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Racconti di Dominazione

La deposizione

By 1 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

CASO 179 – Soggetto arrestato durante l’assalto a Palazzo Aziz, Operazione KKF3242A del glorioso Esercito di Liberazione della Repubblica Popolare degli Stati Uniti d’Arabia. Il soggetto faceva parte dell’harem del tirannico Kareem Aziz Baharaqani insieme ai soggetti C172-C215. Segue la trascrizione completa dell’interrogatorio.

– Il suo nome, prego.

– Sandy, Signore.

– Sandy, e poi…?

– Schiava Sandy, Signore. Mi perdoni.

– No, senta: non è più in quell’harem del cavolo. Non voglio più sentire altre assurdità da “schiave” come quelle che mi avete rifilato con le altre ragazze da quando vi abbiamo tirate fuori dal palazzo di quel criminale. Mi dia solo nome, età e luogo di nascita, d’accordo?

– Io… Helen Bering, Signore. Ho 22 anni, Signore, e sono nata a Londra, nel Regno Unito.

– Fermi un attimo. Non aveva appena detto di chiamarsi Sandy?

– Quello è il mio nome da schiava, Signore. Padron Aziz dice che il nome “Sandy” lo diverte, Signore.

– Ehm… già. Allora, vediamo… Ehi! Non sarà mica la stessa Helen Bering della famiglia dell’Ambasciatore Bering, eh?

– Mi sa di sì, Signore. Mio padre era Carl Bering dell’ambasciata britannica in questo paese, Signore.

– E ti pareva. Lei è nell’elenco delle persone scomparse sin dal capodanno del 1992, cinque anni fa. Cos’è successo, di preciso?

– Io… è stato tanto tempo fa… Io… Sì, ora mi ricordo. Stavamo tornando da una qualche festa in una grossa villa, con la mia famiglia, e la nostra limousine viaggiava su quello stradone… come si chiama… quello nel mezzo del deserto, coi cartelloni…

– Si riferisce alla Al Saffarah?

– Sì, credo di sì. Era molto tardi e mi ero addormentata sul sedile di dietro; era stata una di quelle noiosissime serate mondane alle quali dovevo partecipare, ed ero arrabbiata perché non mi avevano fatta andare alla festa della mia amica Francoise. Mi ricordo di essermi svegliata di colpo, con mia madre che urlava e mi spingeva sul fondo dell’auto. Fuori c’era un sacco di luce e di rumore, e mi continuava a ripetere “Non muoverti! Sta’ ferma e non parlare!” mentre mi copriva con il suo soprabito. Poi ho sentito che qualcuno apriva le portiere, urlando nella lingua locale. All’epoca non ne capivo una parola. Qualcuno mi ha trascinata all’improvviso per una caviglia fuori dall’auto… hanno ucciso i miei genitori, vero? Non ricordo… troppa confusione…

– Sì, mi spiace. La sua famiglia è stata uccisa dai terroristi quella notte stessa. Mi…

– Avrei dovuto immaginarlo. Mentre mi sbattevano su un elicottero non ho sentito le voci dei miei genitori… e… io…

(Il soggetto ha avuto una crisi di pianto durata diversi minuti)

– Adesso mi serve sentire il resto della sua storia.

– Sì, Signore. Dov’ero rimasta?

– L’elicottero.

– Sì. Mi hanno portata nel palazzo di Padron Aziz. Il suo segretario, Alì, mi stava aspettando. Disse agli uomini che mi trattenevano che ero quella giusta, e mi trascinarono nella mia cella, giù nelle segrete. Provai a scappare, ma erano molto forti. Mi appesero al soffitto per i polsi con una sbarra distanziatrice alle caviglie, poi presero delle forbici e mi tagliarono via tutto quel che avevo addosso, il vestito e l’intimo, finché non fui completamente nuda davanti a loro. Urlai, ma mi spinsero un bavaglio a palla in bocca e mi lasciarono lì. Dopo un po’ Padron Aziz mi venne a trovare. Alla festa lo avevo visto di sfuggita, ma non lo riconobbi subito. Lui… devo dirle proprio tutto, Signore?

– Sì, la prego. è importante ogni minimo dettaglio.

