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Racconti di Dominazione

La mia vera indole

By 21 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Come, inaspettatamente, mi ritrovai Mistress

Racconto scritto per un’amica… è un po’ lungo forse, ma dentro c’è un po’ di tutto: dominazione, pissing, fisting, object, trio… MFF

Lo conobbi attraverso un sito di storie erotiche. I suoi scritti mi davano i brividi e, più di una volta, nella mia stanza, davanti al computer, fantasticavo toccandomi e dandomi piacere. Ero così colpita che decisi di scrivergli. In fondo, cosa poteva succedermi mandando una mail del tutto anonima? E invece le cose andarono ben oltre, fino al punto che, mail dopo mail, parola dopo parola, decisi di incontrarlo.

Io vivo a Napoli e, per evitare di esser vista da persone che conosco, decisi per un incontro a Roma, la sua città. Ricordo che, mentre compravo il biglietto, mi davo della pazza perché stavo andando ad incontrare un perfetto sconosciuto. Sapevo pochissimo di lui, a stento il suo nome di battesimo: Mario. Chissà poi se questo era il suo vero nome! Sapevo poi che aveva 40 anni, quindi molto più grande di me che ne ho 25. Era la prima volta che avevo un incontro con una persona matura ed ero sufficientemente intimorita.

Ciò che però mi spingeva ad andare da lui era la fantasia delle sue storie, che riusciva a toccare tutte le mie corde e a farmi bagnare fica. Decisi di andare all’appuntamento con un abbigliamento molto provocante. Sono alta e slanciata, e posso permettermi di vestire qualsiasi cosa senza problemi. Indossai un tubino bianco aderente, abito classico che adoro, al quale abbinai delle scarpe decolté con tacco 12. Ero davvero uno schianto e questo mi dava un po’ di sicurezza in più. Sotto il vestito indossai una guepiere bianca ed un perizoma. Volevo farlo morire di colpo.

Ebbi la riprova di essere provocante proprio sul treno, perché tutti gli uomini del vagone non staccavano gli occhi dalle mie gambe; in particolar modo, il mio dirimpettaio, un ometto di mezza età, scrutava le mie gambe a bocca aperta. Tutti quegli sguardi mi eccitavano e, volutamente, decisi di andare oltre spostando il bacino in avanti, facendo salire il tubino e scoprendo l’elastico delle autoreggenti; l’ometto guardone rischiò l’infarto e corse in bagno (probabilmente a sfogarsi un po’ da solo). Ero bagnata anch’io ma ormai ero arrivata a Roma, e non c’era tempo di andare in toilette a sfogarmi un po’ col manico della spazzola che tenevo nella borsetta.

Scesi finalmente dal treno. Per fare in modo che lui mi riconoscesse, gli avevo descritto come mi sarei vestita e, ovviamente, l’orario di arrivo del treno. Mentre cercavo con gli occhi tra la folla, mi sentii cingere i fianchi da due mani grandi e forti. Una bocca si avvicinò al mio orecchio e, con voce roca, qualcuno mi sussurrò: “Benvenuta, Alice!”.

Nemmeno mi girai, sapevo che è lui. Ero come cieca’ cercavo di usare tutti i sensi a mia disposizione meno la vista. Il suo profumo mi inebriava e inspirai forte. Toccai le sue mani sui miei fianchi e trovai grandi mani da uomo. La sua voce roca mi mandava in estasi. Mi girai ad occhi chiusi e trovai la sua bocca. Aprii la mia, concedendo pieno accesso alla sua lingua che mi penetrò con autorità. Solo allora aprii gli occhi e quello che vidi mi piacque molto. Un uomo alto e forte, brizzolato, elegantissimo mi accoglieva con un sorriso che mi tranquillizzava. Ero in estasi. La mia fica bruciava e chiedeva attenzione; se, in quel momento, avessi passato una sola volta un dito sul perizoma, proprio nel punto in cui si era inumidito, sarei venuta urlando.

Lui, stringendomi, mi disse: ‘Ti aspettavo. Lasciati guidare senza fare domande’ ti porto io!’. Ero inebetita. Senza dire una sola parola, gli diedi la mia mano e lo seguii servilmente.

