Skip to main content
Racconti di Dominazione

La grotta

By 27 Agosto 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Calava la sera sulla pianura, e la collina pareva un castello che sovrastava tutto. Forse un tempo remoto, quella era davvero stata l’antica dimora di qualche drago. Un tempo remoto che pareva ritornare. L’antico Signore sembrava respirare fra la vegetazione. Le ombre si allungavano e si perdevano nel disegno di altre ombre. Il fiume scorreva silenzioso e si udiva solo il passare leggero degli uccelli che solcavano l’aria in cerca del pasto serale.
L’aria calda di quei giorni si stava smorzando, lasciando il posto alla dolce frescura serale.
Parcheggiamo l’auto in una rientranza della strada. Guardai a collina. Lì sotto pareva ancora più imponente, più oscura. Un fremito passò sulla mia pelle. Non scendemmo subito. Lui mi prese fra le sue braccia e mi disse: “Piccola sempre convinta?”.
“Certo Padrone”.
L’avevamo pensata insieme quell’esperienza, costruita, sognata e ora dovevamo era li’ pronta per essere vissuta, assaporata… La grotta che ci aspettava era a metà della collinetta, coperta dalla vegetazione e al riparo da sguardi indiscreti. Chissà quale funzione aveva avuto in passato. La collina era solo una parte di un piccolo borgo medioevale, dove tutto era restato intatto. Più volte il pensiero era voltato fra i suoi viottoli, fra le sue case’ fra le sue vecchie mura’ più volte avevo sognato la mia dolce prigione’ Non ero mai stata in quella grotta. Più volte passando con l’auto l’avevo scorta, più volte’ ora eravamo li. Nel pomeriggio lui c’era stato e aveva preparato ogni cosa.
La sua mano scivolò sotto la mia gonna, la sentivo passare sopra gli autoreggenti’ la mia pelle non era mai sazia del suo contatto’ insinuava le dita nel mio sesso. Il caldo profumo del mio sesso mi eccitava. Lo sentivo muovere le dita, bagnarle nel mio piacere.
“Sei pronta mia cagnetta’ “.
Un sorriso.. “Sì Padrone, pronta per Te”.
Nel momento stesso in cui pronunciai quelle parole il mio corpo fu percorso da un fremito, paura o desiderio… o forse entrambi’ si mescolavano sì alternavano’ sapevo solo che mi sarei nuovamente fidata di lui’ che sarei stata la sua schiava ubbidiente e sottomessa, qualunque cosa lui mi avesse ordinato…
Era il mio Padrone, il mio Signore… la mia perversa ossessione, ed ora avrei materializzato, con lui, i uno dei nostri sogni … pazzia o razionalità’ o solo passione. Un bacio mi sfiorò le labbra. La mia lingua non ebbe neppure il tempo di passare sulle sue. Il mio Signore m’imponeva il desiderio di lui. Scendemmo dall’auto. Lui mi si avvicinò. Mi spinse contro la portiera. Sentivo il suo sesso contro il mio bacino. Istintivamente gli offrivo il mio. Mi mise il suo collare. Lo strinse’ la sua mano da sotto lo prese e mi tirava a sè, con l’altra mano scivolò sotto la mia camicetta aperta e cominciò a stringermi un capezzolo con le punta delle dita’ quasi con le unghie. Non riuscii a far uscire dalle mie labbra neppure un lamento’ le sue si erano già posate sulle mie. Era un bacio duro. Un bacio che violentemente voleva entrare’ violentemente m’imponeva il silenzio. Un dolce bavaglio. Mi lasciò.. quasi mi spinse via da sé’ ‘Vieni dietro a me cagna!’.
Lo guardai. Il suo sguardo era diventato freddo’ il suo volto era ormai entrato nel suo ruolo. Il gioco era cominciato. Lo seguivo’ la mia mente continuava a correre oltre ‘ Il viottolo era molto ripido e pieno di sterpaglia e l’acciottolato ormai era talmente usurato che non vi era in pratica nulla di più che un sentiero di pietre sconnesse. Faticavo a stare dietro a lui. Non avevo la forza, né l’ardire di chiedere un aiuto per salire. Avrei voluto che’ forse lui si sarebbe girato offrendomi la sua mano. Ma non lo fece. L’entrata era ormai davanti a noi’ Da lontano non avrei mai potuto immaginare, non era una grotta’ o meglio era una grotta ma probabilmente era servita in tempi antichi come passaggio segreto o come entrata di qualche maniero di cui restava solo qualche traccia qua e là sull’apice della collina. Ai suoi lati c’erano ancora dei magli che forse servivano per sorreggere una qualche specie di portone. Sulla volta c’era un qualcosa che sembrava un’iscrizione antica. Purtroppo l’usura l’aveva resa illeggibile. Ma sopra’ il disegno di un grosso drago si ergeva ancora fra l’edera che l’infestava. A quel punto lui si girò. ‘Togliti le scarpe e la gonna, svelta cagna!’.
