autorizzerai a scoparmi. Poi, naturalmente, io dovrò subire l’umiliazione che tu, nel frattempo, ti scopi la gentile consorte del tuo amico, che magari conosco benissimo e che detesto! Ma perché dovrei accettare questa tua follia? Io, tra l’altro, mi vergogno. Il pudore, lo sai, io lo vinco solo con il mio uomo. Come potrei avvicinarmi, con te presente, a un pene di un altro uomo? E magari, per pagare una schifosa doppia coppia, questo cazzo, dovrei anche accarezzarlo e farlo sborrare’ Tu sei pazzo, non lo farò mai!’ ‘Lo farai, amore, lo farai’ E non solo questo ‘ continuai con tono divertito e provocatorio – . ‘Ah, non basta questo? Ci sarebbe ancora dell’altro? ‘ chiese mia moglie addirittura sorridendo nervosamente – . ‘Sì, ma questa è una sorpresa. Te la proporrò solamente se avrai superato brillantemente tutte le altre prove” ‘Quali prove?’ ‘ chiese facendo finta di aver dimenticato tutti i precedenti fantastici progetti che le avevo già confessato. Quella sera, non saprò mai se per conseguenza di tutti questi discorsi, mia moglie mi scopò forsennatamente.
Per alcuni mesi non ne parlammo più.
Mia moglie sapeva che prima o poi sarei passato all’azione. La cosa, sotto sotto, non le dispiaceva. Sapeva che lei era diventata una femmina preda e che in qualsiasi momento avrebbe potuto essere sottomessa dal maschio. Io, d’altra parte, attendevo l’occasione per costringerla ad accettare le mie proposte. Sapevo che il tutto doveva essere fatto per gradi. Le sue fotografie, completamente nuda, dovevano essere il primo passo.
La prima grande occasione per me si presentò alla fine dell’anno. Uscimmo a cena con una coppia di nostri amici, Paolo e Alessandra. ‘Siamo appena tornati da uno splendido viaggio alle Maldive. Alessandra ed io abbiamo una grande voglia di vedervi per raccontarvi un po’ di belle cose’ mi disse Paolo al telefono. ‘D’accordo, se a voi va bene ci vediamo sabato sera’ risposi. ‘Informo Alessandra e ti richiamo per la conferma’. Puntuale arrivò la conferma e ci vedemmo in un tranquillo e appartato localino del centro. La serata fu piacevolissima, allegra e ricca di bevute. Dopo averci dettagliatamente descritto le bellezze dei luoghi, la bontà del cibo, la simpatia degli indigeni, Paolo, cui le abbondanti libagioni aveva sollevato non poco lo spirito, iniziò a raccontarci degli aneddoti che, poco alla volta, divennero sempre più intriganti ed eccitanti.
Alessandra, sua moglie, era una bellissima femmina e mi aveva sempre turbato, anzi eccitato. Taglia 40-42, un culetto rotondo rotondo, due gambe lunghe, affusolate e sempre abbronzate, due tettine piccole ma rotonde e ben slanciate al cielo, aveva il corpo tipico di una modella. Inoltre ai capelli lunghi e biondi, abbinava due splendidi occhi verdi.
A quel punto della serata, indubbiamente imbarazzata dalla condotta del marito, tentava con amorevoli sguardi di contenere la vena narratrice del suo uomo. Ma ben presto desistette. ‘Sapete ‘ iniziò a raccontare Paolo ‘ abbiamo trovato una splendida spiaggia di sabbia bianca e l’abbiamo eletta a nostra spiaggia privata per tutte le volte che siamo andati al mare. Era isolatissima, non c’era anima viva nel raggio di qualche chilometro e potevamo tranquillamente rilassarci sapendo che non esisteva alcun elemento di disturbo. ‘Paolo” sussurrò per l’ultima volta Alessandra, intuendo dove voleva andare a parare suo marito. ‘Ebbene, sapete che mia moglie è molto riservata, non ama mostrarsi e rifiuta qualsiasi cosa che possa metterla in imbarazzo. Per intenderci, bikini piccolo, ma sempre bikini. Di topless, ad esempio, non se ne parla nemmeno. Neanche quando andiamo a prendere il sole sulla mia barca’ ‘Paolo, non penso che a Elisabetta e a suo marito interessi sapere come prendo il sole’Se in bikini o in topless..’ ‘Ebbene, dovete sapere che mia moglie, per la magica atmosfera che si respirava in quell’isolotto deserto e per la gioia di essere noi due soli e in vacanza in quel luogo paradisiaco, pensò bene di superare tutte le sue ritrosie e i blocchi psicologici che aveva e” ‘Amore, ti prego, mi vergogno! Tanto avranno già capito. Non raccontare proprio tutto”’E allora…’ lo incoraggiai già pregustando il prosieguo del racconto ed eccitandomi immaginando la sua bella mogliettina in qualche situazione scabrosa. E Alessandra, accorgendosi della mia malcelata eccitazione, mi lanciò, con i suoi bellissimo occhi verdi, un’occhiataccia piena di dispetto. ‘E allora, per la prima volta ‘ continuò Roberto ‘ mia moglie si è mostrata sulla sabbia completamente nuda, come mamma l’ha fatta, in tutto il suo splendore! ‘Paolo, basta, mi metti in imbarazzo” implorò Alessandra. Ma ormai l’uomo, euforico e molto orgoglioso del racconto che stava facendo della bellissima moglie continuò. ‘Non solo mi ha deliziato del suo corpo ma anche, dopo che le ho fatto una piccola promessa, ha accettato di farsi immortalare, così, completamente nuda, dalla mia macchina fotografica.”Promessa? ‘ chiesi io incuriosito e sempre più evidentemente eccitato. ‘Sì le ho promesso che nessuno mai avrebbe potuto vedere quelle foto che sono infatti archiviate in un file ultraprotetto. Solo io potrò così godere della visione del corpo di mia moglie. E poi” ‘Ora basta Paolo, ti prego, – lo interruppe bruscamente, quasi urlando, Alessandra – . Non esagerare! Mi hai giurato che non avresti mai raccontato a nessuno certe cose’In particolare di certe cose che in vacanza, non so perché, mi sono sentita di fare e di concederti’Lascia perdere il resto’ Non andare più avanti. Sai bene di cosa parlo!’ ‘Va bene, mi fermo qui. Sarà stata l’aria, ma è stata una vacanza indimenticabile”
Mia moglie aveva ascoltato in silenzio. Anche lei, come Alessandra, in imbarazzo. Sapeva che ne avrei approfittato. Cosa che puntualmente si verificò. Tornando a casa in macchina, eravamo tutti e due eccitati. Forse anche per il vino che avevamo entrambi ingurgitato abbondantemente. Ma non solo. ‘Ti ho visto, sai! – esordi Elisabetta – . Eri tutto eccitato durante il racconto di Roberto all’idea della sua bella mogliettina tutta nuda sulla spiaggia! Se ne è accorta persino Alessandra che era molto imbarazzato dal racconto di suo marito”’E tu no?’ replicai. ‘Che c’entra?’ rispose secca mia moglie. ‘Dico solo che eri e sei tuttora eccitata, come lo sono io del resto’ aggiunsi, facendo intuire a mia moglie che non sarebbe arrivata a casa indenne. ‘Cosa vuoi dire? Dai, stai calmo’ sei al volante!’ ‘Io sono calmo, ma fra poco lo sarò ancor di più’ ‘Fra poco?’ mi chiese mia moglie temendo che volessi andare subito al dunque. ‘Spogliati, completamente ‘ le ordinai -. E rimani lì, nuda, mentre io guido’.’Ma sei impazzito! Stai guidando e pensa se la polizia, vista l’ora tarda, ti ferma per un controllo. Ti immagini la scena. Si farebbero delle grandi risate, ma non solo’ penso!’ ‘Tu non preoccuparti. Voglio vederti nuda, ora!’. Il tono imperioso la convinse. Velocemente in pochi secondi, si tolse i pochi indumenti che aveva addosso e rimase nuda con le sole scarpette nere a tacco a spillo e le autoreggenti velate nere. Era tanto arrappante che stavo per venire subito nelle mutande come un cavallo. ‘E adesso?’ chiese indubbiamente imbarazzata dalla situazione creatasi. Era preoccupata: temeva infatti che qualcuno degli occupanti delle macchine che incrociavamo o che superavamo potessero vedere qualcosa. Con il braccio, infatti, tentava di coprirsi almeno il seno. ‘Te l’ho detto, sono eccitato. Sono pieno di sperma e devo sborrare. Quella troietta di Alessandra mi ha eccitato’Tu lo sei anche, quindi..’ e così facendo le mostrai il gonfiore sotto i calzoni del leggerissimo vestito di seta. ‘Quindi cosa? ‘ chiese tentando un’ultima finta resistenza. ‘Tiramelo fuori e fammi una sega’ le intimai. ‘Che modi! E poi, permettimi: un’altra donna, Alessandra, ti eccita, ti fa riempire i coglioni di sperma e dopo pretendi che sia io a svuotarteli! Fatteli svuotare da lei, se ci riesci. E poi, adesso, mentre stai guidando’ Io sono nuda, accidenti a te, ma tu inveve indossi quel bellissimo vestito di seta che, conoscendo le tue capacità’ e sai benissimo a cosa alludo, non uscirebbe indenne”.’Usa le mani ed eventualmente il tuo perizoma per raccogliere tutto” le consigliai. ‘Non mi sembra giusto. Io non me lo rimetto un perizoma pieno di sperma’ si lamentò mia moglie. ‘E chi ha detto che dovrai rimettertelo?’ le risposi. Elisabetta sorrise, appoggiò il bel viso sul mio ventre, mi sbottonò i tre bottoni della patta dei calzoni, infilò la mano sotto i miei slip e fece fuoriuscire il mio bel cazzo che era già in stato di allarme. E iniziò a segarmi. Ebbe la sfrontatezza di aggiungere: ‘Ma guarda qua quanto ti ha eccitato la Alessandra” Non era mia intenzione affaticarla eccessivamente. Contemporaneamente, con una mano guidavo e con l’altra, quasi violentemente, le infilai il mio dito medio dentro la sua fighetta. Era già abbondantemente bagnata. Bastarono due penetrazioni del dito medio, accompagnato dall’indice, e venne. Sborrò violentemente sussultando, inondando del suo miele la pelle del sedile. La scena mi eccitò ulteriormente, se ne fosse stato ancora bisogno. Pochi secondi dopo infatti mia moglie era tutta impegnata con le mani e il perizoma a raccogliere in maniera concitata gli schizzi della mia sborra che a fontana fuoriuscivano dalla mia cappella violacea. Erano tanti, pesanti, caldissimi. Non voleva, lei, che il mio vestito di seta, si macchiasse. Ma la sborra era troppa e non riuscì a raccoglierla tutta. Il vetro della macchina, il cruscotto e i suoi capelli neri furono tutti inondati dal mio sperma. ‘Amore, sei un disastro. Guarda cosa hai combinato. E scommetto che dovrò io, domani, portare la macchina al lavaggio. Ti immagini i commenti dei due inservienti’ Per lo meno, sghignazzando, faranno apprezzamenti sull’abilità della femmina che si era trovata in questa macchina la sera prima’ Voi uomini porci sapete tutti ben riconoscere la vostra sborra. E ti immagini gli sguardi che dovrò sorbirmi!’ ‘Ti preoccupi? Piuttosto, hai sentito cosa ha raccontato Paolo?’ le dissi con un tono che era di chiarissima provocazione. ‘Scusa, ma cosa avrei dovuto sentire? Rispose lei facendo finta di nulla. ‘Come, non hai sentito che brava che si è rivelata la sua mogliettina’ le dissi, tentando in questo modo di toccare tutto il suo orgoglio che già prima avevo provocato. Mia moglie, infatti, come ben prevedevo, abboccò e contrattaccò peggiorando la sua situazione già precaria in partenza. ‘Non capisco dove vedi tutta questa bravura’ Pensi che Alessandra sia capace di fare anche questo?’ e mi agitò sotto il naso il suo perizoma pieno zeppo del mio sperma. ‘Non lo so, probabilmente no. Ma sa fare bene altre cose, come ha confessato Paolo’. ‘Cosa?’ chiese indispettita mia moglie. ‘Beh, hai sentito anche tu cosa è stata capace di fare su quella spiaggia delle Maldive”. Mia moglie, cadendo nel tranello, subito replicò: ‘E ti credo, alle Maldive, tutte sono capaci di fare cose che qui, in città non le farebbero proprio’Anch’io lì sulla spiaggia dell’isola deserta’ Insomma’ Portami alle Maldive e vedrai che anche la tua mogliettina si esibirebbe’Proprio come vorrebbe il suo maritino’ Anzi sicuramente meglio!’. ‘Ma ne sei proprio sicura? Io non ne sono proprio così certo” aggiunsi affondando ancor più la provocazione. ‘E dai, insisti. Se te lo dico vuol dire che sono sicura di essere ben più brava di Alessandra’ Sono sicuramente anch’io in grado di fare quello’ Sì, proprio quello che tu tanto vuoi farmi fare’ Altro che la dolce Alessandra’! Solo perché si è fatta fotografare nuda dal marito! Ah poi, chissà cosa altro gli ha fatto, al maritino’ Non lo doveva raccontare, però, perché lei si vergognava’ Figurarsi! Io invece, te l’assicuro, non ho di queste problemi. Farmi fotografare nuda mi riesce meglio di lei e sicuramente sono più brava e naturale di lei anche in quel altro tipo di foto, quelle che si è fatta tirare probabilmente con l’autoscatto mentre, forse, faceva altre cosine al maritino!’ ‘Io questo non l’avevo capito, ma se lo dici tu” ‘ conclusi mentendo io – .Voglio crederti.’ ‘Credici, credici, ti stupirei, alle Maldive però’ Ah, questa Alessandra”
Due giorni dopo, arrivato a casa dal lavoro, appoggiai sul tavolo del salone, ben in evidenza, due biglietti d’aereo. Destinazione, naturalmente, le Maldive. Elisabetta vide i due biglietti e lesse. Trasalì e commentò subito: ‘Me l’hai fatta’ Non ho più scampo, ora. Vero?’ ‘Sì, amore, prepara la valigia’ le risposi dolcemente. Poi vedendo la precipitosa preparazione della mia valigia, dimostrando di aver ben capito cosa avrebbe dovuto fare sulla splendida spiaggia di sabbia bianca che ci attendeva, mi apostrofo: ‘Perché prendi la telecamera? Solo la macchina fotografica, amore, come lo sai benissimo” ‘E’ vero, me ne ero dimenticato’ risposi mentendo.
Una settimana dopo eravamo sdraiati, nudi, sulla stessa bellissima spiaggia di sabbia bianca che aveva visto, un mese prima, le imprese di Alessandra, la gran rivale di mia moglie.
Mia moglie ben memore di quello che aveva detto di Alessandra, scelse inizialmente come tattica quella di distruggermi sessualmente nella speranza probabilmente di tenermi tranquillo e di abbassare sempre il mio desiderio sessuale. Iniziava al mattino all’interno del bungalow. Mi svegliava con un pompino. E non si fermava finchè non venivo. Arrivati in spiaggia, subito si spogliava. Completamente. Ciò mi provocava sempre un risveglio di un certo tipo che veniva tradito da una bella erezione. ‘Non sopporto vederti in queste condizioni” diceva la mia mogliettina e subito, dolcemente, mi faceva una eterna sega per tranquillizzarmi. Ovviamente le venivo in mano. Nel pomeriggio, nel relax pomeridiano all’interno del bungalow, le piaceva cavalcarmi. ‘Sei il mio stallone’ mi diceva, e contemporaneamente si dimenava sedendosi letteralmente sul mio cazzo. Lei godeva e mi riversava addosso quantità enormi del suo miele. E continuava a sborrare a raffica finché anch’io la riempivo tutta del mio seme. Ma il bello veniva sempre in spiaggia. Qui, sempre alla stessa ora, iniziava a spompinarmi. Non si preoccupava della presenza vicino alla riva delle barche dei pescatori. ‘Che guardino pure, se ne hanno la voglia. Che sappiano come fanno l’amore le donne italiane’. Poi alla fine non mi faceva venire perché avevo deciso che ogni notte, a letto, dovevo prenderla alla pecorina. Era un gran bel vedere il culetto di mia moglie rialzato pronto a ricevere il mio cazzo. E io ben volentieri la facevo felice con una grande sborrata finale. Un giorno volle che glielo mettessi anche nel culetto e la sborra penetrò in profondità nel suo intestino.
‘Non puoi proprio lamentarti della tua mogliettina’ mi disse il penultimo giorno del favoloso soggiorno in quella spiaggia incantata. ‘Penso che avrai cosa raccontare a cena al tuo amico Paolo. Se vuoi, ti permetto di raccontare tutto’ Un po’ mi imbarazzerebbe ma, vista la confidenza che c’è ormai tra noi quattro” aggiunse regalandomi un sorriso pieno di doppi sensi.
Il mattino dopo decidemmo di andare in spiaggia tardi. Repentinamente dissi a Elisabetta: ‘Amore, oggi porto la macchina fotografica’. ‘Ah sì?’ mi rispose mostrando falsamente disinteresse per quello che sarebbe successo tra poco. Arrivati in spiaggia mia moglie mi sorprese. Indossò per la prima volta il bikini. ‘Ma come, amore, proprio oggi’ Sei rimasta per sei giorni sempre nuda sotto il sole e, oggi, ti tieni addosso il bikini’. ‘Amore, non sono scema’ – mi rispose sussurrando – . So benissimo quello che vuoi e quello che devo fare. Però cominciamo così, ti va?’ ‘Va bene, sei bellissima anche con il bikini” ‘Lo so – concluse ‘ ma senza niente sono ancora meglio.’ E cominciai a scattare. Le prime foto immortalavano mia moglie in pose molto tranquille e con il bikini addosso. Belle, ma naturalmente tremendamente uguali a centinaia di altre foto che già avevamo a casa.
‘E allora, amore?’ a un certo punto le chiesi quasi sussurrando, ma mostrando una certa impazienza. ‘Adesso?’ rispose con un tono che sapeva di vittima’ ‘Sì ‘ risposi ‘ è giunto il momento’. ‘Va bene’ sussurrò e lentamente, sempre rimanendo sdraiata, si slacciò prima il reggiseno e quindi, sempre tenendo ben strette le splendide gambe, il mini slip. Io naturalmente scattavo a raffica e le foto della modella che, indubbiamente imbarazzata, si levava le mutandine erano indubbiamente favolose. ‘Vedo che fotografarmi così ti eccita molto – mi disse mia moglie vedendo la mia spontanea erezione – . Divertiti, divertiti, maiale. E scommetto che dovrei anche cambiare posizione, vero? Magari per mostrare di più e magari tutto il resto”’Sto aspettando, amore, ti prego” le dissi invitandola a fare qualcosa di più. Ed Elisabetta, ormai rassegnata, si rigirò lentamente, assunse una splendida posizione alla pecorina e piano, piano, iniziò ad allargare le gambe. Lo spettacolo che mi offriva e che la macchina immortalò era semplicemente favoloso. Poi provocatoriamente, si alzò di scatto e si pose in posizione ritta, in piedi, altezzosa. Con le mani si raccoglieva i capelli dietro la nuca. ‘Volevi fotografarmi così, no, tutta nuda’ con le tettine al vento e la fica ben in evidenza’ Scatta, scatta’ Ma fai veloce” E io scattavo, senza soste. Sdraiata, con la fica in primo piano, mentre prendeva il sole. Inginocchiata con le le mani sempre tra i capelli, E poi iniziai ad andare alla ricerca dei particolari”Ma, insomma, anche la passerina in primo piano’ – mi rimproverò ‘ Cosa ne farai, poi” E fu a questo punto che di scatto si alzò, mi prese la macchina e mi scaraventò amorevolmente a terra. ‘Ehi, non penserai mica di passarla liscia’E’ mezz’ora che il tuo cazzo urla. Adesso mi diverto io a fotografarti in quelle condizioni!’ E iniziò a fotografarmi, o meglio si divertiva a fotografare la mia erezione che lei stessa aveva provocato. Io inizialmente ero un po’ infastidito, ma poi accettai che anche lei si divertisse. La lascia fare soprattutto perché, subito dopo mi ripromettevo di passare alla seconda parte del servizio fotografico, quello senz’altro più piccante. Ma per far ciò dovevo provocarla.