Arrivammo alla sua macchina e salimmo: poggiavo le mie cosce sulla pelle del sedile e la sensazione era incredibile. Lui si accorse del mio stato e non mise in moto. Mi disse: ‘Leggo la tua eccitazione, Alice, e la capisco perché è anche la mia. Voglio vederti mentre ti dai piacere, adesso, come fai nella tua stanza mentre leggi le mie storie’.

Ero impazzita. Senza dire una sola parola, portai le mani ai fianchi e tirai su il vestito, quel tanto che basta per avere accesso alla fica. Intervenne di nuovo lui e disse: ‘Prima di toccarti, bagna le tue dita nella mia bocca!’.

Portai la mia destra alla sua bocca e, timidamente, misi due dita dentro. Sentivo la sua lingua sotto le mie dita. Dentro di me stavo morendo. Lui mi stava succhiando. Ci presi gusto. Infilai anche l’anulare, poi il mignolo e lo stavo letteralmente ‘penetrando’. Avevo la mano bagnata, la sfilai. Volevo sentire il sapore di quell’uomo. Infilai la mano bagnata della sua saliva nella mia bocca e leccai a mia volta.

Poi, finalmente, mi disse: ‘Ora puoi toccarti’ voglio vedere come lo fai e come ti dai piacere’. Portai la mano al mio inguine’ sfiorai appena il perizoma ed emisi il mio primo gemito: ‘Ahhhhh!!!’. Quell’uomo, quello sconosciuto, mi stava guidando, come un maestro fa con la sua allieva; lui era il mio maestro del piacere.

‘Scosta il perizoma’ ‘ disse ‘ ‘voglio vedere il tuo sesso!’.
Ed io eseguii! Con la mia mano sinistra scostai il perizoma ormai intriso di umori. Con la mano destra cominciai a sfiorare la mia fica. Il mio dito indice ed il mio anulare tenevano aperte le grandi labbra, mentre l’indice torturava il clitoride. Mille brividi mi stavano scuotendo e sentivo che l’orgasmo stava per esplodere. Vedevo la sua faccia: lui spettatore e regista di ogni mio movimento, lui guida e percorso del mio piacere.

Disse ancora: ‘Adesso voglio che infili la tua mano nella fica!’. Non l’avevo mai fatto e mi vergognavo non poco. Ma di quell’uomo mi fidavo e feci come lui mi indicava. Infilai prima indice e medio. Poi aggiunsi l’anulare e il mignolo. Infine aggiunsi il pollice, misi la mano a forma di cuneo e cominciai a premere. Riuscii ad entrare sempre più a fondo fino a quando non fui dentro fino al polso. Sentivo mille sensazioni sul mio collo, sulla mia schiena e sentivo beatamente invasa dal mio stesso pugno. Stantuffai a fondo, ansimando forte fino a quando gridai perché il mio piacere era esploso: ‘Ahhhhhhhh!. Sto godendo. Sto bagnandomi come una fontana. Che mi fai fare. Tu sei pazzooooooo. Ahhhhhh!’

Quando riaprii gli occhi, lui mi guardava con un sorriso furbetto. Gli occhi gli brillavano. La macchina odorava di sesso. Mi disse: ‘Alice, sei meravigliosa ed io sono felice di averti incontrata! Ora ci muoviamo e andiamo a casa mia.’. Così facendo avvicinò le labbra alle mie e mi diede un tenero bacio. Muta, poggiai la testa sulla sua spalla e la macchina si avviò verso la destinazione definitiva.

Durante il viaggio verso casa sua mi sentivo frastornata. Avevo rimesso a posto il vestito ed il perizoma ma tra le gambe ero bagnatissima per quello che avevo fatto poco prima. Mi gustavo Roma, felice di essere in quella città, e felice di vivere quella strana giornata di follia. Quell’uomo aveva su di me un potere incredibile e riusciva a farmi fare cose delle quali mi sarei vergognata solo a parlarne. La mano nella fica’ incredibile! Non ci avrei nemmeno pensato eppure sono riuscita a fottermi da sola con la mano dentro fino al polso. Quella sensazione di ‘pienezza’, quella sensazione di invasione totale della mia giovane fichetta mi rendeva selvaggia.

