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Racconti di DominazioneRacconti Erotici

La lunga notte – cap. 2

By 19 Agosto 2021No Comments

Cap. 2

Sono stanca, affranta, vorrei essere lontana mille miglia da questo marciapiede, vorrei che fosse già tutto finito.
Osservo Marina e Jasemin, sono giovani, massimo vent’anni ma sulla seconda non giurerei che sia maggiorenne.
Quando non ci sono auto in vista scherzano tra loro e parlano o mandano sms con i cellulari, in continuazione.
Ancora fari che si avvicinano, una panda rossa, di vecchio tipo accosta.
Marina mi è accanto “Questo credo toccherà a te” e si avvicina alla portiera.
L’uomo dentro mi sembra grande e grosso, si sdraia verso la portiera per far scendere il vetro con la manovella.
Sento solo la voce di lei.
“Ciao… sono cento come le altre volte… lo so, sono tanti soldi… no, viene la mia amica, ma tu paga a me… no, sta tranquillo, sarà bravissima e docile come un agnellino…”
vedo che infila un braccio nell’abitacolo, l’uomo le mette in mano due banconote, poi si rivolge verso di me. “Angela?”
Mi avvicino mentre lei mi apre la portiera e mi sussurra “non provare a chiedere aiuto, o Dasho ti farà pentire di non essere morta prima. È un consiglio da amica”

Salgo “Ciao, ti chiami Angela allora?”
Annuisco. Lo osservo, è un ciccione immenso, peserà almeno centoventi chili e soprattutto non si deve lavare da giorni. È sudato, disordinato come l’interno della sua auto Capisco perchè non lo vogliano. “Solito posto?”
“Si, rispondo voltando la testa dall’altra parte.
Si avvia verso il solito sterrato, arriva nella radura dove l’auto con Valjet sta rimettendo in moto sterza verso un albero, una zona poco illuminata e spegna il motore.
“Come ti chiami?” dico cercando di rompere il ghiaccio
“Enrico” risponde sfilandosi la maglietta lercia che copriva un petto pieno di peli e la pancia enorme. “Ti spogli?”
“Certo” e mi tolgo la mini e la maglia. Il perizoma è andato perso chissà dove prima.
“anche le autoreggenti, ti voglio nuda come mamma ti ha fatto” Dice guardandomi ridendo.
Chissà perché provo un senso di disagio a togliermi le calze, una sensazione che non avevo provato un attimo prima. Resto completamente nuda.
Lui si sfila i pantaloni con una fatica che gli fa imperlare il petto di gocce di sudore, poi tira indietro il suo sedile e fa scendere lo schienale, sdraiandosi.
“Vieni, prendimelo in bocca” Mi avvicino. Il suo odore intenso mi colpisce le narici, cerco di respirare solo con la bocca.
Con la mano sposto la piega dell’addome che copre un pene minuscolo, reso ancora più piccolo dall’adipe che lo circonda.
È mollo, con le mani cerco di risvegliarlo, poi lo prendo in bocca ancora inerte.
È amaro, segno di poca pulizia credo. Con la lingua lavoro la cappella e sento i primi segni di vita mentre le sue mani percorrono con rudezza le mie cosce e cercano la mia fica.
Comincio ad andare su e giù riempiendolo di saliva per cercare di ripulirlo in qualche modo.
“Brava zoccola, succhialo per bene. Guadagnateli ‘sti cento euro”
Mi mette una mano sulla testa guidando il mio movimento. Ogni tanto l’odore mi colpisce come un pugno nello stomaco, ho quasi un conato di vomito.
“Leccalo tutto, leccami anche le palle” Obbedisco
“Sdraiati ora, che voglio fotterti per bene”. È solo un cialtrone, un povero sfigato che si sta prendendo la sua rivincita sulla vita.
“Ti metto il preservativo?”
“No, no, voglio riempirti come un bignè” dice ridendo della battuta. Abbozzo un sorriso di circostanza. Abbasso lo schienale e mi sdraio.
Si rialza e con fatica si posiziona tra le mie cosce. Sento il peso del suo addome schiacciarmi contro il sedile, le sue mani frugano in cerca della mia apertura, sento il suo cazzo infilarsi dentro di me.
Comincia a pomparmi dentro, ansimando e sudando. Il suo petto flaccido e peloso struscia sul mio volto. Sento che comincia ad accelerare i colpi.
Cazzo Matteo, dove sei? Chiudo gli occhi. Sento ancora quel cazzetto agitarsi dentro la mia fica, ma almeno non vedo quell’ammasso di carne. Ed ecco nella mia mente il suo sguardo. Fisso nei miei occhi, mi perdo nel suo azzurro. È per lui che sono lì. Sono sua. Una sua proprietà, di cui può fare ciò che vuole. Prestarla o venderla a chi vuole.
“Cazzo come ti muovi bene”. È vero, solo il pensiero dei Suoi occhi mi eccita, comincio a muovere il bacino e a contrarre la fica ritmicamente. Mi sto bagnando.
Cazzo, e invece lui sta già venendo. Lo sento gemere su di me mentre dopo pochi colpi esce dalla mia fica.
Devo smettere di pensare a Dasho, ai suoi occhi, al suo sguardo. È solo un bastardo, devo ricordarmelo.
Mi rivesto mentre il ciccione si asciuga con un fazzolettino di carta. Poi a fatica anche lui si rimette a posto e mi riporta da Marina.

