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Racconti di Dominazione

IN UNA PIZZERIA

By 30 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era stato fino a quel momento un normale pranzo di lavoro, qualche chiacchiera con il cliente, un pò di affari, le solite banalità sulla nostra deprimente situazione politica e così via dicendo, fino a che, nel tavolo di fianco al nostro si siede una ragazza, bella, mora, con un fisico perfetto e uno sguardo da lasciarti senza fiato. Indossava un vestito nero, un tubino, stretto ed elegante, che metteva in eveidenza la sua figura, un paio di sandali neri molto sensuali con un tacco sottile ma non troppo, che la rendevano ancora più sensuale. Tutto ad un tratto non potei più fare a meno di fissarla, ero imbambolato, rapito. La persona che era con me non si accorse di nulla, intento com’era a parlare della sue cose, e così nemmeno la persona che la accompagnava, che mi dava le spalle. Inizialmente lei non mi degnò di uno sguardo, ma dopo qualche minuto si accorse che non le toglievo gli occhi di dosso e cominciò ad osservarmi distrattamente anche lei. Non capivo più nulla, nei miei occhi avevo solo lei, nella mia mente solo i suoi occhi magnetici. Dopo 10 minuti buoni che la fissavo provai a sorriderle, girò lo sguardo dall’altra parte. Le sorrisi di nuovo e in tutta risposta lei mi mostrò il dito medio, senza che il suo accompagnatore si accorgesse di nulla. Diventai rosso, il suo gesto mi disorientò, provai un forte senso di vergogna e d’imbarazzo. Girai lo sguardo e lo abbassai. Dopo qualche minuto ebbi di nuovo il coraggio di guardarla, e vidi che mi stava fissando, rimasi ancora come inebetito dalla sua sensualità ma mi prese quasi un colpo quando lei abbassò il mento come ad indicarmi di guardare in giù… e il mio cuore si fermò per qualche secondo quando seguendo il suo gesto vidi che aveva aperto leggermente le gambe nella mia direzione, non si vedeva nulla di quello che avrei desiderato, ma solo il vedere qualche centimetro delle sue cosce mi fece eccitare come un ragazzino. La guardai stupito e lei rispose con un cenno, prima mi puntò l’indice, poi lo puntò verso le sue cosce, dopo di ché si alzò, disse qualcosa all’orecchio del suo ospite e si incamminò in direzione del bagno, che era alle mie spalle. Passando, ma senza guardarmi disse con tono deciso: “muoviti”. Ebbi un attimo di esitazione, poi interruppi il mio cliente, che intanto continuava a parlare di non so cosa, mi alzai e mi diressi verso il bagno. L’entrata del bagno era comune, poi, una volta entrati, sulla destra il bagno degli uomini, sulla sinistra quello delle donne, al centro un grande lavandino di marmo per due persone. Lei era sulla porta, come entrai a sua volta entrò e la lasciò aperta. Entrai e la chiusi, lei fissandomi con freddezza disse “chiudi a chiave”. Non riuscivo nemmeno a parlare, mi avvicinai, sentivo il suo profumo, il suo odore, lei mi tese una mano e disse “ciao, io sono Laura”, balbettando risposi “Mario, ciao”. Lei sorrise e aggiunse solo “sai cosa c’è adesso?”; “non saprei, cosa intendi” risposi; “c’è che adesso me la devi leccare…”. Deglutii, non potevo pensare che stesse accadendo davvero a me… “allora? Lecca, subito” e poi aggiunse “in ginocchio…”. Obbedii, mi inginocchiai, lei si sollevò la gonna fino alla vita e disse “non puoi andare in giro a fissare la gente senza conseguenze, capito… ah, e le mutandine me le togli tu con la bocca, capito?”