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Racconti di Dominazione

Il Fuoco sotto la Cenere

By 13 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Più alta di me almeno 10 cm quindi sull’uno e settanta cinque, carnagione bianchissima, di quelle che semplicemente una leggera pressione che non fosse una carezza, lasciava sulla pelle il segno della mano per non so quanto tempo e di questo lei si lamentava ogni volta che anziché accarezzarla, premevo e stringevo sulle sue splendide cosce lunghe, morbide, piene calde e affusolate.
Vedendole coperte dai jeans non si notava, ma infilandovi la mano in mezzo, non potevi non sentire tutta la femminilità che sprigionavano,anche attraverso i pantaloni di stoffa spessa come i jeans appunto. Figurarsi a cosce nude o quando d’estate indossava pantaloni molto più leggeri…..una goduria!
Gonna nemmeno ad accennarne, visti i pericoli e gli episodi a cui aveva dovuto sottostare appena arrivata a Cagliari dal paese per frequentare l’Università.
. Una bella ragazza dalle gambe lunghe non troppo magre e ben proporzionate alla loro lunghezza, sedere sodo, natiche piene, una seconda di seno da far crescere a furia di scopate, occhioni castano scuri, capelli neri lunghissimi fino al sedere, non poteva non essere preda dei molti vecchi maiali che nelle ore di punta si riunivano sugli autobus pieni zeppi che portavano le studentesse alle varie Facoltà universitarie o agli Istituti superiori o le insegnanti a scuola, le impiegate in ufficio o le casalinghe a fare spesa e che questi personaggi insidiavano; riuscendo qualche volta a fiaccarne l’opposizione dopo vari tentativi di sfregamenti del sesso duro su natiche, gambe o addirittura puntando il glande tra le cosce, vedevano premiata lo loro insistenza riuscendo talvolta a toccare con le mani le parti intime o con le dita ad accarezzare il sesso delle femminucce di turno , quando non ad infilarcisi dentro, confidando sul fatto che per paura o vergogna, le loro prescelte si limitavano ad accenni di reazione sussurrando: no, dai, smettila! Oppure: – togli la mano; o ancora, stringendo le cosce, facendo il gioco di quei maiali. Questo era capitato alla mia Flavia.

Certamente c’erano quelle che protestavano in maniera energica sputtanando questi maniaci che qualche rischio, evidentemente, l’avevano messo in conto, tanto da riprovarci con altre.All’inizio dell’anno accademico, lei non aveva ancora trovato alloggio in città e alla fine della giornata con il treno, tornava al suo paese.
Dalla Stazione alla facoltà di Economia e Commercio da lei frequentata il tragitto a piedi non era lunghissimo, ma spesso a causa del ritardo del treno, usava l’autobus che proprio alla fermata della stazione si riempiva come un uovo. Già dai primi giorni mentre saliva su quel mezzo, lei sentiva mani appoggiarsi sulle sue natiche, sulle cosce o sfiorarle le tette.
Una volta uno sconosciuto con la scusa della brusca frenata, gliele aveva proprio strizzate facendole male. Un altro giorno, il tizio che le stava di fronte e al quale lei era praticamente incollata vista la folla, nel sistemarsi meglio ha avuto l’occasione di infilarle la mano tra le cosce e col dito accarezzarle le labbra della figa per lunga parte del tragitto. Lei sicuramente timidissima si è ben guardata dall’aprire bocca limitandosi a stringere le gambe, il tizio che le era addosso sentendosi la mano imprigionata da quelle cosce morbide e piene, le ha sussurrato all’orecchio : – Brava. Stringi, cosi senti meglio come te l’accarezzo. Con queste cosce me lo fai diventare duro come il marmo. Certo che scoparti deve essere un vero paradiso.
Le carezze, quelle parole, il prolungarsi del tempo di quella mano che la frugava nell’intimo, hanno fatto sicuamente effetto. Lei, non abituata e incapace di resistere alle sollecitazioni di quel trattamento, compresa la paura di essere scoperta a godere di quella situazione da qualcuno che la conosceva, sommata al fatto che uno mai visto prima stava scoprendo i suoi segreti più intimi, rossissima sulle guance, si mordeva il labbro inferiore, mentre regalava al porco il premio di vederla scoppiare in un orgasmo intenso come mai prima, facendo sentire a lui tutto il suo corpo fremere e regalandogli la soddisfazione di sentirsi la mano inzuppata dal miele che la figa della mia futura fidanzata, gli stava offrendo. Insomma, alla fine si era fatta masturbare in pubblico da uno mai visto prima, anche se, considerata la quantità di persone che affollavano il mezzo, lei credeva con buona percentuale di ragione, che nessun altro si fosse accorto di nulla. All’inizio era stata costretta, ma poi il suo corpo aveva accettato eccome; anzi, era proprio il bacino di Flavia che si spingeva alla ricerca delle dita che le avevano fatto gonfiare di voglia le labbra della figa e le sue cosce si stringevano sempre di più per non correre il rischio che quella mano si ritraesse prima che fosse venuta completamente, mentre si reggeva al sostegno dell’autobus e si aggrappava alla spalla del porco sconosciuto che se la stava godendo, seppur per il momento solo frugandola tra le cosce e massaggiandole la figa.
Ancora stordita, confusa, provata al punto che le gambe non la reggevano, continuava ad aggrapparsi alla spalla dell’uomo per stare in piedi, lui avvicinando le labbra all’orecchio di Flavia, ha sussurrato: -sei stata grande e a quanto ho capito, ti è piaciuto parecchio. Ora tocca a te restituirmi il piacere. Senti cosa hai combinato e prendendole il polso le ha fatto poggiare la mano sul suo cazzo. Lei non riusciva ad opporre la benché minima resistenza, ritrovandosi a constatare il fatto che lui era parecchio ben fornito, sia in durezza, che in volume.
Durante la masturbazione le aveva detto che con quelle cosce glielo faceva venire duro come il marmo ed era proprio un tubo di marmo quello che aveva l’impressione di toccare con la mano. Ma le parole che l’hanno risvegliata bruscamente dal torpore che rischiava di diventare anche piacevole sono state quelle “adesso tocca a te restituirmi il piacere”, che lei aveva immediatamente legato alle precedenti “scoparti dev’essere un vero paradiso” Il vecchio maiale aveva proseguito dicendo “adesso scendiamo e ti porto in un posto tranquillo dove possiamo fare quello che vogliamo. Il vero significato era “dove posso farti quello che voglio”. Lei lo aveva capito: voleva possederla, voleva fottersela, voleva scoparsela. Andare fino in fondo, in fondo alla sua figa con quel tubo di marmo che lei aveva appena toccato con la mano, per farle sentire come la cappella avrebbe sbattuto sulla bocca dell’utero e come le pareti della vagina avrebbero stretto meravigliosamente un vero cazzo, strizzandolo e mungendolo fino a fargli venir fuori tutta la sborra da depositare in fondo alla figa, con colpi di cazzo possenti.
Lui era sicuro che la figa di Flavia fosse davvero stretta ma non poteva sapere che per lei sarebbe- stato il primo vero maschio.
Alle superiori aveva un ragazzino che le stava dietro e con il quale ogni volta che provavano a fare l’amore non riusciva a provare soddisfazione. La prima volta che glielo aveva infilato dentro le era uscito un po’ di sangue, ma lui era riuscito a procurarle solo un po’ di dolore e nessun piacere anche se era venuto dentro la vagina. Le dimensioni ridotte del pene e il brevissimo tempo che il ragazzino aveva impiegato a soddisfarsi, come tutte le altre volte, le avevano procurato solo delusione, amarezza e rabbia, convincendola che non si sarebbe mai più concessa a un uomo.

Certo, si masturbava qualche volta come quando due suoi compagni di classe le hanno mostrato un giornale porno con cazzi di notevoli dimensioni o quando in gita scolastica a Parigi, passando davanti a un sexi shop hanno visto un enorme fallo di gomma e uno del gruppo classe ha esclamato: – Flavia, questo forse ti ci sta tutto dentro. Con risata generale di chi aveva sentito. La sera, rientrati in albergo, sotto la doccia si era masturbata e anche la notte, andando a fare pipì e chiudendosi a chiave, in bagno si era procurata piacere. Niente a che vedere, però con l’orgasmo che lo sconosciuto le aveva fatto avere sull’autobus quel giorno.
Un’altra volta è stata quando sempre alcuni suoi compagni le hanno raccontato che dopo aver chiacchierato con il custode della scuola; lui, il custode, ha confessato loro che proprio Flavia era una della studentesse a cui pensava spesso quando di notte si recava a Cagliari andando in giro alla ricerca di qualche puttana da sbattersi.
Le sceglieva il più possibile somiglianti alle prof o alle studentesse che avrebbe voluto farsi. Nei suoi giri notturni ne aveva trovata una che a Flavia somigliava moltissimo, tanto che si era spaventato e non gli sembrava vero di poter fottere una delle donne che glielo faceva indurire all’inverosimile. stessa altezza, stessa corporatura, stessa lunghezza dei capelli e stessa carnagione bianchissima. Passando e ripassando sul posto aveva notato il viso, certo differente da Flavia ma alcuni lineamenti la rassomigliavano. Non gli sembrava vero, quante volte da quella prima notte se l’era fatta, in macchina, a casa, anche condivisa con amici. Insomma, figuriamoci se non si sarebbe scopato volentieri l’originale.

Tutto questo aveva impressionato non poco i ragazzi, Sopratutto quando lui ha detto: – da ragazzina che è ora, ve la faccio diventare donna a furia di colpi di cazzo-, ma anche al pensiero della loro compagna di classe grandissima gnocca, che soddisfaceva quell’uomo basso, gobbo non certo distinto e abbastanza non curato nella pulizia e nell’estetica. tanto da concordare il fatto che se fossero riusciti a portargliela a casa, li avrebbe ricompensati degnamente facendola scopare per primi a loro e poi l’avrebbero lasciata a lui per tutta la notte.
In più, lui aveva promesso ai ragazzi di farli divertire con un’altra studentessa della scuola e con una professoressa che si fotteva dall’anno precedente. Proprio quella prof che l’anno prima era arrivata a inizio anno scolastico a sostituire in un’altra classe della stessa scuola ma nell’altro caseggiato, la titolare di lettere in maternità
Lei, la prof, giovanissima, 24 anni, appena sposata, senza figli ad uno dei suoi primi incarichi di insegnamento. Il custode le aveva subito buttato gli occhi addosso. Gonnellina svolazzante, polpacci ben torniti che facevano pensare a due cosce piene, sedere alto, sodo, e sicuramente morbido, tette grosse, non alta, forse 1,60 ma molto ben messa, era diventata molto amica di due ragazzi della classe in cui faceva la supplente e che aiutava a recuperare anche in altre materie dopo la scuola.
In uno di questi incontri a casa della prof., uno dei due ragazzi ha detto di essersi dimenticato il libro di inglese a scuola, libro che gli serviva per i compiti dell’indomani, motivo per cui i due studenti si erano recati dalla prof. loro amica.
Presa la decisione di telefonare al custode per capire se poteva aprire loro il portone della scuola sono saliti in macchina e con la prof alla guida si sono recati là.
Il custode aspettava al cancello. Recuperato il libro, li ha invitati a entrare a casa sue e loro, sopratutto la prof. visto che lui era stato gentile, per non essere scortesi, hanno accettato l’invito.

Un bicchiere dopo l’altro, quando la prof si stava accorgendo che stava perdendo il controllo, ha detto: -Beh ragazzi, andiamo, abbiamo da studiare. Come si è messa in piedi, se non ci fosse stato l’uomo sorreggerla, sarebbe finita per terra. Nell’afferrarla, l’uomo la te teneva con una mano sulla tetta e con l’altra sulla natica. Lei, un po’ spaesata, non protestava e cosi l’uomo sempre con le mani che palpavano spudoratamente, l’ha accompagnata al divano invitandola a distendersi dicendo che le avrebbe preparato un caffè . Lei ha accettato il consiglio. Occhi chiusi ma non dormiva, si è accorta quando uno dei ragazzi ha sollevato il lembo della gonna per guardarla sotto, ma ha continuato a tenere gli occhi chiusi, tanto che il ragazzo ha allungato la mano per toccarle le cosce. Lei ha reagito rifiutando quella mano ma si è sentita trattenuta ai polsi. Era l’altro ragazzo che glieli bloccava sopra la testa. Il ragazzo ai suoi piedi ha potuto cosi continuare a palpare e carezzare riempiendosene le mani, quelle coscione calde e soffici, riuscendo a toglierle prima i collant poi le mutandine scoprendo una figa carnosa e pelosissima. Affondando la mano tra le cosce, è riuscito a infilarci un dito e ha esclamato: -E’ bollente e strettina, me la voglio fare subito, mi sta scoppiando il cazzo.

Intanto il custode tornato con il caffè si beava della vista delle coscione scoperte della professoressa in mezzo alle quali uno dei ragazzi aveva infilato la testa per baciarle le labbra gonfie e carnose della figa e infilarci dentro la lingua, cosa che in qualche modo provocava la reazione della donna che cominciava a muovere i fianchi in modo sempre più veloce e convulso. I no della prof si stavano trasformando in gemiti, le cosce polpose si stringevano attorno alla testa dell’alunno e lui incollava ancora meglio la bocca alle labbra della figa della prof che, sempre più gonfie, annunciavano l’arrivo di un orgasmo. A quel punto il ragazzo, con una mossa improvvisa staccando la sua bocca da quel paradiso e sistematosi così
da puntare il cazzo all’ingresso della figona della donna ha detto: -ha un forno tra le cosce questa; chissà da quanto non ne prende-. Poi, rivolto a lei il custode ha chiesto: -ma tuo marito, non ti scopa? O fa come i conigli, tre secondi e viene? Certo che con quel ben di Dio, tu non fai nulla per farlo durare di più eh? A queste parole seguiva una sonora risata.
In effetti, da tre settimane non faceva l’amore, suo marito, sempre in viaggio, era rientrato a casa la settimana prima; ma, il tempo di rifare le valige ed era ripartito congedandola con bacio e una promessa di una settimana di vacanza a fine mese. Sempre il custode ha aggiunto: – Scommetto che quelle belle chiappone non te le ha mai frugate. ragazzi, divertitevi con la sua figa che il culo di questa troia è tutto mio, ahahah………. Quando sarete a casa vostra, stasera e sentirete un urlo, sarà sicuramente la vostra prof a cui starò facendo molto male, ma poi sono sicuro che godrà come una vacca. Il ragazzo tra le cosce della donna, continuava a sfregare la cappella sulle labbra di quella figona carnosa, la donna, che ormai cominciava a reagire inarcando il bacino e spingendo il sesso in avanti per cercare di catturare quell’uccello e risucchiarlo dentro la vagina, continuava a dire : -no, non voglio. Lasciatemi porci! Ma con il corpo, sopratutto con le cosce che si stringevano sempre di più attorno ai fianchi del ragazzo e con la figa ormai fradicia che voleva sentirsi riempita, smentiva categoricamente le parole che uscivano dalla sua bocca.
ogni tanto quella cappella si fermava all’imbocco della vagina entrando il tanto giusto affinché solo il glande ne risultasse avvolto.
Quando la prof ha cominciato a mordersi il dito e a dire oddio godoooo, godoooooooooo dimenandosi con tutto il corpo, il ragazzo con un colpo di reni le ha infilato tutto il cazzo dentro fino in fondo sbattendole i coglioni sulle chiappe e iniziando a scoparla con potenti colpi di cazzo, mentre l’altro massaggiava, strizzava e succhiava le tettone della donna mordicchiandole i capezzoli. Questo ha decisamente contribuito al fatto che la donna, appena penetrata, abbia avuto il primo orgasmo, contraendo la vagina e strizzando il cazzo che la penetrava, mentre con i muscoli della figa cercava di imprigionare il glande.
Dalla bocca di lei è uscito un: AAAAhhhhiiiiiiiiiii, ahiaaaaa, pianooooo, ma dopo pochi istanti, siiiiiiiiii daiiiiiiiiiiii, gran porcooooo. Facendo eccitare ancora di più il maschio.
Impegnata a succhiare il pene di quello che le frugava le tette e a continuare il massaggio sull’altro cazzo con le pareti della vagina e il secondo orgasmo, seguito dal terzo sono giunti in un istante, proprio mentre quello che scopava diventava sempre più duro, accelerava il ritmo e irrigidendosi, con un rantolo le scaricava dentro la sborra, ricadendo esausto sul corpo della donna. Quello del pompino, subito tirato fuori l’uccello dalla bocca si è seduto sul divano e, aiutato dal custode, ha costretto la prof a allargare le cosce, sedersi sopra di lui e cavalcarlo.
Schiaffeggiandola su culo e cosce la costringeva a muovere i fianchi facendosi scopare da lei e così anche lui è venuto dentro quella voragine stretta e bollente, tra le coscione morbide della femmina che fino a poco prima era stata solo la loro insegnante e sulla quale un sacco di volte avevano fantasticato masturbandosi. Il ragazzo si è ritrovato il pene e i fianchi completamente inzuppati dal liquido vaginale della donna, colato anche sul divano. Lei, la prof, stremata si era lasciata cadere a corpo morto sul suo alunno con le tettone all’altezza proprio delle labbra del ragazzo che aveva approfittato per dare un’altra succhiata a quei capezzoli ancora duri per l’eccitazione, facendo fremere un’ultima volta la donna prima di togliersela di dosso.
-Dai bella, ora che i ragazzi vanno via, hai tutta la notte per farmi divertire -. Era il padrone di casa che si rivolgeva alla donna.-. Poi proseguendo: -Sai, credo che nella vita ognuno di noi abbia dei compiti e credo che tra i tuoi, ci sia quello di soddisfare il maschio, vista la mercanzia di cui la natura ti ha fornito. Qualsiasi maschio a cui capiti tra le mani e che ti si infila tra le cosce -.
Andati via i ragazzi, il custode ha accompagnato la prof in bagno e aprendo l’acqua della doccia dentro la quale aveva spinto la donna, le ha ordinato: lavati poi raggiungimi di là
Una volta pulita e rinfrescata, lei anche se stanca e con una voglia pazza di dormire, ha raggiunto l’uomo che sul divano si stava menando l’uccello. La donna, alla vista di quell’arnese, sgranando gli occhi e rimanendo come ipnotizzata, ha detto: -non vorrai infilarmi dentro quello !?! Lui: – certo tesoro,sennò perchè saresti qui? La donna: – Ma così mi spacchi, mi rovini, sarai costretto a portarmi all’ospedale a farmi mettere dei punti poi sarà un dolore insopportabile. lui: -mia bella prof, non immagini come la figa sia elastica e si allarghi adattandosi a quello che ha dentro in quel momento. vedrai come le pareti della tua vagina si modelleranno avvolgendomi l’uccello come un guanto. Ne sentirai ogni minima nodosità e come inizierà a sfregarti dentro, la vagina gli si stringerà ancora di più attorno. Non capirai più nulla, mi chiederai solo di continuare, di non smettere. adesso vieni qui e masturbami, con quella manina delicata.
La prof sempre come fosse in trance ipnotica non riuscendo a distogliere lo sguardo da quel cazzo potente, grosso, lungo almeno 25 cm e che ormai stava dritto al pensiero di quel bocconcino di femmina che lo avrebbe massaggiato, gustato, racchiuso, si ‘e8 avvicinata al divano e seduta fianco all’uomo senza rendersene conto ha impugnato il cazzo iniziando una sega che ha subito portato l’uomo con sospiri, rantoli e insulti verso la donna, al massimo dell’eccitazione. Il porco con una mano sulla nuca dell’insegnante l’ha costretta ad avvicinare la bocca al cazzo dicendo: – ora succhia, fammi sentire la tua lingua e come sei troia. La prof con un – no daiii ti faccio venire con la mano, non ti piace? – Si è sentita stringere il collo ed ha subito aperto la bocca richiudendola attorno al palo di carne dandosi da fare: – lo avrai succhiato a tuo marito? Fa quello che hai fatto con lui. Le ha detto il porco
La donna ha cominciato ad alternare succhiate a colpi di lingua, leccate alla cappella a baci e leccate sui coglioni. Poi di nuovo leccate.
Lui: – Cazzo, sei un portento, lo credo che tuo marito non arriva a scoparti come meriti, già con la bocca rischi di farmi sborrare dopo pochi secondi, che succhia cazzi fantastica, continua voglio godermi il pompino dai. In effetti quel suo modo di succhiare e leccare aveva qualcosa di magico. Dopo pochi minuti l’uomo le stava sborrando in gola con rantoli animaleschi premendole la mano sulla nuca, non permettendole di staccare la bocca dal cazzo e costringendola ad ingoiare tutto il seme. Lei una volta liberata è corsa in bagno e con conati di vomito si è piegata in avanti sul lavabo per vomitare, ma era solo lo stimolo perché la sborra rimaneva nello stomaco.
Visto che si attardava in bagno lui l’ha raggiunta, arrivato alla porta, gli è comparso davanti uno spettacolo; lei piegata in avanti intenta a cercare di vomitare sul lavabo, gli offriva la visione del culo pieno, grosso, tondo, sodo; delle cosce polpose che però non nascondevano il triangolo magico, le labbra carnose della figa.
Lui già di nuovo con il membro duro, le si è avvicinato e tenendola per i fianchi ha cominciato a sfregarle il cazzo su natiche e cosce. In un attimo lei si è ritrovata il cazzone dell’uomo tra le cosce nonostante si impegnasse s tenerle strette. Anzi, proprio in questo modo quando lui dava colpi di reni, le gambe della donna glielo scappellavano, lo masturbava con le cosce.
– aveva ragione il ragazzo, le diceva, con il calore che hai tra le cosce mi stai squagliando l’uccello. Chissà che figa bollente devi avere….. ma quella dopo. Ora continua, muovi ancora le cosce siiiiiii cosiiiiiiii brava impari in fretta, ci sei portata.
Bene, mi sa che è duro abbastanza, lui tirando fuori il pene da mezzo quelle gambe e spingendo la donna con una mano alle spalle cosicché lei si piegasse sul lavabo, ha puntato la cappella sull’ano. lei, sentendosi separare le natiche dall’arnese, ha cominciato a dimenarsi urlando -NOOOOOOOOOO!!!! NOOOOOOOOOOO!!! ma lui con un colpo secco è riuscito nell’intento, la cappella era dentro, lei con la bocca spalancata non riusciva ad emettere un filo di voce. Solo al secondo colpo, quando glielo ha infilato tutto fino alle palle, la donna ha emesso un urlo che deve essersi sentito fino all’altro capo della cittadina.
L’uomo era esperto, sapeva come farsi largo aveva, avuto altre donne sia già esperte in fatto di sesso, sia alle prime armi come alcune delle studentesse della scuola che sul suo cazzo avevano lasciato il sangue della loro verginit’e0. Questa prof, seoppur non vergine, non aveva evidentemente avuto grosse esperienze sessuali. Lui lo capiva dalle reazioni della donna e da come gli sfinteri si facevano trovare stretti dal cazzo che li stava esplorando. Quella stretta delle chiappe attorno al membro faceva quasi male, ma un male piacevolissimo tanto che l’uomo non è riuscito a far durare quel coito per più di cinque o sei minuti e con rammarico ha dovuto cedere all’orgasmo che quelle chiappone stringendo e massaggiandogli il cazzo, gli hanno procurato. Quattro fiotti di sborra calda sono partiti dal cazzo colpendo gli intestini della donna, accompagnati dai rantoli e dai grugniti da vero maiale da parte dell’uomo.
Hai tutti i requisiti per diventare una gran troia, una mangiatrice di uomini, una svuota palle eccezionale.
Non ostante il dolore e il rivolo di sangue che la penetrazione le aveva fatto uscire dal sedere e che le colava sulla coscia, lei aveva avuto l’ennesimo orgasmo e il miele della figa si mischiava a quel sangue con alcune gocce che cadevano sul pavimento.
Non si reggeva in piedi, è crollata sul pavimento dove è rimasta per almeno un quarto d’ora prima di rendersi conto di essere rimasta sola in casa. Con le poche forze rimaste è riuscita a lavarsi poi esausta, si è buttata su letto in camera.
Ha anche pensato di andare via, ma troppo stanca ha desistito, pur sapendo che al ritorno dell’uomo almeno un’altra prestazione le sarebbe stata pretesa.
Mentre vinta gal sonno, le era sembrato che qualcuno stesse entrando girando la chiave nella toppa. E’ lui, ha pensato.
Ha richiuso gli occhi per pochi istanti. Riaprendoli si è trovata davanti una persona mai vista prima Uomo sulla sessantina,capelli brizzolati tipica pancia pronunciata di chi si è lasciato andare, maglietta e jeans alto pressappoco quanto lei, barba incolta anche se più curato dell’altro, ma non certo bello o piacente.
Rendendosi conto che il tizio aveva potuto lucidarsi gli occhi mentre lei dormiva completamente nuda, si è rannicchiata in un angolo del letto coprendosi col lenzuolo.
– Hai capito quel figlio di puttana di Gianni che belle puledrine si va a trovare! E tu cosa copri, ormai ho visto quello che volevo vedere, Peccato abbia poco tempo, ma comunque una sveltina riesco a farmela, giusto per svuotarmi i coglioni con una bella bambolona come te.
Slacciandosi i jeans per poi sfilarseli così come le scarpe, si è fiondato sul letto afferrando la caviglia della donna per tirarla verso di sé così da trovarsi immediatamente tra le cosce di lei distesa a pancia in su con l’uomo che con una mano si teneva l’uccello puntandolo all’imbocco della figa e con l’altro braccio piegato al gomito si reggeva sul materasso ammirandole a distanza ravvicinata le tettone e subito gustandone il sapore con la bocca che all’istante succhiava quei bei capezzoli.
Un colpo ben assestato ed era dentro, iniziando a far scorrere su e giù il pistone in quella guaina fasciante che era il canale vaginale all’interno della figa della ragazza.
– SSSSIIIII stretta come piace a mee e anche calda e succosa sei una vera bomba da sesso. Dai fammi godere muovi il culo e le cosce. Sicuramente una come te deve essere esperta nel far godere i maschi. Peccato non abbia tempo, ma tanto ti ritrovo.
Daiiiii scopa puttana, Goditi il cazzo. Fottimelo, consumalo. Hai un calore pazzesco tra queste cosce, sei eccitata eh? I capezzoli puntati sul petto dell’uomo, lui che le baciava e le mordicchia’e0va il collo, sussurrandole all’orecchio quanto si stava gustando quella figa e come la sentiva accogliente e avvolgente :-Mi stai puntando i talloni sulle natiche, vuoi che vada più a fondo? E THOOO! diceva l’uomo affondando sempre di più e facendo scuotere ad ogni colpo il corpo della donna.
Lei alternava lamenti di dolore come “ahiaaa” a gemiti, puntando le unghie sulla schiena di lui, inarcando il bacino per andare incontro al cazzo,. si è avvinghiata tutta ancora di pi’f9 all’uomo ed ‘e8 scoppiata in un orgasmo. Lui, sentendosi così stretto avvolto da quel corpo giovane, soffice, pieno, con un ultimo potente affondo si è scaricato i coglioni.
Intanto, al suo rientro, il padrone di casa, ha trovato l’amico che si rivestiva mentre la donna era stremata al letto e rivolgendosi all’uomo: – Però! vedo che non hai perso temnpo con la mia ospite! Com’è? Ti è piaciuta? Porca miseria se mi è piaciuta, le fotti la figa ma le stai fottendo tutto il corpo e senti tutto il so corpo morbido e caldo, come se con tutto in corpo ti avvolgesse il cazzo. Ora però, devo scappare. Il padrone di casa ha aggiunto: – io prima le ho fatto il culo, stringeva così tanto che mi ha costretto a sborrare in cinque minuti. Peccato debba scappare, ce la saremo fatta in due. L’amico: -non tentarmi. il padrone ha proseguito – io me la ripasso ancora. Se ti va. dopo vieni a prenderla e la riaccompagni a casa.
Ok. fa l’amico, a dopo.
Il seguito della serata ha visto la donna ancora succube delle attenzioni del porco che ha fatto in modo che lei glielo succhiasse ancora prima di scoparsela di nuovo. Ad un certo punto però è stata lei che facendo mettere il padrone a pancia il su, a cavalcioni si è impalata sul cazzo dell’uomo che con grande stupore si è sentito il sesso massaggiato dalle chiappe strette della donna. Le era piaciuto. Eccome se le era piaciuto. Anche in questo caso l’uomo non aveva potuto resistere allo strapotere di quel culo e, sebbene abbia resistito leggermente di più nei tempi, è venuto comunque in fretta stimolato dal massaggio di quelle natiche.
Dopo circa due ore, l’amico è tornato, la donna, già rivestita ma senza i collant ormai lacerati, lo ha seguito in auto.
Il fatto che non portasse le calze ha permesso all’uomo di accarezzarle le cosce nude e sentirne con le mani la pelle liscia. Tastare ancora la morbidezza e la carnosità infilandoci la mano in mezzo, raggiungere con le dita le mutandine che non offrivano grande resistenza alla possibilità che l’uomo spostando l’elastico arrivasse al pelo ed alla figa nuda, infilandovi dentro due dita e tenendole in quella grotta calda fin quasi a destinazione non ostante i tentativi della donna di allontanare quella mano intrusa soprattutto mentre si avvicinavano al palazzo dove lei abitava.
L’uomo non curandosi della volontà di lei continuava a lavorarle la vagina. Lei, lo ha pregato – basta adesso, ti prego. Qui mi conoscono. Allora lui ha tolto la mano accostando con l’auto al marciapiede.
Lei è scesa fiondandosi verso il portone. Appena infilata la chiave nella toppa, si è sentita spingere verso dentro, ha sentito il portone chiudersi e una mano sulla schiena che la spingeva alla parete dell’androne, costringendola a appoggiare la guancia e le tette alla parete. Un ginocchio estraneo non le permetteva di stringere la cosce come di solito faceva per cercare invano di difendere il sesso dall’assalto.
Anche quando il marito voleva scoparla e lei non era disposta usava quel sistema. Era il segnale che portava il marito a desistere seppur con delusione e minaccia scherzosa di tradirla.
In quel momento quel ginocchio tra le cosce le impediva di serrarle, di stringerle e per lei era come dire di si allo sconosciuto che stava abusando di lei.
-Che vergogna, pensava. ma cosa ci posso fare? Era questo che le impediva di urlare? O la vergogna di essere vista dai vicini? O invece, la voglia di essere presa in quel modo con la giustificazione: -Non potevo fare nulla per evitarlo? Mahh! Chissà!
L’altra mano sulla parte esterna della coscia destra saliva scoprendo tutte le gambe fino alle mutandine, che con un gesto, secco e improvviso le venivano strappate, un glande che spingeva per entrare nel buchino.
Credevi ti avrei lasciata andare così? Era la voce dell’uomo che l’aveva accompagnata a casa.

