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Racconti di Dominazione

La donna che mi domina

By 15 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Il piccolo cinema porno che si trova all’altro capo della città dove abito mi ha sempre incuriosito molto. Alcuni miei colleghi di lavoro più avanti con l’età ricordavano quando da ragazzini per i 18 anni di qualche amico era di rito per gli amici già maggiorenni portare al cinema porno il festeggiato a vedere un film, più con spirito goliardico e di scoperta che per vera e propria malizia. Era una sorta di rito di entrata nell’età adulta che consisteva nell’infrangere il tabù rappresentato dal cinema porno.
Per la mia generazione invece questa tradizione non era mai esistita, anche a causa del cambiamento di ‘clima’ attorno al cinema porno: se loro raccontavano di un edificio discretamente tenuto e sito in fondo ad una via nell’estrema periferia della città, praticamente quasi in campagna, ormai da decenni l’edificio mostrava i segni del tempo e si presentava con la vernice scrostata e dall’aspetto ben poco invitante. Oltretutto quella zona era divenuta una normale parte della città, e nella stessa via del cinema erano stati aperti negozi e bar. Il via vai era ormai quello di una normale via cittadina, tanto che lo stesso cinema porno aveva rinunciato ad avere aperture pomeridiane proiettando i suoi spettacoli esclusivamente a partire dalle 11, quando nella strada finalmente deserta gli spettatori trovavano il coraggio di entrare.
Quello che non sapevo né io né loro però era che gran parte dei frequentatori di un cinema porno non si reca più lì per guardare effettivamente una pellicola, ma lo usa come luogo di incontro per gay o per persone in cerca di qualche trasgressione. Fu il portiere dell’ufficio a dircelo, ascoltando un giorno una nostra discussione sui ‘bei tempi andati’ in cui si parlava di quelle particolari feste di 18 anni; Diceva che prima di accettare il posto da portiere in quello stabile si era ritrovata per un paio di anni a fare il bigliettaio proprio in quel cinema porno, e conosceva bene l’ambiente. Incuriosito gli chiesi se fosse un posto frequentato anche da donne, e iniziò la sua risposta con un sorrisetto malizioso che faceva intendere diversi retroscena nei suoi anni da bigliettaio:’Sì, sì, qualcuna ce ne è… un po’ di tutti i tipi… ovviamente sono molti di più gli uomini, ma qualcuna viene ogni tanto… certo, quando viene una donna non è mai per vedere il film…’.

Quella risposta mi si era piantata nella testa come un chiodo, mi ero aspettato che avrebbe risposto di aver visto al massimo qualche stramba pazza, il suo ghigno di soddisfazione non voleva andarsene, mi tornava alla mente di continuo. Ormai ero incuriosito ed eccitato dall’idea, avevo sempre avuto delle ragazze molto suorine, o molto ingenue, con cui non c’era nemmeno da pensarci a provare di proporre qualcosa di ‘particolare’. Tuttavia io ero sempre stato stuzzicato dall’idea di provare del sesso ‘diverso’, e un po’ avevo sofferto al non poter dare sfogo a questi desideri.

In quel periodo avevo compiuto 25 anni da qualche giorno e decisi così di aggiornare la vecchia tradizione dei mie colleghi regalandomi una visita a quel famoso cinema porno.

All’inizio, trovandomi a pochi metri dal cinema, titubai un poco; Stavo avendo qualche ripensamento, la facciata esterna era davvero squallida e non mi sentivo più così sicuro della mia decisione. Improvvisamente però da un angolo girò a passo svelto una persona in un lungo cappotto nero che in pochi passi entrò nel cinema: non c’era dubbio quello era un cappotto da donna. Questa visione mi incuriosì e mi fece trovare il coraggio di entrare nel cinema.

L’interno era tutto l’opposto dell’esterno: era un luogo arredato con un certo gusto anche se un po’ stantio, pulito e accogliente. Alla biglietteria c’era un uomo di mezza età che, esperto del mestiere, non appena mi avvicinai mi disse il prezzo e prese i soldi senza guardarmi se non per lo stretto necessario, sapeva bene che mettendomi a disagio non sarei mai tornato. A questo brevissimo scambio di battute aggiunse solamente una frase:’Il film è già iniziato da 15 minuti, ne rimangono altri 45, niente intervallo’.