Scendo dalla macchina disgustata. Marina mi si avvicina. “Come è andata?”
“E’ rivoltante, puzzava come un caprone.”
“Tieni, ripulisciti” mi dice allungandomi un pacco di salviette inumidite.
Mi guardo intorno, poi mi accovaccio dietro un albero. Il fresco della salvietta sulla fica è piacevole.
Torno verso le tre ragazze. Per loro questa tragedia è vita quotidiana. Vorrei scappare ma non posso, non so in che situazione è Matteo, probabilmente lo metterei a rischio. Ormai è più di un’ora che sono andati via, non dovrebbe tardare.
Marina risponde al cellulare, vedo che annuisce guardandomi, risponde solo “si” “certo” “stai tranquillo ci penso io. No, nessun problema… si, si, lavora.”. So chi c’è dall’altra parte. Forse vorrà sapere se è tutto a posto.
La ragazza si avvicina.
“Dasho ha detto che più tardi arrivano dei clienti per te.”
Nient’altro, solo che arrivano dei clienti. Lo immagino con i suoi occhi azzurri, al telefono da chissà dove, mentre magari una delle sue troie gli succhia il cazzo lui da ordini, decide per tutti.
Mi riappoggio al muro.
Altre auto, altri occhi che scrutano dai finestrini.
Prima Valjet, poi Marina fanno un passaggio e tornano. Dieci minuti in tutto.
Arriva una vettura sportiva chiara, sento Marina contrattare “Con l’ingoio? Io no, ma lo fa la mia amica, per cento euro” dice indicandomi. “…Certo, fino all’ultima goccia. I soldi dalli a me ora.”
Si volta verso di me, facendomi cenno di avvicinarmi.
“Ma non dovevo aspettare i clienti di Dasho?”
“C’è tempo, ora lavorati questo, vuole un pompino con l’ingoio ben fatto.”
Salgo in auto. La mini risale sulla coscia lasciando tre dita di pelle sopra il pizzo dell’autoreggente.
“Ciao bella, allora sei tu la specialista dei pompini?” dice ridendo.
“Sembra di si.” almeno questo appare pulito e ordinato.
Quattrocento metri, scala la marcia e gira nello sterrato che ormai conosco a memoria.
Parcheggia e mi guarda, accenno a togliermi la maglia ma mi ferma.
“No, non spogliarti, leva solo lo slip.”
“Non… non lo porto”
“Davvero? Brava” dice risalendo con la sinistra lungo la mia coscia. Con l’altro braccio mi tira a se,
Arriva alla mia fica, comincia a massaggiarla. Mi fa aprire le cosce per infilarmi due dita dentro.
Sposto il bacino per agevolarlo e chiudo gli occhi.
Mi tuffo nuovamente in quell’azzurro. Vorrei avere quello sguardo ancora nel mio.
“Ma ti stai bagnando… Sei stupenda”
La sua bocca cerca la mia, schiudo le labbra e la sua lingua prende possesso di me.
Ho gli occhi chiusi. È la SUA lingua, apro ancora le cosce, sento la sua mano frugare dentro di me.
È la SUA mano.
La mia cerca i suoi pantaloni, apre la zip e comincia a massaggiare il cazzo già pronto.
Non voglio riaprire gli occhi, le sue mani mi guidano verso quell’asta, la mia bocca si riempie di lui.
La mia lingua lo accarezza, lo coccola, ho ancora gli occhi chiusi, aperti sull’azzurro di quelli di Dasho.
La mia mano sostiene e massaggia le palle, la mia lingua percorre la cappella, il solco sotto, le labbra imboccano nuovamente il cazzo.
Lo sento mugolare di piacere, sento che si indurisce ancora, pulsa tra le mie labbra, poi un getto caldo sulla lingua, deglutisco, ancora una contrazione, deglutisco ancora, sento il suo gusto sulla lingua, continuo a pomparlo dolcemente, senza dare pressione alle labbra per raccogliere le ultime gocce senza infastidirlo.
“Brava, sei fantastica, il miglior pompino della mia vita…” mi rialzo, scuoto la testa per riavviare i capelli, sorridente. Riapro gli occhi, e il sorriso svanisce. No, non è Dasho. Non poteva essere lui.
“Grazie”
“Ti trovo ancora nei prossimi giorni?”
“No, non credo”
“Vai via?” Perché non mi dai il tuo cellulare? … Potresti accompagnarmi in un weekend! Quanto vorresti?”
“Non è un problema di soldi. Non è proprio possibile”
“Sicura?” si arrende deluso.
“Si, mi dispiace. Mi riaccompagni ora?”
“Certo” sospira e avvia la macchina.

