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Racconti di Dominazione

La mia schiavetta

By 26 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia schiavetta diciottenne riceve quotidianamente da me indicazioni su cosa fare e mi relaziona tutte le sera su come ha eseguito i miei ordini.
Queste sono alcune delle sue mail
Mio Padrone
Ieri pomeriggio,: essendo sola in casa, mi sono precipitata in cucina e ho preso quanto mi hai chiesto. La banana era la più lunga e larga tra quelle che avevo nel frigorifero; le carote erano entrambe abbastanza grosse. La candela era normale, non molto grossa ma parecchio lunga. Come cellulare ho usato il mio vecchio Nokia 3200 (credo) che vibra molto più intensamente del mio attuale Samsung.
Mi sono spogliata completamente guardando il mio riflesso nello specchio, uno sforzo che mi sono imposta di fare. Non ho un fisico “da favola” e trovo difficile specchiarmi senza trovare difetti che ai miei occhi sono giganti come montagne. Ma di gigante in quel momento ho visto solo la banana ancora ghiacciata che avevo in mano.
Ho giocherellato un pochino con il clitoride, poi mi sono accorta che non potevo certo infilare la banana così, senza protezione. In effetti mi ha fatto un po’ paura.
Ho rovistato nei cassetti dei miei genitori alla ricerca di un preservativo, ma, ahimè, non ne ho trovati.
Sono stata così costretta ad infilare la banana direttamente nella mia vagina bagnata.
Farla entrare è stato un po’ problematico: la banana era grossa e i miei muscoli non si rilassavano. Ho iniziato a respirare ‘a ritmo’: inspiro-penetro, espiro-tolgo un pochino. Facendo così sono arrivata a metà banana senza accorgermene. Volevo farmi del male, allora ho dato un colpo secco al frutto che mi è entrato nella vagina provocandomi un dolore incredibile, ma allo stesso tempo la sensazione fantastica di essere riempita da qualcosa.
La banana era fredda e mi provocava strani brividi mentre la estraevo parzialmente e la rimettevo nella vagina. Non ho potuto resistere al toccarmi un capezzolo, tirarlo, stringerlo, torturarlo insomma.
Il dentro-fuori della banana si è fatto sempre più frenetico e profondo, sentivo che mi mancava pochissimo al desiderato orgasmo. Erano ormai 10 minuti che lavorava quella povera banana.
Poco prima dell’orgasmo le gambe hanno iniziato a tremarmi (ero in piedi, ho fatto bene?) e non controllavo più il mio ansimare.
Cielo, che sensazione meravigliosa.
Quando sono venuta stavo gemendo come una cagna e ho smesso di muovere la banana; mi sono guardata allo specchio e ho visto i miei umori che colavano sul frutto giallo. Curiosa, ho assaggiato per la prima volta il liquido uscito dal mio orgasmo: biancastro, ma trasparente, aveva un sapore piuttosto amaro, ma con una nota di dolciastro.
La mia vagina era già letteralmente spaccata dalla banana e le due carote non hanno avuto problemi ad entrare.
Purtroppo non riuscivo a tenerle entrambe con una mano e mentre le usavo non ho potuto toccarmi i capezzoli: sembravano due pezzi di marmo, pulsavano e facevano male.
Le carote sono state più veloci della banana: due-tre minuti e sono venuta di nuovo.
Merito dell’orgasmo precedente, dello stato di eccitazione che mi assaliva o del fatto che le carote erano due, ho cercato di trattenere un urlo di piacere, ma non sono riuscita e tra i vari mugolii si è sentito chiaramente quell’eccesso di piacere.
Il mio liquido colava ancora quando ho preso la candela e l’ho messa nella vagina.
Entrava benissimo, non colmava tutto il mio buco, ma andava molto più in profondità della banana e delle carote.
Mi sono permessa di infilare un dito e giocherellare con il clitoride e le piccole labbra della mia vagina, così sono venuta in meno di 5 minuti.
Non volevo riposarmi, ero troppo eccitata, ma mi sono imposta di seguire i tuoi “ordini”.
Mi sono sdraiata sul mio letto e ho iniziato a fare dello yoga (so fare qualcosina) per cercare di calmare il mio respiro, ma l’ansimare non voleva arrestarsi. Mentre facevo degli allungamenti ho visto che i miei umori erano colati lungo tutte le gambe fino ad arrivare ai piedi. Non ho potuto trattenere un sorriso compiaciuto: non sono mai venuta così tanto con l’autoerotismo. Mi sono portata i piedi alla bocca e ho iniziato a pulirli con la mia lingua: è stato molto rilassante.
Quando ero tornata nelle condizioni originarie ho preso il cellulare e l’ho inserito tutto nella vagina, lasciando fuori un pupazzetto. La situazione era davvero tenera: il Winnie the Pooh attaccato al cellulare sorrideva uscendo dalla mia vagina.
‘Sei contento, vero?’ ho chiesto al pupazzetto sorridente.
Il cellulare non ha avuto problemi ad entrare, la vagina era già stata spaccata dalla banana di prima.
Ho preso l’altro telefono e mi sono chiamata. Non appena il cellulare ha iniziato a vibrare la vagina ha iniziato a bagnarsi. Ad ogni aumento di intensità della vibrazione [il cellulare inizia a vibrare piano per poi aumentare in forza e costanza, come a dire “Rispondi, cazzo!”] le mie gambe tremavano sempre di più, non riuscivo a restare in piedi! Mi sono dovuta mettere in ginocchio per non cadere.
Quando sono riuscita a controllare i tremori ho estratto per poco il cellulare e ho bagnato la carota, per metterla nel culo. Ho fatto sesso anale una sola volta e mi ha fatto parecchio male. Avevo paura, ma volevo provare questa cosa.
Ho reinserito il cellulare e mi sono richiamata. Mi sono sentita una troia da quanto ero bagnata. Dopo qualche tentativo sono riuscita a coordinare le due mani (carota e cellulare) e mi penetravo con un ritmo folle, assurdo. Non ho controllato quanto tempo ci ho messo a venire; quando sentivo che stavo per esplodere ho tolto il cellulare e ho schizzato il pavimento, che ho prontamente leccato. Non mi ero ricordata di togliere la carota, che è rimata un altro minutino tranquilla nel culo mentre leccavo e con le dita ne prendevo dalla vagina.
Ho rimosso tutto e mi sono guardata orgogliosa allo specchio: il riflesso di un’aspirante troietta.
Sono andata in bagno a lavarmi, la mia vagina era un disastro, piena di liquido che non voleva togliersi.

