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IO. FOTOGRAFO A LUCI ROSSE – L’INIZIAZIONE CAPITOLO 12 Terza parte

By 11 Aprile 2020No Comments

Ho capito, ho capito… – la interruppi mostrandomi sinceramente pentito – Non dovevo spiarti. Ma la curiosità di vedere una bella donna come te… E adesso cosa vuole farmi? Vuole punirmi per vendetta di tutto quello che ha subito lei in passato? Cosa vuole farmi fare? Sono qui, non posso scappare… Ma non mi farà mica male, vero?”

Ma no, ometto. Voglio solo divertirmi. Con te, con il tuo corpo…” “Ma io sono molto più giovane di lei, e soprattutto molto, molto meno esperto di una donna come lei che ha tanto subito. Lei è una bellissima donna che ha tanta più esperienza di me… Mi intimidisce! Io ho fatto le mie cosine con donne giovanissime, ragazzine… Ed ho sempre io comandato…”

Federica sorrise e cambiò improvvisamente tono. “Tu sei già un uomo. Anzi sei proprio un bel maschietto, bello e pronto ad essere usato per benino. Proprio come piace a me! E sono sicura che molte tue compagne di classe sono invidiose di Alice e sarebbero molto felici di giocare con te! Vista la situazione nella quale ti sei cacciato, da brave e giovani puttanelle, si divertirebbero un mondo a costringerti a fare delle cosine! Ma io non sono una ragazzina! Sono una donna ed ho dei desideri molto, molto più particolari. E come ti ho detto, mi piacciono tantissimo gli uomini giovani. Costringerli a subire soprattutto quando sono nel pieno della loro potenza virile. E tu lo sei, mi sembra di capire…

Ascolta… – continuò lei con voce suadente – Mi devi rispondere, sinceramente ad alcune domande un po’… Insomma… un po’ personali e riguardano la tua sessualità di giovane maschio! Ti sei mai mostrato completamente nudo davanti a qualche donna? – continuò lei a bassa voce – E davanti alle tue morosette passate e… Alice?

A questa domanda arrossii ed iniziai a farfugliare. Non ero abituato a certe domande soprattutto se riguardavano Alice, la mia morosa e sua figlia! Risposi quasi sussurrando. “Beh, sì, l’ho fatto… Qualche volta… Donne? Innanzitutto più di qualche volta davanti la fisioterapista della mia squadra di calcio! Mi sembrava quasi le piacesse mettermi nudo e faceva anche degli apprezzamenti sul mio coso che, diceva sempre lei ridendo, faceva sicuramente felici tante ragazzine! Dicendomi queste cose lei mi scrutava ed io mi vergognavo, un po’… Anche la mia dottoressa e qualche infermiera mi hanno visto tutto nudo. E tutte, mi sembrò di capire, mi hanno apprezzato!”

Ci credo! – mi interruppe Federica – Ma no, sciocchino! Non intendevo questo! Ti hanno toccato, quelle donne? E, soprattutto, ti hanno anche accarezzato e… Insomma… si sono divertite? Hanno approfittato della situazione per scoprire anche quanto tu fossi bravo a fare certe cosine?” “Oh no! – risposi subito io a bassa voce – Non mi hanno mai fatto nulla, non mi hanno mai accarezzato e… toccato! Anche se la fisioterapista mi piaceva e non ero riuscito a non farmelo diventare bello duro! E lei guardava e riduzzava…” “Nessuna donna, quindi… – osservò soddisfatta Federica – E… le morose?” “Ho capito, ho capito… – ripresi a bofonchiare fingendomi disinvolto – Beh, se lo vuole proprio sapere, spesso… Proprio davanti ad Alice sono rimasto molte volte nudo! Glielo ho così mostrato più di una volta… E glielo ho messo anche in mano… Lei è però gelosissima… Se sapesse dove sono ora…”

E cosa hai combinato! Ma dài Fabio, lo sai bene che anche questo sarà un nostro segreto! Come tutto il resto! Te lo prometto! Ma tu… – continuò allora Federica ridacchiando – Glielo hai messo in mano, anche! Alla mia bambina! Posso immaginare poi cosa le fai fare…

E tu? – insistette allora la donna – Ti masturbi tanto? Da solo? O preferisci farti masturbare da lei? E poi, mi interessa assai, spruzzi molto presto? E ne fai tanta di cremina?

Imbarazzatissimo, arrossii violentemente. “Ma che domande mi fa… Posso non rispondere? Uffa! Sono cose mie!”

La donna si mostrò insofferente. “Ma allora, ragazzino, non hai capito? Tu adesso devi solo ubbidire. Rispondere a tutto quello che ti chiedo e soprattutto fare tutto quello che ti ordino di fare!”

Va bene, va bene… – cercai di calmarla – Non si alteri, signora! E se proprio lo vuole sapere io devo eiaculare ogni giorno almeno una volta! Sì, proprio ogni giorno. Ho tanta voglia sempre e anche Alice mi fa una sega al giorno. Non lo fa sempre con la bocca perché già quando le vengo in mano faccio un sacco di quella roba che lei signora ben immagina. La mia cremina, come la chiama lei, il mio tesoro. Solo qualche volta l’ho costretta ad assaggiare il mio seme. Poi l’ha sempre vomitato perché lei dice che quella mia robaccia è troppo densa ed amara per lei! Non ce la fa a sentirsela in bocca e poi ingoiarla come io sempre vorrei! Le basta sapere questo?”

Oh sì, sì! – mi disse Federica e sorrise maliziosamente – Sei proprio un porco! Cosa combini alla mia bambina!”

La signora si aggiustò il piccolo reggiseno e le mutandine. Poi si avvicinò al borsone ed estrasse una macchina fotografica e una telecamerina. Ebbi il sospetto che voleva iniziare il suo lavoro. E sospettai di essere naturalmente proprio io il soggetto delle fotografie e il protagonista della ripresa.

Cosa vuole fare? – le chiesi preoccupato – Lo so che ho fatto una cosa che non dovevo fare e che merito una punizione… Ma cerchi di essere buona e comprensiva… Sono anche molto giovane…”

Sarò buonissima. Forse all’inizio sarai un po’ imbarazzato, ma dopo piacerà, anche a te… Ti sei mai fatto riprendere? E fotografato? – insistette Federica – Senza nulla addosso, naturalmente! Nudo, insomma…” “No. Mi vergogno troppo! – risposi visibilmente preoccupato – Ho invece ripreso e fotografato Alice una volta. Era la prima volta che lo facevo e mi era piaciuto tantissimo fotografare con il cellulare e riprendere con la telecamera la mia morosa nuda! Scoprii che mi provocava piacere e non solo! Ma lei, anche se un po’ ritrosetta all’inizio, poi non aveva proprio protestato…”

Bene! – mi interruppe subito Federica evidentemente ringalluzzita dall’idea di essere la prima a fotografarmi e riprendermi pure completamente nudo – Allora lo sai bene cosa si provi a fare certe cose e soprattutto come le si fa. Ti avviso che io partirò da dove tu sei arrivato con la mia piccola Alice! E’ la mia passione, te l’ho detto, riprendere e fotografare giovani maschi. Nudi, eccitati e pronti a… Insomma, lo hai capito, vero? Sì, a spruzzare il loro seme dappertutto. E più volte, magari, se ne sono capaci!

Ed io sono sempre stata pure molto disponibile ad aiutarli… Talvolta, anche se giovani, forti e ben dotati, si erano affaticati troppo dopo una sola copiosa eiaculazione alla quale li avevo portati a fare troppo presto… Sì, insomma, avevano dato troppo e troppo presto! Allora per ricaricarli mi ero mostrata un po’. E sì, qualche volta, se me lo avevano chiesto loro, anche nuda! Dovevo essere come loro, pretendevano i giovani modelli! Sì proprio completamente nuda come loro! Ed infatti come si rizzavano subito duri e gonfi i loro uccelli vedendo la mia bella fica bionda!

Ero rimato sconvolto da quelle rivelazioni della giovane donna. Feci fatica a non mostrare tutto il mio imbarazzo. Deglutii più volte a fatica.

Sei turbato Fabio? – aggiunse subito lei – Ti capisco. Qualche altra volta, raramente per la verità, i giovani uomini forse non abituati come te a quelle emozioni così forti, si erano eccitati troppo e, nelle condizioni nelle quali li avevo ridotti, non riuscivano a… liberarsi, a venire ed a mostrarmi tutto quello che pretendo da loro. Come e quando lo volevo io! Proprio nel loro momento magico, quando avrebbero dovuto mostrarmi la loro cremina! Mi prestavo allora a collaborare con il giovane maschio. Nuda, regalavo loro le mie carezze al loro pene durissimo ma incapace di spruzzare! Lo facevo dolcemente con la mano e talvolta, nei casi più difficili, con la bocca. Alla fine, per ringraziarli della visione stupenda che mi avevano regalato del loro orgasmo e per tutta la loro cremina che mi avevano donato, io persino assaggiavo il loro seme! Ma solo un po’ perché non mi piace il vostro seme. Capito, uomo?”

Rimasi sbigottito. Capii che Federica avrebbe voluto assolutamente vedermi nudo e soprattutto quando avrei raggiunto il mio orgasmo ed avrei spruzzato tutto il mio seme. Sì proprio quando mi sarei finalmente liberato e scaricato, spruzzando e schizzando dappertutto. Le sarebbe piaciuto vedere e percepire l’odore del mio giovane e fresco sperma. Da buon stalloncino quale ero si aspettava mie sborrate in gran quantità e più volte. Lei mi aveva detto che mi avrebbe anche aiutato, se necessario! Potevo immaginare come… E solo allora mi avrebbe fotografato e ripreso. Come a lei piaceva e desiderava.

Ho capito, ho capito… – risposi fingendomi un po’ infastidito – Mi vuole riprendere e fotografare nudo e soprattutto quando faccio la sborra. Ne faccio tantissima, sa…” “Bene, molto bene. Lo immaginavo. Questo non mi spaventa. Mi piace tanto lo sperma di stalloncino. Quanto detestavo invece quella di mio marito e quello dei vecchi maiali che ho incontrato e che mi hanno costretta ad inghiottire il loro seme schifoso.

Ma ora, Fabio, datti da fare! – mi disse impaziente lei – Levati le mutandine e mettiti comodo sul materassino. Ah, a proposito, da adesso ti sto riprendendo… E c’è anche l’audio!”

Non protestai più, anche se mi diede fastidio essere ripreso nel momento in cui mi sfilavo da solo lo slippino che aveva scelto la sua bambina per me. Se lo avesse saputo ora Alice cosa stavo facendo davanti alla sua mammina! Sbuffai e lentamente feci scivolare giù fino alle caviglie la mutandina. Poi me lo sfilai tutto e lo lanciai verso la telecamera.

Il mio cazzo non era ancora duro ma era ugualmente una gran bella sberla di uccello! Grosso e lungo. “Eccomi qui, signora. Nudo, proprio come lei mi voleva. Desiderava vedere il mio uccello, no? Il mio giovane uccello! Eccolo! Le piace?” “Accidenti! – rise divertita Federica dopo aver scansato il mio slip e zoomato immediatamente sul mio cazzo – Ce l’hai proprio bello grande e lungo. lungo. Ce l’hai quasi equino! No, anzi no, adesso sembra proprio una gran bella proboscide! Non oso pensare a quello che sarà capace di fare dopo quando ti sarai eccitato e si rizzerà e tirerà per bene. Ci divertiremo un sacco! – commentò a voce alta per essere ben registrata – Penso proprio che mi divertirò un mondo con il bel Fabio! E con il suo uccellone! Il mio bel modello verginello!“.

Mi adagiai sul materassone prendisole e le mostrai il mio culo particolarmente muscoloso. Lei apprezzò e scattò delle raffiche di scatti. Poi mi sedetti ed ingenuamente mi coprii il sesso con le mani. Così la signora mi scattò alcune foto. Erano delle foto indubbiamente sexy perché avrebbero inizialmente mostrano la mia ritrosia nonché il mio imbarazzo da giovane uomo nudo davanti ad una bella donna che lo fotografa senza proprio nulla addosso. Federica con quel bikini scelto per me era particolarmente provocante e mi turbava tanto!

Subito Federica ritornò nel borsone. Vi estrasse un trepiedi e due scatole, Cominciò a fissare la telecamera al trepiedi. E riavviò la ripresa. Ed io, a sorpresa, protestai. “Signora, così non va. Non è giusto. Io non le mostro più nulla se lei…” “Se io… – mi interruppe lei indispettita dal mio tono di sfida – Se io cosa…” “Io sono qui, nudo e costretto a mostrarle tutto… E a fare delle cose delle quali mi vergogno tantissimo! Voglio che anche lei sia come me! Sì, insomma, vorrei tanto anch’io vederla nuda… Si levi quel bel costumino! Sì, proprio sì! Il reggiseno e lo slip!”

Ehi, ragazzino, questo non era nei patti. Sì, lo so, è da stamattina e da quando in macchina mi sbirciavi tra le gambe che ardi dal desiderio di vedere qualcosinai. E magari, perché no, tutta nuda! E scoprire se sono veramente bionda. Anche lì! Mi sembra che hai già tentato, inutilmente spero, di scoprirlo. Prima, da provetto guardone! Comunque lo sono… Bionda, lì! Te lo assicuro. Ti basta sapere che ho il pelo dorato per eccitarti? O devi proprio vedermi nuda?” “Sì… – la delusi – Voglio vederla nuda. Come lo sono io!”

