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Racconti di Dominazione

il museo del sesso

By 5 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

il lunedì &egrave sempre statop tremendamente noioso tornare a lavorare, soprattutto nelle calde giornate d’agosto quando il sole e il caldo non ti danno respiro.
era il solito lunedì mattina, ne venivo dal solito week end passato in villa dai miei suoceri, a vedere mia moglie a parlare con sua sorella mentre i miei ragazzi, angelo di 14 anni e carla di 18 erano usciti con le amiche.
io e michela, mia moglie, scopavamo poco, non era più attraente come un tempo, e voleva sempre le slite cose e non si lasciava mai fare nulla.
così era inizato il mio percorso da marito traditore, infondo a 45 anni ero ancora un uomo molto appetibile: palestra tre volte a settimana e cibi sani, sempre curato nel vestirsi, insomma era sicuramente un uomo attraente, e ci misi poco a collezionare nel mio carnet socie e dipendetni dello studio di cui ero associato.
la mia vita da ricco mi permetteva tutto e così spesso arrivai a comprare una villetta nei pressi di roma, sul mare dove portare per i week end le mie amanti, che mi appagavano ma mi lasciavano sempre qualcosa di amaro.
io le donne le voglio dominare, voglio che facciano tutto e si lascino far tutto.
e tante invece si rivelavano come mia moglie, iniziavo a credere di dover trovare qualcuna da allevare.
e quell’idea nata quasi per scherzo, faceva sempre più parte dei miei pensieri, pensavo ad una donna ridotta all’umiliazione più totale:la donna per me.
nel mio divertimento non ero solo, insieme a me c’era andrea il mio associato, con cui spesso ci dievrtivamo a giocare con le ragazze, le scopavamo per ore, senza darle tregua.
tante non avevano voluto ma con una cospicua somma avevano accettato.
quel lunedì mattina ero in studio con andrea quando sentì bussare alla porta, era carla.
avevo lasciato a casa una cartellina con dei documenti molto importanti che mi servivano per una causa.
spntò dalla porta con una gonnellina scozzese morbida e corta, le arrivava appena a metà delle cosce, una camicia bianca e degli stivaletti.
la mia bambina stava diventando donna,a nche se sapevo benissimo che non aveva mai preso un cazzo e quindi da quel punto di vista non era ancora maturata.
quando uscì andrea si alzò e la guardò dalla tendina, poi si girò e mi disse: “accidenti tua figlia, &egrave proprio uno schianto…quanto me la scoperei!”
mi misi a ridere di gusto, e gli risposi che carla non faceva per lui:”non ha mai aperto le gambe con un uomo, te ambisci a ben altro porcellone…”.
non avevo una gran considerazione per le persone della mia famiglia, anche per i miei figli che consideravo poco e nulla, solo una spesa in più, però carla da questo disocrso era esclusa perch&egrave avevo sempre avuto un occhio di riguardo per lei, e spesso mi ero basturbato pensando a com’era bella quando usciva dalla piscina in bikini, e vedevo le goccioline scivolarle tra i seni e tra le gambe.
improvvisamente sentì andrea arrivarmi alle spalle e urlare:”e se fosse lei?”
mi girai istintivamente:”se fosse lei cosa?” in realtà avevo già capito e già la immaginavo nuda pronta a prendere il mio cazzo enorme.
solo che lei non avrebbe mai accettato era troppo pura.
andrea a questa mia frase si avvicinò e mi disse:”allora la costringeremo, avrai una puttana ocme figlia entro due mesi, cosa dici?infondo tu hai una casa e tua figlia ha sempre voluto viaggiare….!”
mi alzai lo guardai e dissi:”e noi la porteremo nel tunnel della schiavitù!”

da quel giorno passarono due settimane in cui io e andrea pensavamo solo ad organizzare il grande giorno, avevamo allestito la casa in un museo del sesso ed era tutto prontoper accoglierla: un guardaroba con tutto il necessario per diventare un’infermiera o una gatta in pelle.
un armadio con oggettistica varia, dalle fruste ai cazzi finti.
infine nella cantina, con uan porta nascosta d una finta libreria, la sua stanza, un letto ocn le sbarre intorno, come una prigione, con specchi e videocamere, sarebbe statala prigione della zoccola per un bel po e, ne ero sicuro, la sua casa per sempre.

