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Racconti di Dominazione

io e il mio schiavo

By 10 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

QUESTI IN REALTA’ SAREBBE IL SECONDO CAPITOLO, MA IL PRIMO NON L’HO TERMINATO

Che idea del cazzo che mi è venuta’
Come minimo sentirò un male cane e non starà neanche bene. Mi immagino già le parole di mio marito ‘che stronzata, soldi spesi per niente’ perché è sempre così, quelli che spendo io, sono sprecati, quelli che spende lui invece’
Meno male che non ci vado da sola, sono tanto forte e determinata solo quando non serve’
Gli accordi sono di trovarci davanti al negozio, ma come al solito il mio navigatore rincoglionito mi sta mandando chissà dove’mi fermo davanti al cup, provo a telefonare e farmi spiegare come arrivare. Sempre occupato, che cavolo’ ti mando un sms, ‘guarda che mi sono persa, tanto per cambiare” prontamente mi chiami, ma non sai dove sono e quindi non puoi aiutarmi. Riaccendo l’auto incazzata nera, devo trovare sto maledetto posto, comincio a girare intorno, poi leggo il nome della via, finalmente ci sono. Parcheggio nel primo posto che trovo, controllo il civico e mi avvio lungo il portico. Sulla destra trovo l’ingresso del piccolo locale, mi avvicino alla porta e sento fischiare alle mie spalle. Mi giro ed eccoti’ oggi non ti tratterò male, niente schiava-padrona, oggi sei un amico’ e che amico’ mi sento eccitata, forse per la situazione, forse a causa tua’ mi raggiungi ed entriamo. Comunico le mie intenzioni al ragazzo dietro al banco, ma siccome non ho prenotato mi dice che dovrò aspettare un pochino; tra me e me penso che non c’è assolutamente problema, tempo in più che passo con te’
Ti accomodi su uno sgabello e cominci a sfogliare le foto dei tatuaggi; mi piacerebbe tanto farne uno, ma non credo che le mie morbidità reagirebbero bene’ ci sono un paio di tatoo che mi piacciono davvero molto, ma non li farò mai.
A giudicare dai bimbominchia che entrano mi sa che aspetterò un bel po..
Ci mancava anche mio marito che chiama’ esco un attimo e cerco di sistemare le cose raccontando un paio di balle. Quando rientro torno a prendere posto vicino a te, ogni scusa è buona per toccarti e sfiorarti. Mi appoggio sulle tue gambe e ti guardo continuamente negli occhi, anche quando non te ne accorgi’ Se non ci fosse tutta sta gente, mi sistemerei tra le tue cosce’ Nessun uomo mi fa questo effetto, possibile che me lo faccia proprio tu? In effetti tu sei diverso dagli altri, ma non lo accetto lo stesso. Voglio fumare, ho bisogno di allentare la tensione’Però tu non fumi, meglio lasciare perdere, poi magari ti da fastidio.
Continuiamo a parlare di cazzate, scherzi sul fatto che stasera litigherò con mio marito per via del piercing, e ti lamenti per l’ora tarda che si sta facendo. Io mi lamento perché a forza di aspettare mi scappa la pipì.
Finalmente arriva il mio turno, seguo il ragazzo nella stanza delle torture’ sono titubante, mi tremano le gambe, ma non posso fare figuracce, non davanti a te’ ‘ se vuoi puoi far entrare il tuo ragazzo’ mi di dice ‘non è il mio ragazzo’ mi affretto a dire, ‘è il mio amico’ frase infelice’ è decisamente uscita peggio di come credevo’ Ad ogni modo ti chiedo se vuoi entrare, ma rispondi che è meglio di no. Io invece avrei preferito che fossi lì con me’
Il ragazzo che deve farmi il buco è molto educato, e mi tranquillizza subito, ma continuo a tenere la faccia di bronzo, quella da ‘io non ho paura di niente’. Dopo brevi preparativi mi fa accomodare sulla poltrona e io mi complimento per la morbidezza del cuscino, come se non si capisse che prendo tempo’ Chiudo gli occhi, mi dice di respirare a fondo’ un dolore intenso’ ‘ferma ferma che ho fatto’ faccio un altro respiro, il dolore si attenua ‘ora lo faccio entrare, calma’ più che dolore adesso è fastidio quello che sento ‘ecco fatto, puliamo il sangue e sei a posto’
è andata meglio di quanto credessi’ sento una lacrima scendere sul mio viso’ sarà meglio che mi ricomponga non posso farmi vedere piangere’
Un paio di lunghi respiri, mi asciugo la faccia e sono pronta. Mi fermo un attimo a guardarmi allo specchio, mi piace proprio’meno male
Arrivo tutta soddisfatta a fartelo vedere. Lo so che non ci vai pazzo per i piercing, ma sorridi. Sbrigo le ultime pratiche, pago e finalmente usciamo da quel pertugio.
Ti seguo alla tua auto e mi mostri le scarpe che ti ho fatto comprare. Immediatamente dimentico il male, ti immagino con quelle scarpe e il vestitino che ti stava così bene’ ‘ti ci vedo proprio bene con queste’ e col vestito” mi stupisci ‘ce l’ho in macchina” incredibile, la mia amica se n’è andata e ha lasciato il posto alla mia puttanella’ sono presa dal dubbio, tento di rimorchiarti o faccio valere il mio ruolo di padrona..?
Faccio il giro della macchina, apro la portiera e mi siedo al posto del passeggero. ‘che fai?’ prendo la scatola con le scarpe ‘metti in moto’ mentre mi metto la cintura. ‘no dai davvero, devo andare è già tardi, devo andare da quel mio amico, e poi devo” non ti lascio finire di parlare, ti prendo per i capelli, tirandoti indietro la testa ‘ho detto di mettere in moto’ alzo la voce e scandisco bene ogni parola, per dare un tono più autorevole. Lascio i capelli e ti spingo avanti la testa ‘muoviti, troia’
Abbassi la testa e metti in moto l’auto.
‘però non posso fare tardi, altrimenti” ti do un colpo alla testa ‘altrimenti cosa? Guida e stà zitta’ non so esattamente dove portarti, ma una cosa è certa, io adesso non mi separo da te, mia dolce e sensuale puttana.