Con un colpo secco le era dentro il culo. Una mano le tappava la bocca. Quando poi lui ha capito che non avrebbe urlato, ha spostato la mano dalla bocca alla figa riprendendo il trattamento di poco prima in auto. Questa volta però con in più il fatto che oltre a masturbarla con indice e medio in figa e il polpastrello del pollice a premere e stuzzicarle il clitoride, se la stava inculando.
La donna non ha resistito molto a quelle intrusioni, cominciando a godere quasi subito. L’uomo, eccitatissimo, dopo un paio di vai e vieni dentro quel culo da favola ha scaricato il seme mordendo la spalla di lei. Si è staccato e con un sonoro sculaccione: – Grazie bella culona, cosciona mia. A presto, sparendo nella notte. Lei è schizzata in ascensore e poi in casa con il terrore di essere stata vista dai condomini.
Nell’androne infatti, le luci rimanevano sempre accese.

Se Flavia Avesse malauguratamente accettato di seguire i suoi due compagni a casa del custode della sua scuola, probabilmente queste cose, o altre del genere, sarebbero capitate anche a lei. Ma non è andata così ed è arrivata all’Università praticamente vergine.
Ovviamente tutto questo non poteva essere nelle conoscenze del tizio che in quel momento era al suo fianco e la stava facendo salire sulla sua auto per portarsela chissà dove, lei però, Flavia tra lo stordito per l’esperienza appena fatta in pullman che sicuramente le aveva procurato piacere. compresa la sensazione di quel fallo durissimo e grosso che le aveva messo in mano e che, come diceva l’uomo, era stata lei a provocare quell’effetto, la voglia di provare ancora qualche piacere, ma la paura di quello che le sarebbe costato, rimaneva imbambolata davanti allo sportello aperto con l’uomo che la incitava a salire. Quando lui si è avvicinato e mettendole una mano sul sedere voleva spingerla dentro la macchina, lei con uno strattone si è liberata scappando via, Il tizio, rimasto li un po’ interdetto non aspettandosi quella reazione, ha cercato di chiamarla, poi salito in auto, si è messo ad inseguirla. Non voleva perdersi certo l’occasione di una scopata cun una ragazza come Flavia. Lei in un attimo di lucidità si è infilata nel primo bar aperto chiedendo alla barista dietro il bancone di potersi sedere. La barista ovviamente ha acconsentito, ma dopo un attimo le ha chiesto se si sentisse bene. Probabilmente vedendo la faccia di Flavia che rassicurandola ha detto di si ordinando un caffè.
Non poteva certo dire a quella donna ciò che le era successo. Figuriamoci poi ammettere che ripensare a tutto l’episodio le stava procurando di nuovo una certa eccitazione. Mai l’avrebbe ammesso, ragazzina pudica, studiosissima, di buona famiglia anche se non certo ricca ma molto conosciuta nella sua cittadina di residenza (dove non solo il custode della scuola se la sarebbe ripassata molto volentieri). Addirittura a momenti si stava pentendo di non essersi lasciata caricare in macchina da quell’uomo e questo la terrorizzava perché forse stava conoscendo un’altra Flavia, stava emergendo una parte di se stessa persino a lei sconosciuta.
Voleva comunque raggiungere la Facoltà. che distava da quel bar non più di settanta/ottanta metri, ma la paura che si ripresentasse quell’uomo era tanta. in realtà, perché non era più sicura di non cedere alle insistenze dell’uomo qualora ritrovandola avesse proseguito nei tentativi di convincerla a salire in macchina per portarla da qualche parte di quella città per godersela e sicuramente, pensava lei, farla godere.
E se poi concedendosi, sarebbe diventata schiava di quel modo di essere trattata?
E se poi a qualsiasi maschio che l’avesse voluta, da allora in poi, fosse bastato palparla, prenderla con una certa rudezza e ferma decisione e a questa modalit’e0 lei non fosse stata più in grado di resistere concedendosi a chiunque l’avesse trattata in quel modo?
Ha anche pensato che se fosse stata in un altro posto, una città lontana avrebbe accettato le avances dell’uomo, magari non subito ma dopo una certa insistenza di lui. Però non era più sicura che questo non sarebbe successo anche lì incontrando nuovamente quel porco.

No! E’ assurdo, non devo certo cedere -.
Allo stesso tempo non svaniva dalla sua mente quello che le era successo neanche un’ora prima, cioè presa in quel modo crudo, rozzo e senza tanti preamboli, gentilezze o smancerie, aveva goduto come mai le era capitato in precedenza e la cosa le procurava una certa indiscutibile eccitazione che cresceva con il passare dei minuti.
La sensazione era che tra le gambe si stesse sviluppando nuovamente un certo calore.
Pensando a quella mano, a quel cazzo, alla rudezza dei gesti e delle parole dell’uomo la sua fighetta si stava bagnando ancora. Questa era la realtà
In facoltà durante la lezione non riusciva a seguire, le sembrava che tutti la guardassero, la osservassero, sentissero l’odore della sua eccitazione. Le sembrava che le ragazze guardandola pensassero: – Che puttana! Oppure: -se fosse capitato a me ci sarei andata eccome. Chissà quanto avrei goduto con un cazzo così. O ancora i maschi le sembrava che le dicessero: – Anch’io. Anch’io voglio sentire come sei morbida e calda. Oppure: -se fossi stato io su quell’autobus, anziché la mano tra quelle cosce ti ci avrei infilato il cazzo e avrei sborrato sui jeans, che porti addosso, così forse avresti goduto di più anche tu. Vai in bagno, sto arrivando anch’io e ti faccio di tutto. O ancora: dopo la lezione ti porto a casa mia, ho una stanza singola, ma se preferisci abito con tre colleghi e ci farai divertire tutti e quattro.
Si poteva godere anche di più di quanto aveva goduto lei in pullman? Questi pensieri affollavano la mente di Flavia, senza lasciar spazio ad altro. Voleva andare via da quell’aula, ma non voleva attirare l’attenzione, perciò ha pazientemente atteso la fine della lezione schizzando letteralmente via e incamminandosi verso la stazione. Arrivata, si è scelta una panchina che sarebbe diventata il suo rifugio anche nei giorni seguenti nei suoi momenti liberi in attesa del treno. Troppo rischioso girare da sola per la città, cosa che pensava di fare quando fosse stata almeno con un’altra persona, non certo però un maschietto appena conosciuto.
L’ho conosciuta alla mensa universitaria tramite Silvana, una ragazza che studiava per il diploma (oggi Laurea triennale) per Assistenti Sociali, che avevo conosciuto per i miei impegni di lavoro e di studio nel sociale appunto. Lei aveva conosciuto Flavia non ho capito bene come, ma so che la panchina alla Stazione era stato il luogo dove per la prima volta si erano incontrate e ho capito da mezze frasi tra loro, che Silvana aveva salvato Flavia dall’ennesimo tentativo di abbordaggio da parte di un uomo.
Mi è piaciuta subito. All’inizio di questo scritto, ho spiegato il perché. Aggiungo solo che quella bella bambolona che sprizzava carica sessuale da tutti i pori della pelle liscia, soffice e candida, me lo faceva indurire già vederla da lontano e tutte le volte che mi era vicino non mancavo di provare a toccarle le intimit’e0, cosa che il pi’f9 delle volte mi riusciva visto che lei ai miei tentativi non reagiva affatto male. Quando per la prima volta le ho apertamente detto che mi piaceva e che la trovavo bellissima, lei ha risposto: -La bellezza svanisce col tempo-, Poi ha aggiunto: – Tu, daresti la vita per me? Alla mia risposta: -Certo! Perché, ne dubiti? Lei è rimasta spiazzata. Da allora, un po’ per gioco, ma anche un po’ seriamente, spesso mi chiamava “AMORE” o “TESORO”.
Da li a poco è successo che ho passato la notte più bella della mia vita e che mai dimenticherò. Durante quella notte mi ha detto di lei, compresi gli episodi descritti sopra e io le ho detto di me.
Non nascondo che mentre raccontava io mi eccitavo da morire e ogni volta ricominciavamo a fare l’amore, anche se la prima volta, considerate le dimensioni del mio pene, ha provato dolore perché sicuramente gliel’ho allargata più di quanto lei potesse immaginare.
– Quello no! Il sedere lo avrai dopo il matrimonio. E’ stata la sua risposta alla richiesta che le ho fatto durante l’amplesso.
Mahh! Vai a capirle le donne! Forse voleva legarmi a sè. Avermi tutto per lei, per sempre. Come io volevo lei
Tra maneggi, seghe leccate pompini, io che la scopavo, ma poi anche lei che scopava me, abbiamo preso sonno praticamente all’alba. Non sbagliavo: si portava dentro una carica sessuale repressa e inesplorata, che ogni suo orgasmo sembrava un vulcano in eruzione. Con un po’ di vergogna ho pensato che se ci fossero stati altri due maschi oltre me, avrebbe potuto soddisfare pienamente anche loro, ma questo mi sono sempre ben guardato dal confessarglielo. Almeno finché non é capitato qualcosa di particolare che da tempo era nell’aria ma che io probabilmente non ho mai voluto prendere in considerazione
Intanto, si era trovata una camera singola con delle sue colleghe in un quartiere lontano sia dalla facoltà che dalla Stazione, cosa che la obbligava ad utilizzare spesso gli autobus anche per venire a casa mia o per recarsi presso le Chiesa evangelica che aveva cominciato a frequentare con la nostra amica Silvana e dove spesso la accompagnavo trattenendomi durante le loro celebrazioni. Così ho conosciuto un po’ tutti coloro i quali partecipavano, compreso il responsabile con la moglie.
Ovviamente come ogni coppia avevamo i nostri momenti di litigiosit’e0, provocati anche dalla sua partecipazione a volte, a mio parere, troppo entusiastica e addirittura euforica alla comunità, tanto che pomeriggi interi che poi stavano diventando giornate e poi giorni, passati a casa del responsabile della comunità e di sua moglie. Spariva per giorni. Quando poi mi permettevo di chiederle il motivo la risposta era la solita: ero a casa di Amelia. Avevamo da fare. Al mio incalzare chiedendo chi erano i presenti la risposta era monotona: – Io, Amelia e Italo (il marito nonché responsabile del gruppo). io: e cosa avete fatto? Lei: – delle cose. ma che fai, mi controlli? Non ti fidi? A quel punto io cedevo, non volevo incrinare il nostro stare insieme.
Non mi piaceva, non mi piaceva affatto. Dopo sette mesi che eravamo insieme non riuscivo a digerire questi sotterfugi, mi fidavo di lei, ma non degli altri.
Una sera, ho preso coraggio e prima di bloccarmi dalla paura per quello che stavo per dire, ho sbottato tutto d’un fiato: -Senti bella, ma sei fidanzata con me, con la tua comunità o con Amelia ed Italo? Fammi capire, così magari mi adeguo-. E’ scoppiata in lacrime. mi ha confessato che andava ad aiutare Amelia anche nelle faccende di casa e già questo non mi stava bene perché non sta scritto da nessuna parte che sei a capo di un gruppo qualsiasi esso sia, possa permetterti di pretendere dagli altri, in questo caso le altre, che stiano ai tuoi comodi. Si perché a quanto pare era usanza che anche altre donne venissero convinte dai due coniugi ad andare a servizio da loro senza essere pagate. Ma un trattamento particolare era riservato a coloro le quali, diciamo non avevano una compagnia, si chiamasse marito o fidanzato.
La prima volta che lei si era accorta delle intenzioni di italo era un primo pomeriggio mentre seduta al tavolo di cucina, predisponeva e puliva le verdure per le cena cosi da averle pronta per i due coniugi, e per lei o qualche altra a cui marito e moglie avessero chiesto di andare da loro . Lui, Italo. accarezzandole una coscia le diceva: – Ehh si! Sei proprio bella, un gran tocco di ragazza, fortunato…. come si chiama? Ah si Francesco. E’ il tuo ragazzo vero? Chissà quante belle cosine avrete già fatto insieme! Ma attenta, accertati che sia onesto e che ti voglia davvero bene.
Mentre diceva questo con la mano saliva verso il sesso di Flavia. cominciando a sfiorarglielo con le dita. Lei si è irrigidita e con un gran balzo si è alzata ed è corsa nella stanza dove c’era la moglie, ma si è guardata bene dal dire qualcosa sull’accaduto. da allora, ad ogni occasione, erano palpate su natiche e cosce, lui da dietro ogni volta che poteva le faceva sentire il membro sulle natiche. mani sulle tette, ovviamente lei cercava di non stare mai sola con lui o almeno il minor tempo possibile per non dargli opportunità, toccatine e appoggi proseguivano anche nei momenti di distrazione della moglie sebbene presente nella stessa stanza, Lui toccava, eccome se toccava! Un pomeriggio, mentre Amelia annunciava che sarebbe andata a farsi una doccia, Flavia era intenta a lavare della frutta dando le spalle al resto della cucina e del mondo, assorta nei suoi pensieri. Non si era proprio accorta della presenza dell’uomo che da dietro ha cominciato a palparla dappertutto. Lei, descrivendomi la scena mi diceva: – sentivo le sue manacce su tutto il corpo. dappertutto. Volevo urlare ma non mi usciva la voce. Insomma, Italo è riuscito nell’intento di sbottonarle i jeans e calarglieli a met’e0 coscia insieme alle mutandine mentre la faceva girare verso il tavolo. Una mano sul collo piegandola a 90′, con l’altra mano si sbottonava i calzoni per denudare il pene dicendole di non urlare che non avevano molto tempo, una botta e via poi in seguito si sarebbero rifatti.
Lei non riusciva ad emettere alcun suono. Lui: vedi che non fiati, vedi che lo vuoi anche tu! Così la rabbia di lei aumentava e lo voleva dimostrare agitandosi e contorcendosi tutta per tentare di sfuggirgli, ma lui la teneva ferma, con la testa, i seni e la pancia schiacciati al tavolo.
Le diceva: -aspettaaa, ferma un attimo non avere fretta, prima fattelo mettere dentro poi dopo muovi il culo. Così fai godere anche me. Non vedi l’ora di sentirtelo tutto dentro ehh? Cazzo sei davvero bona! Culo e cosce da impazzire, lo faresti drizzare anche agli ottantenni; altro che viagra!
Umiliandola in modo pazzesco.
Il glande ormai puntava la figa, sarebbe bastato un colpo di reni, ma la chiave della porta del bagno ha fatto rumore. Lui è schizzato in veranda, Flavia ha immediatamente ripreso il posto vicino al lavandino dopo essersi riassettata alla meglio in un lampo. Amelia è entrata in cucina e puntando la spalliera di una sedia ha detto: – Ecco dove l’avevo dimenticata. riferendosi all’asciugamani pulito. Poi facendo per tornare in bagno si è fermata un attimo rivolgendosi, a Flavia: -Tutto a posto? Ricevendo la risposta di Flavia che senza voltarsi per non far vedere il rossore delle guance e le leggere lacrime ha esclamato: Si, si certo, tutto ok! Evitando di girarsi verso la donna
Lavata quell’accidente di frutta si è tolta di dosso il grembiule da cucina ed è andata a bussare alla porta del bagno chiamando Amelia.
-Dimmi Flavia -Scusa, mi sono ricordata che ho un impegno urgente. Ho documenti importanti da ritirare.- Stava anche per dirle: -Tuo marito poco fa in cucina, ha tentato di violentarmi, ma ha lasciato perdere
Amelia ha risposto: – fatti accompagnare in macchina da mio marito.- NOOO! Non importa, faccio una passeggiata. Poi forse mi raggiunge il mio ragazzo. Italo, sentendo la voce della ragazza è comparso nell’andito ed è andato alla porta d’ingresso, l’ha aperta e non appena Flavia si è avvicinata, essendo costretta ad uscire da lì, le ha subito stampato cinque dita sulla natica, strizzandogliela un pochino e infilandole fugacemente tutta la mano tra le cosce. Sentendole bollenti. le ha susuurrato: -mmmhhhh ! SSSIIII oggi lo farai impazzire e se poi non ti basta sai dove trovarmi.-
Flavia ancora più rossa in volto gli ha lanciato un’occhiata come a volerlo incenerire, ma lui per tutta riposta le ha fatto l’occhiolino, le ha mandato un bacio e un sorriso beffardo come a dirle: -Tanto torni, eccome se torni, stai grondando di voglia.-
Ci siamo visti la sera. mi ha raccontato l’accaduto. Inutile dire che nel sentire tutto questo, mentre l’abbracciavo per consolarla mi eccitavo da matti immaginandomi tutto l’episodio. Anche lei però non era da meno. In men che non si dica ci siamo ritrovati a baciarci, toccarci, e cominciando a fare l’amore le ho detto: -sarà fortunata Amelia, oggi lo sentirà duro come mai prima-. Lei con un accenno di sorriso: – Sei uno stupido. L’ho penetrata senza ritegno e al suo ahiii, fai piano, ci ho dato dentro come un matto mentre immaginavo Amelia scopata allo stesso modo dal marito e pensando in alcuni attimi di averla io sotto, al posto della mia ragazza con la quale stavo realmente scopando, ma che nella mia mente vedevo posseduta da Italo. insomma, il racconto dei fatti che la mia ragazza mi aveva descritto, sprigionava la mia fantasia. Stavo immaginando uno scambio di coppia tra me Flavia, Amelia e Italo. rendendomi conto che stavo scopando Flavia in modo violento e che la sentivo fremere e tremare tutta come mai prima. Quando poi, ha cominciato a montarle l’orgasmo lei nel suo dimenarsi e contorcersi per poi esplodere sussurrava senza rendersi conto il nome di colui che poche ore prima aveva tentato di violentarla. Italooooo, ahhhhh, siiiiiiiiii ahhhhh, sei un porco…… Itaaalooooo…. sei un gran porcooooo.
Da subito non ho fatto caso al tutto, impegnato a godermi quei momenti in cui fottevo una donna e ne pensavo anche un’altra. Era come se me le facessi tutte e due contemporaneamente. Ripensandoci, dopo ne io ne Flavia abbiamo accennato alla questione. Vergogna di ammettere la voglia che tutto questo si concretizzasse?
Amelia non era una gran bellezza, magra, alta. mai viste le cosce che immaginavo lisce e snelle, sederino piccolo come le tette, forse une seconda. La pelle olivastra, macchiata da delle sfumature più scure almeno nella parte di gambe che d’estate non erano coperte da pantaloni, gonna o calze, quindi dalle ginocchia alle caviglie.
Insomma, la classica madre di famiglia che nonostante il marito porco immaginavo un tantino repressa, due figli ormai adulti uno anche sposato, l’altro a quanto si diceva, lievemente ritardato, comunque l’avevo sempre immaginata potenziale gran scopatrice, ma con il marito abbastanza assente e dedito a insidiare le altre donne della comunità. s’intende, Tutti questi pensieri su Anelia e il desiderio di provare direttamente le qualità di quella femmina, improvvisamente mi appariva cosa molto interessante.
Gonna sempre sotto il ginocchio così che quando da seduta accavallava le gambe, non ci fosse il pericolo che qualcuno sbirciasse sotto. Potevo solo immaginare le sue cosce lunghe e magre. Le immaginavo comunque accoglienti, avvolgenti, ospitali. Le immaginavo un po’ più carnose e soffici nelle parte alta e la luce che passava tra esse vicino al sesso quando le teneva unite. Spazio da poter riempire infilandoci un membro nemmeno di notevoli dimensioni per prepararlo all’ingresso in vagina.
Un pomeriggio, viste le esperienze precedenti, ho accompagnato la mia ragazza a casa di Amelia. Erano circa le sette di sera ed è finita che siamo rimasti a cena. Tanto ha fatto il marito che ha deciso lui di assegnare i posti: io avevo a destra Amelia in uno dei lati lunghi del tavolo rettangolare, lui con Flavia alla sua destra all’altro lato. Il perché di quella disposizione, l’ho capito quando durante la cena si sono cominciati a mischiare vini con altre bevande alcoliche. Vedevo la mia Flavia sempre più rossa sulle guance e non era solo perchè lei al primo bicchiere di vino cominciava a sentire la testa girare, cosa di cui devo dire la verità, all’inizio del nostro rapporto piaceva anche a me e di cui qualche volta avevo tentato di approfittare per provare a farle il culo, cosa mai successa perché alla fine cedevo al ricordo di ciò che mi aveva detto: quello solo da sposati.
Il rossore sulle guance era causato più che dal vino, dalle mani di quel porco che nonostante ci fossi io cominciavano a scorrere sulle cosce della mia ragazza. Ero pazzo di rabbia, di gelosia, ma anche molto eccitato. La vicinanza di Amelia mi ha portato ad allungare la mano su di lei. le ho scoperto il ginocchio tirando su l’orlo della gonna cominciando ad accarezzaglielo salendo su per la coscia che sembrava non avere mai fine. Lunghissima, snella. soffice. Più magra di quella di Flavia ma più calda. Una calamita per la mia mano, così come il corpo di Flavia lo era per Italo. Amelia ad un certo punto, mi ha afferrato il polso per fermarmi, poco prima che arrivassi alle mutandine, era stupita e spaventata, c’era il marito. Io non ho ceduto la posizione, la mia mano ‘e8 rimasta su quella bella coscia. Ho forzato guadagnando un paio di centimetri verso le mutandine e li sono rimasto finché non ho visto Italo alzarsi, prendere di peso Flavia metterla in piedi e cercare di trscinarsela in camera. A quel punto ho visto bene, Italo con la mano sulla figa di Flavia, lei che cercava di scrollarselo di dosso ma così gli porgeva le tette. Flavia ha urlato verso di me: OOOHHH allora, ma ti alzi? aiutamiiiiii questo mi vuole violentare, lo vedi o no? Il vino e forse qualche altra spezia o droga nel cibo faceva effetto su di me, ma forse anche su Amelia, perché anche se cercava di bloccarmi la mano lo faceva quasi senza forze, non si alzava, stava lì, seduta vicino a me che la toccavo, Avrei voluto reagire, difendere la mia donna ma non riuscivo ad alzarmi ero però eccitatissimo, Vedere la mia ragazza molestata in modo pesante mentre accarezzavo e affondavo la mano tra le cosce di un’altra donna.
probabilmente Italo aveva usato qualche sostanza mettendola nei piatti mio e della moglie, perché lui e Flavia non sembrava avessero gli stessi problemi a scattare in piedi, agitarsi e muoversi che invece io e sua moglie mostravamo di avere.