E Matteo? Dove sarà? Scendo vicino a Marina, mentre Jasemin sale su un mercedes grigio.
Dietro all’auto che mi ha appena scaricato una Audi aspetta il suo turno, mi volto… Cazzo! Francesco, un nostro amico, sposato con una donna bellissima, Loredana, un professionista affermato… ed eccolo in coda a mignotte. Mi volto di scatto dandogli le spalle. La macchina fa pochi metri in avanti, sento il ronzio del vetro che scende. “Angela!” una voce incredula scandisce il mio nome. Marina a fianco a me mi guarda e capisce tutto. “Ciao, io mi chiamo Marina” dice chinandosi verso il finestrino.
“Non tu, la tua amica!”
“Ah, Michela… te la presento se vuoi. Michela, vieni c’è un ragazzo che vuole conoscerti.” dice prendendomi per un braccio.
La ringrazio con lo sguardo “Ciao” dico rivolta a Francesco.
“Ma… ma è incredibile… sei sputata la moglie di un mio amico… certo, non è possibile che tu sia lei, ma… se ti vedessi altrove non avrei dubbi!. Quanto vuoi?”
“Cento, anche senza guanto” interrompe Marina
“Cento? E per tutta la notte?”
“Non si può, è già prenotata” scoppia a ridere Marina, poi guarda l’ora sul cellulare. “Diciamo duecento per mezz’ora, potrai fare quello che vuoi, vedrai che non ti farà pentire dei soldi che spendi.”
“Va bene, sali”
“Si, ma i soldi dalli a me, sai alcune di noi sono state rapinate da queste parti…”
“Va bene” Francesco conta nel portafogli le banconote e poi le passa a Marina che apre la portiera e mi fa accomodare. Ho il cuore che batte all’impazzata. Accidenti, ci mancava questa.
“Come ti chiami?” cerco di rompere il mio imbarazzo.
“Francesco. Ma lo sai che è una cosa incredibile? Sei tale e quale la moglie di un mio amico. Anche la voce è identica, sembrate due gemelle ”
“Davvero? È una che ti piace?” dico sorridendo.
“Gran bella fica, come te del resto. Sono anni che vorrei farmela, ma non trovo il coraggio di provarci, sai che casino se non ci sta? Se lo dice al marito?”
“Beh, si, hai ragione… gira qui”
“Ti dispiace se ti chiamo Angela?”
“Puoi chiamarmi come vuoi, parcheggia qui”
Spegne il motore, poi si volta verso di me, mi guarda negli occhi.
“E’ incredibile!” mormora sorridendo.
Una mano passa nei miei capelli, avvolge la mia nuca e mi tira a lui. Le labbra si appoggiano sulle mie, la sua lingua penetra nella mia bocca, mentre l’altra cerca il mio seno attraverso la maglietta.
Penso a Loredana, chissà dov’è ora, probabilmente a mettere a letto i figli, mentre il suo uomo è a troie.
Già, a troie.. ed è con me… la mano scende lungo il fianco, si insinua sotto la minigonna e mi apre le cosce.
Massaggia la mia fica e intanto continua a baciarmi, mi solleva la maglia, scoprendomi le tette, poi la mano che mi tiene per la nuca mi spinge verso il basso, mentre l’altra apre la zip dei pantaloni.
Lo faccio uscire delicatamente dall’apertura, le mie labbra lo baciano e lecco la cappella riempiendola di saliva.
Slaccio la cintura per farlo stare più comodo e lo avvolgo con le labbra scendendo fino alla base.
E’ caldo e grosso, lentamente sollevo la testa, muovendo tutto intorno la lingua, torno con le labbra socchiuse sulla punta titillando l’apertura, poi con decisione affondo nuovamente la testa.
Un mugolio sordo mi fa capire che il trattamento è apprezzato.
Continuo con un ritmo lento, costante, lui mi lascia lavorare, mi guarda mentre il suo cazzo entra ed esce dalla mia bocca, probabilmente con la sua immaginazione pensa a… me.
Comunque mi pare che si sia convinto che io non sono io.
“Vienimi sopra”
