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La mia vita da Bull

By 5 Febbraio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

E infine sono diventato un bull, non l’avrei mai detto, non ho mai avuto l’atteggiamento da bull, sono (o meglio ero) un ragazzo abbastanza discreto, sul timido andante, calmo e ragionato. Un bull me lo ero sempre immaginato come il classico maschio alpha del gruppo, il tamarro tutto muscoli, abbronzatura e merda nel cervello. Ma mi sbagliavo, gli atteggiamenti che mostriamo in pubblico non sono altro che una maschera che indossiamo, una recita. Nel letto cambia tutto, la vera natura di una persona viene rivelata. E così si scopre che il più macho &egrave quello con più complessato e sottomesso mentre il più tranquillo della compagnia &egrave il vero pervertito, maiale e voglioso.
Capitolo 1: Le origini
Tutto cominciò ai tempi del liceo. Come detto ero un ragazzo tranquillo, non uno sfigato ma nemmeno uno che appariva in maniera particolare. Ero un ragazzo carino (per quanto la tarda adolescenza spesso non &egrave magnanima), ero alto e slanciato anche se decisamente magro. Quello che colpiva di me erano gli occhi, di un blu scuro profondo. Come spesso capita nel primo anno del liceo iniziai a venir preso di mira da un gruppetto di bulli del ultimo anno. Mi sfottevano per la mia statura e la mia magrezza, per fortuna raramente arrivavano alle vie di fatto. Il gruppetto era composto da un numero variabile di ragazzi e due capetti, Piero e Claudio. Piero era evidentemente il boss, di origini sicule, alto quanto me, capelli neri corvini, occhi scuri e fisico già ben sviluppato. Claudio era invece il secondo in comando, decisamente grasso, butterato dall’acne e arrivava a stento al metro e settanta. Piero faceva coppia con una delle più fighe della scuola, Chiara. Lei era un vero splendore, anche lei del sud (non ricordo bene dove), pelle sempre abbronzata, capelli biondo cenere, occhi verdi, seno prorompente e fisico atletico. La classica ragazza che da adulto incontri per strada d’estate con dei mini short jeans e un toppino striminzito e dopo che ti &egrave cascato l’occhio sul culo/seno ti senti in colpa pensando che a stento arriva ai 17 anni. L’antefatto che mi portò alla mia prima esperienza da bull fu un sabato pomeriggio dei primi di giugno, ero con un po’ di amichetti alla piscina comunale a godermi il bel tempo e c’erano molti ragazzi del liceo tra cui anche i bulletti. Me ne stavo a parlare con i miei amici in piedi sul bordo, indossavo dei bermuda colorati. La piscina era gremita, tra i ragazzi che si spruzzavano e urlavano riuscii a vedere anche Chiara, indossava un bikini molto sexy che non lasciava molto all’immaginazione (benedetta insicurezza adolescenziale). Mentre parlavo e guardavo di sottecchi quelle due tettone Piero mi si avvicinò di soppiatto e prima che io me ne accorgessi o i miei amici mi potessero dire qualcosa mi tirò verso il basso i bermuda. La situazione era la seguente, io con i bermuda alle ginocchia con tutta la mercanzia in bella mostra davanti a praticamente tutta la scuola che si stava sbellicando. Ora &egrave giusto fare un veloce excursus sul mio pene. Non &egrave enorme come spesso si legge nei racconti erotici ma &egrave decisamente più lungo e più largo della media. Inoltre ha una caratteristica piuttosto rara, &egrave sempre grosso. Come mi spiegò anni dopo un urologa con cui andavo a letto, esistono due tipi di peni, quelli che sono piccoli e durante l’erezione aumentano notevolmente di volume (95% dei casi) e quelli ben più rari che sono sempre di grandi dimensioni e quando vanno in erezione si ingrossano un poco e cambiano semplicemente di posizione. Io faccio parte del fortunato 5% che ha questo genere di pene. Ripeto, non da Rocco (che tra l’altro penso abbia anche lui un pene di questo genere) ma anche moscio fa la sua porca figura. Io ero ancora giovane, non &egrave che avevo avuto modo di far molti confronti, mi imbarazzava guardare il pene degli altri quando facevamo ginnastica e avevo paura di passare per gay a guardare bene. Per tornare alla storia, ora, ripensandoci, vidi più di una ragazza restare a bocca aperta. Eravamo al liceo, molte ragazze non ne avevano mai visto uno da vicino (internet l’avevano in pochi) se non su qualche illustrazione e quelle più grandi spesso avevano avuto solo esperienze coi cazzi adolescenziali magari non ancora sviluppati del tutto. Io diventai rosso, cercai goffamente di tirarmi su i bermuda ma Piero, ovviamente da vero bullo, mi diede uno spintone e finii in acqua mezzo nudo. Riuscii protetto dall’acqua finalmente a ricoprirmi il pisello e scappai da una piscina che ancora si sbellicava. Mentre scappavo dalla scaletta mi voltai un attimo e incrociai lo sguardo di Chiara. Non rideva, mi guardava fissa, una predatrice che aveva appena scelto la sua preda.