I due, spariti dalla mia visuale erano nell’ingresso. Flavia voleva raggiungere la porta per uscire, lui che tentava di impedirglielo e di domare quella puledra selvaggia che mostrava essere la mia donna.
Sentivo Flavia: – Togli la mano PORCO! Lasciamiiiii voglio andare viaaaaaaNon voglio lasciamiiiiiiiiiiiii
Italo per tutta risposta: – Stai buonaaaaa troiettaa, lo sento come sei bagnata e calda tra le cosce. Vedrai che un altro cazzo che ti apre la passerina ti piacerà eccome. MMMMMSSSSIIIIIIIIIIII gran figa che seiiiiiiiiiii. Non vedo l’ora di spalancarti queste belle cosce. Ne ho prese altre verginelle come te. poi sono diventate delle gran belle troie. A te darò tanto di quel cazzo che la prima cosa che guarderai in un uomo sarà la cerniera lampo dei pantaloni-.
Flavia deve essere riuscita a liberarsi perché ho sentito la porta aprirsi e le voci dei due sempre più distanti fuori da casa.
Ho fatto mettere in piedi Amelia con le natiche poggiate al bordo del tavolo, le ho tirato completamente su la gonna,spostato l’elastico delle mutandine. mi è apparsa una figa pelosissima che ho subito palpato con vigore infilandoci due dita e provocando la reazione di lei che ha serrato d’istinto le cosce e piegato le ginocchia.
Si reggeva in piedi solo perché la tenevo per la figa. L’ho masturbata in modo violento facendola venire. Mi ha inzuppato la mano. Non appena si è calmata l’ho fatta stendere sul tavolo spostando ciò che c’era dalla cena e dopo averla ripulita ho fiondato la mia faccia tra le sue cosce. Le mie labbra incollate a quelle della sua figona con la mia lingua che le si infilava dentro. OHHHH SIIIIIIIIIII PORCOOO MI STO ECCETANDO ANCORA SEI UN BASTARDOOO. Lo credo che Flavia non ti molla se la tratti così

-aaaaaahhhhh! Godooo ancora non fermarti continuaaaaa. Ma io mi sono staccato.
Lei: – NOOOO perchèèèèèèèè continua ti pregoooo.
Io: – calma, stai buona adesso me lo succhi, poi sentirai. Con altri due colpetti di lingua tornerai eccitatissima come adesso e appena te lo infilo avrai un orgasmo talmente sconvolgente che ti spaventerai di te stessa.
Lei: -sei un bastardo! Ha preso a succhiarmelo come una pazza era una furia in pochissimo me lo ha fatto indurire come una pietra.
Mamma quanto l’hai grossoooo. Mio marito è ben fornito, ma tu…………….!
Me la sono trascinata dietro: -Ora andiamo in camera dai che voglio fotterti bene a letto, comodi, sul morbido,
Io, ancora incazzato ma eccitato, ho spinto Amelia sul letto e mi sono riposizionato con la faccia tra le sue cosce.
Con la lingua leccavo dal buco del culo fin su al clitoride dove mi trattenevo a succhiare e mordicchiare. Lei aveva degli spasmi, dei sussulti,. stringeva le cosce sulle mie guance, spingeva la figa incontro alla mia bocca. voleva godere. In quel momento l’ho penetrata di brutto, violentemente. Un colpo secco e le ero dentro la vagina, fino alle palle.
AAaaahhhhiiiiiiii! Così mi fai davvero mmale-
Io: –ssssiiii daiiiiiii te la spacco puttanaa. Hai un lago dentro la figa .
Lei: -con il trattamento di prima mi hai fatto quasi venire.

Io: – Lo sai che tanto ti si allarga bene tutta. Daiii scopa gran troia.
Ohhh porco siiiiii mi stai eccitando ancoraaa-
Davo un colpo di cazzo e stavo fermo per alcuni istanti, poi un altro colpo violento e poi un altro sempre a distanza di qualche secondo l’uni dall’altro.
Lei sentiva i colpi di cazzo in vagina. Li sentiva tutti e ad ogni affondo rispondeva con ahiiii, ahhhhh, mmmhhhhsssiiiiiiiii. Ad un certo punto ho accelerato il ritmo e lei: – ooohhhhsssiiiiiiiiiiiiib vengooooooooo godoooooooooo godooooooooo io sono rimasto fermo col cazzo ben piantato nella sua vagina lasciando che lei si muovesse. E’ venuta col mio cazzo durissimo tutto dentro la sua figa, urlando e dimenandosi come indemoniata.
Quando si ‘e8 calmata ho cominciato il mio vai e vieni. A differenza di Flavia, la figa di Amelia era sicuramente un po’ più aperta ma non per questo meno accogliente, anzi sembrava aspirare dentro tutto il sesso dell’uomo e non solo il sesso, sembrava che ad un certo punto risucchiasse dentro anche il midollo, il cervello, l’anima. Mentre la scopavo mi sentivo risucchiato dalla sua figa.
Che donna! Che femmina!
Altro che fredda come a volte dava l’impressione di essere a vederla senza conoscerla e io la stavo conoscendo a fondo. E’ venuta ancora mentre la fottevo, Intanto mi stavo godendo quel pezzo di donna, stavo per venirle dentro, non sarei uscito nemmeno se mi ammazzavano. stringendosi a me è venuta di nuovo e io con lei. Dentro di lei.
Mi ha raccontato del marito che le proponeva di stare con i fidanzati o mariti delle ragazze o donne della comunit’e0 che lui voleva sbattersi e mi ha fatto l’esempio di qualcuna che volentieri anch’io mi sarei portato a letto. Francesca, Efisia, Antonella, usando lo stesso sistema che avevano adottato con noi, invito a cena e via ai bagordi. Con le altre non c’era stato bisogno di distrarre i compagni come con Monica, Manuela, Rosmary la donna di colore o Mariagrazia; ragazze che aveva condiviso con altri uomini addirittura per un addio al celibato e con altre non aveva avuto problemi come con Bonny, Marilisa, Maria Bonaria o Federica e la mamma di questa, che si era fatto lo stesso giorno a poche ore di distanza e all’insaputa l’una dell’altra.
Queste cose le raccontava alla moglie Amelia appunto quando litigavano e lei subiva. Lei che intratteneva i mariti di alcune di loro, non che ad Amelia non piacesse. ma con alcuni di essi…. toccata e fuga, soddisfatti gli uomini, ma lei????????? Lasciamo stare!

Finito di fottermela, mi ha anche detto della volta che era sola in comunità e che si è presentato il padrone del locale reclamando due mensilità di affitto arretrate.
Allora signora, vi devo mandare via? Come la risolviamo? Guardi, ha detto Amelia se torna tra un quarto d’ora, c’è mio marito e la risolvete. Signora, io non ho ne tempo ne voglia di tornare tra un quarto d’ora, piuttosto, lei si che in un quarto d’ora potrebbe intrattenermi, cosa ne dice?
Lei: – ma che dice? Ma scherza? Ma per chi mi ha preso?
Lui ha controbattuto: – l’ho presa per una che ha intascato i soldi da parte degli altri, componenti del gruppo, ma li ha utilizzati per altro anziché pagare affitto e condominio
Amelia era disarmata, come faceva quell’uomo a sapere queste cose? Oltretutto vere.
Avevano avuto un problema per la casa e avevano utilizzato i soldi della cassa sicuri di poterli rimettere in tempo per le scadenze di affitto e condominio ma avevano bisogno di più tempo, serviva solo un po’ pi’f9 di tempo. Il padrone del locale l’ha invitata a seguirlo nello sgabuzzino e lei non capendo subito le intenzioni lo ha seguito.
Appena entra’e0ti lui l’ha spinta spalle al muro e senza perdere tempo le ha infilato la mano sotto la gonna.
Lei: -NOOOOO PORCOOOOOO cosa vuoi fareeeee lasciami. Sta arrivando mio marito e non voglio. Mi fai schifo!
Stai zitta puttana. Vuoi più tempo? Allora voglio un anticipo in natura, Vedrai che non ti farà poi così schifo.
Le era addosso e lei non riusciva a respingerlo. Lui armeggiava nei suoi pantaloni e dentro le mutande di Amelia, riuscendo dopo un po’ di fatica vista la resistenza che lei cercava di opporre, a puntarle il glande tra le labbra della figa. Stava per fottersela lì,. in piedi, appoggiata ad un muro schifoso di uno sgabuzzino.
Un colpo ed era dentro. All’accenno di urlo di lei, le ha tappato la bocca e con l’altra mano le ha preso la coscia snella, lunga, soffice portandosela sul fianco per spingerle il cazzo più in fondo e penetrarla meglio.
Lei per non perdere l’equilibrio gli ha messo le braccia attorno al collo.
Con un sorriso beffardo lui ha detto: – Lo sapevo puttana che ti sarebbe piaciuto. non aspettavi altro vero? Tuo marito non ti scopa come meriti, lo immaginavo. Adesso ci penso io. Non preoccuparti!
Con dei grugniti da vero maiale ogni colpo di reni dell’uomo sollevava la donna da terra per poi farsela ricadere sul cazzo così da sentire bene la figa calda di lei avvolgerlo tutto, facendo rantolare l’uomo ancora più forte.
Un ultimo affondo con le mani sulle chiappe della donna per costringerla a spingere il bacino ancora più in avanti e ospitare ogni millimetro di quel cazzo e la sborra è schizzata in fondo alla vagina di Amelia che non ha potuto fare altro che accoglierla lasciandosi andare ad un orgasmo.
Brava! ti sei guadagnata tre giorni, dopodiché se non hai i soldi preparati a rifarlo, ma bada che non sarà uguale ad oggi. Quindi regolati.
Racconta a tuo marito come sei venuta, così magari impara a scoparti. Comunque devo ammetterlo, sei una gran scopatrice. Detto questo è sparito.
Lei, smarrita, con dentro la rabbia per essersi dovuta concedere a un uomo che con tutta l’arroganza del mondo l’aveva usata come bambola svuotacoglioni, che si era anche preso la soddisfazione di averle fatto raggiungere l’orgasmo e con ancora la sborra di quell’estraneo in vagina, se ne stava seduta su una sedia nello sgabuzzino con la gonna ancora sollevata sui fianchi. Non si era accorta che le persone cominciavano ad arrivare.
Il primo è stato Filippo, un quindicenne che insieme al padre e la madre frequentavano la comunità da circa tre anni, Amelia assorta nei suoi pensieri, non si era nemmeno resa conto che il ragazzino appena entrato aveva salutato con uno squillante “CIAOOOO”. Non ricevendo risposta alcuna, ha insistito chiedendo -ehiii, c’è qualcuno? Niente, Nessun segno di umanità viva.
Ovviamente preoccupato, ha cercato di capire andando a verificare bussando al bagno, poi aprendo la porta dello sgabuzzino.

Lì, si è visto comparire davanti quello che mai avrebbe osato sperare Una donna molto più grande di lui che dal vivo gli mostrava le cosce e addirittura le mutandine, in una situazione totalmente inaspettata. –
OOPS Sc… Sc….Scusa, ma non rispondeva nessuno. ma che è successo? Lei, accortasi che gli occhi del ragazzino non riuscivano a staccarsi dalle sue gambe, con molto imbarazzo si è affrettata a tirarsi giù l’indumento per coprirsi dicendo: – sono salita sulla sedia per prendere la scatola li in alto e stavo per cadere, mi sono seduta un momento. Il ragazzino: – Chiamo qualcuno? Ti sei fatta male?
Lei: – No. no. Non preoccuparti, non dire niente. Arrivo.
Dopo circa tre ore, dall’accaduto recandosi in bagno lì in comunità, prima di entrare a fare pipì, Amelia si è fermata nell’antibagno sentendo un bisbiglio strano provenire da dietro l’angolo dov’era la tazza, sistemata in uno spazio separato da una porta rispetto a dov’erano i lavandini. Quella porta difettava da tempo e quindi per indicare che c’era qualcuno, chi usava il WC si preoccupava di posizionare un foglio con scritto “OCUUPATO” sulla maniglia non avendo il minimo dubbio sul rispetto gli uni per gli altri.
Amelia pian piano ha aperto la porta senza farsi sentire, scoprendo Filippo, il ragazzino che l’aveva vista nello sgabuzzino a cosce completamente nude, mentre, di fronte al water, si masturbava pronunciando il suo nome: – OOOoohhhssssiiiii daiii ssssiiii Amelia fatti scopareeeeee, ssssiiiii che cosceee che figaaaaa che haiiiiii……….. sssiii Ameliaaaaaaa A m e e e liaaaaaa…………. Amelia Amelia siiiii vvvvengooooooo Ameliaaaaa sborrooooooooo, facendo partire due schizzi che hanno colpito il coperchio sollevato della tazza. Lei subito si è ritratta nascondendosi per non rischiare di essere vista.
Quando si è rimessa a spiare il ragazzino, l’ha visto intento a ripulire con della carta igienica dove la sborrata aveva colpito.
La donna, ha fatto finta di arrivare mentre Filippo usciva. Come si sono incrociati lui ha abbassato gli occhi rientrando in sala.
Certo che mentre lei raccontava tutto questo. mi è tornato duro come il marmo e lei ha ricominciato a menarmelo molto dolcemente e con calma.
Amelia subito: sei eccitatissimo stai pensando a quei due ehhh? scommetto che se ora ti vengo sopra e me lo infilo in figa non duri neanche un minuto. Io: – ma vaaaaaaa- pur sapendo che aveva ragione. lei mi si è messa a cavalcioni ma anziché in figa, si è impalata su mio uccello se lo è messo tra le chiappe. Io: – così non vale però, hai detto in figa.
Lei: – lo tolgo?
Io: -non azzardarti. Cazzo Amelia stringi che sei una meraviglia che culo stretto che hai!
Lei: – SSSIIII daiii porcoooo sfondamelooooo.
Purtroppo aveva ragione. nelle condizioni in cui ero è bastato che lei agitasse i fianchi e con il calore delle sue cosce mi ha fatto sborrare in pochi minuti. Non preoccuparti mi ha sussurrato Amelia. Ci rifaremo vedrai. Ne ero sicuro. Non avevo nessuna intenzione di mollare quella donna.
Dopo questa venuta Amelia mi ha raccontato un altro episodio in cui mettersi a difendere un’altra persona, stavolta una sua amica, le è costato caro. Antonella la sua amica appunto, non era della comunità. Amelia si rivolgeva a lei per qualche piccolo ritocco estetico.
Antonella, caschetto di capelli biondi, alta quasi quanti Amelia, tette un po’ più grosse di quelle di Amelia, gamba lunga coscia un po’ più tornita rispetto all’amica.