Esegui subito quello che mi era stato ordinato. Anche se non capivo. L’asperità’ di quel sentiero non prometteva nulla di buono per l’interno della grotta. Mi sarei rovinata i piedi e le calze’ accidenti a lui pensai’ Ero davanti a lui’ come lui aveva ordinato’ aspettavo.
Prese da un cespuglio un guinzaglio. Lo fissò al mio collare e mi avvicinò a lui. Mi guardava negli occhi. Sentivo che il suo sguardo toccava la mia anima’ cercava di capire l’essenza del mio timore’ cercava di avermi tutta per sé. Un attimo. Uno strattone e entrammo nella grotta’ a differenza dell’esterno i miei piedi si trovarono su un soffice strato di qualcosa che non riuscivo a vedere. L’oscurità’ della sera che stava calando e il buio di quell’anfratto non lo consentivano. Camminavo sempre dietro a lui. Cominciai a notare che davanti a noi c’era una flebile luce. Un qualcosa che si muoveva e segnava l’oscurità ‘ regalandomi qualche visione del passaggio. Sulle pareti, grazie a questo, notai degli anelli infissi nella roccia. Delle pesanti catene erano state abbandonate a degli uncini. La luce si faceva a mano a mano più intensa come la mia paura. La mia pelle era coperta da un brivido che sembrava percuoterla, sembrava indomabile. Non so se era quel fresco improvviso, dopo l’arsura del giorno o quella sensazione di paura che si stava sempre più addensando nella mia mente. Paura che si scioglieva davanti al pensiero fissò che di lì a poco sarei diventata il centro del suo universo, il centro del suo sogno, il centro delle sue attenzioni. Sentivo il mio sesso cercare prepotentemente l’appagamento della sua voglia’ era presto lo sapevo’ ma il mio corpo cercava il suo piacere. Quanta strada avrei dovuto ancora fare’ il mio unico scopo doveva essere il piacere del mio Padrone e io stupida schiavetta bramavo essere usata’ avrei pagato con l’attesa questo mio desiderio. Giungemmo all’origine di quella luce’ una sala d’antica bellezza si apriva davanti a noi. La fioca luce che l’illuminava proveniva da un caminetto posto al centro di una parete, e da dei candelieri posti su antichi mobili. Al centro della stanza vi era una tavola enorme di legno massiccio. Stranamente non vi erano sedie. Solamente in un angolo c’era una strana poltrona, quasi un trono’ uno strano trono. Mi pareva di entrare in un’altra dimensione. Com’era possibile? Un luogo cosi intenso di antichi cimeli e cosi ben tenuto liberamente accessibile’ com’era possibile? Stavo entrando in un sogno o stavo vivendo la realtà che avevo tante volte sognato? Le domande erano molte, ma il mio corpo si rifiutava di cercare ora le risposte, desiderava troppo essere la preda dei suoi desideri’ non voleva rompere l’incantesimo.
Il mio Padrone mi sgancio dal collare. Mi si pose davanti. Mi fissava.
D’un tratto mi strappo la camicia. Sentii il tintinnio dei bottoni che cadevano a terra. Le sue mani che afferravano i miei seni. Li torcevano. Li rendevano morbidi e come pasta nelle sue mani. Le mie labbra si imposero di non far uscire nessun suono. Lo guardavo fisso. Volevo che lui entrasse dentro di me sempre di più, non volevo che il mio dolore, il mio limite gli impedisse il suo gioco.
Le sue mani si spostarono e mi afferrarono per le spalle. Mi imposero di inginocchiarmi.
‘Ora comincerà il tuo peggior incubo cagna. Ora sarai il mio giocattolo. Ora sarai il mio burattino che posso muovere come voglio, ora sarai completamente mia.’.
