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Racconti di Dominazione

Il prezzo del perdono

By 23 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Giovanna camminava sola per la strada che portava verso la stazione ferroviaria, sola per sua colpa, dato che era stata una grossa cantonata, di sua responsabilità, per quanto dovuta ad ingenuità, che l’ aveva condotta a quella situazione.
Solo una settimana prima era fidanzata con Simone, un bravo ragazzo, bellissimo e disposto alla massima fiducia in lei, fiducia mal ricambiata, che una volta scoperto il tradimento a cui lei maldestramente si era lasciata andare, si era trasformata in dolore e rabbia. Dopo una furibonda litigata, Simone aveva quindi deciso per la fine di una storia d’ amore pluriennale e ricca di soddisfazioni. La cosa più grave era stata che lei lo avesse tradito con Paola, una magnifica brunetta amica d’ infanzia di Simone, che era da poco rientrata in città dopo aver vissuto per diversi anni in un’ altra regione per lavoro. Si trattava di una ragazza interessante, conosciuta con benevolenza da entrambi, in passato aveva manifestato qualche interesse per lo stesso Simone, ma dopo questo tentativo, non era mai stata vista in compagnia di alcun altro ragazzo, cosa che ne aveva fatto sospettare da più persone l’ omosessualità. Simone avrebbe comunque accettato senza problemi una loro relazione, se solo Giovanna glielo avesse detto e non lo avesse tenuto fuori dal gioco. Ora, dopo diversi anni con lui, la solitudine e la mancanza di un affetto e di un amatore fuori dal comune come Simone, si prospettavano come un futuro orribilmente nero.
In breve, il treno che l’ avrebbe riportata a casa dei genitori giunse in stazione, Giovanna, a capo chino per la tristezza e la vergogna, vi salì, cercando un sedile appartato, non tanto per non essere vista, quanto per non vedere.
Durante il viaggio, Giovanna ricordò i viaggi fatti negli ultimi anni accanto al suo amore ormai perduto, Grecia, Spagna ed una serie di vacanze presso le alpi che avevano suscitato in lei il desiderio di sposarlo e renderlo papà, un ricordo bellissimo, struggente, che non riusciva ad allontanare dai suoi pensieri nonostante le procurasse un dolore immenso. Ricordò inoltre come le sue mani, calde e sensuali, sapevano come toccarla, eccitarla o calmarla all’ occorrenza, e sopratutto la mente le ritornò sulle magnifiche cavalcate sul suo uccello, dotato, ma sopratutto guidato da una passione e da un ardore nei suoi riguardi sempre senza limiti.
Giovanna si rese conto di essere arrivata solo dal suono dell’ altoparlante che citava la sua destinazione, scese e si incamminò verso la vecchia casa dei suoi, dove per il momento si sarebbe sistemata.
L’ indomani, dopo una notte quasi insonne per il rimorso, Giovanna tentò di sistemarsi e di farsi forza per andare al lavoro, quindi dopo aver sbocconcellato qualcosa, dato che era rimasta a digiuno sin dal giorno prima, si diresse verso la casa d’ aste dove lavorava come impiegata.
Durante l’ intervallo di metà giornata, ebbe una visita inattesa: la sua amica Paola, involontaria fautrice della fine del suo amore con Simone, era passata a trovarla:
‘Gio, ma cosa ti è successo?’ domandò l’ amica ancora inconsapevole: ‘Paola, il mio ragazzo ha scoperto la nostra marachella e mi ha lasciata’ rispose Giovanna tra le lacrime che le rigavano il viso, ‘Gio, ma perchè non mi hai detto che avevi un fidanzato? Mi sarei comportata in modo diverso se lo avessi saputo,’ aggiunse Paola accarezzando il viso dell’ amica ed asciugandole le lacrime con un fazzolettino, ‘Paola, si tratta di Simone, quel tuo amichetto d’ infanzia a cui anche tu facevi il filo, prima di partire. Ho preferito il silenzio per quello, ma ho sbagliato su tutta la linea’
‘Simone!?’ Esclamò Paola: ‘non sapevo nulla di questo, ma se possibile, mi dispiace ancor di più, accidenti, ti voglio bene, non avrei mai voluto si verificasse una simile conseguenza’ Le due ragazze, ammutolite dalla situazione non ebbero il coraggio di guardarsi per alcuni minuti, finchè Paola, spinta da un forte senso di colpa, volle almeno provare ad aiutare l’ amica:
‘Gio, hai provato a parlargli dopo che ti ha lasciata?’ La risposta fu no, dal momento che Simone si era fatto irreperibile, al che, Paola decise di tentare il tutto per tutto:
‘Gio, la colpa è mia e desidero provare a rimediare, vuoi che ti aiuti?’ La risposta di Giovanna non potè essere che affermativa.
