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Racconti di Dominazione

Il cliente importante

By 17 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Luisa &egrave veramente seccata, a quell’ora il tram &egrave inutilizzabile, pieno di studenti maleducati e vecchietti che si recano a Porta Palazzo per la spesa pensando che quella sia l’ora migliore.
Non si trova un posto a sedere a pagarlo e così trovi il vecchio satiro che si appoggia e approfitta delle frenate.
Ma questo sta proprio esagerando, tra l’altro &egrave un nanetto che non arriva all’appiglio.
Luisa lo fissa, astiosa, dall’alto del suo metro e settantacinque, con i tacchi arriva ad uno e ottanta, e lui si decide a sostenersi alla maniglia del sedile anziché appoggiarsi al suo fondo schiena.
‘E guarda quei due ragazzini come limonano’ pensa lei osservando due adolescenti che si baciano, appoggiati alla balaustra in fondo al tram. Avranno sedici anni, lei &egrave minuta, nera di capelli e con un golfino che lascia scoperto l’ombelico, lui ha una cresta da indiano e un piercing sul labbro.
Anche lei ha avuto sedici, diciassette anni ed un amore così, puro coinvolgente, bellissimo.
Ma la madre le aveva proibito di frequentare quel compagno dell’Istituto per Ragionieri Sxx e così lui si era dedicato ad altre compagne, più libere e meno impegnative.
Non che a quell’età lei fosse brutta, a diciassette anni le ragazze veramente brutte sono poche, ma si era fatta la fama di ‘suora’ e così solo i disperati e gli imbranati ci provavano e lei non voleva essere un ripiego.
Beata gioventù, ora aveva trent’anni, era impiegata da dieci in uno ‘studio di consulenza fiscale, amministrativa e tributaria’ come diceva pomposamente il suo datore di lavoro, il rag. Franco.
Non era sposata, aveva dovuto occuparsi per cinque, lunghi, anni della madre malata di tumore e da tre anni, dopo la sua morte tanto attesa e desiderata da entrambe, viveva da sola nella casa dove era nata. In Barriera, come si dice.
Prospettive di carriera? Zero
Amore? Nessuno
Passione? Dopo le fregole dell’adolescenza era subentrata una timidezza, una paura di essere inadeguata che l’avevano indotta a chiudersi in se stessa, a sfuggire gli altri.
Casa e lavoro, lavoro e casa, al massimo un giro ai negozi del quartiere. Questa era la sua vita.
Era sovrappeso, era vestita male, i capelli non conoscevano un parrucchiere da un anno almeno, aveva la cellulite, ma per chi doveva curarsi.
E poi, tanto, c’era poco da fare.
Alta, con spalle curve, tipiche degli alti poco sportivi e braccia robuste, un viso squadrato, duro, occhi azzurri, slavati, un naso importante e denti sporgenti completavano il ritratto. Troppi difetti, e dal lato dei pregi aveva solo due belle labbra, carnose e caviglie incredibilmente affusolate.
E un seno proporzionato alla corporatura, importante diciamo.
A volte coglieva lo sguardo di un uomo che si posava sulle sue caviglie e poi risaliva, curioso. Ma inevitabilmente tutto finiva con uno sguardo deluso.
Finalmente poteva scendere, era quasi in ufficio dove arrivava sempre per prima, per aprire e godersi quella mezz’ora di solitudine e silenzio in cui sognava di essere lei il capo, il commercialista.
D’altronde con tutta l’esperienza che aveva sarebbe stata meglio di quel pesce lesso del ragioniere che confondeva ancora i conti di reddito con quelli patrimoniali.
Sono in cinque in quello studio, oltre al ragioniere, tutte impiegate, lei &egrave la più esperta, le altre sono tutte più giovani e senza lei tutto lo studio andrebbe a carte quarantotto in sei mesi, ne &egrave sicura.
‘Iniziamo a lavorare,che &egrave meglio’ pensa aprendo la sua postazione di lavoro nell’ufficio più nascosto dello studio, in fondo al corridoio.
‘Giornata speciale’ questo il commento che Luisa condividerebbe con le colleghe sulla giornata che ormai volge al termine. A mezzogiorno il ragioniera la ha chiamata con una voce isterica, sicuro indice di grossi guai. Era in compagnia di un uomo di cinquant’anni, basso, muscoloso, capelli sale e pepe, sembrava un cubo.
‘Luisa le presento il sig. Saro. E’ un nuovo cliente che seguiamo da quando ha acquisito il bar ‘Il nuovo cigno’, &egrave un ottimo cliente, anzi direi uno dei nostri migliori clienti, attualmente presso di noi ha la contabilità di tre bar, una tabaccheria, un garage, un autosalone, un centro estetico ed una società immobiliare.
Ma oggi &egrave venuto a lamentare alcuni ritardi e imprecisioni commesse da alcune sue colleghe nella tenuta dei libri contabili. Ho riferito tutto correttamente sig. Saro?’ aggiunse il ragioniere rivolgendosi con voce sorprendentemente melliflua al cliente, il quale lo fissò dicendo ‘Se vossia ritiene che si tratti solo di imprecisioni.’
Il ragioniere, bianco come un cencio, continuò:’Al fine di porre rimedio a questi errori ho deciso di affidare a lei, anzich&egrave ad altre colleghe, la tenuta di tutta la contabilità del sig.Saro. Lei &egrave sicuramente l’elemento di cui io mi fido maggiormente nel mio ufficio e sono certo che porrà rimedio entro pochi giorni agli errori delle sue colleghe. Stia tranquillo sig. Saro resterà soddisfatto, più che soddisfatto, resterà entusiasta.’

Il sig. Saro la ha invitata a bere qualcosa di fresco. Lei sapeva che aveva invitato tutte le sue colleghe, tre dicevano di aver rifiutato la susseguente richiesta di una cena insieme, la sola Anna, più sincera o ingenua, aveva raccontato di aver accettato e aveva spiegato che dopo la cena, mentre la riportava a casa, Saro le aveva detto che se gli avesse ‘Fatto un bel bocchino’ lui sarebbe stato molto generoso. Lei era scesa di corsa dalla macchina e da allora evitava di incrociare Saro quando entrava in studio.
Mentre sorseggiavano un aperitivo, analcolico per Luisa, scambiarono forse dieci parole.
Saro le chiese per quando sarebbe stata revisionata la contabilità e lei rispose che ci avrebbe lavorato da subito ma dipendeva dalla situazione che avrebbe trovato per portare a termine il lavoro.
Saro chiarì che tutte le attività erano in gestione a parenti, ma che, proprio per quello non poteva permettersi di non controllare se qualcuno avesse approfittato di lui, ne sarebbe andato ‘del suo prestigio’.
Luisa non aveva più sentito quella parola da anni, osservò meglio l’interlocutore, aveva un aspetto da contadino con le mani tozze e pelose ma gli occhi lasciavano trasparire un’intelligenza istintiva, animale. Il viso, largo, aveva la pelle rovinata, butterata e la bocca mostrava una dentatura degna di una fiera.
Lui le diede il suo numero di telefono personale, dicendole che non lo dava a nessuno ma che sentiva che di lei poteva fidarsi, lo usasse pure se necessitava d’informazioni, di chiarimenti.
L’aveva riaccompagnata al lavoro baciandole la mano ma non chiedendole di uscire e lei ha provato una fitta di delusione, &egrave proprio il brutto anatroccolo dell’ufficio.

Si mise al lavoro decisa a mostrare a Saro e al ragioniere di cosa era capace.
Dopo due ore aveva capito che non si trattava di un’impresa difficile, era semplicemente impossibile, mancavano pezze d’appoggio, documenti, spiegazioni. A giudicare dai documenti il bar ‘Il nuovo cigno’, solo lui, aveva incassato centocinquantamila euro in tre mesi a fronte di scontrini fiscali per quarantamila. Era impossibile tenere una contabilità.
Alle venti decise di essere troppo stanca e si diresse a casa. Soliti quaranta minuti di tram, per giungere al trilocale dove aveva sempre vissuto.
Si riempì la vasca da bagno e si sdraiò dentro.
Dopo alcuni minuti con la mano inizio a carezzare la vagina, scoprendo il clitoride e titillandolo, solleticandolo, immaginava Brad Pitt, no George Clooney che la conduceva a cena e poi la abbracciava e la portava sul letto e la scopava. Finalmente.
Provò un orgasmo forte ma che, come sempre, la lasciò insoddisfatta, con un senso di incompiuto.
Mangiò latte con biscotti e si coricò, erano già le dieci.

Per dieci giorni Luisa lavorò dieci ore al giorno sulla contabilità di Saro, con l’esplicito beneplacito del ragioniere che sembrava spaventato all’idea di perdere quel cliente. Lavorò di sabato, lavorò di domenica, dopo aver seguito la messa delle nove alla sua parrocchia.
Tutte le attività incassavano molto di più di quanto fatturavano, il Bar Jolly un bar di periferia addirittura dieci volte di più, inventò miracoli contabili per coprire il copribile e fece finta di non vedere e di non capire il resto.
Presentò i conti al ragioniere che, con gli occhi da triglia lessa, le disse che doveva presentarli al sig. Saro l’indomani ma che purtroppo lui ‘non avrebbe potuto essere presente’.
Era il giorno della ‘resa dei conti’, Luisa si lavò i capelli, indossò il tailleur d’ordinanza, blu scuro, si trucco leggermente le labbra e indossò gli occhiali, che non erano indispensabili ma facevano tanto professoressa. E lei voleva avere l’aria più professionale possibile.
Si era studiata tutto un discorso da presentare al sig. Saro in cui dopo aver illustrato tutto il suo lavoro e i risultati a cui era giunta avrebbe dovuto, con tatto, far capire che continuare con quel comportamento avrebbe comportato forti rischi di verifiche fiscali ‘.o peggio.
Ma forse quello era meglio non dirlo.
Saro le baciò la mano e la ascoltò, in un’ora lui disse dieci parole mentre lei parlò di continuo illustrando il suo lavoro e la situazione.
Poi tacque, quello che doveva dire l’aveva detto.
Si aspettava domande dal cliente, richieste di chiarimenti, non venne nulla.
Saro si alzò e le disse: ‘Posso invitarla a cena? Il suo lavoro &egrave stato splendido e voglio ringraziarla. Alle sette troverà il mio autista fuori dall’ufficio ad attenderla’ non ebbe il minimo dubbio sul fatto che lei accettasse.