‘torna sulla via principale, e muoviti’ ricordo che poco dopo la coop c’è un hotel ristorante, proprio attaccato alla caserma dei carabinieri, quella sarà la nostra meta. Ti metto una mano sul ginocchio, e piano piano comincio a salire verso la coscia. Accarezzandoti arrivo fino al pacco, lo stringo ‘sei eccitata, vero troia?’ ed in effetti sento il rigonfiamento sotto i pantaloni.
Siamo in prossimità dell’hotel, tolgo la mano dal tuo cazzo ormai notevolmente duro e strattonandoti per i capelli ti faccio entrare nel parcheggio. ‘no dai guarda che devo andare però, se no mia moglie mi..’ ti afferro per i capelli ‘cercherò di parlare lentamente, così magari mi capisci, primo, non me ne frega un cazzo di cosa puoi o non puoi, tu DEVI fare quello che ti dico io. Secondo sarà meglio che cominci a portare un po’ più di rispetto, perché ti sei già guadagnata una punizione. Hai capito bene? E per la cronaca, quando sei con me, non hai una moglie, chiaroi?!’ abbassi lo sguardo ‘si padrona’ ‘brava’ ti accarezzo il viso. Slaccio la cintura, prendo le scarpe che ho poggiato davanti ai miei piedi ‘prendi il vestito’ scendi dalla macchina, vai al baule e tiri fuori una sportina; nel frattempo scendo anche io ‘andiamo’ mi fissi con l’aria perplessa, ma non ti lascio scelta. Varchiamo l’entrata dell’hotel e un piacevole profumo di cibo ci accoglie; data l’ora staranno preparando per la cena. Mi avvicino al receptionist ‘una matrimoniale, per favore’ l’uomo si affretta a prendere una chiave dalla bacheca alle sue spalle ‘mi serve un documento suo e di suo marito. Se siete interessati tra poco meno di mezz’ora potrete scendere al ristorante per la cena. La camera è la 34, terzo piano’ rovisto nella borsetta cerco il portafogli e consegno la carta d’identità, poi comincio a guardati insistentemente, mentre tu sei inebetito e mi fissi con l’espressione interrogativa ‘hai l’intenzione di darti una mossa o vuoi dormire qui?’ apri il borsello e sfili la patente dal portafogli, te la strappo di mano e la consegno al buffo ometto in giacca e papillon. ‘lo scusi, è un po’ stanco’. Ti prendo per mano e ci dirigiamo all’ascensore che ci viene gentilmente indicato. Da bravo gentiluomo mi lasci entrare per prima ‘prendi pure le scale’ e ti impedisco di entrare a tua volta. Premo 3 e l’ascensore parte. Arrivata al terzo piano cerco la camera, e senza aspettarti entro, richiudendo la porta. La camera lascia molto a desiderare, una scarna scrivania di fronte al letto, due semplici comodini, un micro armadio e una poltrona sono l’essenziale arredamento. Nel bagno è tutto impacchettato, e la tenda della doccia è tirata di lato.
Cazzo mi scappa’
Sento bussare, finalmente sei arrivato; apro la porta, ma non ti faccio entrare, ti porgo le scarpe e ti strappo di mano il borsello. Nell’altra mano tieni la sportina col vestito ‘quando sei pronta ti faccio entrare’. Hai l’espressione arrabbiata e sconvolta ‘non vorrai mica che mi cambi qui? Da non scherzare, per favore’ ‘per favore un cazzo, tu così non entri’ e con queste parole richiudo la porta. Resto lì dietro per ascoltare cosa combini, a giudicare dai rumori che sento mi stai dando retta ‘fossi in te mi darei una mossa, prima che la gente cominci a passare per scendere a cena’ ti urlo. Poco dopo bussi nuovamente, apro la porta e ti trovo li, bello come non mai, vestito da cameriera sexy, con quelle scarpe da donna che hai comprato’ ‘bene ora puoi entrare’ prendo i tuoi vestiti, le scarpe, il borsello e tutte le tue cose e le butto sulla scrivania. Sei evidentemente a disagio, sembra che ti abbiano infilato una scopa in culo, tanto sei rigido.
‘ho i piedi sudati, sarebbe il caso che gli dessi una rinfrescata’ mi siedo sulla poltrona e alzo i piedi per farmi togliere le scarpe. I calzini sono completamente zuppi ‘si padrona’ rispondi inginocchiandoti e posando di lato le mie scarpe. Non avere lacci e chiusure a volte torna utile, penso. Mi sfili i calzini, davvero schifosi, ti va anche fatta bene che li ho messi poche ore fa e non li ho da stamattina’ con la tua splendida lingua cominci a leccare prima uno poi l’altro piede, mentre di tanto in tanto alzi lo sguardo a cercare il mio. Sono palesemente eccitata, ma cerco di non farlo vedere. Limito i miei gemiti, evito di parlare se non per incitarti e gratificarti con qualche ‘brava, come lecchi bene’ e cose simili.
Comincio a faticare a trattenere la pipì, ma è così bello sentire la tua lingua’ stavolta non ti azzardi a salire verso il ginocchio, e forse mi dispiace un pochino’ col piede sinistro ti spingo via mentre lecchi il destro ‘ora devi fare una cosa per me’ ‘certo padrona’ mi alzo, abbasso i pantaloni e gli slip e mi risiedo sulla poltrona, sollevo i piedi perché tu possa sfilare il tutto. Mi spingo in avanti, oltre il bordo della poltrona, ti prendo per i capelli e porto il tuo viso davanti alla mia figa. Sicuramente ti accorgerai che sono un lago, ma non è per questo che ho portato li’ ‘apri la bocca, e vedi di non perderne una goccia, o ti faccio leccare il pavimento’ e dopo queste parole inizio lentamente a farti pipì in bocca. Cerco di fare più lentamente che posso benché mi scappa davvero tanto. Sento le tue labbra che si muovono, ti sto scaricando in bocca tutta la mia calda urina e tu la bevi tutta con avidità. Che sollievo’ ‘adesso lecca bene e puliscimi’ non ti stacchi neanche, tiri fuori la lingua e cominci a leccare ingordamente la mia figa bagnata di umori e di urina. Mi piace, e te ne accorgi, il respiro è affannoso, e con le mani ti spingo la testa. Hai una lingua stupenda, non mi stanco mai di sentirla su tutto il mio corpo, mi penetri con la lingua, mi fai godere.