La sera stessa, un messaggio di Paola venne registrato dalla segreteria di Simone:
‘Simone, ciao, piacere di risentirti, sono Paola, la tua amica di qualche tempo fa. Vorrei che le condizioni fossero diverse, ma devo parlarti di quello che è successo tra me e Giovanna. Se solo vorrai ascoltare, vorrei che tu provassi almeno a considerare che la colpa di ciò che è successo è mia. Giovanna, se non fosse stata provocata ripetutamente e sfacciatamente da me, non avrebbe ceduto ad alcunchè, e comunque, siamo a tua completa disposizione per qualunque cosa tu voglia fare; se pensi possa essere utile in qualsiasi modo a risolvere la tua rabbia nei suoi riguardi, sono disposta a farmi frustare insieme a lei, se necessario.’
Simone ascoltò poche ore dopo il messaggio di Paola, inizialmente con distacco, poi, sbollito il nervoso ed assalito da un forte sentimento di rivalsa, si ricordò di un’ amica molto particolare, si trattava di Melissa, una mistress che aveva conosciuto alcuni anni prima durante una trasferta lavorativa, una ragazza splendida, che avrebbe corteggiato, non fosse che la sua tipologia non era quella dello schiavo, ma dati i buoni rapporti che erano comunque intercorsi tra loro, tanto che si erano scambiati i i numeri telefonici per un saluto, decise di chiederle, stimolato dall’ offerta di Paola, qualche dritta al riguardo:
‘Ciao Meli, sono Simone, come va?’
‘Simone, ciaoo! Erano mesi che non ti sentivo! Come stai? Hai deciso di donarti alla tua padroncina preferita?’ rispose Melissa scherzando;
‘Purtroppo sai che siamo distanti da quel punto di vista, ma stasera ho comunque bisogno della tua esperienza per una dritta proprio riguardo a queste cose,’ disse Simone, che successivamente spiegò dettagliatamente all’ amica i motivi della sua richiesta d’ aiuto, infine Melissa, dopo averci pensato per alcuni secondi, diede la sua risposta:
‘Guarda, Simone, innanzitutto se puoi passare a trovarmi durante il fine settimana, posso prestarti alcune attrezzature, se non ti interesserà tenerle, potrai restituirmele con comodo, per quanto riguarda le due simpaticone che ti hanno messo da parte, ho già un’ idea di cui ti parlerò quando sarai qui.
Il sabato successivo, Simone raggiunse l’ amica presso la sua villa, dove, durante la serata, dopo aver cenato insieme, Melissa lo aiutò ad ideare la punizione che Giovanna e Paola avrebbero dovuto affrontare:
Per prima cosa Melissa consigliò a Simone di far passare ancora qualche giorno, dopodichè anche se si trattava di cosa non abituale per lui, avrebbe dovuto invitarle ambedue presso la sua abitazione e farle sottostare ad una serie di sedute via via più impegnative sino a quando, dopo la seduta conclusiva, avrebbe potuto decidere in base al comportamento dimostrato dalle due ragazze, come regolarsi per il futuro.
La sera stessa, Simone rientrò presso la sua abitazione portando con sé ciò che sarebbe servito per la settimana successiva.
Dopo alcuni giorni, il programma di Simone ebbe inizio.