Alle sette Luisa uscì, era curiosa di vedere dove l’avrebbe condotta Saro, in centro? In un grande e prestigioso resort nella zona aeroporto?
L’autista la fece accomodare sull’auto, una lussuosa berlina nera e la condusse in periferia, in una trattoria rimodernata da poco.
Lei era sinceramente delusa.
Saro la attendeva dentro, c’erano pochi clienti e tutto il personale eseguiva ogni minima richiesta del sig. Saro correndo. Si respirava un’aria di rispetto persino eccessiva, quasi macchiettistica.
Saro le dava del tu mentre lei si mantenne su un più formale ‘lei’.
Si mangiava veramente bene e Luisa amava mangiare bene, dopo il dolce il cuoco-titolare uscì dalla cucina e si diresse da loro.
‘Don Saro &egrave stato tutto di suo gradimento? La sua ospite &egrave rimasta soddisfatta? Posso fare qualcosa di speciale per accontentarvi?’
‘Tutto bene Piero, forse un po’ insipida la pasta,ma niente di grave. Ho visto che servi il vino del cugino Calogero. Bravo’
‘Ogni vostro suggerimento &egrave un ordine per me don Saro. Gradite un amaro, un digestivo?’ L’uomo era madido di sudore sulla fronte.
‘No grazie, non vogliamo approfittare della tua ospitalità, &egrave già tardi. Passo io domani per parlarti di quella piccola cosetta.’ E così dicendo si alzò in piedi ergendosi nel suo metro e sessanta che sembravano due metri a confronto dell’uomo rattrappito, che lo seguiva biascicando.
Luisa non sapeva cosa fare, nessuno si era rivolto a lei, doveva pagare? Doveva alzarsi?
Saro si voltò e guardandola le disse:’Vuoi fermarti a dormire in questa bettola? Muoviti!’
Luisa voleva chiedere, parlare ma si morse la lingua e segui Saro salutando il padrone del locale che a lei parve avere gli occhi colmi di lacrime.
Salì sull’auto di Saro, una vecchia Lancia Thema, e si diressero verso casa sua, Saro sembrava conoscere la strada.
‘Brava, Luisa. Tu mi piaci, hai una qualità rara assai, specie in una donna, sai tacere. Devi ancora imparare a mascherare l’intelligenza, si vede che ci tieni a far capire che tu sai. Che tu non sei babba, che capisci’ Il viaggio proseguì in un silenzio assoluto.
‘Questa macchina &egrave vecchia, vedi, ne ho altre tre, più belle tedesche, potenti e lussuose. Ma lei &egrave come te, robusta, furba, utile ed in più nasconde una qualità. Hai sentito le porte come pesano? Sono blindate, la macchina &egrave tutta blindata’ Luisa venne scossa da un brivido.
‘E ora non mi inviti a casa tua per bere qualcosa?’ Luisa cercò di accampare scuse, la stanchezza, domani doveva alzarsi presto, la casa non era in ordine.
‘Luisa tua madre non apprezzerebbe questa mancanza d’ospitalità’ribatt&egrave Saro.
Veramente sua madre avrebbe detestato Saro, con il suo accento meridionale, ma non poteva dirglielo e così lo fece salire.
In ascensore Saro, come per caso, si appoggio a lei, che iniziò ad avere caldo.
Entrarono nell’alloggio e Saro iniziò ad ispezionarlo. L’ingresso con l’appendiabiti, il soggiorno con la tavola coperta da un centrino, il divano in finta pelle ed il televisore. Il minuscolo cucinino con la cucina economica ed il lavello. Ovunque lasciava le luci accese
Entrò in bagno, osservò la lavatrice ed i rubinetti anni sessanta,che gocciolavano, si lavò le mani e chiuse il rubinetto che, dopo anni, smise di perdere.
Apri la porta della sua camera da ragazza ora declassata a ripostiglio ed infine entrò nella camera da letto matrimoniale. Osservo le foto della madre e del padre, sul comò.
Luisa era terrorizzata, avrebbe potuto urlare ma, in realtà era affascinata da quell’uomo che sembrava un predatore, non avevano ancora detto una parola.
Si avvicinò al balcone, superando il letto, poi come dopo aver sentito una traccia improvvisa, aprì il comodino alla destra del letto.
‘NO!!’ disse con voce strozzata Luisa, ma era decisamente tardi.
Saro estrasse un vibratore dalle forme estremamente realistiche.
‘Mi presenti il tuo fidanzato?’ Le chiese lui mentre Luisa arrossiva.
Saro si avvicinò alla ragazza, il vibratore in mano, la fissò negli occhi e le disse, rudemente:’Fammi un bocchino’
Luisa valutò la situazione, poteva scappare, poteva gridare, poteva pregarlo di uscire dicendogli che l’aveva confusa con un altro tipo di ragazza ma prima che potesse concludere i pensieri e valutare i pro ed i contro una sberla, violenta, la colpì alla guancia destra.
Sentì in bocca un sapore dolce, di sangue. Poi sentì che Saro le strattonava i capelli, prendendoli con la sua mano tozza e robusta e si siedeva sulla poltrona che era di sua madre, lei fu obbligata ad inginocchiarsi davanti all’uomo che si aprì i pantaloni estraendo un cazzo piccolo, molle e peloso.’Suca, buttana’ le disse indirizzandole la testa sul suo pene.
Lei era terrorizzata, non sapeva cosa fare, non aveva mai visto un cazzo dal vero.
Gli diede un bacetto e poi leccò la punta.
Saro prese il suo seno sinistro con la mano destro e strinse il capezzolo tra pollice, indice e medio torcendolo.
Luisa provò un dolore tremendo, cercò di gridare ma l’altra mano di Saro gli strozzo l’urlo in gola, iniziò a lacrimare per il dolore e la rabbia. Quell’uomo poteva ucciderla, lì, ora.
‘La prego, mi dica cosa devo fare ed ubbidirò’ riuscì a dire.
‘Non hai mai fatto un bocchino?’ le chiese Saro.
Lei scosse la testa, arrossendo.
Lui rideva, ora.
‘Devi prender la minchia tra le labbra, tenendo indietro i denti, e salire lungo l’asta dalla punta alla base, leccando le parti più sensibili come la cappella.’ Le spiegò.
Luisa inizio a muoversi, a concentrarsi sul cazzo dell’uomo, in questo modo non pensava a nient’altro. Non pensava chi era il proprietario del cazzo e non pensava all’atto che stava compiendo.
‘Prendilo dentro fino in fondo, bocchinara e lecca le palle con la lingua’ disse Saro appoggiandole la mano sulla testa.
L’uccello stava crescendo in lunghezza e larghezza, iniziava a spingere sulla gola facendole sentire l’istinto a vomitare, ma Luisa chiuse gli occhi, si concentrò sulla respirazione con il naso ed introdusse il cazzo fino in fondo alla bocca, fino a sentire i peli del pube sotto il naso. Poi risalì leccando la cappella, sentiva che Saro reagiva a questo trattamento, grugnendo parole a lei incomprensibili.
Dopo pochi minuti lui le disse:’Ora arriva il bello, sto per godere. Tu devi ingoiare tutto, tenere tutto in bocca ed ingoiare.’ Ed iniziò a sborrare, uno due, quattro getti.
Luisa venne sorpreso dal primo fiotto, ma alzò leggermente la testa e raccolse tutto tra le labbra, poi succhiando si sollevò dall’uccello, Saro la fissava, con gli occhi socchiusi:’Ti ho detto d’ingoiare’ le disse.
Lei degluttì, poi Saro le fece aprire la bocca e la complimentò.
‘Brava, anche in questo impari al volo. Ora spogliati ”’..nuda’
Luisa fu scossa da un brivido, sperava fosse tutto finito.
Tolse la giacca del tailleur, poi la camicia bianca e la canottiera di cotone restando in reggiseno color carne.
Fu quindi la volta della gonna e dei collant. Era in reggiseno e mutande.
Il seno sinistro era segnato da un ematoma intorno al capezzolo dove Saro aveva stretto.
‘Ho detto nuda’ precisò Saro.
Lei slaccio il reggiseno, coprendo si con una mano ed abbassò le mutandine, era molto turbata, era la prima volta che era nuda davanti ad un uomo.
‘Abbassa le braccia e girati, ed avvicinati che voglio vederti bene’ le ordinò Saro.
Lei ubbidì, senza pensare a nulla, solo osservando il cazzo ormai flaccido dell’uomo con una goccia di sperma sulla punta.
‘Fammi il bidet con la lingua che devo andarmene’ le intimò Saro tirandola verso il suo uccello.
Lei prontamente prese in bocca il cazzo dell’uomo, lecco la goccia di sperma amaro ed acido e poi leccò tutta l’asta, con cura.
Saro intanto le toccava le intimità scoprendo che,appena superate le grandi labbra lei era bagnata per l’eccitazione.
Le ficcò il dito medio, grosso, peloso e bagnato dei suoi stessi umori in bocca e lei lo leccò senza esitare.
Saro si fece accompagnare alla porta dove la baciò trovando da parte della ragazza un’inattesa e pronta collaborazione.
‘Ci sentiamo presto.’ Si congedò.
Luisa era insoddisfatta, ma era una sensazione diversa rispetto a quando si accarezzava da sola. Era comunque stato un uomo ad eccitarla e non un fantasma, solo che lei non aveva goduto e a Saro non era importato per nulla.