per quanto riguardava carla le vavevo spiegato di questo viaggio che poteva fare in america, ne era entusiasta e michela aveva acconsentito, non vedeva l’ora di partire e aveva già preparato le valige.
non sapeva cosa l’aspettava. Carla era già pronta, accanto alle sue valigie, così esile e snella, agitata e felice.
la invitai a prendere un caff&egrave prima di andare in aereoporto e lei accettò di buon grado.
michela era a lavoro e angelo a scuola.
carla mi rovesciò addosso una valanga di idee e pensieri sul viaggio che io non ascoltavo.
appena finito di bere il caff&egrave misi la giacca e presi le valigie.
carla mi precedeva nei suoi jeans attillati e nella camicia rosa aderente che lasciava intravedere lo spacco dei seni.
caricai la roba in macchina e inizia a guidare.
carla non faceva che parlare come una macchinetta senza rendersi conto che io non la stavo ascoltando, pensavo già alla mia bellissima settimana con lei.
a michela infffati avevo dettto che sarei stato via una settimana per lavoro, in belgio, quindi potevo godermi la troia senza problemi.
piano piano sentì la voce di carla sempre di meno,quando mi voltai era addormentata.
perfetto.
il mio piano aveva funzionato.
nel caff&egrave infatti le avevo messo del sonnifero che avrebbe garantito a me ed andrea di avere 8 ore per prepararla.
quando arrivai alla casa andrea era già con due zoccolette che gli leccavano l’uccello.
appena mi vide prese le due per i capelli e le cacciò fuori di casa nude, burttandole dalla finestra i vestiti.
portai carla in braccio fino in casa e la sistemammo subito nella sua nuova stanza.
comincia a spogliarla.
notai con piacere due grossi seni, una terza dire, sodi e con grandi capezzoli scuri, un pancino piatto con un piercing che non avevo mai visto all’ombelico.
tra le gambe aveva un folto ciuffo nero, che mi provocò un pò di nervoso.
per farmelo passare decisi che la prima cosa sarebbe stata dunque depilarla.
le aprimmo le gambe e in meno di venti minuti la sua figa era depilata ed esposta alla nostra vista.
si vedeva sia che il culo che la figa erano molto stretti, ci saremmo divertiti molto.
le facemmo indossare un body in pelle nero che lasciava scoperti i seni e i buchi, le misi un bavaglio in bocca e la incatenammo ai quattro angoli del letto lasciandola dormire per le restando quattor ore.
nel frattempo io e andrea posizionammo le telecamere e iniziò a scattare delle foto.
fummo interrottiu dall’interfono, in cui greta, una nostra amica che ci aveva aiutato a preparare tutto, oltre ad essere la schiava di andrea, ci annunciò l’arrivo degli ospiti.
salimmo, mentre lei con un perizoma e un abitino bianco trasparente scese per truccare la schiava per renderla più puttana posssibile.
tenevamo la situazione sotto controllo tramite uno schermo perch&egrave la stnza era insonorizzata e se si fosse svegliata non l’avremmo sentita.
intanto erano arrivati i nostri 5 amici:claudio, gianluca, moreno, leonardo e tommaso, eravamo spesso nella stessa banda quando si trattava di scopare donne, ci eravamo conosciuto durante dei festini e simao sempre andati d’accordo e quando tre giorni prima gli avevamo parlato della nostra idea erano sembrati subito molto felici ed eccitati al solo pensarci.
iniziammo a cenare in veranda, greta aveva preparato dei manicaretti deliziosi e noi li gustavamo con lei nuda sul tavolo penetrata da due vibratori.