‘Vedo che ti stai divertendo un mondo’ le urlai improvvisamente. Probabilmente come pure si era tanto divertita Alessandra quella volta”Cosa vuoi dire?’ si bloccò subito mia moglie, rabbuiandosi. ‘Tu stessa dicesti che sospettavi che la mogliettina Alessandra non si era fermata lì, e che anzi poi si era probabilmente divertita a fare delle foto, con il suo bel maritino, di un certo tipo’ E, non solo, aggiungesti poi che tu ne saresti stata pure capace, anzi, senza dubbio saresti risultata più spontanea di lei’ Parlavi, amore, dell’autoscatto” ‘Ah, vuoi farmi delle foto anche di quel tipo’ – disse la mia bella mogliettina – . Pensavo che ti fossi limitato’ E’ vero, ho detto quelle cose, ma non pensavo che mi sarei ritrovata un giorno in questa situazione’ Che tipo di foto vorresti farmi?’ ‘Mi piacerebbe farti tre foto ‘ le spiegai – : una mentre entro nel tuo bel culetto, una mentre metto il mio cazzone nella tua splendida figa e poi, gran finale, una raffica di foto mentre te lo prendi in bocca’ Ti va?” ‘Nient’altro? ‘ mi apostrofò, fingendosi offesa ‘. Non ti sembra di esagerare? Ma, amore, me lo prometti almeno che anche queste foto saranno archiviate nel più protetto dei tuoi files?’ mi chiese paurosa e allusiva. ‘Certo, te lo giuro’ le risposi rassicurandola. E lei, lentamente e silenziosamente, si mise nella prima delle posizioni richieste. Preparai l’autoscatto e velocemente l’aggredii spingendole subito, senza esitazione tutto il mio cazzo in perenne erezione nel suo bel buchino. La macchina fotografica immortalò persino il suo sospiro nell’attimo della penetrazione. Poi, manualmente, sparai foto a raffica riprendendo in primo piano lo splendido culetto di mia moglie durante la mia penetrazione. Poi passai alla figa. Mia moglie era ormai anche lei eccitata e accettava un po’ tutto quello che le chiedevo. Accortomi di ciò pretesi allora che si girasse, che divaricasse al massimo le gambe e che con le sue dita si allargasse il più possibile le piccole e le grandi labbra. Volevo riprenderla così, in una posizione oscena. ‘Anche questo mi fai fare’ amore? – mi rimproverò amorevolmente. E magari dovrei anche masturbarmi per la platea’ vero?’ ‘Si amore, saranno foto bellissime’ le risposi praticamente implorandola. E lei iniziò a masturbarsi. Non l’avevo mai vista così. Raggiunse subito l’orgasmo, che io prontamente immortalai. ‘Amore, non farmi pensare a quello che sto facendo e, soprattutto, quello che tu mi stai facendo fare’ Mettimelo, invece subito dentro” Ubbidii immediatamente e la penetrazione fu naturalmente ripresa da una serie di foto a raffica.
Elisabetta si stava comportando veramente come una modella hard. E capì subito cosa doveva fare quando mi alzai e la feci inginocchiare davanti a me. Con l’autoscatto immortalai l’attimo in cui avvicinai il mio cazzo prepotente alla sua bocca. Poi non fu più necessario l’autoscatto. Con una mano sostenevo la nuca di mia moglie, mentre con l’altra immortalavo con fantastici primi piani il lavoro di lingua che aveva iniziato forsennatamente a fare. Decine furono gli scatti. Con la bocca piena, con la lingua che si appoggiava su un ormai violaceo glande, con gli azzurrissimi occhi chiusi o spalancati dinanzi al mio cazzone sempre più invadente. Io volevo venire ma mia moglie si bloccò e mi intimò: ‘Aspetta. Stai calmo. Ti farò venire, ma quando e come lo vorrò io. Non volevi che ti dimostrassi che sono più brava di Alessandra? E allora” ‘Non capisco” le risposi supplichevole. ‘Amore, non preoccuparti. Adesso ti farò una sega. Se vuoi, puoi anche fotografarmi mentre con la mano ti preparo, in dieci secondi, alla sborrata. Ma pretendo in particolare che tu immortali il tuo orgasmo, ossia l’attimo in cui i tuoi violenti schizzi si riverseranno su di me. Voglio che, mentre mi aggrappo a te, ai tuoi fianchi, e appoggio il mio volto al tuo ventre siano ben visibili i tuoi sussulti che io ho provocato e dei quali ne assaporo i sapori’ Voleva immortalare il suo attimo di grande femminilità. Il momento in cui, trasognante, avrebbe ricevuto sul suo volto la calda sperma del suo uomo che aveva fatto sborrare in dieci secondi. Ed io, in dieci secondi, venni. Le ricoprì completamente il volto. Come voleva lei. Lei, che indubbiamente si era dimostrata la più brava. Era l’estrema lezione che voleva dare a me e
ad Alessandra. E sperava, forse, nel profondo del suo cuore, che qualcuno, non mantenendo le promesse fatte, tutte quelle foto le mostrasse alle persone in questione’ Non immaginava però quanto questa sua fantasia, un giorno, si sarebbe trasformata in realtà.
Appena rientrato dalla splendida vacanza, nel primo momento di solitudine in casa, stampai tutte le splendide foto che Elisabetta mi aveva regalato. Tutte belle. Ma una in particolare meritava e ottenne una stampa in gigantografia. Elisabetta, abbandonata languidamente sul mio ventre, ha le labbra, il nasino e gran parte del suo splendido e abbronzato volto già ricoperti dal mio sperma. Osserva con gli splendidi occhi azzurri, trasognanti e semichiusi, i miei zampilli di piacere che continuano a investirla senza sosta. Confesso che freneticamente mi spogliai e mi sdraiai sul letto di casa. Quindi, guardando la fotografia della mia mogliettina, senza alcuna vergogna mi masturbai violentemente. Il pensiero che qualche minuto dopo la splendida modella sarebbe comparsa davanti a me mi fece scoppiare. L’orgasmo giunse infatti immediato e gli schizzi inondarono le lenzuola del letto. Mio e di mia moglie. Rimasi lì immobile, quasi in estasi. E fu così che Elisabetta mi sorprese qualche minuto dopo. Vedendomi immerso nella mia sborra e osservando la foto che tutto ciò aveva provocato, in silenzio senza proferire parola, aprì lo stereo e iniziò un lentissimo spogliarello. La visione di mia moglie nuda davanti a me che si offriva languidamente alle mie voglie mi provocò un’altra violenta erezione. E lei, sempre silenziosamente, regalò al mio cazzo, con le sue abilissime mani, una bellissima, lentissima e dolcissima carezza. Le venni, in mano, dopo pochi secondi. ‘Hai fatto presto, amore” mi sussurrò. ‘Meglio la copia o l’originale?’ mi chiese. Non le risposi, ma dal mio silenzio intuì che per me era stato bellissimo, tutto. Per lei, pure; e capì che avrebbe dovuto piacevolmente preoccuparsi del suo futuro. Aveva infatti già ceduto una volta: sarebbe successo di nuovo in futuro?

Passarono alcuni mesi. Mia moglie ed io li trascorremmo come sempre vivendo intensamente alla giornata. Sesso sempre e tanto. Ed io aspettavo sempre l’occasione per mettere in pratica il piano che avrebbe costretto mia moglie alla seconda delle prestazioni che l’avevo invitata a fare. E questa capitò, improvvisamente.
Eravamo in vacanza, a Firenze. Da bravi turisti pensammo bene di attraversare il bellissimo Ponte Vecchio. I negozi, bellissimi, ci attrassero tutti. Ma mia moglie rimase paralizzata in particolare di fronte a una vetrina. L’ultima gioielleria del ponte le offrì la visione di un’opera d’arte che la confuse e la fece andare letteralmente in confusione. Il diamante che troneggiava nel mezzo della vellutata vetrina le fece perdere la parola. Muta e con il nasino quasi schiacciato contro il massiccio vetro, non dava segni di risveglio. ‘Ti piace così tanto?’ le chiesi. ‘E’ meraviglioso!’ mi rispose senza staccare lo sguardo dal gioiello. Sbirciai, senza che se ne accorgesse, il prezzo. Costava un capitale. Però, pensai subito, il grande sacrificio economico poteva ben essere giustificato. Dovevo approfittare dello sbandamento di mia moglie. Dovevo cogliere l’attimo. ‘Amore – le dissi sottovoce – avrei da chiederti, in privato, alcune cosine”’Cosine’ in privato?’ mi rispose sospirando intuendo subito qualcosa. ‘Lo sai, quel diamante va fissato a un sottilissimo girocollo in oro. Il tutto, stretto, andrebbe schiacciato sul tuo bel collo nudo’ Saresti bellissima e sensualissima.’ le spiegai. ‘Perché mi dici questo? Perché mi illudi? E costosissimo!’ continuò mia moglie. ‘Ti immagini che bei primi piani potrei fare del tuo volto? O, meglio, che belle riprese” continuai. ‘Riprese? Che riprese? Non capisco” continuò a indagare Elisabetta. ‘Riprese con la telecamera, amore’ conclusi io. Seguì un lungo silenzio. Il commesso continuava a non capire il nostro dialogo e cercava di interpretare le espressioni del volto di mia moglie. ‘Ah, ora ricordo. E capisco cosa vuoi in cambio’ – mi replicò serissima – . E me lo chiedi così. Sei sfrontato. Naturalmente vorresti una risposta immediata’ Come faccio. Dovrei pensarci su, e a lungo. Lo sai come mi vergogno. La sola idea mi imbarazza e mi fa diventare rossa dalla vergogna, ora! Come pensi che potrei farcela”’Amore, domani partiamo. Se vuoi, puoi pensarci su tutta la notte. Domani mattina potrei tornare qui a recuperarlo. E tu potrai indossarlo, per la prima volta, al momento’ opportuno!’ le dissi incoraggiandola. ‘Va bene, lasciami pensare’ mi disse e lanciò un ultimo sguardo al diamante che era li, per lei. Mancava solo un suo sì.