Il giorno dopo la sveglia suonò troppo presto. Luisa era dibattuta tra il terrore e la speranza.
Saro non le piaceva, ma per quanto lo sognasse tutte le notti era da escludere che George Clooney sarebbe mai venuta a trovarla. Inoltre Saro era un uomo che incuteva un timore reverenziale in tutti quelli che lo incontravano aveva un suo fascino. Forse era il fascino del male, ma lei non aveva molte alternative a cui rivolgersi. Aveva deciso di prendere la cosa come veniva.
Ciò nonostante nella mattinata, per la prima volta in dieci anni, non aveva combinato nulla attendendo un segno che non era venuto.
A sera era delusa, Saro non si era manifestato in nessun modo. Lei era stato un sollazzo probabilmente deludente per lui che poteva avere sicuramente donne più belle ed esperte di lei e passionali e maiale. Era incazzata con se stessa, con la madre che le aveva impedito di conoscere la vita, con tutto il mondo che la rifiutava.
Stava uscendo, sola, subito dopo le colleghe quando si era sentita chiamare:’Signorina’ Era l’autista di Saro.
Don Saro l’attende per cena, le aveva detto. E se avessi un impegno? Lei aveva risposto.
Io la porterei da Don Saro in ogni modo, poi ci penserà vossia a dirglielo che avete un altro impegno. Aveva risposto Salvatore. E lei aveva capito che non era una frase detta tanto per dire, in tutti i modi lei sarebbe arrivata da Saro quella sera.
Salì in macchina e venne condotta alla trattoria della sera precedente.
Era deserta, c’erano solo Saro con alcuni suoi ragazzi, nessuno del personale tranne una ragazza al bancone del bar e nessun cliente.
‘Scusa ma il personale ha preso un giorno di riposo e dobbiamo arrangiarci, ma il cuoco &egrave tutto a nostra disposizione’spiegò Saro.
Si avvicinò un ragazzo che sembrava il fratello dell’autista, occhi infossati nelle orbite, sopracciglia nere unite tra loro, mani tozze, fisico muscoloso. Incuteva timore.
‘Don Saro cosa posso farle servire? Ordini’
‘Per me minestrone ai sapori di terra e pollo alla diavola e per la signorina bistecca alla griglia e insalata verde’ Luisa odiava la bistecca alla griglia ma preferì tacere per capire cosa stava succedendo.
‘E da bere?’ chiese l’improvvisato cameriere.
‘Vino rosso, il nostro, e acqua naturale’
Dopo pochi minuti sopraggiunse la ragazza del bar a portare da bere, scortata da un uomo di Saro.
Mentre posava le bottiglie, era di fianco a Saro, questi allungò una mano sulle gambe ed iniziò a salire.
Luisa era di fronte, vide la gonna della ragazza alzarsi, lei guardarsi intorno, guardare lei e poi gli uomini ma non si sottrasse alla carezza. Per un tempo che parve lunghissimo Saro continuò ad accarezzare la ragazza sotto la gonna, Luisa non poteva vedere ma colse due o tre sussulti della ragazza quando lui toccava le parti più sensibili.
Dalla cucina uscì il cuoco, non indossava il suo alto cappello, aveva un occhio nero e zoppicava, vedendo la ragazza un lampo d’odio gli apparve sull’occhio sano ma scomparve alla visione degli aiutanti di Don Saro che lo osservavano ridacchiando.
Servì Don Saro provando a dire.’Se siete a posto con la cantina..’ ma Don Saro non lo considerò continuando ad accarezzare la ragazza.
Improvvisamente si avvertì un sospiro dopodiché la ragazza si morse le labbra, posò le palmi delle mani sul tavolo e appoggio il peso sulle braccia, sporgendo il sedere all’indietro.
Il silenzio si tagliava con il coltello, anche Luisa era stata servita ma non provava neanche a toccare le posate, in attesa di un via libera di Saro.
Che finalmente giunse; si vide il suo braccio scendere lungo le cosce della donna, la gonna scendere, e Saro disse:’Prego, Luisa inizia a mangiare che diventa freddo’. Piero ritornò verso la cucina e la ragazza, rossa come un peperone, sistemandosi gonna e biancheria ritornò dietro il bancone del bar.
La cena si svolse in un’atmosfera strana, mentre masticava Saro iniziò a parlare:
‘Luisa tu mi piaci, sei intelligente, sai tacere e vincere la curiosità. E’ una dote rara.’ Stava masticando il minestrone, con rumore evidente, volgare.
‘Ma tu non ti curi, potresti essere bella e desiderabile ma non lo sei. Ti faccio una proposta tu ti impegni a curarti, devi fare ciò che io ti dirò, e io ti faccio diventare la mia amante.’
Che grande onore, pensò Luisa. Ma subito considerò che non aveva nulla da perdere e molto da guadagnare, l’unica considerazione che la frenava era la paura di essere ancora picchiata, ma quello sarebbe potuto accadere anche se lei non accettava, anzi forse era ancora più probabile.
Decise cosa doveva rispondere:’Don Saro se io vi posso accontentare lo faccio volentieri e vi donerò tutta me stessa, ma voi non mi farete del male?’
‘Hai paura? Solo chi non mi ubbidisce mi deve temere, con le persone che mi rispettano io sono come un padre.’ E dopo quelle parole le porse la mano, lei la prese senza saper cosa fare.
‘Baciala’ le intimò e lei eseguì, spaventata.
‘Piero!!’ chiamò Saro ad alta voce ed il cuoco accorse per quello che gli consentiva la sua zoppia.
‘Domani andrai con Salvatore a prendere tutti i documenti contabili e li porterai dal ragionier Pautasso, chiederai della signorina Luisa e li consegnerai solo a lei. Contento? Così ti solleverai da tutti i problemi con la banche, con i fornitori. Ci pensiamo noi tu sarai di nuovo sereno e, sarà serena tua moglie.’ E fece un cenno verso la ragazza del bar.
‘Avrete il vostro stipendio, sicuro e se il ristorante guadagna avrai il venti per cento degli utili e se perde ci pensiamo noi. Sono un buon amico?’
Piero aveva gli occhi colmi di lacrime, stava perdendo il sogno della sua vita, ma non aveva scampo.
‘Siete il miglior amico che potevo desiderare’ biascicò senza convinzione.
Saro gli porse la mano destra, ornata di un anello d’oro con rubino rosso sangue, e lui la baciò. Saro la fece baciare tre volte e Luisa pensò che era la stessa mano che era salita lungo le cosce della moglie del cuoco.
Saro si alzò, dirigendosi verso l’uscita e subito Luisa lo seguì, mentre passava vicino al bar Saro chiamo:’Paola non mi saluti?’ e quella che era la moglie del cuoco lo raggiunse.
Saro la baciò sulle guance, per tre volte e poi le sussurrò qualcosa all’orecchio, lei arrossì ma fece un cenno d’assenso con la testa.
Luisa avrebbe pagato per scoprire cosa Saro aveva detto alla ragazza ma era consapevole che non lo avrebbe scoperto mai.
Saro guidò lentamente sino a casa di Luisa, si fermarono e lui disse che avrebbe gradito un caff&egrave.
Luisa non riusciva ad aprire il portone di casa, tanto tremava, ed allora Saro le prese le chiavi, aprì, ed infilò le chiavi in saccoccia.
Mentre salivano con l’ascensore Saro la baciò e Luisa rispose con tutto l’entusiasmo che poteva fingere.
Entrati in casa lei propose:’Le preparo il caff&egrave sig, Saro?’
‘Prima spogliati, nuda devi stare quando sei in casa con me solo.’ Fu la risposta.
Luisa tolse il cappotto, poi il pullover d’angora, la camicetta bianca e la canottiera di lana.
Sfilò la gonna nera e tolse i collant color carne, tremava evidentemente ormai. Reggiseno e mutande erano anch’essi color carne e molto semplici.
‘Non ti sai vestire, sembri una vecchia. Sabato viene a prenderti Salvatore ed andiamo a comprarti qualcosa di più adatto. E poi, da domani Salvatore ti viene a prendere alle dodici in ufficio e ti porta nel centro benessere gestito da mia cugina Concetta. Devi imparare a truccarti, devi depilarti le gambe ma non lo sticchio e devi perdere almeno dieci chili. E tieni le spalle dritte minchia!’
Luisa era umiliata, LUI UN BASTARDO CON UNA PANCIA CHE SEMBRAVA INCINTA, la trattava in questo modo. Ma dentro di lei sapeva che non aveva torto, doveva smaltire doppio mento e pancetta.
‘E finisci di spogliarti bagascia. Devi farmi fare bella figura mica posso andare in giro con un’amante che &egrave un cesso’ lei tolse il reggiseno e le mutande. Per la seconda volta in vita sua era nuda davanti ad un uomo che non era il suo dottore, doveva ammettere che la cosa la eccitava perché era un uomo che le aveva appena mostrato cosa poteva e sapeva fare.
Aveva voluto che lei assistesse all’umiliazione di Piero e della moglie, in modo da farle capire che era un uomo potente, non un povero vecchio.
‘Prepara il caff&egrave ora.’.
Preparò la moka,attese che il caff&egrave passasse preparando il vassoio con due tazzine, i cucchiaini e la zuccheriera. Poi ci ripensò e tolse una tazzina.
Prese tutto il vassoio e tornò in salotto, servendo Saro che sorrideva compiaciuto.
‘Brava, ora prenditi la crema come dolce’ le disse abbassando la cerniera dei calzoni.
Luisa si inginocchiò, estrasse l’uccello flaccido e lo prese in bocca, chiudendo gli occhi per non pensare al proprietario di quella appendice che si ingrossava sotto le sue cure.
Cercò di fare quanto appreso la sera prima e constatò come il cazzo si indurisse rapidamente, stava facendo un buon lavoro. Saro si godeva il lavoro di bocca, dopo un paio di minuti le sollevò la testa intimando:’Andiamo di là’.
Arrivati in camera da letto la fece sdraiare, con il sedere sul bordo del letto, le sollevò le gambe e appoggiò il glande alla vagina. Con la mano lo fece spennellare le grandi labbra e quelle si aprirono all’uomo, lui lo appoggiò ed entrò in lei, facendole mancare il fiato.
Luisa chiuse gli occhi e si concentrò su se stessa.
Per la prima volta un cazzo la penetrava, era piacevole, era caldo, rigido ma morbido all’esterno, sollevò ulteriormente le gambe ed il cazzo le entrò fino in fondo strappandole un sospiro di piacere.
Si sentiva piena, appagata, altro che il vibratore.
Quel cazzo poteva essere di chiunque, non doveva essere di un vecchio porco violento.
Dopo alcuni colpi sentì l’uccello ingrossarsi, aumentare di temperature ed infine eruttare dentro di lei alcuni fiotti di sperma, caldo, denso.
Saro che per tutto il tempo aveva palpato il corpo dell’amante, dopo l’orgasmo sfilò il cazzo semirigido e si sdraiò di fianco a Luisa.
Luisa, si riprese, si sentiva non saziata ma contenta di questo primo rapporto.
Si sollevò sul gomito e disse:’Don Saro sono ai vostri ordini, comandate.’
Lui la fissò e non pot&egrave far altro che complimentarsi con lei:’Brava Luisa, se continui così avremo molte soddisfazioni insieme. Ora fammi il bidet con la bocca che devo tornare a casa’.Luisa si abbasso sul cazzo dell’ uomo, oltre allo sperma c’erano tracce dei suoi umori e di sangue, chiuse gli occhi ed infilò tutto l’uccello in bocca, fino in fondo lavandolo con la lingua, sforzandosi di non pensare. Evidentemente lei con il vibratore aveva solo danneggiato l’imene che solo ora si era rotto definitivamente
‘Brava,molto bene. Domani ricordati alle dodici viene Salvatore e ti porta al salone di bellezza, non ti preoccupare parlo io con Concetta tu non paghi nulla, e sabato andiamo a cambiarti il guardaroba.’ Le ricordò Saro uscendo da casa sua.
Luisa andò in bagno a lavarsi, mentre si insaponava si rese conto che lei non era soddisfatta, non era sazia iniziò a carezzarsi la clitoride, dapprima dolcemente poi con una foga crescente fino a quando raggiunse un orgasmo che saliva dalla vagina e si irradiava salendo dalla schiena per raggiungere le braccia e le gambe, facendola tremare e lasciandola spossata e,finalmente, appagata. Andò a coricarsi e dormì serena per tutta la notte.

