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Racconti di Dominazione

Inutile prenderci in giro

By 14 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

…inutile prenderci in giro, la prossima sarò io…
non tira una bella aria in ufficio, stanno licenziano un pò tutti, quelli vicini alla pensione sono spariti nel giro di una settimana, quelli intelligenti ne hanno approfittato e sono andati a chiedere loro una buona uscita, gli altri sono stati messi in pre-pensionamento, le persone ‘scomode’ sono sparite ancora prima, spostate ad incarichi degradanti o a settori morti’ ora tocca a me e tutti quelli nella mia condizione’ le prime esperienze’ ho paura dell’aria che tira’ ho 19 anni e vivo sola, senza genitori, me la sono sempre cavata con lavoretti tipo barista, animatrice, ma ora’ ora che finalmente potevo ‘spendere il mio titolo di studio’ lavorando come programmatrice e commercialista’ arriva questa cazzo di crisi a rovinare ogni progetto’ sto meglio di tanti altri che hanno il mutuo, l’affitto, i figli, io al massimo ho le rate della macchina ma non voglio smettere di lavorare’
mi chiamo Alessandra, ho 19 anni, (quasi venti chi vogliamo prendere in giro) e lavoro in un azienda edile, molto importante, di Torino.
Oggi dovrebbe essere una giornata tranquilla, classiche di fine mese, e soprattutto una giornata allegra visto che devono darmi lo stipendio’ 1000 euro in contanti, non sono tanti per il lavoro che faccio, ma per una ragazza sola sono abbastanza, e comunque me li sono sudati, ho fatto acquistare all’azienda una mentalità vincente e organizzata, risolvendo i problemi che le mie predecessori non avevano risolto. Mi sono vestita sobria ma elegante, completo nero gessato, fatto di una gonna una spanna sopra al ginocchio (provocante ma non volgare) e una giacca avvitata, una camicia bianca con i bottoni dorati, calze autoreggenti, (non per essere cafona, per perché ho un neo su sedere che mi fa allergia al nylon, e quindi non posso portare collant) senza balza, semplici con solo l’elastico, e un paio di scarpe con la punta aperta e il tacco a spillo non troppo alto 8 cm, competo intimo nero, reggiseno e culotte. Mi piace vestire bene, infondo faccio anche la mia porca figura, mentre salgo sulla mia 500 parcheggiata vicino casa, si girano in molti a guardarmi, non passo inosservata, 162cm (170 considerato il tacco) 50kg, capelli neri striati liscissimi con la frangetta, 3 di seno, un bel culo visti tutti gli anni di nuoto e pallavolo.
La giornata in ufficio scorre liscia e finalmente alle 17.30 (due ore prima della fine della giornata) mi chiama il capo e vado nel suo ufficio’
è seduto sulla sua poltrona di pelle, di tre quarti alla scrivania, sta guardando fuori la vetrata alle sue spalle, e si gira solo quando dico ‘Buongiorno Signore”
‘Ben arrivata Alessanda, ti ho chiamato perché come saprai è fine mese, siediti’
io mi accomodo sulla sedia di pelle davanti alla sua scrivania, la pelle è fredda ho un brivido, e sono senza giacca, penso che la camicia è troppo leggera, qui fa freddo’
‘Alessanda qui c’è il tuo stipendi, mettimi una firma e siamo apposto’
mi porge la penna, io conto le banconote e firmo la ricevuta’
‘Bene allora io andrei, buon lavoro’
‘Aspetta non ho finito, tu hai un contratto a progetto, e con i tempi che corrono’ diciamo che il tuo progetto è concluso, qui c’è una specie di liquidazione, firma anche questa’
ecco, lo sapevo, me lo aspettavo da settimane questo giorno, eppure ora è improvviso resto pietrificata non so che dire che fare’
‘C’è qualche problema Alessandra?’