Giorni dopo mi trovavo nella palestra scolastica. Facevo un doposcuola di basket (data la statura) e la storia della piscina aveva già fatto il giro del liceo. Un mio amico, Marino, uno di quelli con cui stavo parlando quando mi ero trovato a fare lo show pubblico, mi diede una pacca sulla spalla e mi disse ‘Basket? Passa al baseball amico mio’. Caro ragazzo, anche lui era preso di mira e ci facevamo forza a vicenda. In futuro divisi più di una donna con lui (sempre in maniera molto etero ovviamente) ma ve lo racconterò nei prossimi racconti. Finito l’allenamento mi fermai a parlare con l’allenatore e dopo un accurata discussione sui tiri liberi mi infilai nella doccia dello spogliatoio. C’erano ancora un paio di compagni di squadra che stavano finendo di far la doccia e fecero qualche battuta su quanto fosse diventata famosa la mia mazza e in breve se ne andarono. Dopo 5 minuti, finita la doccia, mi incamminai nudo verso lo spogliatoio ormai deserto, o così credevo. Nell’istante che presi l’asciugamano la porta si spalancò e Piero con la sua Chiara sotto braccio entrarono nello spogliatoio, evidentemente cercando intimità e si bloccarono nel vedermi. Piero prese a insultarmi: ‘Che cazzo ci fai qui coglione? Levati dal cazzo subito che voglio restare da solo con la mia donna’ Io non risposi, ero spaventato e il tono era ancora più feroce del solito (ah, l’ego ferito’). Si avvicinò a me con fare minaccioso. Già pensavo che mi avesse menato quando improvvisamente una voce cristallina fendette l’aria. ‘Pi&egrave, lascialo in pace’ Chiara aveva parlato, l’avevo sentita raramente, mi piaceva quell’accento del sud (pugliese credo ma ho sempre avuto cattivo orecchio per gli accenti). Lui si voltò piano mentre lei si avvicinava. Indossava dei pantaloni di lino quasi trasparenti che andavano tanto di moda quegli anni e una canottiera bianca. Era bella più che mai e il mio cazzo ebbe un sussulto. Piero restò in silenzio e fece un passo indietro guardandomi ancora con ferocia. ‘Posso farti una domanda?’ mi chiese Chiara con un sorrisino malizioso ‘Quanto ce l’hai lungo?’ La situazione mi sembrava surreale, cominciai a balbettare, non sapevo cosa rispondere, ero ancora terribilmente spaventato da Piero, se pensava solo che desideravo la sua ragazza mi avrebbe spaccato la testa. Chiara fece un risolino alla mia reazione e senza chiedere il permesso, incurante del fatto che il ragazzo stesse guardando, mi prese il cazzo in mano. L’effetto fu istantaneo, mai una ragazza me l’aveva toccato, si indurì all’istante. Faceva proprio una bella figura, li svettante tra le mani della più figa della scuola. Parlò Piero, non sembrava nemmeno la sua voce ‘Chiara no ma che”. ‘Sta zitto!’ rispose secca con tono sprezzante e lui, con aria mortificata, si sedette su una panchina. Lei tornò a guardarmi con quei magnifici occhi verdi e prese lentamente a masturbarmi. ‘Wow tu si che hai un cazzo’ l’altro giorno in piscina pensavo di aver visto male’ Io ti piaccio vero?’ mi chiese con aria da finta innocente spalancando gli occhioni. Mormorai un si timido ancora confuso dalla situazione e non ancora sicuro che non fosse un qualche scherzo crudele del bulletto per umiliarmi. Ma lui se ne stava li a guardare la sua ragazza che mi masturbava. ‘Dai toccami le tette, tutti me le vogliono toccare.’ E io quasi meccanicamente allungai la mano strizzando quelle morbide tettone seppur avvolte in canottiera e reggiseno. ‘Ora ti faccio divertire un po” e si inginocchiò davanti a me e senza troppi complimenti mi prese il cazzo in bocca. Cominciò il primo pompino della mia vita. Era una sensazione indescrivibile, la sua calda e umida bocca mi avvolgeva completamente il cazzo facendo un lento movimento altalenante. Io presi in pochi secondi ad ansimare come non mai. Fu allora che scoprii la mia vera natura da porco, non so cosa mi prese, il classico scenario alla Dr Jekyll and Mr Hyde, cominciai a dirle ‘Oh dio mi fai impazzire’ e prendendola per i capelli cominciai a muovere il bacino infilandole il cazzo in bocca (un timido inizio di face fucking). Lei apprezzò perché si sottrasse dopo breve e continuando a masturbarmi si rivolse al suo ragazzo con un sorriso sprezzante dicendoli ‘Hai visto? Lui si che &egrave un talento naturale, altro che te e il tuo cazzetto’. Guardai anche io il bulletto e mi stupii di vedere che si era cacciato fuori dalla patta il cazzo e se lo stava menando. Non capivo come fosse possibile, mi stavo facendo spompinare dalla sua ragazza davanti a lui e invece di menarmi si masturbava? Boh, mistero. Aveva un cazzo effettivamente tendente al piccolo, non in maniera patologica ma di sicuro leggermente sotto la media anche se in tiro. Si stava masturbando come un pazzo, quasi mi imbarazzava guardarlo, allora mi riconcentrai sulla bella Chiara. La presi ancora per i capelli e le rificcai il cazzo in bocca. Cominciò a spompinarmi con aria sapiente e io ogni tanto le cacciavo il cazzo in bocca il più possibile (causandole un paio di volte addirittura un conato di vomito. Ero vergine ed era il mio primo pompino, non durai a lungo ma il bulletto cornuto durò ancora meno, sentii un urlo strozzato e vidi la sua bella camicetta alla moda nera sporca di macchie bianche di sperma. La sua bella ragazza senza nemmeno togliersi il cazzo di bocca voltò leggermente la testa e poi mi guardò dal basso ridendo con gli occhi. Il pompino durò ancora un minuto e quando lei sentii il cazzo pulsare se lo tolse dalla bocca e segandomelo sapientemente cominciai a schizzarle in faccia lanciando degli urli strozzati godendo come non mai in vita mia. Uno, due, tre schizzi di sperma caldo le centrarono in pieno il viso. Lo sperma bianco e viscoso erano ben in risalto sulla sua pelle liscia e abbronzata. Lei mi guardò e scoppiò a ridere ‘Niente male davvero, era la prima volta?’ Feci cenno di si con la testa ‘Tranquillo non sarà l’ultima’ mi fece l’occhiolino. Mi tremavano ancora le gambe. Si rialzò e si asciugò lo sperma dalla faccia. ‘Andiamo cornuto?’ disse lei aprendo la porta dello spogliatoio e Piero la seguì docile ma non prima di avermi minacciato ‘Se lo dici qualcuno, ti ammazzo’. E poi scomparvero.
