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Racconti di Dominazione

I’m a slave for you..

By 5 Aprile 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Pioveva a dirotto e faceva piuttosto freddo .Ero seduta su una panchina,lungo il binario della stazione. I miei capelli erano zuppi e gocce di pioggia scivolavano sul mio viso e sul mio corpo bagnando anche i miei vestiti. Non potevo muovermi,non volevo muovermi.
Avevo ricevuto ordini precisi:Quando arrivi con il treno siediti su una panchina non protetta dalla pensilina e aspetta.
Sapevo che quello era solo l’inizio di un weekend fatto di violenze mentali e fisiche,di ordini duri e perentori di sottomissioni al limite del possibile’del mio possibile.
Era il weekend in cui sarei tornata ad essere la Sua schiava.
Dopo un anno di sottomissione avevo avuto delle crisi,avevo pianto spesso anche in presenza del mio Padrone perché non riuscivo più a tollerare le punizioni fisiche,le costrizioni sessuali,non riuscivo più a sottomettermi. Allora avevo parlato chiaro,gli avevo detto che avevo bisogno di tempo e che in quel modo non sarei potuta andare avanti. Ricordo ancora il suo sguardo,fisso su di me,penetrante come mai era stato,severo e autoritario Dopo avermi lasciata sfogare mi aveva chiesto di quanto tempo avevo bisogno. In realtà non lo sapevo nemmeno io.
‘Non lo so,non posso sapere adesso quanto ci metterò a capire quello che voglio’
‘Tu lo sai schiava che io non sono tenuto a darti tempo per scegliere? Lo sai che potrei benissimo dirti che se non te la senti allora finisce tutto qui,oggi,adesso?’
Abbassai gli occhi intimidita
‘Lo so Padrone e se vorrai darmi tempo te ne sarò infinitamente grata. Se fossi certa di voler smettere te lo avrei detto subito,io so che voglio essere ancora la tua schiava ma in questo momento ho bisogno di una pausa. Ho bisogno di riappropriarmi della mia vita,di smettere con le migliaia di bugie che racconto ogni giorno per nascondere i miei doveri di schiava. Sono stanca e piango spesso pensando a come era la mia vita prima di tutto questo.’
Ci fu un lunghissimo silenzio durante il quale io stavo a viso basso ma sentivo su di me il suo sguardo.
‘Non ti aspetterò in eterno. Hai un mese a partire da oggi. Fra trenta giorni esatti mi telefonerai e mi dirai quello che hai deciso. Mi chiamerai alle venti esatte. Non un minuto di ritardo o per me sarai come morta. Sappi che se tornerai dovrai superare molte prove,sarò duro come mai lo sono stato e ti farò provare cose che finora ti ho risparmiato. Non avrai possibilità di andartene,non avrai parole chiave per farmi smettere. Dovrai subire tutto. Punto e basta. Solo quando mi riterrò soddisfatto potrai tornare ad essere la mia schiava.’
Allora trovai la forza di alzare i miei occhi su di lui,piangevo perché mi sentivo liberata da un peso enorme. Lo abbracciai ringraziandolo ma lui non si mosse,accostò solo un po’ di più il suo viso al mio. Forse non avevo ascoltato fino in fondo quello che mi aveva detto,mi bastava sapere di essere libera. Poi mi accompagnò in stazione ma non al binario come faceva di solito. Mi guardò e ripeté la data e l’orario del nostro appuntamento.
Durante quel mese tornai ad essere la giovane ragazza spensierata che ero un tempo,uscivo con gli amici molto più serena,non avevo orari stabiliti e potevo fare quello che volevo.
Questo accadeva finché non tornavo a casa,la sera’allora sentivo che in qualche modo la mia giornata non era stata completa,sentivo che mancava qualcosa a renderla perfetta. Cercavo di remare contro alla certezza che fosse proprio il mio Padrone a mancarmi,i suoi ordini,le sue chiamata stabilite e il piacere che mi procuravo al telefono con lui. Mi ripetevo che non era una cosa sana sentire la mancanza di tutto questo,che avrei potuto trovare le stesse cose in un uomo che non volesse dominarmi ma che vivesse alla pari una storia,fosse stata anche solo di sesso.
Così decisi di frequentare un ragazzo,dolce simpatico,attraente e,scoprii in seguito,anche ben dotato. Feci l’amore con lui in tutti i modi che conoscevo,in tutti i posti che ci capitavano, gli donai anche la parte del mio corpo più nascosta proprio come avevo fatto con il mio Padrone. Provai tanto piacere,ebbi un mucchio di orgasmi tutti estremamente appaganti e ogni volta mi convincevo che la mia strada era quella adesso.
Ogni volta che mi ritrovavo sola però sentivo il desiderio di chiamare il mio Padrone,avevo sempre più voglia di vederlo,di lasciare che lui mi facesse scoprire le zone più nascoste e perverse del mio desiderio. Stavo bene con quel ragazzo,mi sentivo felice e appagata’sessualmente appagata ma mentalmente insoddisfatta.
Quei trenta giorni passarono in fretta e arrivarono le venti del giorno stabilito. Ero pronta con il suo numero scritto sul display del mio cellulare pronta a dare il via a quella conversazione. Tuttavia ancora non ero certa di quello che gli avrei detto,ancora non sapevo se volevo essere libera e insoddisfatta o schiava e appagata.
Chiusi gli occhi,sospirai a fondo e premetti ok,il telefono squillò a lungo,sapevo che anche quella era una prova alla quale mi stava sottoponendo. Non rispose e cadde la linea. Presa dal panico lo richiamai immediatamente ma anche questa volta non rispose. Guardai il cellulare inebetita,forse aveva deciso già lui per me,forse non mi voleva più,riteneva che non fossi più degna di essere sua schiava. Sentivo un nodo attorcigliarmi la gola,gli occhi iniziavano a bruciare mentre fiotti di lacrime sgorgavano e mi bagnavano il viso. Ora sapevo quello che volevo e era terribilmente doloroso averlo perso per sempre.
Mentre continuavo a fissare il cellulare arrivò un sms e quando lessi il mittente i miei occhi si illuminarono. Era il mio Padrone.
‘Venerdì prendi il solito treno,siediti su una panchina non protetta dalla pensilina e aspetta’.
