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Racconti di Dominazione

il rumore della pelle

By 10 Agosto 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano quattro.
Lei bendata, in mio potere.
La sua mente mia.
Il suo corpo di loro.

Era pronta ad andare oltre ogni limite per il suo signore, a farsi fare qualsiasi cosa per me. Voleva sentirsi usata, nelle mani di chi sapeva cosa fare di lei.
Era dolcissima, agitata, emozionata, eccitata. Cercava la mano del padrone, come una gatta impaurita. E la mano le dava coraggio e forza. Il vino la aiutava a lasciarsi andare
Ecco l’ora. La stanza era vuota: solo un letto, un armadio, un tavolo con molte candele sopra e lei distesa, in fervida attesa.
Aveva un vestito lungo elsatico, attillato e gli occhi bendati da un foulard di seta nera, senza intimo, scarpe alte grigie. Era in quel momento Margot, la troia che ho sempre voluto, sempre desiderato. Umile, ubbidiente, sottomessa, senza limiti.

Il tempo passava e l’eccitazione era diventata insopportabile. Lei si agitava, stringeva le gambe, ma non osava toccarsi e non osava chiederlo. Le ho dato il permesso di succhiare il mio cazzo per addolcire l’attesa e perchè i miei amici la trovassero fradicia

Non è venuto nessuno. Le candele cominciavano a consumarsi e la mia pazienza con loro. Lei sconvolta dalla voglia, completamente mia, totalmente Margot, ancora una volta.
Ho deciso che sarei stato io il suo intero gruppo. Sarebbe andata “oltre”, anche solo con me.
“Girati” le dissi con voce forte e autoritaria. Le lo fece senza obiettare. Le misi un cuscino sotto il ventre in modo che il suo accogliente e appetitoso culo fosse in mostra per me. Era ferma, inerme, solo mia. Avrebbe accettato tutto in quel momento, dal suo signore.

“Non riesco a capire come sia possibile che alcune persone provino piacere facendosi frustare”, mi disse a cena. E io non le risposi, sogghignando e sapendo che un giorno mi avrebbe supplicato di farlo più forte.

Era giunto il momento di mettere alla prova la sua sttomissione. Mi sfilai la cintura di pelle opaca, lunga e profumata. La usai per sfiorarle le natiche. Lei sussultò dapprima, ma poi seguì col corpo i movimenti della cintura per sentirle meglio sfiorare la pelle.
Poi l’aria tagliata. La cintura le sferzò sul culo e il rumore echeggiò nella stanza. Lei rimase immobile, stupita, e dopo qualche secondo porse il culo per riprovare quella sensazione nuova. Ancora un colpo, e il suo stupore divenne enorme dietro quella benda. Ancora uno, ancora uno, ancora un altro. E mentre il suo culo si arrossava gemeva e fremeva, tremava e si agitava dall’eccitazione. Mi fermai un attimo e lei mi disse “ti supplico: ancora”. Allora strinsi la cintura nella mano e si sentì nella stanza il rumore della pelle della cintura contratta: lei capì presto che quello era il rumore che precedeva le sferzate su di lei. Mi accanìi con la dolcezza e l’autorità del padrone finchè il culo non fu uniformemente arrossato e i suoi umori non cominciarono a colare sul lenzuolo.

Allora mi fermai e le ordinai di non gemere, di non muoversi sotto le successive sferzate. Altrimenti la avrei punita molto severamente. Rimase immobile come una cagna ubbidiente a prendersi tutta la razione di colpi che avevo per lei. Muta,e immobile come avevo chiesto, nonostante i colpi fossero sempre più intensi.

Fu così brava che la girai per darle il premio. Mi fermai un attimo a guardarla in viso. Il suo stupore per il piacere provato, misto alla sua eccitazione, è stato lo spettacolo più bello che un padrone possa osservare.
“No, il seno no”, mi disse mentre le sfiorai i capezzoli con la cinghia della cintura….Eppure si eccitava mentre la colpivo sempre più forte e il suo seno si irrigidiva…..
“Eccoti il tuo premio cagna”, le dissi mentre mi accomodavo sopra il suo viso a gambe aperte. Le indicai dettagliatamente come doveva leccarmi i coglioni, il ritmo, la profondità e l’intensità. Sbagliò, ad un certo punto, e la afferrai per i capelli e le spinsi il viso con forza tra le mie natiche. Capì che aveva sbagliato. Le dissi di scendere verso l’oscurità che tanto mi fa godere. E da brava cagna ubbidì, succhiò, leccò e assaporò il mio oscuro segreto che tanto amo. Lo fece con delicatezza: sentivo il calore del suo respiro sul buchetto, la sentivo ansimare per la mancanza d’aria e intanto le frustavo il sesso. Mi ha bagnato la cintura e si sentiva un rumore ancora più acuto mentre la fustigavo.
Le feci leccare la cintura, lo strumento del suo piacere….

Le feci spalancare la bocca prima di spruzzarle in gola il succo della sua ubbidienza. Lei lo accolse, avida, ingorda, assetata.

Fu allora che le detti il permesso di venire. E gridò come una pazza, liberandosi di quell’eccitazione insopportabile che per due ore l’aveva tormentata.

“Sarò Margot solo con te”. Con nessun atro mai farò questo. Sono e sarò solo la tua serva.

Soddisfatto l’accarezzai e le dissi “torna a casa e stai attenta a non fare brutti incontri. Ti voglio bene”.

Un bacio sulla guancia, e la mia piccola e dolce compagna sparì nelle scale col culo un po’ arrossato, dispiaciuta per l’appuntamento mancato, ma felice per la cintura del suo signore.

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