Erano sul bus “M”, Amelia rientrava a casa sua, Antonella si recava da un’amica comune vicina di casa di Amelia.
Quel pullman al mercato di S. Benedetto, si riempie non tanto di persone ma di buste e carrelli della spesa che rendono arduo ogni piccolo spostamento. Amelia e Antonella erano in piedi nello spazio antistante la portiera centrale. Li, tra scossoni e frenate brusche del mezzo, spostamenti e sistemazioni varie delle persone, per due o tre volte Antonella, ha urtato il signore che le stava dietro. Ovviamente sua premura chiedere scusa, ricevendo l’invito dell’uomo a stare tranquilla, anzi se avesse voluto indietreggiare per stare più comoda l’uomo la invitava a prendersi quella liberta. Proseguendo il viaggio, Amelia si è resa conto che l’amica spesso guardava verso il tizio, sembrava infastidita e intimorita. Quando ne ha chiesto motivo ad Antonella questa ha risposto che sentiva la mano dell’uomo accarezzarle la coscia da dietro con la netta sensazione che lui le stava facendo sentire il suo essere maschio sulle natiche e che a volte quella mascolinità riuscisse a fargliela sentire addirittura nel solco tra le chiappe.
In effetti ora l’uomo teneva Antonella per un fianco proprio sopra la cintura dei pantaloni, dove la maglietta un po’ corta permetteva il contatto con la pelle nuda all’altezza della vita. Questo gli permetteva di trattenere le natiche di Antonella a sua disposizione per potervi appoggiare alla grande il pene sentendo tutta la morbidezza di quel culo.
Amelia, difendendo l’amica ha fatto sentire la sua voce all’uomo: -Senta lei, si stacchi subito dalla mia amica: ma dimmi tu certi personaggi, approfittare di queste situazioni per allungare le mani; ma è inaudito-. Il tizio borbottando qualcosa di incomprensibile, si è voltato e non ha proseguito nell’approfittare del culo della donna.
Scese dal mezzo, ognuna per la propria strada.
Arrivata al portone di casa, Amelia ha provato a suonare se qualcuno le apriva senza doversi mettere a frugare in borsetta per trovare le chiavi. Nulla, Non c’era nessuno.
Tirato fuori il mazzo delle chiavi ha aperto e entrata,non curandosi del fatto che il portoncino condominiale non si fosse chiuso come avrebbe dovuto. Ha aperto per entrare a casa, ha dato una spinta con la mano alla porta d’ingresso perché si chiudesse, Non sentendo lo scatto della serratura si è voltata; era ancora aperto. Guardando la porta, ha riprovato ma nulla, non arrivava nemmeno a socchiudersi che rimbalzava.
Abbassando gli occhi, ha visto la punta di una scarpe che si infilava tra porta e stipite, era quello l’impedimento alla chiusura.
Prima che potesse rialzare lo sguardo, uno spintone e la porta era spalancata,
Ciao puttana- mi riconosci? Sono quello a cui poco fa sul pullman hai fatto fare una figura di merda perché non ti sei fatta i cazzi tuoi.
La spinta l’aveva fatta cadere seduta per terra, il contenuto della borsetta sparso sulle mattonelle, la gonna leggera lasciava scoperte fino a met’e0 le cosce.
Lui l’ha subito afferrata per i capelli e proseguendo a parlare: – volevo solo godermi quel gran bel culo della tua amica, ma tu me lo hai impedito e ora paghi, e paghi caro.
Sempre tenendola per i capelli ha avvicinato il viso di Amelia ai suoi pantaloni così che gli occhi e la bocca fossero ad altezza dell’uccello.
Sai cosa c’è qui dentro? C’è un cazzo durissimo che se non entra subito in una figa o in un culo impazzisce e ora tu mi risolvi il problema.
Mentre si stava aprendo i pantaloni, Amelia visto che lui aveva mollato i suoi capelli, è scappata, ma lui immediatamente dietro, l’ha ripresa in cucina. L’ha costretta a inginocchiarsi e riacciuffandola per i capelli, tirandoglieli forte e con qualche schiaffetto sulla guancia le ha ordinato: -aprimi i pantaloni, fammi una sega e succhiamelo. Non farmelo ripetere altrimenti è peggio per te. Amelia si è affrettata ad obbedire
Non era enorme, comunque più grosso di quello del marito, ma molto, molto più duro.
OOOhhhsssiiiiiii, le sai usare bene quelle manine su un cazzo ehhh?
Era talmente duro che lei ha pensato di poterlo soddisfare succhiandolo, pensando di poter evitare così una penetrazione violenta, quindi ha iniziato un pompino vigorosissimo.
Ohhhh cazzooo, sei affamataaaaaa siiiiii continuaaaaaa bravissimaaaaaaaaa siiiiiiiiiiiiiiiiii. – Lei leccava, succhiava, quando le sembrava che il porco stesse per venire, ha aumentato la succhiata ma si è sentita bloccare.
Ehhh no! Non fare la furbetta con me. Ora si scopa mia cara, L’ha stesa sul tavolo a pancia in su, le ha sollevato la gonna, strappato le mutandine e si è piazzato tra le sue cosce. ha fatto saltare i bottoni della camicetta tirando fuori le tette dalle coppe del reggiseno. Piegato su di lei ha cominciato a succhiarle seni e capezzoli facendoglieli diventare duri.
Si ‘e8 fermato e in piedi tra le gambe di lei si ‘e8 preso il cazzo in mano ammirando il paradiso che Amelia stava per essere costretta a concedergli. La morbidezza e il calore dell’interno cosce della donna, avvolgevano i fianchi di lui. I polpacci di Amelia premevano sulle natiche dell’uomo
-Hai un gran bel culo anche tu. Quasi come quello della tua amica. Ora è mio. Hai anche delle bellissime gambe. Lunghe, snelle, lisce. Sarà ancora più bello aprirtelo, fotterti!
Lei: – NOOOOOOOOO! Non voleva proprio subire, essere usata da quello sconosciuto per il suo piacere.
-Si dai urla fatti sentire da tutto il palazzo, cosi si immaginano cosa stai facendo e i maschi ti inviteranno spesso a casa loro in assenza delle rispettive mogli.
Lei si mordeva il labbro inferiore quando l’uomo le ha puntato la cappella del cazzo sull’ano.
AAAAHHHHHHHHHHHSSSSSHHHHHIIIIIIIIIIIIIII colpo di reni ben assestato. Era dentro. Era nel culo di Amelia pompava, spingeva affondava di brutto, le faceva male.
Lei si contorceva tutta facendolo godere ancora di più
Mentre affondava in lei le diceva: – tanto la tua amica me la faccio lo stesso, anzi mi porto dietro alcuni amici e ce la godiamo in tre o quattro. Sappiamo che il marito sta spesso fuori per lavoro quindi abbiamo tutto il tempo. Il mio cazzo conoscerà molto a fondo il culo e la figa della tua amica, come adesso sta conoscendo bene il tuo di culo. OOOOOOSSSSHHHHIIIIIII è bello strettoooooooo, scommetto che lo sto conoscendo meglio io adesso, rispetto a quanto lo conosca tuo marito.
Amelia non rispondeve e lui: – Rispondi troia, ehhhhhh? lo conosco meglio io?
Una stoccata dolorosissima ha convinto Amelia a parlare: – Ahiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, così fa maleeeeee. SSSSIIIIIIIII lo conosci meglio tu rispetto a mio marito che mi scopa da trentacinque anni e con cui ho fatto due figli. SCHIFOSO BASTARDO. ha aggiunto lei.
lui: – questo schifoso bastardo ti sta facendo godere ; e lei: -SSSSSIIIII PORCO, SIIIIIIIIIII.
Voglio che ci sia anche tu a vedere come mi godo quella puttana di………. come si chiama?
Amelia ha risposto: . Antonella.
Lui: – tu sei Amelia. Ho sentito come ti chiamava sul pullman.
Amelia hai proprio un gran culetto sai? UUUUHHHHMMMMMM. Ci farete divertire ancora di più, in due.
Trova una scusa per stare fuori tutta la sera o forse tutta la notte, a seconda delle voglie che avremo noi uomini.
Ora però voglio godermi il tuo culo, DAAAAIIIII SIIIIIIIIIIII, AHHH CHE BBBEEELLLOOOOOO!
Nonostante lui l’avesse molto, molto duro, l’ha inculata per una buona mezz’ora e mentre la inculava le massaggiava il clitoride e le labbra della figa con le dita prima di assestarle tre o quattro colpi tenendola per i fianchi, durante i quali lei ha avuto l’impressione di essere spaccata in due. Colpi che le hanno fatto ballare le tette. L’uomo si è piegato su di lei e ha preso a baciargliele e succhiargliele tutte.
Lei, subendo quelle stoccate dolorose, ha urlato con quanto fiato aveva in gola finché lui, con un’espressione del viso che annunciava l’arrivo del piacere intenso, ha scaricato tutto il seme: -UHHHMMMMM SIIIIIIIIIIIIIIII SBORROOOOOOOO- tra quelle natiche morbide e ancora elastiche anche se non più da ventenne. Amelia è comunque venuta scuotendo la testa, puntando le unghie sulle braccia dell’uomo, stringendogli ancora di più le cosce attorno ai fianchi e le natiche attorno a quel cazzo. Come se, pur riconoscendo il fatto di essere stata costretta, forzata contro la sua volontà, il suo corpo, il suo culo, le sue cosce, volessero trattenere ancora e forse per sempre, quel tubo durissimo di nervi e carne, dentro quella guaina avvolgente, fasciante, accogliente per ogni pene che madre natura le aveva messo in mezzo alle natiche.
– CHE CULO! Mi stavi consumando l’uccello. Tuo marito non sa quello che si perde non conoscendo queste tue qualità.- O magari ne ha trovato di più giovani. Ma tu, non hai nulla da invidiare.
Quelle parole, dette da un estraneo non facevano altro che aumentare la vergogna della donna, ma anche la sua rabbia insieme però, al piacere.
Staccatosi da lei l’uomo ha preso il cellulare e si è messo a scattare delle foto alla donna che ansimava ancora stesa sul tavolo, compresa una dove si vedeva la sborra uscirle dal culo e colarle sulle chiappe.
-Queste, se domani verso le 15,30 non ti trovo pronta per accompagnarci dalla tua amica, finiranno su internet. Mi prendo pure le tue chiavi di casa. Te le rendo domani sere dopo che avremo finito con te e quell’altra.
Tieni conto che se non verrai, sarà felicissimo di farne delle copie e distribuirle a maschietti veramente molto contenti di soddisfare con te le loro voglie.
Amelia cominciava ad essere davvero spaventata, ma non ha detto nulla al marito perché cambiasse la serratura, Non si è nemmeno inventata di aver perso le chiavi. Ha detto che le aveva dimenticate dall’amica e l’indomani sarebbe andata a recuperarle.
Arrivati al numero civico dove Antonella abitava hanno suonato al citofono facendo parlare Amelia: – Ciao, sono Amelia. Antonella, un po’ sorpresa della visita ha invitato l’amica a salire dicendole che si stava asciugando perché era appena uscita dalla doccia. Figurarsi gli uomini che accompagnavano Amelia. già si pregustavano la visione della donna appena lavata e profumata che magari accoglieva l’amica in vestaglia non immaginando minimamente la presenza di estranei. La realtà è stata ancora migliore, Antonella era si in vestaglia, ma di quelle cortissime che arrivavano a malapena sotto le natiche. Arrivati al piano Antonella aspettava Amelia nascondendosi con il portone d’ingresso perché era praticamente nuda e quando Amelia è entrata in casa seguita dai quattro uomini, non si distingueva chi tra le due donne fosse la più imbarazzata. Non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi. L’uomo dell’autobus ha preso la parola, rivolto ad Antonella: – ciao bella culona- Ti ricordi di me? eh si, da quello che ho palpato ieri sul pullman ti immaginavo proprio così ben messa sai? Aspetta, forse ti serve una rinfrescata alla memoria. Ha preso la stessa posizione che aveva sul mezzo, la mano sulla vita di lei, e per fare questo aveva dovuto sollevarle il lembo della vestaglietta scoprendole il culo.
Il pene anche se ancora dentro i pantaloni, incollato alle sue natiche. -Ora ricordi meglio vero? Mentre le parlava le mani dell’uomo sono finite sulle tette di Anto e salendo dalla vita verso il seno, hanno slacciato la cinta della vestaglia scoprendo alla vista di Amelia e degli altri tre uomini, il pelo folto del pube di colore castano chiaro come i capelli tanto che uno dei tre davanti ha esclamato: -è castana naturale! Tutti a ridere tranne le due donne sempre più imbarazzate.
Uno dei tre uomini spettatori era affetto da nanismo, era un nano. Avvicinandosi alla donna appena denudata, gli è bastato piegare leggermente le ginocchia perché la sua bocca fosse ad altezza di figa. Ha afferrato le gambe della donna portandosi le cosce sulle spalle, cominciando una leccata che all’inizio ha messo la donna in condizioni di reagire con NOOOOOO NON VOGLIOOOOO SCHIFOSOOOOO LASCIAMIIIIIII, poi pian piano facendola calmare e rendendola sempre più partecipe. Quando però la donna cominciava a godere di quel contatto, lui da gran figlio di puttana si è ritirato.
Antonella sentiva che l’uomo dietro di lei le strizzava sempre di più le tette e le premeva sempre di più il cazzo sul sedere muovendosi e finendo per riuscire a posizionarle il membro sul solco tra le chiappe. -Oooohhh! Ora ti ricordi meglio vero? Certo che lo sentirai più duro rispetto a ieri, ma se ti presenti davanti a me vestita così………. cosa pretendi? ieri avevi i jeans. Poi rivolto ad Amelia: – Racconta a questa puttana cosa è successo dopo che siete scese dal bus. FORZA, DAI.
Amelia ha cominciato a parlare: – e’ entrato a casa con la forza, mi ha costretto a masturbarlo e a fargli un pompino, dicendo che per colpa mia non era riuscito a godersi il tuo culo. Poi mi ha stesa sul tavolo e mi ha violentata.
Lui l’ha incalzata: – dille come. Dille dove te l’ho fatto sentire.
Amelia ha proseguito: – ha voluto il sedere, me lo ha messo nel culo. Mi ha inculato. Ha detto che comunque ti avrebbe avuta ugualmente, condividendoti con degli amici e oggi mi ha costretta ad imbrogliarti.
Uno dei tre che guardavano la scena e che si già si stavano cominciando a palpare Amelia, si è avvicinato all’uomo che si stava godendo il corpo di Anto e gli ha sussurrato all’orecchio:- Senti, io questa che hai tu tra le mani, vorrei farmela subito, almeno una prima botta. A vederla così nuda mi sta scoppiando il cazzo. L’amico ridendo ha risposto: – hai visto che figona carnosa cha ha?- MMMMMMSSssiiiiiii, non vedo l’ora di sentire come me lo prende.
– Tieni, è tua!
Non se lo è fatto ripetere, ha afferrato la donna tirandosela dietro, Apriva tutte le porte finché non ha trovato la stanza con il lettone,. entrati, si è chiuso la porta alle spalle.
Dopo circa cinque minuti, quelli rimasti nell’ingresso-salotto si sono avvicinati alla porta della stanza dov’era la coppia, aprendo senza farsi sentire e hanno visto Antonella stesa sul letto a gambe larghe con l’uomo tra le sue cosce, le natiche di lui andavano su e gi’f9, segno che si stava pistonando la donna alla grande. Lei che con una mano stringeva il lenzuolo e con l’altra colpiva l’uomo sulle spalle, Dopo un po’ però le gambe della donna erano avvinghiate a quelle del maschio e le unghie di lei affondavano sulle chiappe del suo stupratore. La donna cominciava ad emettere gemiti sempre più sonori. Il gruppetto ha richiuso la porta andando ad aspettare i due in cucina.
Dopo circa dieci minuti, finita la scopata, l’uomo ‘e8 comparso in cucina; – WWWOOOWWWW! Eccome se ne valeva la pena! Non sembra ma ‘e8 bella pienotta ce n’è da palpare…….che figona! Carnosa, soffice, calda, stretta…….
Dopo un po’ è comparsa Antonella. -Espressione visibilmente soddisfatta anche se ovviamente faceva di tutto per nasconderla.
-A vederle la faccia direi che le è piaciuto,- ha detto il tizio che il giorno prima si era inculato Amelia. Una vampata di rosso fuoco ha avvolto le guance della donna che aveva appena finito di avere gli spasmi dell’orgasmo che le erano durati anche dopo che l’uomo aveva finito di scoparsela ed era uscito dalla sua vagina.
Si vedeva davvero così tanto? Ha pensato Antonella, Accidenti a quello stronzo di mio marito che parte e mi lascia così tanto senza fare l’amore. Dicendo questo a se stessa pensava alla litigata con il suo uomo a causa della quale già da tre giorni prima della sua partenza, non avevano avuto rapporti. Ormai era l’ottavo giorno ed era vero che lei ne aveva una voglia matta. Certamente non di farlo con uno sconosciuto e in quel modo, ma che ci poteva fare se era stata costretta?

Poi ha proseguito: – Anche questa ieri, dando uno sculaccione al culetto di Amelia. prima “no non voglio” poi, dopo che gliel’ho sbattuto in culo ha goduto da vera maiala quale è. Non può negarlo perché mentre veniva la sentivo tutta sul cazzo. E così anche Amelia era sistemata.
Intanto il nano seduto sulla poltroncina vicino alla tv li in soggiorno, si faceva spompinare da Amelia piegata su di lui e premendole le mani sulla nuca la costringeva a tenere tutto il suo cazzo dentro la bocca. lasciandola ogni tanto perché respirasse. Lei, tra colpi di tosse e conati di vomito era subito costretta a rimetterselo in bocca. E’ venuto schizzandole in gola e costringendola a ingoiare tutto.
Una volta finito col nanetto, la donna e stata presa in consegna da colui che il giorno prima l’aveva violentata a casa sua L’ha fatta stendere sul tavolo, le ha aperto le cosce e ha assunto la stessa posizione del giorno prima. Stavolta però, dopo averle martoriato le tette con le mani e con la bocca, le ha piantato il cazzo in figa cominciando subito a sbattersela di brutto, venendole dentro mentre lei godeva.
Un altro uomo si sbatteva Antonella facendosi cavalcare da lei mentre seduto su una sedia le palpava cosce e natiche succhiandole le tette.
Una volta temporaneamente soddisfatti gli uomini, hanno deciso di riaccompagnare a casa Amelia portando con loro anche Antonella che è stata invitata da quei maiali a mettersi qualcosa di carino e di pratico addosso. Lei, Anto, ha provato a mettersi in pantaloni, ma nulla, gli uomini la volevano con una gonna o con qualcosa che tenesse a loro portata di mano le cosce con ciò che aveva in mezzo.
Allora lei con indosso un abitino rosso che copriva solo metà delle cosce, si è ripresentata in soggiorno strappando applausi e commenti pesanti di ammirazione che fatti in quel contesto avrebbero dovuto infastidirla, invece la lusingavano.
-OOOOooohhh finalmente e via in auto. Un uomo alla guida, uno a fianco, le donne dietro al centro e gli altri due al loro fianco vicino agli sportelli. Certo, dietro stavano stretti, ma era quello che gli uomini volevano: stare a contatto con i corpi caldi delle due donne.
Antonella ha subito capito il motivo per cui l’avevano fatta vestire così, infatti da seduta in macchina, l’abito le si era sollevato lasciando scoperte le cosce per intero e facendo intravvedere le mutandine con l’uomo a fianco a lei che affondava bene la mano tra quelle gambe che, anche se unite, non gli impedivano di massaggiarle con il dito, il sesso.
Anche ad Amelia è stata imposta la stessa cosa dall’uomo che le stava a fianco: -Sollevati la gonna e metti le cosce nude a contatto col sedile. Anche lui palpava, accarezzava quelle gambe e ci frugava in mezzo.
L’auto che li ospitava, un SUV. tra i sedili davanti e quelli di dietro era sufficientemente comodo da permettere certi movimenti. L’uomo vicino ad Amelia ad un certo punto, tirandola a se le ha detto di sedersi sopra di lui. Lei, Amelia un po’ stupita e comunque con un certo imbarazzo nonostante tutto quello che era successo, ha ubbidito. Mentre compiva lo spostamento, l’uomo nell’aiutarla ha guardato bene che la gonna non si frapponesse tra le cosce della donna e quelle di lui. L’ha fatta sedere sul suo uccello con le gambe strette tra le sue e le ha detto: – Alza un momento il culo. – Amelia ha ubbidito, lui le ha abbassato le mutandine e si è calato pantaloni e mutanda fino alle ginocchia.
L’amico, che nel mentre si faceva massaggiare l’arnese dalla mano di Antonella tenendola per il polso affinché lei non mollasse la presa, mentre con l’altra mano le infilava due dita in vagina, ha chiesto: -ma, te la vuoi scopare qui in macchina? Ricevendo come risposta: -Voglio fare un giochino che ho fatto con altre più giovani e inesperte. Voglio vedere quanto resisto col cazzo piantato nella sua figa, senza muoverci; facendoci cullare solo dal rollio della macchina, dagli scossoni delle frenate e delle buche sull’asfalto.
Le più giovani non resistono molto e come stringono fanno venire quasi subito anche me. Voglio vedere con questa. – L’amico: – certo che sei un porco.- ahahahahah…….
Il maschio con Amelia sopra rivolgendosi a lei e tenendosi il cazzo con la mano le ha detto: -Ora scendi piano piano e poggia le labbra della figa sul mio uccello. Poggiale solo, non farlo entrare senza che te lo dica io. Voglio vederlo sparire dentro la figa centimetro dopo centimetro.
Amelia ha fatto quello che lui le ha chiesto, ma le labbra della vagina, rese sensibilissime dalle scopate e dai massaggi precedenti, appena a contatto con il glande si sono schiuse leggermente per accoglierlo cominciando ad avvolgere la cappella risucchiandola dentro. E’ partito uno sculaccione che ha fatto sobbalzare la femmina. -Ti ho detto poggia, non prendimelo dentro-.
La femmina, umiliata ha riprovato, stavolta riuscendo nel compito.
Lui: . si brava stai cosiiiiii. Ora scendi molto lentamente. SSSSIIIIIIIIIII , vedo come sparisce pian piano dentro di te. Lo senti troia? Come entra te la apre e ti riempie???? Ehhh? Lo senti? Amelia con voce gutturale risponedeva: – SSSSIIIIIIIIIIII lo sentoooo, mi fa godere subito cosìììììììììììììììì. Non resistoooooooo vengoooooo.
Non riuscendo a trattenersi si è lasciata andare incollando le natiche alla pancia dell’uomo avvolgendogli tutto il cazzo con le labbra della figa gonfie e piene di voglia, e con tutta la vagina.
L’uomo le ha detto: – ORA NON MUOVERTI. ci deve cullare la macchina. Ma la vagina stringeva. pulsava, si contraeva tutta massaggiando e mungendo quel cazzo, anche se Amelia cercava di non muoversi, di stare immobile, sembrava che la figa avesse volontà propria. continuava a stringere, a mungere, a contrarsi tutt’attorno a quel cazzo che di li a poco ha cominciato a indurirsi così tanto che il tizio le ha scaricato dentro una quantità di sborra che mai aveva immaginato i coglioni potessero contenere.
-AAAAAHHHHHHHtroiaaaaaaaaaa mi hai fatto venireeeeeeee hai una figa irresistibile.
Amelia non aveva mai avuto consapevolezza di essere così esplosiva in fatto di sesso. Con il marito assolutamente non era mai arrivata a tanto.
Lui ha detto: Dai facciamo un giro largo che voglio provare a resistere di più, Mentre continuava a mantenere il pene dentro Amelia.
Gli altri hanno acconsentito.
Il calore di quella vagina. la vista di quel culo poggiato sulla sua pancia, la morbidezza di quelle cosce …………… il cazzo è tornato duro in pochissimo tempo. La figa ha ripreso a lavorarselo come prima e in un paio di minuti lui è venuto ancora.
Amelia era distrutta,. in quella situazione ha avuto tre o quattro orgasmi uno di seguito all’altro: – Basta, ti prego, non ce la faccio piùùùù
L’hanno riportata a casa.
Scesa dalla macchina le gambe non le reggevano. Quel metro e mezzo tra lo sportello dell’auto e l’ingresso della palazzina le sono sembrati kilometri. Entrata in casa non c’era nessuno si è ficcata nella vasca perch’e8 puzzava di sudore e sborra e con un minimo di residuo di forza si è lavata e fiondata a letto. Tornato il marito trovandola in quello stato, le ha chiesto. Lei ha detto di non sentirsi bene e che se voleva c’era qualcosa in frigo per cena. Era solo preoccupata che lui non le chiedesse dopo di fare l’amore, anche se era sicura che vedendola in quelle condizioni non avrebbe osato.
Intanto l’auto era già ripartita da un po’ per accompagnare l’altra donna ancora impegnata a masturbare l’altro ma senza più la necessità che lui le tenesse il polso per guidarla, faceva da sola. Aiutata dalle stimolazioni che le dita di lui nella sua figa le procuravano. Allargava maggiormente e spontaneamente le cosce. spingeva in avanti il bacino, impedita solo dal fatto che le ginocchia premevano sulla spalliera dei sedili davanti. Anche la sua vagina come prima quella dell’amica, cominciava stringere le dita che aveva dentro, in fondo, le sentiva sull’utero. la vagina si contraeva, la carne interna pulsava. L’orgasmo che stava per esplodere è stato bloccato solo dal fatto che girato l’angolo un gruppetto di ragazzi con il loro vociare si sono resi presenti.
Arrivati a casa di Antonella, lei ricomponendosi è scesa seguita dall’uomo che ha detto agli altri: – A questa me la sistemo io, tanto il marito non c’è. Le faccio uscire le scintille dalla figa.
Poi, rivolto ad Antonella, a voce alta in modo che gli altri sentissero: – non vorrai mica lasciarmi così….. guarda in che stato sono-.
In effetti era eccitatissimo col cazzo durissimo, ma anche lei dopo il trattamento in macchina non era di meno. La differenza ere che il maschio sbandierava il suo stato, mentre la femmina cercava in tutti i modi di nascondere il fatto che se qualcuno in quel momento l’avesse sfiorata sarebbe partito un orgasmo senza precedenti.
L’uomo, salutati gli amici, è salito a casa con Antonella. In men che non si dica erano a letto. Lui sotto e lei sopra che lo cavalcava dimenando i fianchi generosi e con un su e giù che mandava l’uomo in uno stato di tale goduria che sembrava gli scoppiassero le coronarie.
Lei è venuta come una pazza, mentre lui ancora resisteva. Quando poi è arrivato anche il maschio, alla donna stava montando un altro orgasmo, rimasto insoddisfatto.
Lei: – NOOOOOOOOOOOO. delusissima ha cercato subito di manipolare e succhiare quel membro per fargli riprendere tono ma, lo aveva ridotto ai minimi termini.
Sei un bastardo, sai che non mi puoi lasciare così! Mi fai correre un rischio enorme. Mi viene voglia di scendere per strada e aggrapparmi al primo che passa.
Lui: – E’ colpa tua. Sei tu che me lo hai ridotto in questo stato. Lei ha preso a masturbarsi davanti all’uomo per cercare di darsi una calmata, cosa che solo in parte le riuscita consentendo a tutti e due di prendere un po’ di sonno anche se, mentre il maschio sembrava dormire beatamente, il sonno della donna è stato molto disturbato con parecchi risvegli e nonostante lei cercasse di calmarsi toccandosi, al risveglio di lui era con gli occhi sbarrati. Il maschio, in piena erezione mattutina, l’ha fatta mettere su un fianco inculandosela.
Finalmente la donna ha avuto due orgasmi e mentre veniva la seconda volta, il maschio le ha scaricato lo sperma in culo.
Calmatisi, lui è andato a farsi una doccia dicendo ad Antonella di pensare al caffè, cosa che lei ha fatto prima di tornare a letto. Lui, bevuto il caffè, mangiati due biscotti, è sparito.
Certo che alla donna non era bastato. Si è sorpresa di se stessa quando ha realizzato che la sia mente progettava di salire su qualche autobus, consentire al primo uomo che capitava di farle quello che voleva, lasciarlo a secco sul più bello e ritrovarselo poi sulla porta di casa, come era successo all’amica che si era messa a difenderla.
Era da quell’episodio che era nata tutta la situazione.
Mentre a letto Amelia mi raccontava queste sue avventure, io con la mano tra le sue cosce, le frugavo la vagina, affondando con indice e medio più che potevo, il mio pollice premeva sul clitoride e le succhiavo tette e capezzoli.
Arrivando nel raccontare, a determinate parti, sentivo cosce e figa stringere di pù, chiedendole se quelli fossero i momenti e i particolari che più la eccitava ricordare mi ha risposto si. In quel momento, è venuta.
Tre punti del racconto le hanno procurato maggior eccitazione: quando mi da descritto l’abuso da parte del proprietario del locale dove svolgevano gli incontri della comunità, quando è arrivata a descrivermi la violenza subita da parte dell’uomo che la inculava sul tavolo di cucina e quando in macchina si è dovuta sedere sul cazzo dell’uomo poggiando solo le labbra della figa senza all’inizio poter sentire il cazzo nella figa che in quel momento desiderava solo di sentirsi riempita.
Durante il racconto di quei particolari momenti il succo dalla vagina è uscito con maggior forza. Però, ho sentito cosce e figa stringere e tutto il suo corpo fremere anche al ricordo del quindicenne che le ha dedicato una sega e dell’amica scopata nella camera da letto della propria casa.
Mi lavorava il cazzo con la mano, l’ho fatta mettere pancia sotto, mi sono messo sopra di lei, le ho divaricato un po’ le gambe e ho affondato il cazzo dentro quel culetto meraviglioso.
Lei ha urlato con la faccia affondata sul cuscino. Davo colpi forti, volevo spaccarle il culo, rovinarglielo, distruggerglielo.
-AHHHIIIIIIII, MI FAI MALEEEEEE!! Sei un porco. BASTARDO! Più mi insultava più ci davo dentro
-DAI TROIAAAAA. lo so che ti sta piacendo. lo so che ti piace sentirtelo spaccare SSSIIIIII MUOVILOOOOOOO FAMMI GODDERE DA PORCOOO.
L’ho messa su un fianco e continuavo a incularmela. Con la mano strizzavo tette, arrivavo alla figa infilandoci le dita, accarezzavo, palpavo e schiaffeggiavo le sue cosce arrapanti. Tornavo a infilare in figa e ancora su, a strizzare tette. E’ venuta con le mie dita in figa e stringendo le natiche attorno al mio uccello mi ha svuotato i coglioni.
Ci siamo calmati e ci siamo addormentati così: uno dentro l’altra.
A metà della notte mi sono svegliato. In quel periodo ero studente ma lavoravo e l’indomani mi attendeva l’ufficio. Le ho baciato un capezzolo e stavo andando.
Poi, la sua voce – Chiamami più tardi. Se posso ci vediamo. A che ora finisci?
Io: -Lo avrei fatto comunque.- Finisco alle due, ma non sarò a Cagliari prima delle cinque.