Una volta pagato entrai nell’unica sala del cinema, e nel semi buio mi sedetti a tentoni in una delle ultime file, lontano da quelli che intuivo fossero gli altri spettatori.

Mentre i miei occhi si abituavano al buio gettai uno sguardo sullo schermo, attirato dai forti e inequivocabili rumori di un amplesso: sullo schermo un uomo ben muscoloso aveva appena cominciato a fottere con un cazzo di notevoli proporzioni il culo di una ragazza bionda.
Alla visione sentii subito la risposta nelle mie mutande, mi si stava gonfiando sempre di più, cresceva al ritmo dei colpi con cui quell’uomo affondava la sua mazza in quel culo perfetto.
Gli urletti della ragazza ogni volta che quel cazzo sprofondava completamente in lei finirono in breve l’opera, e tra i pantaloni avevo presto un rigonfiamento che inutilmente tentava di nascondere un’erezione vigorosa.

I miei occhi intanto si erano abituati al buio, e cominciaci a guardarmi intorno: nelle file davanti a me vidi una decina di uomini, ma non c’era traccia della donna che avevo visto entrare.
Continuai a cercarla nelle file davanti a me allungando il collo, finché una voce femminile proveniente dalla mia sinistra non mi fece sobbalzare: ‘Stai cercando qualcuno?’.
Era lei, preso come ero dalla scena che si stava svolgendo sullo schermo e dall’erezione nei mie pantaloni non mi ero nemmeno accorto che qualcuno mi si fosse seduto accanto.
‘Mmm… credo di no, perlomeno ora no…’, risposi io.
‘Oh, bene, temevo di aver fatto un buco nell’acqua questa sera a venire qui… sai, quegli uomini lì davanti sono quasi tutti omosessuali, quei pochi etero credo abbiano passato la 60ina da tempo… Tu mi sembri giovane e interessante invece…’ disse lei, sottolineando l’ultima frase indicando con un dito la piccola montagna tra i miei pantaloni. Rimasi spiazzato, non mi aspettavo qualcosa di così diretto subito, e inoltre il fatto che avesse notato la mia erezione mi faceva vergognare, nonostante non ce sarebbe stato alcun motivo visto quello che veniva proiettato sullo schermo.
‘Uh-uh, credo che tu non sia mai stato in questa situazione, o mi sbaglio?’ riprese lei, e non avendo alcuna risposta da me continuò dicendo:’Sì, deve essere la prima volta per te… tranquillo allora, lascia fare a me…’ e dicendo questo appoggiò una mano sul rigonfiamento tra le mie gambe muovendo la mano avanti e indietro come per tastare il cazzo nella sua interezza.
‘Pare che stasera io sia stata fortunata!’, disse subito dopo aver fermato il movimento della mano, ‘non sembra per niente male…’. Detto questo, andò dritta sulla zip dei mie pantaloni, la abbassò e rapidamente mi infilò una mano nelle mutande, afferrò il membro e lo tirò fuori dalla costrizione dell’indumento intimo ad ergersi non più costretto da nulla nella sua interezza mentre lo teneva ancora con una mano.
Rimase diversi secondi ferma ad ammirare il mio cazzo, sempre tenendolo con la sua mano appena sotto la cappella che svettava rossa sopra l’asta. Ad un certo punto non potei fare a meno di lasciare uscire un piccolo verso di lamento; La sua risposta fu un inaspettato e brusco ‘Cosa vuoi tu?’. Subito dopo aver pronunciato quella frase lasciò andare la presa sul mio cazzo e con un tono di voce ora normale mi disse ‘Oh, scusami, mi sono un po’ lasciata andare… non abbiamo ancora iniziato..’.
‘Iniziato cosa?’ Le chiesi io incuriosito.
‘La parte divertente… Non crederai certo che se volessi avere un rapporto normale con un uomo verrei qui… ti sembro una donna che ha bisogno di usare mezzucci per fare sesso?’.
Con la velocità con cui gli eventi erano successi non avevo ancora avuto l’occasione di guardarla per bene e solo in quel momento mi fermai ad osservarla. Aveva un grande seno che si reggeva bene in alto sul suo petto, costretto in un maglioncino bianco che non doveva essere affatto più piccolo della sua misura, ma che quel seno straripante faceva sembrare tale, una pancia piatta con dei fianchi pieni al punto giusto e anche il culo prometteva decisamente bene da quanto potevo vedere; Sul suo volto c’era un nasino piccolo e dritto in mezzo a due occhi di un marrone molto chiaro, quasi ambrato, e sotto una bocca dalle labbra carnose evidenziate da un rossetto di un rosso intenso ma non volgare. La sua chioma voluminosa era organizzata in dei lievi ricci castani che le cadevano fino ad appena sotto le spalle. Non mostrava alcuna ruga sul viso, potevo immaginare avesse circa 30 anni.
Quella visione mi portò a balbettare solamente un ‘N-no…’, ero ormai ammaliato dal fascino di quella donna.
‘Infatti a me piace divertirmi in un modo in cui è un po’ difficile trovare degli uomini… a me poi piace fare le cose per bene, non tanto per fare…’, si divertiva a dire queste parole lentamente e con un tono malizioso, facendomi pendere dalle sue labbra mentre aspettavo ogni nuova frase.
‘A me piace un uomo che faccia ciò che gli ordino…’, e dopo una lunga pausa teatrale in cui si concesse un sorrisetto concluse:’sono una dominatrice.’