Ma va’ là! – sbuffò lei – Mi sembra che il costume che ho indossato nasconda molto poco… Ma se proprio vuoi vedermi nuda… E sei sicuro che il vedermi senza nulla addosso non provochi in te delle reazioni incontrollabili ed… inconsulte? Vedo che sei un autentico stalloncino! Non vorrei fare troppo presto la fine della cavallina da ingravidare…”

Io non risposi ma lei brontolando si sganciò il reggiseno e lasciò libere le due mammelle bellissime, non enormi ma rotonde e perfette. Le areole erano molto grandi, di un tenue color rosa. Come quelle di Alice! I due bottoncini, già appuntiti erano da succhiare e leccare avidamente. Come tutto il resto. Io non fui proprio in grado di non spalancare gli occhi ammirando quelle splendide tette. Ancora più belle di quelle di Alice perché di una donna matura, tremendamente femmina. Lei sorrise compiaciuta del mio apprezzamento

Poi mi guardò lì, proprio dove non doveva e notò tutto il mio turbamento. “Basta così, ometto? Soddisfatto? O vuoi veramente tutto? Vuoi proprio farti del male?” Non risposi e fissai il suo piccolissimo slippino. Lei capii e perfidamente iniziò a torturarmi. Si girò e mi esibì il suo fantastico culetto. E, piegandosi in avanti, a sorpresa e provocante si abbasò lentamente il piccolissimo slippino. Così facendo mi mostrò da dietro tutto il suo sesso, gonfio e lucido. E contemporaneamente il più piccolo buchino del suo culetto. Bellissima! Federica era fantastica!

La signora era veramente bellissima! Il mio cazzo esplose, diventò duro. Le mie mani lo coprirono a fatica. Il glande, già viola, sfuggì dalla copertura e fuoriuscì scappellandosi completamente. Federica, vista splendidamente nuda da dietro, si raccolse sensualmente sulla nuca i capelli. Così facendo mi attizzò ancor di più e mi procurò ancor più la mia violentissima ed incontrollata erezione. Federica ci sapeva fare e sapeva come far tirare l’uccello ad un uomo!

Soddisfatto lei poi lentamente si girò e mi mostrò tutto il resto. Mi mostrò senza alcun imbarazzo per la prima volta la sua bellissima fica. La sua passerina era bellissima ed era incorniciata da un foltissimo boschetto di biondissimi peli. Vidi tra il chiarissimo pelo le sue grandi labbra gonfie che anticipavano un sesso caldo e accogliente. Il mio uccello crebbe ancora ed iniziò a pulsare quando raccogliendosi di nuovo i capelli dietro sorridendo Federica bonariamente mi rimproverò.

Ecco, vedi Fabio, ho sbagliato! – sbottò infatti la donna – Non dovevo farmi vedere così. Completamente nuda! Guarda cosa ho combinato! Lo sapevo, accidenti! Ti avrei eccitato troppo e ti avrei mandato in confusione! Ti prego, controllati! Guardati come sei ridotto. Guarda il tuo coso! Non avevi bisogno del mio aiuto, Fabio… Per fartelo rizzare in quel modo!

E non saresti l’unico, sai, a non riuscire a controllarsi! – infierì Federica rimproverandomi la precoce ed eccessiva erezione che le mostravo – Sì, insomma, eccitarti troppo nel vedermi così, senza nulla addosso. Uffa! Non vorrai mica raggiungere l’orgasmo e, senza volere, iniziare a fare… Insomma, le tue cosine! Venire e fare la tua cremina! No, non voglio! Ti prego, no… Non fare così! Controllati!

Anzi, ti voglio proprio raccontare cosa mi è successo! – mi disse sorridendo lei per farmi almeno un po’ sbollire – Avventure che mi sono successe proprio con dei maschietti. Come te, anche se in tempi diversi ed in situazioni tanto particolari ed assai scabrose!

Caro Fabio! – iniziò lei a raccontare con tono provocante – Devi sapere che io dormo sempre nuda e pretendo che il maschio vicino a me nel mio letto sia come me. Nudo. Mi piace sentire l’odore di maschio. Mio marito, quindi, mi vedeva spesso nuda a letto. Raramente con il solo baby-doll. Rosa e completamente trasparente io talvolta lo usavo per eccitarlo. Io lo costringevo in quelle rare occasioni a mettersi nudo e mi piaceva un mondo levargli io le mutande. L’uomo ovviamente mi presentava subito l’uccello duro e voglioso. E pieno, pieno di sperma che lui avrebbe subito voluto tanto scaricarmi nel mio pancino. Mi piaceva troppo avere lì, attaccato a me, un uomo nudo, pieno di voglia e con un cazzo fremente. Ebbene lui, non trattenendosi, appena gli abbassavo lo slip, spesso si eccitava troppo nel mostrarmi l’uccello e nel mettermelo in mano. Uffa! Non si tratteneva più e schizzava subito tutta la sua cremina riempiendomi la mano e il mio baby-doll rosa ultratrasparente con i suoi infiniti sborroni. Mi costringeva così a dormire insoddisfatta, piena di voglia ed immersa nella sua sborra che detestavo!

Prima del mio maritino ebbi però dell’altro! – continuò Fedrica a raccontare un po’ divertita – Sempre all’università, ebbi un’altra incredibile storia. Questa volta con un professore universitario non più giovanissimo. Era insomma un vecchio maiale, che si divertiva tantissimo con le studentesse più carine e, soprattutto, con le più disinibite e puttanelle. In cambio, ovviamente, del superamento del suo esame.

La sua passione era, naturalmente come la maggior parte di voi maschiacci, il pompino. La fanciulla prescelta era costretta a recarsi nell’ufficio privato del docente in facoltà e fargli esclusivamente per lui sulla sua scrivania uno spogliarello integrale. Naturalmente dopo la prestazione offertagli sulla pedana improvvisata la giovane donna doveva scendere dalla stessa, accovacciarsi tra le gambe dell’uomo stravaccato sulla poltrona da professore universitario e così tutta nuda ciucciargli per bene l’uccella fino a fargli spruzzare il seme.

La signora Federica si fermò per un istante e scosse il capo. “Tutto ciò era ben noto alle giovani e belle studentesse, come l’acidità dello sperma di lui e il suo odore pestilenziale. Il vecchio prof aveva però anche un’altra inclinazione particolare! L’uomo si divertiva infatti a resistere più possibile nel tenere nella bocca della sventurata il suo pene e trattenere il suo getto liberatorio di sperma. Ciò nonostante gli eterni, meravigliosi e di ottima fattura pompini nei quali molte studentesse si erano impegnate a fare. Erano state perfidamente scelte dal vecchio docente! Tutte belle e molto brave a succhiare l’uccello ai propri uomini.

Volutamente ritardava più possibile la sua eiaculazione e non venendo mai costringeva così la giovane donna ad un interminabile ed estenuante pompino. E alla fine lui pretendeva sempre che la esausta e giovane donna prima ingoiasse e poi bevesse i primi enormi sborroni del vecchio professore. E poi, come oltraggio finale per ottenere anche la lode in sede di esame, la studentessa doveva farsi anche riempire il volto dalla sborra del prof. Tanto liquida, amarissima e dall’odore nauseabondo.

Alcune matricole non abituate a tali prestazioni, non avevano retto all’estremo oltraggio e davanti all’uomo compiaciuto di se stesso ed appagato del proprio orgasmo non avevano retto e travolte da violenti conati di vomito erano state costrette tra singulti a sputare e vomitare la sborra di quell’uomo così cattivo.

Anch’io, adocchiata per la mia bellezza dal vecchio professore, avevo patteggiato con il vecchio maiale un trenta nel suo esame di diritto in cambio di una mia prestazione molto, molto particolare. Avrei dovuto anch’io masturbarlo, naturalmente, con la bocca. Fino a farlo venire. Insomma dovevo fargli un pompino. ‘E’ molto bella, signorina! – mi disse il vecchio porco – E con quella bocca saprebbe sicuramente far tanto, tanto felice un maschio! Lei può immaginare, come… E lei sarà pure così brava e… vogliosa di farmelo!’

Non accennai a quello che lui prediligeva. La mia bevuta del suo sperma! L’ ingoio, insomma! Non necessitavo della lode e almeno quella umiliazione speravo di evitarmela vista l’età dell’uomo e la schifosa sborra che avrebbe prodotto. Anche lui invece, sicuramente, come tutti gli uomini ai quali avevo fatto un pompino e che alla fine mi avevano investita tutta con il loro sperma, avrebbe voluto farmelo bere tutto, fino all’ultima goccia!

Naturalmente non raccontai assolutamente nulla al mio ragazzo di allora.

Ma non fu necessario neppure spompinarlo. Nel suo studio all’università mi esibii in uno spogliarello tutto per lui che doveva anticipare la mia prestazione con la bocca. Per farlo lui voleva che, come tutte le altre, io fossi completamente nuda e in ginocchio tra le sue gambe.

Ebbene, lui non resse. Dopo essermi levata con lentezza esasperante il reggiseno mi sfilai il tanghino nero e completamente trasparente che indossavo per l’occasione. Apparve in tutto il suo splendore la mia fica biondissima che provocò al porco un effetto devastante. Lo sentì sospirare, gemere e poi sussultare. Si era abbassato quasi rabbiosamente i calzoni ed i mutandoni. Volle mostrarmi il suo uccello scuro, piuttosto piccolo e pieno di nervature in rilievo. Vidi i suoi coglioni pieni di rughe e tanto pelosi. Volle continuare nella sua squallida esibizione scappellandosi il glande già viola e ben bagnato. Ciò gli fu fatale perché gli piacque troppo mostrarsi così. Alla giovane e bella studentessa. Si sborrò addosso, sul pancione scoperto, sulla camicia e persino sulla cravatta!

Non riuscìì a non nascomdergli un sorrisetto soddisfatto. Gli era bastato vedermi nuda e il pelo biondo della mia fica per esplodere e schizzarsi tutto addosso come un adolescente alla prima sborrata. Non ero stata costretta a succhiargli il cazzo e non dovetti neanche bere il suo seme. Che ne fece tantissimo vista la lunga astinenza poi confessatami.

Ma la più incredibile e imbarazzante situazione mi capitò in vacanza al mare… – continuò nel suo racconto Federica quasi divertita – Ero sola perché mio marito era rimasto colpevolmente in città per lavoro. Io ero in spiaggia bella e soprattutto sola. Mentre mi godevo il sole indossando il mio solito bikini da urlo, fui avvicinata da un ragazzo del posto, palestrato e molto bello.

Dalle forme che trasparivano dall’attillatissimo costume nero, si intuiva che, messo a nudo, l’uomo doveva offrire un bel giocattolino. Per di più olivastro, come la sua carnagione. Da parecchi giorni non mi gustavo un bell’uccellone in fica. Soprattutto uno bello, pieno, pieno e tanto, tanto duro! Per poi sentirmelo dentro di me pulsare e… farmi riempirmi tutta con la sua cremina. Non prendevo la pillola in quel periodoma… Ma, insomma, ci avrebbe pensato lui!

Non rifiutai quindi la sua compagnia e alla fine della giornata mi diede appuntamento alla discoteca all’aperto del nostro albergo. Era chiaro che voleva corteggiarmi e magari scoparmi. Io ero la bellissima mogliettina da sola in vacanza e tanto annoiata.

Mi presentai all’appuntamento leggermente in ritardo. Ero bellissima. Capelli biondi sciolti, vestitino forse troppo corto per una donna sposata quale ero, leggerissimo, bianco e naturalmente un po’ troppo trasparente. Si notava subito, volutamente, la mancanza del reggiseno. I miei capezzoli già appuntiti esaltavano le perfette rotondità delle mie mammelle. Unico indumento intimo uno slippino bianchissimo con del pizzo che la trasparenza del vestitino rendeva volutamente un po’ visibile. Solo un po’… Per eccitare l’animale maschio che mi aspettava e che mi avrebbe certamente aggredita.

Ti confesso, Fabio, che mi sentivo una puttanella e come tale speravo che lui mi avesse fatto vedere grandi cose. Poiché ero un po’ euforica per il clima di vacanza che mi circondava, non disdegnavo l’idea di farmi sedurre, di farmi sottomettere completamente e docilmente farmi riempire per bene. Dappertutto, come lui avrebbe gradito.

Conoscendo i maschietti mi avrebbe sicuramente scopata in camera sua, per non sporcare con il suo seme il letto che avrebbe accolto il giorno dopo mio marito. Ma dopo, mi piaceva fantasticare, mi avrebbe invitata in camera sua a bere sperma. La sua! Mi resi conto, un po’ provando vergogna, che quella sera, il marito colpevolmente lontano, il tanto sole e un bel maschio vicino mi procuravano una gran voglia di sborra. Calda, tanta e… dappertutto! La sborra di un maschio. Vero! Sì, insomma! sognavo una serata a champagne e sborra. A fiumi!

Mi salutò con un bacetto per dimostrare agli altri uomini presenti il suo possesso su di me. Ero già la sua preda. Subito mi invitò a ballare e mi portò al centro della pedana. Lui iniziò a ballare ed era molto bravo oltre che bellissimo. Io pure. La musica mi inebriò e mi scatenai nel ballo. Non mi accorsi delle luci e dei faretti che sparavano fasci di luce sulla pedana. La trasparenza del mio vestitino fece il resto.. Mi resi conto di essere stata veramente spogliata dalle luci alleate indiscrete alle mie un po’ volute trasparenze. Sì, effettivamente mi accorsi subito che stavo ballando praticamente nuda. Sinuosamente mi muovevo e con leggerezza esibivo il mio corpo ben visibile ed apprezzato da tutti i maschietti presenti. La forma delle mie mutandine divenne l’argomento preferito in particolare da alcuni uomini seduti in contemplazione vicino alla pedana da ballo. Se mi avesse visto mio marito ballare praticamente nuda davanti a tutti quegli omaccioni! Sinceramente ero un po’eccitata e mi stavo divertendo in quella innocente provocazione.