. Mi avvicinai a quelle gambe divaricate, con le mani afferrai le sue sottili caviglie e in un secondo la mia testa fu tra le sue cosce. Sentii forte l’odore della sua fica, l’odore di un paradiso che volevo a tutti i costi sulle mie labbra. Scostai con la lingua le sue mutandine e iniziai a leccarle la punta del clitoride. La sentii fremere, i piccoli scatti del suo corpo mi facevano capire che le piaceva, le sue labbra bagnate che era eccitata. Mi prese la testa con le mani e se la schiacciò ancora di più tra le gambe: “bravo,così,dai, lecca cane bastardo”. Io leccavo e leccavo, e più sentivo i suoi umori sulla mia bocca e più leccavo, ansimando come un cane tra le sue cosce fradice. Non so quanto era trascorso, forse 5, forse 8, forse 10 minuti, ma la mia lingua era sempre alla ricerca del suo nettare, quando Laura mi diede un altro ordine “voglio venirti in bocca, ma ti voglio guardare… sdraiati!”; “per terra” aggiunse. In un secondo ero per terra, con la bocca spalancata e la lingua che cercava il suo sesso come un assetato dal deserto cerca l’acqua. Laura si accovacciò su di me, ordinandomi “e adesso fammi venire”. Non ci mise molto, era così bagnata che in qualche minuto mi venne in bocca, prendendomi la testa con le mani, tirandola a se e regalandomi tutto il suo dolce nettare. Ero eccitato, Laura avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa in quel momento e io l’avrei fatta. Non chiese, si alzò leggermente dalla mia bocca e disse “stai fermo che ora ho per te la ricompensa…”. Non feci in tempo ad elaborare un pensiero che sentii un fiume caldo riempirmi la bocca, deglutii, ne bevvi un pò, altra la sentii scorrere sulla mia faccia, sulle labbra. Ero pietrificato ed eccitato ancora di più,se possibile. Durò un minuto, forse più, poi le ultime gocce del suo prezioso nettare si fermarono sulle mia labbra: “bravo Mario, ora pulisci”, e mi tirò la testa ancora tra le sue cosce. La mia lingua usci docile ed eseguì, qualche leccata per pulirla, dopo di ché Laura si alzò, si ricompose e disse “e questo è solo l’inizio, capito? Ora tu sei mio, solo mio”; “si…” fu la sola cosa che riuscii a dire; “questo è il mio numero, chiamami tra 7 giorni”; mi lanciò il suo biglietto da visita e uscii lasciandomi steso sul pavimento. Stetti alcuni minuti fermo a pensare a Laura, eccitato e devastato da questo incontro. La chiamerò tra 7 giorni’ e poi vedremo Eccomi a voi, il tempo è passato e dopo ‘avventura della pizzeria, ho chiamato Laura. Credetemi ero molto eccitato ma avevo pure paura. Compongo il numero che mi aveva lasciato e dopo soli due squilli mi sento rispondere così:” Era ora che chiamassi, non resistevo più ‘ Ti devi presentare all’hotel — alle ore 16.00 e chiedere in reception di Laura —. Sii puntuale!’ e mi mise giù il telefono.
Il cuore mi pulsava tantissimo, non capivo cosa fare e la testa pensava a cosa poteva succedere nel pomeriggio, ma ogni pensiero era sovrastato da altri pensieri. Non riuscivo a capacitarmi. Ero troppo eccitato per rimanere calmo. Tornai al lavoro e mi resi conto che stavo sbagliando tutto quello che facevo visto che la mia mente era presa da tutte le situazioni possibili e il pensiero era fisso alle ore 16.00.
Tornai a casa e dissi che nel pomeriggio sarei stato impegnato con il lavoro. Partii alle 15.00 per non fare tardi all’appuntamento. Giunto in albergo, entrai e andai al bar visto che mancavano ben 17 minuti al nostro incontro. Chiesi un orzo per cercare di stare calmo, avevo la gola secca.
Alle 16.00 ero alla reception e un commesso mi si avvicina e io dissi di avere un appuntamento con la sig.ra Laura. Non disse nulla, digitò qualcosa sul computer e poi prese il citofono. Mi chiese chi fossi e poi mi disse ‘ La signora lo sta aspettando alla camera 612.’