Erano ormai tre giorni che non vedevo Amelia. Intanto avevamo avuto modo di chiarirci con Flavia, ma ciò che mi ha raccontato non mi è piaciuto. O meglio, non mi è piaciuto come suo ragazzo, ma vista dal lato delle maialate fatte e sentite raccontare, la cosa mi ha eccitato non poco.
Era riuscita a seminare Italo ma a quel punto, si trovava a vagare per la città in piena notte e in una strada dove le prostitute avevano gi’e0 cominciato la nottata. Mezzi pubblici a quell’ora neanche a parlarne. Taxi, con i pochi soldi di una studentessa non poteva permetterselo.
Camminava rasentando il muro cercando di nascondersi con le auto parcheggiate, ma questo, non la nascondeva alle macchine degli uomini in cerca di sesso e che non aspettavano altro che vedere e cercare di caricarsi in macchina qualche bel nuovo bocconcino; nuovo rispetto al panorama e Flavia rispondeva eccome ai requisiti.
Vecchi che chiedevano: – quanto vuoi? Dai andiamo a casa che ho voglia di divertirmi. Il culo lo dai? Vedrai come te lo sfondo. Daiiiiii sei nuova? Inizia con me e vedrai poi quanti ne prendi.
Qualcuno le proponeva di stare con lui tutta la notte. Da una macchina con quattro ragazzini a bordo, la richiesta è stata; – lo fai con tutti e quattro? dai 20 euro a testa.
Altri: -Dai che ti faccio ingoiare un po’ di sborra prima di spaccarti la figa
Intenta a cercare di non sentire ci’f2 che le veniva chiesto, offerto, proposto, non si ‘e8 proprio accorta’e0 dei due uomini che le hanno sbarrato la strada circondandola e che cominciando a spintonarla le chiedevano cosa ci facesse li, – sai che per lavorare qui devi chiedere il permesso a noi -? Inutili le giustificazioni di Flavia: No. ma io sto andando a casa. Sono una studentessa e c’era uno che mi inseguiva perch’e8 voleva violentarmi. Uno dei due prendendola in giro: – ah si? Voleva violentarti? Ma guarda un po’! Poveretta! adesso ti proteggiamo noi Vero? Rivolgendosi all’altro. Ahahahahahah………….. Sai che a noi piacciono molto le studentesse? Scommetto che il tuo padrone di casa ti fa pagare l’affitto in natura. mica scemo! Guarda un po’ che pezzo di figa!
NOOOOOOOO. questo è il mio primo anno.
Ahhh, sei nuova. sicuramente non sarai verginella, ma non devi averne presi molti. Poi parlando tra loro: – Con questa c”e8 da divertirsi parecchio, secondo me ci farà davvero divertire. senti un po’ qua-, fa uno palpandole una natica e scendendo con la mano sulla coscia.
L’altro: – Si. Chissà se sa già scopare bene, ci sono quelle che seppur non l’abbiano data sono dotate naturalmente e questa a me sembra di quelle che sa gi’e0 come si fa a far godere o almeno sono sicuro che ‘e8 di quelle che impara presto. Dai carichiamola-

NOOOOOOOOOOOOOO, lasciatemiiiiiii dove volete portarmiiiiiiiiiiii? Flavia gridava mentre i due la buttavano sul sedile di dietro in macchina.

-Tranquilla, ti portiamo a fare un giretto, poi ti facciamo divertire. Vedrai che dopo non sarai pi’f9 la stessa e se hai un ragazzo quando lo vedi avrai molto da raccontargli. A meno che non ti teniamo a lavorare per noi. Dipende da quello che ci mostrerai tra un po’ di saper fare -.

Proseguendo nel raccontarmi l’accaduto, ha detto che mentre erano in macchina, ovviamente per recarsi nel luogo in cui avrebbero fatto la festa alla mia ragazza, quello seduto davanti sul sedile del passeggero, ogni tanto si girava per toccarla dappertutto e se lei opponeva resistenza erano schiaffi, tanto che dopo un po’ lei si lasciava mettere le mani addosso come e dove voleva lui. Tette, figa, culo, dita in bocca; mani che le accarezzavano tutto il corpo. Trattenendosi nelle parti più soffici, pi’f9 carnose a palpare pesantemente.
Ha detto all’amico: Dai sbrigati ad arrivare, altrimenti la spoglio e me la faccio qui in macchina, mi sta facendo venire il cazzo durissimo a forza di toccarla. E’ BONA!

Arrivati e scesi dall’auto, si ‘e8 ritrovata alla periferia della città, vicino a una grande città mercato in una baracca fatta di lamiera in riva allo stagno.
Certo che in quel luogo poteva urlare quanto voleva che nessuno sarebbe arrivato in suo so o l’avrebbe sentita.
Un tavolo, due sedie, una cucina da campo. il wc dietro una tenda, una branda con il materasso lurido in cui Flavia era stata scaraventata sopra, era tutto quello che c’era all’interno della baracca. Uno dei due la teneva per le braccia mentre l’altro le toglieva scarpe e jeans lasciandola a cosce nude.
– Minchia guarda qui; non ho ragione? E’ bona o no? L’altro: – Abbiamo scelto bene. Questa ci farà davvero dei gran servizi girala, voglio vederle il culo.
MMMMMsssiiiiiiii lo sapevooo! Guarda quì! Quello che le aveva tolto i pantaloni ha cominciato a massaggiarle, palparle, aprirle le natiche facendoci finire in mezzo la stoffa delle mutandine, poi avvicinando la faccia al sedere di Flavia, ha scoperto l’ano e ha cominciato a leccarla li, infilandoci la lingua.
Da Flavia è partito un – NOOOOOOOOOOOOO e lui ha commentato: – cos’è, hai paura che ti piaccia troppo? Vedrai quanto lo farai da oggi in poi. ahahah……
Quello che le teneva i polsi intanto le ha messo il cazzo in mano e si faceva masturbare. poi prendendola per i capelli, l’ha costretta ad aprire la bocca infilandoglielo dentro e facendoselo succhiare.
-Ahhhhh ssssiiiiii è brava anche con la bocca, lo sa prendere eccome!
Flavia sentiva ad ogni affondo nella sua bocca, la cappella del cazzo dell’uomo raschiarle il palato e sbatterle in gola. Le sue labbra finivano inevitabilmente a contatto con i peli pubici dell’uomo che le solleticavano anche le narici.
L’hanno fatta girare mettendola a pancia in su, l’uomo ha subito ripreso a leccarle la figa affondando la tasta tra le cosce di Flavia, mentre l’altro facendole girare la testa da un lato, ha ripreso a scoparle la bocca.
Lei sentiva la lingua dell’uomo infilarsi in figa, dare dei colpetti al clitoride, che veniva anche succhiato dalle labbra dell’uomo e mordicchiato leggermente dai suoi denti. Questo la faceva impazzire. Dimenava i fianchi, con la figa andava incontro a quella bocca e nonostante la barba incolta dell’uomo le pungesse la parte più delicata, soffice e polposa delle cosce, non riusciva a staccare le gambe da quelle guance. Anzi le stringeva per trattenersela li, finche non ‘e8 venuta schizzando tutto il suo liquido vaginale sulla faccia dell’uomo, proprio mentre aumentava il ritmo delle succhiate al cazzo che aveva in bocca facendolo sborrare nella sua gola, costringendosi cos’ec a ingoiare il seme di quello sconosciuto.
Quello che aveva appena finito di leccarla dopo essersi messo il preservativo, le ha subito puntato il cazzo all’imbocco della figa e con una stoccata potente glielo ha infilato fino a metà, poi con un altro potente affondo lo ha infilato ancora di più facendole sbattere i suoi coglioni sulle natiche. Se la scopava nella posizione più classica: lei sotto a cosce spalancate per accogliere l’uomo che standole sopra le affondava tutto il cazzo in figa. La bocca dell’uomo arrivava a baciarle il collo e a sussurrarle le peggiori schifezze all’orecchio: Daaaiii cosìììììììììììììììì graan troiaaaa, lo sento come lo prendi bene tutto e come la tua passerina risponde a ogni affondo. Emani un calore pazzesco. sei eccitata ehh? Ora ci penso io a calmarti a suon di cazzo, lo volevi proprio vero? Andartene in giro tutta sola in piena notte, Hai visto? Hai trovato quello che cercavi. Mentre se la fotteva affondava colpi sempre più duri e potenti facendola urlare,. Che c’è? ti faccio male? Non ti hanno mai scopata cosi? UUHHHMMM SSSIIIIIIIIIIII scopi come la più esperta delle puttane ma sei stretta quasi come una vergine, ssssiiiiiiiiiiii. Mentre diceva questo, un ultimo affondo potente, un grugnito animalesco e la sborra è uscita tutta sul profilattico mentre il cazzo pulsava all’interno della figa della mia ragazza. Figa che comunque si contraeva tutta attorno al pene facilitando la fuoriuscita dello sperma e lasciando uscire a sua volta il liquido che indicava il fatto che anche la donna era venuta.
Che scopata ragazzi! Questa ti fa scoppiare le coronarie. ha detto il porco ansimando ancora disteso immobile su Flavia.
L’altro, quello che si era fatto fare il pompino da Flavia e aveva assistito alla scopata, ha tirato via Flavia dal letto e avvicinatosi al tavolo l’ha fatta mettere a novanta, ha puntato il cazzo tra le natiche della ragazza e eccitato com’era, con un colpo secco le ha piazzato il cazzo in culo. Lei ha urlato con tutta se stessa dal dolore.
.Siiii urla fammi capire che lo senti tanto se viene qualcun altro non sarà certo per salvarti anzi, parteciperà alla festa e dovrai soddisfare pure loro. Intanto continuava a sfondarle il culo. Sentiva le dolci natiche di Flavia stringere sul suo cazzo e questo lo faceva impazzire. Flavia non poteva non muovere i fianchi per cercare di sfuggire a quel dolore ma così faceva godere ancora di più quel maiale, infatti dopo cinque minuti lui era già venuto, proprio mentre lei cominciava a concedersi veramente non potendo sfuggire al piacere che cominciava a sostituirsi al dolore iniziale, che però è rimasto completamente insoddisfatto.
Riprese le forze l’hanno convinta a farsi dire dove abitava per riportarla a casa. Lei non voleva rivelare l’indirizzo ma si è convinta quando hanno minacciato di lasciarla per strada. Lei ha pensato: -Ecco, ora che sanno dove abito non sarà più libera di fare un passo senza ritrovarmeli davanti e so cosa vorranno. In effetti anch’io ho avuto sempre maggiori difficoltà a trovare la mia ragazza per stare un po’ insieme e addirittura per poterci parlare al telefono, quando chiamavo, mi sentivo rispondere dalle altre: -Flavia non è ancora tornata, le dico che hai chiamato.
Un fine settimana sapevamo che le sue colleghe sarebbero tornate tutte e tre ai loro rispettivi paesi e che solo Flavia sarebbe rimasta avendo un impegno con la Comunità la domenica mattina.
Per non lasciarla sola sono andato il sabato a dormire da lei. Naturalmente abbiamo fatto l’amore. Quella notte l’ho sentita particolarmente calda, assatanata, avvolgente., vogliosa. Mentre la scopavo mi chiedeva di trattarla come fosse una puttana. -Dimmi parolacce, dimmi che sono una troia trattami come la peggiore-. Io: -Daaaiiii puttanaaa ti piace il cazzo ehh? Quante paia di coglioni hai svuotato da quando non ti scopo? Te la sei fatta aprire bene ehh?
Lei: -si, ne ho preso, quasi tutti mi hanno sborrato in figa o in bocca. Qualcuno anche in culo. Qualcun altro mi ha lasciata insoddisfatta e per poco non sono andata in giro e incontrando il primo che passava mi sarei messa la sua mano tra le cosce per fargli capire che volevo essere scopata li, per strada, in quel momento perchè avevo la figa in fiamme, ma poi mi vergognavo troppo e rinunciavo, sperando che qualcuno mi costringesse e a volte succedeva-.
Continuando nel racconto, mi ha detto che una sera ritornata a casa, ha aperto sentendo in cucina voci strane e altri rumori, si è avvicinata piano senza farsi sentire e ha visto la sua coinquilina Claudia che stesa sul tavolo stava scopando con uno che poi, guardando bene ha visto che era quello che l’aveva violentata nella baracca. Ha subito pensato che il tizio era lì per lei ma non trovandola si era sfogato sulla sua amica. Alta quanto lei, altrettanto bona leggermente più snella. Lui in piedi tra le cosce di Claudia stesa su quel tavolo con le natiche sul bordo e le gambe tenute alzate dalle braccia dell’uomo.
Flavia sempre stando attenta a non farsi sentire, è scappata, ha girovagato per la città per una buona mezz’ora con il pensiero fisso che la sua coinquilina aveva subito quello che era destinato a lei.
Tornata a casa, Claudia le ha detto con aria tra il soddisfatto, la vergogna e un certo accenno di rabbia: – E’ venuto uno a cercarti, ha aspettato, poi visto che non rientravi è andato via-. Senza accenno a quel che era successo realmente e che Flavia aveva visto con i suoi occhi.
Flavia la incalzava, le premeva capire se la vera destinataria del trattamento doveva essere lei.
– Ma cos’hai? cosa ti è successo? Claudia sviava dal discorso, poi, alla fine, ha ammesso: -Senti, ti ha cercato mi ha detto chiaro cha aveva un appuntamento con te per una scopata, così mi ha detto, senza preamboli o giri di parole. Visto che non arrivavi, si è sfogato con me, mi ha preso con la forza. Mi dici cosa sta succedendo-?
Flavia a quel punto ha raccontato a Claudia parte di quello che le era successo. Non le ha detto tutto, una buona parte.
Claudia studiava Scienze sociali e faceva parte di un’associazione che due volte la settimana inviava a casa dei bambini disagiati della città, alcune educatrici perchè li aiutassero nei compiti scolastici. Tra le realtà in cui questa educatrici operavano c’era anche il campo rom ai margini della periferia. Claudia operava proprio li, si occupava di due bambine di otto e dieci anni, le aiutava negli studi. Ha strappato una promessa all’amica-coinquilina: – La settimana prossima mi accompagni dalle “mie bimbe”- come le chiamava lei – così magari cominci a prendere contatti con l’associazione. Flavia le ha dato l’ok.
Inutile dire che anche durante il racconto di quest’ultimo avvenimento, il mio uccello non vedeva l’ora di rituffarsi dentro la figa della donna che comunque amavo, anzi, visto che ormai il sedere aveva subito assalti, la mia speranza era che si decidesse a non rifiutarmelo più. E’ andata! Quel culo meraviglioso era a mia disposizione. Gliel’ho schiaffato dentro con tutta la forza che potevo, lei ha reagito con un “ahiaa”, questo mi ha un attimo amareggiato, segno evidente del fatto che chi si è servito di quell’ingresso prima di me, lo ha fatto fornito di una mercanzia più notevole rispetto alla mia. Avevo sempre sperato di essere se non il primo, almeno a far provare alla mia donna la gioia di passare dal dolore al piacere intenso, cosa ch con la fica mi era abbastanza riuscita. Comunque non ho dovuto aspettare il matrimonio per farle il culo. Anche perchè non sarebbe mai successo.
Comunque le sorprese per me non erano affatto finite.
La domenica appena sveglio, ho visto il posto di Flavia a letto vuoto, facendo più attenzione però, ho sentito lo scroscio della doccia. Si era già alzata. Ho richiuso gli occhi e volevo riprendere a godermi un altro po’ di minuti di sonno, essendo appena le 7,30 di una domenica mattina. Nel dormiveglia ho sentito trambusto, un rumore di chiavi che aprivano una porta, qualcuno che diceva: -c’è nessuno? Rumore di tapparelle che si sollevavano. Voci di uomini che parlavano.
Stavo sognando: Uno di quei sogni strampalati senza capo ne coda. No. Invece no. Ero sveglio e i rumori che si sentivano erano in casa, nella casa dove dovevamo essere soli io e la mia ragazza. Mi sono rivestito alla meglio e sono uscito dalla stanza. Entrando in cucina, c’erano due uomini che non avevo mai visto prima.
Uno dei due, il più anziano almeno apparentemente sulla sessantina, come mi ha visto ha subito preso la parola: – E tu, chi cazzo sei? Cosa fai in casa mia? Io: – Come sarebbe casa sua ?-
Lui: -Esatto,casa mia visto che l’ho affittata a quattro studentesse..
Io: -Sono il fidanzato di Flavia da sola ieri notte e sono venuto a tenerle compagnia.
Lui: – Ah si? Eppure ero stato chiaro con tutte e quattro; niente uomini per casa. Questo non è un casino.
Io provavo a spiegargli che ero semplicemente li a fare compagnia alla mia ragazza ma lui continuando nel discorso: – non mi dirai che con una ragazza come Flavia stanotte non ci hai combinato nulla?
Io ingenuamente: – Beh, vabbè cosa vuol dire? E’ la mia ragazza.
Lui avvicinandosi a me con tono quasi da minaccia; . Te la sei fatta o no?
Io, abbastanza imbarazzato e confuso dalla situazione, h risposto ingenuamente: – ma certo che abbiamo fatto l’amore; lui: – ahhhh.lo vedi? Io alle ragazze avevo chiesto che non succedesse perchè poi ne lasci passare una e la casa ti diventa un troiaio, se volete fare i porci comodi vostri vi cercate altra sistemazione.
Mentre lo diceva guardava verso l’amico con cui era arrivato e tra loro c’erano occhiate e cenni d’intesa.
Flavia dov’è? MI ha chiesto.
Io: – Si sta facendo la doccia.
In quel momento si è nettamente sentita aprirsi la porta del bagno aprirsi: Colui che parlava con me, portandosi l’indice alla narice mi faceva il classico segno che indica di fare silenzio.
La voce di Flavia :- Amore, dove sei?
Io non volevo rispondere ma lui anzi tutti e due loro mi incalzavano e io:
– Flavia tesoro, sono in cucina.
Lei: – Ah si!
Stavo per replicare: – No, aspetta vengo io-, quando lei è comparsa in tutto il suo splendore.
Giustamente convinta che in casa non ci fosse nessun altro a parte il suo uomo era coperta solo da un asciugamani allacciato appena sopra il seno che non arrivava a coprirle nemmeno tutto il pube, cosce completamente nude, scalza, capelli raccolti sopra la nuca.
Ho visto Flavia sbiancare, quasi svenire appena si è resa conto della presenza dei due. Guardando verso me, se non si fosse letteralmente aggrappata allo stipite della porta sarebbe stramazzata a terra.
Resasi conto che gli uomini (anch’io) tutti eravamo con gli occhi calamitati dal suo pelo, quindi con lo sguardo puntato tra le sue cosce perfette, si è coperta con la mano e ha cercato di scappare verso la camera, l’uomo che prima non aveva aperto bocca l’ha inseguita e raggiunta in corridoio afferrandola per i capelli e con l’altra mano sul sedere, palmo sull’asciugamani e polpastrelli delle dita a contatto diretto con la natica nuda, la spingeva costringendola a tornare in cucina.
Il padrone di casa ha subito ripreso a parlare: – Allora signorina! Ricordami quali erano gli accordi a proposito di eventuali presenze maschili quando vi ho affittato la casa.
Flavia, sempre tenuta per i capelli dall’altro uomo che aveva spostato l’altra mano dal sedere all’esterno coscia palpandoglielo avidamente, non rispondeva. si è decisa ad aprire bocca quando una sonora manata le si è abbattuta sulla gamba, lasciando il segno rosso delle cinque dita su quella pelle delicata e bianchissima.
Ahiiiiiiii.
-Abbiamo detto che non avremo portato uomini qui dentro- ha risposto lei.
Io ho protestato dicendo che non erano in un convento di clausura, ricevendo per tutta risposta due pugni alla bocca dello stomaco che mi hanno tolto le forze tanto da farmi ritrovare seduto sulla sedia con le braccia compresse sulla pancia ad attutire il dolore
-Tu, stai zitto, gli accordi li ho presi con lei e con le altre troiette. Io, cercando di reagire sono scattato in piedi cercando di sopportare il dolore dei pugni ricevuti.
-Come si per……..mette? Volevo dire, ma un sonoro pugno sul naso mi ha fatto risedere provocandomi fuoriuscita di sangue dal naso.
La mia ragazza ha urlato in mia difesa: – BASTAAA LASCIATELO STAREEE VI PREGO!
Intanto il tizio che la teneva la spingeva verso il muro costringendola a poggiare la schiena al muro all’angolo con lo scaffale della credenza -Senti senti, questa. Lo difende, deve amarlo sul serio. A proposito hai raccontato al tuo bello cosa ti stavo facendo sull’autobus? Mi hai mollato sul più bello ma ti ho ritrovata hai visto? In fondo Cagliari è un paesotto, ci conosciamo un po’ tutti e si da il caso che il tuo padrone di casa sia un mio carissimo amico e mi debba dei favori.
Stavo cominciando a capire; lui era quello che aveva incontrato Flavia durante il tragitto verso Facolt’e0, che le aveva procurato l’orgasmo palpandole la figa e che se lei non fosse scappata l’avrebbe stuprata appena arrivata a Cagliari. Lui intanto proseguiva a parlare: -Gli hai detto dove avevo la mano? Si, proprio qui, come adesso, infilandole una mano tra le cosce nude.
Dalla bocca di Flavia un sussurro: no non voglio. Il tentativo di togliersi quella manaccia schifosa dalla sua intimità. -E come me la imprigionavi con queste cosce? A proposito Confermo quello che ti ho detto, hai due cosce meravigliose e come ti dicevo scoparti dev’essere un vero paradiso.
Lui: – Non vuoi? Eppure le cosce le stai stringendo forte forte e il calore sulla mano lo sento eccome. Calore di femmina eccitata. Addirittura sento il miele che comincia a colarti fuori dalla vagina. Altro che non vuoi. poi, rivolto a me – certo che hai una strafiga come femmina, ma sei sicuro che le basta il tuo? Questa tra un po’ viene eppure ancora non le ho infilato nemmeno la punta di un dito.
Uno scossone, un movimento repentino e lui che dice: – OHHHH ora si. Ho il pollice dentro la sua figa, mamma miaaaaa questa ha un lago dentro. E’ bollente! Questa tra un po’ viene, eccome se viene!
Non ha neanche finito di dirlo che ho visto il corpo di Flavia scuotersi, fremere, tremare tutto: era in pieno orgasmo. Vedevo il corpo della mia donna contorcersi, le sue cosce sfregare l’una sull’altra, stringere spasmodicamente, mentre quella mano continuava a frugarci in mezzo, le frugava il sesso. Il pollice dell’uomo la possedeva. Lui ha tolto la mano all’improvviso. Era fradicia del liquido vaginale della mia ragazza, lei continuava a venire in preda ad un orgasmo lunghissimo o a più orgasmi uno di seguito all’altro. E’ caduta a terra, rannicchiata in quell’angolo, il suo corpo ha continuato a fremere e tremare per almeno quasi altri cinque minuti.
Intanto quello che mi picchiava ha avuto gioco facile a legarmi alla sedia, poi anche lui si è avvicinato a Flavia.
L’hanno sollevata e fatta distendere sul tavolo. Quello che l’aveva masturbata, prima sul bus e adesso a casa, non ha avuto bisogno di farselo succhiare, era già più che pronto a fottersela, con una voglia pazzesca da quando aveva pregustato la scopata che poi Flavia gli aveva negato scappando. Lei, inerme, ancora sconvolta dall’orgasmo appena avuto si lascava manovrare come una bambola.
Lui le ha aperto le cosce, ci si è piazzato in mezzo e non appena ha poggiato il glande sulle labbra della vagina, con una spinta le era dentro. Da parte della mia donna non ho sentito il minimo accenno a reazione o rifiuto. Se la stava scopando. tranquillamente, con tutta la calma possibile, godendo della morbidezza di quel corpo, del calore delle cosce di Flavia, della loro pienezza e candore. Delle sue tette e di quei capezzoli duri dall’eccitazione della femmina, tutti da tenere in bocca, succhiare, mordicchiare per eccitarla ancora di più e ci stava riuscendo, Lo sentiva da come la figa di lei gli risucchiava il cazzo, da come glielo aspirava, glielo avvolgeva, si modellava attorno al suo membro. dal calore sempre maggiore che Flavia sprigionava tra quelle cosce per le quali lui impazziva e che sembrava volerle consumare a forza di palpargliele, accarezzargliele, schiaffeggiargliele. Lei veniva, quasi a cadenza fissa, ogni tot di affondi dell’uomo, lei sembrava avere un orgasmo. fino a quando lui infilando una mano sotto le natiche di lei, andando con il medio a cercarle l’ano per infilarci il dito facendola sussultare ancora di più, non le si scaricato dentro. Non è uscito. Le è rimasto dentro la voleva ancora. Quando l’amico ha provato a tirarla a sé per farselo succhiare, lui lo ha pregato di lasciargliela ancora. Poi gliel’avrebbe data per tutto il tempo che voleva. Così è andata. tenendo il cazzo dentro la figa di lei, gli è tornato duro presto e ha ricominciato a pomparsela. Le è venuto dentro una seconda volta, poi l’altro se l’è portata in camera, stava per farsi fottere dal suo padrone di casa.
Comodamente a letto. Il maschio sdraiato con la donna che in ginocchio sul materasso gli succhiava il pene. Questa è stata la scena che mi si è presentata quando, sempre legato alla sedia, sono stato condotto in camera. Lui le premeva una mano sulla nuca permettendo alla testa della donna di risalire fino a trovarsi tra le labbra il glande poi con una pressione la costringeva a scendere con la testa per rimettersi tutto il cazzo in bocca. Verosimilmente la cappella le sbatteva in gola. La prendeva per i capelli dicendole di leccargli i coglioni e lei docilmente poi la lingua scorreva su tutta l’asta per riprenderselo tutto in bocca e succhiarlo ancora.
Dopo una decina di minuti di questo lavoro, l’ha invitata a mettersi in posizione perché voleva incularsela. Lei per come poteva ha provato a dissuaderlo ma due sculaccioni su chiappe e cosce l’hanno convinta.
Lui dietro con la cappella già avvolta dalle chiappe di lei e che poggiava sull’ano, ma Flavia continuava a dimenarsi allora l’uomo ha chiesto l’intervento dell’amico: – Tienimela che la sfondo e tappale la bocca che magari urla. Il secondo uomo teneva la faccia di Flavia immersa nel cuscino morbido in modo da soffocare eventuali grida di lei. Il padrone di casa tenendola per i fianchi ha affondato il colpo all’improvviso aprendole il culo tutto in una volta. le urla di lei soffocate dal cuscino e l’uomo iniziava il suo vai e vieni,.Ad ogni affondo i coglioni le sbattevano sulla figa e l’asta risultava tutta dentro quel culo burroso che, sbattendo sula pancia dell’uomo faceva il classico rumore da scopata. Nel mentre un suono del campanello. -Ahh eccolo, è arrivato – con mia immensa sorpresa mi si presentava davanti Italo. Non nascondo il mio stupore.
.Ciao ragazzi, cazzo avete già iniziato, e tu? Rivolto a chi si sta’e0va inculando la ragazza, nooooo, me l’hai sfondataaaa, così non si fa però. tutti a ridere. tranne me e Flavia ovviamente. Intanto il tizio ansimando era venuto dentro il culo della mia ragazza. Mentre Italo si spogliava, rivolgendosi agli altri due e indicendo me diceva: – sapete cosa ha fatto questo porco? Si è sbattuto mia moglie brutto maiale, Ma ora io mi fotto la sua bella, mmmmsiiiiiiii non vedo l’ora. Si è avvicinato a Flavia e si è fatto prima segare, poi glielo ha messo in bocca. Infine stendendosi sul letto se l’è messa sopra perché lo cavalcasse, Non ha avuto necessità di forzarla a lungo. All’inizio lei ha anche cercato di resistere, ma quando poi è stata costretta ad abbassare il culo impalandosi sul cazzo duro, il movimento dei fianchi è partito spontaneo. Lui voleva che Flavia si muovesse più lentamente altrimenti avrebbe rischiato di sborrare subito e la tratteneva per i fianchi, ma lei: – Daiiii, ti prego, fammi muovere altrimenti mi fa male, mi pizzica-.
Lui, da bastardo: -ahh si? Quindi se ti muovi ti piace eh?? trioetta! Te l’ho detto che ti avrei fatto diventare una gran puttanella, ti ricordi? Chissà da oggi, quanti ne farai schizzare. Ammettilo che stai impazzendo, che ti piace. Dillo, urlalo.
Flavia: – SSSSSIIIIIIIIII mi piaceeeeeee, sentire un cazzo grosso durissimo in culo o in vagina, sentirmi aperta, spaccata, lacerata, all’inizio fa male, ma poi…… sii godo, gooooodoooooooooooo!
Poi Italo rivolto a me: – Hai sentito la tua fidanzatina? Senti come sta venendo fuori la sua vera natura di femmina carica di voglia di cazzo? E’ inutile. Le tipe come lei, fanno le brave donne, mogli, casalinghe, lavoratrici, ma dopo che un maschio qualunque le forza un pochino, viene fuori la bomba di sesso che sono. Certo, forse non si danno al primo che passa “FOOOORSEEEEEEE”, ma appena si sentono costrette a stringere le cosce attorno ad una mano che le fruga bene… è fatta!
Anche in questo caso è stata una lunga scopata di almeno quaranta minuti con varie venute sia del maschio che della femmina. finche, ormai in tarda mattinata, ci hanno lasciati in pace.