Questa &egrave il racconto della mia prima esperienza sessuale nonché da bull.

Ti &egrave piaciuto? Fammelo sapere a bullatipico@hotmail.com I giorni successivi si svolsero come se nulla fosse successo, sia Piero che Chiara si comportavano normalmente, da coglione lui e silenziosa lei, senza nemmeno rivolgermi un occhiata, come se non esistessi, il che, nel fatto di Piero, era un grande miglioramento. Non osai raccontare niente a nessuno, da un lato per la minaccia che Piero mi avrebbe gonfiato, cosa che fisicamente era in grado di fare tranquillamente, e dall’altro nessuno mi avrebbe creduto che io, studentello al primo anno, mi ero fatto fare un bocchino da una delle più fighe della scuola mentre il suo ragazzo si masturbava il cazzetto in un angolo. Una cosa &egrave sicura, quell’esperienza mi aveva dato una botta di autostima. Ero diventato molto più espansivo, allegro, parlavo con le ragazze con molta più facilità. Il miracolo del sesso stava facendo sentire i suoi effetti. A rendermi ancora più euforico era la fine della scuola: due settimane dopo i corsi finirono e, promosso a pieni voti, mi aspettavo di godermi una calda estate. Il terzo giorno di vacanza mi trovavo in un pomeriggio sul tardi a fare qualche tiro a canestro con Marino al centro sportivo locale, quando vidi arrivare la banda dei bulli. Mi ricordava un branco di scimmie chiassose, urlavano e le ragazze starnazzavano urlando e strillando. Per fortuna il centro era abbastanza grande e non ebbi a che fare con loro, ero sempre sul chi vive con loro nelle vicinanze, mi aspettavo da un momento all’altro una vendetta per il pompino anche se per ora i segni erano positivi. Fortunatamente i bulletti scomparvero a breve, probabilmente diretti alla spiaggia lì vicino. Dopo una mezz’oretta smisi di giocare e andai a prendere un asciugamano che avevo lasciato nello zaino. Nel tirarlo fuori ne cadde un bigliettino, mi voltai guardandomi attorno ma non vidi nessuno, nemmeno Marino che aveva lasciato le sue cose dalla parte opposta del campo. Così lo raccolsi e lo lessi. Conteneva solo un indirizzo, la data di domani, le ore 15 ed era firmato C. Ci misi un attimo a capire, C. stava per Chiara e quello doveva essere il suo indirizzo, evidentemente aveva lasciato scivolare il biglietto nella mia borsa mentre si stavano dirigendo in spiaggia. L’indirizzo era di una zona abbastanza borghese della periferia, tutte villette unifamiliari, a 20 minuti da casa mia, evidentemente casa di Chiara. L’erezione fu immediata, l’idea di poter ancora godere di quella figa pazzesca mi strinse la pancia in una piacevolissima morsa. Nascosi il biglietto in tasca perché il mio amico si stava avvicinando. Mentre tornavamo a casa a stento lo ascoltavo, nella testa avevo solo immagini stra eccitanti di Chiara che mi masturbava e sbocchinava, delle sue grosse teste e tutte quelle porno fantasie che solo un adolescente poteva pensare. Il pomeriggio dopo alle 14.30 ero pronto, mi ero messo a lucido, avevo lavato il cazzo talmente bene che era quasi infiammato, ero pure passato dalla farmacia a prendere orgogliosamente i miei primi preservativi, nel caso Chiara avesse voluto qualcosa di più. Io ci speravo tantissimo, sarebbe stato così eccitante fottermi per la prima volta una figa come lei, senza quel bulletto del cazzo in giro. Mezz’ora dopo ero fuori casa sua, una elegante villetta e un po’ tremante, sia per l’eccitazione che per il timore, suonai il campanello. Nel momento che rilasciai il dito notai il nome. Cazzo. Cazzo cazzo cazzo, non era casa di chiara, era casa di Piero! Era una trappola! Una vendetta, mi avrebbe trascinato in casa e mi avrebbero trovato la mattina dopo sul prato davanti al pronto soccorso con le gambe rotte. Proprio quando mi stavo girando per scappare si aprì la porta e comparve Chiara in tutta la sua bellezza. Indossava un vestito abbastanza semplice, era di colore celeste, le arrivava poco sopra le ginocchia ed era discretamente scollato. Mi sorrise ‘Ciao, benvenuto, Piero non c’&egrave, accomodati pure’. Ancora non mi fidavo ma le sue tettone e i suoi incantevoli occhi mi rapirono e così entrai. La casa era piuttosto elegante e Chiara prendendomi per mano mi accompagnò di sopra, in quella che credevo la camera di Piero. Bastardo viziato, aveva una stanza grande quasi come il mio salotto, un letto a due piazze era messo al centro. Lei si sedette sul letto e mi fece accomodare accanto a lei. A stento avevo spiccicato parola e allora provai con un timido ‘Come sta andando la tua estate?’ Lei scoppiò in una sensuale risata divertita ‘Bene e la tua? Mi hai pensato?’