‘Entra.’. Chi doveva entrare?
Volsi lo sguardo una bellissima donna avanzava verso di me. Non era giovanissima. Ma era eterea come l’aria circostante. Quasi uscita da una pagina di un racconto erotico. Gambe lunghissime affusolate che si ergevano su due tacchi altissimi. Un corpo ben modellato coperto da una tutina di latex nero dalla quale fuoriuscivano da dei laccetti i due seni gonfi e sodi. Dai capezzoli scuri e duri incorniciati da un’aureola grande. Un viso senza età con un due labbra grosse ma ben modellate, apenna aperte in un ‘Eccomi Padrone.’.
I capelli neri lucidi tirati su in una treccia che scendeva lungo la schiena.
Che ci faceva lei tra noi? Non bastavo io al centro della scena? Era il nostro sogno’ o era diventato il suo’ cominciavo a non essere più cosi certa di trovarmi nel desiderio che avevo sognato fino a quel minuto.
‘Prenditi cura della mia cagnetta e preparala a me.’.
‘Certo Padrone. ‘.
Venne vicino a me. Mi girò dietro. Sentii solo il suo tacco passarmi la schiena come un ago. Mi trovai carponi sul pavimento. La faccia sul freddo marmo e il mio sesso a sua completa disposizione. Sentii che mi prese i polsi e me li agganciava con delle manette. Un bavaglio mi cinse la testa. Era tanto stretto che non sentivo altro in bocca. La mia paura saliva. La sentii passare le sue mani sulla mia schiena, scendere lentamente con le sue unghie’ strisciare la mia pelle’ arrivare sulle natiche ‘ allargarmele’ Sentii un suo dito penetrami fra le labbra del sesso. Subito dopo un altro entro nel mio ano. Quelle unghie! Ricordo ancora quelle dita dentro di me’ Il mio piacere colava sulle sue dita insieme al mio dolore’
Si tolse per un attimo e subito la sentii aprirmi nuovamente. Far entrare violentemente dentro di me un dildo. Era grosso. Non capivo nulla. Solo un dolore lancinante. Tentai di sottrarmi ma il mio Padrone mi fermo con il suo piede sulla mia schiena. ‘Ferma cagna! Lascia lavorare la mia schiava. Fallo entrare tutto, forza’ dai. Voglio che non resti fuori neppure un pezzettino.’.
I miei occhi cominciarono a coprirsi di lacrime. La mia fronte a imperlarsi di sudore. Nonostante quel dolore la mia voglia aumentava.
‘Fatto mio Signore.’.
‘Bene. Ora è pronta.’.
Mi sentii presa per i capelli. Era lei. Quella troia cercava di farmi alzare. Le ubbidii solo perchè lui lo voleva. Era lui il mio Padrone. E se lui voleva che lei mi usasse dovevo lasciarmi andare. Dovevo sapermi donare a lei come se fosse veramente lui.
Il bavagli stringeva ancora di più’ era ormai umido della mia saliva. Mi fece sedere su quella strana poltrona. Mi accorsi che il sedile era aperto. Era fatto in modo che il mio sesso esponesse e fosse disponibile. Mi agganciò le caviglie alle gambe di questo trono. Il mio collare fu fissato allo schienale.
Non avrei potuto far più nulla.
Lei mi lascio e si avvicino a lui, che nel frattempo era andato verso il caminetto e guardava.
La prese la tirò a sè e la fece inginocchiare davanti a lui.
Lei sapeva bene cosa voleva. Comincio a lavorare con le mani e liberare il sesso dai pantaloni. E anche se di spalle sapevo che stava facendo. Lei stava passando le sue labbra sul sesso del mio Padrone. Nel ventre mi bruciava una rabbia incontrollabile. Nei miei occhi si leggeva. Lui lo sapeva. La cosa lo eccitava. Spinse ancora più contro di se il viso di lei.
‘Brava cagna, continua fa vedere alla mia troia come lavori bene.’.
Sul fuoco c’era qualcosa. Qualcosa che capii subito avrebbe fatto parte del gioco.
‘Ora basta, alzati e preparati.’.
Lei si alzò. Davanti a lui, comincio a togliersi la tutina. Era davvero bella. Sapevo che il suo seno era il centro dell’attenzione dello sguardo del mio Padrone. Lui adorava il seno. Se l’era scelta bene la schiava stavolta.