Presa nei miei pensieri non mi resi nemmeno conto di essere arrivata difronte ad un cancello automatico che stava aprendosi. Stavamo entrando nel cortile di casa sua. Scendemmo dalla macchina e ci avviammo verso l’ingresso quando lui mi disse: ‘Facciamo un gioco’ ti va?’.

Risposi quasi meccanicamente di si, non sapendo minimamente che tipo di gioco mi aspettasse. Poi, timidamente chiesi: ‘Di cosa si tratta?’.
‘Voglio bendarti, magari legarti i polsi e le caviglie!’, rispose con fermezza lui.

Ero spaventata, ma prima che potessi rispondere aveva chiamato la cameriera. Si presentò una ragazza mulatta indubbiamente molto bella, della quale, francamente, per un attimo, fui addirittura gelosa. Lui dava del lei alla cameriera, non chiedendo, piuttosto dando ordini perentori. Disse: ‘Miriam, sto andando nella mia stanza da letto. Mi raggiunga lì. Ho bisogno del suo aiuto!’. Divenni rossa immediatamente perché quell’uomo aveva praticamente dichiarato pubblicamente che stavamo andando a scopare.

La ragazza annuì, voltò le spalle e andò via. Ebbi il tempo di ammirare le sue forme. Il suo sedere era incredibilmente sensuale, il suo stretto punto vita era eccitante, e le sue gambe sembravano di marmo. Indossava una cortissima divisa nera e delle calze di seta velate. La sua pelle ambrata era liscia e sensuale. I suoi capelli fluenti erano neri come la notte. Se fossi un uomo, perderei la testa per una così.

Entrammo nella sua stanza. Immediatamente ci raggiunse la cameriera con una cesta con dei foulard di seta e delle corde. Vidi il cesto e tremai; mi sentivo come la volpe circondata dalla muta di cani durante una battuta di caccia. Io ero la vittima. Non dicevo una parola’ avrei protestato per come le cose stavano accadendo ma non ne ebbi il coraggio. Fortunatamente l’imbarazzo diminuì quando lui congedò Miriam che discretamente chiuse la porta alle sue spalle. Nella stanza c’era un grande letto, molto più grande di un letto matrimoniale, sormontato da un grande baldacchino tenuto su da quattro colonne di legno. La stanza era luminosa. Oltre a letto notai il tavolo sul quale era pronto un secchiello di ghiaccio ed una bottiglia di champagne.

Lui prese un foulard e mi disse: ‘Ora vorrei che stessi tranquilla e che ti abbandonassi. In ogni momento potrai interrompere il gioco: se lo vorrai, smetterò istantaneamente di giocare con te e concluderemo questa giornata con un calice di champagne ghiacciato.’. Quelle parole avrebbero dovuto tranquillizzarmi e, invece, ero ancora più intimorita. Di quale gioco stava parlando? Quali rischi avrei corso? In cosa mi stavo infilando? Eppure, nonostante i mille dubbi le la paura, ancora una volta, senza dire una parola, annuii, e lo lasciai fare.

Con il foulard in mano andò alle mie spalle, mi baciò il collo e mi bendò. Effettivamente non vedevo nulla perché il foulard era piegato più volte su se stesso. Poi mi ordinò di alzare le braccia ed io eseguii. Con quel movimento, il già corto vestito salì su di parecchi centimetri. Non riuscivo a vedere ma sentivo il bordo del vestito ormai a contatto col mio perizoma. Poi sentii che lui mi stava bloccando i polsi con una corda. Mi sentii tirare verso l’alto: mi stava praticamente legando ad una delle colonne del letto. Avevo le braccia in alto, la fica quasi scoperta, gli occhi bendati ed ero nelle sue mani. Adesso ero davvero impaurita’ eppure, nonostante il terrore, la mia fica grondava umori.