‘resto ancora in silenzio, in piedi davanti la sedia’ finalmente riesco a connettere, mi risiedo
‘Signore è solo che non mi aspettavo questo momento, pensavo che con tutti i taghet qualitativi che ho fatto raggiungere all’azienda fossi, diciamo cosi, salva’
spero in un po’ di clemenza paterna
‘Hai ragione Alessandra, ma in questo momento sono necessari dei tagli, e come tu ben saprai non sei stata la prima, anzi sei quasi l’ultima’ ho due persone ancora de eliminare per far quadrare il bilancio dei prossimi mesi, e siete rimaste in tre di cui posso privarmi’
non ce bisogno che dica altro’ so benissimo di chi parla, una è la sua segretaria personale, ha più o meno la sua età, forse qualcosa in più, non fa nulla che nessun altro non sia in grado di rifare, solo che è una persona di fiducia, l’altra è la mia controfigura, stesse mie mansioni in un settore parallelo solo che lei non ha mai portato risultati, è la mia controfigura in tutto anche fisicamente, un po’ più bassa e con una taglia in più di seno, ha qualche mese meno di me, ma veste come una troia tacchi altissimi minigonne bassissime’
‘Ma signore”
mi interrompe’ il suo tono cambia all’improvviso’
‘Signore cosa? Hai capito da sola chi sono le altre due’ una è Maria la mia segretaria, mi fido ciecamente di lei e non so come potrei liberarmene, un’altra è Carla la tua collega ma se provo a licenziarla mi squilla il telefono per tutti il giorno e devo spiegare a tutti quelli che se la sono spassata con lei perché voglio licenziarla, ultimo in ordine di tempo il Direttore Generale, che ha chiamato prima che entrassi tu e mi ha riferito queste parole: Prova a licenziare la Signorina Carla e tu sarai il prossimo; Non ho scelta Alessandra, ma se vuoi puoi provare a parlare con il Direttore.’
non so cosa fare’
non so cosa dire’
non so cosa pensare’
‘Grazie, lo farò”
Mentre torno alla mia scrivania, decido di non perdere tempo, prendo la giacca perché ho freddo e vado all’ascensore, 7 piano’ Direzione Generale’
Cambia tutto qui’
C’è il parquet a terra, non c’è la puzza di chiuso, e il chiacchiericcio che c’è negli uffici,
la segretaria mi ferma, mi chiede se ho un appuntamento’ le dico che mi manda il mio capo, (una mezza verità) vengo annunciata e fatta entrare’
L’ufficio è la fotocopia di quello del mio capo’ solo che tutto è più
Più grande
Più illuminato
Più grande la scrivania
Più piante
Più telefoni
Più certe
‘Buon giorno Direttore, volevo chiederle se possibile alcuni chiarimenti sui tagli aziendali’
Il Direttore è un uomo maturo, vicino alla 50ina capelli brizzolati fisco ancora asciutto, barba folta, sigaro sempre in mano incute paura quando passa’ è freddo severo’ distaccato da tutto e tutti.
‘Dimmi tutto’
risposta secca tipica di un uomo che pretende risposte non è abituato alle domande
‘Perché ha chiesto di licenziare me e non Carla’
si alza’ spegne il sigaro’ gira intorno alla sedia guarda fuori per un tempo che a me sembra lunghissimo, in cui inizio a tremare’ ho fatto una cazzata a venire qui, cosa mi aspettavo’ poi il direttore viene dietro la mia sedia.
‘Signorina Deniglis è semplicissimo, Carla, la signorina Ruffo,- fa una pausa, sospira prende il bracciolo della mia sedia e la fa girare in modo che sia di fronte a lui ‘ sa come si fa carriera, sa come farsi strada nel mondo del lavoro’
sono pietrificata, no riesco a reagire’
‘Tu quanta strada vuoi fare?’
ha un aria cattiva nel farmi questa domanda, ho paura,
mi mette una mano sul collo e scende rapidamente giù, nella scollatura, la forza un po’ ed è subito dentro sulla mia tetta sinistra, con l’altra mano prima che possa dire qualcosa mi tappa la bocca e continua ha entrare nel reggiseno, saltano due bottoni della camicia.