Non va bene, devo essere più cattiva, sono troppo permissiva ‘non ti ho detto di scoparmi con la lingua, dovevi solo pulirmi’ e con un gesto stizzoso ti allontano la testa ‘ma padrona, io credevo..’ ‘non devi credere, devi ubbidire. Io adesso vado a cena, tu telefoni alla tua cara mogliettina e le dici che il tuo amico ti ha invitato restare per la cena, e quindi tornerai più tardi. In seguito la richiamerai, dicendo che hai bevuto un po’ e quindi è meglio che ti fermi per la notte. Per essere più sicura che non ti venga voglia di fare cazzate, mi prendo le chiavi della macchina’ mentre dico questo vado verso la scrivania, e frugando nelle tasche dei pantaloni prendo il mazzo di chiavi. Mostrandotele con un sorriso le infilo nella mia borsetta. ‘no dai, non puoi fare così lo sai che ci siamo dati dei limiti oltre i quali non possiamo andare, ridammi le chiavi che è già tardissimo e io devo” ‘tu devi solo ubbidire, piantala di piagnucolare e non farmi incazzare’ ti alzi in piedi per dirigerti verso di me, ma ti spingo e ti faccio cadere sul letto ‘mi sa che non hai capito bene’ raccolgo gli slip e i pantaloni e mentre li infilo ricominci a lamentarti ‘Sara guarda che non sto scherzando, non posso, davvero’ ‘ascoltami bene lurida puttana che non sei altro, tu non puoi chiamarmi per nome, padrona o signora sono gli unici appellativi con cui puoi rivolgerti a me. Nemmeno io sto scherzando. Fai come ti ho detto e non ti infliggerò altre punizioni. Continua a seccarmi e te ne pentirai amaramente. Non puoi giocare col fuoco senza correre il rischio di bruciarti!’ finisco di rivestirmi e infilo le scarpe senza calzini, prendo la chiave della camera, afferro la borsetta e mi volto verso la porta. ‘io vado a cena, quando torno, voglio trovarti più accondiscendete, ancora con questi vestiti e senza mutande. Chiaro? Magari ti porto gli avanzi’
Esco richiudendo la porta a chiave e vado verso le scale. è meglio che scenda a piedi, così mi calmo un pochino.
Le indicazioni per raggiungere il ristorante non potrebbero essere più chiare. Il profumo mi sta facendo venire l’acquolina in bocca’
Chiamo il cameriere e mi faccio indicare un tavolo ‘la signorina aspetta compagnia o tavolo per uno?’ ‘se mi va bene la compagnia la trovo qui, facciamo per uno, grazie’ mi fa accomodare ad un tavolo rotondo, apparecchiato per due, da cui toglie il coperto in eccesso e con un sorriso si allontana. Dopo pochi secondi torna porgendomi il menu. ‘grazie’ sfoglio le pagine plastificate, ho fame, me non voglio sprecare tempo prezioso’
Ero talmente presa dai miei pensieri che non mi sono accorta di un tavolo davanti al mio, cui sono seduti due ragazzi molto carini. Avranno una trentina d’anni, bei fisici, vestiti eleganti, forse rappresentanti. Stanno mangiando la pizza, e sembra molto invitante’ uno dei due, quello moro, che mi sta di fronte, si accorge che li sto guardando, mi sorride e mi fa l’occhiolino. Dice qualcosa all’amico dai capelli rossi che si gira e mi sorride anche lui. Ricambio i sorrisi cercando di essere il più ammiccante possibile. Sembrano divertiti e colpiti dal mio comportamento; mi alzo dal mio posto e vado a sedere al tavolo con loro ‘posso?’ ‘certo, accomodati pure’ mi dice il moro
‘mi fai assaggiare la pizza?’ mi porge il piatto da cui mi servo di una generosa fetta di pizza. Il ragazzo dai capelli rossi mi porge la birra, e mi servo anche di quella senza fare complimenti. Per stasera dovrò accontentarmi, altrimenti faccio tardi, non c’è tempo per i convenevoli ‘ragazzi, ho una camera di sopra, volete farmi compagnia?’ a quelle parole si guardano e sorridono. Il moro si alza e se ne va, il rosso mi porge la mano ‘a proposito io sono Marco, piacere e il mio amico si chiama Claudio, è andato a pagare, vuoi farmi strada intanto?’ mi alzo e mi avvio all’uscita che dà all’interno dell’hotel. Marco mi segue come un’ombra, nonostante le mie rotondità non sembra disdegnare il lato b. Claudio ci raggiunge correndo, sento i tacchi dei mocassini battere sul pavimento. Chiamo l’ascensore e mentre aspettiamo uno dei due ragazzi mi si avvicina e mi mette una mano sul seno. Essendo girata verso l’ascensore non vedo chi sia dei due, ma lo capisco subito dopo, quando Marco mi si para davanti e mi sfiora la guancia con la sua. Le sue mani sui miei fianchi, mentre Claudio continua a palparmi il seno restando dietro di me. Sento il suo corpo contro il mio. Le labbra di marco mi sfiorano il collo’ che approcci diversi’ eppure eccitanti entrambi, uno più deciso, l’altro più dolce’ Arriva l’ascensore e mi precipito dentro, quei due mi stanno eccitando e non vorrei perdere il controllo prima di arrivare da te. Il viaggio fino al terzo piano mi sembra interminabile, con quei due arrapati che continuano a palparmi e sfiorarmi; è la prima volta in cui non sono felice di essere eccitata’
Arriviamo al piano, volo verso la porta, apro e tu sei seduto sul letto, con la faccia nera’ mi sa che sei parecchio incazzato ‘eccomi puttana, hai fatto quel che ti avevo detto?’ i due ragazzi mi sembrano perplessi ‘guarda che noi non facciamo questi giochetti’ ‘ti ho forse chiesto qualcosa? Lui fa la puttana per me, per voi ci sono io” e con queste parole mi avvicino a loro e gli metto la mano sul pacco, già parzialmente in tiro.