Sentii un campanellino suonare’. Forse qualcuno all’ingresso! ‘Poco importa’ ‘ mi dissi. Ancora nulla stava succedendo. Cercavo di usare tutti i miei sensi per capire cosa accadeva intorno a me. La stanza era calda, sentivo il mio sudore bagnarmi dappertutto. Fra le gambe avevo l’impressione di gocciolare: ero sicura che il mio perizoma era ormai zuppo di me.

Mario stava armeggiando: mi sentii divaricare le gambe e sentii che stava legando anche le mie caviglie al letto, in modo che non potessi più serrare le gambe. Poi sentii una bocca sul polpaccio: era di fuoco! Nel punto di contatto fra la bocca e la pelle percepivo mille formicolii. Le labbra di Mario erano delicate, leggere. Continuò a baciarmi scendendo dal polpaccio alle caviglie. Mentre mi baciava poggiava la sua guancia ed il suo mento sulla mia pelle ed io potevo sentire il suo viso delicato. Era un contatto sensualissimo. Le paure, piano, stavano lasciando il posto ad una crescente eccitazione. Se avessi avuto le mani libere mi sarei sgrillettata fino ad urlare, mi sarei infilata dentro qualsiasi cosa pur di godere in quell’istante.

Mario stava leccandomi i piedi, e le mie scarpe. Era particolarmente attratto dai miei tacchi. Non riuscivo a spiegarmi questo suo essere contemporaneamente padrone autoritario, e servo adorante. Poi cominciò a salire verso le cosce, baciando e carezzando. Le sue mani erano delicatamente poggiate ai miei glutei, la sua bocca ormai baciava la mia fica da sopra il perizoma.

Era bravissimo. Sapeva bene come far impazzire una donna. Sapeva dove toccare, dove baciare e come farlo. Poi, con la lingua, cominciò a scostare quei pochi centimetri di stoffa per avere accesso alla mia fica. Ci riuscì’ si stava intrufolando tra le grandi labbra della mia vagina e, finalmente, la sua lingua toccò il mio clitoride. In quel momento impazzii veramente. Venni in modo improvviso, e persi il controllo. Fu un vero orgasmo multiplo. Lui, imperterrito, continuava a leccarmi, dandomi quasi dolore.

Poi sentii strapparmi il perizoma; ora ero a fica nuda, in piedi, bendata, a braccia in alto e a gambe divaricate, davanti al mio Mario. Le sue mani mi tenevano aperte la fica e la sua lingua stava torturando il mio clitoride.

Poi sentii Mario muoversi: non vedevo ma potevo immaginare che fosse inginocchiato di fronte a me mentre mi leccava. Poi dovette assumere una posizione diversa, probabilmente seduto tra le mie gambe in modo da avere accesso non frontale ma’ dal basso. La sua lingua continuava il suo lavoro di ispezione. Ad un certo punto Mario cambiò il suo punto di attenzione: dapprima concentrato sul clitoride, prese a leccarmi il buco del culo. Con le mani teneva aperti i glutei, in modo da esporre il mio culo, e con la lingua prese a penetrarmi quasi fosse un piccolo cazzo. Ero di nuovo in estasi ed ero sul punto di venire di nuovo. Il mio orgasmo scoppio quando Mario mi baciò la bocca’. ‘Ahhhhhhhhh’ ‘ urlai. Ero venuta ancora, e questa volta ancora più intensamente di prima.

Quando mi ripresi dall’orgasmo sconquassante feci mente locale e mi accorsi che qualcosa non tornava. Quante bocche! Quante mani! Una lingua stava frugandomi il buco del culo mentre l’altra mi entrava nella bocca. Chi c’era in quella stanza insieme a Mario?

‘Chi c’è qui? Toglietemi immediatamente la benda! Cosa sta succedendo?’ ‘ riuscii a gridare.

Mario mi tolse la benda ed ebbi tutto immediatamente chiaro. La delicatezza innaturale delle mani, il tocco troppo leggero delle labbra, la pelle eccessivamente levigata, la sapiente attivazione di tutti i centri del piacere di una donna. Tra le mie gambe, accovacciata, c’era Miriam, sporca dei miei succhi e della sua saliva, che mi guardava intimorita senza sapere cosa fare.