‘Simone, sei tu!’ rispose incredula Giovanna al telefono riconoscendone il numero, ‘Si stronzetta, sono io, se veramente ci tieni a che io dimentichi la porcheria che mi hai fatto, presentati qua domani sera alle otto insieme a quella paraninfa di Paola, vi fermerete per una settimana qua; vi avverto sin d’ ora che vedremo subito a cosa siete disposte per il perdono che chiedete!! E’ inutile aggiungere che se anche ritardate di un solo secondo, questa offerta potete considerarla chiusa!’ Le intenzioni di Simone erano chiare, il tono maledettamente serio. Giovanna, chiesto il parere di Paola, si organizzò e la sera successiva, di buon grado, le due amiche si presentarono presso la casa di Simone, che le accolse freddamente:
‘Avanti, dentro,’ disse in tono serio alle due ospiti forzate, che guidò verso una camera arredata in modo estremamente spartano, la quale avrebbe fatto loro da alloggio per la settimana successiva.
Dopo pochi minuti, lasciato loro il solo tempo di sistemare gli effetti personali, Simone ordinò alle due amiche di svestirsi completamente e porsi a terra a mò di cane, imponendo loro di indossare un collare in tutto simile a quello degli animali. Le due ragazze, benchè spaventate, ubbidirono e si ritrovarono nude a quattro zampe con un guinzaglio al collo, Simone potè quindi gustare un primo brandello della sua vendetta, conducendole per la sua casa, che sebbene non fosse enorme, aveva ampi spazi per poter passeggiare. Le due ragazze, consce di ciò che avevano accettato, gattonarono mantenendo rigorosamente il silenzio, finchè Simone, stanco della passeggiata, le fece entrare in una stanza che provocò in loro un tremito di paura: un cavalletto da tortura faceva mostra di sé da un lato, mentre dalla parte opposta vi erano un lettino da ginecologia ed una apparecchiatura elettronica, nell’ ultimo lato della stanza, vi era tra altre attrezzature, una rastrelliera che conteneva un gatto a nove code ed altri strumenti, che sebbene sconosciuti alle due ragazze, era ormai loro evidente a cosa sarebbero serviti. Simone, attesi alcuni minuti e gustata ancora una volta la scena, si rivolse alle due ragazze:
‘se quello che vedete non vi piace, potete andarvene sin da subito, ma fate bene attenzione a non farvi rivedere da me!’ La minaccia ebbe il potere di far scendere una lacrima dal viso di Giovanna, ma Paola, ancor più decisa dell’ amica a far si che quanto intrapreso andasse per il verso giusto, si offrì per prima.
‘Mio signore,’ esordì riconoscendosi nel ruolo che avrebbe dovuto rivestire: ‘lascia che sia io per prima a subire la punizione mi spetta, Giovanna è spaventata e come ho già detto, non è colpevole quanto me, ti supplico…’ una volta che ebbe finito di parlare, Paola si gettò a terra, in fare adorante.
Simone rimase stupito da un simile gesto, non tanto per l’ umiliazione che la ragazza si era imposta , quanto per il suo gesto di cavalleria nei confronti di Giovanna, che non si sarebbe aspettato. Decise comunque di accontentare Paola, e le ordinò quindi portarsi presso il cavalletto, dove dopo aver legato il guinzaglio di Giovanna in modo che vedesse nitidamente il tutto, la raggiunse. le intimò quindi di distendersi, le bloccò i movimenti con i legacci di cuoio e metallo di cui il cavalletto era dotato, ed infine mediante un’ asta metallica alla quale le aveva fissato le caviglie, le sollevò le gambe, mettendone in mostra il culetto e le labbra della vagina. Simone afferrò poi il gatto a nove code, ed iniziò quindi a colpire ripetutamente le natiche e la vagina di Paola, che dopo alcuni minuti di orgoglioso silenzio, iniziò fatalmente a cedere ed a gemere sotto le sferzate che le venivano inferte, mentre le sue natiche assumevano un colore rossastro sempre più intenso. Quando scorse una lacrima di dolore sul viso di Paola, Simone stimò opportuno fermarsi e dedicarsi alla punizione di Giovanna che già lo guardava tremante. Spinto da sentimenti contrastanti tra il desiderio di vendetta e l’ affetto nei suoi riguardi che ancora lo pervadeva, le ordinò di alzarsi e portarsi presso un angolo dove la incatenò a braccia in alto, esponendole il seno. Le inserì quindi una sferetta in bocca, le cinse il capo con una benda, ed aperta una scatola di mollette metalliche, prese ad utilizzarle pizzicandole i seni, provocando via via gemiti sempre più intensi, sino a quando, raggiunti i due capezzoli, Giovanna fu scossa da un brivido di dolore che Simone, compiaciuto, assaporò avidamente. Dopo pochi minuti di pausa, dovuti più alla volontà di contemplare la scena che non a sentimenti di pietà verso Giovanna, Simone riservò quindi lo stesso trattamento alle grandi labbra ed al suo clitoride, ottenendo nuovi brividi da parte della sua sottoposta che iniziò a mugolare, mentre il suo viso si rigava sempre più copiosamente di lacrime. Ormai soddisfatto, Simone iniziò quindi a liberare le due ragazze, rimise loro il collare e di nuovo conducendole al guinzaglio, le riportò presso la loro stanza.