lòa cena filò tranquilla e il dessert, mousse al cioccolato, fu spalamata su greta, e sul suo corpo mangiammo.
mentre gustavamo il caff&egrave dallo schermo iniziammo a vedere strani movimenti, ci infilammo i cappucci e rimasti solo in boxer ci recammo nella cantina dove carla si stava per svegliare dal sonno, e stava per entrare nell’incubo. ciò che avevamo davanti era lo spettacolo più eccitante che avessim visto.
carla era li, con gli occhi pieni di lacrime, che stringeva inutilmente le gambe e tentava di urlare.
ci avvicinammo a turno ed entrammo nella sua gabbia.
ci posizionammo ai lati di carla che ci guardava con occhi pieni di paura.
ci sfilammo i boxer, claudio, gianluca, moreno, leonardo e tommaso si avvicnarono a viso di carla e iniziarono a masturbarsi davanti al suo visino vergine.
io e andrea ci concenrtammo sulla sua fighetta.
la leccammo avidamente penetrandola con la lingua, ma stando bene attenti a non bagnarla troppo e a non infolarle dita per far si che rimanesse bella stretta.
il mio cazzo era impennatissimo, quando i cinque sborrarono sulla sua faccia e su i suoi capelli capimmo che era arrivato il momento.
levammo il bavaglio a carla, che aveva faccia e cpaelli completamente piena di sperma.
come il bavaglio le fu tolto inizio a urlare e a chiedere di essere liberata.
mi avvicinai a lei, infilandomi tra le sue gambe, in quel momento vidi i suoi occhietti terrorizzati guardarmi impauriti, il cazzo mi si impennò ancora di più.
avvicinai la punta alla sua fighetta, e in quel moemnto mi levai il cappuccio, come lei inizio a urlare per avermi riconosciuto la penetrai con un solo colpo sfndandole senza cure la figa.
carla lancio un grido fortissimo mentre gli altri ridevano e applaudivano.
me la montai in modo brutale per molto, fnh&egrave non le venni copiosamente nella figa.
carla mi guardava distrutta continuando a chiedere perch&egrave.
levai il mio cazzo dalla sua figa.
il enzuolo era pieno di sangue, e dalla sua figa colavano sangue e sperma, di cui era ricoperto anche il mio cazzo.
mi avviciai al suo viso e mentre lei continuava a chiedermi perch&egrave glilo infilai in bocca e la costrinsi a succhiarlo, dicendole che era una troia, e sarebbe stata la nostra troia.
le feci pulire tutto e quando ebbe finito le si avviinò andre.
si levò il cappuccio e quando carla vide anche lui le sue lacrme aumentarono
andre le disse che anche lui voleva la sua parte e a quelle parole calra trasalì.
la girammo insieme, mentre lei scalciava, andrea si avvicinà al suo buco con il suo cazzo enorme e impennato.
carla già urlava e si dimenava.
gli altri si avvincinarono e la toccarono brutalmente.
in quel momento andrea con un colpo secco le spaccò il culo. il sangue ricominciò ad uscire da carla.
quello spettacolo mi faceva impazzire, mi misi davanti alla sua bocca e mentre urlava glielo infilai in bocca e inizia a scopargliela.
io e andrea venimmo insieme, riempendola di sborra, così carla si fece, insieme alla prima inculata anche la prima bevuta di sborra.
quella notte continuammo a soparla come animali mentre greta fotografava tutto.
più tardi, quando non ce la facevamo davvero più uscimmo, mentre grate entrava, leccò carla da cima a fondo e la scopò un po con le cinture di cazzi.
quando anche lei ebbe finito le infilò due vibratori, uno della figa e uno nel culo, el rimise il bavaglioe ci raggiunse al piano di sopra, lasciando carla chiusa nella cantina a piangere.
sola e fuori dal mondo.