. Ovviamente mi ero ammazzato di seghe a ripensare quell’eccitante esperienza e le risposi più sicuro ‘Si, qualche volta’. Lei sorrise maliziosa ‘Hai pensato a me’ o a loro?’ e nel dire così abbasso una spallina del vestito e abbassandolo, visto che non indossava il reggiseno, un grosso e invitante seno fece capolino da sotto. Con una mano lo sostenne, era perfettamente tondo e leggermente più pallido del resto del corpo, il capezzolo era rosa scuro e eretti. Io da imbranato balbettai qualcosa facendola ridere ancora di gusto. Ovviamente anche ebbi un erezione lampo come negli altri casi, cosa che sotto i leggeri pantaloni si notò subito, un lungo rilievo che si faceva strada lungo la gamba. Lei sempre sorridente iniziò a toccarmi il cazzo da sopra i pantaloncini tastandone la consistenza ma smise subito e mi disse con tono di rimprovero ‘Eh no bello, ora tocca a te!’ e così dicendo liberò anche il secondo seno e si sdraiò sul letto restando con le gambe oltre i bordo. Io non sapevo cosa fare e così ripensai ai porno che avevo visto e presi a succhiarli il seno in maniera molto impacciata ma evidentemente anche efficace perché il suo respiro, appena la mia lingua toccò il capezzolo, cominciò a farsi più pesante. Dopo due minuti, mentre sentivo il cazzo che mi esplodeva, lei mi interruppe ‘No guarda, fai così’ e prendendosi un voluminoso seno in mano cominciò a leccarselo mostrandomi il movimento di lingua da fare e poi cominciare a succhiarselo. La scena era veramente bollente, io mi strofinavo il cazzone da sotto i pantaloni e quando feci per sbottonarmi lei mi diede una sberletta sulla mano ‘No, ora tocca a te, fammi vedere’ Ripresi a leccare il suo voluminoso seno imitando i suoi movimenti ‘Oh sì, molto meglio!’ gemette. Cominciai ad alternare i due seni, mentre succhiavo e leccavo un capezzolo giocavo con l’altro, poi preso dall’audacia premetti i due seni assieme e provai a succhiarli entrambi ma con scarso successo. Iniziavo a infoiarmi davvero, la mia vera natura da porco stava uscendo di nuovo allo scoperto. Il mio ciucciare si faceva più selvaggio, alternavo morsetti e succhiate, ero come una Ferrari in accelerazione e stavo rapidamente arrivano al punto in cui il tachimetro indicava il rosso. Smisi di leccarle il seno e arrapato come non mai mi misi ai suoi piedi alzandole il vestito misi in evidenza un paio di mutandine bianche. Lei lanciò un urlo sorpreso e io senza badarci troppo gliele abbassai fino alle caviglie e mi fiondai sulla figa, la prima che vedevo dal vivo. Cominciai a leccare ovviamente sbagliando tutto, leccavo le labbra, sopra il pube, sotto sul perineo e dentro il buco. Non capivo più nulla, l’odore di figa eccitata mi aveva dato alla testa come un cane che sente la cagna in calore, leccavo ma con scarso effetto. Sentii una mano mettersi sulla mia testa e il tachimetro scese un po’. ‘Qui’ mi disse lei allargando le gambe in maniera oscena e con due dita allargano la figa mentre con l’altra mano mi mostrava il clitoride. ‘Lecca e succhia qui e intanto penetrami con le dita’ facendomi rapidamente vedere. Allora ripresi a leccare con più calma seguendo i suoi consigli. Lei si riadagiò sul letto cominciano a sospirare forte ‘oh si proprio li, cazzo sei un talento!’ e effettivamente a me piaceva, piaceva un sacco, giocare con la lingua col suo clitoride e sentire le mie dita che penetravano quel suo caldo antro. Mi dovetti fermare un paio di volte perché qualche pelo mi finiva in bocca ma per fortuna era poco pelosa. Dopo 5 minuti di quel massaggio sentii la sua fica stringersi attorno alle mie due dita e dieci secondi più tardi esplose in un orgasmo e con la mano mi allontanò gentilmente della sua fica. Aveva la faccia tutta arrossata per quanto lo permettesse la sua carnagione scura. ‘Wow’ sei ancora un po’ grezzo ma con un po’ di allenamento diventerai davvero bravo!’ E io lusingato dal complimento le sorrisi e poi mi guardai il cazzo e lei lo notò. ‘Si non preoccuparti, ora &egrave il tuo turno, spogliati’ mi ordinò io in 5 secondi ero col cazzo di fuori ma tenni la maglietta (avevo ancora un po’ di complessi perché non avevo ne pettorali ne addominali scolpiti). Lei guardò soddisfatta e mi masturbò distrattamente ‘Hai preservativi? Quelli di piero sicuramente non ti andranno’ disse ridacchiando e io allungai la mano verso la tasca e estrassi i presevativi. Lei lo aprì e me lo mise in maniera impeccabile. Mi andavano un po stretti lo stesso ma andava bene. Lei prese a ciucciarmelo bene e poi si girò, prese un tubetto di gel che scoprii era lubrificante dalla borsetta appoggiata li sul letto e cominciò a lubrificarmi il cazzo ‘Perché lubrifichi? Sei già bagnatissima!’ e lei mi guardò vogliosa ‘Perché tu non mi scoperai la figa’ ma il culo!’ a quelle parole il mio cazzo che si era un po’ abbassato si alzò in maniera vistosa di nuovo. A dire il vero mi eccitava più l’idea di inculare una ragazza che il farlo davvero, in fondo immagino che infilarlo li potevi trovarti una brutta sorpresa. Ma la zona rossa era ancora vicina e quando lei si mise a pecora sul letto aprendosi le chiappe mostrandomi il fiorellino anale non capii più un cazzo ‘Forza, inculami! Ma piano però’ e io appoggiai il cazzo all’ingresso e molto lentamente sprofondai nel suo culo. Era una sensazione indescrivibile, caldo e molto molto stretto. Quando arrivai in fondo lei con viso sofferente ‘Cazzo’ fai pianissimo’ e io cominciai a incularla molto molto lentamente. Un paio di lacrime le caddero lungo le guance e io mi fermai ‘No cazzo! Continua, va sempre meglio’ allora ripresi. Piano piano il suo culo si faceva meno stretto e acceleravo il movimento. I suoi gemiti cambiarono di intensità e pian piano cominciò a mormorare ‘si’ sii’ prese a masturbarsi mentre la inculavo sempre più forte e i suoi urletti si facevano sempre più forti. I rumori della mia pancia che picchiava contro il suo culo perfetto erano la colonna sonora dell’inculata incoronata dai miei gemiti di piacere e dai suoi sospiri.