Non ne parlammo più per tutta la sera. Al mattino Elisabetta mi disse: ‘Non so cosa dirti. Anzi, avrei una lunga fila di parolacce’ Ma’ E’ troppo bello! Hai trovato, come sempre, il mio punto debole. Mi raccomando, cerca di essere dolce e non farmi sentire troppo a disagio’ Lo sai che mi piace tutto, ma’ non sono un’attrice hard” La salutai e andai ad acquistare il diamante. Al rientro glielo mostrai e poi, agganciatolo a un sottilissimo girocollo d’oro, lo appesi a mo’ di diadema sul suo bellissimo collo. Era stupendo. E volle subito fare all’amore. ‘Il resto, a casa, vero?’ aggiunse abbassando lo sguardo. ‘Certo, amore, e te lo farò capire quando sarà il momento’.
Feci trascorrere alcune settimane. Io fremevo dal desiderio di costringere mia moglie in questa scena indubbiamente hard. Il collier con il gioiello troneggiava nella nostra camera da letto sul mio comodino. Elisabetta sapeva che prima o poi l’avrebbe nuovamente indossato e, allora’ sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare!
E il giorno giunse. Decisi di ambientare la scena nella nostra camera da letto. Posi la telecamera su un cavalletto, feci partire un cd dalla musiche particolarmente soft e attesi il rientro di mia moglie dallo shopping pomeridiano. ‘Sai, ho comperato un completino intimo veramente graziosissimo ‘ mi disse appena entrata in casa – . Sono sicura che’ come dire’ ti sorprenderà” E si ritirò in camera da letto per indossarlo. Dovetti attendere a lungo il ritorno di Elisabetta. Quando riapparve, dopo aver visto evidentemente l’apparecchiatura da me preparata nella camera da letto, tutta rossa in viso, mi disse: ‘E così il maritino ha deciso. Oggi è il grande giorno’ E pensare che io avevo pensato anche all’intimo nuovo” ‘Una splendida casualità’ – aggiunsi io – . La tua, diciamo, prestazione dovrà avere sicuramente un prologo adeguato’ Uno splendido spogliarello, ad esempio.’ ‘Tutto ripreso fedelmente dalla telecamera, ovviamente ‘ protestò lei – . Come nei migliori film porno. Non ti sembra di esagerare?’ ‘Ho esagerato, forse, con le foto alle Maldive? Non mi sembra. Dopotutto” la interruppi. ‘Era tutta un’altra cosa, in un altro luogo e in un altro momento’ mi replicò quasi urlando mia moglie. ‘Anche il gioiello, è un’altra cosa” le dissi e la feci ammutolire. Mia moglie allora ritornò in camera e indossò il diamante. Si era anche cambiata. L’abbigliamento era indubbiamente più consono a quello che doveva accingersi a fare. Uno splendido baby-doll nero, quasi trasparente, nascondeva a stento il magnifico completino di pizzi che lei aveva appena acquistato. La sua visione mi provocò un’incontrollabile erezione. ‘Ti prego, calmati. Guarda che non ci saranno ripetizioni. Non vorrei che mi scoppiassi troppo presto e che mi sollevassi così da quello che dovrei fare’Saresti poi costretto a ripristinare tutto quell’armamentario lì in camera da letto!’ mi disse quasi sfidandomi. ‘Non preoccuparti ‘ la interruppi sorridendo ‘ ho voglia di gustarmi tutto fino in fondo, come te del resto”’Scemo!’ mi rimproverò.
Dopo la velocissima cena, le diedi un lunghissimo e sensualissimo bacio. ‘Ti aspetto di là. Non farti impressionare da quello che troverai”
Raggiunta la camera da letto mi spogliai. Accesi tutte le luci e misi in pausa la telecamera. La stessa era collegata a un video che mi permetteva di vedere in anteprima sullo stesso la scena che stava immortalando. Anche il telecomando era a portata di mano: sarebbe servito quando, finito lo spogliarello che io personalmente volevo riprendere, avrei dovuto porre la telecamera sul cavalletto. I primi piani, sarebbero stati fondamentali. Rifeci partire lo stereo e chiamai mia moglie.
‘Non vengo!’ sentii rispondere ma, dopo pochi secondi la porta si aprì e la splendida femmina apparve. Si era anche ripassata il trucco e non le mancava il rossetto rosa che a me tanto piaceva e che avrebbe, fra poco, lasciato sulla pelle del mio cazzo.
Ero eccitato e con l’altra mano cominciai a segarmi. ‘Dai, amore, non farmelo così, proprio davanti” mi supplicò mia moglie. Per risposta feci partire la telecamera. Elisabetta vide la sua immagine sul video. Una zoomata e immortalai il suo gioiello. Era il segnale. Iniziò, al ritmo lascivo della musica a ballare e, contemporaneamente, con le dita si slacciò le spalline del baby-doll che subito scivolò ai suoi piedi. Rimase con lo splendido intimo di pizzo. Mini reggiseno e perizoma. Subito, girandosi, offrì al pubblico, anzi alla telecamera, il suo splendido culetto che, ovviamente, il perizoma aveva il compito di rendere ancora più arrappante. Non ce ne era il bisogno. Io ero infatti in piena erezione. E pensai di venire quando mia moglie con movenze particolarmente lente e armoniose decise di levarsi il reggiseno prima e il perizoma poi. Concluso così lo spogliarello, volteggiò sorridendo un paio di volte davanti alla telecamera sfidando zoomate decisamente impertinenti. Ma, ormai, era rassegnata e anzi, in certi momenti, sembrava quasi divertirsi. Il sorriso però abbandonò il suo bel volto quando decisi di fissare la telecamera al cavalletto e di riprendere in primo piano la zona del letto dove mi sdraiai. Con lo zoom, poi, sarei andato a caccia del particolare che più attendevo: il mio cazzo, il volto e la bocca di mia moglie e la mia gran sborrata finale dentro di lei.
E tutto ciò, Elisabetta, lo sapeva. Si avvicinò lentamente, come una vittima sacrificale. Si adagiò, inginocchiandosi, al mio fianco. Si piegò e iniziò, lentamente, a baciarmi. Prima i due coglioni, gonfi perché stracolmi di sperma, poi, con la lingua, tutta l’asta del cazzo e, infine, la cappella che aveva ormai assunto una colorazione vicina al violaceo. Contemporaneamente, con le dita, lentamente, mi segava. Sapeva che era questione di minuti, se non di secondi. Il diamante mandava i suoi riflessi e impreziosiva le immagini che la telecamera immortalava. Era evidente che cercava di non pensare che in quel momento il tutto era filmato, ma l’immagine che i 50 pollici del televisore le mandava non le lasciava scampo. ‘Hai proprio curato tutto, anche i minini particolari ‘ sussurrò tra una leccata e una succhiata – . Non voglio vedere però, anche quello’ Insomma, risparmiami almeno il primo piano della mia bocca e della tua’ insomma’ sborrata. Potrei almeno girarmi e” ‘Non se ne parla nemmeno ‘ le risposi, tentando di essere il più possibile dolce – . Perché ti vuoi perdere proprio il più bello. L’esplosione, e tutto il resto, è merito tuo!’ ‘Ma amore, lo sai che non sopporto quella robaccia in bocca ‘ continuò lei cercando di impietosirmi – . Puzza, è sgradevole e non mi piace proprio berla. Penso poi che le espressioni di disgusto che non potrei evitare non si adatterebbero al tipo di filmino che vuoi’ E se mi provochi vomito? La tua sperma negli occhi, poi. Forse tra i capelli’ Amore, risparmiamelo, ti prego, anche perché tutto viene ripreso dalla telecamera, poi’. ‘Amore no ‘ le risposi tacitandola – . E preparati, perché non ce la faccio più” Lei guardò la telecamera e in quel momento il mio primo fiotto di caldissima e bianchissima sperma entrò tutto nella sua bocca spalancata. Lo capii da come strinse gli occhi e da come cambiò l’espressione del volto. E più la inondavo, più lei mugolava e strizzava gli occhi. Poi, qualche istante dopo, spalancò i bellissimi occhi azzurri e, con grande gioia del regista, iniziò a gemere e a gesticolare con le mani nel tentativo prima di nascondere parzialmente alla telecamera la visione del suo ingoio della mia sborra, e poi invece nella evidente richiesta di farmi bloccare quella eruzione che le stava provocando attacchi di tosse e, soprattutto, vomito. Poi desistette e, in silenzio e immobile, con la bocca spalancata, si fece riempire per l’ennesima volta la bocca. Solo quando cessai gli zampilli serrò le labbra e precipitosamente buttò giù tutto il mio seme. Qualcosa, evidentemente sperma mescolata alla sua saliva, le fuoriusciva ancora dalle labbra. Sollevò il volto e la telecamera catturò anche quest’immagine. Ed Elisabetta, sfidando con i suoi occhi azzurri il teleobiettivo, mi riempì di insolenze: ‘Sei un brutto maialino. Ce l’hai fatta, vero? Sei soddisfatto, ora? Hai ottenuto anche questo. Chissà quante volte ti riguarderai queste scene’ Spero da solo! Certo, deve essere molto divertente filmare la propria moglie mentre le riempi la bocca con la tua sborra. Soprattutto se sai che non le piace proprio, quella roba lì!’ ‘Dai amore ‘ cercai di consolarla – . Non è stato poi così brutto. Mi sembra che anche a te non sia proprio dispiaciuto tanto o, almeno, non sei riuscita a nascondere un po’ di piacere. Sei tutta bagnata lì sotto, amore mio”’Oltre ad essere un maialino, sei anche uno stronzo’ Ti ricordo che sono sempre una femmina” rispose imbarazzata. ‘No, amore, tu non sei solo una femmina, sei una grande femmina ed è per questo che sei mia moglie’. Rimase senza parole. Ma rimase ammutolita, mentre si lavava e si rivestiva, anche perché si era resa conto che ero riuscito a farle fare anche un filmino porno. Sarei stato capace di farle fare qualsiasi altra cosa? E ricordava benissimo, con una certa ansia, cosa volevo ancora da lei. Ma non riusciva a immaginare come sarei riuscita a convincerla. E, questa volta, era sicura di sé, troppo.