fatemi pervenire i vostri comenti aspetto…carla_miluna@live.it Lasciai Carla da sola per un paio di giorni sul letto all’interno della gabbia.
Le lasciai qualcosa per sopravvivere: un paio di bottiglie d’acqua ed una ciotola
per i suoi bisogni. Ritornai alla villa insieme ad una troia di colore.
La istruii bene prima di mandarla nella stanza di mia figlia: doveva torturarla
al limite della sopportazione con torture a sua discrezione.
Unico limite non lasciare segni permanenti ed utilizzare solo attrezzi che
avrebbe trovato nella stanza. Io mi sarei goduto la scena in salotto nel video
a circuito chiuso.
La mistress entrò nella stanza e si diresse subito verso l’armadio dei giochi.
Carla si rannicchiò sul letto e la guardò impaurita.
La mistress entrò nella gabbia ed afferrò con violenza mia figlia, le ammanettò
i polsi e le mise una gagball rossa stringendo con forza il cinturino di cuoio
dietro la nuca. Con il telecomando della telecamera feci uno zoom sul viso
di Carla. Quei capelli biondi lisci stretti dal cuoio nero e quegli occhi azzurri
spalancati mi facevano pulsare il sangue nell’uccello duro.
La mia esecutrice fissò una corda alle manette e la fece passare intorno ad
una sbarra in alto. Iniziò a tirare. Le braccia di Carla si alzarono, lei assecondò
il movimento per non sentire dolore ai polsi.
“Sei proprio uno schifo, puzzi di escrementi e sudore. Lascia che ti dia una sistemata
prima di iniziare il trattamento.”
La mistress prese dei fazzoletti umidi e li passò su tutto il corpo nudo di Carla.
La strigliava come una puledra. “Ed ora iniziamo il trattamento.”
Io mi sistemai bene nella poltrona, sapevo che lo spettacolo stava per iniziare.
La mistress iniziò a spalmare dell’olio su tutto il corpo di Carla.
Curò ogni centimetro della pelle ma si soffermò molto sul piccolo seno di giovane
troietta. Carla guardava la splendida donnna nera, era affascinata dalla sua sensualità
e stava assaporando quei massaggi.
La mistress passò ai massaggi in mezzo alle cosce. Carla aprì bene le gambe ed
inarcò il bacino in avanti per dimostrare la sua voglia di godere.
I gemiti aumentavano di intensità ed il respiro con il naso si faceva sempre più affannoso.
“Questo &egrave il paradiso troietta, hai capito? Ripetilo: paradiso!”
Carla si stava sciogliendo, colava miele lungo le cosce e saliva dalla gagball.
“..a..a..i..o..” cercò di ripetere.
“Bene troietta, ora che hai conosciuto il paradiso possiamo passare all’inferno…”
La mistress prese delle corde bianche, le fissò alle ginocchia per divaricarle bene.
Prese una frusta e si mise davanti a mia figlia. Lei cercò di impedire l’inizio del
supplizio. Dalla gagball uscivano vocali supplicanti:”..ooo..ooo..ooooo..”
Il primo colpo fu per il capezzolo sinistro. “..aaaaaaa..”
Poi una lunga pausa. Poi il destro. “..aaaaaaaaa..”
La mistress guardò maliziosamente la telecamera e poi andò a sussurrare qualcosa
all’orecchio di mia figlia. Non riuscìì a sentire cosa, ma appena la nera terminò
di parlare mia figlia iniziò a dimenarsi come un’ossessa per liberarsi.
La mistress fece alcuni passi verso la telecamera con un’andatura da pantera,
mi lanciò un’occhiata, poi si girò e scatenò l’inferno.
Iniziò a colpirla con frustate sul seno senza sosta. Carla urlava di dolore.
Le lacrime arrivarono presto. Quando realizzai cosa stava succendendo scattai
in piedi interrompendo la sega che mi stavo facendo.
“Quella troia la ammazzerà se continua così!” Corsi verso le scale oer scendere
e fermare quello scempio, ma quando arrivai alla porta della prigione le frustate
si fermarono. Cercai di ascoltare da dietro alla porta.
“Bene troietta, ed ora vediamo cosa hai imparato, cos’era questo?”
“..i..e..oo..” pot&egrave solo dire Carla in lacrime.
Bene troietta, pensò che per il tuo padrone sia abbastanza, nessuno &egrave sopravvissuto
al mio trattamento completo e gli accordi erano chiari.
“Bye baby…”. La nera si avviò all’uscita, mi passò davanti con la camminata
da pantera e mi sussurrò: “&egrave tutta tua caro”.
Entrai con timore nella prigione. Ero mascherato completamente.
Carla quando mi vide iniziò a scuotere la testa a destra e sinistra e gemere:
“..oo..oo..ooooo..”
Mi faceva pena, mi inginocchia davanti a lei, con le mani le aprii la fichetta
ed iniziai a leccarla.
Dopo un po’ Carla si rilassò e si lasciò andare alla mia lingua.
Il suo corpo era un misto di olio, saliva, lacrime e umori vaginali.
Leccandola potevo sentire tutti quei sapori. Aprii al massimo la bocca per prenderla
tutta dentro. Lei voleva dimostrare di aver imparato la lezione e continuava a ripetere
“..a..a..i..o..”, il suo modo di dire paradiso.
Poco dopo venne in un orgasmo coinvolgente. Io non smisi di leccarla.
Dopo il primo orgasmo tremò tutta. l’eccitazione rimase alta, ma per il secondo
orgasmo ci volle molto tempo. VOlevo farmi perdonare e continuai fino alla fine.

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