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Racconti di Dominazione

La mia Vendetta con tuo fratello

By 5 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quello con Dani era stato un anno di alti e bassi; lui era un uomo, un uomo vero. Uno di quelli che lavorano, lavorano sul serio.. lavorano soltanto. All’età di 29 anni, Dani, com’è giusto che sia, faceva il possibile per accaparrarsi tutto quello che poteva in ambito lavorativo, con straordinari su straordinari su straordinari, ma sentendosi per questo quasi autorizzato a spendere praticamente tutto quello che si guadagnava, conservandone per il futuro solo una piccola parte.
Da poco tempo aveva trovato un fantastico e nuovissimo lavoro in una piccola azienda. Assunto per un breve lasso di tempo, avrebbe potuto facilmente conquistarsi, allo scadere di esso, un tanto ambito posto fisso. Quasi più unico che raro di questi tempi, per la nostra generazione ‘fortunata’;
Vi si dedicò con la dedizione di un santo, anima e corpo, e con tutto l’impegno del mondo. Ma le lamentele spettava sorbirmele a me. Io e Dani avevamo sempre parlato di tutto e superato insieme un sacco di situazioni difficoltose e sacrificandoci entrambi in diverse occasioni per la salvezza del nostro rapporto. Quella tragica sera, dopo una settimana di sofferta distanza, feci un’ora di viaggio in metropolitana per recarmi a casa sua. Fu molto insofferente e silenzioso per tutta la serata, sia con me che con i suoi. Ma non ci volli fare caso ‘è stanco’ mi ripetei per l’ennesima volta.
Tanto stanco che era come se non ci fossi, tanto stanco che probabilmente (approfittando dell’assenza di suo fratello maggiore che dormiva in stanza con lui), non avendo neanche voglia di muoversi più di tanto, insistette mentre facevamo l’amore silenziosamente, di voler al culmine di piacere, sborrarmi nella bocca (cosa che odio). Dopo il mio terzo rifiuto irritato, alla sua quarta richiesta, staccai tutto e decisi di dormire. Ferita, delusa e quasi umiliata che lui volesse godere della mia presenza tanto egoisticamente da non voler neanche condividere un po’ di piacere con me ma tenerselo tutto lui. Era offeso il piccolo stronzo. Bene. Mi misi a dormire (per finta). Lui dormì per davvero e rispose alle mie carezze un po’ desolate con un grugnito. Rinunciai definitivamente.
Rimasi sveglia delle ore; a pensare, incazzata, ed a sprecare qualche lacrima. Verso le 4 di notte suo fratello Eric, tornò dalla discoteca di musica latina dove aveva trascorso la serata fra amici ed amiche. Dani non mi aveva mai portata a ballare.. a lui non piaceva, gli riportava alla mente i brutti ricordi dell’adolescenza. Eric accese la lucina sul suo comodino ed io mi girai istintivamente verso di lui, con gli occhi socchiusi ed i capelli sparsi e scarmagliati sul cuscino. Lui sentì che mi muovevo e guardò verso di me. Ci fissammo qualche secondo e poi, arrossendo, interruppi quello sguardo tanto strano da apparirmi quasi incestuoso. Proibito.
Spense la luce e si infilò nel letto dall’altro lato della stanza. Aspettai, cercando disperatamente, di dormire e di non pensare né a Dani né tanto meno a quello sguardo di Eric, che mi aveva rianimata.
Lo sentivo muoversi nel suo letto, insonne quanto me. Eric non lavorava. Molto poeticamente potrebbe essere considerato come una sottospecie di Dandi moderno e tecnologico. Sempre informato su tutto ciò che riguardava le innovazioni, le mode e la tecnologia. Sicuro di sé e silenzioso, con le idee chiare in testa. Uno che sa quello che vuole. Tanto intelligente da diventare pigro per tutto ciò ne non era nel suo interesse ma tanto determinato nell’ottenere ciò che voleva o nello scoprire ciò che gli interessava. Mi mossi anche io, per comunicargli che ero sveglia. ‘Che povera cretina’ pensai, completamente assorta nelle mie fantasie. Pochi minuti dopo un’ombra silenziosa, mossa appena da un fruscio si avvicinò alla mia faccia. Ed un bacio umido e caldissimo mi si stampò sulla guancia. Era eccitato quanto me. E nonostante il