Mario invece aveva un sadico sorriso stampato sul volto, la patta dei pantaloni sbottonata, e il suo grosso cazzo eretto nella mano. Il porco stava godendosi lo spettacolo della sua ‘serva’ che stava lappando la mia fica e il mio culo. ‘Vuoi che io le ordini di smettere, Alice?’ ‘ mi chiese con aria strafottente.

‘N – Non mi piacciono queste sorprese” risposi in modo goffo e incerto.
Forse esitai troppo nel rispondere o forse fui poco convincente. Fatto sta che Mario comunicò con lo sguardo a Miriam di proseguire la sua opera. Miriam cominciò a penetrarmi la figa con le dita e io chiusi di nuovo gli occhi per il piacere che quella intrusione stava dandomi.

‘S-Scioglimi’ ti prego, ahhhhhhh” le corde, ahh”. mi fanno malissimo”.’.

Con tutta calma Mario slegò le mie caviglie lasciandomi legati soltanto i polsi. Intanto Miriam stava infilando tutte le sue dita dentro di me ed era dentro quasi fino al polso. Aprii ancor più le gambe per permetterle di entrare meglio. Mi sentivo spaccare in due ma il piacere era comunque immenso. Mi leccavo le labbra e dicevo le cose più sconce che mi venivano in mente:

‘Fottimi, lurida cagna, ti piace infilare il tuo pugno dentro di me? Ahhhhh’.. Chiudi le tue dita e stantuffami velocemente’.. Sto per goderti sulla mano”. Ahhhhhhh”.’

Mario allora slegò anche i miei polsi e, finalmente ero libera! Portai le mani alla mia figa e la tenni aperta per consentire alla mano di Miriam di sprofondare ancora più a fondo. Miriam muoveva velocemente il suo braccio ed io venni urlando. ‘Ahhhhhh”’..’ ‘ gridai a squarciagola.

A causa del godimento intenso che stavo provando non riuscii più a controllare la mia vescica e lasciai andare un copioso fiotto di calda urina che bagnò gli occhi, la bocca e la divisa della povera Miriam. Stavo diventando sempre più audace e cominciai a comandare anche io, supportata dagli sguardi compiaciuti di Mario che lentamente continuava a masturbarsi.

Dissi: ‘Ti piace quando ti piscio addosso, vero puttanella? Voglio proprio farti vedere come si tratta una serva come te. Devi ancora essere educata, puttana! Stenditi a terra e aspetta gli ordini della tua padrona.’.

Dovevo essere diventata matta’ dalla mia bocca uscivano frasi che non avevo mai pronunciato prima. Tutto quello che stavo facendo, in realtà, non l’avevo mai vissuto. In quel giorno stavano crollando tutti i miei tabù.

Miriam si distese supina, ancora indossando la sua divisa, in attesa di ordini. Mario intanto si avvicinò e mi aiutò a liberarmi del mio vestito ormai diventato intriso di sudore, di umori e della mia stessa urina. Rimasi con la sola guepiere. Abbassai le coppe del bustino lasciando liberi i miei seni; i capezzoli eretti chiedevano attenzione. Mario se ne accorse e prese in bocca i miei seni, succhiandomi con forza. Mi posizionai in piedi, sopra Miriam. Poi mi acquattai in modo che la mia fica grondante fosse in corrispondenza della sua bocca.

‘Apri la bocca troia, voglio pisciarci dentro!’ ‘ ordinai perentoriamente alla ragazza, ormai succube dei miei comandi. Lei eseguì senza fiatare, aprì la bocca, e fu pronta a ricevermi non appena lasciai andare il primo potente getto di urina. A quel getto ne seguì un altro, un po’ più lungo; poi, finalmente, riuscii pisciare normalmente, come si fa comodamente sedute sul water La mia urina inondava la bocca della povera ragazza e schizzava dappertutto. Parte dell’urina bagnava il tappeto persiano sul quale la ragazza era distesa. ‘Troia’ ‘ dissi ‘ ‘stai bagnando tutto! Devi bere senza sprecare una sola goccia.’ .