Sapevo bene cosa voleva dire che era una dominatrice, anche se quel mondo mi era sempre stato raccontato da qualche sito porno o da qualche leggenda che girava tra amici. Ma la cosa mi intrigava, lo sentii chiaramente dalla pulsazione che ebbe il mio cazzo che ancora era fuori dai miei pantaloni, e le dissi quasi subito, forse con un po’ di leggerezza di troppo: ‘Ottimo!’.
‘Mi fa piacere vederti entusiasta, schiavo. Hai accettato di essere il mio schiavo quindi, più tardi ti parlerò dei dettagli ma ora voglio divertirmi prima che il film finisca…’ Appena finì di pronunciare la frase tornò ad afferrare il mio cazzo appena sotto la cappella ma questa volta stringendo di più e iniziando subito a masturbarmi con forza.
Dopo qualche minuto la pressione esercitata dalla sua mano sul mio membro iniziò a darmi fastidio e senza pensarci esclamai:’No, ahi, non fare così’. Lei si fermò subito, tanto che per un istante pensai che stesse per chiedermi scusa come prima. Invece con voce fredda mi disse solo: ‘Come osi? Non rivolgerti mai più a me così, io decido cosa fare con te e con il tuo cazzo. Dovrò insegnarti come ci si comporta con la tua padrona.’ presa la borsa che aveva poggiato su un sedile a fianco a lei e cominciò a frugarci dentro finché non estrasse un laccio elastico per capelli, sembrava essere uno di quelli molto piccoli che si usano per le treccine. Senza dire una parola prese il laccio e lo allargò con due dita più che poté poi lo mise sopra la mia cappella e lo portò giù fino alla base del pene. Arrivato lì lasciò andare i due bordi facendo schioccare l’elastico sul cazzo con forza e portandomi a cacciare un piccolo urlo soffocato a metà mentre l’elastico continuava a stringermi il membro con sempre maggior vigore.
‘Ecco, questo è ciò che si merita un ingrato come te’ disse lei mentre riprendeva a masturbarmi il cazzo sempre più velocemente. La sua mano cominciò ad andare su e giù con sempre minor attenzione a quello che faceva, a volte andava su fino ad avvolgere la turgida cappella, cosa che mi procurava un fastidio che ad ogni passaggio si avvicinava sempre più al dolore.
Dopo un po’ cominciai a sentire solo dolore quando la sua mano passava sopra la mia cappella senza alcuna lubrificazione, e fui costretto a chiedere di finirla, pur sapendo che avrei scatenato una sua reazione. A dispetto di quanto mi aspettasi, mollò la presa sul mio cazzo.
‘Non vuoi proprio capire allora!’
Mentre diceva ciò aveva ripreso a frugare nella sua borsa, e questa volta ne estrasse un dildo stranamente piccolo.
Doveva aver capito quello che stavo pensando dal mio sguardo, perché disse ‘E’ un dildo fatto apposta per sverginare i culetti di quelli come te’.
‘oh, no…’ cominciai a dire io, ma fui interrotto bruscamente quando lei mi infilò con un colpo secco il dildo in bocca, facendomi quasi vomitare.
‘E’ meglio che usi quella bocca per lubrificarlo, invece che per parlare… ti conviene’.
Estrasse il dildo dalla mia bocca dopo un minuto buono, completamente ricoperto di saliva.
‘Ora alzati e abbassati pantaloni e mutande, dopo di che chinati sulla poltrona davanti’, disse lei.