Io sto ferma non faccio nulla, oramai la camicia ha solo i due bottoni finali, e il reggiseno è arrivato quasi al collo;
il Direttore ha fatto uscire entrambi i seni da sotto le coppe, li lecca li morde, stringe i capezzoli fino a farmi male, io non riesco a fare nulla’
‘Brava’ allora anche tu vuoi fare strada”
mi prende per i capelli’ mi fa mettere sulla scrivania’ no riesco a fare ne a dire nulla’ sono pietrificata’ mi spinge giù’ sono a 90 sulla scrivania mentre lui prende il tagliacarte, e mi taglia il dietro del reggiseno, mentre con l’altra mano mi alza la gonna’
‘Lo sapevo che eri una puttana quanto Carla, guarda che autoreggenti che hai’
‘vagli a spiegare la mia allergia’ continuo a essere paralizzata, potrei urlare, andarmene, reagire,
ma non lo faccio’ anzi sto ferma e lo lascio fare, mentre taglia anche le mie culotte’
si slaccia il pantalone’ si prende il cazzo in mano e me lo infila dentro’
pensavo trovasse resistenza’
pensavo mi facesse malissimo’
pensavo di essere asciutta’
invece sono un lago’ è raro che io sia cosi bagnata’
il Direttore mi tiene i capelli per la coda con una mano, e con l’altra tiene il tagliacarte sul mio culo’ è freddo, ma la scrivania lo è ancora di più’ le mie tette sono schiacciate sul porta documenti di pelle’ le sue cuciture mi graffiano il capezzolo’ mentre io inizio ad ansimare, ed andare incontro al cazzo che mi sta violentando’ sono un lago’ il Direttore accelera sempre di più, ad ogni colpo entra più dentro’ non ha un cazzo mostruoso’ è di lunghezza normale ma è molto largo’ inizio ad assecondarlo per riceverlo con più violenza’ poi ad un certo punto mi tira per i capelli e mi sbatte atterra contro la scrivania’ inizia a segarsi davanti a me’ e in breve inizia a coprirmi di sperma’ tre, quattro, fiotti mi raggiungono il viso’. uno mi centra l’occhio e poi mi cola sul naso’ nel sentire il calore della sborra sulle guance ho un orgasmo fortissimo, tremo’ lui se ne accorge’
‘Non immaginavo che eri più troia di Carla’ lei l’ho portata a cena per scoparmela’
sono umiliata a quell’affermazione’ abbasso la tesa’ e dello sperma mi cade sulle scarpe e sul pavimento’
‘Schifosa che cazzo fai non mi sporcare l’ufficio’
Uno schiaffo mi colpisce’ dopo di che il Direttore mi afferra la coda e mi spinge con la faccia a terra’
‘Pulisci puttana”
Non so cosa mi prede’ tiro fuori la lingua e lecco il pavimento dove avevo fatto cadere la sborra colatami dal viso’
Il Direttore si ricompone e si siede’
‘Dietro quella porta c’è un bagno’ pulisciti e vattene’
Mi alzo e vado nel bagno’ chiudo la porta e scopio in lacrime’
Mi lavo la faccia’ cerco di analizzare quello che è successo’
Perché non l’ho fermato’ non avevo mai avuto un orgasmo cosi forte, e per di più continuo ad essere bagnata’
Esco dal bagno a testa bassa’ mentre sto per uscire sento la voce del Direttore
‘Ah Alessandra’ hai ancora un mese di contratto, ma dovrai impegnarti’
‘Grazie Direttore’
Esco, e vado verso l’ascensore’ cosa mi aspetta ora’
in ascensore mi infilo una mano sotto la gonna’ so di nuovo bagnata’

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