Miriam ingoiò per quanto fisicamente le era possibile. Io ero in estasi. Mi stavo scoprendo padrona e schiavizzare quella ragazza mi stava dando emozioni incredibili. Mario intanto si liberò dei pantaloni e dei suoi boxer e avvicinò il suo cazzo, ormai di marmo, alla mia bocca: anche lui voleva la sua parte di godimento. Accolsi Mario in bocca, tenendo il suo cazzo con una mano, mentre con l’altra tenevo Miriam per i capelli, schiacciando il suo viso sulla mia fica, quasi soffocandola. Miriam infilava la sua lingua sempre più profondamente mentre Mario mi stava fottendo in bocca con il suo grosso cazzo. In realtà era Mario a pilotare il pompino perché teneva la sua mano sulla mia testa e spingeva davvero molto forte.

‘Sto per godere, Alice!’ ‘ disse Mario ormai all’apice del piacere ‘ ‘Voglio venirti in faccia!’. Estrasse fuori il suo membro e venne sul suo viso inondandomi di sperma. Contemporaneamente, schiacciai ancor più la fica sulla faccia di Miriam e venni per l’ennesima volta.

In quella posizione acquattata non potevo resistere molto; non appena raggiunto l’orgasmo mi crollarono le gambe e, praticamente, mi sedetti sulla faccia della povera Miriam che stava quasi soffocando. Il mio viso era completamente glassato dallo sperma di Mario e avevo l’animo sconvolto per tutto quello che stavo vivendo: non avevo mai avuto un rapporto a tre, non ero mai stata con una donna né sospettavo di avere tendenze lesbo e, più di tutto, non pensavo di eccitarmi in un ruolo da Mistress, da dominatrice.

Decisi di continuare’ nonostante i miei numerosi orgasmi avevo ancora voglia di godere e volevo farlo gettandomi appieno nelle perversioni di quel giorno. Mi alzai in piedi con fare autoritario, poi mi sedetti sul bordo del letto; guardai Mario che, sorridente, mi lasciava fare e dissi con tono dispotico: ‘Troietta, vieni a pulire la mia faccia con la tua lingua, ma prima spogliati perché voglio torturarti il seno e la fica.’

Miriam, silenziosa e a sguardo basso, sporca del mio piscio e dei miei umori, gettò a terra la divisa e la sua biancheria intima, rimanendo completamente nuda di fronte a me e a Mario, in attesa di comandi. Sembrava quasi un soldato sull’attenti dinanzi al proprio generale’ era bellissima. La mia neo schiava era una meraviglia di ragazza che avrebbe fatto risuscitare il cazzo di un morto. ‘Vieni cagna, vieni a lappare il viso della tua padrona!’ ‘ dissi io fissandola. Lei si avvicinò e cominciò a leccare lo sperma che Mario aveva depositato sul mio viso; mentre faceva questo mi carezzava delicatamente il seno e i capezzoli. Nuovamente la mia fica pulsava dal desiderio. Le infilai due dita nella fregna scivolosa dei suoi umori e spinsi così profondamente da farla sussultare.

Dissi quindi a Mario: ‘Mhhhh, la tua serva sembra gradire i nostri trattamenti. Ma è insaziabile’ continua a bagnarsi. Non hai qualcosa di molto grosso? Voglio farle passare le voglie per un po’. Dammi qualcosa per fottere a dovere questa troietta!’ ‘ chiesi io al mio Maestro.

Mario aprì un’anta dell’armadio mostrando la sua collezione di falli finti; ve ne erano di tutte le dimensioni e forme ma, quello che mi colpì di più, fu sicuramente un grosso dildo bifronte. Fu un’illuminazione: volevo fottermi quella ragazza come avrebbe fatto un uomo. Presi quel grosso serpente e infilai una delle due teste nella mia fica spingendo a fondo. Il grosso cazzo mi dava sensazioni incredibili. Ora dalla mia fica spuntava un membro gigantesco: mi sentivo un uomo e questo mi dava ancor più voglia di dominare.