Sabato alle dieci Luisa si sporse dalla finestra e vide la berlina nera guidata Da Salvatore che la aspettava sotto casa. Finì di vestirsi e scese di corsa.
‘Buongiorno Salvatore, &egrave molto che mi aspetta?’
La risposta fu un cenno negativo del capo, le aprì la porta posteriore e la fece accomodare, poi iniziò a guidare, con molta calma rispettando scrupolosamente i segnali ed i limiti.
Lei non disse nulla e Salvatore neanche fino a quando giunsero davanti ad un capannone con la scritta “Outlet” ed il nome di molte marche famose esposte sull’insegna.
Nel parcheggio, tra poche altre auto, c’era don Saro con la sua fedele Lancia.
Le andò incontro e la baciò voracemente, infilandole la lingua in bocca, lei ricambiò prontamente.
Suonarono al campanello ed una commessa venne ad aprire.
‘C’&egrave la signora Laura?’ chiese Saro, la commessa si allontanò tornando dopo pochi minuti accompagnato da una bella donna di trent’anni circa, bionda, vestita con stile elegante e sexy.
Si avvicinò ed attaccò a parlare a Saro, nervosamente.
‘Don Saro mio marito &egrave fuori. Non la aspettavamo altrimenti si sarebbe fatto trovare”
L’uomo la interruppe:’Ho bisogno di te, non di lui. Devo rifare il guardaroba di questa mia nipote, pensaci tu.’
Dopo due ore trascorse a indossare e togliere vestiti Laura le aveva fatto comprendere cosa utilizzare per valorizzare i suoi punti forti, il seno, l’altezza e le gambe.
Avevano messo da parte alcuni completi, delle camicie, delle scarpe e dei completi di biancheria intima. Saro aveva fatto pochi commenti che erano stati accolti con la massima attenzione dalle due donne.
‘Va bene, Laura impacchetta tutto. Lunedì vedo i conti con tuo marito. D’accordo?’
La donna aveva trovato la forza di replicare:’Don Saro si tratta di oltre quattromila euro di articoli, la nostra rata &egrave molto più bassa.’
Lui le si era avvicinata, socchiudendo gli occhi come a ripararli da un raggio di sole e aveva detto:’Allora facciamo così, tu prepara il conto e lunedì vieni tu a riscuotere da me, così vediamo bene il dare e l’avere. Così va bene? Guarda che ora ti aspetto, non pensarti di mandare quel minchialenta di tuo marito o mi incazzo’ abbracciò Luisa alla vita ed usci senza aspettare oltre.
Salvatore si incaricò di prendere le borse.
Fuori dal capannone baciò la ragazza e la salutò dicendole:’Domenica la passo in famiglia, se hai bisogno Salvatore sarà a tua disposizione per tutto il pomeriggio. Noi ci vediamo lunedì’.

