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Racconti di Dominazione

IL DIAVOLO E LE LACRIME

By 24 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Il seguente racconto &egrave tratto dal mio blog:

IL RAMO RUBATO

“Hanno una legge i diavoli e gli spettri:
da dove sono entrati, di là devono andarsene.
Liberi a intrufolarci, siamo schiavi ad uscire.”
(Faust – Goethe)

OTTOBRE
Mi guardi negli occhi e per un attimo tremi. Che ci accade, amica mia? Noi ci conosciamo da mesi. Ma ora, nella tua voce scorre il fiume di un’emozione nuova. Pendi dalle mie labbra, vaghi nel buio delle mie risposte che non ti do. Metti a nudo la tua anima, mi racconti di quello che da tempo provavi per me. Non riesci neppure a tenere il mio sguardo mentre lo fai, e le tue mani ovunque si intorcinano. Nessuno sospetta che stasera siamo qui. E questo riempie silenziosamente il nostro incontro di un’arcana magia. Non &egrave stata solo l’euforia dell’alcol a far incontrare così violentemente i nostri corpi, ieri sera. Da tempo nel mio giardino era piantato il tuo seme. E solo ora ha voluto germogliare. Ti guardo mentre porto le mie labbra sulle tue. Nel fondo di quegli occhi che non riesci a fissare, c’&egrave solo l’infinito vuoto di chi ha perso tutto quello in cui credeva. In quegli occhi vi &egrave solo l’abisso di un nulla che ora brucia e graffia. Ti stai invaghendo di un diavolo che vedi sguazzare in questo mio invisibile dolore. Nel buio notturno del parco passano davanti a noi persone sconosciute. Mi racconti di tua madre, che ora sta facendo la chemio, ma che sta molto meglio. Mentre ne parli gli occhi ti luccicano nella penombra, e in quel brillare il mio cuore si avvicina a te. Gli occhi delle donne sono la porta dell’anima.

Mi racconti del tuo lavoro di farmacista. O meglio mi spieghi come promuovi e vendi farmaci. E infatti con la stessa professionalità di venditrice, senza accorgertene, mi stai vendendo la tua vita più intima, per appropriarti della mia. Mi racconti che sei stata in America un anno per imparare l’inglese, e che là ti vedevi con un bellissimo ragazzo di colore. Mi racconti di Marco, che ora sta a Lecce. Mi dici che ormai stai con lui solo per far contenti i tuoi, e che quella storia di vivo non ha nulla. Prendo le tue mani, mentre me lo dici. Le sento fredde. Le scaldo con le mie. Mi chiedi se provo paura all’idea di essere scoperto, o se comunque non mi sento male con me stesso per quello che abbiamo fatto ieri sera. Ti rispondo che io non tradisco affatto. Io ho due anime in un corpo, amica mia. Quella che ti riservo &egrave votata alla pura autodistruzione. E’ fatta di poesia e di sensualità. La quotidianità dell’altra ti annoierebbe e basta. Non tradisco, io. Convivo coerente nell’equilibrio precario delle mie anime.
NOVEMBRE
Non devi vergognarti di me. Lasciati guidare dai miei desideri. Lascia che i tuoi sensi scivolino nei miei, così come queste mie mani scivolano nel tuo corpo. Bacio il tuo seno, sempre più eccitato. Ne mordo delicatamente la punta, e tu emetti un forte sospiro. Percorro con una carezza il perimetro delle tue mutande, sento il tuo cuore che batte più forte. Ogni poro della tua pelle mi racconta che hai voglia di fare l’amore, anche stasera. Vuoi sentirmi toccare il fondo dei tuoi sensi. Ma prima voglio che tu faccia altro per me.
Porto la tua mano sul tuo sesso. Ti sorrido e ti dico che voglio vederti mentre ti tocchi. Ti chiedo di immolare il tuo piacere all’altare dei miei occhi. Stai ferma e in silenzio per un attimo. Poi mi dici che non ti va. Ti imbarazza anche solo il fatto di parlarne con me. E non menti, sei un fascio di nervi. Ti sorrido. Questo fa parte della nostra strada. Ci stiamo portando lentamente in quel gioco al massacro invisibile che tu stessa mi hai chiesto in queste settimane. Tutti e due lo sappiamo, e mai ne parleremo. Tutti e due lo vogliamo, e mai lo ammetteremo. Hai lasciato il tuo ragazzo, la settimana scorsa. Non hai mezze misure. Sai dare tutta te stessa come nessuna, ma solo a chi ami. Non possiedi due anime. Tu sei tutto o niente. Ti bacio dietro all’orecchio. Poi scendo dal tuo divano. Apro con delicato vigore le tue gambe. Nella mia voce, seppure dolce, trovi un’autorità che non mi &egrave mai appartenuta. “Fai come ti dico io. Non ti ho detto di discutere.” E nella penombra guardo le tue dita che si immergono in quello splendido involucro di calore e di profumo. Mentre trattieni più che puoi respiri sconnessi in gola, tu stai guardando dall’altra parte. Una lacrima ti scende dal viso e tu provi a nascondermela. Tu sei mia, bambina mia. Solamente mia. Sposto la tua mano con autorità. Entro in te con tutto il vigore che possiedo in corpo. Il tuo corpo diventa campo di battaglia, e io non prendo prigionieri. Le vibrazioni del tuo corpo sconfitto mi inebriano della mia più oscura essenza. Nel buio i miei occhi ti sovrastano in silenzio.