– Sì, Signore. Padron Aziz mi disse che ormai facevo parte del suo harem, che gli piacevo e che voleva rendermi la sua schiava favorita. Mi toccò nel sesso e nell’ano, provai a urlare e lui disse che dovevo imparare a non infastidirlo quando usava la sua proprietà, che lo dovevo soddisfare perché aveva potere di vita e di morte su di me. Poi per dimostrarlo mi frustò per la prima volta.

– La torturò?

– Oh, no. Quella volta mi frustò e basta. Le torture vennero dopo, e di solito lasciava che se ne occupassero altri. Lui preferiva guar…

– Per il momento basta così, grazie. Vada avanti con il racconto, prego.

– Sì, Signore. Prima di allora non ero mai stata frustata, così prima che imparassi ad accettare la sua volontà senza ribellarmi dovette picchiarmi per un bel pezzo. Quando alla fine capii, e mi limitai a piangere per il dolore invece di cercare di evitare la sua frusta, premiò la mia sottomissione per la prima volta.

– Cosa vuol dire, signorina?

– Mi diede l’onore di ricevere il suo piacere. Per una schiava è il premio più grande, sa Signore? Mi tirò giù e mi legò al tavolo, poi usò sia la mia inutile fica che il culo…

– Ma cosa sta dicendo? Santo Dio, è pazza?

– No, Signore, lo fece davvero. All’epoca ero vergine, e lui onorò la sua schiava aprendola personalmente. Mi ricordo che sentii un gran male, Signore, perché Padron Aziz è molto grosso, ma poi capii di essere stata molto fortunata.

– Signorina Bering, credo che stia delirando. Vuole che chiami un medico?

– Oh no, Signore. Sto bene. Vuole che vada avanti?

– Uh… Sì, prego.

– Nelle settimane seguenti mi venne insegnato a stare al mio posto dalle guardie delle segrete e, più raramente, da Padron Aziz in persona.

– Stop. Chi erano le guardie?

– Non lo so, Signore. Ce n’erano tante. Soprattutto donne, perché Padron Aziz ama le donne. Credo che fossero di solito vecchie schiave che avevano completato l’addestramento, anche se ce n’era qualcuna più giovane. Ricordo in particolare la Padroncina Stella; era molto, molto giovane. Probabilmente più di me, ed era una delle più crudeli. Poi c’erano gli uomini, ma…

– Cosa facevano?

– Gli uomini, Signore?

– Tutti. Le guardie.

– Oh. Beh… addestravano noi schiave, Signore. Ci insegnavano come comportarci, ci punivano se non eravamo abbastanza ubbidienti, ci mostravano come accettare il dolore e le umiliazioni che Padron Aziz voleva farci subire. E naturalmente ci usavano per il sesso.

– Aspetti un attimo. Mi può dare un esempio concreto e dettagliato?

– Sì, Signore. Mi ricordo di una delle prime volte, quando mi rifiutai di mangiare dalla ciotola dei cani.

– Cosa?

– Ero molto stupida, Signore, e non volevo mangiare come la cagna che sono. Signore? Ha qualche problema?

– No, no. Vada avanti, la prego.

– Beh, mi rifiuto di mettere la faccia nella ciotola per terra, e quindi una guardia deve addestrarmi. Prima di tutto mi punisce per la disubbidienza: mi lega alla panca e mi dà dodici colpi di canna sul sedere, tre sulle tette e uno dritto nella fica. Così ho imparato a non disubbidire quando mi viene ordinato di mangiare qualcosa. Poi la guardia è stata cos gentile da dimostrarmi che il cibo freddo nella ciotola era molto buono. Mi ha portato nella sala centrale dei sotterranei, quella attorno alla quale si trovavano tutte le celle, mi ha incatenato al pavimento e mi ha messo nella boccia. Così io…

– Stop. Che cos’è la boccia?

– Mi perdoni, Signore. La boccia dei pesci è un cilindro di plastica trasparente con un’estremità sigillata. Su un lato c’è un buco in cui viene messa la testa della schiava, poi il buco viene chiuso attorno al collo con una guarnizione di gomma resa impermeabile con un giro di silicone che viene lasciato asciugare.

– E a che serve una roba simile?