‘cosa devo fare padrona?’ mi chiedi in tono provocatorio ‘per cominciare non rompere i coglioni’ bacio appassionatamente Marco, quei capelli rossi mi intrigano da morire. Claudio ti guarda con espressione interrogativa ‘sei davvero una puttana o sei solo un frocio di merda?’ mi stacco, ‘lei fa tutto quello che io le dico di fare, ora te lo dimostro; fagli vedere come sei brava a usare la lingua’ ti alzi dal letto su cui eri ancora seduto, vai verso Claudio, ti inginocchi davanti a lui, armeggi con i pantaloni, li apri, Cla guarda il suo amico che adesso è chinato a baciare il mio seno da cui ha spostato la maglietta. So che non sei capace di fare un pompino e che non l’hai mai fatto, sono proprio curiosa di vedere come te la cavi. Mi avvio sul letto per tenerti d’occhio e godermi la scena, Marco mi segue, mi sfila la maglia e il reggiseno, mi accarezza, mi stringe, si spinge contro di me e sento la sua passione.
Intanto tu hai scoperto il poderoso membro di Cla e lo stai leccando, conosco bene il piacere che sa dare la tua lingua e mi eccita vederti così, intento a dare piacere ad un uomo’ non hai bisogno di reggerlo con la mano, è già durissimo. Gli dai piccoli colpi con la lingua sulla cappella, e lo lecchi partendo dalle palle. Vedo chiaramente l’espressione soddisfatta di Cla che ti prende la testa tra le mani e te lo spinge in bocca. è una sensazione soffocante sentire un cazzo tutto in bocca, ma sembra piacerti, dopo i primi istanti cominci a succhiarlo con la stessa voracità con cui fai godere me; lo fai entrare tutto, per poi tenere in bocca solo la cappella. Sono eccitata afferro il membro di Marco, ancora costretto nei pantaloni, è duro. Qui siamo tutti troppo vestiti, comincio a spogliare Marco come una furia, ha un corpo bellissimo, non molto definito, ma sodo; è alto poco più di me, non uno spilungone, ben proporzionato. Anche lui come il suo amico ha un membro di tutto rispetto. Faccio per levarmi i pantaloni, ma mi ferma, ‘abbiamo una cameriera per questo, no? Tu, vieni qui e spoglia la tua padrona’ ti alzi, ti allontani lentamente dal cazzo di Cla, quell’uomo mette soggezione, ti volti verso di me e ti avvicini per finire di spogliarmi. Mentre ti abbassi per agguantare l’elastico dei pantaloni, Cla ti da una sonora pacca sul culo, che come ti avevo ordinato, è nudo sotto la gonna. Mi levi i pantaloni, e ti chini nuovamente per togliermi gli slip, ed ecco una nuova pacca. Piego le ginocchia e apro le gambe per mostrarti la figa, già bagnata e vogliosa. ‘vorresti leccarla vero puttana?’ ti ringhia Cla ‘e invece adesso ti faccio vedere cosa vuol dire essere una puttana’ ti afferra per i fianchi e ti punta il suo grosso cazzo sul culo, pochi istanti e con una poderosa spinta è dentro di te. Urli per il dolore, vedo i tuoi occhi spalancarsi. Cla comincia a scoparti vigorosamente. Marco viene davanti a me, e porgendoti il culo, ti intima di leccarlo, mentre lui si dedica a leccare me. Mi lecca tra le labbra a mi penetra con la lingua, mentre tu fai altrettanto nel suo culo.
Sento le palle di Cla sbatterti contro le chiappe, ti sta sfondando il culo e ti piace, puttanella’ Marco mi mette due dita nella figa, mi morde il clitoride, gemo per il dolore, ma mi piace, sto godendo, sento l’orgasmo montare, ci sono quasi, gli prendo la testa e lo spingo verso di me’gli riempio la bocca del mio piacere’lui mi succhia tutta ‘come sei buona’ mi dice leccandosi le labbra.
I colpi di Cla si sono fatti più rapidi e meno profondi, mentre Marco si sposta e si allontana da te vedo la tua erezione, stai godendo troia, lo sapevo’ voglio succhiarti il cazzo, ma non è il tuo turno. Resti con le mani appoggiate al letto, sollevi la testa, mi guardi, ci capiamo al volo, non puoi urlare, sai che mi arrabbierei, ma mi piace vederti godere.
Marco mi si avvicina, mi fa distendere sul letto, mi sale sopra e si insinua dentro di me senza nessuna fatica. Comincia a scoparmi con una delicatezza disarmante, Cla invece ti sta scopando come un toro. Rallenta, le spinte si fanno cadenzate e profonde, sei talmente sfondato che non senti le contrazioni del suo cazzo, sta per venire, un paio di spinte ancora a ti riempie il culo di calda sborra. Ti vedo contento, sei appagato dall’essere troia, sei la mia troia’ ti sei fatto scopare per un mio capriccio’
‘ora puliscilo puttana’ sono le uniche parole che Cla ti rivolge, mi guardi come per chiedere il permesso ‘fai come ti dice!’ è tutto quello che riesco a urlarti, ubriaca di piacere. Ubbidisci, ti volti e ti inginocchi nuovamente davanti a quel cazzo che ti ha appena provocato così tanto dolore e piacere. Lo lecci, lo lucidi con la lingua; la sborra che ti ha riempito comincia a colarti tra le gambe. Marco, che fin’ora è rimasto con la testa appoggiata al mio petto, dando colpi lenti e sinuosi, mi prende le gambe e se le appoggia alle spalle, ora mi penetra profondamente, lo sento dentro fino alle palle, ogni colpo è un sussulto, gemo come una gatta. ‘vieni a vedere come si fa a scopare’ dice rivolgendosi a te. Ti avvicini, mi guardi, guardi Marco; ora che mi fissi godo ancora di più. Marco si inarca, sta per godere, si sfila da me, te lo punta contro e ti riempie di sborra, sporcandoti la faccia e i capelli.
