Skip to main content
Racconti di Dominazione

La fame e la sete (Ai limiti della sopravvivenza)

By 7 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Legata.
E incatenata ad una parete fredda e grigia, da cui non si scorgeva Il cielo; soltanto un fascio di luce debole proveniente da un dove che non poteva raggiungere; era soltanto grazie a questo piccolo fascio di luce che era riuscita a non perdere il senso del tempo, e di ricostruire una rudimentale topografia del luogo in cui era ingiustamente carcerata; uno scantinato probabilmente, con annessa una cella angusta, squallido, ma pulito. Purtroppo, pensava sconsolata.
Perchè, quando sei da cinque giorni senza cibo nè acqua non fai la schizzinosa se c’è da addentare qualche topo che passasse casualmente fra le braccia, e i topi, si sa, adorano lo sporco. Ma il bastardo che l’aveva rapita aveva pensato anche a questo. Non era uno stupido.
Sapeva quello che le aspettava, perchè era già successo ad altre. Ad altre 5, pensava la polizia, anche se qualcuno parlava di 10, se non addirittura di 15, vittime. Il mostro, l’assassino seriale che da mesi oramai terrorizzava la sua città utilizzava sempre la stessa tecnica. Rapiva le sue vittime, le incarcerava e alla fine le uccideva di stenti. Infine, dopo averle uccise, le mutilava, ed in questo modo venivano ritrovati i cadaveri.
Giulia (questo è il nome della sventurata) aveva passato i suoi primi cinque giorni di prigionia sommersa dai rimorsi: infatti lei, a differenza delle altre ragazze, non era stata scelta a caso; avrebbe potuto benissimo evitare l’atroce sorte che le spettava, e invece se l’era andata a cercare.
La sua colpa, se tale la si può definire, era quella di aver scritto, nel quotidiano locale in cui lei lavora un articolo sul mostro; voleva cercare solo di far luce su quella terribile vicenda, voleva restituire dignità e giustizia a quelle donne private della minima dignità da parte di una mente malata, ed ora, a causa della sua voglia di giustizia, sarebbe stata la sesta vittima.
“Macchè voglia di giustizia! Sbottava mentalmente Giulia, smettitela di raccontarti menzogne, almeno adesso che stai per morire, falla finita! La tua non era voglia di giustizia, ma semplicemente voglia di protagonismo! Volevi diventare la giornalista più famosa della città, la regina dei casi shock? E questa è la ricompensa….No, cara, se morirai, sarà solo colpa tua!”
“No, basta fare questi pensieri!” Si rispondeva dopo qualche secondo. “Queste sono soltanto paranoie; nella situazione in cui ti trovi è normale che tendi ad autocolpevolizzarti, succede a tutti gli ostaggi, si chiama sindrome di Stoccolma; colpevolizzarti non ti serve a niente, adesso devi soltanto trovare un modo per uscire di qui!”
Questi pensieri si susseguivano oramai ininterrottamente da ore, tormentandola fino all’impressione di perdere definitivamente il senno, lasciandola ogni ora sempre più sconfitta e inerme.
Aveva provato ad urlare a squarciagola per ore, ma niente: il luogo era sicuramente isolato, ed udirla era impossibile per chiunque.
Tranne per il mostro naturalmente. Aveva sentito più volte i suoi passi eccheggiare nel soffitto di sopra, ma non era mai sceso a farle visita; avrebbe voluto vederlo in faccia quel bastardo, o almeno vedere una parte di lui per dirgli tutto ciò che pensava di lui….almeno si sarebbe tolta una soddisfazione prima di morire; ma poi ci rifletteva un pò fra sè e sè e capiva che, allorquando la bestia gli si fosse presentata davanti, lei non avrebbe emesso neanche un sibilo: sarebbe semplicemente stata immobile, nuda e inerme e silenziosa come un lombrico che esce allo scoperto subito dopo la pioggia, nel timore di subire punizioni o torture ancora più atroci di quelle che pensava gli spettassero.
Comunque andasse, di certo finora c’era una cosa sola: erano cinque giorni e cinque notti che era prigioniera, non aveva mai mangiato nè bevuto, e avvertiva decisamente i sintomi della disidratazione severa: di certo, se nulla fosse cambiato, entro breve tempo sarebbe morta.
Era così assorta in questi pensieri che si accorse con una frazione di secondo di ritardo che la porta si era appena spalancata, e un lampo di luce riempì la stanza, accecandola.
Il mostro era entrato.

Per commenti, suggerimenti, critiche o quant’altro la mail è giovanni174@hotmail.com

Leave a Reply