Sono felice di essere riuscita a fare tutto.
Aspetto nuove indicazioni.
Sandra

Padrone
Stamattina ho indossato una mini di jeans che mi arriva poco sopra il ginocchio. Ho messo i collant e poco prima di uscire ho preso il rossetto più grande che ho trovato e me lo sono infilato nella figa. Avevo paura che potesse uscirmi, per questo ho messo i collant
Mentre camminavo per raggiungere l’automobile di mio padre sentivo il rossetto che sfregava sulle pareti interne della mia vagina e mi provocava una strana sollecitazione. Ho fatto finta di niente e mi sono seduta sul sedile posteriore.
Nel momento in cui mi sono seduta ho sentito che lo stick esercitava una pressione diversa e non ho potuto fare a meno di inarcare la schiena involontariamente. Durante tutto il tragitto ho cercato di muovermi il meno possibile per evitare altre reazioni che avrebbero potuto sembrare sospette agli occhi di mio padre.
Giunta a scuola un mio compagno mi fa i complimenti per aver messo la gonna e sorrido: non sa quello che si nasconde sotto la mini.
Le prime tre ore di lezione procedono tranquillamente senza particolari scossoni, ma sento che la mia vagina perennemente eccitata è bagnatissima.
Al suono della campanella dell’intervallo mi precipito in bagno, cerco la prima toilette libera e mi ci chiudo dentro.
Abbasso i collant: i liquidi della mia vagina hanno sporcato le gambe vicino al pube. Uffa.
Estraggo il rossetto e lo lecco, dato che mi hai consigliato di assaggiarlo, e inizio a masturbarmi con le dita, infilandone inizialmente una.
Senza quasi accorgermene, le dita diventano due. Continuo a masturbarmi finchè, alla fine dell’intervallo, non ho raggiunto il numero di tre dita.
Costretta dalla campanella a tornare in classe, infilo il rossetto nel buco del culo e sistemo i collant.
Camminare con lo stick puntato nel mio culetto è stata una sensazione strana, una stimolazione diversa da quella provata direttamente nella vagina.
Quando mi sono seduta non ho notato particolari cambiamenti fisici, non miei perlomeno.
Ho accavallato le gambe e il mio sguardo è (casualmente) caduto sui pantaloni del mio compagno di banco, un ragazzo alto, moro e piuttosto carino. Un rigonfiamento sospetto sorgeva proprio sotto la patta, stava esplodendo.
Ho fatto come se non fosse successo niente, ma la mia figa si è bagnata, riempita completamente. Al cambio dell’ora sono corsa nuovamente in bagno e ho tolto i collant, sporchi ormai dei miei umori. “Da buttare” ho pensato. La zona corrispondente alla mia vagina era ricoperta da uno strato bianco-trasparente che ho prontamente leccato.
Ho estratto lo stick dal culetto, iniziava a darmi fastidio, l’ho pulito e l’ho reinserito nella vagina.
Ero senza calze, ma il rossetto era spinto molto in fondo, non sarebbe uscito.
Mi aspettavano ancora due lunghe ore di lezione, durante le quali ho fatto fatica a resistere alla tentazione di toccarmi. Mi sentivo bagnata e avevo paura che i miei umori potessero sporcare la sedia o le mie gambe, rivelando a tutti il mio segreto.
Tra la quinta e la sesta ora, quando tutti erano fuori dalla classe, mi sono inginocchiata vicino alla mia cartella per toccarmi qualche istante. Il movimento brusco ha mosso lo stick che mi ha creato una nuova ondata di stimolazione.
Suonata la campanella della sesta ora, e finita quindi la mattinata, mi sono diretta tranquillamente in bagno, poiché mio padre non sarebbe arrivato prima delle due e venti.
Mi sono seduta su un water, ho estratto il rossetto e dall’astuccio ho preso un pennarello indelebile di quelli grossi, che ho usato per masturbarmi. Erano le due e dodici minuti quando sono venuta .
Mi sono sciacquata le cosce e la vagina, sporche dei miei umori, ho rimesso il rossetto al suo posto nella figa e sono corsa fuori da scuola.
Mio padre non si è accorto della mancanza delle calze.
Arrivata a casa mi sono liberata della gonna e ho indossato una pratica tuta (che indosso tutt’ora) senza però avere l’intimo. Nella mia vagina il rossetto continuava a creare quella piacevole e strana stimolazione, non forte come quella della banana di ieri, ma costante e piacevole.
Dopo aver mangiato rapidamente ho preso un tubetto di colla e me lo sono inserita nel buchetto del culo, come mi hai chiesto. Anche ora che ti scrivo ho il culetto occupato da quello stesso tubetto, che ho inserito alle tre circa.
Mentre studiavo, un’ora fa’ circa, ho iniziato a toccarmi da sopra i pantaloni, ma la voglia era troppa, così ho estratto il rossetto e ho messo tre dita nella figa. Sono venuta abbondantemente, sporcando la mia sedia. Combattuta tra il pulirla con un fazzoletto e leccarla, ho optato per la seconda opzione, molto più eccitante. Mentre mi abbassavo per leccare la sedia, senza piegare le gambe, ho iniziato a penetrarmi il culo con il tubetto di colla; sono tornata in uno stato di eccitazione.
Allora mi sono seduta al PC e ti ho scritto questo resoconto della giornata fino ad ora.
Più tardi andrò a nuoto.
Prima cercherò di venire un’altra volta (sono a due) e ti farò avere mie notizie sempre tramite mail.