DICEMBRE
E’ un arcano dominio la forza che lega le nostre coscienze. E’ il richiamo contrariato del tuo corpo ad essere vinto e sopraffatto. Mentre guidi stai bruciando dalla voglia di fare l’amore con me. L’ho capito già da prima, mentre eravamo a cena. Darmi il tuo corpo &egrave il solo modo che ti &egrave rimasto per dimostrarmi quanto tieni a me. Ci amate bastardi, noi uomini, ma io bastardo non sono affatto. Io te l’ho detto. Sono solo un perdente, un uomo che sta vivendo il suo inferno. Ma tu continui a ripetermi che sto distruggendoti, che la storia ci sta sfuggendo di mano. Sorrido. Ti metto una mano sulla gamba. La faccio scorrere sul tuo ginocchio. Rallenti un po’, e ora stai zitta. Entro tra le tue cosce. Le mie mani sono abili a rendere umide le tue mutande, quando meno te lo aspetti. Silenziosa ti lasci fare tutto.

Saliamo da te. Ti dico se, per cortesia, puoi prepararmi qualcosa da bere. E’ caldo e ho una gran sete. Sorridi dolcemente. E’ il tuo modo per chiedermi di fare l’amore. Mentre sei al banco della cucina, ti prendo alle spalle. Alzo la tua gonna, senza pudore o gentilezza alcuna. Senza che te lo aspetti. Ti prendo il braccio, ti blocco con l’altro. Divarico le tue gambe con le mie. Entro in te come un fiume di lava. Io sono ogni tuo sole ed ogni tua luna, amica mia. Io sono l’essenza proibita di ogni tuo desiderio. Io sono l’invisibile richiamo all’inferno che ti porti dentro. Urli di dolore e di piacere. Ti dimeni, ma la mia presa &egrave forte. Sento il tuo corpo che si riempie ovunque di piacere. Sento che l’estasi ti sopraffà come una marea improvvisa e dirompente. In mezzo ai tuoi gemiti crescenti il mio piacere si disperde tra le tue natiche. Ti bacio sulle labbra, e ti dico che ti amo come non ho mai amato nessuno. Amo soprattutto la tua tristezza, amica mia. Perch&egrave quando i tuoi occhi si lavano di essa, il mio diavolo si nutre di quelle lacrime. E quel diavolo sta diventando ogni giorno più forte… Ormai mi sta divorando. E’ più forte di me.

GENNAIO
Sento la tua voce strozzata che mi chiama al telefono. Non ci sentiamo da dieci giorni, ma so perfettamente che sei tu prima di alzare la cornetta. Hai la voce tremante. Mi racconti che hai appena sognato che facevamo l’amore. Ti prendevo su una panchina. Non vedevi nel sogno che ero io. Ma lo sapevi. Non puoi più stare senza me. Mi dici che hai bisogno di vedermi più spesso. Mi dici che vorresti avermi tutto per me e che invece ti senti solo la terza scarpa. Hai sempre avuto una tua dignità, ma ora la stai perdendo. Un singhiozzo ti strozza la voce. E ti interrompi. Tu hai fame della mia fame. Ormai &egrave diventato un gioco d’azzardo, in cui hai messo tutta la tua anima. Più la perdi, più mi chiedi di giocare per riaverla. La spirale al massacro non &egrave giunta al fondo, amica mia. Tornerò da te. Già lo so. Ho più voglia di quanto immagini, di fare l’amore con te. Mi chiedo, dentro di me, perch&egrave allora non ti do conferme. Perch&egrave sto così, tutto sulle mie, quasi che di te non mi importasse nulla? Non mi do risposta, forse perch&egrave la conosco.
Sto solo aspettando che tu me lo chieda. Supplicando. Voglio solo sentire che mi implori.