‘Domani potete lasciare questo posto per il lavoro e per le cose di vostra necessità, ma entro domani sera alle otto vi voglio qui, nude e con i vostri collari già addosso, ci siamo capiti cucciole?’ fu la frase di congedo con la quale le due poverine furono lasciate finalmente libere.
‘Come va, Paola?’ disse Giovanna avvicinandosi all’ amica dolorante, conscia del fatto che la sua punizione era verosimilmente stata la più dura: ‘Male, Gio, il sedere mi fa un bruciore infernale, ma non ti devi preoccupare, se dopo tutto questo Simone ci perdonerà, sarò lieta di aver sopportato queste cose per te’ Così dicendo, le due amiche si abbracciarono, facendosi forza l’ un l’ altra e tentando di sistemarsi per riposarsi un po’. La sera successiva, come da ordini, le ragazze si fecero trovare nude e con il collare indosso, Simone le condusse quindi nella stessa stanza del giorno precedente dove, iniziando stavolta da Giovanna, proseguì la loro punizione. Giovanna fu quindi legata al cavalletto, e per mezzo della stessa asta metallica che era servita su Paola la sera precedente, Simone ne rialzò le gambe, esponendole il culetto. Accesa una candela ed attesi alcuni minuti, ne riversò quindi lentamente la cera fusa sulle grandi labbra e sulle natiche della ragazza, che sussultò più volte mentre il calore, impietoso, le mordeva le carni. Dopo che una buona parte della candela fu consumata su di lei, Simone afferrò quindi un frustino ed a colpi misurati, le asportò la cera solidificata, lasciandole un evidentissimo rossore, che ad ogni colpo diveniva più intenso come i lamenti che la ragazza si lasciava sfuggire.
Al termine, sbollita la rabbia, Simone si sentì stringere il cuore alla vista di ciò che aveva inferto alla stessa ragazza che sino a pochi giorni prima aveva amato, ciononostante, si fece forza di finire ciò che aveva iniziato, dedicandosi quindi alla punizione di Paola, che a capo chino lo attendeva presso la parte opposta della stanza.
Afferrato il suo guinzaglio, la condusse quindi presso il lettino ginecologico dove le bloccò i movimenti mediante una coppia di bracciali e di cavigliere in cuoio, le cinse il capo con una benda di stoffa e quindi, aperto un cassetto, estrasse un flacone di olio da massaggi con cui le cosparse lentamente il seno e le pelvi. Paola, pur sapendo che si trattava del preludio a qualcosa di estremamente sgradevole, gustò profondamente quel trattamento, era la prima volta che succedeva, perchè a causa della sua indole e delle sue diffidenze non si era mai fatta toccare da un uomo. Quel trattamento finì per eccitarla pesantemente, tanto che alla fine Simone potè notarne l’ evidenza, testimoniata dal clitoride divenuto turgido e dalle labbra della patata, dischiuse ed umide.