Io volevo stare con lei, ma Flavia mi ha detto che voleva stare sola, che si sarebbe rimessa al letto. era sfinite, distrutta, sbattuta. Io di mala voglia sono andato via con il pensiero che quelli potessero tornare.

Lasciata passare una buona settimana. Il telefono ha squillato.. ho risposto e, con mia meraviglia, ho sentito una voce che mi ha fatto sussultare: – Ciao, sono io. Soni rimasto immobile per un bel po’ di tempo, poi:- FLAVIA! Ciao, non sapevo che dire e lei:- Vorrei vederti, se ti va. Avrei voluto dirle che non era il caso, ma ho accettato e l’indomani mi si è presentata a casa-

Come stai? Lei:- bene, ma per la prima volta vedevo i lineamenti del viso di lei, trasformati: da visino innocente, pulito, quasi da bambina in un corpo da donna fatta, completa, visibilmente pronta a dare enormi piaceri ai maschi, cosa che mi aveva eccitato, conquistato quando l’avevo conosciuta e che anche per altri era uno dei motivi principali per cui lei si ritrovava spesso in situazioni come quelle descritte, a lineamenti da donna fatte, esperta, consapevole delle sue potenzialità e magari ormai pronta a servirsene a suo piacimento..

Questo non vuol dire che si fosse trasformata in una donna con cui era facilissimo avere rapporti, ma sicuramente, era lei che si concedeva più facilmente certi piaceri che però non ricercava per forza. Quella timidezza, quel pudore, quel’arrossire a toccare certi argomenti, non l’avevano completamente abbandonata. Quel giorno non ha voluto fare l’amore con me, siamo usciti. Siamo andati in giro per la città. In uno di questi spostamenti con il pullman, mentre chiacchieravamo di tutto il nostro passato, siamo stati interrotti da un caloroso CIAO, rivolto a lei da un ragazzino che poteva avere non più di quindici anni che ha proseguito con un COME STAI? Lei alla vista e al sentire quella voce ha risposto :- ciao, bene, ma non guardava il ragazzino che le si era rivolto e che ha proseguito:- Quando torni da noi? Non manchi solo a me, ma anche a Paolo e soprattutto a mio zio, vabbè, è vero quella volta ti abbiamo fatto una porcata lasciandoti sola con lui nella roulotte, però sai ‘ quei soldi ci facevano comodo poi noi con la tua amica, quella che ti ha portato da noi, ci siamo divertiti con lei nell’altra roulotte e anche mentre la accompagnavamo in città. Il rosso di cui le guance di Flavia si stavano colorando non so se fosse causa di quelle parole o per il fatto che mentre il ragazzino parlava aveva cominciato i palpeggiamenti sulla natica della mia ragazza ( o già ex). La stessa mano che cominciava a insinuarsi tra le sue cosce e di cui vedevo le dita spuntare sul davanti e premere sulle labbra, senza il riparo dei jeans uno o due dita sarebbero state facilmente dentro, Lei stringeva le cosce e muoveva i fianchi dicendo che non voleva pregandolo di smettere. Lui: – perché’ Non vuoi o hai paura di ammettere che mi vorresti di nuovo? Dopo che ti ho presa dalla roulotte con zio che ti voleva ancora, mentre ti portavo via in macchina ti ho fatto divertire dì la verità! In quel momento accortosi di me, è la tua donna? Sicuramente non le dai abbastanza cazzo, certo, all’inizio fa resistenza, ma poi. Appena sei tra le sue cosce, è il paradiso. Prima che io potessi parlare Flavia si è ribellata a quella mano di cui sembrava essere schiava e si è messa a fianco a me abbracciandomi. Il ragazzino con una risata ha continuato: – cosa mi hai detto in macchina? Ti ho chiesto se con zio ti era piaciuto, tu mi hai detto che ti ha fatto venire tre volte e io sono arrivato mentre stava per scoparti ancora, ti stava masturbando in piedi quando sono entrato io e tu stavi per avere un altro orgasmo. In macchina ci siamo fermati e tu dopo che me lo hai preso in bocca mi sei praticamente saltata sopra, te lo sei messa in figa e sei venuta altre due volte. Glielo hai detto a lui ( rivolto a me) che in pancia hai qualcosa di nostro? Rimane da stabilire di chi tra noi sia la sborra che ti ha ingravidato- A quelle parole, io sono rimasto di ghiaccio, non sapevo più dove ero, chi ero, insomma talmente stordito, confuso, rincoglionito che quando mi sono ripreso sia il ragazzino che Flavia erano spariti.

Meditavo, alla fine sono riuscito a rintracciare Claudia, l’amica che aveva portato Flavia al campo nomadi, ho insistito a farmi raccontare tutto, l’ho minacciata dicendo che sapevo che anche lei aveva scopato con i ragazzi del campo, si è messa a piangere confermandomi che fino a quel giorno non era successo nulla, si certo, qualche palpata sul sedere o seduta mentre faceva fare i compiti alle ragazze che dalla cooperativa le erano state assegnate, qualcuno che si sedeva al altro fianco allungava le mani su cosce e tette, ma quel giorno con uno stratagemma l’avevano fatta andare in un’altra roulotte dove l’aspettava un anziano del villaggio che l’aveva violentata e dopo di lui un altro uomo e due ragazzini e che non sapeva di Flavia fino a quando un giorno tornando a casa aveva visto la stanza vuota
Amelia non è certo una donna appariscente, anzi, tutt’altro, ma forse è proprio questa sua apparente insignificanza, essere una donna, madre, casalinga in mezzo a tante altre, mista alla sua longilinea figura che anche se non altissima, proietta la sua persona verso l’alto, facendola apparire più alta di quello che è realmente. Pantaloni o gonna decisamente sotto il ginocchio che soprattutto d’estate, periodo in cui sotto l’indumento, le donne non indossano calze, faceva vedere solo delle caviglie e polpacci dei quali immaginando di seguirne la linea sotto la gonna, si potevano immaginare cosce altrettanto snelle con un buon spazio tra esse che lasciava filtrare luce per poi unirsi, l’una all’altra proprio poco prima di arrivare al pube. Qui, poteva immaginarsi un piccolo spazio giusto per infilarci un pene che, col vai e vieni veniva scappellato da quelle cosce snelle, lunghe ma comunque soffici e calde, mentre sfregava agevolmente sul taglio della figa facendone dischiudere leggermente le labbra, le quali a quel trattamento non potevano rimanere insensibili, gonfiandosi in maniera decisamente importante quando stimolate in qualche modo e quella modalità, era una delle preferite da lei come preludio alla penetrazione.
Tutto questo lo avevo potuto constatare di persona come scritto nei capitolo precedente, ma già, a dire la verità, lo avevo immaginato (sperato) già da prima. Speranza ben riposta e ripagata.
Dopo quella prima volta a cena a casa sua, in cui Flavia, la mia ragazza aveva rischiato lo stupro da parte di Italo, marito di Amelia, ma che poi aveva comunque subito da parte di due sconosciuti che l’avevano caricata in macchina, mentre scappata di casa di Italo, tornava a casa sua a piedi perché i bus a quell’ora non viaggiavano più, spesso con Amelia, anche fuori casa, avvicinandomi a lei da dietro le sfregavo il pene sulle natiche e a volte, anche rischiando di essere visti, provavo ad infilarle il cazzo tra le cosce.
Accadeva anche tra la folla in occasioni di manifestazioni in cui si stava tutti in piedi ad attenere, ascoltare o assistere, durante le file o classicamente su mezzi pubblici stracolmi di gente. Pantaloni o gonna non era fondamentale. Certo, d’estate, gonna leggera e ampia di cui poter sollevare solo comodamente un lembo, sentendomi il pene avvolto dalle sue cosce, bhèhhh! Sensazione unica e spesso l’orgasmo ci coglieva, lei d’istinto piegava un po’ lo ginocchia riversando ancora di più il suo peso sul mio uccello e io con la mano sul suo fianco la reggevo e la guidavo nel ritmo dei leggeri ma continui movimenti del bacino e del culo, facendole sfregare una coscia sull’altra con in mezzo il mio pene. Confesso che la voglia di penetrarla, anche costringendola, era tanta ma lei non me lo ha mai permesso in quelle situazioni. Certo che le volte, poche a dire la verità, per un motivo o per un altro non si riusciva a soddisfarci, la trascinavo dietro angoli semi nascosti
Capitava allora, che più io che lei, forzavo per trovare angolini bui stradine laterali, portoni dei palazzi aperti, soprattutto la sera alla semi oscurità, la spingevo con le spalle al muro e cominciavo a frugarla fra le cosce, spesso, come detto, portava la gonna.
Che goduria la pelle calda e liscia delle sue cosce, morbide e ancora sode sentirsi stringere attorno alla mia mano una volta infilate due o tre dita dentro la figa. Il primo orgasmo le arrivava quasi subito, complice il mio pollice che si piazzava sul suo clitoride stimolandolo e le mie labbra che finivano sui suoi capezzoli denudati, la sua mano istintivamente andava sul mio pacco, tirandolo fuori e massaggiandolo stringendomelo nel pugno.
Porco, sei un gran porco, cosa mi fai fare!?! MAIALE. Io, Daiiiiiiiii che tanto lo so che sei eccitatissima, sento come hai gonfie le labbra della figa. Se ti vedesse un altro, sono sicuro che adesso gliela daresti senza problemi, te lo faresti di brutto; gli avvolgeresti il cazzo con la vagina stringendoglielo e strizzandolo finchè non si è svuotato dentro di te e verresti come una maiala, ahhhh siiiiiiiiiiiiii vedi??? Come ora mi stai allagando la mano
Lei: PORCOOOOO Gran mio maialee voglio solo il tuo lo sai che dopo che mi tocchi, basta che senta la tua cappella sfregarsi sulle labbra della mia figa e sto già praticamente venendo.
Bugiarda! Non ti ricordi più i resoconti che mi hai fatto su tutte le volte che ti hanno costretta e dopo pochissimi istanti, già non capivi neanche più dov’eri? D’altronde, anche quando ti ho presa io la volta che tuo marito voleva farsi la mia ragazza, non ci hai messo mica tanto a cominciare a dimenare i fianchi e a muoverti da sola con il mio cazzo ben piantato in figa! O no?
Bastardo, quelle possono essere reazioni fisiologiche del corpo, ma non è detto siano segno di completa volontà di essere in quella situazione, Comunque è vero. Hai ragione, Due o tre colpi di pene ben assestati, un paio di carezze nei punti giusti e comincio a cedere senza più possibilità di riprendere il controllo di me stessa.
Vedi che ho ragione? Sono convinto che se qualcuno di quei maschietti con il vizietto di fare mano morta sul pullman, si accorgesse di quello che facciamo noi, ne approfitterebbe alla grande, magari prendendo il mio posto. Magari domani se il bus è pieno, provo a cedere il posto a un altro.
Lei: – non starai mica dicendo sul serio? Non farai questo? Ti eccita vedermi con altri che mi usano a loro piacimento vero? Che gran porco sei! Figlio di puttana.
Si, Amelia hai ragione, mi farebbe impazzire, mi diventerebbe duro come il marmo e te lo godresti tutto dopo esserti goduta quelli di chi ha voluto possederti svuotandosi le palle nella tua figa, nel tuo culo, nella tua bocca o sul tuo corpo e ai quali tu regali la soddisfazione di averti fatto godere e non solo una volta. Poi magari sei tu che li vai a cercare, come succede ad alcune donne dopo uno stupro.
Sei un bastardo, poi con un sibilo di voce: ma hai ragione, mi conosci. Quest’ultima frase detta con un soffio di voce, forse stava ad indicare fammelo fare, mi piace ma non lo ammetterò mai apertamente.