– Nel mio caso la guardia ha fatto uscire tutte le altre schiave dalle loro celle, una per una, e ha fatto loro usare la boccia come gabinetto.

– Sta dicendo che hanno fatto… rilasciare delle persone su di lei?

– Oh, sì, Signore. Dopo un pochino la testa mi cominciò a finire sotto il livello della pipì e della cacca. Ricordo che, prima che mi si coprissero del tutto le orecchie, la guardia disse: “Ci sono altre sei schiave, poi sarà il turno delle guardie. Ti conviene cominciare a pensare un modo per non annegare lì dentro!”
Sapevo che aveva ragione. Poco prima una schiava aveva rifiutato di far pipì nella boccia. C’era un pezzo grosso che mi chiudeva già quasi del tutto gli occhi, ma vidi due guardie che le mettevano un catetere per assicurarsi che ricevessi quanta più pipì e cacca possibile.

– Ma… come ha fatto a sopravvivere?

– Ovviamente ho ingoiato, Signore. Ho stupidamente cercato di resistere fino a quando la miscela calda ha cominciatao a coprirmi anche il naso, poi ho cominciato a bere, cercando di aspirare da un angolo della bocca per evitare di mangiare delle feci. Le schiave facevano i loro bisogni molto in fretta, però, così sono andata in panico e ho cominciato a bere più che potevo. Ricordo di aver pensato che sarei morta annegata nel mio stesso vomito, ma alla fine hanno smesso e sono riuscita a respirare di nuovo. Non riuscivo a veder niente e la cacca mi aveva tappato il naso, così sono rimasta lì a boccheggiare, con la testa circondata da roba calda e umida dappertutto, ma sono riuscita a non vomitare. Padron Aziz dopo mi disse che ero stata brava e che avevo una vocazione come gabinetto, così dopo essere diventata una brava schiava sono stata usata spesso in quel modo.

– Non… posso credere a quel che sento. Le altre ragazze erano solo bambole sessuali…

– Oh, sì Signore. Padron Aziz ha scelto solo dieci di noi per farci diventare le sue schiave totali. Le altre erano solo per il sesso, e non ha sprecato il suo tempo ad addestrarle. Io e le altre schiave complete siamo state fortunate, perché ci è stata data la possibilità di soddisfarlo con la nostra sottomissione, mentre le altre di solito dopo un po’ venivano vendute.

– Mi sta dicendo che Aziz Baharaqani era anche un mercante di schiavi?

– Beh, ma certo. Ho sentito dire che molti suoi amici facevano delle offerte anche su noi schiave totali, ma poiché eravamo i suoi animaletti preziosi non ci avrebbe mai buttate via.

– Io… capisco. Vada pure avanti col racconto.

– Beh… Ah, sì. Dopo un paio d’ore, credo, la guardia mi ha tirata fuori dalla boccia e mi ha fatto pulire tutto in giro, poi mi ha lavata con il tubo dell’acqua fredda. Mi ricordo che avevo lo stomaco tutto sottosopra per quel che avevo mangiato, e così quando venni riportata in cella e mi venne ordinato di mangiare dalla ciotola dei cani apprezzai davvero il sapore del cibo e dell’acqua.

– Prima ha accennato agli stupri da parte delle guardie.

– Sì, Signore. Venivo scopata almeno una volta al giorno. Quando nelle nostre celle entrava una guardia, se non eravamo in gabbia dovevamo inginocchiarci sul pavimento con la faccia in direzione opposta alla porta, testa a terra e gambe bene aperte, per rendere i nostri buchi accessibili.

– Senta, ma non ha detto che le guardie erano soprattutto donne? Erano… lesbiche?

– Naturalmente, Signore. Parte del mio addestramento ha riguardato imparare a soddisfare entrambi i sessi, per non parlare dei cani e degli altri animali del Padrone. Le guardie femmine di solito mi infilavano almeno un dildo, comunque, anche se volevano solo che leccassi loro la fica, il culo o i piedi.

– Ma le davano qualche forma di contraccezione? Vogliono saperlo quelli della Croce Rossa.

– Sono stata sterilizzata, come le altre schiave, subito dopo il mio arrivo. Le normali schiave sessuali no, perché potevano anche essere spedite via, ma noi eravamo un bene troppo prezioso per poterlo perdere tutto il tempo di una gravidanza.