Convincere mia moglie a partecipare a uno strip-poker, dopo l’esperienza che aveva avuto da studentessa, non era proprio facile. Non avevo poi ancora le idee chiare sui possibili partecipanti. Meglio due uomini o una coppia, magari Paolo e Alessandra? La prima ipotesi sarebbe stata per Elisabetta più difficile da digerire. Dover subire le voglie di tre uomini, dopo l’esperienza avuta all’università, non sarebbe stato per lei semplice. La seconda ipotesi sarebbe stata, forse, più soft, vista la presenza di un’altra donna. Io mi sarei scopato volentieri Alessandra. Anzi, visto il tipino, mi sarebbe piaciuto farla lavorare moltissimo. Mi sarei molto volentieri fatto segare da lei. Le avrebbe sicuramente dato molto fastidio levarmi le mutande e farlo, senza alcuna contropartita. Poi, un mega pompino con l’ingoio. Con quelle arie da superdonna, finta timida, avrei goduto un mondo a scaricargli in bocca un ettolitro di sborra! Soprattutto perché di certo non lo avrebbe gradito. E lo avrebbe manifestato sicuramente in tutti i modi. Suo marito Paolo poi dichiaratamente sbavava dietro a mia moglie. In particolare avrebbe goduto prenderle il suo bellissimo culetto. Farsi segare da Elisabetta, costringerla a un veloce pompino e poi scaricarle tutto il suo seme nell’intestino l’avrebbe fatto impazzire. Sarebbe stato bello poi vedere come le due donne avrebbero sopportato le esibizioni dei rispettivi mariti. Come avrebbe reagito mia moglie nel vedermi segato da Alessandra e, soprattutto, mentre sborro nella sua bocca? E la stessa Alessandra, poi, come si sarebbe comportata nel vedere il suo marito farsi segare e spompinare da Elisabetta e, poi, vederlo scaricare un fiume di sperma nelle sue viscere? Le due donne, bellissime, erano sicuramente tra loro acerrime rivali. E di questo, Paolo ed io lo sapevamo, dovevamo approfittarne.
Dopo le dovute riflessioni presi la decisione. Doveva essere Paolo il partecipante maschio alla festicciola. Dovevo parlargli e convincerlo. Non sarebbe stato difficile. Poi, ben più complicato, sarebbe stato convincere mia moglie e, soprattutto, la sua.
Alcuni giorni dopo telefonai a Paolo. Per prepararlo al tipo di richieste che gli avrei fatto gli chiesi, senza troppi giri di parole, se avrebbe gradito vedere alcune foto un po’ particolari di mia moglie. Inizialmente non capì, ma quando gli svelai che la spiaggia delle Maldive su mia moglie aveva avuto lo stesso effetto che aveva avuto sulla sua capì e accettò ben volentieri. Nulla disse sulle foto di sua moglie. Ma ciò, per me, era ininfluente. Mi bastava coinvolgerlo e renderlo complice.
Già all’appuntamento Paolo si presentò eccitato. Gli mostrai subito alcune foto. Avevo scelto le più belle, non quelle eccessivamente hard. Elisabetta era nuda, ma in posizioni abbastanza controllate. Se l’avesse saputo, già per queste mi avrebbe ucciso. Figurarsi se proponevo a Paolo quelle dove, in primo piano, Elisabetta mi spompinava o quelle dove, inginocchiata e avvinta ai miei fianchi, attendeva di essere investita dalla mia pioggia di sperma. A Paolo bastò vedere mia moglie nuda per perdere la testa. Anche perché aveva intuito che volevo proporgli qualcosa di particolare. ‘Tua moglie è bellissima ‘ mi disse agitato – . Ti assicuro che anche la mia lo è altrettanto. Non ho avuto però il coraggio di portarti alcune delle foto di cui tu ben sai l’esistenza. Se le mostrassi a un altro uomo, mi ucciderebbe’. ‘Anche la mia ‘ gli risposi, fingendo un po’ di fastidio per la sua scarsa complicità – . Anche tua moglie, però, è bellissima. Io avrei un piano” E iniziai a elencargli, anche nei dettagli, le mie intenzioni. Alla fine Paolo era visibilmente turbato ed eccitato. ‘E’ bellissimo. Sono d’accordo su tutto. Lo sai che a me Elisabetta piace moltissimo. E farle fare’ quelle cose’ insomma, mi piacerebbe moltissimo. Per quanto riguarda mia moglie, io sarei d’accordo sul fatto che anche tu possa divertirti con lei. Sinceramente non so proprio però come convincerla. Già riuscire a farla partecipare a uno strip-poker mi sembra fantascientifico.. A farsi sborrare in bocca, poi’ E da un altro uomo’ Ho faticato moltissimo per farla diventare almeno un po’ più disinibita’ Proporle ora tutto ciò’ Tenterò. Forse penso di conoscere qualche suo punto debole su cui far leva. Ma ‘ concluse, sempre più eccitato ‘ con tua moglie non avrei veramente limiti? Potrei fare veramente tutto quello che hai detto? Non ci potrebbero essere suoi ripensamenti?’. ‘No ‘ lo rassicurai. A quel punto non saranno più possibili. In quel momento mia moglie saprà benissimo cosa deve fare. Ovvero, tutto. Con tua moglie agisci anche sulla rivalità che ha nei confronti di Elisabetta. E regalale, conoscendola bene, qualcosa per cui non potrà più dirti di no, su nulla’ Io, a Elisabetta, penso già di sapere cosa regalarle in cambio del suo sì”
Era vero. Mia moglie aveva sempre desiderato guidare il piccolo Bmw Cabrio. Il suo Golf ansimava ormai da parecchio tempo e colsi l’occasione.
‘Amore, avrei deciso di farti un regalo ‘ le dissi una sera . So che hai sempre sognato il Bmw Cabrio. Vero?’ ‘Sì, è vero. Ma, purtroppo, ne conosco anche il prezzo ‘ mi rispose sospirando”Anch’io ‘ le risposi secco – . Ma penso che potresti anche meritartelo in cambio di una grande prestazione” ‘Che prestazione? ‘ mi chiese subito affannata – .’ ‘Non te lo ricordi proprio, amore? ‘ le chiesi tenendo una calma che in realtà non avevo – . Te l’avevo pur detto quali erano i miei sogni erotici che volevo condividere con te. Due li ho già realizzati’ Il terzo, il più bello, ancora no’ .’Non vorrai mica dirmi che dovrei partecipare a quel giochino’ E con chi poi’ Di cazzi, permettimi, mi basta il tuo! Non voglio mostrarmi nuda a nessuno. E ancor meno dover fare anche cose’ Ti prego, mi vergogno. Non reggerei. Sarei una frana. Sentirmi guardata e magari esplorata da un altro uomo mi provocherebbe senz’altro un imbarazzo insopportabile!’ ‘Potresti sempre pensare di farlo con me ‘ la incalzai, cercando di convincerla – . Gli occhi, in certi momenti, possono rimanere socchiusi o, addirittura chiusi. Per un Bmw, poi, certe cose si possono proprio fare”’Chi è e cosa dovrei fare a quest’uomo così fortunato nel poker? ‘ mi chiese, socchiudendo gli occhi e fissando il soffitto. ‘Amore, devi avere un po’ di pazienza ‘ le risposi, cercando di addolcirle più possibile la pillola. A quest’uomo piaci moltissimo. Ha espresso il desiderio, se le carte lo assisteranno, prima di farti fare, con le mani, uno splendido lavoro’ beh, lo puoi immaginare dove. Vuole poi sentire la tua bocca e, alla fine, soprattutto, vuole entrare nel tuo culetto. Lì, puoi immaginare, vuole inondare. L’uomo, come forse hai già immaginato, è Paolo, il marito di Alessandra’ ‘E io dovrei, davanti a te e, soprattutto, davanti a quella smorfiosetta di Alessandra, mostrarmi tutta a suo marito, segarlo, fargli un pompino e alla fine, farmi inculare facendomi sborrare dentro’ – mi rispose quasi tremando dalla rabbia – Tu sei matto. Non lo farò mai. Oltre a provare una grande vergogna e imbarazzo mi sentirei umiliata davanti ad Alessandra’. ‘Perché umiliata? ‘ le chiesi immediatamente ‘ Guarda che la bella Alessandra avrà pure da fare alcune cosine’ ‘Cosa dovrebbe fare lei ‘ mi chiese subito curiosa Elisabetta – . Se le carte mi assisteranno, come credo, dovrà anche lei dimostrare di essere brava quanto te con le mani e, soprattutto, dovrà superarsi con la lingua, perché sarebbe mia intenzione farle fare una cosa che so per certo non ama proprio fare. Penso che tu abbia capito” ‘Ti dirò ‘ mi interruppe mia moglie ‘ mi dà fastidio l’idea che tu esibisca ad Alessandra quello che è di mia totale proprietà. Mi consola però il fatto che anche lei, come io con Paolo, dovrà lavorarti con le mani. Ma, soprattutto, mi fa quasi piacere sapere che è tua intenzione, poi, costringerla a spompinarti e, alla fine, farsi riempire dalla tua sborra. So quanto detesti spompinare suo marito e soprattutto bere quello che lei, me l’ha confidato una volta, chiama liquidaccio biancastro e puzzolente. Posso immaginare il fastidio che proverà quando sarai tu a scaricarle in bocca tutto il tuo sperma. Il sapore, lo so, è quello che è. Io lo sopporto solo perché è roba del mio uomo. Quello degli altri, lo sai, mi fa vomitare. Ma, ciò che la sconvolgerà sarà la quantità che sarai capace di far zampillare nella sua bocca. Ne sono certa e soprattutto perché tu non sei il suo maschio. Quindi, dopo tutto, quasi, quasi’ Se poi mi prometti anche la Bmw”
Il giorno dopo telefonai a Paolo. Gli raccontai tutto, anche nei particolari. E lui, felice, mi svelò che anche la sua mogliettina aveva avuto le stesse reazioni. Non mi disse cosa aveva regalato ad Alessandra per farla capitolare, ma mi confessò che anche lei, oltre al fastidio di mostrarsi nuda davanti a me e di vedere suo marito esibirsi davanti a un’altra donna, aveva superato tutti i fastidi immaginandosi l’imbarazzo che avrebbe provato mia moglie a essere inculata in pubblico e, soprattutto, di essere riempita tutta nell’intestino dallo sperma, che lei detestava, di suo marito. Sembrò che anche lei, come Elisabetta con Paolo, quasi dimenticasse ciò che, volente o nolente, dovesse fare.