Fu questa la scena che vide Piero quando entrò in stanza, la sua bellissima fidanzata con la faccia stravolta dal piacere che veniva inculata selvaggiamente da un pivello del primo anno mentre le sue tettone ballavano sotto i colpi di minchia che le stavo dando. Quando lo vidi mi immobilizzai. Ora mi uccide, davvero. E Chiara come se nulla fosse mi spinse il culo contro ‘Forza! Che cazzo fai? Continua!’ e poi rivolto al bulletto ‘Ciao Tesoro! Buon compleanno! Ti avevo detto che ti facevo una sorpresa!’ disse tutta gioiosa. Il suo viso era stravolto, ma notai che la sua mano era subito portata al pacco. Chiara rise in maniera cattiva ‘Vedi? Forza continua a fottermi il culo, a lui eccita! &egrave un cornuto!’ E Piero disse ad alta voce, quasi allarmato ‘Fermatevi subito! Smettetela!’ E lei ‘Ma smettila di fare l’ipocrita, fosse il primo da cui mi faccio inculare davanti a te’ Lui la interruppe ‘Non &egrave per quello, c’&egrave anche” E Claudio comparve da oltre la porta ”Claudio’. Ci fermammo tutti. Evidentemente Claudio non sapeva delle perversioni di Piero e lo venne a sapere nel modo più esplicito possibile, ovvero mentre si faceva inculare da un altro. ‘Che cazzo succede qua?’ Disse Claudio scoppiando a ridere e poi zittendosi subito guardando Piero. ‘Cosa succede qua? Semplice, te lo dico, il tuo caro amico Piero &egrave un cornutone che si eccita a guardarmi mentre mi faccio godere altri uomini e mentre lo umilio’ Disse Chiara che era la prima che si era ripresa dal trauma di essere beccati E lui con un ghigno si voltò verso Piero che guardava verso il basso. Scoppiò in una risata ‘Me la posso scopare anche io? Tanto ti piace no?’ e dicendo così si calò i pantaloni tirando fuori un cazzetto già eretto e si mise accanto al letto ‘Non esiste proprio, che schifo ciccione di merda!’ esclamò Chiara ‘Al massimo puoi guardare mentre lui mi incula’ e così dicendo, rivolta a me ‘Su continua’ e cominciò ad agitare il culo. Il mio cazzo che aveva perso un po’ di vigore riacquistò subito la durezza e ripresi a incularla. Piero non disse una parola e con aria tra l’incazzato e il triste si sedette sulla sedia della scrivania estraendo il suo mini cazzo. Claudio aveva preso a masturbarsi e rimase li in piedi, evidentemente sperava che Chiara cambiasse idea. Io me ne fottevo, stavo scoprendo che mi eccitava da matti inculare quella ragazza, o meglio, quella troia davanti a quei due bulletti. Guardai un attimo Piero e mi fece quasi pena, poi mi rivenne in mente tutte le cattiverie e gli insulti che mi aveva fatto passare per un anno e la pena mi passò del tutto. Anzi, si trasformò in furia, cominciai a incularmi sempre più forte Chiara che gemeva sempre più forte. La presi per i capelli e le tirai in dietro facendole fare un urletto sorpreso e esclamai forte ‘Così ti piace, puttana?’. Fu troppo per gli altri due, sentii Piero strozzare un urlo seguito da Claudio che, da vero ‘amico’ approfittando del fatto che tenevo per i capelli Chiara si avvicinò e cominciò a spruzzarli sperma in faccia dietro le proteste di Chiara che si dibatteva. Io invece continuavo a fottere quella troia, fottendomene di tutto, alla fine ero io l’unico vero uomo in quella stanza, avrei voluto che tutti vedessero quella scena, il bullo sfigato che si masturbava guardando la sua ragazza prendere la sborra in faccia dal suo amico mentre io la inculavo. Dopo pochi minuti, dopo che si era tolta alla meno peggio lo sperma di Claudio dal viso anche lei cominciò a gemere sempre più forte e le dita che non avevano smesso di masturbarsi le procurarono un fortissimo orgasmo e alla scena di lei che godeva nemmeno io resistetti e riempii il preservativo mentre stavo nel culo.
Ci furono momenti di imbarazzo, nessuno parlava. Ora che avevo quietato il mio spirito da arrapato pensavo solo a una cosa ‘Levati di li il prima possibile’. Mi sfilai il preservativo pieno e lo lasciai sul letto (ulteriore umiliazione) e mi rivestii nel silenzio totale. Scappai dalla porta non prima che Chiara mi urlò dietro con voce allegra ‘A presto, toro!’
E così si conclude il mio secondo racconto, di come ebbi la mia vendetta su un bulletto del cazzo e di come per la prima volta infilai il cazzo dentro una ragazza.