mio stupore, credendomi in un sogno, scavalcai senza tante cerimonie il mio amore, atterrando fra le braccia di un’altra anima calda, che odorava di fumo di sigaretta. Non l’avevo mai ammesso con nessuno, neppure con me stessa ma adoro il fumo di sigaretta sulla pelle e sulle labbra di un uomo. Mi strinse con forza e, poco prima di sbattermi sul letto mi baciò delicatamente. Sapeva anche un poco di alcol e di non so che altro. Ma io ero accecata. Troppo accecata dall’eccitazione di quel momento proibito e dalla rabbia frustrata causata dal comportamento bastardo del mio Dani. Non mi diede neanche il tempo di mettermi comoda, lasciandomi di traverso sul materasso, con le gambe che penzolavano fuori dal letto si adagiò sopra di me per qualche istante, facendo aderire interamente il suo corpo al mio. Poi con una mossa sicura mi abbassò i pantaloncini di Dani, con cui dormivo, e mi infilò una mano in mezzo alle gambe, senza tante cerimonie e mi accarezzò la patata con mosse sapienti già sperimentate chissà quante volte. Come se questo non mi avesse già fatta bagnare a sufficienza, cominciò a fiatarmi all’orecchio il mio nome, mentre con l’altra mano cercava di slacciarsi con foga i jeans. Quando riuscì a liberarsi dei pantaloni mi baciò di nuovo..e sul collo…sulle spalle, a lungo sul seno e poi sulla pancia, sulle cosce e… e poi esitò. Impazzita gli afferrai il cazzo, notevole nella forma quanto nelle dimensioni, e lo tirai verso di me. Lui capì ed eccitatissimo pure lui mi assecondò, portando il suo bacino all’altezza delle mie labbra affamate. Non lo baciai, né coccolai, né vezzeggiai come ero solita fare con il mio solito cazzo ma me lo infilai in gola per intero. Eric mi scopò la bocca, veloce ma leggero e dopo poco mi venne abbondantemente direttamente nella gola. Neanche lo sentì il sapore acido, la consistenza liquido-gelatinosa che scaturì abbondante dal suo pisello. Quasi mi piacque. La sentì appena, sostanza calda che mi scivolava prima schizzando e poi lentamente nella gola. Soddisfatto Eric mi premiò e con la stessa decisione e velocità scese a leccarmi il clitoride lentamente e poi passò al buco del piacere, trapanandomelo ripetutamente con la lingua, succhiandomi sui bordi ed affondandomi il viso fra le cosce. Venni anche io quasi subito (a Dani non piaceva farmi godere in quella maniera, era troppo infastidito o dai miei peletti radi o dal mio sapore). Il sangue di Eric nel frattempo si era già scaldato di nuovo e senza tante cerimonie si accovacciò sul letto, mi girò di peso, mentre ero ancora in preda ai brividi dell’estasi, quasi di violenza, e mi prese a 90. Senza pietà, senza stanchezza, con tutta la forza e tutta la passione che il dolce far niente ti permette quando indirizzi le energie risparmiate verso qualcosa che finalmente ti interessa davvero. Razionalmente credo di sbagliarmi ma ricordo di essere venuta altre due volte di seguito mentre lui, paonazzo per lo sforzo di trattenersi, mi attraversava. Dopo che fu venuto anche lui, in abbondanza sul mio bel sedere candido, che risplendette sotto la sua sborra come l’erba sotto la rugiada, crollammo addormentati; io stesa sulla pancia e lui ancora sopra di me, ansimante, che continuava ancora a ripetere il mio ‘Anna’…
La mattina quando Dani si svegliò non ero nel suo letto, ma neanche in quello di Eric. Dopo essermi pulita il sedere dalla sborra del fratello sui pantaloncini del mio amore, mi ero lavata e, più incazzata e confusa di prima, mi ero diretta a piedi verso la stazione, dove avevo preso il primo treno per tornare a casa mia. La mia sete di vendetta era esaurita, inconsapevolmente Dani era stato punito (la mia eccitazione era dipesa soprattutto dal quello), L’umiliazione c’era ancora e la malinconia, e la mia tristezza si erano addirittura accentuate. Mi buttai sul mio letto ed accesi il computer, sperando di trovare, almeno nello sfogo, nella scrittura e nel dolor condiviso, un po’ di sollievo.
(tratto da una storia Vera)

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