Lui sapeva che sarei tornata e aveva dato il via alle prove.
Ero immersa nei miei pensieri,ed ero sola in quella piccola stazione. Il sole era tramontato da un po’ senza che io ci facessi caso. Non sentii nemmeno che qualcuno si stava avvicinando a me finché non capii quello che mi era stato detto. Alzai di scatto lo sguardo e dissi,quasi urlando perché ormai la pioggia era diventata temporale: ‘Si sono io’.
Quell’uomo,corpulento con grosse mani,mi disse che dovevo seguirlo e senza fare domande obbedii. Presi la mia valigia e mi lasciai guidare. Non mi sorpresi molto quando vidi che mi apriva lo sportello di un enorme tir senza rimorchio. Entrai e mi sedetti silenziosa. Attendevo istruzioni.
Salì anche lui e dopo aver messo in moto e aver fatto qualche centinaio di metri mi diede un paio di asciugamani.
‘Asciugati e cambiati i vestiti’
Senza fiatare mi spogliai in quell’enorme cabina,fino a restare solo con slip e reggiseno,lui mi guardava e sorrideva compiaciuto.
‘Hai due tette fantastiche,dai levati anche quel coso e fammele vedere!Anzi visto che ci sei levati tutto e asciugati per bene’
Sganciai il reggiseno e subito l’uomo all’ungo una mano verso il seno e me lo tastò con rudezza,strinse i capezzoli facendomi quasi male con quelle sue dita callose ed enormi. Poi senza aspettare che mi sfilassi le mutandine infilò una mano dentro e mi accarezzò il pube completamente liscio.
‘Wow,tutta bella rasata’così i peli non si bagnano mentre godi come una cagna”
Ero ferma,seduta in quella comodissima poltrona e non sapevo assolutamente che fare. Mi stava conducendo dal mio Padrone? C’erano telecamere dalle quali il mio Padrone avrebbe controllato se facevo la brava? Non osavo chiedere.
Lo vidi armeggiare con la sua chiusura lampo e nel giro di due secondi tirò fuori il suo membro,enorme. Fuori era buio ma i lampioni che incontravamo ogni tanto mi avevano permesso di vedere quello che faceva.
‘Dai,prendilo in bocca e fammi godere’
Esitai. Mi mollò un manrovescio inaspettato e dolorosissimo che mi girò il viso. Gridai di dolore e mi massaggiai la guancia guardandolo impaurita.
Lui non era il mio Padrone,lui non aveva il diritto di picchiarmi.
Forse lesse nel mio sguardo perché senza dire una parola prese il cellulare e fece una chiamata.
‘Questa troia non vuole farmi un pompino’. Laconico.
Dopo qualche istante mi passò il telefono e prima che potessi dire pronto sentii la voce del mio Padrone,dopo un mese finalmente.
‘Devi fare tutto quello che ti dice,senza fiatare .Dovrà essere completamente soddisfatto di te e di quello che farai.’
Senza nemmeno darmi il tempo di rispondere o di dirgli che ero contenta di sentirlo dopo tutto quel tempo,lui riagganciò lasciandomi sola con quell’energumeno.
Gli restituii il cellulare e mi chinai sul suo membro per eseguire il suo ordine. Era davvero grosso,facevo fatica a metterlo tutto in bocca,fortunatamente non era lungo e così pensai che non mi avrebbe fatto male quando mi avrebbe posseduta.
Iniziai a leccarlo e quell’odore acidulo di urina mi dava il voltastomaco ma sapevo che dovevo farlo e continuai. Lo leccavo tutto,partendo dalle palle pelosissime fino ad arrivare alla sua cappella gonfia. Con un dito giocherellavo con il buchino dal quale sapevo che sarebbe uscito il seme che mia avrebbe inondato la bocca,lo sentivo gemere ogni volta che la mia lingua saliva.Poi di colpo lo presi tutto in bocca e iniziai a succhiarlo,ad andare su e giù mentre la mia manina sapiente gli stringeva delicatamente le palle . Staccò una mano dal volante,mi prese per i capelli e iniziò a darmi il ritmo che voleva. Credevo che sarebbe venuto subito ma mi sbagliavo,passavano lunghi interminabili minuti e intanto la mia mascella cominciava a fare un male cane. Lui non mi permetteva di prendere fiato e io cercavo di non sentire il dolore. All’improvviso sterzò e si infilò in una minuscola area di sosta e mentre spegneva il motore sentii un fiotto caldo in bocca e sentii i suoi rantoli di piacere. Continuai finché con violenza mi tirò via per i capelli e accese la lucetta per guardarmi. Sentivo lo sperma che mi colava dagli angoli della bocca,ero paonazza per lo sforzo e il dolore,ero sudata e scompigliata,stanca e umiliata ma sapevo quale era il mio compito e gli sorrisi.
‘Ti &egrave piaciuto tesoro?’Gli chiesi con la bocca impastata.
Non mi rispose ma con la faccia da vero porco allupato mi attiro verso la sua bocca e mi baciò avidamente. La mia saliva,la sua e il suo sperma si miscelarono nelle nostre bocche,ricacciai un conato e lo baciai con ardore. Quando ci staccammo vidi che si leccava le labbra e che stava deglutendo quel misto di liquidi,deglutii anche io ma stavolta non ce la feci e girandomi di scatto aprii la portiera e vomitai tutto quello che potevo.
Lo sentii ridere fragorosamente dietro di me e prendermi in giro.
Quando ebbi finito mi girai e mi scusai,temevo di aver fatto una cosa sbagliata nonostante avessi provato con tutte le mie forze a non farla.
Mi passò una bottiglia d’acqua e mi ordinò di lavarmi i denti. Tirai fuori dalla mia valigia spazzolino e dentifricio e obbedii. Mi fece anche rivestire e stette in silenzio finché arrivammo in un’altra area di sosta,stavolta più grande con tanto di bar notturno e stazione di rifornimento.
Parcheggiammo in mezzo ad altri due tir,spense il motore,prese delle salviettine imbevute e mi disse di pulirgli il membro. Quando ebbi finito mi disse di scendere e di salire sul camion accanto che qualcuno mi aspettava.
Presi la mia roba e salii sull’altro tir dove fui accolta da un tipo piuttosto anziano,piuttosto peloso e piuttosto voglioso.