– Merda. Senta, credo di aver bisogno di una pausa.

(15 minuti dopo)

– Dunque. Allora, signorina Bering, mi sembra di capire che alla fine lei fu addes… liberata.

– Oh, no Signore. Nessuna schiava può mai essere liberata. Ho solo completato il mio addestramento. Sono stata una delle migliori, sa? Ho raggiunto la sottomissione perfetta in meno di due anni, mentre la maggior parte delle schiave richiede almeno tre anni di addestramento.

– Chiaro. Ah, ma c’è una cosa che mi ero appuntato prima e che mi continuo a dimenticare di chiederle. Vorrei chiudere quel capitolo prima di andare avanti. Ho capito bene che lei è stata costretta ad… ehm… atti contronatura, sesso con animali?

– Sì, Signore. Ma non molto spesso. Di solito mi davano ai cani per farmi scopare durante le feste di Padron Aziz, per far divertire gli ospiti. Ho avuto l’onore di essere coperta dallo stallone preferito del Padrone un paio di volte durante l’addestramento, quando feci resistenza a degli uomini dicendo che erano troppo grandi per i miei buchi inutili, e durante il mio addestramento all’ingoio ho dovuto succhiare e bere da tutti gli animali della stalla principale. Mi ricordo che avevo mandato giù tanto sperma di tutti i tipi che prima di passare ai tori mi hanno dovuto svuotare lo stomaco con una lavanda gastrica.

– Basta, basta. Mi può dire come veniva trattata nel palazzo di Aziz dopo essersi… diplomata?

– Certamente, Signore. Quando il Padrone e le guardie hanno avuto la certezza della mia sottomissione completa mi hanno portata via dai sotterranei, nell’ala delle schiave. Lassù avevo un letto vero, acqua corrente e persino scarpe…

– Mi vuol dire che nelle segrete non vi davano nemmeno le scarpe?

– Oh, no Signore. Eravamo sempre completamente nude, per ricordarci che eravamo solo animali nelle mani del Padrone e delle sue guardie. Nell’ala delle schiave mi hanno dato i miei bei tacchi a spillo e il collare con la targhetta di Padron Aziz. Vede? Ce l’ho ancora su!

– Uhm… già. Torniamo alla sua nuova condizione, va bene?

– Sì, Signore. Come schiava addestrata venivo frustata solo una volta al giorno, per ricordarmi la mia posizione, e non venivo torturata più di due volte la settimana. Poi…

– No, si fermi qui. Mi può descrivere che torture le hanno inflitto?

– Oh… io… Temo di averne dimenticate molte. Ce n’erano così tante, sa. Penso di essere stata torturata raramente due volte allo stesso modo; Padron Aziz utilizzava professionisti di tutto il mondo in modo che gli potessero sempre presentare quelle più inventive ed eccitanti. Si annoiava subito.

– Va bene solo qualche esempio, ok?

– Sì, Signore. Di solito venivo torturata nella Torre Est, dove c’è il museo delle torture del Padrone. Non so come scegliessero quali torture infliggere, ma in genere mi spostavano da un piano all’altro senza una regola. Erano sempre torture per le mie sole parti utili: le tette, la fica e il culo. Le fustigazioni generali si prendevano cura del resto del corpo… oltre a quelle aree, naturalmente. Mi ricordo che una volta mi hanno appeso pesi molto grossi ai capezzoli, le labbra della fica e il clitoride. Un’altra volta sono stata impalata su un cuneo automatico che col tempo si faceva sempre più grande… con una pompa idraulica, credo. In quell’occasione ho perso conoscenza due volte. Poi me l’hanno messo nel culo. Un’altra volta mi è stato somministrato un clistere e una lavanda acidi, che mi hanno spruzzato anche sulle tette. Quella volta c’è voluta più di una settimana prima che ricrescesse un nuovo strato di pelle, e mi ricordo che Padron Aziz per questo si irritò tanto che fece torturare Padrona Carola, che aveva inventato quel tormento, allo stesso modo per una intera settimana. E la volta che quelli dei video furono più contenti fu durante la gara degli aghi, quando ogni schiava doveva battere le altre piantandosi più aghi nel corpo. Vinse Terry mettendosi sei aghi nello sfintere anale…

– Va bene, va bene! Mi dica solo chi erano “quelli dei video”, d’accordo?