‘Oddio no, ci vedranno…’, risposi io imbarazzato.
‘Non fare lo sciocco, siamo tra le ultime file, tutti sono davanti a noi e nessuno ha motivo per girarsi’. Detto questo cominciò a slacciarmi la cinta, in breve i miei pantaloni caddero a terra.
Ormai ero nelle mani di quella donna che mi ammaliava, e mi abbassai anche le mutande chinandomi sulla poltrona davanti come aveva detto lei, lasciando il mio culo esposto e a sua disposizione.
‘Bravo… ora andiamo…’ disse lei cominciando a massaggiarmi l’ano con un dito. Cominciavo a provare degli strani brividi a metà tra il piacere e la paura.
Dopo qualche minuto di quel massaggio mise la punta del dildo sul mio ano e lo spinse dentro, era piccolo e non fece fatica ad entrare ma non potei evitare di cacciare un urletto.
‘Allora sei tu che vuoi farti notare…’ disse lei con un sorrisetto, prima di iniziare a fottermi con quel dildo.
Dopo un po’ cominciai a prender nota mentalmente dei movimenti del dildo nel mio culo, ‘Avanti, indietro, avanti, indietro’ ripetevo mentre avevo gli occhi chiusi e immaginavo che quel dildo fosse il cazzo della mia padrona. La mia padrona! Mi ero già abituato a chiamarla così, dopo solo un ora che ci eravamo incontrati!
Il mio pene era eretto e ad ogni colpo la cappella andava a toccare la poltrona davanti a causa del sussulto che aveva il mio corpo, e quella stimolazione mi procurava piacere. Dopo 10 minuti buoni quella doppia stimolazione mi portò ad essere prossimo all’orgasmo, ma quell’elastico che era ancora sulla base del mio pene non mi permetteva di raggiungerlo.
All’improvviso i gemiti degli attori del film finirono e sia io che la padrona ci rendemmo conto che il film era finito e stavano per accendersi le luci. Spinse il dildo dentro il mio culo un ultima volta e poi smise, tolse anche l’elastico dal mio cazzo e se lo rimise in borsa. ‘Rivestiti, il dildo resta dove è per ora, ringrazia che ti ho almeno tolto l’elastico’ disse lei.
Ringraziai la mia padrona e mi rivestii, il dildo ancora saldamente inserito tra le mie chiappe, e mi sedetti.
Le luci si accesero, e la gente cominciò ad alzarsi dai propri posti per andarsene, tutti molto in fretta per non farsi notare. ‘Andiamo, seguimi.’, mi disse lei e uscimmo anche noi, io sentivo ad ogni passo il dildo muoversi, cosa che mi faceva rimanere il cazzo ben dritto e duro e avevo paura che la cosa si notasse.
Se anche si fosse notato, nessuno mi disse nulla perché uscimmo dal cinema e ci allontanammo di parecchi metri percorrendo diverse stradine prima che lei si fermasse davanti ad una macchina blu.
Aprì la portiera dal lato passeggeri e mi disse ‘Sali, non crederai mica che sia finita… ho molte cose ancora da dirti e da farti’.
Quella prospettiva per qualche motivo mi eccitò e senza pensarci due volte entrai nella macchina, sentendo il dildo premere forte quando mi sedetti con un po’ troppa foga. Non mi ero pentito di nulla di ciò che era successo nell’ultima ora, e volevo continuare a vedere cosa sarebbe successo dopo.

Continua…

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