Aveva già un’erezione e quando mi vide salire gli si illuminarono gli occhi e mi fece un gran sorriso.
‘Finalmente sei arrivata piccola. Il mio ragazzone qua ti aspettava. Vieni piccola fammi toccare le tue tette.’
Gli sorrisi e una volta chiuso lo sportello dietro di me mi misi a cavalcioni su di lui e tolsi la maglietta e il reggiseno scoprendo i miei seni. Sembrava che non ne vedesse uno da anni e ci si tuffò sopra iniziando a palparli,a toccare i capezzoli quasi con reverenza,li assaggiò delicatamente e iniziò a succhiarli avidamente,con gli occhi chiusi e mugolando come un gatto in calore. Lo assecondai ansimando un po’ ma nel frattempo pensavo a quanto fosse tutto nuovo per me. Da quando stavo con il mio Padrone era la prima volta che mi faceva fare sesso con altri uomini,sapeva che non era una pratica che amavo e me l’aveva evitata. Diceva che preferiva tenermi tutta per se e non dividere il mio corpo con nessun altro ma io sapevo che era una scelta che aveva fatto per me. Sapevo che gli piaceva guardare le sue schiave mentre venivano possedute da altri,mentre subivano giochi sadici con alte persone come spettatori,ma io gli avevo manifestato fin dall’inizio il mio timore di queste cose e lui mi aveva accontentata,dicendomi subito che però prima o poi ci saremmo arrivati a quel punto. Questo suo atteggiamento mi aveva sempre fatta sentire estremamente protetta e ritrovarmi adesso in quella situazione senza nemmeno il conforto della sua presenza a vegliare su di me mi spaventava ancora di più.
Mentre succhiava i capezzoli quell’uomo mi aveva infilati una mano negli slip e aveva iniziato a strofinare il clitoride con il pollice. Con il tempo avevo capito che per soddisfare il mio Padrone dovevo imparare a lasciarmi andare a godere anche quando quello che subivo non mi piaceva.
Così iniziai a muovere il bacino ansimando,premendogli la testa contro il mio seno e incitandolo a continuare..
‘Si bravo’il mio bambino che mi succhia i capezzoli,vuoi bere dalla tua mamma’si continua dai toccami e fammi godere”
Il mio compito era quello,far godere quell’uomo e conquistare un altro pezzo della strada che mi avrebbe riposata dal mio Padrone.
Iniziai a bagnarmi e sentivo il suo pollice che scorreva sempre più veloce sul mio clitoride dandomi maggior piacere. Io avevo iniziato ad accarezzargli il sesso che era duro da morire passando la mia mano su tutta l’asta. E accrescendo notevolmente il suo piacere perché subito tolse la mia mano,smise di succhiare e mi disse di mettermi carponi sul sedile accanto. Prontamente ubbidii e in pochi secondi mi fu dentro,ero molto bagnata e scivolava dentro di me facilmente. Iniziò a pomparmi sempre più velocemente e in pochissimi minuti venne inondandomi. Si accasciò sul sedile e io mi misi accanto a lui e lo accarezzai. Sorrise e mi ringraziò per quel gesto
‘E’ tanto tempo che una bella ragazza non mi fa due coccole dopo che me la sono scopata’in genere prendono i soldi e se ne vanno’grazie piccola. Adesso torna nell’altro camion.’
Lì avevo già finito ed era durato poco,meglio così. Lo salutai e tornai dal primo uomo. Stava mangiando e mi accorsi che io ero a digiuno dal giorno prima. Guardai i suoi panini succulenti e gliene chiesi uno,mi guardò e me ne lanciò uno come si fa con un cane affamato. Lo divorai e attesi che mi parlasse. Lui invece scese,andò al bar a prendersi un caff&egrave,fece una telefonata e quando tornò disse solo
‘Ti accompagno in stazione,hai il treno domani alle sette’
Guardai l’ora,erano solo le undici e io avrei dovuto passare la notte sola in stazione.
‘Non puoi accompagnarmi ad un hotel vicino la stazione?’
‘Ho ricevuto istruzioni diverse’
‘Io non voglio passare la notte sola in quel posto,per favore chiamalo e vedi se posso andare in albergo’
Non si scompose e chiamò. Riattaccò e mise in moto. Io aspettavo una risposta e lui se ne accorse così mi disse
‘C’&egrave un motel vicino la stazione,&egrave un posto dove vanno le mignotte. Ho ordine di portarti lì’
Beh non era certo la sistemazione migliore ma piuttosto che la stazione,andava benissimo.
Entrata nella mia stanza,non mi spogliai nemmeno né mi misi sotto le coperte. Mi stesi sul letto e mi addormentai in fretta. Alle quattro sentii lo squillo del cellulare. Era arrivato un sms che diceva
‘So che ti sei comportata bene. Brava. Venerdì prossimo stesse condizioni’
Iniziò così la serie di prove alla quale fui sottoposta dal mio Padrone. Ogni fine settimana per due mesi fui caricata da uno sconosciuto e dovetti soddisfare tutte le esigenze sessuali dei miei accompagnatori. Incontrai una coppia esperta di rapporti a tre,un uomo distinto con la passione per il pissing,una coppia di lesbiche,un gruppetto di tre amici appena diciottenni con una potenza sessuale che mi lasciò esausta per tutta la settimana successiva,un uomo enormemente grasso e voglioso,uno con la passione per le sculacciate,uno che mi fece provare un mucchio di travestimenti. In due mesi provai una certa quantità di esperienze in attesa di rivedere finalmente il mio Padrone. Nemmeno la sua voce avevo più potuto sentire,qualunque comunicazione avveniva solo tramite sms e questo rendeva per me tutto molto più penoso. Sapevo che ogni volta,ogni cosa che sopportavo era una piccola conquista che mi riavvicinava a lui e solo questo pensiero mi fece andare avanti, Se tre mesi prima avevo voluto smettere perché non mi sentivo libera e perché dovevo raccontare troppe bugie,adesso le cose erano precipitate. Tornavo da questi fantomatici viaggi con il viso distrutto e gli occhi gonfi perché ogni volta nel viaggio di ritorno mi chiudevo nel bagno del treno a piangere per ore.