Con un po’ di difficoltà mi metto a cavalcioni su di lui e con una mano lo guido dentro di me, lo prendo tutto fino in fondo fermandomi un momento. Poi comincio ad andare su e giù, mentre le sue mani esplorano il mio seno, accarezzano le mie spalle per poi scendere lungo le braccia.
Afferra i miei polsi e mi porta le mani dietro la schiena.
Con una mano mi blocca le braccia, ora i miei seni sono esposti, con la mano libera li accarezza, li soppesa, mentre il mio bacino non interrompe il suo movimento.
Chiudo gli occhi e mi perdo nuovamente nell’azzurro di quelli di Dasho.
Sento le sue dita entrarmi in bocca, simulare la penetrazione di un cazzo, mentre va avanti e indietro nella mia fica.
“Dio che bello Angela, se fossi veramente tu… ti scoperei ogni giorno”
Mi attira a se, i miei seni si appoggiano sul suo petto. Una mano mi blocca ancora le braccia, mentre il suo cazzo sente che la mia fica sta diventando sempre più morbida e accogliente.
Tutti i giorni… fosse Dasho a dirmelo… tutti i giorni quegli occhi azzurri nei miei… quel cazzo dentro di me, padrone assoluto del mio corpo… accelero il mio movimento.
“ti piace, vero?”
Si, mi piace. Non quello che sento, ma quello che la mia fantasia vorrebbe. Dasho, a costo di dover battere per lui… lui che può avere una donna diversa ogni sera, donne che non possono dirgli di no…
Sento montare l’orgasmo, la mia fica comincia a pulsare, a stringere il cazzo che è in lei.
“Sei una puledra fantastica”
Mi abbandono su di lui gemendo, mentre sento che anche lui comincia ad accelerare i suoi colpi, il suo cazzo si irrigidisce e si scarica dentro di me.
Resto su di lui per lunghi, interminabili secondi. Poi apro gli occhi, senza forze.
“Sei stupenda, Angela.”
Mi sposto nel mio sedile, mentre lui si ricompone.
Mi sdraio spossata. Dove sarà Matteo? È tempo che mi tiri fuori da questo casino. Chissà quando torna…
“Ti riporto al tuo posto?”
“Come? Ah si, grazie”
Usciamo dallo sterrato, in lontananza vedo i lampeggianti blu di una pattuglia, sono fermi, dove dovrebbero esserci le ragazze.
Ci avviciniamo. Francesco supera la pattuglia e mi lascia cinquanta metri oltre al mio posto.
Mi viene da ridere, ho pensato al “mio” posto come una vera battona.
“Ciao, ti cercherò nelle prossime sere”
Si, grazie, a presto allora.
Scendo, attraverso la strada, cercando di pensare al da farsi… potrei lanciare dei segnali… se capissero… o forse è Matteo che è riuscito a dare l’allarme e mi stanno cercando.
Mentre mi avvicino vedo Marina, appoggiata al finestrino.
Ride con gli agenti, poi si volta verso di me e dice agli uomini nella macchina. “Ah, eccola che arriva, la ragazza di cui vi ha parlato Dasho. Divertitevi, ragazzi, ma non dimenticate che per voi la mia fica, la mia bocca ed il mio culo sono sempre a disposizione”
Poi mi prende per un braccio tirandomi in disparte.
“Non fare cazzate, questi sono amici di Dasho, se solo gli racconti qualcosa si attaccano al cellulare e lo avvertono. Gli ha detto che sei molto disponibile… vedi di far onore alla sua parola.” Mi guarda dritta negli occhi. Dopo un secondo abbasso i miei ed annuisco.
Lei mi riporta verso la macchina, mi apre la portiera e mi infila nel sedile posteriore, poi infila la testa nel finestrino aperto davanti e stampa un bacio sulla bocca dell’agente seduto davanti a me. Vedo le mani di questo riempirsi del seno della ragazza, poi lei si ritrae battendo la mano sul tetto dell’auto.
“Ok, ragazzi, divertitevi”.

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