Ormai era nuda davanti a lui, pronta. La porto verso il grande tavolo e la fece piegare su di questo.
Vidi che le passo la mano nel sesso’ lei gemeva. Io cercavo di muovere il mio bacino’ avrei voluto avere almeno un sedile per sfiorare il mio sesso’ tentare un amplesso’ provare un qualcosa ‘ invece ero costretta a vedere lei. Lei che provava il piacere che le dava il mio Padrone’ e il dolore che mi procurava quel dildo’ lasciato apposta nel mio corpo. Lasciato a ricordarmi di chi ero’ a ricordarmi che non era più mio né il dolore che provavo, né il piacere che mi era negato.
Chiudevo e aprivo gli occhi su quella scena. Lui le teneva la testa giù sul tavolo e, nel frattempo le passava la mano nel sesso. Stava facendola godere lo sentivo. La vedevo muoversi sul tavolo, potevo sentire le sue emozioni in me. La sua pelle che si rigava sul legno ruvido. I suoi capezzoli che s’indurivano sempre più. Il suo sesso che sì bagnava’ che sì gonfiava’ il clitoride che s’inturgidiva fra le dita di lui. La sua bocca luccicante di saliva che come un bocciolo si apriva in un gemito di piacere. Esplose con un urlo’ quasi una liberazione dalle mani di lui.
‘Brava la mia Troia. Così gode una cagna.’.
Lei era ormai priva di forza su quel tavolo. Lui le lego le caviglie alle grosse gambe del tavolo e tese le sue braccia con le corde alle altre. Ora era pronta per un nuovo gioco.
Ne sarei stata partecipe?
Lui venne verso da me. Lo guardavo. Mi aveva giocato un tiro mancino. Ero arrabbiata ed eccitata, spaventata e pronta ad attaccare. Due anime vivevano in me. L’umile schiava e devota che avrei voluto essere e, la donna gelosa che si sentiva tradita. Meravigliosamente si mescolavano in me regalandomi sentimenti che non avevo mai provato. Si avvicino a me, chinò la sua testa su di me.
‘Come va piccola? Non te l’aspettavi vero?’ Ora ci divertiamo un poco. ‘.
Se non avevo il bavaglio’. Lo sapeva che gli avrei risposto’ Non me lo sciolse.
Lei era ancora distesa su quel tavolo. La sua pelle era segnata, il fuoco le dava strane forme. Solo il respiro ancora un poco aperto muoveva il suo corpo leggermente.
La sua treccia era lì su tavolo’ La guardavo mentre il mio Padrone mi scioglieva. Ora non era la rivale che mi aveva devastato il cuore, ora era la donna che desideravo. Mi faceva paura questo ‘ sentimento non mi consideravo una lesbica’ ma ora desideravo una donna. Una bellissima donna che giaceva inerte su quel tavolo’ pronta per essere usata nuovamente, remissiva ad ogni volontà. Il pensiero però mi si sciolse nella mente quando con uno strattone del collare lui mi fece alzare. Lui doveva essere il centro del mio desiderio, non lei. Cavolo’ non dovevo dimenticarmelo. Lei ‘ al massimo, per me, poteva essere solo un oggetto che avrei dovuto adoperare per appagare il suo desiderio. Ma che male facevo se desideravo anch’io quell’oggetto ‘ se anch’io lo volevo’ Avrei messo più impegno in quello che facevo ‘ e lo avrei appagato di più’
Non andai oltre con il pensiero perché lui mi strattonò con il collare e mi fece piegare carponi per terra. Mi passò dietro e mi estrasse quel dildo, che aveva devastato fino a quel momento il mio buchetto. Le sue dita si fermavano sull’orlo del mio orifizio, lo passavano lentamente’ entravano’ giocavano’ io alzavo il bacino e glielo offrivo di più’ mi piaceva sentirlo usare il mio corpo’ sentirlo giocare con me.
‘Bene cagnetta sei al punto giusto’ coli come una troia e sei larga ‘ bene ”.
Mi fece gattonare fino al tavolo. Mi fece alzare e in ginocchio mi trovai di fronte alla fica di lei.