Era venerdì mattina e per quella settimana non avevo ancora ricevuto alcuna istruzione. Pensai che forse era finita,che non avevo altre prove e che il mio Padrone mi stava lasciando una settimana di riposo. Mi sbagliavo,eccome se mi sbagliavo!
A metà pomeriggio arrivò un suo messaggio
‘Sabato mattina al solito posto. Durante il viaggio in treno scopati un uomo e quando arrivi in stazione vai in bagno e masturbati. Poi attendi alla solita panchina’
Mi sembrava di aver ricevuto un colpo in piena testa,scagliai il cellulare contro il letto e piangendo urlai tutte le parolacce che conoscevo. Non volevo farlo,ero stanca,speravo di aver finito’
Mi sfogai per bene,poi raccolsi le idee e iniziai a prepararmi.
La mattina prestissimo ero già in stazione pronta a partire. La primavera era arrivata e la giornata sarebbe stata particolarmente calda così indossai una mini jeans con un paio di parigine nere,una mogliettina con scollo a cuore nera,e scelsi un completino intimo rosa e legai i capelli in due codine.
Avevo l’aspetto da collegiale impertinente ma sapevo che rimorchiare un uomo vestita così sarebbe stato più semplice. Adocchiai subito la mia preda e lui adocchiò me. Seduto pochi sedili dopo il mio c’era un ragazzo in tenuta militare che leggeva una rivista e alzava spesso lo sguardo sulle mie gambe in bella vista. Ogni volta io gli sorridevo e lo invitavo con gli occhi a farsi avanti. Non passò molto tempo e complice il fatto che il treno fosse mezzo vuoto e che accanto a me non sedeva nessuno,decise di farmi compagnia. Si presentò e iniziammo a parlare di stupidaggini,giusto per rompere il ghiaccio. Mi ero girata verso di lui e avevo messo le braccia sotto il seno in modo da sollevarlo ancora di più e offrirlo al suo sguardo voglioso. Mentre mi parlava non riusciva a sottrarsi alla forza di gravità e spesso finiva le sue frasi affondando lo sguardo sul mio seno.
‘Guarda che puoi guardarlo se vuoi’
Mi guardò sorpreso
‘Cosa posso guardare?’
‘Il mio seno,da quando sei qui non fai altro che guardarlo di sfuggita. Puoi guardarlo quanto vuoi,ce l’ho apposta’
‘Immagino che io possa solo guardare”
‘Cosa altro vorresti farci”
Si sporse dal sedile e controllò che non fossimo nell’area visiva di qualcuno,poi allungò una mano e sfiorò il capezzolo che spuntava dalla maglietta.
‘Come &egrave duro” e mentre diceva così lo prese tra due dita e iniziò a pizzicarlo con un po’ di forza. Io mi mossi a dimostrargli che mi piaceva e socchiusi un attimo gli occhi sospirando.
Poi mi disse
‘Sai due carrozze dopo questa c’&egrave il deposito biciclette. Io ci ho messo la mia e c’&egrave solo quella quindi non ci entrerà nessuno”
‘Non ho mai visto quella carrozza,mostramela dai”
Ci alzammo,mi prese per mano e mi condusse fino alla carrozza delle bici. Fortunatamente lo scompartimento precedente era deserto così nessuno ci vide entrare lì. Era un posto rumorosissimo perché stava vicino alla locomotiva, mi stavo guardando intorno quando mi sentii prendere per i fianchi e il ragazzo in tenuta militare mi sbatté contro una parete baciandomi voluttuosamente e infilandomi una mano tra le cosce. Ero calda e mi stavo eccitando e cinsi la sua gamba con la mia mentre inarcavo la schiena e mi strusciavo contro il suo bacino. Ebbe un’erezione immediata e prepotente,me la fece sentire tutta premendosi con forza contro di me continuando a baciarmi come se potesse essere l’ultima cosa che faceva qual giorno. Mi lasciava senza fiato e ogni volta che si staccava da me un attimo subito si rituffava nella mia bocca. Le nostre lingua danzavano freneticamente nella bocca,si incontravano,si scontravano,si avviluppavano. Poi iniziò a scendere continuando a leccare,il collo,l’incavo della clavicola,l’incavo dei seni’infilò le mani sotto la maglietta e la sollevò portandosi dietro anche il reggiseno. Si staccò e mi osservò i seni,alti,pieni sodi e con il capezzolo rosa e turgido. Si avvicinò e leccò anche quelli dandomi un brivido di piacere,sapeva muoversi quel ragazzo. Con la punta della lingua mi stava leccando l’areola senza toccare minimamente il resto,mi eccitava e ansimavo nell’attesa della sua prossima mossa. Si divertì a farmi aspettare poi spalancò la bocca e succhiò tutto il seno,non solo il capezzolo.. sentivo che la mia pelle veniva risucchiata dolcemente verso la sua bocca,la sua saliva mi stava bagnando e il mio capezzolo diventava sempre più sensibile. Con l’altra mano aveva iniziato a massaggiarmi tutto il seno ,io avevo alzato le braccia per offrirgli al massimo il mio corpo. Ad un certo punto si staccò da un seno e si dedicò all’altro,leccando,mordendo succhiando avidamente solo il capezzolo mentre i miei sospiri si stavano trasformando in gemiti. Sapevo che il suo succhiare i capezzoli e il suo strusciare la sue erezione contro il mio bacino mi avrebbe portata ad un orgasmo e decisi di lasciarmi andare. Prese i miei seni e li avvicinò tra loro il più possibile perché voleva leccare entrambi i capezzoli contemporaneamente,poi mi allargò le gambe e se le mise sui fianchi continuando a strusciarsi su di me.
In quel momento entrammo in una galleria,fu tutto buio e il rumore assordante mi permise di avere un orgasmo lasciandomi completamente andare. Gemevo in preda a fortissimi spasmi di piacere,cercavo selvaggiamente il contato del mio clitoride con il suo membro durissimo e godevo completamente del modo in cui mi stava succhiando i capezzoli.