‘indovina? Adesso pulisci anche il mio’ senza fiatare ti avvicini e cominci a ripulire anche il cazzo di Marco. Io sdraiata sul letto ti guardo ‘devo proprio insegnarti come si succhia un cazzo’
Marco si ritrae, lui e il suo amico sono soddisfatti, hanno le palle vuote e hanno passato la serata. Recuperano i loro vestiti, si mettono solo i pantaloni e si avviano alla porta. ‘grazie puttana, hai davvero un bel culo’ ‘ciao bella’ ovviamente la puttana sei tu e la bella io’
Siamo nuovamente io e te’ ‘vai a lavarti, fai schifo così, anzi, prima mi lavo io, vieni in bagno con me’ ‘si padrona’ vado sotto la doccia, lavo via il profumo di quei riccioli rossi, dell’uomo che mi ha posseduta’ ti guardo dietro la tenda, sei in ginocchio. Mi fai tenerezza, non ti ho nemmeno chiesto come stai’ quell’erezione che avevo chiaramente visto è scemata da sola’ tuffo il viso sotto l’acqua fresca.
‘passami l’asciugamano’ mi avvolgo nella morbida spugna bianca e ti lascio da solo.
Tolgo le coperte da letto e mi ci butto sopra, sento l’acqua scorrere, mi si chiudono gli occhi’ ho sonno’riapro gli occhi poco dopo e ti vedo in piedi davanti al letto, hai l’asciugamano in torno alla vita e sei bagnato ‘vieni’ e ti indico il posto vuoto accanto a me. Non mi rispondi nemmeno, fai il giro del letto e ti sdrai vicino a me, rivolto a pancia in su. Mi avvicino a te, non mi guardi più. Mi giro, spengo la luce e mi appoggio su di te. Ti accarezzo il petto. ‘non farlo mai più, anche se mi è piaciuto, non puoi farmi rischiare tanto, hai capito testolina matta?’ ti chiudo la bocca posandoci sopra l’indice ‘shh, è ora di dormire’ mi accarezzi la testa, chiudo gli occhi’ascolto il tuo respiro’
Non so che ore sono, vedo la luce filtrare dalla tenda, dev’essere ancora mattina presto, stai ancora dormendo, mi stringo a te e con la mano vado a cercare il tuo sesso’ basta giochi’ ti muovi, ancora addormentato, lo afferro e lo stringo, sussulti, ora sei sveglio ‘ti voglio, adesso’
Non l’abbiamo mai fatto, ma io ti voglio dal primo momento in cui ti ho visto. Ti sei girato su un fianco e mi guardi, mi spingo contro di te, quasi ad infilarmi tra te e il materasso, capisci quello che voglio, mi sali sopra, ti strusci contro di me.
Ti fisso incessantemente negli occhi, passo la mano dietro la nuca, ti guido delicatamente verso di me, non fai resistenza, socchiudo gli occhi e le labbra. Un attimo interminabile, poi l’incontro’ le nostre labbra accostate si sfiorano, un bacio intenso.. fremo tra le tue braccia, non sono capace di fare la padrona, tu mi sciogli come burro, sento una scossa lungo tutto il corpo e pulsare tra le cosce’ possibile che un bacio possa fare questo? La tua lingua indaga nella mia bocca e insieme alla mia giocano, si intrecciano e si lasciano’ allungo una mano, ti sento eccitato, lo sposto verso la mia apertura, ti voglio dentro ‘non vuoi prima che ti faccia divertire?’ soffoco le tue parole con un altro bacio, mi lasci fare, entri dentro di me’ ti fermi un istante e mi guardi, poi cominci a muoverti’ io ti abbraccio, ti cingo con le gambe. Non aspettavo altro’ il mio respiro è affannoso e segue l’andamento delle tue spinte. Dopo poco esci e mi vieni sulla pancia. Mi dai un altro bacio, stavolta appena accennato, poi ti distendi nuovamente accanto a me.
‘vado a rifarmi la doccia’ prendo l’asciugamano abbandonato sul letto e vado in bagno. Faccio una doccia veloce, mi dispiace lavare via l’odore di te’ quando esco dal bagno pochi minuti dopo non ci sei, la tua roba è sparita. Guardo nella borsetta, ti sei ripreso le chiavi della macchina’
Mi metto a ridere fragorosamente’che notte’
Mi vesto, scendo alla reception e consegno la chiave della camera. ‘grazie signora, speriamo si sia trovata bene’ mi consegna la mia carta d’identità ‘arrivederci’ ‘scusi, mi può fare il conto della camera?’ ‘il conto è già stato pagato’ ‘a’ mi chiama un taxi per favore?’
Prendo il cellulare, ti scrivo un sms ‘grazie per tutto’

come sempre, contattatemi pure per commenti e consigli
sarasaratravian@hotmail.it

Sono arrabbiata, sono dannatamente arrabbiata’ stavolta te la faccio pagare, a costo di rimetterci io e non avere la mia parte di cazzo’
Domani verrai da me per ‘giocare’ forse dovrei avvertirti che mio marito sarà fuori per qualche giorno e quindi ho la casa a disposizione per tutto il tempo che voglio’ ma perché toglierti la sorpresa?!
‘porta tutti i giochi domani che ci divertiamo’ vediamo con cosa ti presenti ‘certo padrona’.
La notte passa veloce anche se inquieta. Non sono sicura delle decisioni che ho preso, spero che vada tutto bene.
Come sempre non arrivi all’ora stabilita e questa è un’ottima scusa per me per punirti ulteriormente. Ti scusi e chiedi perdono, ma ormai hai sbagliato e quindi verrai punito. Io sono ancora in maglietta e mutandine. Tu invece hai un paio di pantaloni corti, le scarpe da ginnastica e una maglietta. ‘comincia col metterti in ginocchio stupida puttana’ non mi rispondi ed esegui. Frugo nello zainetto, dovrebbe esserci il vestito da cameriera e le calze con le aperture strategiche. ‘tu sei una puttana, ma sei vestita da uomo’ non va proprio bene’ ti lancio il vestito e capisci che è ora di metterlo. So che vorresti che non ti guardassi mentre ti ‘trasformi’, ma oggi non mi frega proprio niente di quello che vuoi o non vuoi. ‘cambiati!’