Luisa non senti don Saro né lunedì né martedì, mercoledì iniziò a pensare di aver fatto qualcosa che lo aveva urtato oppure aveva trovato un’altra, più giovane e bella di lei.
Tutti i giorni, in pausa pranzo, Salvatore la veniva a prendere e la portava nel salone di bellezza di Concetta che comprendeva anche una palestra. Dopo la depilazione (che aveva escluso le parti intime su ordine di Saro) erano iniziati i massaggi, l’incontro con un dietologo, brevi lezioni sul trucco più adatto, lezioni con un istruttore che le aveva preparato una tabella di esercizi da ripetere per tre volte la settimana.
Se Saro si fosse stancato di lei non avrebbe affrontato tutti quei costi, meditò rinfrancata.
Finalmente giovedì lui la avvisò che avrebbero cenato insieme e lei si sentì rassicurata, all’uscita dall’ufficio Salvatore la condusse prima a casa, in modo che potesse cambiarsi d’abito, e poi andarono alla solita trattoria. Indossava uno degli abiti scelti insieme a don Saro e si sentiva carina, non bella, ma piacevole.
Saro l’attendeva dentro la trattoria che era più affollata delle volte precedenti, lui era seduto dietro un separ&egrave e, spalle al muro, poteva controllare tutto il locale. Si alzò al suo arrivo e la baciò con passione, lei rispose ed il bacio durò alcuni secondi.
La fece accomodare di fianco a lui e le disse:’ Brava, sei molto carina questa sera. Finalmente sei vestita in modo adatto. Mi dicono che sei molto impegnata nel rispettare gli insegnamenti di Concetta. Quella ascoltala per il trucco, per dimagrire ma per nient’altro &egrave una stupida e pure bagascia. Ha iniziato a prendere minchia a quattordici anni e non smette certo ora’
‘Certamente don Saro’ si affretto ad affermare Luisa.
‘Ora ti presento un mio nipote. Giuseppe vieni che ti presento una persona’ chiamò a voce alta.
Accorse un ragazzo sui vent’anni, azzimato, magro e con i capelli neri e lucidi.
‘Eccomi zu Saro’
‘Lei &egrave Luisa, tiene la contabilità di tutte le nostre attività ed &egrave mia protetta. Quello che chiede lei &egrave come lo chiedessi io. Lui &egrave Giuseppe, &egrave arrivato ora dal paese dove gestiva la trattoria con il padre, ora si occupa di gestire questo locale per me.’
Luisa e Giuseppe si diedero la mano ma non proferirono parola.
‘Zio Saro, cosa vi porto una bella frittura di mare o del pesce al sale o preferite la carne o la pasta?’
‘Portami una bella porzione di frittura di mare, con insalata e per Luisa un branzino alla griglia. Giusto?’
‘Perfetto don Saro, e se posso avere dell’insalata verde.’
‘Agli ordini e da bere cosa gradite?’ concluse Giuseppe.
‘Vino rosso, ma fallo portare dalla barista ” e acqua naturale’. Giuseppe si allontanò sogghignando.
Dopo pochi minuti sopraggiunse Anna, la moglie del cuoco con un vassoio con il vino, l’acqua e due bicchieri da vino.
‘Paola, non mi hai neanche salutato oggi. Vieni dal tuo vecchio amico Saro, vieni alla mia destra’
Paola si trovata tra Luisa e Saro ed era nascosta al resto della sala da un basso tramezzo. Posò il vassoio e Saro le appoggio una mano sul seno ordinandole:’Alzati la gonna’
Lei ubbidì, tremando sollevò gonna e grembiule mostrando due belle gambe inguainate in calze nere che finivano alcuni centimetri sotto delle mutandine rosa, trasparenti.
‘Brava, sei ubbidiente, io odio i collant.’Con la mano libera iniziò a salire dalle cosce fino alle mutande e infilò un dito dentro di esse toccandole la vagina.
La ragazza si abbasso verso l’uomo e lo baciò lungamente mentre lui continuava ad esplorarla.
Saro pose fine allo spettacolo:’Brava, ora vai pure torna dal cuoco e fagli una carezza sulla testa da parte mia’ e così dicendo le diede una manata sul sedere.
Lei andò via arrossendo.
‘Vedi Luisa, io le avevo detto di non mettere i collant, ma le mutande sexy, il bacio bollente e la fica depilata ed umida sono state sue idee. Povera vacca, voleva eccitarmi. Lei ha capito che se fosse al tuo posto starebbe meglio. Forse ti invidia pure.’ Concluse Saro ridendo.
Ma Luisa aveva realmente colto un lampo strano negli occhi della ragazza ed ora capiva che era invidia.
La cena si svolse in silenzio, Saro si godeva il cibo e Luisa osservava la situazione.
Finita la cena uscirono e si avviarono verso l’auto di Saro, si accomodarono e Saro mosse verso casa della ragazza.
‘Questa notte mi fermo a dormire da te’ la informò Saro.
Luisa borbottò un ‘va bene’ soprapensiero e Saro mosse la mano destra prendendo tra pollice e indice un capezzolo di Luisa, lo strinse e lo torse provocando un urlo terribile della ragazza. Le lacrime le salirono agli occhi.
‘Se io ti faccio l’onore di dormire da te tu mi devi ringraziare. Chiaro?’ sibilò Saro continuando nella torsione del capezzolo.
Luisa riuscì a prendere fiato e, singhiozzando per il dolore, disse:’Mi scusi ero distratta. Pensavo ad altro. Non si ripeterà’
‘A che minchia pensavi’ gridò l’uomo.
Luisa non poteva mentire, il dolore e la paura non la facevano neanche connettere.
‘Pensavo alla barista. Non mi piace che una donna cerchi di compiacerla davanti a me. Per carità don Saro lei &egrave il padrone e può fare ciò che vuole ma quella troia ”’
Sarò lasciò la prese e assunse un’aria pensierosa.
Giunsero in silenzio sotto casa di Luisa che disse, titubante:’E comunque mi perdoni don Saro. Io voglio compiacerla, non succederà più che mi distragga’
‘Va bene’ la interruppe Saro ‘hai detto una cosa giusta. In fondo quella di Paola &egrave stata una mancanza di rispetto verso di te. Inizi a capire. Brava’
In ascensore Saro la bacio con lascivia, infilandole la lingua in bocca. Lei ricambiò pensando che quel bacio poteva decidere della sua vita, ci mise tutto il suo impegno cercando di non pensare chi stava baciando ma sognando fosse un bel giovane.
Entrati in casa, lei si spogliò, rapidamente, in ingresso restando con solo le calze e le scarpe addosso.
Saro iniziò a palparle il culo, poi salì al seno, il capezzolo sinistro era viola per la torsione subita, carezzò la schiena ed arrivò alle intimità.
‘Gradite che vi lecchi, che vi carezzi io. Ditemi ed io eseguo don Saro’ disse Luisa.
Ma l’uomo continuò a palparla, arrivato alla vulva le disse:’Brava, così ti voglio, con i peli corti, curati ma non con lo sticchio nudo. Quello &egrave da puttane’ le carezzò le labbra, introdusse un dito e lo ritrasse commentando :’Sei bagnata. Volevo proprio vedere se avevi voglia di fottere o no. Prima vammi a preparare un caff&egrave.’
Luisa si recò in cucina, preparò il caff&egrave e lo mise su un vassoio con una tazzina, il cucchiaino e lo zucchero. Tornata in salotto vide che Saro si era spogliato ed era seduto sulla poltrona, lei poggiò il vassoio sul tavolino di fianco a Saro e si inginocchiò di fronte a lui, senza dire una parola avvicinò la bocca al cazzo, ancora flaccido, dell’uomo, con la lingua sollevò la cappella e la infilò in bocca. Inizio subito a salire e scendere lungo l’asta, arrivando fino alla radice, leccando la cappella, succhiando i testicoli.
In breve il cazzo divenne turgido, con le vene in rilievo, Saro che aveva bevuto il caff&egrave, la incoraggiava mostrando di gradire molto quel trattamento, lei si impegnò al massimo, voleva far godere quell’uomo, non importava che avesse un aspetto laido e volgare, ora voleva sentirlo godere di lei, delle sue arti.
Continuò a succhiare e leccare, enfatizzando i movimenti e gli atti che sentiva producevano una reazione nel membro dell’uomo, dopo alcuni minuti di quel trattamento, la cappella era viola dall’eccitazione, Luisa sentiva di essere pronta al successo, all’orgasmo dell’uomo, lui le disse:’Apri gli occhi, fammi vedere che ti piace farlo, buttana’. Lei si trovò di fronte quell’uomo laido, peloso, dai capelli unti sale e pepe e aumentò ancora il suo impegno leccando il glande e succhiando nel medesimo tempo.
Sarò lanciò un mugolio ed iniziò a venire, uno, due,tre, quattro fiotti amari, grossi.
Lei tenne le labbra ben strette intorno all’asta e raccolse tutto in bocca.
Quando sentì il cazzo rilassarsi, alzò la testa ed aprì la bocca mostrando che era piena di sperma a Saro e quindi ingoiò deglutendo vistosamente.
‘Brava, tutto di bocca, senza mani. Sei stata bravissima, il miglior pompino della mia vita.’ Disse Saro carezzandole la guancia, le sollevò il mento e le chiese:’Avresti voglia di minchia, vero?’
Luisa arrossendo fece un cenno affermativo, doveva assecondarlo.
‘Non sono più un ragazzino, dovrai pazientare un poco. Ma poi vedrai che ti soddisfo. Ora andiamo a letto’.
Si infilarono sotto le lenzuola e Saro tirò Luisa verso di sé, iniziando a baciarla e ad accarezzarla.
Continuò per dei lunghissimo minuti, tempo in cui Luisa pregava che facesse in fretta, che si eccitasse rapidamente, quella lingua che le esplorava la bocca le faceva schifo, voleva passare in fretta oltre. Meglio uno stupro, meglio leccargli l’uccello che quella lingua che mischiava la sua saliva a quella dell’uomo.
Lui le prese la mano e la guidò sulla sua verga, lei la iniziò ad accarezzare dolcemente sentendo che riprendeva vigore, finalmente dopo alcuni lunghi minuti l’uccello era sufficientemente rigido.
Saro la fece salire su di lui e lei, per la prima volta, guidò un uomo dentro di sé.
Guidata dalle mani di Saro che la stringevano sotto il seno, iniziò a cavalcare il compagno.
‘Stringi i muscoli dello sticchio, così mi ecciti di più’ le chiese Saro.
Lei provò e scopri che anche lei provava sensazioni amplificate, le sembrava di sentire ogni singola vena, ogni piccolo rigonfiamento del pene e la cosa la eccitava.
Dopo pochi colpi Saro iniziò ad accelerare il ritmo, a dargli dei colpi quasi volesse sfondarla, ed in breve sentì il pene ingrossarsi e l’uomo godere ansimando rumorosamente.
Lei voleva continuare a farsi sbattere ma in pochi istanti il pene perse consistenza, afflosciandosi. Luisa era frustrata, era stata portata all’eccitazione ma senza godere.
Saro la abbracciò complimentandosi:’Che bella scopata, non pensavo diventassi una così bella scopata, mi sei proprio piaciuta’ e cadde in un sonno soddisfatto e rilassato, iniziando quasi subito a russare.
Luisa non riusciva ad addormentarsi, si scostò dall’uomo e con la mano iniziò ad accarezzare la clitoride, mentre l’eccitazione cresceva accelerò il ritmo e la pressione, in alcuni minuti giunse a provare un piacere non travolgente ma inarrestabile come un’onda di mare che ti trascina, apparentemente in maniera dolce, ma invincibile. Mise in bocca il cuscino mordendolo per sfogare l’orgasmo e scivolò in un sonno pesante e sereno.