Il piacere se ne andò rapidamente come era arrivato lasciandomi frastornata ma estremamente appagata. Senza dire nulla il ragazzo si slacciò i jeans e abbassò i boxer,poi mi girò e mi fece mettere carponi per terra. Si abbassò su di me,scostò le mie mutandine fradice e mi penetrò con forza. Mi aveva confidato che era molto che non faceva sesso ma ciononostante ebbe una durata sorprendente che mi permise di riacquistare forze e provare ancora piacere. Nel rumore del treno sentii che mi chiese di masturbarmi mentre mi penetrava e io lo accontentai. Era lì dietro di me che spingeva quella sua enorme erezione dentro il mio sesso bagnato,rosso e godurioso. Era potente nelle sue spinte e facevo fatica a tenermi in equilibrio su una mano sola mentre con l’altra sfregavo velocemente il clitoride. Le sue spinte si stavano facendo più vigorose,stava stringendo i miei fianchi con più forza e sapevo che stava per venire. Doveva essere vero che non lo faceva da tempo perché quando venne mi inondò letteralmente,il suo sperma iniziò a colarmi giù per le cosce mentre io sentivo che ne stava versando ancora dentro di me. Volevo venire anche io ma mi ricordai che avrei dovuto masturbarmi in bagno,una volta arrivata in stazione,così decisi di lasciare perdere.
Finì di sfogare il suo piacere dentro di me,poi si rialzò,si tirò su boxer e jeans e mentre io stavo rialzandomi si chinò su di me. Mi schioccò un bacio sulla guancia e poi mi chiese
‘E’ gratis questa scopata vero?’
Fu come un pugno sulla bocca dello stomaco,ma in fondo mi ero comportata proprio da puttana’ero giusto che me lo chiedesse.
‘Certo che &egrave gratis tesoro’
Mi sforzai di rispondere al suo sorrise beato e attesi che uscisse prima di alzarmi e rivestirmi. Il bagno era lì accanto e ci entrai per lavarmi. Poi tornai al mio posto e ci ignorammo per il resto del viaggio.
Il treno arrivò puntuale in stazione,scesi e mi diressi subito al bagno delle signore. Non c’era nessuno ed entrai nel bagno più lontano dalla porta. Mi appoggiai alla parete e iniziai a pensare a qualcosa di eccitante,qualcosa che mi facesse godere in fretta e così pensai al primo incontro con il mio Padrone,a quando mi aveva legato i polsi la prima volta,possedendomi poi in un modo che io definisco tuttora autoritario. Iniziai a figurarmi tutto quello che era accaduto quella volta e facendo scivolare una mano tra le gambe e una sul seno piano piano mi eccitai fino ad esplodere in un magnifico orgasmo.
Uscii da lì,mi sciacquai per bene sempre sperando che non entrasse nessuno e poi attesi alla panchina.
Questa volta passò solo un’ora poi un tizio sulla cinquantina,ben vestito e piacente mi si avvicinò chiamandomi per nome. Mi voltai e lui senza sorridere mi disse
‘Andiamo,oggi sarai la mia schiava’
Temevo di sapere cosa significasse ma solo un paio di ore dopo,quando arrivammo in un casolare in campagna capii che avevo ragione.
Spesso con il mio Padrone avevamo fatto pratiche di sadismo,mi legava,mi sculacciava,mi frustava quando me lo meritavo,mi imbavagliava,aveva usato delle piccole pinze per capezzoli’ma era sempre stata una cosa fai da te,come ci scherzava lui e sempre nell’intimità di casa sua.
Entrando in quel casolare si sentivano voci provenire dalle varie stanze,urla,gemiti,preghiere di schiavi stanchi e rumore di cuoio che si abbatte sulla carne delicata. Ero nel cuore della dominazione,ero di fronte a tutto quello che mi aveva sempre spaventato di più e dal quale il mio Padrone mi aveva sempre protetta. Ora ero lì disarmata,inerme e sapevo che non potevo scappare,né chiedere sconti né niente. Avrei dovuto subire tutto quello che voleva il mio nuovo Padrone,o avrei perso per sempre il mio adorato Padrone.
Avevo paura,avevo iniziato a tremare,sommessamente ma evidentemente. Seguivo il mio Padrone in silenzio su per le scale,fino ad una camera dove mi diede i vestiti che avrei dovuto indossare.
‘Metti questi e poi vieni nella stanza 34. Chiamami Master. Hai dieci minuti’
Non appena uscì mi spogliai di corsa e mi misi quello che mi aveva portato: un completo reggiseno e slip nero di pizzo,calze nere con reggicalze e un paio di scarpe con tacchi altissimi a spillo.
Odiavo i reggicalze,mi sono sempre ritenuta la donna più incapace nell’indossarne uno,sbagliavo sempre gancetto e mi ritrovavo a dover iniziare da capo e poi le scarpe’si,io portavo i tacchi ma quelli così alti mai e poi avrei dovuto fare le scale’avevo paura di cadere ma non mi spaventava il farmi male,quanto la punizione che avrei subito per la mia sbadataggine. Cercai di non pensare a tutto questo mentre mi vestivo di corsa,sorprendentemente finii prima del previsto e ne approfittai per darmi una sciacquata. Dopo dieci minuti stavo entrando nella stanza 34 con il cuore che batteva furiosamente.
Era scarsamente illuminata e al centro troneggiava un arnese dall’aria inquietante al quale sapevo che sarei stata legata mani e piedi,c’erano diverse persone mascherate o incappucciate. Cercai con lo sguardo il mio Master e lui mi venne prontamente incontro portandomi verso quello che io avevo sempre chiamato l’incatenatoio. Non volevo farlo,tuttavia lo guardavo con aria intimorita da piccolo cerbiatto spaurito e questo lo indispose subito. Mi schiaffeggiò fino a farmi cadere e poi tuonò
‘Alzati schiava!E togliti quell’aria da agnello sacrificale dalla faccia!E’ uno sguardo che non tollero e per il quale sarai punita.’
Mi alzai in fretta e cercai di togliermi quell’espressione dal viso ma feci quello che un giorno il mio Padrone mi aveva detto che non avrei mai dovuto fare:mi guardai intorno,guardai le altre persone presenti. Arrivarono altri schiaffi ma stavolta riuscii a restare in piedi poi mi tirò verso di lui,sedette su una sedia e mi fece sdraiare in modo da offrirgli le mie natiche.