– Sì, Signore. Mi spiace, pensavo lo sapesse. Facevano delle videoregistrazioni di tutte le nostre torture, Signore, così Padron Aziz poteva godersi la nostra sofferenza in qualsiasi momento e, naturalmente, vendere i nastri ai suoi amici.

– Non posso crederci. Allora era pure nel giro della pornografia…

– Oh, no Signore. Il Padrone non vendeva mai banale porno. Semplicemente…

– Sì, sì, sì. Non ho il tempo di sentire tutta questa storia assurda. Ora voglio concentrarmi su ciò che… ehm… è accaduto al suo corpo.

– Sì, Signore. Come le dicevo Padron Aziz era molto soddisfatto di me, così una volta, mentre mi onorava permettendomi di succhiare il suo divino sesso, mi disse che aveva deciso di trasformarmi nella miglior schiava del mondo. Non avevo capito cosa intendesse e non osai chiederglielo, ma poi capii che voleva modellare il mio corpo nel modo più eccitante possibile. Da quel giorno sono stata sottoposta a una rigorosa disciplina di modellazione. Vediamo… da che parte cominciare… beh, prima di tutto c’erano i piedi. Padron Aziz ha un piccolo feticismo per i tacchi molto alti, così decise di assicurarsi che non potessi mai più muovermi senza di essi. Fece costruire a uno dei suoi esperti una serie di scarpe specaili su misura che tenevano il piede allineato alla gamba, rendendo impossibile camminare se non in punta di piedi. Non potevo mai toglierle, nemmeno per la notte, e ogni giorno veniva un addestratore speciale per farmi camminare, muovere e persino correre con quelle cose. Molto di recente il medico di palazzo mi ha detto che i miei tendini d’Achille si stavano atrofizzando molto bene e che entro un paio di anni sarei stata finalmente pronta, ma ora… io… non so…

(L’interrogatorio si è dovuto interrompere per alcuni minuti a causa di una nuova crisi di pianto del soggetto)

– Adesso sta bene? Continuiamo con la storia della sua… “modellazione”…

– Sì, Signore. Poi ci sono le tette. Le ho sempre avute grandi, ma Padron Aziz voleva che avessi le più grandi del mondo. Poiché degli impianti chirurgici erano fuori questione perché si sarebbero potuti rompere durante le punizioni, faceva venire un altro esperto nella mia stanza ogni giorno per iniettarmi una sostanza speciale nel petto. La dottoressa usava un ago sottilissimo per evitare di lasciare brutti puntini sulla pelle, ma era molto molto lungo. Faceva da una a quattro iniezioni per seno ogni volta, da angoli diversi, e di solito usava un altro ago più grande per iniettare una quantità maggiore di sostanza attraverso il capezzolo. Faceva sempre molto male, ma lei diceva che era un buon sengo perché voleva dire che le ghiandole mammarie reagivano bene, si gonfiavano bene. Ricordo che Padron Aziz disse la prima volta che era soddisfatto delle mie tette quando le confrontarono con le angurie più grandi sul tavolo durante un banchetto, e risultarono più grosse. Poi mi fece addirittura i complimenti quando il medico gli disse che il peso dei miei seni mi stava rovinando la schiena, e mi disse che sperava di vedermi un giorno incapace di muovermi per causa loro. Speravo proprio di riuscire a soddisfare il suo desiderio, ma…

– Ok, signorina. è tutto?

– No, Signore. Non le ho detto dei miei buchi, Signore. Le interessa?

– Ah… sì. Decisamente, signorina Bering.

