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Racconti di Dominazione

Il magazziniere

By 7 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

IL MAGAZZINIERE ‘ Parte 1
Sono una donna un po’ (parecchio!!) disinibita, molto libera, e non ho mai amato le costrizioni. Però, trovandomi ultimamente in ristrettezze economiche ‘ non l’ho mai confidato a nessuno ‘ ho deciso di accettare l’invito di mio padre ad andare a lavorare per lui, nella sua ditta di fornitura ricambi auto. Mai decisione fu più saggia! Anche se, all’inizio, la decisione del ‘paparino’ di assegnarmi all’ufficio gestione magazzino non mi piacque più di tanto. Ricordavo i suoi tre o quattro magazzinieri, vecchi, grassi e flaccidi. Le mie prospettive erano scarse. Di quali prospettive sto parlando? Ora capirete!
Dopo pochi giorni dal mio ingresso, stante la mole di lavoro, il babbo si &egrave finalmente deciso ad assumere un nuovo magazziniere di rinforzo. Che fusto! Da restare senza fiato nel vederlo! Sui vent’anni circa, un po’ più basso di me, circa 1,78, ma un fisico da urlo unito al classico look da pirata: bandana, pizzetto appena accennato, orecchini, maglietta senza maniche che lasciava intravedere una discreta peluria, jeans un po’ sfilacciati. Ma a farmi letteralmente ingrifare sono i suoi capezzoli da palestrato, che sembrano quasi voler bucare la stoffa della maglietta.
Vi confesso che, dall’alto dei miei quarant’anni, ho sempre desiderato dominare e possedere sessualmente un uomo più giovane di me. Eccolo lì, finalmente, l’oggetto del mio desiderio, l’apoteosi dei miei sogni proibiti, a pochi passi da me! Ma come fare, con quegli zoticoni di magazzinieri veterani sempre fra i piedi?
L’occasione, ancora più gradita perché inaspettata, si presenta una afosa mattina di metà luglio. Due magazzinieri in mutua, uno in trasferta con papà, un altro impegnato in ditta in altre mansioni. Indovinate a chi affibbiano il magazzino? Al nuovo arrivato, che domande’ Lo sbircio di tanto in tanto mentre, tutto indaffarato, rivoli di sudore gli scendono ovunque, rigandogli la maglietta e i jeans. Adesso o mai più’ Chiamo Michele (Michi) dalla porta dell’ufficio: ‘Michi, ti spiace raggiungermi in ufficio?’. ‘Certo, signorina, sono a sua disposizione!!’. Non solo un bel figo, ma anche d’una gentilezza squisita. Eccolo ‘ finalmente! ‘ davanti a me, un vero dio greco, un viso indescrivibilmente bello, due occhi da cerbiatto, di una dolcezza quasi malinconica. Chissà, forse sarei stata proprio io a fargli provare per la prima volta certe sensazioni’
‘Mi voleva, signorina?’. ‘Volevo solo offrirti da bere’ col caldo che fa! Lavori sempre e non ti riposi mai’ E, per favore, chiamami Angela e dammi del tu come fanno tutti!’. ‘Va bene, sign’ emh, volevo dire Angela!’. ‘Oh, così mi piaci! Gradisci una birra?’. Inutile dire che, data l’afa opprimente di quella mattina, la risposta fu entusiastica.
E così, mentre chiacchieriamo del più e del meno, mi siedo ‘casualmente’ sulla scrivania, accavallando ‘distrattamente’ le gambe e, ‘guarda caso’, facendo appena appena intravedere le mutandine. Il ragazzotto sembra interessato, perché continua a fissarmi proprio lì, anche se ogni tanto distoglie lo sguardo, e in mezzo alle sue gambe, anche se nascosto dai jeans, comincia a manifestarsi un certo turgore.
La butto lì: ‘Ma non hai caldo? Con tutta questa umidità”. ‘Per la verità ‘ fa lui di rimando ‘ sì, ma ci sono abituato’. ‘Puoi anche lavorare a torso nudo’ Anche il mio papi &egrave sicuramente d’accordo’. ‘Lo credi?’. ‘Ma certo!!’. Sento ancora il suono delle mie parole che Michi, con un gesto fluido, si sfila la maglietta restandomi davanti a torso nudo. Ragazzi, in quel momento ho pensato che il mio cuore stesse per schizzarmi fuori: spalle larghe, torace muscoloso ma non troppo, una peluria decisamente accattivante che circondava i capezzoli (e che capezzoli!!) e i pettorali, scendendo in un filo sottile per poi allargarsi nuovamente sull’ombelico e sull’addome ben scolpito, jeans a vita solo un po’ bassa, che mettevano in mostra i fianchi stretti nascosti da classicissimi boxer bianchi. Eh sì, adesso sei mio e non ti lascio scappare più’
‘Adesso, Angela, devo proprio tornare al lavoro”. ‘Quanta fretta”, gli dico io, avvicinandomi con studiata lentezza. Sarà, ma il turgore nei suoi boxer sembra aumentare quanto più mi avvicino’ ‘Hai una ragazza?’, gli domando quasi a bruciapelo. ‘Ho avuto solo delle buone amiche”, risponde Michi con esitazione. ‘Non credi sia ora di provare qualcosa di più?’. Vado all’attacco senza aspettare una sua risposta! Mi avvinghio col braccio sinistro alle sue spalle, e con l’indice della mano destra gli disegno dei ghirigori alternativamente sul torace e sull’addome, salendo e scendendo, salendo e scendendo, con una lentezza a dir poco esasperante’