‘Ogni volta che ricevi una sculacciata devi dire grazie mio Master’
Iniziò con la prima
‘Grazie mio Master’
la seconda che fece ancora più male
‘Grazie mio master’
la terza che bruciò in un modo incredibile
‘Grazie mio Master’
Andò avanti fino a venti e mi sembrava che ormai non sentivo più quando arrivava una nuova sculacciata visto che il dolore era continuo. Ero comunque fiera di me perché non avevo pianto,ero certa che quella reazione non sarebbe stata accettata.
Mi fece alzare con violenza e mi portò all’incatenatoio,mi legò i polsi lasciando le caviglie libere,mi mise un morso in bocca,un collare stretto e una pinza con peso ad un solo capezzolo. Dovevo avere uno sguardo terrorizzato perché scoppiarono tutti a ridere e il mio Master disse
‘Sappiamo bene che &egrave la prima volta che ti sottoponi a queste pratiche ma questo non mi impedirà di essere inflessibile. Ricorda,non hai parole d’ordine per fermarmi’dovrai subire e basta’
Annuii con la testa e mi preparai a quella prova pensando dentro di me. Sono una schiava anomala,lo so e lo sa anche il mio Padrone. Amo la sottomissione,mi eccita farmi comandare e fare la birichina per farmi punire ma ho sempre avuto una bassissima tolleranza al dolore. In realtà ho sempre avuto anche una bassissima tolleranza agli ordini ma farmi rimettere in riga da chi secondo me merita di farlo &egrave una cosa che mi ha mandato sempre su di giri. Ho trovato un Padrone comprensivo,che ha capito in fretta i miei limiti,quelli superabili e quelli che sono inaccessibili. Abbiamo stabilito un equilibrio che soddisfa entrambi ,un equilibrio che era perfetto finché io non ho rovinato tutto. E ora sono in questa stanza a pagarne le conseguenze.
Guardavo per terra,dritto davanti a me e due uomini si avvicinarono. Erano nudi ma con due maschere sul viso,le loro erezioni svettavano verso il soffitto e potevo vedere il rossore della loro cappella e la lucentezza. Iniziarono a toccarmi dappertutto,braccia,seni,fianchi,natiche,clitoride con una frenesia tipica adolescenziale. Uno di loro scese a leccarmi il capezzolo libero mentre l’altro si inginocchiò,mi allargò le gambe e mi leccò la fessura della vagina. Mi sentivo un gelato,succoso e cremoso,dolce e libidinoso. Quello che mi stava leccando il seno decise di strizzarmi l’altro capezzolo,facendomi sgranare gli occhi dal dolore che mi procurava la pinza. Lui non se ne curava e il dolore mi faceva scendere le lacrime mio malgrado,allora quello se ne accorse,si staccò e mi diede un ceffone fortissimo,ritornando poi incurante a torturarmi i seni Sentii il ragazzo che mi stava leccando il clitoride dire qualcosa al mio master e questi mi legò anche le caviglie e iniziò a far salire le catene finché non mi trovai in una posizione scomodissima. Braccia e gambe in alto,il sedere esposto in avanti. Sentivo un gran dolore anche alle cosce là dove il muscolo si sforzava di sorreggere il mio peso. Era straziante per me ed ero solo all’inizio. Il ragazzo che aveva richiesto questa posizione aveva ricominciato a leccarmi e mentre con tutta la lingua stava perlustrando la mia vagina aveva prepotentemente inserito un dito nell’ano. Feci un sussulto quando sentii quel corpo estraneo e questo fece arrabbiare anche questo ragazzo che prese una frusta e iniziò a colpirmi tra le cosce. Un dolore acuto si impadronì di me,facendomi urlare seppure soffocata dal morso e facendomi divincolare per sottrarmi a quella tortura.
Fui punita anche per quell’errore e per molti altri che commisi nelle ore di supplizio a cui fui sottoposta.
Quando avevo visto quelle persone nella stanza avevo creduto che fossero lì per assistere a quello che il mio Master mi avrebbe fatto,invece furono parte attiva del dolore.
I due ragazzi che aprirono le danze si limitarono a possedermi sessualmente,vennero insieme e schizzarono il loro seme sul mio viso e sui seni,urlando come bestie mentre godevano. Io rimasi immobile sotto quella pioggia ma sembrava che nemmeno questa mia sottomissione li appagasse e quando ebbero finito iniziarono a schiaffeggiarmi sul viso,sulle cosce,sui seni. Quando furono placati lasciarono il campo ad un uomo dalla corporatura muscolosa. Nel frattempo il mio Master si era messo dietro di me e mi teneva per le spalle,non capivo come mai ma poi l’uomo muscoloso si avvicinò a me,raccolse lo sperma che avevo sulla pancia,lo spalmò intorno al mio ano facendolo anche penetrare un poco e poi di colpo mi penetrò .Mi sembrò di perdere i sensi per qualche istante perché mi si annebbiò la vista e sentii le forze abbandonarmi mentre il dolore per quella penetrazione praticamente a secco prendeva violentemente possesso del mio corpo. Capii che il Master dietro di me serviva per non farmi dondolare mentre quell’altro uomo spingeva il suo sesso in profondità dentro di me. Mi teneva per le cosce e le stringeva facendomi soffrire mentre pompava la sue erezione prima lentamente poi sempre più velocemente sempre più freneticamente sempre più selvaggiamente. Ogni spinta che dava era accompagnata da un suono che pareva uscirgli dal naso,un grugnito gutturale tipico dell’animale in calore. Non volevo guardarlo ma lui mi ordinò di farlo
‘Guardami in faccia mentre te lo metto nel culo,brutta puttana inutile che altro non sei!Guardami. Voglio che guardi mentre mi godo questo tuo corpo da buttare,buono solo per essere posseduto con crudeltà’
Dovetti obbedire e guardarlo mentre paonazzo mi diceva altre oscenità e mi insultava,mentre mi dava forti schiaffi sulle cosce o sul mio sesso dolorante per la violenza dei due ragazzi. Dovevo guardarlo anche quando fitte lancinanti di dolore mi percorrevano tutto il copro partendo dalle spalle che il Master artigliava per tenermi ferma. Durò un’eternità,quell’uomo non voleva saperne di venire,continuava a pompare dentro di me con forza crescente e il mio ano non smetteva di contrarsi dal dolore. Alla fine arrivò il suo orgasmo,pensai che si sarebbe sentito male perché il rossore del suo viso divenne violaceo e i suoi gemiti sembravano più i singulti di chi annaspa senza fiato. Strinse la delicata pelle del mio interno cosce e si godette il suo piacere,anche questo estremamente prolungato. Io mi sentivo morire,non capivo più niente,non capivo più da quale parte venisse il dolore,anche perché nel frattempo il Master aveva iniziato a pizzicarmi i capezzoli,insistendo proprio su quello con la pinza. Finalmente finì anche qual supplizio e quell’uomo si staccò da me,mi diede un’ultima,fortissima sculacciata e sorridendo si allontanò. Io cercai di riprendere fiato mentre anche le mani del Master si allontanavano da me e armeggiavano con un attrezzo che fecero scendere le mie gambe cosicché potei posare finalmente i piedi a terra. Tuttavia ero stata troppo con i muscoli in tensione e le mie gambe non avevano la forza per sorreggermi. Stavo penzoloni,con le braccia ben legate in altro,la testa china e il cuore che batteva all’impazzata. Tutti mi stavano guardando in silenzio e io sentivo l’umiliazione totale aggredirmi all’improvviso. Iniziai a singhiozzare,non potevo proprio fermarmi,mi stavano passando nella mente tutte le umiliazione che avevo affrontato nel corso degli ultimi due mesi e mi sentivo sopraffatta da un senso di vergogna e disgusto per me stessa.