FEBBRAIO
Ogni volta che ci vediamo &egrave una pioggia di lacrime. Mi dici che ti mancano le certezze che ti dava Marco. Che hai bisogno di punti fermi. Di sentire che sei importante. Eppure amica mia, io sono solo per te. Ho il diavolo in corpo. Le altre donne mi guardano con occhi nuovi. Quando passo per strada mi invocano dentro di loro con gli occhi. Scorgono nel mio sguardo l’essenza dionisiaca e assoluta. E nulla come essa sa rubare l’anima e i desideri. Ma il mio corpo cerca solo te. Lo sai, amica mia? Io con te voglio fare tutto. Solo con te. Guardo il tuo bellissimo sedere. Lo accarezzo dolcemente. E’ pieno di segni rossi e caldi. Penso al piacere che ho provato nel farteli e per un attimo penso che sono diventato un mostro. Non so più chi sono.

MARZO
Il mio cuore &egrave un cimitero impazzito, di emozioni che vogliono sfuggire alla loro morte. E risorgono la dove non c’&egrave più vita. Se io stasera sono qui, &egrave per recuperarti. Eppure lo so. Lo so, amica mia. Mille volte lo so. Io ho due anime, ma ho un solo destino. Tu, di esso, già non fai più parte. Lo sento con tutto me stesso, e difficilmente questo istinto sbaglia. Perch&egrave allora ugualmente sono qui? Consumo la mia dignità in un’impari lotta con la tua anima. Faccio rivivere mille ricordi, rianimo le emozioni che così tanto ci hanno legato. Proietto davanti ai tuoi occhi la pellicola invisibile del nostro film. Ma di esso vedi solo immagini distorte e ormai lontane. Mi muovo come una marionetta impazzita. Noi siamo schiavi del medesimo male, amica mia. Noi siamo burattini del medesimo Mangiafuoco che ora si diverte ad invertir le parti, in questa nostra assurda tragedia. Stacca i fili. Appropriati di questa verità e torna con me.

Ti strappo un sorriso e gli occhi per un attimo ti diventano lucidi. Ritrovano nei miei una dimensione perduta. Ma amare &egrave altra cosa, e i ricordi della realtà sono già un dipinto sbiadito. Mi fai segno di uscire. Sei tornata col tuo ragazzo e ora di me non vuoi più saperne. Provo a stringerti a me per un bacio formale, che le mie labbra ormai sanno solo elemosinare. Il sazio spreca il suo cibo nel mangiarlo, ma a chi, come me, ha così tanta fame, vanno bene anche le briciole. Di esse per me tu non hai più. Mi respingi. Mi fissi senza più timori e reverenze. I miei occhi per la prima volta ti supplicano. E in quello stesso supplicare sento spezzare la corda che ci ha unito per mesi. E’ finita tra noi.

Mi accompagni alla porta con una freddezza di cui nemmeno ti pensavo capace. Dietro la porta sento solo gelido silenzio. Eppure so bene che pure tu sei ancora lì. Che qualcosa dei nostri proibiti giorni ancora in te vive. Ci credo. Aspetto davanti alla porta che tu riapra, che tu ritorni sui tuoi passi. E’ più forte di me. E’ un filo invisibile a cui la mia anima vuole aggrapparsi. Ci credo con tutto me stesso. Tu sei lì. Ma la porta non si muove di un centimetro. Appoggio il mio avambraccio ad essa, poi lenta vi chino la testa. E’ un diavolo, perduto amore mio, quello che tra noi ha messo radici. E’ un diavolo quello che ha reso guerra il nostro amore. Non ha corna e fiamme, ma fin dal primo giorno si &egrave alimentato del nostro farci soffrire. Per la sua ingorda sete, dai miei occhi ora impotenti, piovono copiose le ultime lacrime della nostra storia.

Il testo, scritto in agosto/settembre 2007, &egrave completamente opera di fantasia, ed &egrave tratto dal mio blog:

IL RAMO RUBATO

La frase iniziale &egrave pronunciata da Mefistofele a Faust, nell’opera Faust di Goethe.

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