Mi accomodo sul divano e ti osservo smettere i panni da uomo e indossare quelli da cameriera; non posso certo negare che tu non abbia un bel corpo’ metti le calze e infili le scarpe col tacco. Da bravo esibizionista mi mostri come ti sta il completo e ostenti il tuo fantastico culo lasciato scoperto dall’apertura nei collant. ‘non ti ho detto di farmi vedere il tuo culo sfondato, ma visto che proprio ci tieni a metterlo in mezzo, adesso lo riempiamo. Prendi il plug gonfiabile’ rovisti nello zaino e prendi fuori quanto da me chiesto, me lo porgi, ma con tua sorpresa mi rifiuto di prenderlo ‘gonfia a 10’ attendo che esegui ‘ora leccalo e mettilo’ ‘padrona potrei mettere un po’ di crema prima?’ ‘ti ho forse detto di mettere la crema? Ora leccalo e ficcatelo in culo prima che mi incazzi ancora di più. O preferisci che sia io a ficcartelo in quel culo sfondato?’ ‘se lo desidera mia padrona’ ‘bene, allora ci penso io, visto che non hai le palle per fare quello che ti ordino’ te lo strappo di mano, e te lo ficco in bocca, intanto che lo lecchi comincio a gonfiare, 1, 2, 3, fino a 10. Fatica a starti in bocca ‘leccalo, più saliva ci metti, più facile sarà dopo’ siamo in piedi uno di fronte all’altra, io ti guardo succhiare e leccare il plug, impegnato a non deludermi e non alzi nemmeno lo sguardo. ‘adesso è pronto’ te lo sfilo dalla bocca ‘girati troia’ esegui, ti spingo ‘a 90’ ti pieghi in avanti e con le mani ti reggi al tavolo. Una prima pacca viene accolta con un sospiro, punto il plug su quel bel buchetto, lo spingo, ma fatica ad entrare ‘tieni aperto questo culo sfondato’ porti le mani sulle natiche e allarghi ben bene. Un colpo e te lo infilo tutto dentro, mentre lanci un grido di dolore ‘zitta troia, non azzardarti ad aprire bocca’ prendo la pompetta e gonfio fino a 15. ‘ora non dovrebbe scappare. Raddrizzati puttana’
Mi siedo nuovamente sul divano, con le gambe sul bracciolo. Noto che mi guardi i piedi; muovo le gambe agitandoli in aria ‘vorresti leccarli, vero puttana?’ ‘si padrona’ ‘inginocchio e baciali’. Ti metti in ginocchio al lato del divano, di fronte ai miei piedi, avvicini la bocca e cominci a baciare i miei piedini con tutte le ciabatte. ‘toglile idiota!’ ‘si padrona’ mi sfili delicatamente le ciabattine e le riponi con garbo affianco a te; ho messo quelle belle, col tacco alto, scomode, ma estremamente accattivanti. Il contatto della pelle con le tue labbra è piacevole, molto piacevole, è una cosa che hai sempre fatto benissimo.
Continui a baciare mentre mi stendo, e con la mano arrivo al telecomando. Resto stesa e comincio a fare zapping in tv, cercando qualcosa di decente. Un colpetto di lingua mi ridesta dai miei pensieri, agito le gambe e ti colpisco ‘che cazzo fai troia?! Ho detto bacia non lecca, possibile che non capisci proprio niente?!’ ‘chiedo scusa padrona’ hai l’espressione sofferente per il calcio ricevuto e per il plug che ti da evidentemente fastidio. Ritiro le gambe sottraendo i piedi alle tue cure ‘non sai fare proprio niente, vuoi leccare, bene, adesso ti faccio leccare! Lucida tutto il pavimento con quella schifo di lingua, comincia dal soggiorno’. Spengo la tv e mi metto a gambe incrociate sul divano a godermi la scena. Da bravo schiavetto ti metti a quattro zampe e lecchi il pavimento, immagino faccia ribrezzo, ma non mi interessa, devi imparare a fare solo quello che ti dico, non a prendere iniziative. ‘vedi di non riempirlo di bava’ ‘si padrona’. Mi alzo dal divano e vengo verso di te per prendere le ciabattine che hai ancora vicino. Le infilo e volutamente finisco col tacco sulla tua mano, che istintivamente tenti di ritrarre ‘bhe, non ti piace?’ ‘si padrona sono il tuo tappeto, calpestami come vuoi’ ‘ecco, così va meglio’ resto ancora qualche istante e poi mi avvio nella zona notte. ‘vieni che passi a leccare il bagno’ ti alzi per seguirmi ‘resta a quattro zampe’ esegui e mi vieni appresso come un cagnolino.
Andiamo in bagno, tu cominci a leccare per terra ‘aspetta, spogliami’ mi guardi con aria interessata, ti accosti gattonando, senza sollevare la testa prendi tra le mani l’elastico delle mie mutandine per abbassarle ‘guardami puttana’
Fissi il mio corpo mentre le mutandine scivolano giù. Ti alzi e sollevi la maglietta, soffermandoti ad ammirarmi il seno; anche la maglietta cade per terra. Vado sotto la doccia e tu resti li indeciso sul da farsi. Lascio la doccia aperta, così puoi guardarmi ‘in ginocchio puttana, e resta davanti alla doccia’ ti accomodi, sedendoti sui piedi e mi guardi mentre l’acqua fresca scorre lungo il mio corpo. I capezzoli mi si fanno duri per via della temperatura. Prendo la spugna e mi ricopro di schiuma, ti guardo negli occhi mentre passo le mani sul seno, voglio eccitarti, scendo sulla figa, mi tocco, l’accarezzo. Appoggio la schiena al muro, poi mi giro, e mi appoggio col seno, mostrandoti il culo che non esito ad sfiorare con la mano’
Grazie alla gonnellina che porti non vedo che effetto ha tutto questo su di te, ma non è difficile immaginarlo, mi ricompongo, finisco di sciacquarmi ‘passami l’asciugamano’
Mi asciugo approssimativamente e lascio cadere l’asciugamano ‘sistema il bagno’ mentre mi dirigo in camera e mi butto sul letto. Squilla il telefono ‘portami il cellulare troia, è in soggiorno’ esci dal bagno e gattonando vai a prendermi il telefono ‘veloce!’. Quando me lo porgi ha smesso di suonare ‘puttana, non sai fare niente! Vai a finire in bagno, sparisci dalla mia vista’
Controllo le chiamate perse, era la mia amica e la richiamo. Ci mettiamo a chiacchierare, e mi scuso con lei, dicendole che quella troia del mio schiavo non è neanche capace di portarmi il telefono; pronuncio queste parole volutamente ad alta voce, in modo da fartele sentire. Dopo pochi minuti arrivi in camera mentre sono ancora intenta nelle mie chiacchiere.