ti &egrave piaciuto? fammelo sapere a bullatipico@hotmail.com Nelle settimane seguenti non vidi più nessuno dei tre, solo una volta una sera in piazza mentre ero andato a bere qualcosa vidi di sfuggita Claudio che si prendeva qualcosa da portar via al McDonald’s lì vicino, zoppicava e aveva un vistoso ematoma attorno a un occhio. Evidentemente Chiara non aveva apprezzato la sua sborrata in faccia ed era stato punito. Io stesso ricordavo con sentimenti contrastanti quell’episodio, non ero del tutto soddisfatto di aver solo inculato la bella Chiara e non mi sentivo del tutto sverginato. E poi tutta la storia mi sembrava surreale, i miei amici perdevano la verginità in modi del tutto normali, una sera quando i genitori della fidanzatina di turno non c’erano, a una festa su un prato, mentre io non solo la perdevo con la fidanzata di un altro che mi guardava ma per di più la perdevo inculandola! Per un ragazzo normale della prima liceo (a quei tempi almeno) il sesso anale era solo una cosa da film porno. Oltre queste considerazioni l’esperienza mi aveva fatto decisamente bene, Piero, una delle mie più grandi paure era stata decisamente esorcizzato ed ero decisamente galvanizzato, pensavo che se riuscivo a incularmi la sua ragazza senza venir pestato non ci sarebbe stato nulla che non sarei riuscito a fare.
La sera andavo con un paio di amici a una sagra nel paese vicino, la sagra della costina. Era la classica festa di paese, la piazza del villaggio era addobbata, bandella e tanto tanto tanto mangiare. Arrivai con l’intento di sfondarmi di cibo, ai tempi ancora non bevevo complice un evento traumatico con un ubriaco che aveva tamponato la macchina dei miei genitori quando ero piccolo mi aveva fatto decidere di stare alla larga da qualunque bevanda alcoolica. L’ambiente non era male per una festa di paese, gente che ballava (ovviamente over 40) e mi meravigliai di vedere una discreta quantità di giovani. Eravamo in tre, io, l’immancabile Marino e Paolo, ragazzo simpatico anche lui sovente preso di mira dai bulli ma anche bello, alto, capelli chiari, occhi nocciola e abbastanza ben sviluppato fisicamente grazie al nuoto. ‘Fermi tutti, c’&egrave Cristina!’ Cristina era una ragazza coetanea che faceva con lui nuoto, di origine sud americana, carina di viso ma niente di che fisicamente. Quando dico sud americana tutti si immaginano tettone e culone con labbra carnose e carnagione tendente allo scuro, lei era decisamente diversa, seppur il viso effettivamente poteva far pensare a una ragazza latina il corpo era piuttosto robusto, probabilmente per gli anni di nuoto, seno piccolo e culo muscoloso e non troppo sexy, inoltre sfiorava quasi il metro e settantacinque di altezza. Ma era una ragazza simpatica e Paolo si era preso una cotta per lei, specialmente dopo che lei gli aveva fatto una battuta maliziosa sul masturbarsi negli spogliatoi della piscina. ‘Dai vacci a parlare!’ dissi a Paolo dandogli uno spintone e lui, essendo un tipo abbastanza espansivo, andò nella loro direzione con io e Marino alle spalle. Cristina era con due amiche che si presentarono come Linda e Federica che quando le salutai ridacchiarono. Linda era più grande, cugina acquisita di Cristina, al 4′ anno di liceo. Federica invece faceva l’istituto tecnico. Paolo cominciò a flirtare con Cristina (il che alla nostra età voleva dire una cazzata dopo l’altra) che ridacchiava alle sue battute e Marino parlava con Linda mentre Federica guardava verso il basso essendo (mi sembrava) la più timida. ‘Oh io vado a prendere da bere’ annunciai al gruppo e me ne andai nell’indifferenza generale. Arrivato al baretto della fiera dribblando abilmente la gente presi una coca e mi guardai in giro. ‘Ri-ciao!’ sentii alle mie spalle. Era Linda, si era staccata dal gruppo e mi aveva raggiunto. ‘Ciao’ le feci con un sorriso. Cominciammo a parlare, era una ragazza davvero simpatica, non mi sembrava di parlare con una che fosse di 3 anni più grande di me (che a quell’età erano spesso una differenza abissale). La osservai meglio, non era niente di che come ragazza, capelli castani lunghi fino alle scapole, faccia piuttosto anonima, bocca larga, anche lei abbastanza robusta senza arrivare al sovrappeso ma non alta come Cristina e si vedeva che non erano muscoli ma più qualche gita di troppo al Mc. Note a favore erano gli occhi, castano-verdi, e un bel paio di tette, non esageratamente grosse ma messe in bell’evidenza da una magliettina bianca che indossava. Aveva uno sguardo molto intelligente e da come parlava si vedeva che lo era, faceva battute divertenti e mi sentivo molto a mio agio, non ero ancora abituato alla parola agio associata alla parola ragazza, di solito parlare con una sconosciuta mi dava un lieve senso di inadeguatezza ma ora, forse per le esperienze recenti o perché lei era particolarmente brava come interlocutrice ero perfettamente sicuro di me. ‘E dici che scopano quei due sta sera?’ mi disse ridendo indicando Paolo e Cristina che erano vicini mentre Marino parlava con Federica. ‘Glielo auguro!’ risposi divertito da quella domanda così esplicita. ‘E dici che io scopo sta sera?’ mi chiese improvvisamente tutta seria, puntandomi addosso il suo sguardo. Ero stupito da quella domande ed esitai ‘Lo auguro anche a te.’ ‘Forse potresti aiutarmi tu’ con quella mazza! Si, ero pure io in piscina quel giorno’. Ok, era decisamente una che andava sul diretto. Non so se il fatto che lei non fosse una figa come Chiara ma non ero per nulla in soggezione, mi aveva un po’ eccitato la sua brutalità nel chiedere sesso e in quell’istante capii una delle mie caratteristiche fondamentali nel sesso: la bellezza era secondaria, ad eccitarmi era quanto la ragazza era porca. Chiaro, la bellezza era importante ma se non era associata a una personalità vogliosa e trasgressiva era come una bella auto senza motore, bella da guardare ma impossibile da guidare. La guardai negli occhi e le risposi semplicemente ‘Andiamo’.