Il Master si avvicinò,con una mano mi strinse le guance alzandomi la testa
‘Ora ti faccio piangere io’
Lo guardai un attimo disperata,poi il dolore fu spazzato via da una rabbia assurda e incontenibile e lo guardai con odio,odio profondo. Lui non era il mio Padrone,lui si stava prendendo cose che non gli appartenevano,mi stava dando punizioni che non gli competevano,stava esercitando un diritto che non era il suo. Mi sorrise malignamente,era molto più cattivo di me e soprattutto non ero certo io quella nella posizione di fare sguardi cattivi. Sconfitta tornai ad abbassare lo sguardo mentre sentivo che prendeva qualcosa dal tavolo posto di fianco all’incatenatoio. Improvvisa e lancinante arrivò la prima frustata. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola sgranando gli occhi al punto che pensai che sarebbero schizzati via. Con la coda dell’occhio mi accorsi che c’erano persone che non si erano avvicinate a me che si stavano masturbando,quindi non c’erano solo attori in quella stanza ma anche spettatori. Questo paradossalmente mi diede un po’ di sollievo perché pensai che forse non c’erano molte altre cose che avrei dovuto subire. Questi pensieri furono interrotti da un’altra frustata,secca. Alla quale seguì un altro mio urlo. Quando era il mio Padrone a frustarmi,innanzitutto non usava mai questa forza,si mi faceva male ma non mi toglieva il fiato. Poi io mi divertivo spesso a stizzirlo imponendomi di non emettere alcun suono. Sapevo che sentirmi gemere di dolore accresceva il suo piacere ma io,dispettosa come sono, rimanevo in silenzio e a spettavo che si spazientisse prima di dargli la soddisfazione che meritava. Era un gioco che facevo spesso,che faceva parte del rapporto che avevamo instaurato,era un gioco per il quale venivo sempre punita e che mi dava un gran piacere.
Ma ora,appesa in quella stanza,con un estraneo che mi frustava a sangue’mi sembrava tutto così assurdo’e non potevo trattenermi dall’urlare ogni volta che il cuoio fendeva la mia carne.
Andò avanti a lungo,a volte me le dava a raffica a volte si fermava un po’ e riprendeva all’improvviso togliendomi ancora il fiato. Non saprei dire quanto durò,a me parve un eternità. So solo che ad un certo punto si fermò,mi tolse il collare,mi liberò le mani e io caddi in ginocchio esausta. Nonostante il fortissimo dolore alle braccia istintivamente mi toccai la schiena per sentire il sangue che usciva ma in realtà la mia pelle era intatta. Vide il mio sguardo sorpreso e mi disse
‘Credevi che ti avessi fatto sanguinare?Il dolore &egrave molto simile. Ora alzati e entra in questa gabbia’
Mi girai e la gabbietta era là,grande appena per entrarci e starci accucciata. Lo guardai supplichevole
‘Ti ho detto entra’
Non potevo parlare con il morso in bocca,volevo chiedergli perché c’era quel drappo nero sulla gabbia,volevo dirgli che soffro di claustrofobia e che il buio mi toglie il respiro. Non potei dire assolutamente niente ed entrai nella gabbia. La chiuse e poi la coprì con il drappo.
Chiusi gli occhi,cercai di non pensare che stavo chiusa in una gabbia al buio,che non avevo possibilità di scappare né di chiedere aiuto,che se avessi avuto un attacco di panico nessuno sarebbe venuto a soccorrermi e che mia avrebbero trovata lì,magari morta di paura.
Questi pensieri invece di agitarmi mi calmarono,mi abbandonai al mio destino. Ero troppo stanca per sottrarmi.
Sentii che tutti lasciavano la stanza e che la porta veniva chiusa. Deglutii a fatica e cercai di estraniarmi da quella situazione. Non sapevo che ore fossero,non sapevo quanto sarei stata lì sotto non sapevo cos’altro dovevo aspettarmi. L’unica certezza era che in due mesi avevo disintegrato tutti i limiti che avevo sempre avuto,tutto quello che credevo che non avrei mai potuto fare mi era scivolato tra le dita con una semplicità e una rapidità assoluta. Avevo fatto tutto questo per tornare ad essere la Sua schiava e questo pensiero mi aveva impedito di mollare tutto da subito. Da una parte ero arrabbiata con il mio Padrone perché mi stava facendo pagare un conto troppo salato,perché aveva voluto per me tutto quello dal quale mi aveva protetta nei mesi in cui ero stata sua. Ma lui allora era stato chiaro,mi aveva detto che sarebbe stato duro con me,che mi avrebbe fatto provare cose che fino ad allora mi aveva risparmiato ma forse io non ci avevo mai creduto fino in fondo o forse questo era un percorso che prima o poi dovevo fare per diventare una schiava completa. Mi addormentai mentre facevo questi pensieri e mi svegliai di soprassalto quando sentii sbattere la porta della stanza. Il Master si diresse con passo deciso alla gabbia,tolse il drappo,la aprì e mi ordinò di uscire. Insonnolita obbedii.
