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Racconti di Dominazione

il mio sogno…la sua realtà

By 9 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Le prime note del pianoforte nel silenzio assoluto mi riempiono distendendomi. Mi sento rilassata, stranamente.

Rachmaninov è proprio l’ideale per un pomerggio nella penombra delle tende di questa stanza fuori dal tempo, dalgi schemi, dalle consuete contingenze. Il conerto per pianoforte n.2 ha un incipit inquietante, trascinante, appassionato. Chissà a cosa pensava Sergej quando lo compose. Forse non è importante, è la libertà della musica. Tu siedi accando alla finestra su una poltroncina bassa. Ti vedo a malapena con questa luce fioca che lascia andare ombre lunghe. La sua mano intanto carezza il bustino nero che indosso, che quasi non mi lascia margine di respiro. Guardo Te, sento la sua mano calda sfiorare il pizzo nero mentre con l’altra sta già scendendo lungo la fessura tra i miei glutei. La pelle liscia invoglia ad essere lenti. Forse. Ma mi viene in mente anche che le attese cui mi sottoponi sono per Te un’estasi che probabilmente non vuoi farti mancare ora. Rachmaninov mi curva la schiena nel suo insistere tra picchi e discese concitate. Guardo ancora nella Tua direzione, nella penombra. Vedo sul pavimento l’ombra dell’uomo che intanto ha avvicinato una sedia.Ora lo schienale è proprio davanti a me. Ti alzi. Non so cosa attendermi ora e se un attimo fa credevo di essere sicura, tranquilla, pronta a godermi questo momento per Te, ora non ne sono più tanto sicura. Un brivido di timore misto alla sua proporzionale vergogna mi accelera il respriro. Vedo che hai un foulard nero tra le mani, lo pieghi sapientemente e me lo leghi attorno aglii occhi. Quel timore dilaga. Mentre annodi il foulard, lui srotola una corda nera e inizia a legarmi le caviglie alla sedia. Prendi le mie mani e tirandole verso di Te mi costringi a ripiegarmi sullo schienale della sedia. E’ freddo e duro. Stavolta sei tu a legarmi alla sedia, assicurando i miei polsi alle due gambe davanti. Sento i Tuoi passi che si allontanano e la sua mano che indugia ancora sul mio culo. Ripiegata come sono su me stessa, il mio sesso è esposto e mi sento aperta ed eccitata. I miei umori scendono lungo le coscie. Non indosso calze o altro, solo scarpe nere molto alte e il bustino che ora è salito fin quasi in vita. Le sue dita prendono a scivolare tra le grandi e le piccole labbra, lentamente ma con decisione, premendo forte. Alterna questa perlustrazione esterna a lievi strette al clitoride. Per qualche attimo non sento niente, poi tre colpi ravvicinati sul culo che mi bruciano tremendamente. Quindi riprende con le dita cominciando però a penetrarmi con forza prima con due dita, poi con tre. Ha mani grandi, ma mai come le Tue. La mente è concentrata sull’uomo dietro di me. Cerco di capire cosa farà ma poi mi viene in mente ch ecosì facendo mi sfugge la Tua presenza. Così cerco di richiamare alla mente cio che ho guardato fino a poco fa: Tu, seduto in poltrona che mi guardi con occhi accesi. L’immagine di Te mi si fissa davanti agli occhi, come fosse dipinta sul foulard che ho sugli occhi. Riesco a trovare un equilibrio tra questa immagine e la proiezione dell’aspettativa per chi sta dietro di me. Non so cosa attendermi, sono solo sicura che non gli sia concesso nulla che si avvicini ad un rapporto anale. Il culo no, hai detto. Mentre penso però le dita di lui si fanno sempre piu insistenti, invadenti. Sento il Tuo sguardo che corre sul mio corpo del quale disponi anche in questo momento. Mi chiedo se interverrai, se parteciperai. Non mi hai anticipato quasi niente. I movimenti del mio corpo, seppur costretto alla sedia, provocano il ciondolio della catena che ho allacciata al collo e che risuona in un tintinnio splendidamente eccitante. La sua mano spinge le dita sempre piu a fondo. Le gira dentro di me. Mi sento rimescolare. Ma riprende a sculacciarmi interrompendo la penetrazione. Mi sculaccia con violenza, concentrandosi su un punto del mio culo, la parte destra del gluteo. Non mi lamento, ma ai gemiti si mescolano mugugni di dolore inconfondibili. Poi, invece di riprendere con la mano, deve aver preso un oggetto. Un grosso pene, probabilmente un dildo grande. Ora sfrega la punta tutta attorno alla vagina, prima tra le labbra, poi spingendolo aprendomi. Lo gira,lo muove. Cerco di rappresentarmi le dimensioni di ciò che impugna ma la mente non può fare a meno di vederti sempre seduto lì che osservi, dirigi, disponi. Mi perdo pensandoci ma lui sta spingendo dentro quel grosso membro dilatandomi enormemente. In quel momento sento che ti sei alzato. I tuoi passi fino ad un soffio da me. Mi carezzi la testa. Ti allontani di nuovo ma torni sistemando una sedia proprio davanto a quella cui sono legata. Il mio viso poggia sulla seduta di plastica, lo sollevi. Apri la bocca schiava. Mentre una mano mi tiene dietro la nuca, l’altra infila il Tuo membro dentro la mia bocca. Il suo odore mi rassicura, sei Tu. Lo accolgo come non accadesse da un secolo, alternando la lingua lungo tutta la sua lunghezza e la stretta delicata delle labbra, della mia bocca guidata dalla Tua mano. Lo sento crescere dentro la mia bocca. Mi sento gratificata, persa, sprofondare in una sorta di trance.