Sabato mattina Luisa era pronta per le dieci, Saro le aveva consigliato di fare un altro giro presso il negozio di vestiti. Si sentiva veramente bene; anche la sera precedente si era masturbata a lungo dolcemente, dando libero sfogo alle sue fantasie su amanti belli e intraprendenti e abili nel saziare il suo corpo, dopo aveva dormito profondamente, serena.
Guardando dalle persiane vide che Salvatore la stava già aspettando, terminò di truccarsi e scese.
Salvatore la fece accomodare sul sedile posteriore e guidò, molto lentamente, fino al capannone del sabato precedente.
Le aprì la porta dell’auto e le disse:’Don Saro non può venire, la accompagno dentro e se ha bisogno mi chiami’, Luisa fece un cenno di assenso e si avviarono. Suonarono il campanello e il titolare venne loro ad aprire, vedendo Salvatore impallidì ma non disse nulla.
Fece accomodare Luisa che chiese se ci fosse la signora Laura.
‘No, mia moglie &egrave indisposta. Dica pure a me o a Paola, la commessa, vedremo di accontentarla.’
Luisa era l’unica cliente in quel momento. Si fece portare un paio di completi intimi che aveva già notato il sabato precedente e passò a provare degli abiti primaverili.
Mentre si osservava allo specchio si aprì la porta ed entro Laura, vide Salvatore, vide Luisa e si diresse verso il marito.
Zoppicava vistosamente ed aveva due dita della mano sinistra ingessate, il marito le si fece incontro e la fece entrare in un ufficio.
Dopo alcuni minuti la donna ne uscì e si diresse verso Luisa, con fare energico.
‘Come andiamo signorina?’ chiese con un tono di voce come di chi trattiene la rabbia.
‘Bene signora, cosa le &egrave successo?’
‘Sono ”” caduta da una scala prendendo della merce ed ho battuto molto forte’
‘Mi dispiace molto, a volte certi incidenti lievi sembrano assurdamente gravi. Mi scusi cosa pensa di questo vestito, come mi sta? Mi valorizza?’
‘Faccia vedere’ rispose Laura, ‘forse &egrave meglio un colore più carico, quello &egrave smorto non evidenzia gli occhi chiari’ e fece per voltarsi ma, compiendo un movimento brusco dovette emettere un mugolio di dolore.
‘Caspita signora, lasci stare. Non voglio farla affaticare oltre. Tornerò un’altra volta’
Alla cortesia di Luisa la signora scoppiò.’Lasci stare? Venga con me le mostro come sono ridotta’ la trascinò nello spogliatoio dove aprì la camicetta.
Dal reggiseno fuoriuscivano due macchie violette, due ematomi che partivano dai capezzoli e coprivano metà mammella e il fianco destro era segnato da un ematoma nero.
‘E dovrebbe vedere la gamba sinistra, &egrave un miracolo che non sia rotta. Cosa dice dovrei parlare con qualcuno di questa ‘ diciamo scala? Magari con un carabiniere? Cosa ne pensa lei che conosce bene don Saro?’
Luisa comprese molte cose tutte insieme. Tacque alcuni secondi poi rispose:’ La capisco, certe cose non dovrebbero succedere ma, le assicuro, don Saro ha a cuore la sua salute. Sua e della sua famiglia.’
Silenzio.
‘Ed in fondo gli ematomi passano, poteva andare peggio, che so battere il suo bel volto (e le carezzo il mento sentendo la morbidezza della sua pelle) o addirittura una tempia. Sarebbe stupido farsi male da soli senza motivo.’
Silenzio.
‘E allora cosa devo fare? Non ho i soldi per la rata di lunedì, stiamo lavorando poco.’ Chiese la donna con tono disperato.
‘Vada con suo marito da Saro e le parli con il cuore in mano, le dica che lei vuole onorare gli impegni con tutta se stessa ma ha dei problemi. Insieme troverete una soluzione.’
Dopo una pausa aggiunse:’Ora me ne vado, buona fortuna Laura.’
‘Ma non prende niente, neanche i completino d’intimo? Prenda almeno l’abito la prego.’ Quasi gridò Laura.
‘La prossima volta che vengo, stia tranquilla. A presto.’ Ed uscì, le tremavano le gambe, era scossa.
In macchina disse:’Salvatore ho paura di aver combinato un casino, posso parlare con don Saro?’
L’uomo la scrutò dallo specchietto, accostò al marciapiede e compose un numero al cellulare, dopo aver scambiato due parole lo passò a Luisa.
Era Saro, lei gli riferì il colloquio, si scusò, disse di aver parlato d’impulso e per aiutare don Saro. Si scusò ancora. La voce le tremava per la paura.
Saro la interruppe:’Basta, non &egrave un problema tu dovevi solo avvertirmi non hai detto nulla di male. Passami Salvatore ora’ Luisa obbedì.
Salvatore ascoltò e poi chiuse la comunicazione.
‘Tranquilla, don Saro non &egrave arrabbiato con lei. Mi ha detto di dirle che vi vedete lunedì a cena’.
Luisa lentamente smise di tremare, dove era finita, dove stava andando.

Il week end fu terribile, Luisa era terrorizzata, Saro era uno strozzino o peggio. In realtà lo sospettava da tempo ma ora ne aveva la certezza. Sua madre le avrebbe detto di denunciarlo, e poi?
Lui sarebbe uscito di galera in fretta lei avrebbe perso il lavoro e tutte le comodità che la sua storia con Saro le permetteva di avere, sempre che lui non le facesse del male per vendicarsi.
Non voleva tornare ad essere una povera sfigata disprezzata e derisa, ma doveva fare attenzione a non farsi coinvolgere, lei non sapeva e non voleva sapere nulla, Saro era un cliente dello studio che l’aveva sedotta, punto e basta. Poteva farcela, più ci pensava e più si convinceva e sempre più evidenti gli apparivano i vantaggi della situazione in cui si trovava. Era la donna del capo.

A mezzogiorno del lunedì trovò Salvatore che la attendeva ma appena salì con la borsa da ginnastica lui le disse:’Oggi niente palestra, la aspetta don Saro’ lei sbiancò.
Arrivarono al Bar Jolly, il bar che fatturava come una piccola industria. Era in periferia.
Entrarono e Salvatore disse rivolto al barista:’Siamo attesi.’ Ottenendo un cenno d’approvazione.
Superarono una porta e salirono al primo piano dove vi era un alloggio.
Salvatore suonò il campanello e venne ad aprire quello che sembrava suo fratello ma con un’espressione ancora più stupida. Li fece entrare e Salvatore le disse:’La porta in fondo al corridoio, vada’,
Luisa si avviò tremando, da sola.
Lungo il corridoio, su un divano, vide seduto il padrone del negozio con a fianco un altro uomo di Saro, lui aveva un occhio pesto.
Arrivata alla porta non aveva il coraggio d’entrare, si fermò e aguzzò l’udito.
Dall’interno venivano rumori inequivocabili, qualcuno stava scopando, vide che Salvatore la osservava da lontano e si fece coraggio, bussò sul vetro smerigliato.
‘Chi minchia &egrave?’ gridò dall’interno don Saro
‘Sono Luisa’ riuscì a mormorare lei, con la bocca senza un filo di saliva.
‘Bene, era ora entra, entra’
Lei entrò e richiuse la porta alle sue spalle, Laura, la titolare dell’outlet, era sdraiata su un divano in mezzo alla stanza, con le gambe sollevate e divaricate, la gonna avvolta in vita, la camicia aperta a mostrare il seno deturpato dagli ematomi. Indossava calze nere con reggicalze e scarpe dal tacco alto, molto sexy.
Saro era in mezzo alle sue gambe, che sporgevano dal fondo del divano, le teneva le gambe aperte e la stava scopando.
‘La troia credeva di pagare la rata con una scopata. Era venuta già pronta con le calze e tutta la robba. Ma ora le mostro io chi minchia comanda. Puttana ti piace? Ora ti riempio lo sticchio mignottona’ e così dicendo le venne dentro.
Si estrasse dalla donna, il pene già flaccido colava sperma, e si rivolse a Luisa:’Ora faccio capire a sta zoccola come deve comportarsi, vuole pagare con la figa? Una scopata vale al massimo cento euro, quindi deve fare almeno dieci scopate per pagare una rata. SALVATORE’ gridò concludendo il discorso.
Il ragazzo accorse.
‘Lascia la porta aperta, voglio che il marito senta, e scopati questa zoccola, ti faccio un regalo.’
Salvatore fu sorpreso, si calò i pantaloni, prese le gambe della donna sotto le ginocchia e le alzò spalancandole. Lei emise un lamento ma non oppose nessuna resistenza, Salvatore era in difficoltà, la presenza di Saro e di Luisa evidentemente lo intimidivano.
‘E che, sei frocio? Io ti offro una bella scopata e tu non ti rizzi?’ scherzava Saro, che nel frattempo abbracciava Luisa tenendola vicino a se, in piedi di fianco alla poltrona da dove lui dominava la scena.
Finalmente Salvatore, dopo essersi menato l’uccello riuscì ad avere un’erezione. Scopò Laura ad occhi chiusi, seguendo chissà quale pensiero, e dopo pochi colpi venne sborrandole dentro.
Si estrasse e ritirò l’uccello con un movimento pudico, cercando di non farsi osservare.
‘Ora mandami Carmelo e poi vai al bar e mandami su, uno per volta tutti i nostri. La troia deve fare almeno dieci marchette adesso. Vai, muoviti.’
Dopo pochi istanti entrò Carmelo, quello che sembrava il fratello di Salvatore, basso, muscoloso, con una faccia sempre arrabbiata e due sopracciglia nere, folte, che si univano sopra il naso.
Evidentemente era stato avvisato dal compare, si posizionò in mezzo alle gambe della donna, estrasse il pene, piuttosto corto ma già rigido e la penetrò senza chiedere nulla.
Laura ad ogni colpo sobbalzava e emetteva un lamento, l’uomo le strinse il seno con le mani e lei dovette emettere un grido per il dolore. Anche Carmelo non durò molto, pochi colpi ed iniziò a ululare di piacere insultando la donna in siciliano stretto. Si scaricò del tutto dentro la figa, quindi estrasse l’uccello e lo pulì sfregandolo sulla gonna che lei aveva avvolta in vita.
La scena si ripet&egrave quasi uguale due o tre volte poi comparve un ragazzo di circa trent’anni, alto, magro con baffi e capelli neri, vestito con ricercatezza, pantaloni e camicia nera.
‘E tu che minchia ci fai qui?’ chiese Don Saro.
‘Ero venuto a prendermi un caff&egrave quando mi hanno detto che c’era di bisogno”
‘Perch&egrave il caff&egrave al tuo bar &egrave meno buono? Ti hanno detto che c’era da fottere e tu non perdi occasione dì la verità.’
‘Don Saro voi mi offendete. Io sono fedele a vostra figlia, se volete mi ritiro, non credevo che si trattasse di questo..’
‘No, no anzi. Sono curioso di capire come hai fatto innamorare a Carmela. Mostrami le tue ‘. Qualità. Vai, vai..’ lo incitò.
L’uomo si sfilò i calzoni mostrando un uccello non lunghissimo ma largo e che svettava in modo insolente, come a dire:’Io sono qui, sono il capo’.
Si avvicinò a Laura, la prese per i capelli e le fece ingoiare l’uccello:’Leccalo bene o dopo ti faccio male’ lei era molto provata, eseguì senza opporsi, con la mano non ingessata accarezzò il pene e lo ingoiò quasi interamente ricoprendolo di saliva.
Lui si scostò e si posizionò tra le gambe.
‘Da qui &egrave passato un reggimento. Io preferisco un’altra strada.’ Così dicendo sollevò la gambe della ragazza facendole alzare il bacino e portando il culo della donna alla portata del suo uccello. Quindi lo appoggio facendolo scorrere su e giù con la mano tra la vagina e lo sfintere.
‘No vi prego, mi fate male, così mi fate male’ protestò Laura che aveva intuito cosa la aspettava.
L’uomo le entrò dentro senza aspettare oltre strappandole un grido, iniziò a stantuffarla alternando affondi e colpi meno profondi, in cui faceva entrare solo la cappella. Alcune volte estrasse completamente il cazzo lasciando che lo sfintere si richiudesse per poi forzarlo di nuovo. Ogni volta con più facilità.
Lo spettacolo era eccitante per Luisa, che lo vedeva da una posizione di prima fila, Saro le aveva infilato la mano sotto la gonna e le toccava il clitoride, eccitandola.
Laura ad ogni colpo emetteva un rantolio che a Luisa pareva di piacere, non più di dolore, ad un certo punto venne addirittura scossa da un tremito, aveva avuto un orgasmo.
La scena continuò parecchi minuti, oltre dieci, oltre a Saro e Luisa anche Carmelo si era affacciato attratto dai rantolii, e chissà cosa pensava il marito, seduto pochi metri più in la che forse non vedeva ma sicuramente sentiva.
‘Don Saro con il vostro permesso non verrei dentro la troia, se lo permettete la copro di sborra’
chiese l’uomo che era leggermente sudato ma perfettamente controllato.
‘Vai vai, coprila pure’.
Il ragazzo estrasse il cazzo, lo puntò verso la faccia di Laura e con pochi colpi di mano iniziò a eiaculare. Spruzzò almeno cinque getti biancastri, potenti che colpirono Laura in faccia e sul collo.
‘Ecco come fai a mettermi la figlia incinta, pari l’Etna’ disse ridendo Saro.
Anche l’uomo rise rivestendosi, quindi salutò e se ne andò.
Entrarono altri ragazzi, Luisa perse il conto, ed anche loro incularono Laura e poi le sborrarono addosso ricoprendola quasi integralmente di sperma.
Saro, ad un certo punto, ordinò:’Portatemi Carlo’ ed il marito della donna venne condotto nella stanza tenuto per il collo da un ragazzo imbronciato perch&egrave evidentemente aveva tardato e non aveva potuto godere della donna.
‘Avete visto come potete pagare? Volete pagare così? O volete andare a chiedere aiuto, a piangere dalla forza pubblica. Nessun vi ha obbligato a chiedermi dei soldi, le banche non vi aiutavano ed io vi ho aiutato e voi come mi volete ricompensare: con ingratitudine rinfacciandomi i regali alla mia donna, pensando di pagare con una marchetta per tenere buono il povero Saro. Ma io non sono stupido.
Voi mi dovevate 1000 euro alla settimana, da ora sono 1500 chiaro?’ parlò don Saro.
‘Il lavoro va male, non riusciremo mai a pagarla regolarmente” attacco a dire l’uomo
‘Ma noi vogliamo pagare, vogliamo rispettare gli impegni ci aiuti don Saro la prego’ intervenne Laura che era inginocchiata in terra, coperta di sborra, il simbolo della sottomissione e della sconfitta.
Saro tacque alcuni secondi come a meditare, poi disse:’Vi voglio aiutare, domani mattina vengo da voi con un notaio e voi mi cedete l’ottanta per cento della vostra azienda a saldo dei debiti. Ed io mi faccio carico anche dei debiti con i fornitori, che so che ne avete parecchi. Voi vi tenete il venti e, se vi comportate bene, vi tengo a lavorare per me. Vi sembra un’offerta buona?’
L’uomo, Carlo, guardò la moglie e lei disse, senza alzare gli occhi:’Un’offerta da amico. Va bene don Saro, basta che ci togliate i debiti e va tutto bene.’
‘Bene siamo tutti contenti tranne Beppe, ti vedo scuro cosa ti &egrave successo Beppe’ Beppe era l’uomo che temeva Carlo per il collo.
‘Minchia don Saro io sono l’unico che non ha ‘nzuppato. E che cazzo’ Saro, Luisa e gli altri scoppiarono a ridere.
Luisa sussurò qualcosa all’orecchio del boss, che la guardò e disse:’Buona idea. Laura per brindare all’affare fai un pompino al buon Beppe, altrimenti mi resta scontento’.
La donna alzò lo sguardo sperando in uno scherzo ma quando incontrò gli occhi di Luisa capì che non aveva alternative, strisciò fino all’uomo gli aprì la patta ed estrasse il pene, già eccitato e lucido in punta, lo iniziò a leccare e a succhiare davanti a tutti.
Luisa stava colando tanto era eccitata dalla situazione, per la prima volta aveva manifestato una forma di potere, sentì la sua stessa voce esclamare:’E fai un lavoro ben fatto, di bocca e non di mano o te ne penti’con malignità, per chiarire bene chi comandava in quel momento.
Per fortuna di Laura il pompino non durò a lungo, Beppe era molto eccitato e quando lei lo ingoio tutto leccando poi la cappella mentre lo estraeva dalla bocca lui venne, prendendola per i capelli e facendole ingoiare tutto il seme che spruzzava.
Laura venne fatta alzare, si abbasso la gonna e chiuse la camicetta, puzzava di sesso in modo incredibile, lei e Carlo vennero fatti uscire e Luisa, dalla finestra vide e udì le derisioni degli uomini di Saro che li seguivano mentre raggiungevano la loro auto, lei oscillando sui tacchi e lui cercando di sostenerla ma con un gesto, da cui traspariva la paura di sporcarsi, di macchiarsi della sborra che l’aveva ricoperta anche per colpa sua. La loro vita non sarebbe più stata la stessa, era chiaro.
Luisa venne riaccompagnata all’ufficio ed all’eccitazione subentrò il timore: quella dimostrazione era stata fatta anche per lei, perché comprendesse chiaramente che se sbagliava non poteva aspettarsi pietà ne aiuto.