Michi cerca di divincolarsi, ma senza troppa convinzione: ‘Angela, io”. Gli tappo fulminea la bocca con la mano. Lo trascino dietro il separ&egrave scorrevole dell’ufficio e comincio a slacciargli pianissimo i bottoni dei jeans. Lui &egrave un po’ impacciato, anzi parecchio, si vede che non ha esperienza, quasi mi dispiace aggredire così ‘brutalmente’ un ragazzo tanto dolce’ Poveraccio, non sa ancora cosa lo aspetta!
Comincia anche lui timidamente a sfiorarmi il seno da sopra la camicetta. Lo bacio con foga e delicatezza insieme, sulla bocca, sul torace, e con le mani continuo il mio lavoro sui bottoni dei jeans’ Eccoli cadere i jeans, rivelando due gambe robuste e gradevolmente pelose e, cosa più importante, un uccello niente male, visto che ha gonfiato i boxer a dismisura. Inizio a ‘torturargli’ i capezzoli con le dita, e lui spinge la testa all’indietro e comincia a mugolare. Adesso me li lavoro con la bocca, li bacio, li succhio, li lecco, e Michi geme sommessamente per il piacere, quasi come un timido animaletto che però non vede l’ora di accoppiarsi. Comincio pianissimo la mia discesa di baci: viso, collo, torace, di nuovo i capezzoli, l’addome e l’ombelico. Ah, quanto mi diverto a ‘torturarlo’ così! E il giovanotto sembra gradire, perché i suoi gemiti di piacere crescono progressivamente d’intensità. Comincio a saggiare l’uccello e i testicoli attraverso la stoffa dei boxer, e allora si scatena davvero, e i gemiti diventano urla che mi fanno eccitare ancor più. Gli sfilo lentissimamente le mutande mettendo allo scoperto un tesoro che non avrei mai immaginato così ricco: un cespuglio di peli talmente morbidi che &egrave un piacere accarezzarli, un uccello di dimensioni più che invitanti e due coglioni ben pendenti, grossi e turgidi. Glieli accarezzo ‘amorevolmente’ e nel frattempo gli scappello il cazzo. Lui mi afferra per i capelli e mi spinge la bocca verso i suoi attributi, ma non ho intenzione di lasciargli molto spazio. Lo blocco imperiosamente, lo afferro per i fianchi e lo scaravento sul divanetto. Dal tono di voce, il mio ordine &egrave indiscutibile: ‘Fatti una sega!!’. Michi comincia lentamente a masturbarsi mentre io, girata di spalle, mi spoglio con la mia abituale lentezza: camicetta, gonna e reggiseno finiscono a terra uno dopo l’altro. Non mi tolgo le mutandine perché voglio che sia lui a farlo: &egrave l’unico privilegio che intendo concedergli. Mi giro piano, e noto che nel frattempo ha continuato il suo lavoro di mano: l’uccello &egrave in uno stato di erezione praticamente dolorosa, e i capezzoli sono diventati due montagnole durissime. Dal buchino del pene esce anche una minuscola goccia di sperma. Eh no, piano, mia preda, &egrave ancora presto!!
Salgo a cavalcioni su di lui e gli spingo le braccia all’indietro, fino a fargli afferrare il bracciolo del divano. Il suo piacere, così a lungo rimandato, può finalmente avere inizio. Gli bacio piano i coglioni, e comincio la risalita: prima la radice, poi l’asta, e finalmente quella cappella da sogno: violacea dall’eccitazione, turgida fino all’inverosimile, bagnata dal desiderio. Me lo infilo in bocca, lo lecco avidamente come un gelato, lo succhio, lo bacio, lo masturbo con calma e, di tanto in tanto, gli do qualche colpo deciso verso il basso. Mi diverto a portarlo più volte sull’orlo dell’orgasmo. No, caro mio, sarebbe troppo comodo, prima voglio farti scoppiare per il piacere. All’ennesimo indizio che sta per venire mi blocco, comincio a pizzicarmi i capezzoli e avvicino l’inguine, con le mutandine già fradice degli umori della fica, alla sua bocca. Forza, godi del tuo solo privilegio! Le afferra per l’elastico, e mi lacera le mutandine con una forza quasi brutale. Su, Michi, goditi il tuo momento di gloria!! Lascio che la sua lingua massaggi forsennatamente il monte di Venere e si infili nella fica, con la forza di un uccello che non scopa da mesi. Le nostre grida di piacere si confondono reciprocamente. A questo punto, mi riavvicino al suo ‘guerriero’, sollevo il bacino, posiziono la fica proprio sopra l’uccello e, lasciandomi andare, mi faccio impalare da quella stanga turgida e bagnata. Non gli lascio tregua, e proseguo con la mia tattica per almeno altri venti minuti: movimento e ritmo, ritmo e movimento, e così facendo lo porto a rasentare l’eiaculazione dieci, venti, cento volte: alla fine, quando le sue urla di piacere sono diventate dei rantoli, decido di concedergli quanto desidera lasciando che esploda. Una vera forza della natura!! Con un urlo e un ringhio da animale in calore scoppia dentro di me, e mi sento invadere da un’onda anomala di sperma: spinge sotto di me almeno una decina di volte prima di accasciarsi, esaurito dal tour de force, stanco, ma decisamente appagato!! Mi sdraio sopra di lui, lo accarezzo, lo tratto finalmente con dolcezza, gli sussurro parole delicate. Dopo un po’ di carezze reciproche e di baci, mi decido ad alzarmi e a rivestirmi, mentre lui fa altrettanto per poter tornare al lavoro, prima che ritornino gli zoticoni. C’&egrave solo un piccolo problema: avrò in ufficio delle mutandine di ricambio? Già, perché quelle di prima le ha lacerate lui’ Poco male. Alla Prossima!!

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