Non l’indomani, ma dopo due giorni, eccoci decidere di salire sul pullman. Come sempre strapieno, come sempre già per salire a bordo è successo di tutto. Io dietro Amelia che ovviamente spingevo poggiandole il cazzo sulle chiappe e sul solco tra esse, come a volerla penetrare con tutti i vestiti. Altre mani le stavano palpando cosce tette e anche in mezzo alle gambe, tanto che lei ad un certo punto si è lasciata scappare una frase: – oddio, sento mani dappertutto. Certo non lo ha urlato, ma come l’ho sentito io possono, anzi, l’hanno sentita anche le persone vicino a noi.
Due ragazzini hanno cominciato a sghignazzare e a spingere con l’intento di avere la donna a portata di mano (e di uccello) magari per tutta la durata del viaggio, un altro tizio che all’aspetto dava l’impressione di essere un rom, alla frase di Amelia ha risposto sussurrandole che le avrebbe fatto sentire anche altro da lì a poco.
Finalmente eravamo sul mezzo, Io con una mano mi reggevo a un sostegno e l’altra appoggiata sul fianco di Amelia così da tenere bene incollate le sue natiche al mio uccello, ma anche se non l’avessi tenuta, visto come eravamo pressati, il risultato sarebbe stato identico. Questo permetteva all’uomo che le stava davanti e che le dava le spalle di sentire le tette di Amelia schiacciarsi contro le sue spalle appunto e con la mano poter impunemente accarezzarle agevolmente una coscia anzi, riuscendo addirittura a infilargliela tra le gambe facendo scorrere il polpastrello del dito medio sulle labbra. Lei lo sentiva bene e cercando di voltare la faccia verso me che le stavo dietro mi diceva tutto quello che sentiva fare alla mano tra le sue cosce. Le teneva strette, ma ogni scossone del bus permetteva all’uomo di toccarla meglio tanto che seppur attraverso la gonna di stoffa leggera e le mutandine, sentiva quasi il dito tentare di penetrarla. Figurarsi, sentendo da lei tale descrizione, in quali condizioni poteva essere il mio uccello. Anch’io pantaloni alla pescatora leggerissimi, infilando la mano nelle ampie tasche ho potuto sistemare il mio ‘bambino’ in modo che piegando leggermente le ginocchia, la punta potesse piazzarsi discretamente bene all’altezza del buchino con le sue natiche che mi avvolgevano il glande. L’ho sentita fremere; e quasi subito il suo corpo ha iniziato a tremare impercettibilmente per l’orgasmo in arrivo con la mano dello sconosciuto stretta tra le sue cosce e il mio cazzo su cui fosse stata nuda si sarebbe impalata. Si mordeva il labbro inferiore; la mano che la reggeva al sostegno ancora un po’ e avrebbe stritolato quel pezzo del mezzo pubblico, l’altra mano afferrava il polso dello sconosciuto non si sa bene se a voler fermare quel trattamento che la faceva impazzire o a trattenere la mano e non rischiare che mollasse la presa proprio in quel momento.
L’ho sentita sibilare un: ‘ non ce la faccio più! Vi prego! Ma le sue cosce non volevano saperne di permettere alla mano dello sconosciuto di potersi sfilare mentre il suo corpo ancora era in preda a sussulti incontrollati che lei cercava di non rendere visibili ai più che affollavano il mezzo pubblico. Gli istinti in quanto tali non sono sempre governabili come si vuole.
In un momento in cui, per una fermata avveniva il ricambio di gente sul mezzo, alcuni scendevano, mentre altri salivano, il tipo che aveva praticamente masturbato Amelia, l’ha costretta a voltarsi e le si è messo alle spalle. A quel punto, io l’avevo di fronte ma tra me e lei si è infilato uno dei ragazzini che avevano sentito pronunciare la frase che lei ha detto salendo sul mezzo. Il tutto si svolgeva durante la stagione estiva, su uno di quel mezzi urbani che collega la città alla sua spiaggia.
Si può capire, tra gente che si spostava per impegni di lavoro, vestita di tutto punto, ma pur sempre con indumenti leggeri che sicuramente non fornivano certo barriera insormontabile a strusciamenti, carezze e palpeggiamenti e gente in abbigliamento da spiaggia ch non nascondeva nulla in quanto a cosce, tette, sederi e corpi a disposizione, per le mani dei porci palpeggiatori e per i maniaci che approfittavano di quei regali della stagione e dell’occasione, si può ben inquadrare quale fosse la situazione generale. Insomma, la nuova scena vedeva il tizio che aveva dato ad Amelia occasione i godere del tocco della sua mano, ora l’aveva a disposizione con le spalle della donna incollate al suo petto, la schiena di lei a contatto con la pancia dell’uomo ma, soprattutto, il pene all’altezza giusta per le natiche della donna.
Io, tentando di guadagnare nuovamente la posizione vicino a lei, ho solo avuto modo di ritrovarmi a fianco del terzetto ragazzo ‘ Amelia – uomo., per giunta non potendo raggiungere la donna che sul pullman avevo intenzione proprio quel giorno di godermi come mai prima, che invece ora stava tra due maschi che cominciavano a intensificare carezze e palpeggiamenti senza che lei potesse riuscire a sottrarsi alla volontà di quei due uomini sicuramente eccitati. Un piede di lei tra i piedi del ragazzo, così come il ginocchio del ragazzo tra quelle di lei le teneva le gambe leggermente separate, se lui tirava su la gamba, la parte anteriore della coscia finiva a contatto con il sesso di lei e il pene del ragazzino ben si appoggiava sulla coscia di Amelia. Muovendo i fianchi il ragazzo le strusciava l’uccello sulla coscia mentre con il braccio piegato al gomito le sfiorava, a volte massaggiando e stringendo, alternativamente i seni.
L’uomo dietro continuava ad aderire al corpo della donna che però, ad un certo momento ha cambiato la sua espressione facciale, in un misto di sorpresa, terrore, dolore ma anche in un certo grado, soddisfazione. Un braccio dell’uomo spariva sotto la gonna ampia di lei, la pelle nuda delle cosce e natiche di Amelia tutta a disposizione della mano, forte, potente e decisa, le dita della mano che, scostando l’elastico delle mutandine le si infilavano nella figa.
Ad un certo punto, però, le posizioni erano seppur leggermente cambiate. Il ragazzo, forse momentaneamente appagato dallo strusciare il cazzo su quella coscia, si era leggermente staccato e sembrava quasi non più interessato anche se stava lì, a pochi centimetri dalla coppia che continuava i suoi maneggi. Ora però, le spalle di lei un po’ più curvate in avanti, il contatto tra i due avveniva all’altezza del bacino. Le mani dell’uomo bene in vista entrambe, ma l’espressione del volto di Amelia variava tra il terrorizzato e il soddisfatto di godimento. L’uomo aveva raggiunto l’obiettivo: se la stava scopando. Tra l’indifferenza della gente. Lo spazio lasciato dal ragazzino mi ha permesso di riposizionarmi di fronte a lei che subito, tenendosi con una mano sulla mia spalla e con l’altra sempre al sostegno del bus, appoggiandomi il mento sull’altra spalla, con la sua bocca all’altezza del mio orecchio sussurrava: – godoooooooooo, vengo, veeeeengoooooooo!!! Mentre dalla bocca dell’uomo usciva un rantolo che indicava che stava scaricando la sborra tra le pareti della vagina di lei e in fondo, alla bocca dell’utero. Lei con le unghie della mano mi martoriava la spalla, mentre accoglieva lo sperma di uno sconosciuto dimenando il culo, seppur leggermente, e aumentando il suo piacere e sicuramente quello dell’uomo, aiutati anche, come se non bastasse la situazione, dagli scossoni dell’autobus.

Umiliata per non essersi saputa difendere e tantomeno aver saputo reagire al trattamento subito dall’energumeno sul mezzo pubblico, senza averlo potuto nemmeno guardare in faccia perché mentre lei si riprendeva, lui faceva in tempo a risistemarsi, scendere e scomparire, scesi dal mezzo mi allontanava ogni volta che tentavo di affiancarmi a lei, toccarla, metterle un braccio sulle spalle o cingerle i fianchi o addirittura dallo starle a fianco. Era nera.
Le si leggeva in faccia la rabbia, ma io che avevo imparato a conoscerla, dietro quella maschera vedevo anche il piacere, la spossatezza, la soddisfazione sessuale che quella situazione le aveva provocato, mentre io ero infoiato al massimo. L’avrei violentata buttandola lì, sul marciapiede, davanti a tutti.
Stammi lontano! Mi ha detto. Camminavo dietro di lei a due o tre metri di distanza. Non c’era nulla da fare, la chiamavo. Tentavo degli approcci. Niente!
Ad un certo punto, due ragazzi l’anno affiancata, seguiti quasi subito da un altro uomo sulla sessantina,. Lei continuava a camminare, lo sguardo rivolto a terra, sentivo i due ragazzi che dicevano: hai visto questa cosa si è lasciata fare davanti a tutti? Era pieno di gente e si è fatta scopare. Scommetto che ha goduto molto. Poi rivolto a lei uno dei due, le ha chiesto: ne hai ancora voglia? Dai, scommetto che sei ancora eccitata. Vuoi venire ancora? Dai che ti facciamo venire noi. Le mani dei due cominciavano a allungarsi su gambe e natiche di Amelia. Lei cercava di tenerli a bada senza successo, anzi, l’intraprendenza dei due ragazzi arrivava a infilare le loro mani sotto la gonna nonostante fossimo per strada, lei cercava in tutti i modi di tenere a bada i due. Il vecchio dietro che li seguiva si stava eccitando e lo dimostrava toccandosi l’uccello, io a quel punto ho accelerato il passo deciso a difendere Amelia dai due ragazzi, ma come mi sono mosso in tal senso, uno spintone del vecchio mi ha fatto cadere a terra.

Dovevo essere svelto a rialzarmi e star loro dietro, infatti pochi passi dopo, hanno svoltato l’angolo, li ho di nuovo avuti a portata d’occhio giusto in tempo per vedere che i due ragazzi prendevano sotto braccio Amelia infilandosi in u ingresso con una serranda sollevata.
Una discesa in cemento conduceva ai garages probabilmente della palazzina soprastante, i quali erano stati trasformati in officina meccanica.
Qui Amelia e i tre uomini si sono uniti a un uomo in tuta da meccanico che presto ho capito essere il titolare e un suo sottoposto. Lui, il meccanico, sulla 50ina un po’ di pancetta e leggera calvizie sulle tempie non più alto di 1 metro e 50, il suo aiutante, sulla trentina, sicuramente più agile e scattante, mostrava un viso sfregiato da una cicatrice sulla guancia, non certo un’espressione angelica.
Appena comparsa Amelia, fu lui il primo ad avvicinarsi dicendo: – e questa? Dove l’avete presa? Mentre senza perdere tempo infilava una mano tra le cosce della donna seppur sopra il tessuto della gonna.
Lei istintivamente stringendo le gambe e afferrando il polso dell’uomo ha sibilato un ‘ no dai, smettila ‘ per tutta risposta, il tizio ha affondato ancora di più, e con il dito medio cominciava a strusciare il polpastrello sulle labbra della figa. ‘ Mmmmhhhhh, ce le hai così gonfie naturali o sei eccitata? Ne è seguita una risata generale sonora, ho visto il viso di Amelia diventare rosso mai come prima, ero sicuro che sarebbe voluta scappare, ma quella mano che lei stringeva tra le cosce la trattenevano rendendola dipendente dal suo tocco, dai suoi massaggi dalle sue carezze sull’intimità della donna, lei imprigionandola tra le sue cosce strette, ne è comunque schiava. Schiava di quel piacere a cui lei non vorrebbe cedere, ma sta diventando troppo forte, potente e lei si sta piegando a quel tocco.
L’uomo che se la stava spupazzando ad un cero punto rivolto a noi ha chiesto: – Ma non avete detto che si era fatta scopare sull’autobus? Uno dei ragazzi ha risposto: – si, ed è anche venuta, l’ho vista io e anche se lo ha solo sussurrato, l’ho sentita dire ‘ godo, vengo. L’uomo ha ripreso a parlare dicendo: questa ha ancora la figa fradicia, scommetto che se le infilo due dita viene nuovamente. Mentre lo diceva, con un colpo di polso ha fatto scomparire indice e medio dentro il sesso della donna la quale con un grido e stringendo ancora di più le cosce, con un urlo ha cominciato a tremare tutta, un nuovo orgasmo l’ha fatta cadere in ginocchio davanti a lui che subito ha tirato fuori il cazzo costringendola, ma senza troppo sforzo, a prenderglielo in bocca.
L’uomo le ordinava di leccarglielo, dai coglioni fino in punta, di leccargli le palle e di riprenderglielo tutto in bocca.
Dopo una decina di minuti di questo lavoro, le si è scaricato in bocca, costringendola ad ingoiare. Lei, dopo che il cazzo è uscito dalla sua bocca, tra conati di vomito e respirazione affannata, ha eseguito, anche un po’ le è uscito colandole sul mento. Si è accasciata a terra, i due ragazzi, dopo una serie di sguardi con i due dell’officina e con il vecchio si sono avvicinati, l’hanno presa per le braccia e l’hanno adagiata su un sedile posteriore smontato da un mezzo e poggiato su dei mattoni, cos’ da ottenere un ripiano rialzato circa 50 centimetri da terra.
I due ragazzini mostravano tutta la loro impazienza e da buoni adolescenti con gli ormoni a mille, mostravano tutti e due una erezione di tutto rispetto, Il primo inginocchiatosi, separando le cosce della donna si è subito messo tra esse e senza perdere tempo lo ha letteralmente sbattuto dentro quella figa piena bollente, fradicia, accogliente che si è subito stretta attorno a quel membro, risucchiandoselo, mungendolo, facendo grugnire il ragazzo che a quel trattamento non è riuscito a resistere mandando i suoi schizzi a colpire le pareti della vagina e l’utero della donna. Mentre si stendeva con in petto sulla pancia di Amelia per baciarle e succhiarle i capezzoli si è sentito tirare per la spalla cedendo all’indietro, l’altro ragazzo ha subito preso il suo posto accomodandosi tra il calore di quelle cosce e dentro quel buco bollente, fradicio e accogliente. Si sentiva la donna, cominciare leggermente a gemere, mentre si mordeva un dito. Con un colpo secco, con il cazzo tutto avvolto dalla vagina, in ragazzo, con un ‘sssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii- gutturale, ha schizzato il seme sulle pareti del sesso della donna e sull’utero.

Il meccanico, rivolto a me: – guarda che lei per oggi rimane qui.- io ho provato a ribattere, ma considerando che i loro sguardi non erano certo rassicuranti e che alcuni di loro non si erano ancora serviti, ho seguito il consiglio.

Eccitatissimo, con il cazzo duro come l’acciaio avevo estremo bisogno di scaricarmi, vedevo le donne che passavano, soprattutto quelle in gonna e ho seriamente pensato di saltare addosso alla prima che mi capitava. Ho pensato di andare a puttane, ho pensato a tutte quelle che mi sarei voluto fare
Mariagrazia, una delle colleghe con cui prima condividevo lo studio professionale e che in Studio appunto, si occupava di tecniche di rilassamento e massaggi. Avevo sempre fantasticato su di lei, tentando anche di portarmela a letto ma senza successo. Era una di quelle che mi sarei fatto a costo di stuprarla, ma mai se ne era presentata l’occasione.
Fin quando un giorno arrivando in Studio con anticipo, avviandomi verso la mia stanza a fianco a quella dove lavorava lei, ho sentito distintamente che diceva: no daiiii! Tolga la mano, NOOOOOOOOOO!

Non ho resistito, piano, senza farmi sentire mi sono avvicinato alla sua porta, l’ho aperta leggermente e giusto il tanto da poter sbirciare, lei in piedi, di spalle, lui disteso sul materassone di gommapiuma con il braccio che le cingeva la vita e scendeva poggiando la mano sulla natica di lei per poi scendere ancora e infilarsi tra le cosce sui pantacollant aderenti
Lui: – dai che tanto siamo soli, (non avevano sentito che ero entrato), dai prendilo in mano, fammi almeno una sega, con queste manine delicate che mi massaggiano mi fai eccitare.
Lei: – no, non voglio-
Lui ancora: – dai, una sega, oppure mi alzo, tu stendo qui e poi sono letteralmente cazzi toui, quel che succede, succede!
Lei. -. Sei un porco! Richiudendo la mano attorno all’uccello lo masturbava. Lui le accarezzava cosce e culo, affondando con la mano tra le natiche e tra le cosce.
Lei comunque non riusciva a star ferma gli menava il cazzo e muoveva culo e fianchi sul tocco della Mano di lui, Sono esplosi tutti e due in un orgasmo
Tornato nella mia stanza, dopo circa un quarto d’ora, ho sentito che lei accompagnava il suo cliente all’ingresso, ho sentito la porta richiudersi e lei, vedendo la luce si è affacciata alla mia porta. -ciao, ci sei da molto?- no, sono arrivato dieci minuti fa. Aspetto ” dicendo il nome della cliente che di lì a poco avrei visto.
Lei: – io avevo ”””’.. sai per la distensione. Ovviamente ho annuito senza minimamente accennare nulla, ah senti, ho continuato, se ti trattieni, poi magari andiamo a mangiarci una pizza!ti va? Lei: – seeeeeeeeeeee! Lo so che pizza vuoi e dove mi vuoi portare! Ti ho già detto che non c’è nulla da fare. Ho un fidanzato, lui mi sta bene e mi basta. Io tra il serio e lo scherzo: – sicura che ti basti? Forse perché non hai mai provato altro. Secondo me tu sei femmina che ancora deve scoprire quello di cui ha veramente bisogno e che si merita davvero. Sono sicuro che il tuo lui non ti soddisfa come meriteresti, tu ti accontenti perché non hai possibilità di fare paragoni con altre esperienze e forse hai paura che mi dovrai dare ragione.
Lei ridendo: – finiscila di dire cavolate. Ciaoooooooooooooooo.

L’attività dello Studio, purtroppo, era destinata a finire, soprattutto a causa della poca affluenza e ormai erano tre anni che l’avevo persa di vista.
Chissà perché, ma ripensandola e ripensando a quella situazione, mi stavo convincendo che sarebbe stato utile quantomeno provare a rintracciarla. Avevo il suo numero di cellulare, sperando non lo avesse cambiato e sapevo dove abitava, essendo andato a casa sua dove dal tempo delle superiori abitava con la sorella.

Pronto, Mariagrazia? Si? Ciao, Sono Francesco.
CIAOOOOOOOOOOOOO, come stai? Sono passati anni ormai, mammamiaaaaa mi sembrano secoli, ho anche pensato di chiamarti, ma poi ”’.. per un motivo o per un altro, ho lasciato perdere.
Io: – Beh, effettivamente sono tre anni che ci siamo persi di vista, anch’io volevo sentirti, ma poi ho rinunciato finché no mi è capitata questa occasione di un progetto da sviluppare in una scuola e per puro caso sono venuto a sapere che in quella scuola ci lavori tu, insomma, come insegnante sarai coinvolta. Quando ho parlato con il dirigente me lo ha confermato.
Certo avrei potuto aggiungere la verità, cioè che appena l’avrei rivista avrei provato immediatamente a sbatterla su un letto, un divano, un tavolo o per terra; o magari inchiodarla al muro per farle sentire quanto ancora la desideravo e volevo finalmente palpare quelle cosce lunghe, magre, snelle. Quelle natiche piene e polpose che non potevano non risaltare quando indossava i pantaloni della tuta o i pantacollants a casa sua le volte che li ci eravamo visti, ma che in effetti, con abili normali, lei, spesso nascondeva, o ancora, quelle belle tette grosse in un busto anch’esso esile, ben formato, delicato, dalla vita stretta.
A completare, un viso dai lineamenti dolci e delicati incorniciati da capelli neri, lunghi fino a cadere sulle spalle, occhi verdi con degli occhiali che le davano un’aria da ragazza per bene, snob con la puzza sotto il naso.
Insomma, credo che la voglia di scoprire quanta voglia nascondesse, quanta carica erotica potesse sprigionare se stimolata e se, come diceva un tempo, le bastava il suo uomo, fosse ancora il motivo portante che mi spingeva a riallacciare i contatti

Non abitava più con la sorella. Si era trasferita nell’hinterland cittadino con il suo ragazzo, la sorella frequentava l’Università in un’altra città nel nord Italia.
Per il martedi successivo, mi ha detto che sarebbe dovuta andare nel suo vecchio appartamento dove ora stava la madre, per controllare gli operai che stavano effettuando dei lavori. Li ci siamo rivisti.
Era come me la ricordavo. Più che mai strafiga, eccitante, ma il viso aveva qualcosa di diverso, un’aria meno innocente, a dirla tutta più porca, cosa che ancora di più la rendeva eccitante.

Quando mi ha presentato il tizio che armeggiava in cucina con i tubi del lavandino, lui ha usato un’espressione che mi ha colpito: rivolto a lei ha detto: – un altro?- Lei si è voltata ma ho colto un notevole impaccio e imbarazzo.
Siamo andati nell’altra stanza, abbiamo cominciato a parlare del motivo della visita, quello ufficiale, mna ad un certo punto io ho interrotto e a bruciapelo le ho chiesto cosa volesse dire il tizio con ‘ un altro’ . Lei soi ostinava a dire di non capire ma io di punto in bianco, con una certa dose di rischio che si interrompesse il rapporto appena riallacciato: – Te lo fai?-
Ma cosa dici! Ma tu sei fuori come un balcone- Tipica sua espressione.
Io – Dai Mari, lo sai che mi piaci come mi piacevi. Lei, non sapeva dove guardare. Ho insistito: – si vede che sei cambiata, sei ancora una gran figa e dalla faccia si vede che comunque qualcosa ti ha cambiata.
Insomma, lei ha cominciato a raccontarmi una storia di come quell’uomo l’aveva avvicinata.
Sapeva di doversi trasferire e con la sorella, che da li a poco sarebbe partita, si erano recate a visitare un appartamento dove lei, Mari, avrebbe vissuto con in suo uomo che a causa del suo lavoro, spesso era all’estero.
Dopo aver concordato telefonicamente era giunto il giorno di visitare il posto.
Ha cominciato a raccontare:

-Anziché prendere la macchina, siamo andate in pulman che nonostante quasi vuoto mi ha fatto incontrare un deficiente che due o tre pacche sul sedere non me le ha risparmiate. Con fernanda, Mia sorella abbiamo trovato posto a sedere e lui pareva essersi rassegnato, restando in piedi vicino ai nostri posti, pronunciando frasi come: – senza quegli occhiali, sei da fottere; con quegli occhiali, sei da sbattere senza pietà!- Rivolto a me, mentre a mia sorella, abbastanza simile a me tranne il fatto che lei è bionda, ha promesso che avrebbe conosciuto a fondo la sua intimità, allargandogliela a dovere; tutto, però, è finito lì.
Siamo arrivate e lui ci aspettava vicino al portone in strada. Arrivati al secondi piano ha aperto e ci ha detto che la ragazza di Olbia sarebbe tornata solo il mese dopo, cioè a ottobre. La casa era decisamente bella, stanze singole, cucina abitabile ben arredata, una stanza in più che poteva essere un salottino, doppi servizi, riscaldata l’unica pecca il prezzo cioè 950,00.

Dopo visitate le quattro stanze, tornando verso la cucina mia sorella ci precedeva, io e il padrone camminavamo affiancati, ho chiesto a lui se il prezzo si potesse discutere e mentre mi rispondeva in modo positivo ho sentito la sua mano poggiarsi e palpare insistentemente la mia natica. Sono scattata avanti dicendo. ‘Cosa fa?- Mia sorella si è girata di scatto e io ho detto. ‘ questo mi ha toccata in culo!- Prima che continuassi ha suonato il campanello e lui si è precipitato ad aprire. Erano due ragazzi dalla tipica carnagione olivastra forse marocchini, che dicevano di aver visto salire il padrone di casa e che volevano pagargli l’affitto per l’appartamento che occupavano; proprio quello sotto di noi, senza doversi attraversare tutta la città per andare a pagare a casa del tizio. Hanno chiesto se avessero avuto nove vicine e il padrone ha risposto di si che ci saremo messi d’accordo. Mentre lo diceva avanzava verso di me, io indietreggiando ho sentito la parete che mi bloccava ero con le spalle attaccate al muro quando lui quasi incollato al mio corpo mi ha infilato la mano tra le gambe, sistemando il suo palmo a contatto con la mia fica, la sentivo attraverso i pantaloni e le mutandine e sentivo anche un dito cominciare ad accarezzarmi le grandi labbra. Istintivamente ho stretto le cosce e le sfregavo una sull’altra per cercare di togliere quella mano ma lui diceva: – siii, dai muoviti così, stringi le cosce, così senti meglio come ti tocco, dai che mi ecciti da morire .- Io rispondevo: – No, lasciamiiiii togli la mano, non voglio, ma lui mi ha passato l’altro suo braccio tra la parete e la schiena tirandomi a sé e costringendomi a appoggiare meglio la mia figa alla sua mano, aiutata dal fatto che col l’altra sua mano mi stava accarezzando e pizzicando le natiche, con un dito che si era già sistemato sul solco in mezzo ad esse. Intanto i due ragazzi si stavano già spartendo mia sorella. Anche il trio in piedi, ma mia sorella gia completamente nuda con uno dei loro uccelli in mano e l’altro che le baciava i capezzoli e palpava le cosce. Il vecchio mi aveva tolto la mano dalla fica e si era infilato sotto la mia maglietta, aveva liberato una tetta dal reggiseno e me la stava strizzando fino a farmi male, poi anche l’altra tetta, infine mi ha alzato la maglietta sulle spalle e mi succhiava i capezzoli dicendo che duri come li avevo ero sicuramente eccitata. Aveva ragione, quel trattamento mi faceva effetto eccome anche se continuavo a respingerlo, ma più lo respingevo e più mi accorgevo che lui ci dava dentro. Forse stavo facendo il suo gioco. Mi ha mollato i seni e sempre tenendomi con un braccio avvinghiata a lui tornato alla carica con la mano più in basso, ma stavolta la sua intenzione era sbottonarmi i pantaloni e ci stava riuscendo. Bottone andato e cerniera giù. In un attimo avevo la parte alta delle cosce nuda e le mutandine in vista.
La mani del porco si era risistemata tra le mie gambe e il dito aveva ripreso ad accarezzarmi le labbra della figa stavolta a contatto diretto perché mi aveva spostato da un lato anche le mutandine che le coprivano.