E’ passata la primavera ed anche l’estate, sono ormai otto mesi che &egrave la contabile di fiducia e l’amante di don Saro. La sua vita scorre serena, per quanto possibile, Saro cena con lei due,tre volte a settimana mai di sabato e di domenica, e poi si ferma a dormire da lei.
Sul lavoro ha ottenuto un aumento di stipendio in quanto Saro ha portato altre tre attività da seguire ed &egrave il migliore cliente dello studio, le sue colleghe ora la invidiano vedendo la sua forma fisica, ottenuta con massaggi, diete e palestra, l’autista che la va a prendere ed i vestiti di marca che indossa. Sospettano che Saro sia più di un cliente ma possono solo spettegolare.
Ma in questo momento &egrave preoccupata e nervosa, , Saro la ha invitata a pranzo a casa, con la famiglia, per quel giorno. Deve fare attenzione a non commettere errori. Ha indossato un vestito di lanetta sciancrato in vita, lungo fino alla coscia che valorizza la scollatura e la pancia piatta ma non &egrave volgare. La biancheria &egrave di seta e le calze sono fissate con un reggicalze, le scarpe sono decolté basse, non vuole apparire troppo più alta del suo uomo. E’ nervosa, che atmosfera l’attenderà in casa di Saro, per quale motivo vuole farla conoscere a moglie e figli?
Come al solito Salvatore la passa a prendere e la conduce ad una villa in collina, si apre il cancello e lei nota tre o quattro uomini di Saro nel cortile.
La villa &egrave una vecchia villa padronale dell’ottocento con un parco che la attornia.
Saro la accoglie baciandola sulla guancia e le presenta la famiglia:
le figlie Concetta e Carmela con i tre figli tra i tre ed i sei anni ed i due mariti (uno Luisa se lo ricorda nudo mentre fotteva Laura e quando la bacia sulla guancia lei prova un brivido di freddo lungo la schiena), i figli maschi Carmelo, Carmine e Giuseppe compresi tra i diciotto ed i ventitre anni d’eta ed infine la moglie, Maria, che la bacia con un trasporto che le pare eccessivo, fasullo.
‘Saro mi ha parlato tanto di te, mi pare di conoscerti da molto’ dice la donna. E’ alta un metro e cinquanta, vestita di nero per qualche lontano lutto, ma peserà novanta chili, con dei baffetti neri sulle labbra sotto il naso e peli sulle gambe che si intravedono nonostante le calze scure.
Il pranzo si svolge in modo tranquillo, l’atmosfera &egrave tranquille, non particolarmente scherzosa, ma serena. Luisa parla poco ma cerca di partecipare alla conversazione.
Sembra una normale famiglia con i normali argomenti di conversazione, le malattie dei figli piccoli, l’orario di rientro di quelli più grandi, la cucina siciliana buona ma troppo ricca che fa ingrassare ecc.
Dopo il dolce Carmelo, il più giovane dei ragazzi, chiede:’Papà possiamo andare a vedere la gara di motoGP? C’&egrave Valentino.’
‘Andate, andate io non le capisco più queste cose.’ Salutando si allontanano tutti i maschi incluso il figlio di sei anni di Carmela, in braccio al padre.
Maria la moglie dice:’Io e le ragazze andiamo a riposarci, per Luisa abbiamo fatto preparare una camera, quella con il letto matrimoniale così &egrave più comoda. La accompagni tu Saro, vero?’
‘Certo, certo ci penso io’
La donna si alza, e bacia Luisa sulle guance dicendole:’Sei una ragazza rispettosa, mi dice Saro, se &egrave così in questa casa sarai come una figlia, ma ricordati di rispettarci tutti. Buon riposo.’
Luisa e Saro restano soli, l’uomo di alza e dice:’Vieni ti accompagno nella tua camera.’
Dopo alcuni passi aggiunge:’ Hai capito che da oggi sei accettata anche dalla mia famiglia, da ora tu sei la mia donna ufficiale e chi non rispetta te non rispetta me.’
Raggiungono la camera destinata a Luisa, &egrave arredata con mobili antichi, pesanti, che probabilmente facevano parte dell’arredamento originale della casa, ma &egrave ampia, con un bel letto alto, in legno scuro.
Saro la fa sedere su una poltroncina e si avvicina, lei gli apre i pantaloni ne estrae il pene, già eccitato e lo accoglie tra le labbra.
‘Figli e generi sono sotto a invidiarmi, pensando a quello che facciamo noi si fanno le pippe.’ Ride Saro mentre Luisa ingoia tutta l’asta, la risale leccandola, si sofferma sul glande e poi ridiscende.
E’ diventata esperta, capisce cosa piace all’uomo e alterna leccate a succhiate in modo da farlo godere ma non troppo velocemente, facendolo eccitare molto e portandolo, infine, ad un orgasmo intenso che lo fa eiaculare copiosamente. Lei stringe le labbra sul glande e trattiene tutto in bocca, &egrave ben allenata, e poi ingoia tutto pulendo le ultime gocce che escono dall’occhio del glande con la lingua.
Si mettono a letto, Luisa con indosso solo calze e reggicalze. Lei carezza il petto dell’uomo, gli lecca il lobo dell’orecchio (ha dei peli anche li, incredibile), lo bacia percorrendo ogni centimetro della bocca del suo compagno con la lingua. All’inizio provava repulsione ma ora riesce a dominarsi perfettamente.
Dopo alcuni minuti lui &egrave nuovamente eccitato e lei gli chiede:’Cosa gradisce oggi don Saro?’ &egrave un gioco che sa eccitarlo molto.
‘Voglio la specialità della casa, la doppia galoppata.’ Dice ridendo l’uomo.
Lei capisce a cosa si riferisce, si massaggia il clitoride per lubrificare la vagina e sale sull’uomo infilandosi sul pene . Inizia a cavalcarlo muovendo il bacino, le gambe e contraendo i muscoli pelvici. Il difficile &egrave non farlo venire troppo in fretta, ma lei ormai riconosce i segnali dell’eccitazione di Saro e rallenta o si ferma prima che lui goda. Quindi estrae l’uccello si gira dando la schiena all’uomo e si riabbassa sopra di lui infilando l’uccello, paonazzo per l’eccitazione, nel culo. Don Saro adora incularla, ed in questo modo &egrave lei a dettare il ritmo e riesce a prolungare il rapporto che altrimenti durerebbe pochi istanti.
Sale lungo l’asta e scende lentamente poi cavalca con foga, due o tre colpi e appena sente l’uccello ingrossarsi si ferma trattenendo in se solo la punta, giocando con la cappella, poi scende e stringe i muscoli imprigionandolo e fermandosi completamente infilzata, stringendo e rilassando i soli muscoli dello sfintere.
Dopo dieci minuti Saro, rantolando ,le chiede:’Ora basta, fammi venire, ho voglia di sborrarti dentro’ lei ricomincia a cavalcarlo con ritmo regolare e finalmente l’uomo viene, sborrando ancora copiosamente. Anche Luisa prova dei brividi di piacere, l’orgasmo la invade mentre sente lo sperma caldo colare fuori dall’ano.
Saro la abbraccia, la bacia in bocca e le dice:’Vorrei un figlio da te. Lo riconoscerò come mio e sarà mio erede. Se eredita solo metà del tuo cervello diventerà un grande uomo.’
Luisa ha un brivido, capisce che &egrave un onore la proposta che le fa Saro ma ne &egrave terrorizzata, dopo sarebbe legata mani e piedi a questa vita.
Saro si addormenta ed anche Luisa si calma, in fondo in queste cose può deciderle lei da sola senza dirlo, un figlio non basta volerlo, deve venire. Ha tutto il tempo per pensarci e si addormenta al tepore del corpo del suo amante.