Arrivai agli ascensori, chiamai e si apri la porta, premetti il sesto piano e in pochi secondi mi trovai al sesto piano. Una corsia di moquette rossa mi si stendeva davanti. Controllai i numeri delle stanze e mi avvicinai. Giunsi alla 612. Bussai. Silenzio. Aspettai credo qualche secondo che sembrò essere lunghissimo. Bussai ancora e mi aprì la porta Laura. Non disse nulla, ma mi fulminò con lo sguardo. Entrai. Era vestita con un tailleur color verde smeraldo, una gonna a metà gamba in coordinato, da dove sbucava un leggerissimo pizzo nero della calza, e un paio di scarpe verdi, come il vestito, con platò e tacco credo 15 se non più in metallo cromato, i capelli rossi fuoco mossi tagliati alle spalle e un paio di occhiali molto felini che slanciavano il suo sguardo. Il trucco pesante in colore verde argento nero. Un rossetto pesante rosso che riprendeva il colore dei suoi capelli e delle unghie curatissime dello stesso colore.
Entrato sentii chiudere la porta.’Spogliati completamente e non fiatare, poi sdraiati in vasca e fai presto.’
Mi trovai nudo sdraiato nella vasca. Cavolo era freddissima cercai di non appoggiarmi ma lei mi tenette giù con la scarpa. Poi salì sui bordi della vasca, si accovacciò, e vidi che non aveva le mutandine. Non feci a tempo a vedere il paradiso che mi inondò di un fiume di pioggia dorata direttamente in viso.
Non capivo più nulla il piacere era palpabile e il cazzo mi si era indurito e a lei tuto questo piaceva, le si leggeva chiaro nel viso. Si spostò, aprì l’acqua e mi lavò, poi mi gettò un asciugamano addosso e mi disse solo sbrigati ed uscì lasciandomi con il cazzo duro, bagnato e con un asciugamano addosso.
Mi asciugai e uscii dal bagno. Lei era completamente nuda stesa sul letto che mi guardava. Io ero perso guardando la magnificenza di Laura. L’unica cosa che non avevo notato era il tatuaggio che aveva sul suo ventre. Un grandissimo fior di loto di colore viola e blu, che le prendeva il fianco, l’inguine e il ventre sopra il monte di venere. La scorsa settimana non c’era quando le ho leccato il suo paradiso.
La guardai e rimasi folgorato da si tanta bellezza. Lei mi guardò e mi disse: ‘ allora quanto tempo ti ci occorre per scoparmi? E ricordati una cosa voglio tutto il tuo sperma dentro di me, no azzardarti ad uscire altrimenti le prendi!’. Salii sul letto e mi misi davanti a lei, iniziai a giocare con la sua vagina che si apriva e chiudeva al passaggio della mia cappella, lei godeva per questo tipo di massaggio, ma mi fulminò con gli occhi e con una manovra degna di un lottatore di wresling mi prese, si ficcò il cazzo dentro e iniziò a muoversi. Allora iniziai pure io a darle poderose spinte e più io spingevo e più lei continuava a incitarmi dai porco rompimi tutta, le sue mani correvano sul mio corpo il piacere di entrambi stava aumentando, quando sentii che stavo per raggiungere l’orgasmo sentii le sue unghie che si infilarono nelle mie chiappe, io urlai, lei urlò e venimmo insieme io dentro di lei come mi aveva chiesto.
Ci fermammo un attimo che durò una vita, io guardavo lei, lei guardava me. Riprese le redini del gioco e mi disse di sdraiarmi sul letto. Lo feci, avevo ancora il cazzo duro e quando lo estrassi sembrava avessi aperto una bottiglia.
Mi sdraiai e lei che fece? Mi si sedette sopra il viso come l’altra volta e mi ordinò di bere tutto. Iniziò nuovamente a orinare direttamente nella mia bocca. Ma questa volta era tutto mescolato con il mio nettare che colava dal suo paradiso. Mi trovai la bocca piena di noi.
Quando ebbe finito io non capivo più nulla. Lei si alzò e mi disse fatti una doccia e poi torna a casa, mi farò viva io ed uscì.
Mi feci una doccia, mi vestii e scesi nella hall, nessuno mi disse nulla e tutto continuava a scorrere tranquillo. Presi la macchina e tornai a casa. Ma le sensazioni provate sono state fortissime

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