Ero eccitata, ho sentito bene il suo dito piantarsi dentro di me e la mano che dava colpi violenti per entrare ancora più in fondo, quei colpi mi sollevavano quasi da terra e gli ricadevo tutta sulla mano soprattutto quando ha infilato anche il secondo dito: ero in equilibrio sulla sua mano e tenevo le cosce strette, con le mani mi reggevo alle sue spalle. Lui ha detto: – con il calore che hai tra le cosce mi stai squagliando la mano lo sai? Lo sento tutto, sento tutto il tuo calore di femmina eccitata. Hai un lago dentro la figa. Stavo per rispondere: – siiiiiiiiiiii. Maiale mi stai facendo godere. Porco era questo che volevi ehh? Stai per farmi venire! Ma non lo ho detto. Era vero, stavo quasi per avere l’orgasmo. In quel momento ho sentito la mano che mollava la presa e si allontanava da me e anche il vecchio si era allontanato di quasi mezzo metro. Io ho urlato: – NOOOOOOOOO DAAAAAIIIIIIIIIIIII BASTARDOOOOOOOOO FIGLIO DI PUTTANA ‘ volevo che finisse il lavoro, ormai volevo solo godere. Ero eccitata anche nel vedere mia sorella distesa sul divano con le gambe aperte e uno dei due ragazzi con la faccia immersa tra le sue cosce. Le stava leccando la passera, mentre lei masturbava l’uccello grosso e immaginavo molto duro dell’altro. La sentivo gemere e la vedevo contorcersi era sicuramente in preda ad un orgasmo, quello che avrei voluto io per me.
In quei pochi secondi che il mio porco mi ha lasciata, ho anche pensato che se non mi avesse presa subito, sarei scesa per strada e mi sarei incollata al primo maschio che capitava, a costo di farmi sbattere davanti a tutti, senza nemmeno cercare un angolino riparato. Questo pensiero è svanito un attimo dopo, nel momento in cui mi sono sentita lui che si era messo dietro di me e mi spingeva verso il tavolo, aveva una mano sulla mia spalla e l’altra sulle mie natiche. Un dito me le separava e sentivo il polpastrello premere sul buchino: Ahhh! Un attimo dopo era dentro il mio sedere e io, spinta dal porco, camminavo verso il tavolo di cucina con un dito piantato nel culo.
Mi ha fatto girare di fronte a lui e mi ha seduta sul tavolo spingendomi a sdraiarmi sopra. Ci ha messo un attimo a togliermi del tutto i pantaloni e strapparmi le mutandine. Lui era in piedi in mezzo alle mie cosce, era chiaro, voleva fottermi senza altri preliminari e a quel punto io volevo venire e basta anche ase continuavo a dire no lasciamo non voglio bastardo , ma forse perchè mi ero accorta che questo lo eccitava ancora di più. Lui ha tirato fuori l’uccello, non era molto lungo ma davvero grosso, io hp avuto tre ragazzi e un cazzo cosi grosso non li avevo mai visto tanto che il mio no stava diventando convinto volevo proporgli di farmi venire leccandomela poi gli avrei fatto un pompino, ma aveva già appoggiato il glande sulle mie grandi labbra separandomele. Non lo sentivo spingere. Ma andava su e giù dal clito al culo per poi risalire. Quel giochino non ha fatto altro che accelerare il mio orgasmo, io mi sono irrigidita gle stringevo le cosce suo fianchi e mi dimenavo tutta la mia testa andava destra e sinistra intanto lui è entrato in un colpo solo ho urlato per l’orgasmo ma anche per il dolore. E’ rimasto fermo dentro di me tutto fino a quando io non sono venuta completamente su quel cazzo, quando mi sono calmata a cominciato a scoparmi, colpi potenti lo sentivo in pancia e nella testa, mi ha detto: – dai stringimelo bene con la figa, come stringevi le dita, ci sai fare ehh! Ero sicuro che sei una fatta per il cazzo. Non accelerava il ritmo ma i colpi mi squassavano e subito mi è esploso un altro orgasmo. Dopo un bel po’ che si divertita lo sentivo che stava crescendo e sempre più duro stava per venire. Lo ha tolto fuori e mi ha fatto inginocchiare io non volevo ma è riuscito a infilarmelo in bocca e li dopo tre altri colpi è venuto io non ho potuto fare altro che ingoiare. Quasi vomitavo.
Si è staccato da me e sono rimasta a terra.

Mentre il vecchio porco che mi aveva appena costretto a ingoiare il suo seme scaricandosi li palle si ricomponeva per andarsene, ho sentito che diceva ai due che si ripassavano mia sorella: – Se qualcuno vuole occuparsi di quella ve la consiglio, Stringe la fica a meraviglia, era da tanto che una donna non mi faceva far una scopata così! La chiamiamo la nostra strizza cazzi. Io devo scappare ho un altro appuntamento, divertitevi.
Ho pensato; chissà chi sarà la prossima, magari sta andando a farsene un’altra. Da questo pensiero mi hanno distratto due mani che hanno sollevato la mia testa: – dai fammi divertire, apri la bocca, voglio scoprire se sei davvero così brava a far divertire i maschi come diceva il vecchio –
Era uno dei due che poco prima si occupavano di mia sorella, mentre l’altro, steso sul divano aveva sopra di lui Fernanda: le spalle di mia sorella attaccate al petto del tizio e sicuramente il culo che ospitava il cazzo, con le gambe di mia sorella divaricate con in mezzo ad esse le gambe del giovane. Lei si muoveva tutta e lui con le mani libere percorreva il corpo di mia sorella, dalla faccia, alle tette, stringendogliele a dovere e massaggiando i capezzoli con le dita, poi scendeva e con la sua mano destra si infilava tra le cosce di Fernanda frugandola nella figa. Lei si dimenava, gemeva, muoveva il culo sicuramente come lui voleva per avere piacere.
Intanto io avevo una altro uccello in bocca, una mano sulla nuca me lo faceva sentire fino alla gola, era grosso. Molto nodose e ci ha messo poco a diventare molto duro. Allora me lo ha tolto dalla bocca, mi ha sollevata e dopo avermi palpato tette e cosce mi ha fatto mettere a 90 sul tavolo. Ha avvicinato il cazzo sfregandomelo prima sulle natiche poi sul solco, ha aperto le chiappe aiutandosi con una mano e senza pietà mi ha lacerato il buco del culo. Io non ho capito più nulla ho urlato, un dolore impossibile, anche perché prima di assestarsi bene ha spinto forte almeno altre due volte. Poi sentivo i coglioni a contatto con le mie cosce e la mia figa. Ha iniziato subito a muoversi e come si muoveva il dolore diminuiva aumentando il piacere, Il mio sedere si stava adattando, il mio culetto cominciava ad accogliere sempre meglio quel palo che sentivo crescere. Lo sentivo enorme, di ferro e mi sembrava che diventasse sempre più grosso e duro, la sua pancia sbatteva sul mio sedere che lui colpiva con le mani. Ad ogni sculacciata io reagivo stringendo le natiche senza volerlo e questo mi faceva sentire meglio il cazzo dentro, ma evidentemente piaceva anche a lui. Stavo impazzendo avevo la figa fradicia e sentivo il miele uscire e scorrermi sulle gambe: stavo venendo ancora. Quelle strette di natiche sul suo cazzo, non facevano altro che aumentare il suo piacere, fino a che non mi ha scaricato il suo seme dentro il culo, in profondità , grugnendo come un maiale. Si è steso col suo petto sulla mia schiena e ha detto: con questo culo rischi di far venire l’infarto, se abiterai in questo appartamento ci divertiremo parecchio, ho anche alcuni amici che darebbero qualsiasi cosa per avere il tuo culo a disposizione e per averti a letto qualche notte. Sia a te, che a quell’altra troia. In quel momento, sentivo , ma forse non capivo. Ero in preda a piaceri mai provati prima, sentirmi usata, una bambola di piacere. Mi spaventava il fatto che mi eccitassi come mai prima, nell’essere tutta a disposizione di sconosciuti. Questo mi eccitava da morire, mai provata prima questa sensazione.

Dopo tutto questo, io mi sono avventato su di lei, palpandola tutta a piene mani, lei si divincolava, dicendo NOOOOOOOOOO Smettila, c’è lui, non vogliooooo adesso no daiiiiiiiiiiiii.

Mi ha bloccato solo la voce dell’uomo che sentivo avvicinarsi. Stranamente sono riuscito a trattenermi, l’ho lasciata con quel vecchio, dicendo che l’indomani sarei tornato e ricevendo da lei un OK.

Incazzato, eccitato non stavo più nella pelle, mi dirigevo verso la zona della città in cui le puttane lavorano. Dovevo sfogarmi, non potevo certo costringere a salire in macchina la prima donna che incontravo, anche se mi sarebbe piaciuto e forse questo mi avrebbe calmato, più di ogni altra cosa, visto che gli episodi a cui avevo assistito e che mi avevano reso così nervoso da farmi scattare come una molla, erano stati tutti di questo tipo.
Ancora in orario di apertura delle attività commerciali ero finito nei pressi dell’officina in cui era successo quel che era successo con Amelia, ho provato a parcheggiare per tornare là dentro. Magari mi si sarebbe presentata ancora la scena di lei che soddisfaceva chissà chi. In effetti, entrato il quadro era: un letto a una piazza spuntato da chissà dove, il meccanico disteso con lei che lo cavalcava. Lui con le mani sui fianchi della donna che imprimeva il ritmo dei movimenti, un altro, mai visto prima che si spogliava, avvicinatosi alla coppia, dietro la donna, già molto eccitato ha puntato il glande tra le chiappe e con un colpo era dentro il culo burroso di Amelia. Lei ha tirato fuori un urlo che ha costretto gli uomini a tapparle la bocca (sopra l’officina c’erano comunque degli appartamenti).
Si, si, si, vengoooooooooo daiiiiiiiiiiiii siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii,
Era lei, la donna che si stava, o ormai si era completamente rivelata, che oltre la vergogna, oltre il pudore, oltre le apparenze da tutelare, di cui curarsi, da tenere in giusto conto, stava rivelandosi come l’animale da sesso che effettivamente era. Pensieri contrastanti nella sua testa: – ma perché mio marito non mi dà la stessa soddisfazione? Perché sto provando tanto piacere che nemmeno immaginavo si potesse? Oddio, i miei figli, le amiche, l’associazione, la comunità, che vergogna! E se venissero a sapere? Noooooooooo spero di no. O forse anche altre sono in questa situazione.
Te lo immagini se Luisa”””, o magari, Federica, o la mamma, ho visto come alcuni uomini del palazzo se le guardano quando vengono ai raduni. Oppure come dal bar vicino comincino a sbavare quando ci vedono passare:
Questi pensieri non facevano che aumentare l’eccitazione e far esplodere ancora di più gli orgasmi di Amelia.
Quel porco di mio marito, che mi molla con gli altri mariti, certo in una comunità come la nostra la fedeltà dovrebba essere indiscutibile, ma non tutti sono uguali e ne so qualcosa.

Nel mentre sentiva i due cazzi che la stavano aprendo tutta in culo e in figa indurirsi sempre di più, fino a sentirli di ferro e sempre più grossi: gli schizzi hanno colpito la donna alla bocca dell’utero, dentro la vagina e il fondo al culo, nell’intestino, i due maschi tra rantoli, grugniti animaleschi e movimenti incontrollati si sono completamente svuotati, complimentandosi. Che scopata ragazzi! Questa è proprio assatanata, Certo che tuo marito, se sei così”’.. mamma mia, come maschio dev’essere una frana.
Sei una femmina che ha bisogno di recuperare. E tanto!

Rannicchiata sul letto, sentiva parlare ma non capiva. Io intanto ero lì, ancora spettatore. Ho sentito bene il vice meccanico, quello che appena arrivati si era fatto spompinare da Amelia dire: – chissà se Black, se la farebbe questa! Lo diceva mentre aprendo una porticina dal cortile interno chiamava il cane invitandolo a entrare, un molosso di circa 70 kg, che dopo aver fatto le feste all’uomo, ha cominciato a scorrazzare all’impazzata per la stanza. A quel punto Amelia con le pochissime forze, alzando la testa ha cercato di urlare.: – NOOOOOOOOO questo noo per favore, soprattutto quando la bestia le si è avvicinata e ha cominciato a leccarle il corpo steso sul letto. Leccava braccia, schiena sedere e cosce, ai seni e alla faccia non ci arrivava perché lei si proteggeva con braccia e mani. Fino a quando due degli uomini non l’hanno presa e distesa sul materasso a pancia in su, tenendola per polsi e caviglie. A quel punto, il cane ha avuto libero accesso a tutto il corpo della donna comprese tette e capezzoli,. Lei non poteva muoversi, urlava NOOOOOOO vi prego NOOOOOOOOOOOOOOOOO: uno straccio in bocca e le urla erano praticamente zittite.
Un terzo uomo è intervenuto e aiutando quello che le teneva le caviglie, ne ha afferrata una costringendola a spalancare le gambe:

Il cane non ha perso tempo, le si è messo tra le cosce e con la lingua rasposa ha cominciato a leccarle, l’interno coscia appunto, l’ano e la figa.
A quel punto, gli uomini hanno mollato la presa accorgendosi che non era più necessario tenerla ferma. Stava l’, ferma, lasciandosi leccare, forse stanca, spossata ma godeva ancora e non lo nascondeva.
Solo quando il cane con le zampe anteriori sul materasso all’altezza della vita della donna e con quelle posteriori sul pavimento ha decisamente puntato il cazzo all’imbocco della figa lei ha avuto una blanda reazione cercando di spostare l’animale ma certo che le pochissime forze rimaste non ha ottenuto il risultato che voleva.

Un colpo ed era dentro. Si sbatteva la donna se la scopava godendosela. Con la lingua abbondantemente fuori dalla bocca, la bava dell’animale cadeva su pancia e tette di lei che a ogni affondo del cane veniva scossa.
Lei stringeva le cosce, forse per attutire i colpi del cazzo dell’animale dentro le sue carni, ma a quanto si vedeva la bestia non accennava a rallentare, anzi proprio quando lei iniziava a muoversi di più, con due colpi potenti quella bestia rimanendo ferma tra le cosce della donna, con il sesso completamente infilalo nella vagina si è completamente scaricato. Con alcuni guaiti, ansimando si è allontanato e lei si è nuovamente rannicchiata sul letto. Tra applausi, risate e pacche sulle stalle tra gli spettatori. Il meccanico mi si è avvicinato dicendomi di portarmela via, ma che l’indomani l’avrei dovuta riportare li. Altrimenti, sapevano chi lei gfosse, dove abitava e di chi era moglie, sarebbero andai a prenderla.
L’ho messa in macchina, nel tragitto verso casa sua, ho fatto una deviazione, non ce la facevo più! Ho fermato l’auto in una zona buia sul ciglio della strada, certo rischiando che fosse passato qualcuno, anche se come zona sembrava abbandonata a se stessa, l’ho fatta scendere e risalire dietro, su la gonna, mutandine giù natiche scoperte e quel culo ha ospitato il mio pene ormai d’acciaio. Lei ha urlato, ma poi è iniziato il vai e vieni, non reagiva, era una bambola ma non me ne fregava niente. In quel momento era l’unico culo del mondo. Soffice, pieno, accogliente, caldo.
La sborrata mi ha procurato i brividi
Un giorno,mentre usciti dallo Studio accompagnavo Mariagrazia a casa sua, avendo lei la sua auto in riparazione, al semaforo incontriamo il meccanico che facendomi cenno di accostare al marciapiede mi saluta. Io, dentro l’auto gli presento la mia collega, non mi sfugge il suo sguardo su di lei. Insomma ci dice che lui è libero,che vorrebbe mangiarsi una pizza e poi cinema, ci chiede se vogliamo unirci a lui. Io, sapendo quel che rischiavo per la vicenda Amelia ho subito intervistato lei. All’inizio molto titubante, pian piano sotto l’insistenza del meccanico e, devo dire alla fine anche mia, si è lasciata convincere.
in pizzeria il meccanico non le toglieva gli occhi di dosso e io leggevo l’imbarazzo della mia collega, cercando di sviare il discorso.
Quando lei si è alzata per andare in bagno e la cameriera ci ha portato la roba da bere, il meccanico si è subito affrettato a togliere dalla tasca una boccetta, far cadere una decina di gocce nel bicchiere di Mariagrazia a versarci sopra la bevanda. Quando lei è arrivata ha subito tracannato quasi tutto il liquido: – avevo proprio sete-. La serata è andata avanti e già li nel locale, complice l’intruglio ma anche il fatto che lei astemia si è lasciata convincere a mandar giù mezzo bicchiere di birra, stava prendendo la piega che il nostro commensale voleva. Cominciavano le prime palpatine, con allegri ma decisi rifiuti da parte di lei.
Usciti, Mariagrazia era sul brillo decisamente andante mi si avvinghiava al collo facendosi trascinare. Lui, ci ha proposto di seguirlo che ci avrebbe guidati al cinema che intendeva.
Arrivati, era un cinema in cui trasmettevano film porno.
Ma sei pazzo? Gli ho detto. Ho lei appresso. Lui ‘ ma non la vedi che è talmente cotta che non sa manco più chi è!
Aveva ragione, anche se comunque la mia collega in parte si reggeva ancora in piedi, protestava ma senza ne forza ne convinzione.
Prendiamo posto, lei tra di noi. Una fila dietro ho sentito un uomo, forse sessantenne dire – se oggi non lo infilo in una figa o in mezzo a due chiappe, scoppio-. Ho pensato a come sarebbe stato se avesse avuto a disposizione la donna che tra noi con la testa appoggiata sulla mia spalla, sapevo essere meravigliosamente calda e a cui bastano poche stimolazioni per lasciarsi andare. Ho anche immaginato il rifiuto iniziale che fa “indurire”ancora di più il desiderio.
Palpeggiamenti, carezze, mani, cosce, del meccanico verso la mia collega, sono iniziati subito. – in mezzo a queste cosce lei ha il paradiso. Ha detto lui a me.
La mano guidata di Mari guidata dal meccanico ha subito raggiunto ciò che già era pronto a essere impugnato, accarezzato bene come lei era capace di fare, portando in paradisoil possessore di quello strumento di piacere. Bloccata, attratta verso lui, si è ritrovata seduta sulle sue gambe gonna su e mutandine alle ginocchia, le autoreggenti lasciando nuda una parte delle cosce snelle, ben fatte, carnose nei punti giusti. La parte di esse più vicina al paradiso, erano l’ideale, racchiudendo in mezzo la cappella, rossa, gonfia notevolmente grossa. Tra esse, lei sentiva il desiderio del maschio trasformarsi in un mostro di ferro caldo grosso, le sue mani sotto il maglione tiravano in basso le coppe del reggiseno e le sue mani si riempivano delle tette della donna. Indici e pollici stuzzicavano i capezzoli che diventavano duri. Era inutile far finta, lei era già eccitata come mai prima.

Le mani forti di lui hanno lasciato le tette, hanno afferrato lei prendendola per la vita, sollevandola il tanto che lui le potesse puntare la sua nerchia tra le natiche, te le senti separare dalla cappella, Lei, ripresa piena coscienza della situazione, in un attimo di terrore, girata la faccia versi lui, lo ha implorato: -no, ti prego. è grosso, sono sicura che urlo. Questo, evidentemente ha moltiplicato L’ eccitazione di lui.
La scena si trasferisce nei bagni io assisto, mi piace vederla con estranei. Lui si siede sul water, posizioni come in sala, la differenza è che lei ha le mutandine tra le labbra, gliele ha tolte e messe in bocca. In un colpo è impalata, il suo culo racchiude l’arnese duro e grosso si cui si è impalata, la incita a muoversi per farlo godere di più, lei si muove altrimenti il bruciore è insopportabile. Godi, godi, goooodiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Un primo orgasmo la fa impazzire. Lui continua ma presto i movimenti dei fianchi, la stretta del culo di Mari le fanno sentire nell’intestino la sua sborra calda. Intanto fuori, nell’antibagno si è creata una piccola fila, tre o quattro uomini. Il secondo entra e senza perdere tempo se la sistema in piedi a novanta. le mani della donna sul muro, lui dietro, si slaccia i pantaloni e in un attimo il culo che poco prima era dell’altro, ora è suo. da colpi violenti. La sollevano da terra, è una furia, le fa male, molto male, lei urla ma la bocca piena attutisce, sta comunque per avere un altro orgasmo ma lui ti precede, si scarica quasi subito. Lei rimane in qualche modo insoddisfatta, stava per venire ancora. Lui ricomponendosi dice: – oggi ho fretta, ma voglio scoparti ancora, ti voglio tutta, sei una gran figa, Se non ti rivedo qui, tanto ti trovo. a queste parole le si ghiaccia il sangue, ma non c’è tempo, il terzo uomo si tira giù pantaloni e slip, si siede sul water, le fa denudare il seno e vuole che gli faccia una spagnola. Le belle tette da terza lo avvolgono, lo segano, lo massaggiano. Si ferma, vuole la bocca, lei fa resistenza, ma lui la costringe, le fa sentire il suo sapore forte, acre, l’odore di piscio e di sudore. E’ eccitata, finisce per piacerle e lo succhia, è succube sua ma in fondo dei suoi stessi desideri. Sente la sua cappella in gola, sbatte e sbatte ancora, AAARRRGGGHHHHHHHHHHHHHHH sssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, lui le tiene le mani sulla nuca, non può muovere la testa, beviiiiiiiiiiiiiii, ingoia siiiiiiiiiiiiii tutto nello stomacoooooo, ha dei conati di vomito. Anche il quarto si slaccia subito, rimane in piedi, lei in ginocchio davanti al suo cazzo già durissimo e notevolmente grosso per tutto quello che da fuori intravvedeva, inizia subito a massaggiarlo e succhiarlo: Ad un certo puto, si siede sul water e la vuole, vuole che lei apra le cosce e gli si metta a cavalcioni. Con le tue gambe attorno ai suoi fianchi, le tette e il viso di fronte a lui. Senza preambolo lo infila in vagina. Come gli ricade sopra lo sente subito tutto dentro, le scappa un ‘ AHIII!- lui ‘ è tutto tuo. Goditelo, lei sente le parole come umilianti ma è vero lo vuole eccome! Manate sulle cosce, sulle natiche, morsi alle tette e ai capezzoli, non resiste molto, anche perché il precedente l’aveva portato ai limiti dell’orgasmo. Esplode! Non riesce a smettere di godere, lo fa venire, lui le si scarica in figa, lei sente le frustate dei suoi schizzi sull’utero e sulle pareti vaginali. Stringe, contrae, strizza i muscoli della figa e viene ancora.
Ci ritroviamo in macchina, io sono eccitato come non so cosa, voglio trovare subito un posto dove fermarmi e saltarle addosso, o voglia o no. Le metto la mano tra le cosce, le accarezzo la fica mentre lo faccio cerco il più possibile di affiancare, camion, furgoni alti, e tutti quei mezzi che guidati da maschi possano far vedere loro quanto le sue cosce siano eccitanti e quanto sia veramente in fondo troia, lei cerca di tirar giù la gonna ma non glielo permetto. Arrivati sotto casa sua. Il parcheggio in tutta la piazza è occupato, ma un posto poco illuminato lo individuo. Mi ci fiondo Tiro fuori il cazzo e la prendo par la nuca: -Succhia troia!- Non le do il tempo di reagire, se lo ritrova in bocca. Abbasso il sedile, si stende, sono tra le sue cosce calde. SIIIIIIIIIIIIIIIIIII sono dentro, sono una furia. La sento dire: Ahiaaaaaaaaaa pianoooooooo. Io: .- Perché? Lei con un filo di voce ammette: – voglio godere ancora-. Ci do dentro come mai prima la faccio urlare e la sento dire: – Ce lo hai grossooo, fai pianoro, mi fai malese. On me ne frega niente, te la sfondo, te la apro ancora, la voglio tutta, dammela, dammelaaaaaaaaaaaaaaaaa e ti riempio della mia sborra. Tutta in fondo alla tua figa mentre con la cappella le sbatto l’utero. Lei vieni strizzandomelo, contorcendosi tutta con le cosce strette sui miei fianchi e le unghie sulla mia schiena.

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