‘scusa un attimo tesoro, tu, prendi lo smalto sul comodino e mettimelo, allora dicevamo’.’ Mentre io continuo a parlare con la mia amica, tu inginocchiato davanti a me mi metti lo smalto rosso fuoco alle unghie dei piedi.
Congedo la mia amica dicendole che ci vedremo più tardi. Mi guardo i piedi, hai fatto proprio un bel lavoro’ cazzeggiando si è fatto pomeriggio ‘levati quel coso dal culo, per ora è abbastanza’
Ti alzi e ti volti per mostrarmi quando lo togli; sollevi un po’ la gonna e lo sfili’ ‘brava, lascialo in bagno, abbiamo altro da fare adesso. Sempre a quattro zampe, ovviamente’ ‘ovviamente’ rispondi sommessamente.
‘ti ho sentito sai’ io che volevo portarti fuori a mangiare’ sei proprio una delusione. Mi vedo costretta a punirti per la tua insolenza’ ‘ scusa padrona” ‘troppo tardi, ora la paghi’
Mi alzo dal letto dove sono rimasta seduta fin’adesso, vado all’armadio e lo spalanco; comincio a rovistare tra i vestiti appesi. ‘sei proprio un ingrato, io ti ho anche preso un regalo’ e tu ti comporti da insolente’ prendo un completo nero, non si capisce bene di cosa si tratta, ma quando lo sistemo sul letto, diventa molto chiaro. Sono un paio di pantaloni in latex aperti sul pacco e sul culo, un perizoma sempre in latex e una serie di cinghie da mettere sul busto. La parte sopra è composta da una specie di cintura, e una sorta di bretelle incrociare; il tutto, ovviamente in latex nero.
‘questo è il tuo completo’ mi avvicino al comodino e prendo una scatola dal cassetto e sistemo anch’essa sul letto. ‘puoi cominciare a cambiarti, ma non toccare la scatola, quelli te li metto io’ così dicendo torno all’armadio e ricomincio l’opera di perquisizione. Butto volontariamente all’aria un po’ di vestiti che poi dovrai risistemare; so già perfettamente cosa indossare, ho fatto compere anche per me’ ma ho voglia di perdere tempo.
Mi siedo in un angolo del letto ‘avanti, cambiati’ ‘si padrona, grazie per il regalo’. Sei tutto eccitato all’idea di potermi compiacere ancora una volta; velocemente ti spogli, pieghi i tuoi vestiti e li riponi ai piedi del letto. Con le mani tremanti per l’emozione accarezzi i nuovi abiti e cominci ad indossarli. Vedo il mio sogno prendere forma sotto i miei occhi. Mentre finisci di sistemarti mi chino e sfilo una scatola da sotto il letto, dentro un paio di sandali con l’inconfondibile allacciatura incrociata fino al polpaccio.
Sei proprio bello, vederti così mi eccita da morire. Mi metto comoda sul letto lasciando l’armadio sottosopra. ‘fatti vedere bene’ sentendo queste parole fai una bella sfilata davanti a me, mostrandomi ogni dettaglio del tuo nuovo abbigliamento. Senza neanche rendermene conto mi porto una mano tra le gambe e comincio ad accarezzarmi ‘ti piaccio padrona?’ non ti rispondo, allungo una mano verso il comodino, prendo il vibratore dal cassetto e comincio a masturbarmi. Sono già bagnata, quindi entra senza fatica, avvio la vibrazione e mi dedico il mio piacere. ‘se vuoi posso aiutarti io padrona’ ‘stai zitto, continua a farti vedere, è tutto quello che devi fare’ ricominci a sfilare davanti a me, mentre accelero il ritmo e mi masturbo più velocemente. ‘fammi vedere il culo!’ ti giri, mi mostri il culo, lo apri con le mani, ti pieghi in avanti, il perizoma perfettamente infilato tra le chiappe. La visione mi eccita ancora di più e mi lascio andare in un orgasmo che mi fa urlare la mia soddisfazione. ‘ora per colpa tua mi serve un’altra doccia’
Torno all’armadio e prendo i abiti che ho comprato per stasera e vado in bagno a prepararmi. ‘tu sistema tutti i vestiti’
Mi do una veloce rinfrescata e comincio a vestirmi; perizoma coordinato col reggiseno a balconcino, in pizzo bianco. Sopra un bustino in latex nero e rosso, stretto, che mi fascia come una seconda pelle, con l’allacciatura incrociata sul davanti. Gonna rossa, corta davanti, ma a coda dietro, anch’essa in latex. Mi sento una dea vestita così. Raccolgo i capelli in una coda alta, che lascia ricadere i riccioli biondi sulle spalle. Utilizzo un trucco pesante, una spessa riga nera mi contorna gli occhi azzurri, e il mascara nero allunga le mie ciglia da cerbiatta. Concludo l’opera con un vistoso rossetto rosso fuoco, come lo smalto che hai usato poco prima. Ora mancano solo i lunghi guanti neri e le scarpe’ il pezzo forte che ho tenuto per ultimo’
Torno in camera dove sei ancora intento a piegare i miei vestiti ‘non hai ancora finito?’ ‘no padrona, ma quasi’ ti volti e mi vedi e per un istante rimani senza parole ‘padrona”
Sotto al letto un’altra scatola, della stessa marca dei tuoi sandali, ma decisamente più grande. La apro e prendo gli stivali che contiene. Un paio di stivali alti fino alla coscia, neri in pelle lucida, bellissimi, col tacco di 14 cm. Li indosso, e completo la mia vestizione. La piccola scatolina è ancora sul letto, all’interno c’è un collare in pelle nera con le borchie e un guinzaglio abbinato, e dulcis infundo, una bellissima coda castana attaccata a un ‘simpatico’ plug di 4cm. ‘in ginocchio’ estasiato ed eccitato ubbidisci, mi avvicino e ti metto il collare a cui attacco il guinzaglio ‘grazie padrona’. Ti porgo il plug che lecchi in maniera vogliosa, quasi lo dovessi mangiare, poi te lo infilo scostando il perizoma’ guardo la mia opera d’arte’ sei una meraviglia’.