Luisa guarda le alpi in lontananza dalla finestra del suo ufficio, a novembre sono poche le giornate così limpide a Torino.
E’ passato oltre un anno da quando Saro la ha, diciamo così, ‘presentata in famiglia’ e da sei mesi &egrave incinta di lui.
Saro le ha acquistato uno studio professionale di un anziano commercialista che non aveva eredi e che non credeva ai suoi occhi quando Saro lo ha liquidato in contanti senza pagamenti dilazionati ed altre puttanate.
Ora &egrave lei il commercialista, ha un socio, uno dei cugini di Saro che viene a Torino circa una volta al mese più che altro per sbattersi qualche escort locale godendosi la lontananza dalla moglie. Il lavoro &egrave tutto sulle sue spalle ed &egrave quello che lei voleva, si &egrave scelta i collaboratori, ed oltre a Saro, ha conservato i clienti del vecchio studio e ne acquisisce di nuovi. E’ molto orgogliosa dello studio e dell’altra sua creatura: una società di prestito al consumo.
Crearla non &egrave stato facile, per le autorizzazioni &egrave andato perso molto tempo, ma &egrave stata un’esperienza splendida ed ora lei &egrave socia al dieci per cento di ‘Superfin’ una società che finanzia piccole attività industriali e commerciali e privati. E’ partita da poco ma darà grandi soddisfazioni, lo hanno capito tutti anche quei semideficienti dei figli e dei generi di Saro.
Da quando &egrave incinta le sono ostili, hanno paura di perdere la posizione, ma Luisa ha deciso che il gioco valeva la candela e ritiene di poterli tenere al loro posto. Sono uomini pericolosi ma non molto intelligenti.
Esce dall’ufficio, saluta Salvatore, che ormai &egrave alle sue dipendenze tutto il giorno, e a piedi si dirige in via Roma, vuole visitare il negozio di una cliente del vecchio studio, secondo lei ha bisogno di essere aiutata, sta per scaderle un finanziamento e non ha le risorse per pagarlo, anzi le risulta essere in ritardo anche con altri pagamenti.
Arriva al negozio, vende borse di marca, la commessa la saluta senza uscire dal bancone, lei curiosa tra la merce esposta e poi chiede della signora Clara.
La commessa la va a chiamare, &egrave una bella donna sulla quarantina, da giovane i pettegoli dicevano fosse l’amante dell’amministratore di una ‘importante fabbrica di automobili italiane con sede a Torino’ e che lui le avesse regalato quel negozio, ma ora lui &egrave morto e le banche sono meno ben disposte verso la signora Clara.
Le viene incontro ondeggiando su tacchi da dieci centimetri, la pelle &egrave levigata, il trucco perfetto, la camicia, stretta in vita, evidenzia i fianchi e il seno prorompente.
Si salutano con cortesia, non sono amiche ma collaborano professionalmente e quindi qualche convenevole &egrave obbligatorio.
Si accomodano nell’ufficio della signora e Luisa (dopo i complimenti reciproci per la rispettiva splendida forma), con professionalità consumata le ricorda le scadenze ormai prossime e le chiede dei colloqui avuti con le banche, la risposta, evasiva, le conferma che &egrave in difficoltà.
Studiano alcune alternative, che però, &egrave chiaro, non potranno mai portare a recuperare i centomila euro che lei deve rimborsare entro fine anno.
Luisa la lascia cuocere nel suo brodo, vuole che si renda conto delle difficoltà a cui sta andando incontro, finalmente, dopo circa mezz’ora di melina, Clara pronuncia la frase decisiva:’Lei ha un’idea migliore?’
Luisa potrebbe cercare d’aiutarla, le dice, le potrebbe presentare l’amministratore delegato di una importante società di credito al consumo, una società che appare tutti i giorni sui giornali. Solitamente fanno prestiti a privati ma, per una sua ‘amica’ potrebbero fare un’eccezione.
Naturalmente hanno bisogno di garanzie ma, vista la conoscenza qualche cambiale, alla moda vecchia, potrebbe andare bene senza cose antipatiche come le ipoteche o altro. Il rimborso, inoltre, sarebbe con rate mensili così lei potrebbe pagarle senza neanche accorgersene.
‘Quanto potrebbe rimborsare al mese?’ Le chiede Luisa, la donna, ora visibilmente sollevata e che vuole riconquistare una posizione di prestigio che sentiva sfuggirle afferma ‘Anche diecimila euro al mese’.
Luisa fatica a non scoppiare a ridere, il negozio fattura diecimila euro alla settimana, &egrave vero, ma deve pagare la commessa, i fornitori e lei prende per le sue piccole spese almeno mille euro alla volta, fra tre mesi inizierà a saltare le rate e a chiedere proroghe e favori.
‘Benissimo, massimo in dodici mesi rimborserà tutto il prestito, alla faccia delle banche’ conclude ridendo Luisa, tra le donne si &egrave instaurato un rapporto cameratesco ora.
Lei chiama al cellulare il ‘Dott. Ferrero’ l’amministratore della ‘Superfin’ e dopo i convenevoli le descrive la necessità di Clara. In pochi minuti l’accordo &egrave concluso, lunedì Clara si presenterà alla Superfin e firmerà dodici cambiali da diecimila e cento euro, in cambio otterrà centomila euro tondi tondi.
Luisa, prima di uscire si sofferma ad ammirare una borsa in pelle, splendida, di gran marca, l’aveva già notata appena entrata, il prezzo esposto &egrave di mille e cinquecento euro.
‘Ti piace? E’ una serie numerata. Bisognerebbe ordinarla ma per te posso fare un’eccezione, ti do questa per mille e trecento euro soltanto’ le dice Clara. Luisa la osserva, la ringrazia e accetta. Paga con la carta di credito ed esce dal negozio.
Massimo tra cinque mesi Clara non riuscirà a pagare le rate e quel negozio &egrave nella posizione ideale per uno sportello finanziario, la ‘Superfin’ tra breve avrà una sede in centro.
Nella sua mente immagina la scena, Clara nell’alloggio sopra il Bar Jolly, nuda, in ginocchio, coperta di sperma, violata in tutti i suoi buchi, che piange attorniata da Saro ed i suoi uomini. E lei che si alza la gonna, scosta le mutande e le piscia addosso.
Altro che mille e trecento euro per una borsa, la vedrà vinta e umiliata implorare il suo aiuto. Il pensiero la eccita, &egrave bagnata, ha bisogno di masturbarsi e di pisciare, inconvenienti della gravidanza, si dirige verso l’ufficio pensando che il vecchio detto ‘commannare &egrave meglio che futtere’ &egrave proprio vero.

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