Fammi avere ordini per domani.

Sandra

Padrone
grazie del complimento, anche io mi sento un po’ migliorata: per andare a nuoto ho messo la gonna e non mi sono vergognata.
Il fatto di avere un rossetto nella figa non mi distrae, è un po’ come avere un Tampax, solo più grosso e più eccitante. Non mi distrae mentre studio, infatti dopo che ti ho scritto la mail precedente ho fatto due ore di studio intenso, ogni tanto crea un piacevole diversivo, che serve anche ad aumentare la mia concentrazione. Hai forse trovato il rimedio alla non-voglia di studiare?
Dopo lo studio, sono andata in piscina, dove ho fatto un’ora e mezza di intenso allenamento. Arrivata sotto la doccia mi sono ricordata che mi avevi consigliato di provare a masturbarmi, quindi essendo le docce chiuse, ovvero le altre non ti vedono, ho infilato due dita ancora insaponate e mi sono masturbata sotto il getto di acqua calda. Ero stanca, avevo i muscoli tesi, ma mi hai chiesto di avere almeno tre orgasmi al giorno, quindi mi sono impegnata e ho infilato tre dita, mentre l’altra mano insaponata cercava di entrare nel culetto. Ho avuto un altro flash: la spazzola. Ne avevo una lì in doccia, l’ho presa e me la sono messa nella figa e ho cominciato a penetrarmi con questa. Quando era ben impregnata dei miei liquidi l’ho estratta e l’ho puntata sul culo. Lentamente l’ho fatta scivolare all’interno e ho iniziato a incularmi con la spazzola, mentre tre dita entravano nella figa. Ho fermato il getto d’acqua e mi sono appoggiata al muro mentre continuavo a muovere la spazzola nel culo e le dita nella figa.
Non ho idea di quanto ci sia voluto, ma appena ho sentito le gambe che mi tremavano e il corpo che si muoveva involontariamente sapevo di essere sul punto di un orgasmo. Ho tolto la spazzola dal culo, l’ho pulita rapidamente e me la sono rimessa nella figa, mentre mi mordevo l’altra mano per non gemere.
Quando sono venuta gli schizzi di umore hanno ricoperto tutta la spazzola e le mie gambe già bagnate dai precedenti umori.
Arrivata a casa ho cenato e sono salita in camera mia, dove ho rimesso il rossetto nella figa.
Mi da una sensazione bellissima. Domani andrò a scuola in jeans e con il rossetto inserito nella figa, tanto non da fastidio, e all’intervallo lo sposto nel culo
Grazie.
Sandra