Ho prenotato il ristorante per le 20,30 e dovremo muoverci adesso. Agguanto la borsetta ‘muoviti che facciamo tardi’ ‘si padrona, dove andiamo?’ ti lancio un’occhiataccia e capisci che non avrai una risposta. Prendo il guinzaglio, e ti trascino fuori. Mente chiudo la porta ti vedo inquieto ‘padrona ma dobbiamo davvero uscire così?’ ‘se non la pianti di lagnarti ti faccio fare le scale a quattro zampe’ non ribatti e aspetti l’ultimo giro di chiave ‘andiamo’ scendiamo le scale, mi tengo al corrimano per non cadere, per via dei tacchi così alti, e con l’altra mano tengo la borsetta e il guinzaglio attaccato al tuo collare. Mi piace vedere il tuo culo che ondeggia davanti a me. Arrivati nell’androne incontriamo un mio vicino che saluta calorosamente guardandoti e sghignazzando. Quando si apre la porta che da sull’esterno noto la tua esitazione ‘forza, che aspetti?’ ti fai coraggio ed esci. Sento gli sguardi malcelati provenienti dalle palazzine circostanti. La mia auto è parcheggiata proprio davanti alla pizzeria che a quest’ora è piena di ragazzi. Appena te ne accorgi diventi rosso paonazzo, ti vergogni a farti vedere così. Un commento arriva alle mie orecchie ‘guarda quello, è peggio di un cane, ma com’è ridotto?!’ li sento dire tra le risate. ‘vai in macchina prima di farmi fare brutta figura’ ti fiondi in auto e richiudi la portiera. Mi avvicino ai ragazzi che ti schernivano ‘ti assicuro che per una come me, lo faresti anche tu’ e dicendo questo stampo un bacio sulla guancia al più grosso del gruppo, lasciandogli il segno del rossetto. ‘se quando torno stasera siete ancora qui, magari approfondiamo il discorso”dopo di che vengo verso l’auto. Casualmente mentre salgo sposto la gonna e lascio ai ragazzi lo spettacolo del mio perizoma.
Allacciamo le cinture e metto in moto. Con un abbigliamento come quello è d’obbligo cambiare città per andare al ristorante, quindi ci avviamo a ferrara. Con la mia guida poco tranquilla ci mettiamo poco ad arrivare, mente l’autoradio sbraita musica tecno. Il ristorante ha il parcheggio proprio davanti. Una volta fermata l’auto ti dico di aspettare. Faccio il giro, ti apro la portiera e affero il guinzaglio, strattonandoti giù dalla macchina. Il meitre sulla parta ha gli occhi sgranati, ma quando ho prenotato l’avevo avvertito di quello che avrebbero visto e gentilmente mi aveva risposto ‘si figuri, nessun problema’, quindi ora pretendo il mio tavolo.
Ci indicano una saletta appartata in fondo al ristorante, ma per arrivarci dovremo passare attraverso i tavoli dei commensali intenti a mangiare e chiacchierare. Tiro il guinzaglio per farmi seguire, tieni lo sguardo basso, sei orgoglioso del tuo status di slave e con quegli abiti ti senti davvero sexy, umiliato, ma sexy.
La saletta è davvero molto intima, ma non siamo soli, ci sono altre 2 coppie, apparentemente ‘normali’ e un tavolo con 4 uomini. Ci accomodiamo al nostro tavolo, ti tolgo il guinzaglio e ovviamente gli sguardi di tutti sono su di noi. Io ricambio tutti con sorrisi e sguardi maliziosi, mentre tu non alzi gli occhi dal tavolo. Dopo pochi minuti arriva un ragazzo a prendere la comanda, e io ordino per entrambi, una fiorentina al sangue con del buon vino rosso. Io dovrò guidare, quindi il vino è tutto per te, ma lo scoprirai poi’
La serata procede tranquilla, e ogni volta che svuoti il bicchiere, sono subito pronta a riempirlo nuovamente. La carne è ottima e i vicini di tavolo sono sempre più curiosi.
D’un tratto da un tavolo dietro al nostro si avvicina un uomo e vicino al mio orecchio chiede cosa sei ‘mi sembra abbastanza chiaro, è il mio schiavo’ incuriosito forse più da te che dalla mia risposta si avvicina per toccarti ‘guarda che devi chiedere permesso per usufruire” ‘scusa, non lo sapevo’come funziona, io chiedo a te, e lui ubbidisce?’ ‘esattamente, cosa avevi in mente?’ ‘io e i miei amici siamo curiosi di vedere dove finisce quella coda” ti guardo, continui a non alzare lo sguardo dal tavolo. Porgo il guinzaglio allo sconosciuto ‘portalo in bagno, così puoi controllare con calma’ ‘si signora’ aggancia il guinzaglio e ti fa alzare dal tuo posto, fa un cenno agli amici e ti porta verso il bagno. Appena spariti dietro la porta dell’antibagno mi alzo dal mio posto, lasciando la borsetta per far capire che non ce ne siamo andati e vi seguo. Entro nell’antibagno, dove ci sono i lavandini e mi sporgo per guardare. Ti ha portato nella seconda parte, dove ci sono gli orinatoi. Ti ha lasciato camminare fino al bagno, ma ora sei carponi in mezzo ai 4 uomini. ‘facci un po’ vedere come muovi la coda’ ti dice uno, e tu cominci ad agitare il culo sculettando, e agitando la coda da una parte all’altra. ‘guarda, come un vero cane” ‘vediamo come sta senza coda?!’ e senza un briciolo di delicatezza ti tirano la coda stappandoti il culo e notando le dimensioni del plug. ‘complimenti cagnetto’ chissà se ci sta anche il mio cazzo li dentro’ ho proprio bisogno di svuotarmi le palle’ mente uno dei quattro pronuncia queste parole gli altri ridono, intanto lui si abbassa la zip dei pantaloni e lo tira fuori, ma è ancora moscio. ‘sai anche leccare?! Se sei un cane dovresti essere bravo” tirandoti per il guinzaglio ti fa alzare all’altezza del suo cazzo e te lo sbatte in faccia.

IL RESTO DELLA STORIA, E’ RIMANDATO AL PROSSIMO CAPITOLO

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