‘Ma guarda un po’ questa porcellina, a quanto pare non ti eccitano solo le donne’ sogghignò Simone, che proseguì accendendo un apparecchio elettrico ed afferrando alcune larghe cannule ad esso collegate. Quando queste furono in prossimità del suo corpo, Paola realizzò con terrore a cosa era servito il massaggio che Simone le aveva praticato: le cannule, che erano connesse ad un aspiratore, al contatto con la sua pelle le risucchiarono con forza i capezzoli ed il clitoride, che precedentemente lubrificati, non opponevano resistenza alla forza impressa dalla suzione. In breve, l’ effetto di quella tremenda macchina le rese scure e doloranti le aureole del seno e la vagina, tanto che la sua pur forte resistenza venne di nuovo meno.
‘Padrone, la prego non resisto più,’ implorò, ma Simone, pur non desiderando esagerare, mantenne comunque Paola sotto tortura per altri minuti, finchè, accortosi che il suo viso stava trasformandosi in una maschera di lacrime e sudore, decise di spegnere la macchina e liberarla, quindi le mise come solito il collare e la condusse accanto a Giovanna, che ancora sospirava per il dolore causatole dal trattamento ricevuto.
‘Beh, ‘esordì quindi Simone ‘Riconosco che stasera avete dato una pur minima soddisfazione al vostro padrone, domani sera alle otto vi voglio come solito nude e con i collari addosso. Nella vostra stanza troverete una busta con due tubetti di crema, uno è per gli ematomi ed uno per le scottature, utilizzateli’ Una volta ricondotte presso il loro alloggio, fu stavolta Paola a prendere l’ iniziativa e quindi, trovati i tubetti lasciati da Simone, prese ad utilizzane i contenuti prima sul suo seno e sulla sua patata ancora doloranti ed infine, cambiato il tubetto, fece voltare Giovanna e prese a massaggiarne i glutei ancora color porpora. Nel frattempo, notato l’ atteggiamento di Simone, pensò di rincuorare l’ amica:
‘Sai Giò, penso che in fin dei conti Simone sia ancora innamorato cotto di te’ esordì Paola, ottenendo subito l’ attezione dell’ amica,
‘Ho notato che alla fine della sessione, il suo sguardo non era per niente felice per quello che ti aveva fatto,’
‘Ma allora perchè mi fa, anzi ci fa, tutto questo secondo te? Non sarebbe più semplice perdonarci e magari fare per una volta l’ amore tutti insieme? Lo so che piaceva anche a te, sai? E non ne sarei assolutamente gelosa, come invece si è dimostrato lui!’le rispose Giovanna in tono semiserio, tentando di sdrammatizzare il momento.
‘Innanzitutto grazie del tuo affetto, devo confessarti che in effetti è la prima volta che mi piace sentire su di me il tocco di un uomo, le sue mani hanno qualcosa di… speciale, penso comunque che voglia condurci attraverso una specie di percorso di espiazione, questo spiegherebbe perchè ha accettato di coinvolgere anche me e perchè ha deciso di punirci, anziché lasciarti definitivamente’ Ribadì Paola, dopodichè, sfinite da quanto era stato loro inferto, le due ragazze decisero di abbandonarsi al riposo.
La sera successiva, al contrario delle altre sere trascorse, Simone condusse le ragazze al centro della stanza delle punizioni, tolse loro il collare, ed una volta allacciati come solito bracciali e cavigliere, le fece di nuovo mettere a quattro zampe, per poi connettere i rispettivi bracciali dietro alle loro schiene ad un anello che li sollevò, unì allo stesso modo anche le rispettive caviglie ed estratto un tubetto di gel idrosolubile, ne versò loro una presa in mezzo alle natiche, per poi penetrare i rispettivi buchetti con le dita allo scopo di lubrificarne i retti. Le ragazze sussultarono a quel trattamento, ma si resero conto ben presto che si trattava di poca cosa rispetto a quanto stava per accadere. Dopo pochi secondi, il culetto di Paola fu penetrato da una sorta di gancio metallico la cui estremità fu agganciata allo stesso anello al quale erano assicurati i loro polsi, identica sorte fu riservata a Giovanna, che gemette rumorosamente durante la penetrazione di quello sgradevole intruso.