Calò la musica e si abbassarono le luci. Il mio lui mi catturò immediatamente per anticipare altri eventuali corteggiatori ed incollò il suo corpo al mio. ‘Sei bellissima’ – mi sussurrò nell’orecchio – Sei la più bella!’ ‘Anche tu mi piaci! – gli confessai abbassando sempre più la voce – Anche se sei parecchio più giovane di me. Ed io sarei anche una donna sposata… Lo sai, vero?’ ‘Questo non è un problema, mi pare… – aggiunse lui – Siamo qui per divertirci…’ ‘Non avevo dubbi che per te non sia un problema che io sono una donna sposata – aggiunsii sorridendo – E scommetto che tu stanotte vorresti che io ti faccia compagnia… Magari in camera tua e nel tuo letto, naturalmente! E domani potrai così aggiungere alla tua collezione il perizoma di una bellissima donna italiana. Sposata. O preferisci come trofeo le mie mutandine che mi ha regalato mio marito e che tanto ti piacciono visto che continui a fissarle? Come quei porci lì seduti! Uffa! Sono proprio dei guardoni…’

La musica continuò nelle sue lentissime note. Lui, abilmente mi portò ballando all’esterno della discoteca. C’era un bellissimo giardino, con qualche luce molto discreta e un po’ di musica che alcuni altoparlanti diffondevano da dietro le siepi. L’uomo cominciò ad agitarsi. Mi mordicchiò banalmente l’orecchio, mi leccò sul collo e soprattutto si incollò con il suo corpo al mio. Appoggiò il suo uccellone ancora prigioniero sul mio basso ventre. Me lo fece sentire per bene. E mi baciò appassionatamente lasciandomi senza fiato. Era da tanto tempo che non baciavo un altro uomo! ‘Baci bene’ gli dissi e lo lasciai fare. Lui approfittò della penombra del posto dove senza incontrare nessuna mia resistenza mi aveva trascinata. E subito si diede da fare. Eravamo praticamente soli… Lentamente mi abbassò il top elastico del vestitino. Apparve il mio seno. Accarezzò un seno e pizzicò il capezzolino già turgido. E mi succhiò con forza l’altro capezzolo. ‘Antonio! – lo rimproverai sospirando – Cosa vuoi farmi?’

Ci sapeva fare il ragazzino. Mi piaceva molto, ma lo calmai. ‘Ehi ragazzino, come corri! Non si può così! Qui! Ci possono vedere. Io non sono una ragazzina. Non puoi spogliarmi così. Sono una signora! In pubblico! I miei seni… Qualcuno potrebbero vederli! Magari qualche guardone nascosto tra le siepi! Proprio uno di quei marpioni che poco fa dentro mi sbavavano dietro! E chissà cosa si farebbero fare tutti da me! Magari insieme!’

Lui come risposta infilò una mano sotto la gonnellina del mio vestitino e poi, senza incontrare alcuna mia resistenza, penetrò nelle mie mutandine. Con le dita mi accarezzò i peluzzi e poi andò a cercare il mio sesso. Lo trovò, divaricò le mie grandi e piccole labbra e lo penetrò subito con due dita. ‘No, noooooo! Cosa mi fai? Mi fai male così… – miagolai gemendo – Ci possono vedere… Qualche guardone… Qualche ragazzino… Mi hai quasi spogliata! Sono quasi nuda! Mi vergogno e mi imbarazzi così… Non voglio, così… Fermati, ti prego…’

Ma ormai ero un lago. E lui se ne era accorto. E voleva continuare a divertirsi. Infilò anche l’altra mano sotto la gonnellina e velocemente, a sorpresa, mi abbassò con prepotenza lo slippino di pizzo. Ero confusa, remissiva ed ubbidii a sollevare i piedi per permettergli di sfilarmi completamente le mie mutandine e di mettersele in tasca. Era il suo trofeo, ancora forse impregnato dei miei umori. ‘Sei pazzo! E anche un mascalzone – gli sussurrai avendo intuito tardivamente le sue intenzioni – Ridammi le mie mutandine! Subito! E’ il regalo di mio marito!. Non si fanno queste cose ad una signora. Una signora ora nuda… Mi hai levato tutto! Non mi sembra bello, uffa! Mi sento a disagio, così… Sono con le tettine al vento e senza slip! Uffaaaaa!”

Lui non mi rispose e come replica mi sollevò il vestitino ben oltre l’ombelico. Il bel vestitino bianco era ridotto a una cintura di tessuto sopra l’addome. Io protestai. ‘Ma sei proprio pazzo? Ma cosa vuoi fare, qui? Ci possono vedere… Tutti…’ ‘E allora? -replicò subito lui affannato – Sei bellissima così conciata! Con le tettine libere, il culetto e la fica bionda in bella mostra!’

Fu in quel momento che mi accorsi delle sagome dietro le siepi. E sentii dei sospiri che inequivocabilmente mi dissero che qualcuno si stava godendo la scena a luci rosse che mi vedeva come involontaria protagonista. E non solo! Indubbiamente un maschietto e, senza alcun dubbio, si stava masturbando! Immaginai che fosse un guardone che stava approfittando della situazione nella quale Antonio mi aveva trascinata.

Sollevai di più la testa e vidi distintamente due figure maschili che si stavano masturbando approfittando dello spettacolino che stavo offrendo loro.

‘Guarda! – strepitai io – Ci stanno spiando. Si toccano, si stanno segando. Mi guardano nuda e si fanno le seghe. Non voglio! Non mi va!’ ‘Ma dài, bella signora! Non si arrabbi e sia fiera di quello che sta facendo. Sono due miei amici. E sono solo dei ragazzini che vogliono divertirsi un po’ vedendo una bella donna nuda’ ‘Ma io… Ma io… E cosa dovrei fare, per fermarli, per farli cessare? Per far loro finire quella cosa che non mi piace e mi fa schifo? – aggiunsi furente – Uffa! Vuoi magari che anche li aiuti io, magari… Non sono mica una puttanella, io!’ ‘Oh no, non è necessario che tu faccia la puttanella… E’ semplice… – rispose lui non capendo la mia ira – Devi farti solo scopare e mostrare come sei brava a farlo.’

Quella situazione che Antonio aveva volutamente creato non mi piaceva. Continuavo a sentire i due maschi che ansimavano sempre di più. Intravidi nella penombra i due uccelloni ritti ed in piena erezione. E le mani dei due che lentamente li scappellavano e poi invece li segavano con frenesia, quasi con violenza. Probabilmente stavano tutti e due per venire. La mia posizione alla quale ero stata costretta ad assumere e che loro vedevano bene insieme alle mie parole di dispetto e rifiuto che pure ben sentivano li avevano eccitati ancora di più. Pensai allora che forse sarebbe bastata qualche altra mia parola per far loro raggiungere l’orgasmo, per farli sborrare e far loro finire quelle tristi seghe solitarie alle quali non potevo sopportare di assistere. Mi rivolsi a lui.

‘Allora, uomo, cosa dovrei fare?’ ‘Metterti completamente nuda, levandoti anche quello straccetto che ancora indossi e fatti scopare. Sù, dài, bella signora! Qui, adesso, girati e fatti scopare alla pecorina come una cavallina in calore’. Sbuffai ma, ormai rassegnata, ubbidiente mi levai quello che rimaneva del mio vestitino. Mi girai un poco verso il cespuglio affinché anche i due guardoni vedessero la mia fica bionda ben visibile anche nell’oscurità. Avrebbero certamente apprezzato il mio pelo biondo ed il mio sesso aperto. Li avrei aiutati… Non vedevo l’ora che finissero…

Mi ricordai però allora che non prendevo la pillola in quel periodo. Dovevo quindi controllare lo stallone che mi stava coprendo come una cavallina. Lo faceva alitandomi sul collo e facendomi ben sentire il pene e le sue palle pesanti e gonfie sulla schiena prima e sul culetto poi. In quella posizione voleva proprio prendermi alla pecorina.

Lo pregai allora sentendolo pronto ad esplodere di non schizzarmi dentro. ‘Ehi, uomo, non sono protetta in questo periodo. E’ da un po’ di tempo che mio marito mi vuole ingravidare! Mi vuole incinta e con il pancione! Non usa per questo il preservativo e quando scopiamo lui mi riempie sempre tutta per bene del suo seme. Ma non puoi anche tu oggi spruzzare il tuo sperma dove anche lui domani sicuramente schizzerà il suo. Io sono sua moglie! Tu non sei invece mio marito! Ci sono però parecchie possibilità che tu oggi mi ingravidi. Insomma, Antonio, mi raccomando! Quando senti che stai per schizzare il tuo seme esci e, dopo… Fai quello che ti pare! Uffa! Sborra dove vuoi ma non dentro di me! Capito?’ ‘Bella signora, non si preoccupi, ora si impegni. Come lei sicuramente sa fare. Cerchi di prepararmi per bene, adesso! Perché sto per venire!’

Mi rigirai allora completamente, mi sistemai davanti a lui sulle ginocchia ben allargate e mi mostrai sottomessa ed in silenziosa attesa. Mi abbassai e con i denti gli sollevai la magliettina. Aveva il ventre piatto fasciato di muscoli da palestrato e veniva esaltato dai calzoni portati bassissimi. Un filetto di peluria nerissima correva dall’ombelico alla fibbia della cintura. Era profumato l’uomo. E allora volentieri rimasi lì.

Lo leccai sul ventre e gli succhiai i peluzzi. Lui sospirò. Gli piaceva avermi così, nuda ai suoi piedi. In quell’angolino del giardino appena un po’ rischiarato dai lampioncini. Questo gli bastò per vedere la biondissima donna che appoggiato il volto sul suo ventre, lo leccava e lo baciava. E lei iniziò ad armeggiare con la sua cintura. La aprì e pazientemente si occupò uno alla volta dei bottoni dei calzoni di lui. E li abbassò, lentamente, fin giù.

Un rumore mi interruppe. Scoprii che i due maschietti oltre ad essere guardoni erano pure esibizionisti. I due ragazzi erano usciti dal loro nascondiglio e avvicinandosi spudoratamente a me mentre mi accingevo a ciucciare il cazzo che avevo davanti agli occhi, vollero mostrarmi di quanto fossero anche loro dotati e di cosa sarebbero stati capaci di fare. I due ragazzini erano proprio due maschioni fatti. I due uccelli poi erano smisurati. Anche una giovane donna sposata come me avrebbe faticato a farsi penetrare e contenerli. Per non parlare di quanto sperma sarebbero stati capaci di fare e spruzzare. Il tutto davanti a me, naturalmente.

Quel pensiero mi eccitò. Scoprii allora quanto mi piacesse vedere giovani uomini nudi e, soprattutto, vederli ansimanti, affannati, pochi istanti prima delle loro fantastiche sborrate. Da giovani maschioni. Con tanta voglia dentro. E vollero mostrarmela tutta, la loro sborrata! Anch’io volevo guardare! Ero eccitata, tutta bagnata, ma anche imbarazzatissima.

Non mi ero mai mostrata nuda a tre uomini contemporaneamente! In quella situazione, poi! E non ho mai visto tanti uccelli insieme. E in piena erezione, pronti a liberare tutto il loro seme! Davanti a me! Davanti ai miei occhi spalancati ed un po’ impauriti per tutto quello che avrebbero visto molto presto!

Io avevo perso completamente la testa ‘Mi vergogno tantissimo! – mi lamentai con lui mentendo – Se mi vedesse mio marito… Ti prego, mandali via… Non voglio che mi vedano così… Uffa, stanno per venire… Non ho mai visto due maschi spruzzare insieme! Non voglio! – continuai a sussurrare e continuando a fingere disgusto e repulsione – Mi vergogno tanto!’

Lui non mi rispose. Sentii che iniziò a sospirare. Decisi di finire l’opera. Piano, piano gli sfilai lo slip. Così facendo liberai un uccello dalle dimensioni animalesche. Lo guardai emettendo un sospiro che dimostrò tutta la mia preoccupazione.

Ma la mia involontaria esibizione non era finita! ‘Guardi, signora, guardi cosa facciamo… – sentii anche gridare dai due ragazzini che continuavano a godersi la mia favolosa posizione alla pecorina – Per lei! Tutta per lei! La nostra sborra!’ I due ragazzini non avevano retto nel vedermi sfilare le mutandine al maschietto che mi stava ora davanti e con il suo uccello vicinissimo alla mia bocca socchiusa. Fino a sentire il mio sospiro. Si mossero insieme verso di me e camminando spruzzarono al cielo i loro enormi schizzi di sperma. Si avvicinarono a tal punto che sentii i fiotti caldissimi della loro sborra raggiungermi sulla schiena, sul culetto e per finire in alto ai lati delle mie mammelle. Me le sporcarono tutti e due ed uno in particolare centrò con uno schizzo un mio capezzolino ritto ed appuntito

Ero eccitatissima ma anche furibonda per quello che i due ragazzini mi avevano fatto vedere. ‘Ma no, non voglio! – avevo urlato inutilmente poco prima che le sborrate dei due ragazzini mi avessero sommersa – Mi sporcheranno tutta, così! Si facciano le seghe ma non voglio il loro sperma…’ Continuai a lamentarmi rabbiosamente anche dopo l’oltraggio. Ma questo non era finito! Mi sentii bloccare il volto dalle due fortissime mani dell’uomo che ritto stava di fronte a me e che mi stava facendo annusare il suo sesso. L’uccello durissimo e gonfio che avevo davanti gli occhi iniziò a pulsare. ‘Sborrooooo! Sborroooo! – iniziò lui ad urlare – Mi scusi, signora! Anche in bocca! Subito! Voglio la sua bocca! Sìììììì, sìììì! Cosìììì! Cosìììì! Voglio così! Voglio schizzare in bocca alla signora’.

Federica si bloccò nel racconto. Faceva fatica a ricordare e raccontare. Ma dopo qualche secondo riprese a bassa voce a raccontare.

