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Racconti di Dominazione

L’ Autista

By 11 Luglio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Giochi di sguardi, piccoli tocchi, fantasie, imbarazzi, timidezze, parole, poche’
La vedeva sedersi nello stesso posto, stesso orario, stessa fermata’ il particolare modo di comportarsi gli era rimasto impresso nella sua mente perversa’
Corpo, seni, fianchi, dettagli, lo avevano fatto eccitare per troppo tempo. Per troppo tempo fantasticava su di lei: ogni giorno la vedeva salire sull’autobus e scendere all’ultima fermata. Una ragazza carina, studentessa, viso ingenuo che nascondeva una certa timidezza.
Facendo l’autista del bus ne vedeva di ragazze e donne carine, ma bastava la sua presenza per fargli scaturire un’erezione improvvisa.
Un giorno si decise, Luigi, da dieci anni autista, a cercare un contatto con lei salutandola mentre stava salendo, ma nel momento in cui stava montando, la tensione di Luigi era troppo forte, non riusciva a controllare i suoi impulsi, e gli scappò il piede dalla frizione facendo cadere per terra tutti quelli che salivano, compreso lei!
Luigi, però, non si lasciò intimorire. Era una persona timida, ma ugualmente non si lasciava trasportare dalle situazioni imbarazzanti, reagiva. Dopo quel accaduto non ci riprovò più a salutarla, ma nonostante questo, gli bramava qualcosa nella mente, un riscatto per la sua timidezza, voleva fargli vedere chi era veramente! Aspettava solo il giorno propizio! Quel giorno arrivò.
Mancavano due fermate per arrivare al deposito: sull’autobus c’era solo una signora e la ragazzina. Alla penultima fermata scese la donna. Poi la ragazza suonò il campanello per chiamare la fermata, ma Luigi continuò nella sua corsa; la ragazza ne rimase turbata: ‘Mi scusi, avrei suonato”. L’autista fece finta di niente, continuò la sua marcia accelerando continuamente. Poi improvvisamente svoltò ad una curva e parcheggiò il pullman in uno spiazzo deserto. Spense il motore e lasciò delle luci soffuse nell’abitacolo. Si voltò nervosamente verso la ragazza, si alzò e andò verso di lei. La ragazza era terrorizzata, non sapeva che cosa stesse succedendo, che cosa volesse da lei quest’uomo. Provò a dire qualcosa, ma era solo un flebile filo di voce quello che riusciva a fare fuoriuscire dalle sue labbra. L’autista andò verso di lei, non riusciva a dir nulla di quello che aveva pensato, era sopraffatto dall’eccitazione, d’essere solo con lei, la possibilità di farne ciò che desiderasse, era solo, poteva fare qualunque cosa. L’erezione del suo sesso prese sopravvento sulla sua mente: le prese un braccio, la fece voltare e tirando con forza la lunga chioma bionda della ragazza, la obbligò a piegarsi su un sedile. La ragazza si dimenava, cercava di sfuggire a quella presa possente, forte, inespugnabile, ma non ci riusciva. L’autista si slacciò i pantaloni e fece uscire un grosso cazzo, le sollevò la gonna e, togliendole le mutandine, con forza fece penetrare in un sol colpo il suo membro nella sua vagina. Un urlo fuoriuscì dalla sua bocca. Si sentì travolta da un grosso dolore che la fece lacrimare. Mentre continuava a pompare, l’autista le slacciò la camicetta e le strappò via il reggiseno. Con entrambe le mani gli massaggiò i seni. Improvvisamente la ragazza trovò un varco dalla morsa possente di lui e riuscì a svincolarsi, dirigendosi di corsa verso l’uscita. L’autista la rincorse e riuscì ad afferrarla per un pelo. Era irritato. Gli impartì un poderoso schiaffo in faccia e poi, con entrambe le mani, diresse il suo viso verso il suo cazzo: ‘Succhia troia!’. Lei in lacrime, prese fra le mani il suo grosso pene e se lo infilò fino in gola. Lui cominciò a muoversi, scopandola come se fosse una figa. Era eccitatissimo. La fece rialzare tirandola di nuovo per i capelli e tramortendola con un paio di schiaffi. Lei cadde a terra. Prese i suoi fianchi, si lubrificò un paio di dita e senza complimenti li infilò nel suo buchetto posteriore. Non contento la prese dai fianchi e incominciò ad incularla. Continuava a pompare mentre lei soffriva per il dolore causatogli dal quel grosso cazzo che la penetrava. Piangeva ma aveva smesso di dimenarsi, era quasi in trans dalla violenza che stava subendo. Lui sentiva che stava per venire, le prese il viso rosso dalle percosse, le aprì la bocca e gli riversò una grossa quantità di sperma. Per l’eccitazione dell’orgasmo, gli infilò con un colpo secco il cazzo fino alla gola. A lei vennero dei conati di vomito, la sborra le stava scendendo in gola, faceva fatica a respirare, tossì. Lui si tolse.
L’autista si sedette per un attimo su un sedile, poi si rialzò di scatto, si ricompose e trascinò per un braccio il corpo di lei lungo il corridoio. Con una spinta la fece rotolare giù dai gradini dell’autobus, facendola cadere per terra. Chiuse le porte. Accese il motore. Ripartì. Soddisfatto tornò a casa.
La ragazza aprì gli occhi, sentiva il sangue che pompava sulle ferite. Tossì. Provò ad alzarsi. Le mancavano le forze. Svenne.

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