‘Stasera le principali responsabili delle vostre sofferenze sarete voi due, cucciole,’ fu la frase di esordio di Simone, che recuperate e messe loro due bende, si accinse ad aprire un pacco da cui uscirono una striscia di aghi per iniezioni ed un blister di salviette disinfettanti, indossò quindi un paio di guanti sterili, prese alcune salviette, e le passò sui seni e sulle natiche delle due amiche, che ancora non avevano compreso ciò che le attendeva. Simone afferrò quindi il primo ago e con decisione lo affondò nel sedere di Paola, causandone un poderoso tremito; quando questo avvenne, a Giovanna fu chiaro il motivo di quella legatura così sofisticata, il minimo movimento dell’ amica, avrebbe fatto tendere i ganci infissi nei loro culetti, con quello che ne conseguiva; non potè fare però alcuna considerazione aggiuntiva perchè un secondo ago, con la stessa veemenza del primo, le fu conficcato a sua volta nelle natiche, facendo rapidamente sì che anche Paola si accorgesse delle regole di quel doloroso gioco.
Simone prese dunque nuovamente la parola:
‘Penso vi sia ormai chiaro come funziona, vero? Gli aghi che sentite, sterili, statene tranquille, vi infilzeranno ripetutamente il sederino ed il seno, ma dovrete essere veramente in gamba per non far tirare il gancio nel didietro alla rispettiva compagna!’
Quando alcune decine di aghi furono piantati nelle carni delle due amiche, visto il loro tremare e l’ affaticamento di quella prova così dura, Simone decise di accontentarsi, tolse quindi gli spilloni, disinfettò di nuovo le due ragazze mediante le salviette che aveva con sé ed infine le sciolse dai legami e dai ganci che tanto avevano tormentato i loro buchetti per tutta la sessione punitiva e rimettendo loro i rispettivi collari, le ricondusse quindi nella loro camera. La sera successiva alle otto le due ragazze furono di nuovo pronte ad affrontare la stanza delle torture, nude e con i collari indosso, ma stavolta una sorpresa avrebbe cambiato completamente la loro serata.
In breve, Simone arrivò ma anziché condurle al guinzaglio, si limitò a far loro indossare una benda di stoffa in modo che non vedessero, quindi tolse loro i collari e le condusse in un altra stanza dove fece sedere su di un divano Paola intimandole di attendere e prese con sé Giovanna in una anticamera attigua che chiuse dietro di sé.
Giovanna tremava, aspettandosi una nuova punizione, ma Simone, lentamente, afferratola delicatamente per il collo, si avvicinò alle sue labbra.
Il bacio che ne seguì era testimone del perdono che Simone aveva finalmente concesso alla ragazza, che si sciolse in un silenzioso pianto di gioia.
‘Non dare mai più un dolore del genere al tuo uomo, o ti punirò ancora ed ancora, nonostante tutto il male che dovrei di nuovo fare anche a me stesso’ le intimò sottovoce Simone, dopo essersi a fatica staccato da quel bacio, che proseguì a più riprese fino a che, sfilatale la benda, Simone invitò Giovanna ad accomodarsi nella stanza da letto attigua, dove avrebbe trovato una scatola con su scritto il suo nome, il contenuto era un regalo per lei, che Giovanna indossò con entusiasmo, un magnifico completo intimo in raso e pizzo neri con autoreggenti coordinate. Una volta indossato il dono che Simone le aveva fatto, Giovanna fu invitata a sedersi ed attendere poiché era venuto il turno di Paola: Simone la prese con sé nell’ anticamera dove aveva baciato Giovanna, ma anziché ripetersi, si limitò a darle una carezza ed a toglierle la benda; successivamente Simone le si rivolse in tono fermo: ‘Paola, le torture sono finite, il coraggio e la perseveranza che tu e Giovanna avete dimostrato mi hanno ampiamente ripagato e convinto delle vostre buone intenzioni, di là c’ è un regalo per te, puoi scegliere se prenderlo e andare per la tua strada, oppure fermarti e passare con me e Giovanna il resto della settimana come stabilito o anche di più, non credo che te ne pentiresti, da quello che ieri sera ho potuto notare!’