Non aveva retto, l’ometto. Come tanti uomini fanno! Troppo eccitato non era riuscito a trattenersi. E, perfidamente, mi turò anche il naso per farmi aprire ancor di più la bocca. Non riuscivo più a respirare ed allora fui costretta a spalancare ancora di più la mia bocca. Proprio quello che lui voleva. Mi spinse l’uccello in bocca, fino in gola e mi fece bere tanta, tanta sborra. Mai bevuto tanto sperma. A nessuno. Neanche a mio marito! Quando finì di schizzare avevo anche il mio bel visetto e i capelli ricoperti di bianchissimo sperma. Ma anche il pancino e la bocca pieni del suo seme denso e bollente. Antonio ne aveva fatto proprio tanto. Sospettai che fosse la conseguenza di una lunga astinenza. Trattenni a stento il vomito. Lo sentii ridere per le mie smorfie di disgusto che non riuscivo a nascondere! ‘Ma da quanto tempo non lo facevi? – gli chiesi con rabbia – Eri pieno, pieno di seme, tu!’. ‘Da un mese! – sghignazzò lui – Ma la puttanella non è stata brava come te e lei non ha voluto neppure farsi sborrare in bocca come te!’ ‘Sei uno stronzo! – gli urlai – Non dovevi dirmi questo! Io non sono una puttanella!’

Ma nonostante questa cattiveria io ero ancora eccitata e tremavo tutta. ‘Sei stato cattivo e perfido. Guarda cosa hai combinato. Non sei un uomo. Sei stato uno stallone in calore… Avevi solo voglia di liberarti di tutto lo sperma che avevi dentro! Tanto, tanto, da fecondare una cavalla! E non ti sei preoccupato del fatto che avresti potuto ingravidarmi… Avresti scaricato tutto il tuo seme dentro di me! Ed io sono sposata…’

Ma ad Antonio era proprio bastato vedermi nuda, farsi spogliare completamente da me e mostrarmi il suo uccello per… scoppiare. E riempirmi, proprio dove non volevo! Sulla mia faccia! ‘Ridammi ora le mie mutandine – gli urlai – Subito!’ Lui non rispose e mi lanciò il vestitino. Rassegnata con quello cercai di ripulirmi il viso e i capelli.

Analizzai che in quelle condizioni dovevo rientrare assolutamente in camera mia. Cercando di non esibire le mie nudità sotto il vestito e tutte le evidenti e puzzolenti tracce di liquido seminale che avevo addosso dappertutto. Non fu facile attraversare alcuni saloni ancora molto affollati dell’albergo.

Ma il peggio arrivò dopo quando mi infilai di corsa nell’ascensore in compagnia di tre uomini. Erano alcuni di quelli che avevo visto in discoteca. Mi avevano tutti e tre ammirata e mi avrebbero scopata fino a farmi male. Ed io, lo confesso, li avevo pure provocati. Soprattutto il biondino, senza dubbio molto carino. Anzi, bellissimo e un gran bel esemplare di giovane maschio! Proprio come piaceva a me!”

Mi senti svenire ritrovandomeli davanti in ascensore! Mi sentii di nuovo essere da loro spogliata e mi sembrò di essere ancora più nuda di quello che già ero! Si accorsero naturalmente che sotto ero nuda. Fu tanto l’imbarazzo nel notare che tutti e tre i maschietti mi fissarono davanti tra le gambe e, quando infastidita mi girai per non soddisfare quegli sguardi famelici, si soffermarono ancora molto volentieri sul mio rotondissimo lato b che il leggerissimo vestitino non proteggeva. La trasparenza dell’abitino permise infatti loro di intravedere davanti il folto e biondo pelo della mia fica e dietro le rotondità perfette del mio culetto. Con noncuranza cercai di superare il problema tentando di coprirmi goffamente con le mani e le braccia. Come una donna sorpresa nuda dall’idraulco mentre esce dalla doccia. E poi continuavo ad essere sommersa nell’acre olezzo di sperma che avvolgendomi tutta continuava a tormentarmi… Per un secondo temetti di essere stuprata.

“L’ascensore iniziò lentamente la risalita. Il caso volle che già nei primi piani uscirono con mio grande sollievo due dei tre uomini. Rimasi sola in compagnia del bel biondino. Io spontaneamente quando rimasi con lui non mi preoccupai più di coprirmi. Arrossii leggermente ma sorridendo finsi noncuranza.

Lui si mostrò gentiluomo e cercò di non mettermi ulteriormente in imbarazzo. ‘Mi chiamo Roberto e sono svizzero – ruppe il ghiaccio lui – . E lei signora? E’ troppo bella per non essere italiana!’ ‘Mi chiamo Federica – gli risposi sorridendo ed arrossendo vistosamente – Mi scuso per l’abbigliamento non proprio adatto ad una signora sposata quale sono!’

“Mi pentii immediatamente per la mia precisazione che effettivamente contraddiceva il mio comportamento avuto in discoteca e soprattutto il mio abbigliamento nude-look che stavo allora proponendo. Ma oramai l’errore l’avevo commesso…

“Roberto mi elargì un sorriso di circostanza e fissandomi negli occhi si fece serio. ‘Serata turbolenta, mi sembra…’ ‘Indubbiamente! – confermai gelida e distaccata – Fin troppo turbolenta, come può vedere!’ ‘Effettivamente non posso non notare certe cose. Sono un uomo e quello che vedo è molto gradevole…’

Io, se possibile, arrossii ancor di più e goffamente tornai a coprirmi con le braccia le cose che non volevo più mostrare al giovane uomo. ‘Signor Roberto, la prego… Non mi metta ancor di più in imbarazzo! Lo so, questa sera non mi sono comportata da donna seria. In discoteca mi sono divertita come una ragazzina e adesso poi non sono proprio molto elegante’. ‘Una donna bella è sempre bella. Soprattutto quando è nuda ed offre in visione il suo bellissimo corpo!’

“Quelle parole, il loro tono e il fascino dell’uomo mi mandarono nuovamente in confusione. Immediatamente, come una verginella, mi sentii preda dell’uomo che avevo di frontr. Tremendamente bello ed affascinante. ‘Ma Roberto… – sussurrai con un filo di voce – Si nota proprio che sono…. Insomma, che sono praticamente nuda? Non mi dica queste cose! Lei è molto gentile ed è un uomo molto… interessante! Ed io mi ritrovo in queste condizioni proprio perché un po’ euforica mi sono fidatadi un uomo che mi era apparso gentile e molto educato!’

“Lui non rispose, mi fissò negli occhi e senza alcun timore di un mio rifiuto mi appoggiò una mano su un mio fianco. Me lo accarezzò lentamente a lungo. Poi fece la stessa cosa con l’altra mano. Mi sembrò volesse sincerrarsi di qualcosa. ‘Signora… – sussurrò – Spero che siano in buone mani!’ ‘Cosa? – chiesi subito affannosamente – Cosa dovrebbe essere in buone mani?’ ‘Le sue mutandine, signora! In discoteca ce le aveva ed erano di pizzo!’ ‘No, come lei se ne è anche accorto, non le ho più addosso! – risposi chinando il capo e coprendomi istintivamente davanti con una mano – E temo che non siano neanche in buone mani!’ ‘Peccato! Erano molto belle e probabilmente erano un regalo di un uomo. Suo marito?’

“Quelle parole, Fabio, mi mandarono ancor più in confusione. Quell’uomo mi piaceva, mi aveva turbata e sorprendendomi mi accorsi che io avevo ancora tanta voglia di fare l’amore quella notte. Iniziai a respirare a fatica mostrandogli tutta la mia fragilità di quel momento. Non feci alcuna opposizione quando lentamente e con estrema dolcezza mi sollevò il vestito. Volle vedere il mio sesso e non si fermò di sollevare la leggerissima gonna finché non apparve la mia fica bionda. ‘Fantastica! Come lo immaginavo! Hai la passerina bionda!’ ‘Sì, sono bionda! E tu, uomo curioso?’ ‘Se lo vuoi, potrai scoprirlo molto presto!’

“L’ascensore arrivò al quindicesimo piano e si fermò. La camera da letto di lui era evidentemente li. ‘Vieni? – mi chiese prendendomi per mano – Vieni con me?’ ‘Dove mi porti, Roberto?’ ‘Dove potrei scoprire se sono anch’io biondo! – rispose lui scoppiando a ridere – Ti va?’ ‘Mi va, tesoro, mi va! – accettai senza alcuna titubanza – Non voglio dormire da sola, stanotte… Mi lascerai fare però una doccia? Ne ho proprio bisogno! Sono sporca e puzzolente…’ ‘Dello sperma di lui, vero?’ ‘Oh Fabio! Mi dispiace! Ti sei accorto anche di questo? Sì, è di lui, Quell’uomo che hai visto in discoteca! Ma non è mio marito. Lui stanotte non c”è e arriva domani. Ma io, ma io…. – aggiunsi io a bassissima voce ed abbassando il capo per nascondere il violento rossore che mi aveva aggredito – Insomma, io ho invece tanta voglia di fare l’amore con un uomo vero! Mi sembra che tu lo sia! Sbaglio? Non mi deluderai, vero?’

“Entrai nella sua camera da letto e mi precipitai sotto la doccia. Mi ripulii e mi profumai con il suo profumo. Buono, da maschio! Poi uscii in punta di piedi dal bagno. Completamente nuda. Lui mi stava aspettando. Era anche lui già nudo, disteso e rilassato. Un gran bell’uccello era incorniciato da una foltissima peluria biondissima. ‘Tesoro! – esclamai – Sei proprio biondo! Anche tu! Ed io, ti piaccio? Mi raccomando, uomo, comportati bene!’

Fu bellissimo, lui! Un vero uomo e un vero maschio. Fu perfetto e fu un amante meraviglioso. Senza che lui me lo chiedesse glielo presi in bocca e non mi stancai più di leccarglielo, baciarglielo e succhiarglielo avidamente. Fu un pompino interminabile ma lui non volle venire. Neanche quando facendogli una maestosa sega gli leccai piano con estrema dolcezza le palle sorprendentemente gonfie. Erano evidentemente piene. Mi sentii ispirata e vogliosa di fare la puttanella. Mi piacque infatti poi bisbigliando chiedergli il permesso e poi potergli baciare anche il suo strettissimo buchino del culo. ‘Questo non l’ho mai fatto a nessuno – gli rivelai – Approfitta uomo di questo mio particolare momento…’ Sorrise ed apprezzò quel regalo che volli fargli. E finalmente salii sopra di lui e mi feci impalare. Avevo appoggiato l’apertura ancora chiusa della mia vagina sul suo glande e poi, lentamente, ero scesa e mi ero fatta infilzare. Molto lentamente e con tanta dolcezza Roberto mi impalò. Era parecchio che non sentivo un bell’uccello riempirmi in quel modo. Era stato bello accogliere dentro di me l’uccello di quell’uomo! Godetti subito a raffica. Un’infinita di volte, urlando dal piacere e tremando tutta per tutti quegli orgasmi che lui era riuscito a procurarmi. Ogni volta che raggiungevo l’orgasmo mi inarcavo, aumentavo la velocità e la violenza della penetrazione e mi lasciavo andare prima gemiti e sussurri e poi, alla fine, a gridolini di incontenibile piacere.

Lui apprezzò tutte le mie manifestazioni di piacere. Quando mi vide spruzzare i miei umori più intimi mi urlò tutta la sua gioia per vedermi raggiungere quegli orgasmi tanto cercati. Ero un lago e continuavo a godere senza soste.

Dopo l’ennesimo violentissimo orgasmo mi accasciai sul suo petto. Lo riempii di bacetti sul petto villoso e lo fissai con gli occhi socchiusi ancora trasognanti. Lui allora mi guardò negli occhi e mi accarezzò. ‘Federica, ascoltami… – mi chiese mentre ancora sentiva la mia fica pulsare attorno al suo paletto sempre duro e ben ritto – Hai un culetto favoloso! L’ho apprezzato tantissimo da quando sei entrata questa sera in discoteca. Sei vergine?’ ‘Sì, tesoro, sono vergine! – gli confessai candidamente con un filo di voce – Non l’ho dato neanche a mio marito. Non lo ha mai meritato. Neanche ora che vorrebbe ingravidarmi! Perché me lo chiedi Roberto? Tu lo vorresti?’ ‘Sì, Federica, lo vorrei… Mi piacerebbe proprio tanto incularti. Entrare dentro di te e sapere che per te è la prima volta…’

Io rimasi per parecchi secondi in silenzio. Molte volte in passato più di un uomo mi aveva chiesto il mio culetto. Allora, con Roberto, era stato diverso. ‘Va bene, uomo troppo bello che mi ha stregata! – gli risposi subito dopo con tanta serenità – Accomodati! Ma ti prego, fai piano! Non farmi male e fallo con tanta dolcezza’.

“E lui lo fece così. Piano, piano mi fece prima girare e lentamente mi fece prendere quella posizione che meglio avrebbe favorito quello che stava per farmi fare. Sì senza indugi mi mise alla pecorina facendomi allargare le gambe e sollevando per bene il mio culetto. Lui mi sentì tesa e timorosa e con calma mi accarezzò tutta con estrema delicatezza per tranquillizzarmi. Si appoggiò leggermente sulla mia schiena e dopo avermi baciata sul collo e tormentati da dietro i capezzoli del mio seno mi sussurrò altre parole dolcissime. ‘Non ti farò male, Federica. Devi rilassarti però tutta e non pensare a quello che sto per farti fare… – mi disse a bassa voce nell’orecchio – Devi rilassarti, lasciarti andare e farmi entrare senza paura e senza opporre inutili resistenze. Solo così sarà più facile, non ti farò male ed anzi proverai il piacere!’

Io ubbidii e facilitai la sua penetrazione. Sentii distintamente il suo glande appoggiarsi sul mio buchino. Una lieve pressione ed un po’ alla volta mi aprì. Mi sfondò. Ce l’aveva grosso ma riuscì a non farmi troppo male. I miei gemiti di dolore si mescolarono ai suoi di piacere. Lentamente lo sentii spingere con forza il suo uccellone dentro di me. Completamente e tutto nel mio intestino che veniva per la prima volta visitato ed esplorato dall’uccello di un uomo.