Si apriva come una rosa davanti a me’ le sue labbra depilate erano ancora leggermente divaricate, dal suo buchetto usciva ancora il suo piacere che si mescolava a quello del mio Padrone che le colava dall’ano. Profumo di sesso, profumo di loro.
‘Pulisci cagna. ‘.
Che devo fare? ‘ Non riuscii a far nulla, mi sentii solo afferrare per i capelli e mi ritrovai con la faccia dentro il suo sesso. La mia lingua usci inconsapevole del mio stesso desiderio e comincio a passare su di lei. Il tocco sembrava rianimarla. La mia lingua la detergeva e la eccitava’ lo sentivo. Le sue gambe si muovevamo impercettibilmente e mi stringevano. Sentivo che lei si scostava il più possibile dal tavolo’ si faceva sempre di più contro di me. La sua pelle si ricamava di impercettibili sensazioni. Le piaceva’ era anche lei una lurida cagna’ solo una lurida cagna da piacere come me’ come diceva il mio Padrone.
Avevo sempre più voglia di farla godere, avevo sempre più voglia di portarla a urlare’ di farle dire basta’ ma non era compito mio, né mi era stato concesso. Lui, come pensavo mi strattonò proprio quando pensavo che bastasse un’altra carezza per farla impazzire.
Mi tirò a sé infilandomi fra le labbra il suo sesso.
Era già pronto’ umido e duro. Lo sentivo scorrere sulla mia lingua. Giù per la gola. Mi faceva impazzire.
Con una mano mi tratteneva la testa contro di sé, e con l’altra fece sbocciare il fiore che io avevo coltivato. Un magnifico fiore che sbocciò con un gemito che pareva un canto.
Non riuscii a trattenermi, e senza essere neppure toccata’ il mio corpo esplose in un orgasmo che mi fece vibrare il ventre. Mi sentii priva di forze. Appoggiai la mia testa su di lui e non riuscii più a muovermi. Ansimavo’ e sentivo il suo sesso pulsare fra le mie labbra.
‘Brave le mie cagnette’ brave’ Ora il padrone vi darà un premio. ‘.
Cosa stava dicendo?
Avevo freddo’ il fuoco nel caminetto era forte ma la mia pelle era gelata.
Lui si scostò da me e mi lascio. In ginocchio io lo guardavo mentre scioglieva lei. Finalmente libera si giro verso di me. Era davvero una bella donna. Non avevo il coraggio di guardarla oltre’ non avevo il coraggio di guardarla negli occhi’ avevo paura di vederci riflessa la mia stessa voglia.
‘Venite con me.’.
Mi rialzai e seguendoli mi diressi con loro verso la parete opposta della stanza. Lei mi era davanti e guardavo le sue natiche segnate. Le guardavo e pensavo che il mio Padrone aveva goduto per lei’ mi era tornata quell’assurda gelosia’ Quelle righe’ quel calore ‘ quel rossore intorno’ le natiche appena discoste’ ancora bagnate’ quante volte lo avevano fatto godere’ quante volte lui mi aveva usato’
‘Svelte cagne qui sul giocattolo. ‘. Prima non l’avevo notato. Si era perso nell’arredamento’ era passato inosservato ‘ o forse ero io troppo presa’ Era una specie di dondolo. Ad un capo e l’altro era stato posto un dildo’ un dildo che si elevava all’altezza desiderata e che si muoveva al dondolio dell’altra persona. Una doppia impalcatura’
Erano però molto ravvicinate le due postazioni’ molto ravvicinate.
Mi afferrò per una mano e mi fece allargare le gambe sopra uno di questi. ‘Fallo entrare nella fica troia. ‘. Non era difficile’ il mio sesso era praticamente bagnato da quando ero arrivata li’ cominciai ad accovacciarmi sopra’ allargare le labbra con le dita’ e scendere sopra il dildo. Entro praticamente tutto. Il mio Padrone regolo l’altezza. ‘Ora stai ferma cagna. ‘.
Lo stesso fece con lei. Solo, notai che l’aiutò ad allargarsi il sesso. Lui lo sapeva che mi stava facendo impazzire di gelosia. Lo sapeva bene’ ci contava.