Paola arrossì, ma Simone, aprendo la porta che separava l’ anticamera dalla stanza da letto, le consentì di vedere Giovanna, che vestita del dono che le era stato fatto, le sorrideva invitante. Paola rimase a bocca aperta per alcuni secondi, finchè Simone, posatale una mano sulla spalla, le suggerì sottovoce di raggiungerla; Paola non ci pensò due volte e corse dall’ amica che la attendeva a braccia aperte; si strinsero, la voglia di un bacio era grande, ma memore delle esperienze appena trascorse, Paola si voltò verso Simone con fare interrogativo, il quale, dopo una finta attesa a sguardo serissimo si sciolse in un sorriso ed in una semplice parola: ‘Daglielo’. Le due ragazze si baciarono felici e sensuali come non mai, sino a quando Simone le raggiunse e porse a Paola la scatola con il dono che le spettava.
Il contenuto, un body intero rosa di seta con calze a rete, la lasciò felicissima, ed una volta indossato ne valorizzò ulteriormente la carica sexy che peraltro già copiosamente possedeva. Passarono quindi alcuni minuti senza parole, le due ragazze si ammiravano tra loro in quelle vesti nuove e stupende, mentre Simone, compiaciuto di ciò che aveva fatto, si godeva lo spettacolo di quelle curve magnifiche valorizzate dal suo buon gusto.
Una rapida occhiata di intesa tra le due ragazze, determinò l’ entrata di Simone nei giochi di quella sera inaspettata: Giovanna gli si avvicinò e con fare lento e sensuale prese a sbottonargli la camicia, subito seguita da Paola che si dedicò ai jeans. Simone le lasciò fare e si ritrovò nudo dinnanzi a loro con il cazzo già pulsante di desiderio, che Giovanna subito accolse nella sua bocca, dando inizio ad una vibrante fellatio. Dopo alcuni minuti, Giovanna si staccò dall’ uccello del suo uomo invitando l’ amica a farsi avanti e sostituirsi a lei. Paola osservò preoccupata quel membro poderoso, ma una carezza di Simone e lo sguardo dolcissimo dell’ amica ne placarono l’ ansia, Simone quindi, sottovoce, le parlò: ‘Coraggio Paola, prova, ho capito che non sei avvezza a queste cose, ma se gli uomini o quantomeno io non ti sono poi così indifferente, sono certo che alla fine ne sarai felice, non temere di essere giudicata, perchè nessuno lo farà’, un bacio di Giovanna sulla schiena, unito alle parole di Simone, la convinsero ad accettare l’ invito, ed afferrato il membro di Simone, dischiuse la bocca ponendolo tra le sue labbra carnose e morbide. Paola provò in breve una sensazione di golosa euforia, e senza neppure accorgersene, iniziò a muoversi e ad assaporare intensamente quel cazzo desideroso, che la ricambiava riconoscente, pulsandole sulla lingua, tanto che Simone non potè fare a meno di rivolgerle parole di elogio: ‘Stupendo, sei stata bravissima, ma ora è tempo di provare altro’ e così dicendo la fece distendere sul letto, le sollevò delicatamente le gambe, e le aprì i bottoni del body, scoprendole la patata ed il sedere che manteneva completamente depilati, quindi passò a divaricarle dolcemente le labbra della vagina ormai fradicia del desiderio che impetuoso la pervadeva, ed infine, sorreggendole i fianchi, la penetrò lentamente. I sospiri che le sfuggivano, testimoniavano il suo desiderio sino a quel momento mai realizzato di fare l’ amore con Simone, tra tanti uomini l’unico che fosse stato capace di farle girare la testa. Simone la scopava muovendosi in modo caldo e lento, mentre Giovanna, nel frattempo, si dedicava al seno prosperoso dell’ amica, che chiusi gli occhi, si era lasciata piacevolmente andare gustandosi quelle nuove sensazioni. In breve, quella situazione così intensa, la portò ad un esplosivo orgasmo che la scosse profondamente, lasciandola sfinita. Quando Paola si destò dal torpore che quel poderoso amplesso le aveva causato, Simone, essendo giunto il turno di Giovanna ed ormai conscio dell’ affetto che pervadeva reciprocamente le due ragazze, decise quindi di chiederle un aiuto:
‘Paoletta, ti andrebbe di aiutarmi? Sai, a Giovanna sarebbe sempre piaciuto provare la doppia penetrazione, ma a tutt’ oggi questo suo desiderio è rimasto insoddisfatto, ora potresti aiutarmi tu a farla felice’ Lo sguardo delle due ragazze si illuminò profondamente, segno di una accettazione unanime della proposta, Paola aprì quindi un cassetto indicatole da Simone, dal quale estrasse uno strapon che, con fare sicuro, indossò. Nel frattempo, Giovanna si era tolta il completo regalatole e si era letteralmente impalata a smorzacandela sul membro dell’ ormai ritrovato fidanzato, felice di scoparla con tutto l’ ardore che nei giorni precedenti era stato costretto a reprimere. Quando i due innamorati fecero una pausa, Paola accarezzò la schiena di Giovanna, chiedendole di distendersi sul corpo di Simone: Giovanna obbedì ed avvertì l’ amica cercarle l’ ano con un dito lubrificato, trattamento che con l’ uccello di Simone ancora conficcato nelle pelvi, non fece altro che aumentarne ancora il desiderio.