‘Ora torna nella tua camera,fai la doccia e sistemati esattamente come ti ho trovata questa mattina’
‘Posso sapere che ore sono Master?’
‘Sono le sei,datti una mossa’
Mi diressi lentamente verso la camera,ero terribilmente indolenzita e quel tempo passato rannicchiata a terra non mi aveva certo aiutata.
Una volta in camera mi spogliai e mi feci una lunga e calda doccia. Uscii e mi asciugai,mi tolsi l’accappatoio e osservai la schiena. Era viola,rossa,nera gonfia e tumefatta ma intatta.
Il mio viso portava evidenti i segni di quello che avevo sopportato ma trovai la forza di sorridermi per darmi coraggio. Mi truccai con cura,esattamente come avevo fatto quella mattina,indossai gli stessi vestiti e rifeci le codine. Ero completamente diversa da quando ore prima mi ero guardata allo specchio prima di uscire,mi vedevo così brutta’
Sentii la porta aprirsi e chiusi gli occhi in attesa del prossimo compito,poi mi voltai e uscii dal bagno. Lui era lì che mi guardava serio. Rimasi inebetita nel vederlo,mi bloccai sulla porta del bagno e non seppi assolutamente cosa dire. Ero certa che rivedendolo dopo tanto tempo mi sarei messa a piangere ma con mia grande sorpresa non scese alcuna lacrima. Solo stavo lì e lo guardavo negli occhi,sostenendo quello sguardo privo di piacere nel rivedermi. Iniziò a squadrarmi e poi disse
‘Come diavolo ti sei vestita?’
Detestava il mio aspetto da collegiale,preferiva in assoluto vedermi vestita da donna.
‘Non credevo che ti avrei incontrato altrimenti mi sarei vestita diversamente’
Tutto qui,dopo due mesi era tutto qui quello che aveva da dirmi?Dopo tutto quello che avevo passato non aveva niente altro da dirmi?Mi voleva ancora?Ero stata all’altezza delle sue aspettative?
‘Perché con me non hai mai urlato come hai fatto prima?’
‘Eri lì?’
‘Si,ero lì’
Non potevo crederci,lui era lì e gli aveva permesso di coprirmi con drappo!Inspiegabilmente in quel momento era quella la cosa che mi feriva di più’forse perché quello era un mio limite come persona più che come schiava. Non potei trattenermi dal dirglielo.
‘Perché gli hai permesso di coprire la gabbia?’
‘Sapevo che potevi farcela e infatti non mi sbagliavo’
‘Avrei potuto avere una crisi,sentirmi male e non potevo chiamare nessuno’potevo anche morire sai”
Sorrise,in quel modo che mi aveva sempre spezzato il cuore quel modo che mi disarmava ogni volta
‘Io ero lì,non sono andato via. Ho vegliato su di te mentre dormivi’
Abbassai lo sguardo,dentro di me sorridevo,ero felice perché questo voleva dire che mi voleva ancora.
Si avvicinò e mi abbracciò,io chiusi gli occhi e rispondendo a quell’abbraccio inspirai tutto il suo profumo. Poi si staccò e mi osservò a lungo,tanto che ad un certo punto dovetti abbassare gli occhi perché mi sentivo a disagio,fu allora che mi prese il mento,lo sollevò e mi diede un bacio profondo. Timidamente la mia lingua incontrò la sua,poi si fece più audace e iniziai a baciarlo con passione stringendolo al mio corpo che improvvisamente sembrava non sentire più il dolore. Fu un bacio lunghissimo. Iniziò a spogliarmi,lentamente come amava fare lui,mi stese sul letto e mi allargò le gambe,sorrise nel vedere che mi ero già bagnata al solo contatto con il suo corpo. Accarezzò le mie cosce,la pancia morbida,il mio sesso liscio. Allargò le grandi labbra e accarezzò il clitoride facendomi sfuggire un sospiro di piacere,iniziò a toccarmi facendo compiere al suo dito dei movimenti circolari intorno al clitoride,ogni tanto stimolava direttamente il mio bottoncino facendomi fremere. Mi portò alla soglia dell’orgasmo
‘Padrone,per favore dammi il permesso di godere.’
‘Ti sei eccitata in fretta”
Attese ancora qualche istante,sempre continuando a toccarmi
‘Ora puoi godere schiava,hai il mio permesso”
Mi rilassai,mi lasciai pervadere da qual piacere immenso e venni quasi gridando tutto il godimento che provavo. Il mio Padrone mi guardava compiaciuto,aveva sempre adorato guardarmi mentre godevo perché ero naturalmente una rumorosa,una che non si risparmiava niente,nessun gemito,nessun grido mentre venivo e questo lo eccitava moltissimo. Mentre gli ultimi spasmi di piacere mi sconquassavano lui si calò i pantaloni e i boxer,salì sopra di me e mi penetrò a fondo,lo vidi chiudere gli occhi,rapito anche lui da un piacere intenso. Iniziò a muoversi,subito selvaggiamente,mi sollevò le gambe,se le appoggiò alle spalle,mise le sue mani sulle mie cosce e premette per farmi aderire ancora di più a lui. Aprì gli occhi e si godette lo spettacolo dei miei seni che ballavano sotto i suoi colpi,sorrise anche per quello e poi venne anche lui,silenzioso.
Continuò a spingere a lungo finché anche l’ultima goccia di piacere non abbandonò il suo corpo,poi stette lì,in quella posizione per qualche minuto,ad occhi chiusi,accarezzandomi le cosce.
Io lo guardavo,sorridevo anche se lui non poteva vederlo. Sapevo quanto piacere avesse provato,avevo imparato ad interpretare le varie smorfie del suo viso durante l’orgasmo.
Lasciò andare le mie gambe,andò in bagno a lavarsi,mi ordinò di fare lo stesso.
Poi sistemò le mie cose in valigia e disse
‘Andiamo a casa”
Era serio ma io sapevo che dentro era contento di avermi ritrovata,così come io ero felice che lui mi avesse rivoluta. Salimmo in macchina e in silenzio arrivammo a casa sua. Risentire quei profumi mi ricaricò immediatamente. Ero una donna nuova,più forte ma soprattutto ero finalmente la schiava che lui aveva sempre desiderato.

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