Eravamo praticamente impalate l’una di fronte all’altra. Lui ci agganciò con una catena per la vita. I nostri capezzoli si sfioravano. Sentivo i suoi duri che passavano sui miei.. quasi sì graffiavano’ Il suo respiro era sul mio collo’ le sue labbra erano socchiuse’ potevo vedere fra i suoi candidi denti la lingua rosa che umida si muoveva con il suo ansimo’ mi ricordava il delicato fiore che era sbocciato per me’
I suoi occhi erano nei miei ed io mi perdevo nei suoi. Avevo ancora le mani fermate dietro la schiena’ mentre lei era libera’ perché? O forse non dovevo chiedermelo.
Il mio Padrone mi si accostato, era praticamente dietro a me. Il suo volto appoggiava sulla mia spalla’ la sua bocca era sopra il mio orecchio’ sentivo il suo profumo.
‘Ora ci divertiamo tutti e tre.. vero cagnette?’.
Ci divertiamo tutti e tre? Sentii il suo sesso entrare tra le mie natiche’ e continuare’ non gli era molto difficile visto la dilatazione cui era stato sottoposto prima. Ora lui usava me.. ora io ero il suo giocattolo.
‘Dai divertiti un po’ con la mia troia”.
Sentii le sue mani toccarmi. Chiusi gli occhi. Non avevo mai neppure in sogno pensato una cosa del genere e ora la stavo vivendo e’ mi piaceva. Avevo paura delle mie stesse sensazioni.
Lui aveva le sue mani appoggiate sui miei fianchi, sentivo il suo respiro farsi forte.. il suo sesso penetrarmi dolcemente’ il dildo si muoveva al muoversi di loro due.
Le mani di lei erano sopra i miei seni, li accarezzavano, passavano sui miei capezzoli lì stringevano’ si chinava lì leccava’ lì mordeva’
Sentivo il suo profumo spandersi nell’aria’ avrei voluto toccarla’ avrei voluto almeno poter mettere le mie labbra sulle sue’ avrei voluto almeno sentire quel tesoro prezioso che ora stava passando sul mio seno’ la sua lingua.
Una mano del mio Padrone scivolo dal mio fianco, sul mio ventre fino al mio sesso. Prese il mio clitoride e cominciò a stringerlo’ sapeva bene come muoversi lui’ sapeva che ero al limite.
Esplosi fra loro con un colpo d’anca che fece arrivare al traguardo anche la mia seconda anima’ la sentii esplodere con un lamento’
Mi ritrovai fra le sue braccia’ le nostre guance si toccavano ‘ sentivo il suo profumo spandersi nell’aria confondersi con il mio.
Il Padrone continuava il suo dondolio e noi come fiori appassiti ci stavamo riprendendo bevendo il respiro l’una dell’altra. Le nostre bocche sì incontrarono’ finalmente’ la mia lingua passò fra le sue labbra cercando la sua’ cercando entrare nella sua anima.
Le sue mani furono nuovamente su di me’ scivolavano su di me’ Sentii sganciarmi i polsi ‘ finalmente ero libera’ potevo toccarla.
Lui sapeva che lo desideravo. Mi aveva lasciata libera’ la cosa piaceva anche a lui.
Avevo quasi paura a toccarla’ quasi paura fosse solo un sogno. Le passai sulla sua schiena, le sue natiche arrossate e calde’ la sua riga’ il suo buchetto’
Le nostre anche si muovevano cercando il piacere, lui ci ritmava’
I nostri orgasmi si confondevano, i nostri piaceri sì confondevano’
Lui alla fine esplose dentro di me. Sentii il suo sperma scendere sulle mie cosce.. il suo calore sciogliersi in me.
Un dolce bacio si poso sul mio collo’ sotto il collare.
Lui ci lascio.
Eravamo ancora abbracciate quando usci dalla stanza. Ora eravamo da sole. Lei mi passo un dito sulle labbra. La mia lingua né usci’ lo leccò. ‘Non fare domande. Non avrei risposte. Grazie mia dolce sorella. ‘.
Un bacio e senza un’altra parola si tolse dal giocattolo e mi lasciò anche lei. Mi guardai attorno ‘ ero sola’ il fuoco scoppiettava nel caminetto’ era stato un sogno o era una realtà’ per un attimo interminabile cercai di capirlo’
Poi lui rientrò’ era tutto vero ‘ terribilmente vero.
Venne verso da me, mi abbracciò. ‘Allora piccola mia’ come ti è sembrato?’.
‘Terribilmente bello Padrone.’

Leave a Reply