Quando Paola ritenne l’ amica ormai pronta, prese posto tra le gambe dei due fidanzati e lentamente iniziò a premere lo strapon contro il buchino di Giovanna, che desiderosa si divaricava le natiche con le mani, mentre il fidanzato, per facilitare le cose, si era parzialmente ritratto con il suo membro. Lentamente, il culetto di Giovanna si aprì allo strapon indossato da Paola, che trovando progressivamente spazio, iniziò a muoversi, imitato dal cazzo di Simone. Giovanna, sempre più eccitata dal trattamento elargito, iniziò a muoversi a sua volta, sino a quando uno sconvolgente orgasmo la ricompensò della fatica e del dolore che aveva sopportato pur di tornare al fianco di Simone, il quale, sino al termine delle contrazioni pelviche della fidanzata, non smise di scoparla con tutto sé stesso. Quando anche Giovanna si riprese, Simone invitò le ragazze ad unire i loro sforzi e consentire anche a lui di venire. Paola non se lo fece ripetere due volte e riprese con entusiasmo il lavoro che aveva interrotto prima che il membro di Simone prendesse possesso della sua patata, subito seguita da Giovanna. Simone potè quindi apprezzare una spettacolare fellatio a due bocche, le lingue delle due ragazze si muovevano alternativamente ora sul suo glande, ormai sul punto di esplodere, ora lungo tutto il suo uccello: un trattamento fantastico, che in breve, portò Simone a venire inondando i volti ed i seni delle due ragazze con copiosi fiotti del suo succo d’ amore; le due ragazze, in preda al desiderio ed alla lussuria di quella formidabile serata se li contesero felici, rubandoseli vicendevolmente. Quando anche Simone si riebbe, Paola volle parlargli: ‘Posso considerarmi dunque anch’ io perdonata?’ chiese al suo compagno di giochi;
‘Potresti’ rispose Simone sorridente, ‘ma per essere perdonati, non si chiede scusa, al solito?’
Paola, scese allora dal letto, si inginocchiò dinnanzi a Simone e mantenendo voce e sguardo bassi, pronunciò le sue scuse:
‘Padroncino, mi scuso con te e con Giovanna per la mia dabbenaggine e prometto di non dividervi più, sono stata felice di fare l’ amore con te, le mie paure ed i miei trascorsi non mi avevano permesso di comprendere quanto tu fossi speciale e quanto Giovanna sia fortunata ad essere tua. Vorrei, se tu solo volessi concedermelo, divenirne la sorellina in amore ed appartenerti a mia volta, poichè sento di volere molto bene ad entrambi. Perdonami’.
A quella frase, Simone la guardò, le tese una mano, ed accompagnato da un tenero sorriso di Giovanna, le diede una semplice, affettuosa e dolcissima risposta:
‘Sarò felice di accontentarti, ora torna sul lettone che per terra fa freddo, cucciola, sei perdonata’.

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