Mario mi disse: ‘Sei bellissima. Sembri un trans, di quelli femminili, meravigliosi.’. Mi venne vicino, mi baciò forzando la mia bocca con la sua lingua, prese in mano il mio cazzo (finto) e cominciò a menarmelo come se stesse facendomi una sega. Poi si mise in ginocchio ai miei piedi e prese in bocca la grossa cappella del fallo finto simulando un pompino. Ci sputò sopra lubrificandolo a dovere. Vedere Mario farmi un pompino mi eccitava talmente tanto che la testa prese a girarmi forte’ Mi sentivo come ubriaca.

Poi mi disse: ‘Ora fottiti questa cagna bastarda, fottila fino a farle male!’. Presi per un braccio Miriam e la sbattei sul letto, le ordinai di aprire le gambe, posizionai la seconda testa del fallo sulla sua fica e spinsi con violenza. La ragazza cominciò ad ansimare forte ed io spingevo sempre più profondamente, come farebbe un uomo quando prende una donna con foga, senza alcuna dolcezza. ‘Lurida troia, ti piace il cazzo della tua padrona? Ti piace quando ti sbatto in questo modo? Senti come scivola questo cazzo” sei bagnata come una fontana.’ ‘ dissi continuando a spingere. Chiaramente, ogni colpo che io le davo, procurava a me stessa grandi brividi visto che l’altra parte del dildo era sprofondata nella mia fica. Stavo fottendomi una donna’ ed essere parte attiva mi esaltava. Mentre io ero in piedi, al lato del letto, intenta a fottermi la mia nuova serva, il mio Maestro si posizionò alle mie spalle; mi spinse in avanti procurandomi di cadere su Miriam; il mio seno era completamente schiacciato sul seno di Miriam e la mia bocca era sulla sua. ‘Apri la bocca!’ ‘ ordinai di nuovo alla ragazza. Non appena lei schiuse le labbra io feci una cosa assolutamente perversa: raccolsi tutta la saliva che avevo in bocca e sputai nella sua.

‘Mhhhhhhhhhh, ahhhhhhhhhhh!!!’ ‘ urlavo di piacere Miriam mentre a me stava per giungere un altro devastante orgasmo. In quel momento Mario posizionò il suo cazzo all’ingresso del mio culo e cominciò a penetrarmi. Lo fece senza lubrificarmi e dava grandi colpi di reni. La cappella non entrava lentamente, poco per volta; il suo cazzo si faceva strada nelle mie budella spaccando senza pietà il mio povero deretano. Il dolore era tanto visto che il mio Maestro è davvero ben dotato, non tanto in termini di lunghezza ma, piuttosto, di larghezza. Ad ogni sua spinta nel mio culo, corrispondeva una spinta sul fallo a doppia testa infilato nella mia fregna e in quella di Miriam. Stavo vivendo una accoppiata selvaggia.

Il mio orgasmo esplose improvviso nell’attimo in cui il mio Maestro mi comunicava che stava venendomi nell’intestino riempiendomi di sperma.Urlai forte, tirando i capelli della povera Miriam; dai suoi occhi chiusi, dai movimenti del suo corpo, dal suo mugugnare capii che era venuta anche lei.

Crollai sul letto ormai esausta, accanto al corpo della schiava. Mario invece si sedette sulla vicina poltrona. Guardavo il soffitto, persa tra i pensieri su quello che si era appena concluso, sulle scoperte che avevo fatto, su quanto avevo vissuto, sui brividi che avevo provato.

Stavo cercando di capire come tutto sarebbe proseguito da quel momento in poi fino a quando Mario interruppe i miei pensieri rivolgendosi alla serva: ‘Miriam, da questo momento in poi la Signorina Alice è da considerarsi ospite di assoluto riguardo. Ogni volta che verrà in visita da noi la prego di trattarla con il massimo degli onori. Non voglio lamentele di nessun tipo; non vorrei doverla punire per un disservizio!’.

Mario
yellowfantasy@gmail.com

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