– Per completare la mia trasformazione nella schiava più sexy del mondo Padron Aziz decise di rendere i miei buchi i più larghi di tutti i tempi. Da quel giorno ho dovuto indossare una cintura dilatante con due cunei di legno, giorno e notte. Ogni mattina veniva una guardia nella mia stanza, a controllare se i muscoli avessero ceduto un altro po’, poi ogni qual volta possibile sostituiva i cunei con altri più grandi. A volte volevano accelerare la dilatazione, così iniettavano dei rilassanti muscolari nel mio culo inutile o nella fica per poterli forzare un po’ più aperti. Poco dopo l’inizio del trattamento sono diventata incontinente, e il medico ha detto che avevo delle ossa eccezionalmente flessibili, che avrebbero permesso di infilare cunei ancora più grandi. Quando veniva usato un nuovo cuneo di solito non potevo camminare o nemmeno muovermi per mezza giornata, ma il Padrone era estremamente eccitato dai risultati Durante una cena di gala settimana scorsa ha sfidato gli ospiti a trovare una bottiglia abbastanza grande da non riuscire a infilarmela dentro dal fondo; alla fine una signora se n’è uscita con una bottiglia di champagne particolarmente grossa, ma dopo qualche sforzo e molto dolore l’ho ricevuta da brava in entrambi i buchi, e ho fatto felice il Padrone.

– Ma è solo questo che le importava? Far felice quello squilibrato di Aziz? E lei? Lei è un mostro, è stata umiliata, torturata, Dio solo sa cos’altro… Lei e quelle altre teste vuote sembrate persino dispiaciute di essere state salvate da quel criminale!

– Lei non capisce. Vede, Signore, Padron Aziz ci ha insegnato la disciplina, ci ha mostrato il nostro vero scopo, che è di essere schiave perfette e dare piacere ai nostri Padroni. All’inizio non lo capivo, ma col tempo sono diventata davvero molto felice della mia vita. Ho imparato che ogni punizione, ogni tortura, era una dimostrazione del suo interesse, se non del suo amore, per la sua umile schiava. Poteva prendersi qualsiasi altra ragazza al mondo, ma ha scelto me. Senza Padron Aziz sarei stata solo un’altra ragazzotta inutile: mi ricordo quanto fossi annoiata e senza obiettivi, proprio come tutte le mie amiche e le nostre madri. Ora ho vissuto con qualcuno che spende milioni e impiega dozzine di persone per assicurarsi che la mia vita abbia uno scopo, che è soffrire per il piacere suo e dei suoi amici. Sa, Signore, i momenti davvero terribili non erano quando pensavo di morire dal dolore, il che succedeva abbastanza spesso, né quando dovevo supplicare qualche sconosciuto di poter mangiare la merda del suo cane. Erano quando Padron Aziz se ne andava insoddisfatto, quando non lo vedevo accarezzarsi il suo sesso regale attraverso le lacrime, o non mi voleva vedere per una settimana dopo che avevo fallito nel sopportare devotamente i tormenti che inventava per me.

– Lei è… è pazza. Sa, domani uno psicologo leggerà il mio rapporto, e lei finirà in qualche manicomio. è un peccato: anche in queste condizioni lei è una ragazza giovane e molto attraente.

– Lo so, Signore. Posso chiederle cosa sarà di Padron Aziz?

– Verrà decapitato domattina all’alba, insieme agli altri tiranni che hanno tenuto questo paese in povertà e ignoranza per tanti anni.

– Capisco, Signore.

(L’interrogatorio è stato interrotto per rispondere a una chiamata urgente)

– Beh, credo di avere delle buone notizie per lei, signorina Bering.

– Padron Aziz?

– No, signorina Bering. Ma abbiamo ricevuto telefonate da tutto il mondo da parte di chi ha saputo della caduta della famiglia Baharaqani e offre il suo aiuto ai suoi prigionieri politici, che comprendono anche quelle come lei.

– Ma io non…

– Ho ricevuto questo messaggio a priorità assoluta dal signor Serge Lacroix, che pare essere un importante politico francese. Dice che il suo servizio segreto era a conoscenza delle atrocità perpetrate nel palazzo di Aziz, ma che non poteva intervenire per timore di provocare una guerra su larga scala. è disponibile a prendersi cura di voi vittime delle libidini malate del pazzo in Francia, nella sua clinica specializzata nella cura dei traumi sessuali.

– Lacroix, l’Inquisitore?

– Come dice, signorina?

– Lo conos… niente, agente. La prego, desidero esercitare il mio diritto di cittadina straniera e prigioniera politica ed essere inviata in Francia immediatamente, sul primo aereo disponibile. Accetto con piacere l’offerta del ministro Lacroix. Credo di avere un bisogno disperato delle terapie che mi può dare il suo centro…

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