Rimaneva a questo punto da scegliere il luogo che avrebbe visto le peripezie delle due donne. Sorteggiammo le nostre due abitazioni. Casa nostra fu la vincente. Ci salutammo certi che le due donne, ormai convinte, non si sarebbero più tirate indietro. Anzi, ne eravamo sicuri: entrambe avrebbero fatto a gara per mostrarsi più disinibita possibile e soprattutto più bella, eccitante e intrigante dell’altra. Almeno fino al momento in cui si sarebbe iniziato a fare sul serio. A quel punto, e di ciò Paolo ed io ne eravamo convinti, le due donne si sarebbero sicuramente bloccate. Sarebbe stato però per loro troppo tardi, anche perché Elisabetta e Alessandra, femmine calde e appassionate, non avrebbero potuto rimanere indifferenti dinanzi ai due bei cazzi che avremmo loro proposto.
Il sabato successivo, quindi, Elisabetta ed io invitammo Paolo e Alessandra a cena a casa nostra.
Paolo ed Alessandra giunsero puntualissimi. Paolo era già eccitato prima ancora di iniziare la parte enogastronomica della serata. Sua moglie, bella più che mai, non riusciva invece a nascondere un certo nervosismo collegato a un evidente imbarazzo. Elegantissima, proponeva un bellissimo completino rosa molto trasparente composto da camicetta e mini gonna a pieghine. Sotto si notavano gli indumenti intimi, sulle cui dimensioni era facile fare delle previsioni. Delle bellissime calze, probabilmente autoreggenti, completavano un abbigliamento che sarebbe stato bellissimo scoprire, poco alla volta. Anche mia moglie proponeva un abbigliamento elegante ed estremamente femminile. Aveva scelto anche lei un completino tutto mini, ma bianco. Le trasparenze, naturalmente, abbondavano e non si faceva fatica a intravvedere il minireggiseno e il perizoma di pizzo bianchi. Anche per lei le calze, che sapevo autoreggenti, completavano l’elegante ma provocante abbigliamento. Noi uomini avevamo invece entrambi optato per un abbigliamento sportivo. Indossavamo volutamente, lo stretto necessario: camicia, calzoni e maglioncino. Ma, entrambi, in comune, avevano una grande voglia di esibire i nostri cazzoni e, soprattutto, di costringere le nostre mogliettine a subire lo spogliarello e, soprattutto, a subire le nostre voglie. Paolo non vedeva l’ora di vedere nuda mia moglie e sottometterla alle sue particolari volontà. Io, egualmente, volevo gustarmi la bionda Alessandra e costringerla a fare cose che per certo sapevo non gradiva assolutamente.
La cena si svolse in un’atmosfera di grande allegria. Le due donne non rifiutarono di accompagnare le prelibate pietanze con abbondanti brindisi che volutamente Paolo ed io proponevamo a entrambe. Grande era quindi l’euforia che le due donne raggiunsero. Era evidente che entrambe cercavano l’aiuto dell’alcol per superare tutte le ritrosie che sapevano di avere ancora e per allentare gli ultimi freni inibitori.
Gustato il dessert e proposto l’ultimo brindisi con un ricercato spumante mi diressi alla volta dell’impianto stereo del salotto. E avviai un lunghissimo cd che avrebbe dovuto essere la colonna sonora della serata. La musica, infatti, accuratamente scelta, era di una tipologia ben precisa e ben si adattava al tipo di serata che stava per iniziare. Inoltre, a sorpresa, accesi l’enorme televisore. Il 50 pollici al plasma sparava uno spettacolino veramente carino’ Non era stato facile trovare un film di tale genere. Ma ne valeva la pena. Una lunghissima compilation: cinquanta rapporti orali che si concludevano, in veloce sequenza, con enormi sborrate sul volto di bellissime modelle hard. ‘Potevate risparmiarci almeno questo” obiettò subito Alessandra. Ma la mia risata e quella di suo marito la fecero desistere da ogni ulteriore rimostranza e dovette così iniziare a sorbirsi la visione di cazzoni di tutti i tipi, dimensioni e colori, le prestazioni delle abili porno attrici e, soprattutto, continue, abbondanti e interminabili colate di sperma sui volti delle abili attrici. Ovviamente ben presto al fastidio si aggiunse una certa eccitazione.
E subito scartai una mazzo vergine di carte. Era il segnale di inizio. Dettai le regole, che avevano lo scopo, evidente, di mettere prima possibile le due donne nelle condizioni che noi due uomini volevamo giungessero.
Inizialmente la fortuna arrise alle due signore: Paolo ed io, che volevamo metterci prima possibile comodi, lasciammo che Elisabetta e Alessandra vincessero una serie di mani. Paolo rimase ben presto con i soli boxer ed io con boxer e camicia. E la mano successiva Paolo, a mio avviso volutamente, non riuscì ad evitare di perderla di nuovo. Senza alcuna esitazione si tolse l’ultimo indumento ed esibì il suo arnese che, obiettivamente, era di notevole dimensioni. Elisabetta abbassò lo sguardo mentre Francesca, infastidita dello spettacolo che il suo marito offriva a mio moglie, con fastidio lo apostrofò: ‘Eccolo là, l’esibizionista. Sei soddisfatto, ora, di mostrare il tuo’ sì insomma il tuo coso alle signore presenti’? ‘ Non ebbe però tanto tempo per continuare a rampognare perché volutamente Paolo ed io iniziammo a quel punto ad aumentare il ritmo e la posta delle giocate. La più penalizzata nelle fasi immediatamente successive fu però mia moglie che in veloce sequenza dovette levarsi la camicetta, la gonnellina e le due calze autoreggenti. Rimase con il solo minireggiseno e l’altrettanto piccolo perizoma. Le trasparenze dei due mini indumenti intimi lasciavano poco spazio alla fantasia. Paolo non riuscì a fermare una prima, esuberante erezione. Elisabetta era già infastidita dal dover offrire quello spettacolino a Paolo e anche, viste le dimensioni del suo membro, dimostrava un po’ di preoccupazione ben sapendo quale sarebbe dovuta essere la sua prestazione. Nella mano successiva la fortuna non mi assistette: persi e dovetti levare quei pochi indumenti che mi erano rimasti. Fu Alessandra che a questo punto finse indifferenza nell’attimo della discesa dei miei slip, ma ben mi accorsi che, facendo finta di nulla, studiò fin nei particolari il mio bel cazzo. Anche Elisabetta si mostrò infastidita dagli sguardi sfuggenti che la biondina lanciava sul mio corpo nudo. ‘Bellino, vero, il mio maritino ‘ disse sottovoce per provocare Alessandra – . Ma anche il tuo non scherza, però” . Il suo fastidio aumentò ancor più poco dopo quando, dopo aver perso la mano, fu costretta a levarsi sia il reggiseno che il perizoma. ‘Siete contenti, ora? Il gioco prevede che io possa almeno coprirmi un pochino’ O devo rimanere così, nuda, fino alla fine’ Amore, ti prego” mi chiese mia moglie. Mostrarsi nuda le dava molto fastidio. Era bellissima. Il piccolo, curatissimo triangolino di peli nerissimi che ornava il suo sesso e le splendide tettine con i capezzolini turgidi che guardavano al cielo offrivano a Paolo uno spettacolo favoloso. L’uomo iniziò addirittura ad ansimare e precisò: ‘Mi spiace, Elisabetta, le regole sono chiare. Fa parte del gioco.’ Così dicendo mi chiese conferma. Io, ovviamente, gliela diedi ed iniziai a fissare sua moglie. Fino quel punto della serata Alessandra era stata particolarmente fortunata. Lei era completamente vestita. Non avendo perso nessuna mano non aveva dovuto levarsi nessun indumento. Paolo, mia moglie ed io eravamo invece completamente nudi e non avevamo più nulla da offrire in posta. O meglio, mia moglie era l’unica che, se continuava a perdere, avrebbe dovuto già iniziare a pagare i pesanti pegni che si erano concordati con Paolo. Il quale non ne vedeva l’ora. E fu fortunato. La mano successiva portò a termine uno splendido bluff. Mia moglie sbiancò e farfugliò delle parolacce. ‘Cosa dovrei fare, adesso? ‘ chiese – . Non dovrò mica fare quelle cose lì, vero’? Io pensavo che si scherzasse e che non saremmo mai giunti a questo punto! Ti prego, Paolo. Dillo che, per questa volta, ti è bastato vedermi nuda e di aver potuto apprezzare la visione del mio culetto che tanto ti piace.’ Paolo non rispose, si alzò dal tavolo e si avvicinò a mia moglie. La fece alzare e la prese per mano. Elisabetta lo seguì e con l’altra mano cercava di coprirsi il sesso. L’uomo si sedette sul divano divaricando a dismisura le gambe, dopodiché prese la mano di mia moglie e le appoggiò sopra il suo cazzo. ‘Sono sicuro che sei bravissima, con le tue mani, a far godere un uomo. Puoi iniziare’ E lo sai che questo è solo l’inizio”. Mia moglie paonazza, ebbe la forza di dire solamente: ‘Ma io, non pensavo, ti prego” E iniziò, lentamente, con la mano a masturbare Paolo. E mentre, in silenzio Elisabetta era impegnata con le dita a trascinare in un lento su e giù la pelle del cazzo di Paolo, Alessandra che assisteva, rossa in volto, alla prestazione di mia moglie, non potè fare a meno di commentare: ‘Guardalo lì, il mio maritino, come sta gemendo’ E dire che a me dice sempre che non gli piace come io lo masturbo con le mani e preferisce’ come dire’ insomma, vuole sempre la bocca. E magari Elisabetta riuscirà anche a farselo venire subito in mano” Sentendo ciò mia moglie decise di affrettare i tempi. Iniziò a fissare con i suoi bellissimi occhi azzurri quelli di Paolo e cambiò il ritmo del su e giù della sua mano. Paolo crollò subito e inondò con il suo caldo seme la mano di mia moglie che non si fermò, da grande femmina quale era, finché gli spruzzi non ebbero termine. E silenziosamente, come Paolo, tornò a sedersi sul tavolo verde. Lei, i suoi pegni, li aveva così già iniziati a pagare. Prima o poi sarebbe toccato anche a qualcun altro. O, meglio, all’altra.