Subito dopo iniziò a stantuffare dentro di me, chiedendomi sempre se mi faceva male. Poi un po’ alla volta al dolore iniziale provocato dallo sfondamento subentrò il piacere della penetrazione subita. Al suo piacere di sverginarmi si aggiunse il mio che divenne irrefrenabile. I miei gemiti ed i miei sospiri si unirono ai suoi. Entrambi non volevamo fermare quella splendida inculata che divenne lunga e quasi eterna.

Fu lui a crollare. ‘Sborrooooo – urlò – Ti sborrò dentro’ ‘Vieni, tesoro, vieni! – gemetti quasi piagnucolando per il piacere che stavo provando in quella maniera – Fammi sentire tutta la tua sborra dentro di me. Oh, sììììì! La sento, sai! Eccola! Mi riempi tutta, così! Com’è bello! Continua, continua! Sfondami ancora! Mi piace essere inculata così da te!’

Roberto aveva voluto sborrare dentro di me per la prima volta. Fu un autentico clistere del suo liquido seminalea che mi inondò l’intestino. Ma lui aveva ancora voglia, tanta voglia e spinse di nuovo il suo prepotente uccello nella mia vagina. Mi fece godere di nuovo. Tanto! Come non lo avevo mai fatto! Persi completamente la cognizione del tempo e il suo stantuffare dentro di me continuò imperterrito senza pause. Poi, alla fine, dopo l’ennesimo mio orgasmo gli chiesi di nuovo sfacciatamente la sua sborra.

Ero completamente in estasi ed avevo perso completamente il lume della ragione. Persi completamente il controllo di me stessa. ‘Sborra, sborra tesoro! Ti voglio sentire mentre sborri nella mia fica!’ ‘Oh, Federica vorrei tanto schizzare dentro di te! Ma tu… – sospirò gemendo lui – Ma tu sei protetta? Prendi la pillola? Io non ho un preservativo. E tuo marito sta tentando di ingravidarti! Io… io… io Federica sto per sborrare! La vuoi tutta dentro la tua fica? Sei sicura?’ ‘Sìììììììì, sìììììì, sìììììììì Robertooooo! – iniziai ad urlare delirando – Ho appena avuto il ciclo e tu sei troppo bello! Ma potrei anche farmi fecondare da te, se lo vuoi. Sì, tu lo puoi fare, se vuoi! Voglio la tua sborra! Ora! Sborraaaaaaa, sborraaaaaaa, tutta la tua sborra la voglio dentro di me! Riempimi tutta! Oh siììììì, cosìììììì! Eccola, la sento! Grazie! Riempimi tutta! Gonfiami ancora! Ancora, ancora, voglio ancora la tua sborra! Tuttaaaaaaaa!’

“Roberto fu eccezionale e godette con me. Urlò, strepitò e mi inondò del suo seme. Ne fece tanto e mi sentii piena di lui e del suo liquido seminale. Mi devastò la vagina. Tutto la mia fica ne uscì dolorante ed infiammata e per un lungo periodo dovetti astenermi dall’avere rapporti completi con mio marito. Adducendo come scusa mie fantasiose infiammazioni alla mia vagina. Il cornuto abboccò e poiché non gli facevo più da tanto tempo gli amati pompini, per qualche mese dovette ripiegare sulle adolescenziali masturbazioni manuali fatte dalla sempre più svogliata mogliettina.

“Ma quella notte volli lasciare a Roberto anche un bellissimo ricordo di me. Dormii completamente nuda come lui aveva desiderato. Accoccolata ed incollata a lui tenendogli sempre ben stretto in mano il suo fantastico uccello. E volli dargli il buongiorno che tutti gli uomini amano ricevere dalla propria femmina. Lo svegliai con un lentissimo e dolcissimo pompino. ‘Ti piace come faccio un pompino? – gli chiesi ancora assonnato – E scommetto che tu hai voglia che io lo finisca in un certo modo…’ ‘Oh, Federica, sei fantastica! Tu mi vuoi far morire…’ ‘Oh, Roberto, so benissimo come piace a voi uomini. E ieri sera tu sei stato un grande uomo e un grande maschio! Sei stato splendido a non farmi male mentre mi hai inculata. Meriti proprio il premio finale. Anche se non mi piace lo sperma in bocca io il tuo lo berrò! Tutto, fino all’ultima goccia. E potrai farmi anche tutto il resto, se lo vorrai…’

Roberto era veramente piacevolmente sospeso per la mia disponibilità. ‘Proprio tutto? – insistette lui maliziosamente – Non ti piace proprio lo sperma?’ ‘No, non mi piace proprio, ma il tuo lo sentirò dolce! Ti va?’ ‘Dappertutto? – continuò lui – Proprio dappertutto?’ ‘Si, porcellino, dappertutto’ conclusi io decisa. Sapevo benissimo che anche lui come tutti gli uomini avrebbe voluto schizzarmi in bocca ed in faccia. Chissà quanta sborra lui mi avrebbe fatto bere! Fino a farmi affogare! E quanta ne avrebbe fatta fino a ricoprire il mio bel visino. Sapevo che ne sarei uscita devastata!

“Lo seppi molto presto! ‘Ecco, ecco! Oh, Federica io vengo! – iniziò a gemere e strepitare Roberto – Vengoooooo! Oh si, ti vengo in bocca! No, non ti piace? Come sei brava a succhiarmelo e a bere tutto! Sììììì, proprio cosììììììì! Tutta, tutta la mia sborra. Eccola! Adesso arriva! Tesoro, ti ho già riempito la bocca! Butta giù, Federica! Butta giù! Non sputarla! E la mia sborra!’

Fui costretta a bere ed ingoiare lo sperma di Roberto perché ebbi immediatamente dei conati di vomito. No, non era proprio buona la sua sborra. E neppure dolce! Violentissimi colpi di tosse mi scossero tutta. Tra conati di vomito e violentissimi colpi di tosse ero veramente in difficoltà davanti a quel diluvio di sperma che mi stava sommergendo.

Lui infatti continuava a spruzzare sborra! Non era appagato. ‘E adesso tocca al tuo bel visino, Federica. Ecco, così, brava! Chiudi quegli occhioni, tesoro… Ti ho proprio riempita tutta, adesso… Sei ancora più bella, sai, così! Tutta sborrata!”

“Quando lui cessò di spruzzare il suo sperma, mi precipitai in bagno a ricompormi. Mio marito stava per arrivare e la sua mogliettina doveva accoglierlo bene, mostrandosi solo un poco annoiata… Ed un po’ infiammata proprio là…

Capito, Fabio, quali sono stati gli effetti che ho provocato su di voi maschietti quando mi sono mostrata nuda davanti a voi! Magari costretta a farlo non volentieri! Voi iniziate ad ansimare, poi a sussultare… Non reggete, non vi trattenete… L’uccello si gonfia a dismisura, si scappella da solo e il glande diventa viola e si inumidisce… Poi pulsa… Un secondo in apnea. Un rantolo e poi… Il primo schizzo. E’ quello più potente, bollente ed inevitabile da prenderselo in bocca! Seguono a raffica tanti altri spruzzi. Voi giovani ne fate tanti. E che odore ha il vostro sperma.

Quando fate così rimango un po’ delusa… Ma confesso che mi piace proprio tanto vedervi mentre scoppiate ed annaffiate dappertutto… Sì, voi giovani maschietti non vi fermate mai di schizzare! E quanta sborra fate! Magari la vostra morosetta per qualche giorno ha fatto un po’ la ritrosetta e ne avete tanta da spruzzare…”

Cosa vuole che faccia ora? – le chiesi allora un po’ preoccupato – . Mi ha fatto levare tutto, come voleva. Sono nudo e mi vergogno anche tanto di essere così davanti a lei che è una bellissima donna. Ed è pure la mamma della mia morosa! Sì, è vero… Anche lei è nuda, completamente. Mi piace un sacco vederla così ed anche adesso sono tanto, tanto eccitato. Sono su di giri! Eccome! Ma non mi va di mostrarle proprio tutto! Sì, insomma, di mostrarle anche quanto ce l’ho duro e grosso quando sono eccitatissimo e magari… pronto!”

Lei sorrise e si avvicinò tenendo in mano la macchina fotografica. “Ma tesoro, non ti devi vergognare se hai il tuo bell’uccello duro! E lo è per me! Questo sarà sempre un segreto tra noi due! Come quella telefonata e tutto quello che ti ho raccontato. E quello che succederà! E poi, tesoro, lo sa bene che sei stato uno sciocco! Ti sei fatto beccare! E come ti piaceva, vero, spiarmi, ometto! E una bella donna come me… Soprattutto quando questa si accarezza e si tocca. Proprio lì e davanti a te… Senza sapere di essere vista, spiata da un ragazzino…”

Si mise a tracolla la macchina fotografica e si sedette ai piedi del materasso prendisole dove ero sempre semidisteso e impegnato a coprirmi goffamente l’uccello già durissimo e visibilmente ingrossato.

Lei mi sorrise e con un sospiro allargò le gambe. Spalancò così il suo sesso che apparve gonfio, rosso e già lucido. Con un gemito si accarezzò i seni e si tormentò i capezzolini già appuntiti. Bellissimo vedere la sua crescente eccitazione, come le sue areole straordinariamente grandi e rosa. “Ti piaccio, vero? Ti piaccio veramente tanto? – mi chiese con un sorrisetto malizioso e complice – Lo vedo, lo vedo…” Ero proprio in tiro e non riuscivo proprio più a coprirmi. Le esibivo il cazzo che da solo si era scappellato completamente. “Oh, che bello! – commentò allora lei con un altro sorriso di comprensione – E dài, Fabio! Non preoccuparti. Sono cose che succedono per un bel maschietto come te! Finalmente te lo vedo in tutto il suo splendore. Sei proprio bello, così, sai…. Nudo e con il tuo cazzo duro, grosso, lungo… Proprio un bel cazzone, come prevedevo! Complimenti, uomo!”

Si conficcò con violenza due dita nel suo sesso. Iniziò a penetrarsi con forza. “Hai mai visto una donna masturbarsi?” “No… – le riposi con un filo di voce – Però mi piace un casino vederla così… Tanto!” Lei socchiuse gli occhi e si morse le labbra. “E allora guardami, sciocchino! – disse lei con tono sofferto ed un po’ sospirando – Se ti piace così tanto guardarmi la fica… Eccola! E’ tutta per te, qui, adesso…

Ma, ometto, mi raccomando! Stai calmino e cerca di controllarti! Ho appena iniziato a giocare con te e con il tuo bel corpicino! – aggiunse rimproverandomi con tono severo – Ma tu sei così giovane e… forte! E adesso… – continuò maliziosamente sussurrandomi parole dolcissime e fissandomi sfacciatamente l’uccello sempre più gonfio e rigido – E adesso anzi ti devo proprio un po’ calmare… Lo so bene che disastri combineresti tu subito!”

La vidi bloccarsi di scatto, girarsi e dirigersi verso il borsone. Vi armeggiò dentro e poi ne estrasse, con malcelata soddisfazione, una piccola borsa telata. In punta di piedi tornò sorridente da me.

Non aver paura, giovanotto. Non ti farò male. E’ solo una piccola precauzione! Al massimo un po’ di fastidio. Sopportabilissimo, però! Dopo tutto quello che mi hai combinato…”

Estrasse dal borsone un laccio di corda e un grosso elastico.

Non immaginai assolutamente cosa intendesse fare con quella roba. Ma me lo fece capire subito dopo. “Ti voglio però un po’ più remissivo e soprattutto più tranquillo. Solo così il gioco viene bene! E tu vuoi ora essere il mio giocattolino, vero? – mi chiese – Sai, ho delle ideuzze un po’… particolari!

Ma ora dammi i polsi! – mi intimò con una fermezza che non avevo mai sentito prima – E non aver paura! Stiamo solo giocando…”.

Ero frastornato ma anche turbato. Ero nudo, con il cazzo duro davanti a una bellissima donna. Anche lei nuda e vogliosa di divertirsi con il mio corpo. “Mi fido di lei, non mi faccia male! – la pregai con tono supplichevole – La prego. Giochi pure con me, giochi pure con il mio corpo. Può farne quello che vuole! E’ suo, ora! Ma il dolore no! Non lo sopporterei…”

Le allungai remissivo i polsi e lei me li strinse dietro la schiena. Sorridendo. Poi prese tra le dita l’elastico. Io la guardai perplesso con sguardo interrogativo. “Non preoccuparti, cuoricino. Ho visto le tue dimensioni ed ho pensato che tu sia adesso troppo su di giri. Una mia amica mi ha insegnato questo stratagemma che lei usava sempre con suo marito. Lui raggiungeva l’orgasmo troppo presto e schizzava quando voleva lui. Soprattutto nella sua bocca e troppo presto. E lei non voleva così. Capito?”

Per la prima volta la signora Federica mi toccò l’uccello. Lo accarezzò per un attimo e piano, piano, sempre sorridendomi, me lo studiò attentamente. Quindi me lo scappellò con l’indice e il pollice completamente e mi liberò completamente il glande. Sentire le sue dita sul mio uccello mi piacque un sacco ed emisi un lungo sospiro. “Calmo, stai calmino… – mi ordinò di nuovo lei – Ancora un attimo di pazienza…” Subito e velocemente mi avvolse la canna del mio uccello con l’elastico. L’allungò più possibile per infilarmelo di nuovo, stretto stretto, appena sotto il glande. Poi lo fece scorrere lungo la mia asta fino alla base della stessa. E’ come mi avesse messo un preservativo. Ma stretto, tanto stretto! Alla base del mio cazzo e mi dava un gran fastidio. “Mi dispiace, amorino… – mi disse vedendomi così legato ed insofferente – Ma non ho ancora finito… Abbi ancora un po’ di pazienza… Così non correremo rischi…

Detto ciò allungò ancora l’elastico e lo attorcigliò creando un doppio piccolo anello. Il primo continuava a stringermi alla base il pene e lo costringeva in una posizione perpendicolare rispetto al mio ventre. Il secondo anello lo strinse con una certa abilità attorno ai miei testicoli. Sentii il mio sesso bloccato e prigioniero.