Intanto l’uomo dietro di me inizia a penetrarmi con quel dildo enorme.
continua… Non riesco a pensare con lucidità. Sento che mi sfugge qualcosa. E’che il dildo è davvero molto grande, piu di quanto immaginassi. Lo muove lentamente, estrae e inserisce nuovamente. E’ come fosse lontano, come non registrassi cio che accade nell’istante in cui accade. La mia attenzione è concentrata su quella mano alla mia nuca, a ciò che spinge dentro la mia bocca. Aspiro dal naso il Tuo odore e assaporo ciò che la bocca accoglie assecondando il Tuo desiderio di arrivare sempre più a fondo. Nella stanza c’è silenzio e sempra quasi che ci sia solo il mio respiro affannato a romperlo. Ad un tratto le Tue mani splendide mi lasciano. Le sento sulla schiena impegnate a slacciare il bustino che indosso. Togli gli spallini e lo strappi via. Poi allacci il guinzaglio a qualcosa, forse alla sedia, in modo che non possa fare altro che restare qui con la bocca spalancata attorno al Tuo sesso.

Hai detto che adori le mollette di legno schiava? So che non devo rispondere. Ne pinzi due ai miei capezzoli. Dai movimenti percepisco che ci deve essere dell’altro e che hai passato qualcosa allo sconosciuto che ancora spinge quel dildo dentro alla mia fica. Infatti, toglie il dildo e il clito ora è strizzato da una molletta. Forse si è stancato di insistere con quel dildo enorme. Lo sconosciuto deve essersi allontanato. Ti allunghi un po su di me, quel tanto che basta per iniziare a lubrificare il mio culo. Mi manca il respiro. Sento l’orgasmo che cresce e per un attimo spero che Tu non te ne accorga. Ma i miei gemiti ormai li conosci e non esiti a sculacciarmi per poi sentenziare: aspetta, ho detto aspetta.

Dopo aver lubrificato, entri con due dita ma hai qualcosa in mano. Dopo aver ritirato le dita, inizi ad inseprire un plug che non conosco. Forse l hai preso per questa occasione. Mi eccita molto ma stavolta mi anticipi e ancora ripeti: aspetta.
La molletta strizza il clito e mi eccita enormemente. Ma lo sai, e so che mi farai attendere. Ad un tratto, togli il tuo pene dalla mia bocca.
E’ silenzio. Non sento piu nessuno. L’orgasmo lontano. Legata alla sedia, bendata, non sento niente attorno a me.

Probabilmente solo qualche minuto. Poi ti sento, le Tue mani sui fianchi, la passione che conosco che si prende ciò che è solo suo forzando velocemente. L’astinenza che ha preceduto questo pomeriggio mi rende irrequieta, nervosa, frenetica e impaziente. Lo sai bene e ti fermi continuamente, non appena senti quella contrazione del mio sesso, il respiro che lascia posto a gemiti assopiti e la mia voce che Ti implora.
Mi sleghi, mi aiuti a sollevarmi da quella sedia senza togliermi il foulard dagli occhi. Muovo qualche passo fino a quella poltrona dove eri seduto all’inizio. Ti siedi e il guinzaglio si tende. Mi inginocchio e il Tuo sesso torna nella mia bocca. Mi avverti che l’astinenza sta per finire e che per meritarmi il Tuo sapore manca ancora qualcosa. Quel qualcosa è lo ormai sconosciuto. Inginocchiandosi dietro di me, entra facilmente nel mio sesso che ormai è un lago incontenibile. Le sue mani mi aprono, affondano nei fianchi. Spinge dentro di me con foga, freneticamete.
A questo punto mi liberi dal foulard e posso finalmente guardarti negli occhi mentre accade ciò che desideravamo. Lo sconosciuto lascia esplodere il suo orgasmo con una voce rauca e affannata. Rallenta quasi a fermarsi dentro di me, ma non mi lascia.

I Tuoi occhi sono lucenti e so che ora è il mio momento. Le Tue mani guidano la mia bocca. Il tuo sesso si muove velocemente e spalanco le labbra. Poi finalmente godi nella mia bocca, allontanandoti gli spruzzi mi raggiungon in viso, sulle labbra sul collo. Lecco assaporando il Tuo sapore. Il mio premio per questo pomeriggio.

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