E dalla mano successiva, infatti, la fortuna girò e iniziarono per Alessandra tempi difficili. Di fronte a un full servito di suo marito, una mia scala e un altro mio favoloso full d’assi la biondina aveva avuto poco da offrire. E dallo sguardo divertito del marito e dal mio ben capì che era lei la predestinata al pagamento dei pegni. Senza proferir parola, fingendo indifferenza, si levò prima la gonnellina rosa, poi la camicetta e quindi le due calze autoreggenti. Rimase così con il solo completino intimo rosa particolarmente trasparente. Era da urlo. Il reggiseno consisteva in una sottilissima strisciolina di tessuto rosa trasparente che lasciava ben intravvedere i piccolissimi ma turgidissimi capezzoli. La donna era evidentemente, anche se involontariamente, eccitata. Il perizoma era invece composto praticamente da una fogliolina di tessuto che nascondeva a stento un piccolissimo e curatissimo triangolino di peli biondissimi. Alessandra, dotata di una carnagione bianchissima, era una bionda vera e mi svelò in quel momento il suo segreto. Notando la mia piacevole sorpresa sospirò mostrando tutto il suo fastidio. Era praticamente già nuda e questo la indispettiva alquanto. Figurarsi quando, dopo le due mani successive che perse senza opporre alcuna resistenza, dovette completare l’opera di spogliarello. ‘Guarda cosa mi costringi a fare’ – sibilò rivolgendosi al marito – . Devo proprio continuare? Non ti infastidisce che tua moglie si debba mostrare completamente nuda a un altro uomo’ ?’ ‘Amore, ne abbiamo parlato, Io, poi, ti ho fatto quella promessa che ho poi anche mantenuto. Ricordi, vero? Quando l’hai accettata, quella cosa, sapevi perfettamente cosa avresti dovuto fare per contraccambiare. Quindi” In silenzio, allora, la donna si slacciò la fascetta rosa e liberò i due bellissimi e bianchissimi seni. Erano piuttosto piccoli, ma rotondi e slanciati verso il cielo. Ma il bello giunse quando, rossa in volto, si dovette sfilare il perizoma mostrando in tutto il suo splendore il suo bellissimo ciuffo biondo. Ingenuamente tentò di coprirsi subito con una mano, ma ben sapeva che ciò non aveva molto senso. Soprattutto per quello che avrebbe ben presto dovuto fare.
Fu con grande gioia che Paolo, la mano successiva, mi offrì un poker servito. Dopo averlo esibito, mi alzai e, come aveva fatto Paolo in precedenza, mi spaparanzai sul divano. Non fu necessario che parlassi. Fu anzi mia moglie che, fissando Alessandra e volendo nascondere il suo indubbio fastidio dovuto a gelosia, le disse: ‘Vediamo ora, quanto sei tu brava, con le mani, a far venire mio marito. Io, il tuo, l’ho fatto venire in pochi secondi e ho raccolto tutta la sua sperma nella mie mani. E tu, sei anche così brava?’ Era evidente che Alessandra, così provocata, era molto combattuta; da una parte era infastidita dall’umiliazione di dovermi segare in quel modo e in quella situazione, mentre dall’altra voleva mostrarsi particolarmente sensuale e brava agli occhi di mia moglie. Alessandra quindi non rispose, ma iniziò a segarmi in un modo piacevolissimo. Passava infatti da un su e giù dal ritmo forsennato con tutte e due le mani a delle lentissime carezze del mio cazzo con tutte le dita. Così facendo mi fece ben presto raggiungere una violentissima eccitazione che traspariva dal colore violaceo della mia cappella. Ma la capitolazione sopraggiunse in particolare quando, per farmi venire, cessò di tenere il suo bel viso rivolto sdegnosamente verso il soffitto e mi punto addosso i bellissimi occhi verdi. E aggiunse: ‘E allora, insomma, me la regali questa bella sborrata?’ Non potei, a quel punto, non ubbidire e riempii le sue mani del mio caldo liquido seminale. Gli schizzi furono tanti, violenti e copiosi. La donna ne rimase sorpresa e disgustata. Sopportava a stento quella di suo marito. Figurarsi essere costretta a subire l’esplosione di sperma di un altro uomo. ‘Complimenti ‘ gridò – . E’ ancora più puzzolente e attaccaticcia di quella di mio marito” E scappò in bagno a ripulirsi.
Eravamo così giunti al top della serata. Paolo ed io, dopo i due antipasti, attendevamo il piatto principale. Come eravamo d’accordo, Paolo aveva via libera con mia moglie e poteva, con lei nolente o volente, incularla. ‘Sai ‘ mi aveva confessato in passato ‘ tua moglie è bellissima ma, in particolare, ha una un culetto fantastico che intravedo sempre quando indossa quei jeans strettissimi. Ho sempre sognato di poter sfilarglieli, di levarle il perizoma e di puntare il mio cazzone sul suo culetto. Mi sono anche segato, all’idea”’Io invece ‘ gli avevo confessato a mia volta ‘ mi sono fatto una sega pensando di sottomettere al massimo tua moglie. E’ altezzosa e snob. E cosa può essere più umiliante per lei di dover subire di fare un pompino a un uomo e berne tutto il suo schifosissimo sperma? Ed è proprio questo che voglio da lei” Ci eravamo trovati quindi pienamente d’accordo e ne avevamo riso. Ora era giunto, finalmente, il gran momento.
Tornata Alessandra al tavolo Paolo distribuì le carte. La nostra eccitazione era al massimo, come massima ed evidente era la preoccupazione delle nostre mogli. Sapevano cosa stava per succedere, ma non sapevano chi fosse costretta a iniziare. Mia moglie fu particolarmente sfortunata. Neppure un tris d’assi la salvò. ‘Dove devo mettermi? ‘ chiese rassegnata ‘ E poi, penso ti serva del burro o della vaselina. Non vorrai mica entrarmi così’ Mi romperesti!’ ‘Mi dispiace ‘ la interruppe Paolo – . Non è previsto nessun lubrificante’ Anzi sì, ma sarai tu a produrlo!’ ‘Cosa? Non capisco’ ‘ chiese preoccupata mia moglie -. ‘Non dirmi che non sai che una abbondante insalivazione produce un benefico effetto!’ Mia moglie capì che era costretta, anche per il suo bene, a spompinare Paolo. Ma si vergognava a farlo, soprattutto davanti a me e ad Alessandra. Ma non aveva alternative. ‘Va bene ‘ disse ‘ ma guai se non ti controlli. Insomma, non devi schizzarmi in bocca! Solo mio marito ‘ aggiunse mentendo ‘ ha avuto il privilegio di farmi bere lo sperma.’ Rassicurata iniziò a leccare il grosso membro di Paolo. Un’abbondante insalivazione ebbe l’effetto di renderlo lucido e pronto alla penetrazione. ‘E adesso, allora, dove mi metto? ‘ chiese indispettita alla fine mia moglie -.’ ‘Appoggiati sul divano piegandoti in avanti ‘ le ordino l’uomo -. Allarga poi più possibile le gambe e mettiti nella posizione ideale per una eventuale pecorina. Io cambierò solo il buchino’.
Elisabetta obbedì e lo spettacolo che offrì era favoloso. Paolo si avvicinò e senza alcuna parola appoggio la grossa e lucida cappella sul piccolo buchino roseo di mia moglie. Tutto era pronto. Paolo diede un violento colpo di reni e penetrò violentemente in un solo colpo mia moglie. ‘Bastardo! ‘ urlò Elisabetta dopo un gemito e un lungo e rumoroso sospiro ‘ . Mi hai fatto male’. Ma Paolo fece finta di non sentire e cominciò a stantuffare violentemente. Mia moglie si agitava e si contorceva. Dopo un po’ il dolore doveva essere veramente insopportabile. ‘Muoviti a venire. Non ce la faccio più. Scarica quello che devi scaricare e lasciami. Quello che volevi l’hai avuto, mi sembra! Dai, sborra! Muoviti’. Paolo, a quel punto non resse più e scaricò una quantità industriale di sperma nell’intestino di mia moglie che potè finalmente rilassarsi sentendosi riempita dagli schizzi del maschio. E subito scappò in bagno. Voleva ripulirsi e levarsi più possibile da dentro di sé quel liquido che le scendeva giù e che, soprattutto, non era di suo marito.
Solo dopo dieci minuti ritornò al tavolo. E vi tornò solo perché, a quel punto, voleva gustarsi la scena del pompino con ingoio di Alessandra. La quale, pallida, era immobile, seduta sulla sedia del tavolo verde. Sapeva che la splendida sega che mi aveva fatto era solo l’inizio. Era giunto il momento, probabilmente, di dover fare dell’altro, proprio quello che lei detestava’
I tre assi che Paolo gentilmente mi offrì furono sufficienti per vincere la mano. E subito fissai la bionda Alessandra. ‘Cosa devo fare?’ chiese facendo finta di non sapere. Paolo sorrise e fu mia moglie a parlare. ‘Vedi, cara, io ho dovuto sorbirmi il bel cazzone di tuo marito nel mio buchino più segreto’ E sento ancora il liquido seminale che mi ha scaricato dentro scendermi giù’ Penso che per almeno un paio di giorni il mio culetto porterà i segni della prepotenza che ho subito da parte di chi sai bene. Ora tocca a te. So che non apprezzi molto quello che gli uomini producono quando facciamo loro raggiungere le stelle. Soprattutto non sopporti sentirtelo arrivare in bocca” ‘Ho capito’ la interruppe Alessandra per non dover sentir più il sarcasmo di mia moglie. E, a sorpresa, aggiunse: ‘Effettivamente non mi piace bere lo sperma, ma in certi momenti mi piace fare la femmina e assaporare tutto quello l’animale maschio produce. E soprattutto mi piace condurlo poco alla volta fino al momento finale, quando io decido, e solo io, di farlo esplodere. E se proprio lo vuole, allora, può anche inondarmi tutta. Anche in bocca’. E rivolta verso di me, aggiunse: ‘Vieni, uomo, fammi vedere quanto sai essere maschio’. Non me lo feci dire due volte. Mi alzai e mi misi in mezzo alla sala. Alessandra, in silenzio mi raggiunse e mi si fermò di fronte, fissandomi negli occhi con i suoi bellissimi occhi verdi. A sorpresa, mi si aggrappò e mi offrì un lunghissimo, sensualissimo bacio. La sua lingua invase avidamente la mia bocca, senza alcun ritegno. Era evidente che voleva possedermi tutto. Alla vista della prestazione non prevista di Alessandra mia moglie diede dei visibilissimi segni di insofferenza mista a gelosia. Ma Alessandra non voleva cessare la prestazione e con lingua entrò sempre più in profondità nella mia bocca, fino quasi alla gola. Voleva stuprarmi la bocca e ci era riuscita. Fu a questo punto che, dopo che Alessandra mi aveva volutamente riempito la bocca della sua saliva, mi staccai da lei e facendo pressione sulle sue spalle la feci inginocchiare. Lei accettò e ritrovatasi di fronte al mio cazzo in piena erezione iniziò un frenetico pompino. Come me l’aveva promesso lo gestì a modo suo. Mi portava continuamente sull’orlo dell’orgasmo e, quindi, quasi sadicamente, rallentava. Lo fece per innumerevoli volte, poi, vedendomi ormai stremato e completamente sottomesso alla sua volontà decise che era giunto il momento. E me lo disse. ‘Stai buono, uomo. Ora ti faccio venire. E tu, maschio, mi devi spruzzare tutto quello che hai dentro di te, nella mia bocca. Voglio il tuo sperma. Tutta la tua sperma. Non ti deve restare, nei coglioni, neanche una goccia. Voglio svuotarti tutto e, come maschio, renderti innocuo’. Sentendo queste sue parole, quasi urlate, e, contemporaneamente, gustando la ripresa del suo violento su e giù lungo tutta l’asta del mio cazzo, non ressi più e scaricai, come lei voleva, tutto il mio liquido seminale. Nella sua bocca, tutto. I fiotti erano tanti. Lei socchiuse gli occhi. Era evidente che non gradiva, anzi. La bocca si riempì della sborra bollente che tanto detestava. Ma sopportò e ingoiò più volte. E ogni volta che buttava giù, puntualmente le arrivava un altro copioso schizzo. Sembrava non finissero mai. A un certo punto spalancò gli occhi verdi che fino ad allora erano rimasti socchiusi e mi lanciò uno sguardo che ben interpretava il suo umore. Ma io, ormai, per sua fortuna, avevo finito. Come aveva voluto lei, fino all’ultima goccia. Alla fine in silenzio si ritrasse e tornò al tavolo. ‘Mi sembra che la festa sia finita ‘ disse e iniziò a rivestirsi – . Voi uomini non potete proprio lamentarvi delle vostre mogli, mi sembra’. ‘Siete state eccezionali ‘ aggiunsi – . Entrambe insuperabili’. Paolo, ancora sconvolto dalla prestazione della moglie, confermò. ‘E’ vero ‘ disse mia moglie – . Ma siamo fatte così!’.