Così non potrai farlo salire e spruzzare. Il tuo seme non riuscirà a passare! Fin quando io ancora non lo vorrò! Hai capito? Farai la tua meravigliosa sborrata quando e come lo vorrò io! Dopo che ti avrò liberato. Scusami, tesoro… Ma non posso sprecare i tuoi orgasmi…”

Mi ritrovai nudo, legato, eccitatissimo ma impossibilitato a schizzare il mio sperma. Ma lei non fu ancora soddisfatta. Dal borsone estrasse uno strano aggeggio. Aveva la forma e le dimensioni di un vibratore. Il grosso glande sembrava proprio vero. Al lato opposto, alla base dell’asta, due grandi palle in pelle che sembravano due testicoli con tanto di peli che fungevano da contenitori di un qualcosa che, sospettavo, avrebbe assomigliato molto al liquido seminale maschile. Ma oltre a ciò sarebbero state due pompette di quel clistere-vibratore da lei creato.

Ti piace? – mi chiese lei – Me l’ha regalato mio marito. Naturalmente me l’ha fatto sperimentare. Più volte, con tanto di spruzzo finale. Mentre naturalmente lui mi spruzzava in bocca il suo sperma. Quello vero! E godeva un mondo costringendomi alla doppia penetrazione e alla doppia contemporanea sborrata! E vedere le mie reazioni mentre venivo riempita dappertutto in quel modo.”

Sorrise e se lo allacciò sui fianchi usando una cintura elastica che strinse con forza. Federica voleva per una volta essere uomo ed intuii che io avrei dovuto essere la donna che veniva inculata.

Adesso girati, tesoro. Sei vergine dietro, vero? Ho voglia di farti il culetto. Come hanno fatto a me. L’uccello era però vero, grande e così prepotente… Mi fece urlare dal dolore, ma soprattutto dalla rabbia perché non volevo essere inculata…”

Certo che sono vergine! – borbottai cercando di farla desistere da quel proposito – Mi faresti male con quel coso! E’ troppo grande, per me!” “Ma no… – tentò di rassicurarmi lei – Solo un po’ di fastidio, all’inizio… Poi forse ti potrebbe anche piacere. Tanti uomini lo fanno, sai… ”

Non soddisfatta iniziò a raccontarmi, mentre mi lubrificava l’ano con della sostanza oleosa, i dettagli della sua prima sodomizzazione patita da giovane donna. “Lui era un quarantenne che voleva sverginare il mio bellissimo culetto! – iniziò a raccontare allora Federica un po’ ansimante mentre piacevolmente continuava a preparare con dolcezza e quasi amorevolmente il mio buchino – E voleva poi, per umiliarmi ancora di più, dopo avermi sverginata voleva anche riempirmi tutta facendomi un enorme clistere. Con la sua sborra. Che, mi aveva assicurata, sarebbe stata tanta, tanta. E me lo fece quell’uomo crudele… Lui mi aveva fatto perdere la testa e il bel quarantenne mi aveva affascinato. Gli offrì il mio buchetto, dimenandomi un po’ e facendo solo un po’ i capricci che ebbero lo scopo di eccitarlo ancor di più…

Sì, lui mi sfondò senza pietà il mio buchino ancora vergine con il suo uccellaccio e alla fine sentii dentro di me tanti schizzi del suo sperma. ‘Ma quanta ne hai fatta – protestai con un filo di voce – Mi hai riempita tutta…’ ‘Il tuo bellissimo culetto la meritava tutta – mi rispose lui tronfio per l’enorme sborrata che mi aveva spruzzato nell’intestino – E il tuo moroso non ne fa tanta?’ ‘No, così tanta no… – gli risposi infastidita – No, proprio no!’ E sentii il suo seme risalirmi tutta, nell’intestino. Con te, Fabio, sarò dolce, più possibile. Te lo prometto”

Non ci penso nemmeno! – strepitai allora io – Questo non era nei patti. Va bene farmi fotografare nudo e anche, se proprio lo vuoi, mentre mi masturbo, quando schizzo e… faccio la mia cremina! Ma questo no! A te piace proprio tanto vedere e immortalare il mio supplizio? Per poi rivedere il tutto masturbandoti… Magari in compagnia di qualche altra signora alla quale piacciono da morire giovani maschi, sottomessi, docili e… magari anche sverginati!”

Lei non mi rispose ma con la mano libera iniziò a ruotare nell’aria un lunghissimo frustino…

Oh no… – miagolai preoccupato – Ma sta scherzando? Anche la frusta! Non può frustarmi così, nudo e legato…” “Perché no? – mi zittì Federica – Ad alcuni uomini piace proprio così. Sottomessi, nudi ed eccitatissimi subiscono le frustate. E vogliono le frustate anche là, sul loro uccellaccio in piena erezione ma totalmente indifeso davanti ai morsi della frusta. Vogliono le frustate, dicono, per essere puniti. E spalancano le gambe per facilitare la precisione delle frustate! Perché adorano mostrare ad una bella donna come me il loro uccello in piena erezione. Ma come te ora anche loro sono impediti ad eiaculare. E allora barattano dieci, venti o trenta frustate in cambio del taglio dell’elastichino che blocca la fuorisucita dello sperma. Lo vogliono naturalmente soprattutto per esibire a me tutta la loro virilità. La loro sborrata, liberatoria! Tu cosa preferisci?”

Ero terrorizzato dall’idea delle sofferenze che la frusta avrebbe potuto provocarmi. Ma allora ero in balia delle sue voglie. Completamente nudo, legato e con l’uccello che già dimostrava tutta la mia eccitazione! Ma le frustate no, non le volevo!

No, signora Federica, le frustate sul mio corpo e anche lì non le voglio. E non mi farà troppo male con quello strano uccello, vero?”

Lei non mi rispose. “Come devo mettermi? – le chiesi con voce flebile – Non ho mai fatto queste cose!” “Stai rilassato, ometto! Girati e allarga più possibile le gambe. Poi, lasciati andare, tutto! Rilassa soprattutto il tuo buchino e pensa che stai per andare al bagno. Soprattutto quando sentirai il mio uccello entrare dentro di te. Non stringere, non opporre resistenza, anzi, facilita la penetrazione… Eviterai così parte del dolore.”

Faccia piano, la prego…” Poi rassegnato in silenzio mi girai e allargai le gambe come mi aveva ordinato. Ritenni che il mio buchini fosse così proprio ben in evidenza.

Bello. Sei proprio bello, ometto. Hai un culetto piccolo ma muscoloso. Ma adesso devi anche sollevarlo un po’ di più. Appoggiati sulle ginocchia sempre tenendole ben allargate”.

Dovetti mettermi in quella posizione, alla pecorina, che tante volte avevo chiesto alla mia morosetta. Ubbidii e mi accorsi cle la costrizione alla quale ero costretto, mi stava un po’ eccitando. Avevo il cazzo bloccato e duro. Il glande tutto scoperto era in fiamme. Restai in silenzio in attesa. Federica si adagiò, dietro, su di me. Mi coprì come lo stallone fa con la sua cavallina che deve ingravidare. Sentii il suo caldo fiato sul mio collo ed i suoi seni schiacciarsi sulla mia schiena. Poi sentii armeggiare con le sue lunghissime dita di un a mano sul mio buchino. Ma non si era limitata solo quello!

Ehi ce l’hai proprio duro! – esclamò lei tutta infervorata –- Come è bello! Aspetta, voglio un po’ giocare…” Io ero legato ed a sua totale disposizione e non mi ribellai. Distesa su di me lei aveva allungato un braccio sul mio ventre e con la mano aveva catturato il mio pene. Con il pollice e l’indice mi aveva sfiorato il glande già scoperto e con una certa energia poi aveva proseguito con una lentissima sega. Bloccato com’ero provai fastidio e la sega fu dolorosa. Mi sentii praticamente mungere. “Non agitarti, Fabio! – mi provocò lei – E’ tutto inutile perché non puoi venire… Mi dispiace, sai, farti così un po’ soffrire…”

Intanto piano mi infilò dentro nel mio ano un po’ di un suo dito. Emisi un sospiro. Lei subito spinse un po’ più dentro il malizioso ditino. Io opposi naturalmente un po’ di resistenza. “Oh no, Fabio! – mi sgridò subito lei – Non devi fare così! Rilassati. Non opporre alcuna resistenza. Vedrai, sarà più facile e forse anche ti piacerà tanto quello che ti farò!”.

Cosi facendo mi penetrò sempre di più con il dito. Poi lo ritirò tutto fuori e poi di nuovo dentro. Così fece più volte e sentivo con fastidio la sua unghia dentro di me. Me ne lamentai. Lei sorrise. “Sopporta, uomo, sopporta. Adesso viene il bello!”

Un attimo di silenzio. Estrasse il dito e subito appoggiò sulla apertura del mio buchino quello che supponevo fosse la cappella dell’uccellaccio che Federica stava usando. Una leggerissima pressione ed un po’ del glande artificiale fu dentro di me. Mi agitai non poco ed emisi un primo lunghissimo sospiro perché provai fastidio. “Buono, buono… Stai tranquillo e respira profondamente come se tu dovessi prendere una bella suppostona. Rilassati, tesoro, rilassati…. Adesso, sei pronto?” Io annui con il capo e mi sentii come una vittima sacrificale. Io mi dimenai ancora un po’, ma subito mi bloccai quando sentii Federica iniziare a giocherellare con i peli del mio sesso. Poi con una mano andò ad accarezzare il mio scroto e mi sembrò volesse soppesarlo. Dietro di me con la bocca mi baciò il collo che per la tensione era un po’ sudato e poi raggiunse il mio lobo. Sentii il suo alito. Mi succhiò il collo e mi fece sentire la sua linguetta. “Mmm… – sospirò lei – Che belle palle che hai. Grandi, dure e tanto, tanto piene… I tuoi coglioni mi stanno riempiendo la mano. Tutta!”

Era la prima volta che Federica toccava il mio sesso in quella maniera. Ma non si fermò là! Andò di nuovo alla ricerca del mio cazzo. Lo trovò sempre più duro, lungo e grosso. Con il pollice e l’indice me lo scappellò subito di nuovo e completamente. Emise un sospiro. Le piacque. Lentamente riprese a farmi la sega. Piano, piano. “Ti piace così, tesoro? – mi sussurrò – Non sei circonciso come mio marito! Ti faccio un po’ una sega, lentamente. Ma te l’ho detto. Non ti faccio ancora venire. Non puoi. Ti va?”

Emisi un gemito di assenso. Ero allo stremo. Non ce la facevo più. Avevo tanta voglia di schizzare, ma non potevo… “E adesso stai ancora un po’ buonino! – mi ripetè lei – . Adesso lo faccio. Ti inculo proprio per bene. Tutto! Pensa alle mie mani e alle mie dita… Stai buono, rilassati e socchiudi gli occhi… Sì, così! Ti sto penetrando, piano, piano. Ti sto sverginanando, Fabio. Ma non voglio farti male. Stai fermo, non agitarti. Solo un po’ di fastidio e… imbarazzo… Poi passerà e ti piacerà!”

Sentii quel coso penetrarmi. Tutto. Me lo spinse tutto dentro senza pietà. Mi fece male e cacciai un urlo. Ero stato sverginato! Sentii i peluzzi del suo sesso incollarsi alla pelle del mio culo. “Basta! – mi lamentai – E’ troppo lungo e duro quell’arnese. Mi fa male!” “Ne ho presi dentro di più lunghi e di più duri. Anche il tuo cazzo non scherza, Fabio. Ce l’ho in mano… E promette bene! Molto bene quando sarà la sua volta… Ne sono certa!” E iniziò a stantuffarmelo dentro. Lentamente prima. Più velocemente poi.

Ecco, voi ometti dopo due, tre colpetti e venite impazzendo dal piacere! – mi rimproverò Federica – L’avete inculata la donna, l’avete sottomessa e volete anche umiliarla riempiendole l’intestino del vostro liquido seminale. Quanta sperma mi sono sentita spruzzare dentro, nel mio culetto! Autentici clisteri di sborra…. Vera, tanta, calda, oleosa. Costretta spesso, dopo, a correre al bagno… E liberarmi davanti a lui che mi guardava in piedi con l’uccello ancora gocciolante del suo seme. Che umiliazione!”

Basta, basta, non ne posso più! – la supplicai piagnucolante – Ancora per quanto vuole umiliarmi così?” Come risposta aumentò a segarmi quasi con foga. Poi si fermò. La sentii sghignazzare e poi, come estrema umiliazione, urlò. “Ecco, adesso ti riempio tutto!” Sentii dentro di me gli zampilli di un liquido caldo. Mi stava riempiendo il mio intestino con il liquido contenuto in quel aggeggio infernale preparato per me. “Ti piace? – mi chiese perfidamente lei – Ecco, voi ometti fate proprio così! Ci riempite tutte!”

Sentii una parte del liquido caldissimo e denso scendermi tra le cosce e tanto altro liquido risalire nel mio intestino. Una sensazione molto, molto spiacevole. Poi tutto si fermò e Federica estrasse l’uccellaccio dal mio buchino arrossato e dolorante. “Girati! – mi ordinò – E guardami”. Ubbidii. Lei si slacciò l’arnese del suo piacere e allargando a dismisura le game, risalii il mio corpo fino ad appoggiare il suo sesso già umido alla mia bocca. “Volevi prima vedere la mia fica, no? Eccotela, ce l’hai davanti ai tuoi occhi! E devi fare quello che voi uomini, tutti, volete che noi donne facciamo a voi con la bocca. Fino alla fine. Leccala, baciala, succhiala… Datti da fare, Fabio! Fammi venire! Vedrai, che sorpresa!”