Mio Padrone,
le foto che mi hai mandato ieri mi sono piaciute, credo che ne farò non appena ritroverò la mia macchina fotografica. Questa mattina sono andata a scuola con il rossetto infilato nel culo, visto che mi crea meno problemi di attenzione che averlo nella figa, ma l’ho tenuto per sei ore consecutive.
Indossavo i jeans e le mutande (andare in giro senza e con la gonna ieri mi è sembrato imbarazzante, anche perchè la gonna era forse troppo corta), sopra una camicetta piuttosto scollata.
Arrivata a casa mi sono liberata di tutto, ho pulito il rossetto, mi sono masturbata fino ad arrivare all’orgasmo con la spazzola e poi ho pranzato.
Ho sistemato le cose in cucina e ho preso un wurstel e una bottiglia di birra dal frigorifero. In quel momento avevo una maglia lunga e basta. Mi sono seduta sul divano e ho divaricato le gambe, ho inserito il salsicciotto e l’ho lasciato un po’ fuori e un po’ dentro mentre mi muovevo per la casa per recuperare le mollette da bucato e cercare altri oggetti morbidi da inserire nella vagina. Il wurstel si muoveva leggermente e quando l’ho osservato colava dei miei primi umori.
Ho continuato la mia masturbazione pre-compiti e non credo di aver impiegato molto tempo a venire. Ho leccato il wurstel fradicio dei miei liquidi e l’ho appoggiato accanto a me. Dopo di chè ho iniziato a studiare ininterrottamente dalle tre alle sei. [Non dirmi che trascuro la scuola!] Mentre studiavo sorseggiavo la birra, l’alcool non mi fa tanto effetto, e quando finii sia i compiti sia la bottiglia, ho acceso il computer e ho riletto la mail.
Birra da 33cl, presente.
Sedia, presente.
Mollette da bucato, presenti.
Ho messo la bottiglia al centro della sedia e prima di salirci sopra ho messo due dita nella figa, per farla bagnare.
Quando mi sono sentita pronta mi sono appoggiata con le mani allo schienale della sedia e mi sono calata lentamente sulla bottiglia.
Il collo lungo è entrato senza nessun problema, l’ho tirato un po’ fuori sollevandomi, per poi scendere nuovamente. Ho iniziato a trovare la parte “grossa” della bottiglia e sentivo che se avessi usato le mani avrei migliorato la situazione, ma tu hai scritto di non usarle…
“Ce la fai, Sandra che ce la fai…” mi ripetevo mentalmente.
Ho lasciato uscire un po’ la bottiglia e sono di nuovo scesa, arrivando in un colpo solo a metà “parte cicciosa” della bottiglia.
Ho continuato il mio su-giù per parecchie volte, finchè non è entrata tutta. Mi sono sentita così orgogliosa di aver obbedito ai tuoi ordini.
Ho continuato a impalarmi sulla bottiglia (è giusto dire così) finchè non sono venuta [terzo orgasmo] e ho schizzato sia il bordo della bottiglia sia l’interno, che si è riempito di un pochino di liquido. Come mi hai chiesto di fare, l’ho bevuto. Molto buono.
Per eseguire tutti i tuoi ordini mancava solo la bottiglia nel culo.
Ho preso con un dito i miei umori dalla figa e li ho spalmati fuori e dentro il buchetto, poi ho tenuto la bottiglia con le mani e mi sono calata su di essa.
Faticosamente, sono riuscita a farla entrare fino a due centimetri oltre il collo.
Mentre penetravo il culetto, ho messo le mollette da bucato sui capezzoli e il wurstel di nuovo nella figa. La doppia penetrazione mi è piaciuta tantissimo, e mentre mi masturbavo ho provato a stringere fortissimo la clitoride: all’inizio faceva male, ma poi mi sono abituata al dolore e alla sua dolce intensità.
Risultato della masturbazione: sono venuta. Ecco il quarto orgasmo.
Era ormai ora di andare in piscina, ho sistemato tutto e ho fatto la mia ora e mezza di sano nuoto. Tornata a casa ho cenato, ho ripassato e mi sono messa a scriverti.
Credo che nel mio lettino mi masturberò ancora…
Attendo ordini
Sandra
Se qualche lettrice vuole provare queste sensazioni contatti gladius44@libero.it
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