‘Amore, sei stata fantastica, l’altra sera!’ dissi a mia moglie alcuni giorni dopo. ‘Ma non è finita per te, lo sai vero?’ ‘Basta, ti prego. Ho pagato tutto, fino in fondo. E non so proprio cosa potresti ancora inventarti” ‘Lo sai che mi piace vederti in imbarazzo’ – le dissi – . Sarà una sorpresa”
Alcuni giorni dopo, approfittando di una splendida giornata di sole, decidemmo di prendere un po’ di sole nella nostra terrazza. Io, naturalmente, decisi di curare la mia abbronzatura integrale. Mia moglie, invece, nonostante nessuno potesse vederla, aveva optato per il solito topless. Decisi repentinamente di attuare l’ultimo giochino erotico che doveva avere mia moglie come vittima. Con una scusa mi alzai dal lettino e rientrai in casa. E misi in atto il piano. Dopo qualche minuto ritornai sul terrazzo. ‘Scommetto che sei andato a bere il tuo solito spumantino ‘ mi rimproverò mia moglie. ‘ Ho anch’io una sete’ Potresti anche offrimi qualcosa da bere! Fa un caldo” mi disse e si stiracchiò sul lettino. E socchiuse gli occhi. ‘E’ permesso, signori? Sono Fuhad e ho ricevuto l’ordine dal padrone di casa di acquistare al supermercato uno spumantino dolce per la signora e di portarglielo di persona’ Sono qui” Il negro era apparso sulla porta d’ingresso della terrazza. Aveva immediatamente ubbidito al mio ordine. Alla perfezione. Era completamente nudo, nero, ed esibiva una splendida erezione. Mia moglie, alle parole dell’ospite, si sollevò di scatto, si voltò e si ritrovò di fronte lo splendido Fuhad’ ‘Oh no ‘ riuscì a stento a sussurrare mentre tentava comicamente di coprirsi con le mani gli splendidi seni. ‘ Con te non posso mai stare tranquilla. Mi vuoi dire cosa vorresti fare? O meglio, cosa vorresti farmi fare? Lo sai che le persone di colore, per tanti motivi, mi inquietano”’Non ti preoccupare ‘ le spiegai ‘ . Fuhad è un infermiere. Gli ho detto che hai alcuni problemi digestivi e quindi si è gentilmente prestato, oltre che a dissetarti, anche ad aiutarti a risolvere quel fastidioso problemino.’ ‘Curarmi? ‘ replicò allarmata ‘ Cosa vuoi dire?’ ‘Gentilmente ha portato con sé il necessario’ Adesso andrà a prendere il tutto. Ovviamente gli ho premesso un pagamento in natura da parte tua’ E’ molto felice di ciò. Mi ha spiegato che è da parecchi mesi che non ha avuto la possibilità di eiaculare. Sai le donne bianche difficilmente si prestano” Mia moglie ammutolì e impallidi quando vide riapparire sull’uscio del terrazzo l’uomo nero nudo con in mano un clistere dalle dimensioni piuttosto preoccupanti: la pera era pure di dimensioni anomale. ‘Ti prego ‘ ebbe appena il tempo di dire ‘ non sono mica una cavalla: non farmi troppo male e dai non esagerare’ Non puoi pomparmi dentro tutta quella roba!’. Era evidentemente rassegnata. ‘Mia signora ‘ la interruppe Fuhad – si giri con il pancino in giù. Sollevi leggermente il culetto e allarghi leggermente le gambe. Così facendo, e rilassandosi, mi aiuterà. Farò prestissimo.’ Mia moglie, inferocita, ubbidì senza replicare. Dimenticò di levarsi le mutandine. Fu Fuhad che sciolse il nodino e fece cadere l’ultimo mini indumento di mia moglie che offrì così la sua completa nudità al negro. Questi, non visto, non potè trattenere un ghigno di piacere di fronte allo spettacolo che gli veniva offerto dalla bellissima donna bianca. Si avvicinò al culetto di mia moglie, dolcemente con le dita le divaricò il buchetto del culo e prima che questa potesse avere alcuna reazione le infilò in profondità il rigido beccuccio del clistere. Mia moglie sospirò profondamente e rassegnata attese di essere inondata nell’intestino dal caldissimo liquido del clistere. Fuhad infatti subito iniziò a pompare e i sospiri di mia moglie, accompagnati da lamenti, si ripetevano, sempre più rumorosi. Era evidente il fastidio che stava subendo. Non sopportava inoltre l’umiliazione alla quale era costretta. Nuda, si stava facendo riempire da un negro che non poteva fare a meno di sghignazzare. Dopo innumerevoli pompate Fuhad scaricò completamente la grande pera dentro il culetto di mia moglie. Elisabetta era stata così completamente riempita e così ridotta, non vedeva l’ora di potersi scaricare in bagno. Fu a questo punto che le ordinai la tortura finale. Avrebbe potuto correre al bagno solo dopo aver pagato il servizio prestatole a Fuhad, il cui cazzo, nel frattempo, aveva raggiunto dimensioni enormi. E la cappella, marrone, era già lucida. Infatti Fuhad, vedendo mia moglie in quelle condizioni, aveva già iniziato a sborrare da solo. Pieno come era di sperma non era riuscito infatti a trattenere una prima fuoriuscita di sperma. ‘Cosa dovrei fargli? ‘ chiese mia moglie – . Non vedi che sta già schizzando dappertutto! è bastato farmi questo maledetto clistere per farlo venire! Va bene, ho capito, adesso lo faccio venire’ Tutto, ma presto! Non ce la faccio più’ E prese con tutte e due le mani l’enorme asta nera. Iniziò un violentissimo su e giù. ‘Ragazzo, ce l’hai enorme. Mi sembra di fare una sega a un cavallo! E muoviti, perché, accidenti a te, non ce la faccio più’. Fuhad, ansimante, ebbe quindi la sfrontatezza di chiederle qualcosa di più. ‘Bellissima signora, la prego, sono sicuro che è bravissima anche a fare pompini’ Non lo ha mai fatto con un cazzo nero così grande, vero? ‘No – urlò Elisabetta – . I pompini li faccio solo a mio marito. E non di certo ai negri. Capito? ‘ Ma una fitta al basso ventre le ricordò che in quel momento non poteva dire di no a nulla. ‘Va bene, ho capito. Ma non venirmi dentro in bocca. Vai a schizzare, quando sarà il momento, sul muro, ben lontano da me. Capito?’ Aveva appena terminato di parlare e aveva appena preso in bocca tutto quella che riusciva a prendere dell’asinino cazzo del negro che questi, ringhiando, la inondò in gola con la sua bianchissima sborra. ‘Bastardo ‘ riuscì a dire Elisabetta deglutendo l’enorme, attaccaticcia e puzzolente prima sborrata del negro ‘ Ti avevo detto di non” Non riuscì a dir di più perché Fuhad strinse tra le sue mani il suo bel volto e se lo pose di fronte al suo cazzo. Ed Elisabetta venne così tutta ricoperta dallo sperma del negro. Gli schizzi infatti non finivano più. La bocca, gli occhi, il naso, i capelli e infine i suoi splendidi seni furono completamente ricoperti dal liquido bianchissimo di Fuhad che evidentemente era da tanto tempo che non sborrava. E la malcapitata, mia moglie, volente o nolente, gli aveva svuotato completamente i coglioni.
Solo a quel punto il negro allentò la presa e permise che Elisabetta, di corsa, potesse correre in bagno.
Quando ritornò, finalmente scaricata, completamente nuda in mezzo alla terrazza, in piedi, con le mani sui fianchi, ma ancora ricoperta tutta dello sperma di Fuhad, mi fissò negli occhi e mi urlò: ‘Adesso basta! Hai avuto tutto quello che volevi. D’ora in poi tocca a me…’ Fu di parola.
Ma questo ve lo racconterò un’altra volta.

Per giudizi, commenti, suggerimenti, soprattutto da parte di voi femminucce, scrivere a: mikimarkfc@libero.it

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