Mi ritrovai legato, bloccato, con il suo sesso, già umido, appoggiato alla mia bocca. “Dai! – mi esortò ancora lei sospirando – Apri la bocca e fammi sentire la tua lingua! Voglio godere io, adesso! ”. Ubbidii e con la lingua entrai nel suo sesso. Era già fradicia. La mia lingua conobbe per la prima volta gli umori più intimi di Federica. Ne assaporai il sapore, amarognolo, la sua consistenza vischiosa e il suo odore fastidioso e nauseabondo. Come era diverso da quello di Alice, la sua bambina! Non riuscii a nascondere una smorfia. “Cosa c’è, Fabio, non ti piace il mio succo? – mi prese in giro – Pensi che la sborra di voi ometti sia migliore? E voi ce la fate bere, tutta, sempre… Sù, giovane uomo, datti da fare. Leccami per bene e va in cerca del mio grilletto. Quello del piacere. Ce l’ho grande, sai. TI piacerà succhiarlo e mordiccchiarlo. Sì, mi farai tu… un pompino. Mi piace farmi succhiare il clitoride, soprattutto se costretto a farlo è un giovane maschietto… Inesperto, come te! E vedrai, alla fine!”

Rassegnato la penetrai ancor di più con la lingua. La ricerca del suo grilletto del piacere fu breve. Era smisuratamente grande. Pulsava ed era grande. Come un piccolo cazzo… “Oh sì, bravo! Sento che l’hai già trovato! E ora datti da fare… Sì, così, bravo, fammi venire, fammi schizzare!” Lo catturai tra i denti e con la lingua lo accarezzai. Lei fremeva e ansimava. Poi mi ordinò perentoria, “Tutto, tutto in bocca. Fammi un pompino! Come piacerebbe lo facessi a te!”

Io non avevo mai fatto un pompino, ma mi impegnai in un vorticoso su e giù sul clitoride enorme di Federica. Lei si contorse, ansimò e gemendo mi fece la confessione. “Oh si, sei bravissimo. Così, proprio così! Mi fai venire… Ed io, cuoricino, ti confesso che io… Insomma, che io vengo tanto… Sì, spruzzo tanto, tanto… Come quasi lo fate voi con il vostro sperma… Se le vostre donne sono state brave e voi siete in forma! I miei schizzi sono forse meno violenti, ma sono tanti, copiosi. Sono come una lava, che esce bollente dal mio sesso. Questo è il mio orgasmo. Mi piace godere cosi. Oh sìììì, nella tua bocca. Tuttoooo. Voglio riempirti la bocca con i miei umori! Voglio sporcarti! Hai voluto spiarmi e vedermi nuda! Adesso ti castigo e ti schizzo in faccia! Mentre soffri perché tu non puoi ancora venire. Il tuo uccello è mio prigioniero! Oh sì, ecco, così, vengoooooo. Tuttooooo, tuttoooo dentro di te! E bevi! Bevi tutto!”

Mi strinse il capo tra le sue dita e mi schiacciò il volto sui morbidi peli biondi del suo sesso. E contemporaneamente, urlando di piacere e spingendo ritmicamente e violentemente il ventre contro la mia bocca, mi scaricò in bocca tutto il liquido che l’orgasmo le fece fare. Me l’aveva detto. Ne faceva tantissimo. Mi quasi riempie la bocca, subito. “Butta giù, butta giù tutto! – mi urlò orgogliosa – Adesso ne faccio dell’altro. Mi piace, mi piace troppo, riempire la bocca del mio maschio…”

Non si fermò. Continuò a versarmi in bocca il suo orgasmo. Non ne potevo più. Non mi piaceva e puzzava! Ebbi un conato di vomito. “Ancora un pochino… – mi rincuorò vedendomi in chiara difficoltà – Ancora un pochino per il mio piccolo uomo!” La vidi accarezzarsi le mammelle e stuzzicarsi i capezzoli. Sussultò di nuovo, gemette rumorosamente e… mi costrinse ad un’altra bevuta!

Basta! Basta! – la supplicai appena inghiottita tutta la sua roba – Non ce la faccio più…” Lei mi sorrise e andò a prendere la macchina fotografica.

Sei stato bravissimo! – mi disse – Ma non ho finito. Ora ti faccio ancora degli scatti e un primo piano. Scusami, ma mi piace immortalare l’uomo che ho usato, nudo, mio prigioniero, con il cazzo duro, prigioniero e pieno di voglia. Sì, legato come è, impossibilitato a sfogarsi e finalmente a liberarsi. E l’ultimo scatto lo dedicherò al tuo bel volto che porta ancora tutti i segni del mio piacere.”

Brontolai per quella spero ultima umiliazione. Ma ormai, dopo essere stato anche filmato…

Lei si scatenò in un’ultima serie di scatti. Si soffermò su di me tutto legato, sul mio uccello tutto tirato ed ancora prigioniero. Poi il mio volto ancora ricoperto dal suo liquido prodotto dal suo piacere.

Soddisfatta, mi sorrise ancora. Poi mi slegò tutto. Per ultimo mi liberò l’uccello. “Adesso sei libero… – mi sussurrò adagiandosi sul lettino al mio fianco – Adesso tocca a te… Sono qui, nuda come mi volevi vedere… Te l’avevo promesso…”

Mi accarezzò sul petto. Poi scese giù e si fermò ad accarezzarmi il ventre. Il mio uccello a quel tocco raggiunse dimensioni tali che solo il vedere una splendida donna nuda come Federica poteva provocare. Lei se ne accorse. “Mmmm… quanta voglia hai, uomo! Lo so. Forse ho giocato troppo con il fuoco. Ce l’hai enorme. Mi raccomando… Non farmi male. Ti ricordo che sono sempre una donna… E non prendo la pillola. Non hai un preservativo con te? Te lo infilo io, se vuoi… Non sono molto esperta, in questo… Ma tu vuoi farmela tutta dentro di me, vero? Attento a non ingravidarmi…”

Mi sorrise e mi mollò un bacio sulla bocca che mi lasciò senza fiato. Era il primo bacio di Federica. Era felice e mi ricompensava. Sapeva benissimo che quello sarebbe stato solo l’inizio. Baciava bene, la donna! Perlustrò la mia bocca, mi circondò la lingua e si impegnò a succhiare la mia saliva.

Con la mano tornai sul suo sesso. Era di nuovo bagnato, fradicio. Con il pollice le tormentai il clitoride, con l’indice la penetrai nel suo sesso e con il medio il suo buchino del culetto. La doppia penetrazione la sorprese.

Come sei maleducato! – mi rimproverò subito lei – E prepotente… Mi fai male!” Le provocai infatti dolore e allora si irrigidii facendo delle smorfie. “Mmmm… Ma cosa mi fai… Mi fai male! – si lamentò la donna – Ho già goduto, tanto… E sento che sto per venire di nuovo… E lo sai che io schizzo, tanto!”

Sentirla dire quelle cose mi fece impazzire. Era tanto tempo che aspettavo quel momento. Federica, dopo tanto essersi divertita con me e con il mio corpo da giovane uomo, era lì davanti a me, fantasticamente nuda, eccitata e finalmente a mia disposizione! Io non le risposi e non persi tempo. Venni colto da quella mia pazza voglia. La volli imitare. E le riservai lo stesso trattamento che avevo riservato anche alla sua bella figlioletta. Con l’altra mano mi impossessai del mio cellulare. Lo avvicinai al suo sesso spalancato dalle mie dita che impietosamente la penetravano con violenza. E scattai una serie infinita di scatti proprio mentre lei, non riuscendo a trattenersi, iniziava a schizzare. “Oh no, Fabio! Cosa mi fai! Non voglio che tu profani così la mia fica e me la fotografi proprio in questi momenti… La mia passerina spalancata… Così mentre io, donna, sono umiliata e mi faccio aprire, spalancare in questo modo… Dalle tue dita da ragazzino! Sì, mi faccio vedere proprio tutta! E proprio mentre ti mostro anche il mio piacere… Come raggiungo un orgasmo… Oh sì, i miei schizzi! Non voglio, ti prego, no… Oh… non riesco più a trattenermi! Schizzooooo! Come mi vergogno! Il moroso di mia figlia mi vede così, nuda, tutta bagnata, completamente spalancata e pronta, tutta per lui! Ma io non voglio mostrarmi così, esibire tutto e farmi anche fotografare, poi… Io, solo io potevo fotografarti!”

Io risi e continuai a immortalare i suoi spasmi e tutti i suoi favolosi zampilli. Fino alla fine. Pensai che le foto della mamma si sarebbero ben aggiunte a quelle della sua figlioletta. Quella che sarebbe divenuta la mia collezione a luci rosse si arricchiva! Dopo l’ultimo suo gemito di rassegnazione, le feci cambiare posizione. La feci sedere sul lettino. Aveva gli occhi ancora socchiusi. Mi inginocchiai al suo fianco e le feci raccogliere con le dita i suoi bellissimi capelli biondi dietro la nuca. Il mio cazzo completamente scappellato le sfiorava la guancia. Era già umido. Il contatto con il suo viso mi provocò una scarica di piacere. Fuoriuscirono due gocce liquidissimo del mio seme che le bagnano la guancia. La donna spalancò i suoi splendidi occhioni. Sbuffò e si mostrò sospettosa. “Oh no! – brontolò subito la bella signora Federica – Non fare così! Non fare il bambino che vede per la prima volta una donna nuda e tutta per lui! Certe cose non mi piacciono!”

Aveva il mio cazzo attaccato alla guancia. Io non le risposi e le feci girare il volto verso il mio uccello. Lei si fece guidare ma sbuffò di nuovo e protestò quando si ritrovò di fronte ai suoi occhi il mio glande già gocciolante del mio liquido seminale.

Mmmm… Vuoi vendicarti! Vuoi sborrarmi in bocca, vero? O sul mio visino? Giovanotto, sei proprio un porchetto. Non si fanno queste cose a una signora. E mamma della tua morosa. Non vorrai mica sborrare in bocca alla mamma della tua morosa. E mi esibisci questo uccellaccio… già bagnato di quella roba lì. Ne sento l’odore che detesto! Glielo hai già mostrato così anche alla mia bambina? Glielo hai anche fatto annusare? E magari hai tentato pure di farle assaggiare la tua robina… Ma lei, ne sono sicura, te l’avrà anche ciucciato per bene ma non si è arresa a bere il tuo seme! Vero? Insomma, cosa vorresti farmi fare? Dovrei io farmi sborrare in bocca dal giovanotto e bere la sua sborra! Vero? La mamma dovrebbe fare quello che non ha fatto la figlia? Porco, porco e ancora porco!”

E poi mi dà fastidio quel cellulare usato per fotografarmi… così! Non era nei patti, questo! Io, solo io potevo fare delle foto al mio piccolo ometto!” Mentre lei brontolava io invece già la immortalavo con gli occhi azzurri sgranati davanti al mio cazzo. Era la prima volta che riuscivo a fare quel tipo di foto ad una donna così bella e imbronciata. Il fastidio dipinto sul suo volto e la sua evidente ritrosia rendevano quegli scatti semplicemente favolosi. E mi ripromisi in quell’istante che quegli scatti, insieme a quelli già faticosamente ottenuti da Alice, la sua bellissima figlia, sarebbero diventati la bellissima copertina ed introduzione della mia futura raccolta di foto di quel genere. Belle giovani donne nude e sborrate in faccia. Sorprese, infastidite, seriose o divertite ma tutte disponibili ad essere riprese nude e con i loro bei visetti devastati dagli orgasmi del fotografo che era riuscito a coinvolgerle curiose in quella avventura così intrigante e diversa! All’insaputa, ovviamente di morosi, fidanzati e mariti!

Ma sono io la fotografa e tu il giovane modello che si fa fotografare nudo con il cazzo pieno … – sospirò ancora lei – Dopo quello che hai combinato io ho forse esagerato e sono disponibile a riparare… Ma tu non esagerare”

Io non le risposi ma aumentai la pressione della mia cappella sulle sue labbra. Federica fece un’altra smorfia e protestò. Sempre fissando però con gli occhi sgranati il mio uccello così vicino…. “No, dài, tesoro! Io volevo solo giocare e fare alcune foto! E’ anche il mio lavoro… Ma non voglio fare anche questo tipo di foto! E soprattutto non voglio fare un pompino a un ragazzino…. Ce l’hai grosso, grande e anche pieno pieno… Ma sei un ragazzino! I ragazzini si fotografano nudi, si riprendono quando godono e schizzano tutto il loro seme. Ma poi… basta! Insomma, talvolta si fa dell’altro e … Oh, mascalzone, noooooo… Non così!”

Non la feci finire. Le infilai, forzandola, tutto il cazzo in bocca. Scesi fino in gola. Lei si agitò e si lamentò per un po’. Poi si calmò e spalancò ancor più la sua bella bocca. Scattai proprio in quei momenti delle foto stupende. Federica con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata e deformata per la fatica che faceva a tenere in bocca il mio uccello. E la stantuffai. Più aumentavo la velocità delle penetrazioni e più si facevano disperati i suoi lamenti e i suoi gemiti. Non riusciva più a respirare bene e disperata riuscì per un attino a svincolarsi e sputare il mio pene gonfio e fradicio della sua saliva. “Ma fai piano, Fabio! Accidenti, così mi soffochi! Ce l’hai troppo grande, tu! – mi urlò furente a squarciagola – Ho capito, ho capito, ometto! Vuoi proprio che io ti faccia un gran pompino… Ma uffaaaaa! E io no! Te l’ho detto, sei troppo giovane, per me! E magari vorresti farmela anche in bocca. La tua sborrata! E farmela anche bere. Tutta! No. Non posso ingoiare lo sperma di un ragazzino. Chissà quanta ne fai tu, piccolo uomo! Potresti farmi affogare! E anche forse farmi vomitare! La tua sborra! Che sicuramente ne faresti troppa per me! Ed io non lo voglio proprio! E proprio davanti a te, poi! Che con quel cellulare mi vuoi forse anche fotografare!”

Non le risposi e riaffondai l’uccello nella sua bocca. Lei per un po’ si lamentò. Poi, rassegnata, iniziò a succhiarmi e a leccarmi la cappella ormai di un preoccupante per lei color viola. Con la lingua si scatenò sul frenulo. La appuntì e si concentrò sul forellino da dove lei sapeva benissimo io avrei fatto uscire e spruzzato il mio liquido seminale.

Federica conosceva molto bene il corpo del maschio e sapeva, da gran donna quale era, fare molto bene i pompini. E rassegnata aveva alla fine deciso di farmi venire. Finalmente. Dopo tutti i tormenti ai quali mi aveva sottoposto voleva regalarmi l’orgasmo e farmi liberare di tutto quello che avevo dentro. Ero pieno, pieno di voglia e di sperma. E lei lo sapeva bene! Dopo tutto quello che lei stessa mi aveva fatto!

Adesso ti faccio venire, tesoro! – mi disse con estrema dolcezza appoggiandosi sul mio pube dopo aver lasciato per un attimo il mio uccello – Lo so, lo so, hai tanta voglia e ne farai tantissima. Ti ho fatto soffrire tanto! Troppo! E tu sei così giovane e forte. Sei come uno stalloncino. Chissà quante femminucce potresti ingravidare con tutto lo sperma che sicuramente spruzzerai!”

Fu allora che le ricordai cosa mi aveva detto al telefono. Non dovevo sprecare il mio seme facendomi le seghe. Dovevo riservare il mio sperma per le occasioni giuste. “Ebbene, signora Federica ora è giunto quel momento! – quasi le urlai io – La mia sborra è tutta per lei!” Lei non replicò, annuì e socchiuse gli occhi.

Le riconficcai con violenza l’uccello in bocca e la bloccai con una presa ferrea sulla nuca. Subito! Fu una questione di attimi! Il primo e il secondo degli sborroni si schiantarono infatti nella bocca di Federica. Fu sorpresa dalla violenza degli spruzzi, si scosse e strizzò gli occhi. Emise un lunghissimo gemito. Feci dei clic a raffica. Catturai, nell’espressione del suo volto, tutta la sua difficoltà nel ricevere la mia prima sborrata in bocca. E poi ne scattai degli altri. Inesorabili, come i miei schizzi che la inondavano. Lei gemeva, si lamentava rumorosamente e cercava inutilmente di svincolarsi.

La fotografai mentre con gli occhi prima sgranati e poi socchiusi, ingoiava a fatica con disgusto le mie sborrate. Era proprio stupenda Federica fotografata mentre furibonda e con il mio cazzo in bocca beveva disgustata la mia sborra da ragazzino.

Lei tossì ed ebbe dei violenti singulti che le fecero sobbalzare le bellissime mammelle. Accennò ad un conato di vomito. Gesticolò con le mani spalancate in segno di resa. Era evidentemente in grande difficoltà perché ne stavo facendo veramente troppa. Di sborra. Mi vennero in mente i suoi racconti, tutti i cazzi che lei aveva più o meno volentieri ciucciato e tutti gli sborroni che aveva visto e bevuto. Ma io, evidentemente ne avevo fatta veramente troppa!

Estrassi l’asta ancora pulsante. “Basta, basta! – mi supplicò subito lei sputando sborra e facendo fuoriuscire dalle labbra socchiuse un lungo filamento del mio liquido seminale – Basta sborra! Ti prego! Non ne posso più! Quanto sperma mi hai fatto bere… La tua sborra da ragazzino. Quanta ne hai fatta! Uffa, mi hai riempito la pancia! Con Alice non fai così, vero? Lei è così giovane… Non puoi farle fare queste cose! Ho fatto io tanta, tanta fatica… Puah, quanta sborra fai! E tanto cattiva, amarissima… E uffa! Non ti fermi mai….”

Le sue parole non avevano fermato il mio orgasmo ed i miei spruzzi. Continuai a schizzare enormi fiotti di sborra che si adagiarono sul bel volto di Federica. Gli occhi, il naso, la bocca e i capelli furono ricoperti dal mio liquido seminale e filamenti scesero giù fino a depositarsi sulle mammelle e i capezzoli. E proprio così la fotografai! Stupenda e rassegnata in quelle condizioni con il suo bellissimo volto sfigurato dal mio sperma. Era tutta rossa in viso perché era furibonda e tanto imbarazzata. E il suo rossore si alternava al candido bianco della mia sborra che la ricopriva tutta. Un occhio, colpito da uno schizzo di sperma, era chiuso. Con l’altro mi fissava. “Ti odio! – mi sibilò – Sei soddisfatto così? Guarda come mi hai conciata! Mi hai riempita tutta di sborra. Mi hai sporcata tutta! Dappertutto. E come puzza il tuo sperma”

Io ancora una volta non le risposi. In silenzio la feci distendere. Non capii subito le mie intenzioni ma svuotata di energie accettò e si fece sdraiare. Le allargai piano, molto piano le gambe. Guardai il suo sesso che lei molto malvolentieri era costretta così ad esibirmi spalancato e ancora ben bagnato. Era bellissima Federica. Anche così, tutta sporca del seme di un uomo.

Senza preamboli infilai il mio uccello dentro di lei. Lei lo ricevette con un sospiro e accompagnò le mie penetrazioni con un lento movimento del suo ventre. Le piacque essere scopata. Dal ragazzino. La baciai appassionatamente. Assaporai il mio sperma ancora rappreso sulle sue labbra e nascosto nella sua bocca. “Ti piace? – mi chiese con un filo di voce – E’ il tuo sperma, sai! Ne sono piena, dappertutto!”

E adesso me lo vuoi fare dentro. Anche là. Vero? Te l’ho detto, non sono protetta. Se proprio lo vuoi prendo un preservativo che era di mio marito… Te lo sistemo io, anche se non sono molto brava. Non lo mettevo io a mio marito!”

Mi sollevai per un attimo per guardarla. La vedi con gli occhi socchiusi. Il suo volto era ancora pieno del mio seme. Era bellissima così, Federica. Piena di sperma. Il mio! La visione mi eccitò e sentii che avevo tanta voglia di lei e che stavo per sborrare di nuovo.

Federica mi sentì irrigidire dentro di lei e il mio uccello iniziare a gonfiarsi e sussultare. “Ti prego fallo fuori. Schizzami dove vuoi ma non dentro… Io ti guardo, se vuoi! Mi piace, lo sai, vedere l’orgasmo del maschio, i suoi spruzzi, i fiotti…” A queste parole venni sopraffatto. Sentii la scarica dentro di me che anticipava l’orgasmo. E arrivò. “Oh Federica… Io… io… sborrooooo, Sborrooooo! Godooooo! Schizzoooooooooo!” “Oh sìììììì, Fabio! Va bene… Va bene… La sento! E va bene! Vienini dentro, anche tu! Sborra, tesoro, sborra! Ma non farmela tutta! Solo un po’, se puoi… Poi falla fuori, ti prego!”

Sborrai. Sborrai nella fica di Federica, come volevo e come avevo sognato. Godette tanto anche lei, e il mio liquido seminale caldo e come sempre abbondante si mescolò ai liquidi del suo piacere che sentii sgorgare dentro la sua fica. “Oh, Fabio! Sei meraviglioso quando vieni! Ti sento, ti sento! Come pulsa il tuo cazzo! E’ duro, gonfio, enorme e mi fa impazzire. Eccolo! Oh, sì adesso! Schizza, si schizza sborra! Come è bello, Fabio! Continua, continua così! Sììììì! Scopami! Non fermarti! Bellooooo! Mi fai impazzire, così! La tua sborra! La sento! Ohhhh… Anch’io! Godooooo! Godo anch’io! Sì, sìììììì! La sento la tua sborra, Fabio! La tua sborra. Tanta, tanta! Tuttaaaaa! Tunta dentro di me!”

Estrassi il mio pene dopo aver riempito Federica per bene. Poi gli sborroni si adagiarono sui biondissimi peli del suo pube. Furono i primi di una lunga serie di spruzzi che le riempiono tutta la sua bionda peluria che circondava la sua bellissima fica spalancata ed ancora pulsante.

Grazie, Fabio! – mi disse con un sorriso – Grazie per aver schizzato anche lì, sul mio pube. Vuoi che anche te lo pulisca io? – mi chiese Federica – Se lo vuoi… Non l’ho fatto mai a nessun uomo, io…”

Io sorrisi. Allora lei si abbassò e con la lingua iniziò un interminabile bacio del mio uccello che ancora colava sborra. Mi leccò e succhiò prima il glande e poi il prepuzio. “Mi dispiace, tesoro, è un po’ arrossato! – mi informò un po’ preoccupata – Adesso te lo curo un po’ io, se vuoi… Con la lingua, naturalmente! Ma mi raccomando! Comportati bene e non fartelo diventare di nuovo duro come prima. Lo sai che io non resisto quando lo vedo così. Tu rifaresti di nuovo la tua cremina! Ma io… ma io .. tesoro, oggi mi hai fatto già fare un’indigestione della tua robina… Che non è poi tanto buona, sai…”

Lo fece, piano, con cura e dolcezza. Da amante soddisfatta e felicemente appagata. Poi scese giù, lungo la canna del mio cazzo. Non si fermò. Si immerse tra i testicoli che prese in bocca uno alla volta. “Posso? – mi chiese sospirando – Ti ho fatto un po’ male lì con quell’elastichino…” “Può Federica, può…”

La donna mi fece girare e quindi sollevare il culetto, facendomi allargare le gambe. Poi sentii la sua lingua baciarmi i glutei. Senza esitazioni andò a baciarmi e leccare il mio buchino del culo. Era tutto molto piacevole perché contemporaneamente mi accarezza da dietro le palle e, poi, con estrema dolcezza, il cazzo. Piano, piano la donna me lo scappellò. “Girati, ometto, hai un uccello fantastico e voglio guardarmelo ancora una volta. E gustarmelo! Ancora per un po…”

Ubbidii. Federica iniziò a massaggiarmi lo scroto. Poi tutto il resto. Si soffermò sul glande. “Stai tranquillo, giovane uomo. Voglio fotografarti anch’io ancora una volta. Sì, proprio mentre vieni… Preferisci farti una sega mentre ti guardo? Forza, ometto, per aiutarti anch’io rimango nuda e tutta sporca di sperma! Il tuo! E, se lo desideri, mi accarezzo, come te! Dai uomo, fammi vedere come ti fai una sega e come vieni guardando la tua fotografa!”

Lei allargò le gambe e prese ad accarezzarsi con una mano una mammella. Io la guardai ed iniziai a masturbarmi violentemente. Come voleva lei. Pochi secondi e l’uccello urlò tutta la sua voglia di venire di nuovo. “Federica! – la avvisai implorandola di essere pronta a cogliermi nel momento che lei tanto desiderava – Sto per schizzare!” Lei allora si avvicinò e scattò in serie. Il mio orgasmo venne immortalato nella sua completezza. Dal primo violento schizzo, ai successivi abbondanti sborroni ed alla finale copiosa colata del mio seme. Volle così concentrarsi sui lunghissimi e particolari filamenti di sborra che si erano originati dal glande fino al pavimento in legno della barca. Ed i laghetti di candida sborra che si erano così poco dopo creati.

La guardai incuriosito per quegli scatti e con sguardo interrogativo le manifestai tutta la mia curiosità. “Tesoro, lo sai, oltre ad essere una fotografa sono anche una amatrice del genere hard… – mi spiegò per soddisfare la mia curiosità – Di queste foto ho già il titolo! ‘Particolari. Eiaculazione di Fabio, giovane maschio bello, particolarmente dotato e, se sollecitato adeguatamente, ragguardevole produttore di sperma. Notevole quantità ed ottima qualità. Sapore nella norma.’ Ti piace?”

Io mi mostrai imbarazzato per quella catalogazione subita ma memorizzai per il futuro quel modo di fare. Federica si mostrò invece euforica per la riuscita di quelle ultime foto e per l’idea avuta.“Bellissimo! – gridò Federica – Sei stato bellissimo. Come piace a me. Giovane uomo che spruzza. Adesso ti voglio ringraziare….” Si avvicinò e mi baciò. Poi mi accarezzò ancora l’uccello e si abbassò. Lo prese per un attimo in bocca. Lo leccò e lo baciò con estrema dolcezza.

Federica mi riportò al parchetto. Privo di energie e completamente svuotato di liquido seminale. Mi regalò le sue mutandine come ricordo.

Federica ed Alice avevano così fatto scatenare in me per la prima volta certe mie passioni e certe mie particolari tendenze. Con loro capii certi miei desideri appartenenti alla mia sessualità più profonda. Fotografando e riprendendo i loro corpi nudi avevo scoperto all’inizio una mia tendenza non allora ancora ben definita. Sì, con Alice avevo stranamente provato un gran piacere a spogliarla ed ad esibirla nuda davanti a qualche mio amico un po’ guardone. Con Federica, la sua bella mamma, avevo scoperto quanto fosse piacevole pure per me esibirmi e creare con una donna certe situazioni scabrose. Sempre davanti ad una fotocamera o telecamera. E quanto poterle poi esibirle!

Da allora avevo iniziato a fantasticare e mi ero ripromesso di far entrare nel mio mondo le donne che sarebbe entrate nella mia vita. Avrei svelato loro i miei segreti e le mie inclinazioni. Soprattutto quella di regalare piacere attraverso le mie donne consenzienti agli altri uomini come me. Spogliarle e farle partecipare ai miei sogni erotici sarebbe diventato per me fondamentale. Come farle entrare nella mia vita sessuale e condividerle con altri uomini come me, da buon cuckold alle prime esperienze, nelle mie future avventure sempre più scabrose.

Qualsiasi commento, giudizio o consiglio sarebbe gradito. Scrivere a Mikimarkfc@libero.it

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