Con la scusa che avevo provato per la prima volta la birra e che non stavo troppo bene Linda disse che mi avrebbe portato a casa in motorino così salutammo gli altri e ci incamminammo verso il parcheggio. Arrivati sul motorino lei si mise il casco e io dietro (non avevo la patente) e lei lanciandomi una sguardo malizioso mi prese le mani e mettendosele sul senso mi disse ‘Tieni, attaccati qui’. Erano morbide e abbondanti, gliele massaggiai per un attimo soppesandole e poi tornai ad attaccarmi alla maniglia dietro perché, per quanto piacevoli, non mi davano la stabilità nelle strade malmesse di campagna. Arrivammo a casa sua, i suoi erano partiti per la Tunisia e lei aveva casa libera. Era una casa parecchio grande che dava sulla spiaggia, il padre era un imprenditore che evidentemente aveva avuto successo. Il salotto era molto grande, si aveva una vista eccezionale grazie all’ampio uso di vetrate. Ora che ero all’ingresso dell’arena cominciai ad essere nervoso, dopotutto era la prima volta ‘normale’ e presto il mio bluff da ragazzo sicuro sarebbe stato rivelato. Lei mi baciò e le nostre lingue si intrecciarono, fortunatamente a limonare avevo una buona esperienza e mi feci valere. Lei allora cominciò a scendere sul collo mordendomi e baciandomi. Io me ne stavo fermo indeciso sul da fare allora lei si fermò facendo un passo indietro. Mi guardò per qualche secondo e sospirò ‘&egrave la prima volta vero?’. Bam, ci aveva preso, era davvero una ragazza sveglia. Le risposi francamente ‘Sì, oltre alla slinguata non sono mai andato’. Decisi di non dire nulla di Chiara, gli ematomi di Claudio erano ancora ben impressi nella mia mente. Lei crollò sulla poltrona. ‘Cio&egrave con una mazza del genere e non l’hai mai usata?’. L’ambiente era decisamente cambiato, non c’era più quell’atmosfera di eccitazione, mi sentivo decisamente deluso. Linda mi guardò e sorrise ‘Va bene dai, vieni qui, ti insegno qualche trucco’. Sempre a testa china mi sedetti accanto a lei. ‘Regole di base: tratta sempre noi donne con rispetto ma senza fare lo zerbino: se fai sentire una donna bella e desiderata come una principessa e allo stesso tempo riesci a restare uomo e ad essere sicuro di te &egrave fatta’ Esitò un attimo pensando ‘Tranne a letto, li devi farle sentire troie, devi farle sentire porche e vogliose, principesse di fuori e puttane a letto’ concluse. Mi piaceva il suo modo di fare, da maestrina, pragmatica. Dopotutto quella serata non era ancora buttata. ‘Altra cosa basilare, dove toccare con mani o lingua’ e cominciò a illustrare le zone erogene femminili, di non focalizzarsi solo sul seno, di puntare sul collo e mostrandomi i punti precisi delle zone meno conosciute come l’incavo del ginocchio. ‘Ora le tette!’ e dicendo questo si tolse la maglietta rivelando quelle due bombe. Io che fino ad allora avevo ascoltato con interesse sentii il mio pene fare un sussulto quando quelle due montagne comparvero davanti a me. Si slacciò il reggiseno liberano i seni e se li prese in mano sorridendomi ‘Ti piacciono?’ mi chiese e senza aspettare la mia risposta cominciò a illustrarmi con fare pratico come bisognava toccarli e leccarli. Pochi minuti dopo ero lì attaccato ai suoi seni mentre lei tra un gemito e l’altro mi dava delle indicazioni e consigli. ‘Ora basta, passiamo al pezzo forte’ e si spogliò completamente. La sua figa comparve da sotto le mutandine bianche, lievemente pelosa ma ben tenuta. Nel complesso non era brutta vista da nuda, il pesante seno magari tendeva un po’ verso il basso e il culo era quello che definisco un ‘culo burroso’, molto bianco e abbondante ma era eccitante. ‘Ora ti mostro come leccarla, credimi &egrave importantissimo essere bravo in questo’ E anche li spiegazioni, ascoltai con interesse (anche se Chiara mi aveva già dato qualche dritta) pregustando il lato pratico. Cinque minuti dopo ero lì tra le sue cosce a leccare e masturbare, ripetei i movimenti che mi aveva mostrato. Nel mio leccare alla cieca mi trovai proprio con il suo clitoride delicatamente stretto tra le labbra e presi leccarlo. Non durò più di 1 minuto e con un urlo crescente venne. Mi levai dalle sue cosce con la faccia impiastricciata dai suoi umori mentre lei respirava pesantemente, soddisfatta. Andai svelto in bagno a lavarmi la faccia e quando tornai mi si presentò una situazione famigliare: Linda era piegata a novanta con le cosce spalancate. Era ben diversa da Chiara col suo culetto perfetto, il culo di Linda era davvero grosso. ‘Ora stallone &egrave ora di far divertire un po’ anche me’ mi disse girandosi ma non cambiando posizione. ‘Ma non ho il preservativo’ risposi insicuro. Lei si girò dubbiosa poi esclamò ‘Vabb&egrave ma sei vergine e io prendo la pillola, di sicuro non mi impesti’. Non faceva una piega. Così mi spogliai e il mio cazzone comparve in tutto il suo splendore già pronto all’uso. Mi avvicinai quando ‘Aspetta! Ho pensato una cosa, dopotutto se &egrave la prima volta non mi dimenticherai più’ e non voglio che quello che ricorderai di me sarà questo culone!’ disse dandosi una piccola sculacciata sul culo che ondeggiò lievemente. Poi si girò e spalancò di nuovo le cosce. ‘Infilalo qui’. Io appoggiai la cappella all’ingresso della figa e molto lentamente, guardandola nei suoi bei occhi, presi a penetrarla. Arrivato in fondo lei mi sorrise ‘Complimenti, non sei più vergine! E ora’ scopami!’ lentamente cominciai a muovermi dentro e fuori di lei ‘Più in fretta!’ mi ordinò mentre si stringeva una tetta e si mordeva le labbra. Allora cominciai a scoparla più forte, affondi duri e frequenti. ‘Oh si bravo così!’ gemeva mentre si metteva le sue gambe sulle mie spalle ‘cazzo mi fai male, mi picchia sull’utero in questa posizione’ mi disse quasi arrabbiata come se fosse colpa mia e tornò in una posizione più tradizionale. Ripresi fotterla più duramente e più in fretta anche se cominciava a mancarmi il fiato. ‘Cazzo mi riempi davvero però, ora vediamo da dietro com’&egrave’ e si rimise in quella posizione di prima. Io quasi istintivamente mi avvicinai al buco del culo e lei fece un salto avanti ridendo ‘ehy no, va bene fare nuove esperienze ma quello non te lo do, mi apri in due! Accontentati del buco più in basso’ e così dicendo allungo il braccio e se lo infilò lei. La posizione non era diversa di quando mi inculai Chiara e così cominciai a fotterla. Erano finiti i consigli, non gliene fregava più un cazzo di istruirsi, voleva solo essere posseduta come la troia che mi diceva prima. E io che la scopavo come un animale, vedevo il suo culone pallido sbattere contro il mio addome facendo un rumore caratteristico ‘Si, fottimi, bravo, spaccami!’ e io che più la sentivo più mi eccitavo e più forte la scopavo, sentivo le tette cadenti ballare sotto i colpi di minchia. Il suo orgasmo fu fulminante, un urlo strozzato, una presa d’acciaio sul mio cazzo e fu tutto finito. Almeno da parte sua, cazzo, a me non mancava molto, tempismo di merda. Lei si alzò in piedi e le tremavano un po’ le gambe. ‘Tranquillo ora tocca a te, ti faccio provare una cosa davvero figa’ e così dicendo si inginocchiò davanti a me. Bene, un pompino, meglio di niente. Ma mi sbagliavo. Si mise il mio cazzo tra le tette e lo avvolse completamente. Cominciò a masturbarmi lentamente guardandomi con uno sguardo da maiala e dicendomi frasi oscene del tipo ‘Oh che bello sentire un cazzone qui in mezzo, mi ecciti da morire’ e cose del genere. Ogni tanto quando abbassava del tutto le tette e il mio cazzone compariva abbassava la testa e leccava la cappella. Era indescrivibile come sensazione, non avevo mai pensato a fare una cosa del genere. Accelerò il ritmo della sega spagnola dicendo sempre oscenità che mi eccitavano oltre modo e infine con un urlo da leone cominciai sborrare. L’orgasmo era violento, come schiantarsi con la macchina contro un muro, vedevo la mia grossa cappella rossa schizzare tanto sperma che la centrarono sul suo visino e sul suo seno. L’eccitazione stava rapidamente scemando ma vedere Linda col suo grosso seno e il suo viso imbrattato del mio seme era comunque una scena parecchio intrigante. Lei andò in bagno lavarsi e io la seguii sciacquandomi l’uccello per pulirlo dagli ultimi residui di sborra e poi restammo in salotto a parlare del più e del meno, nudi. Era davvero simpatica come tipa, una compagnia piacevole (e non solo per la bellissima spagnola che mi aveva appena fatto). ‘Sai che hai davvero del potenziale? Non sei il primo che ho sverginato ma di sicuro quello più promettente!’ Ero lusingato da quell’ennesimo complimento ‘Grazie! Non so che dire, tu sei stata un ottima maestra’ ‘Ascolta, i miei sono via per una settimana, ti va se ci vediamo per questo periodo? Tanto sesso e ti istruisco per bene, vedrai, con me presto sarai un vero cavallo da monta’. Non potei non accettare.
E questa &egrave la storia della mia prima vera volta, di come conobbi Linda che restò una delle mie amanti per molti anni a venire e a cui devo davvero molto, specialmente per la filosofia ‘Troie a letto, principesse per tutto il resto’.
Nel prossimo racconto: Secondo anno di liceo, corso di visiva e una professoressa di arti visive un po’ ingenua ma molto vogliosa

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Passai il resto della settimana e poi il resto dell’estate (meno intensamente) a fare lezioni di sesso con Linda. Si era proprio presa bene nel suo ruolo di maestra, mi spiegò parecchio della fisiologia ma soprattutto della psicologia del sesso. Si creò un bellissimo rapporto con lei, c’era molta sintonia, fu la mia prima vera ‘trombamica’ (termine che odio perché spesso sono solo ‘tromba’ e per nulla ‘amica’.
Non vi racconterò nei dettagli tutte le scopate anche perché non erano sempre molto eccitanti, nella settimana dove i suoi non c’erano sembrava più di stare sul set di un porno, scopavamo un po’, si interrompeva e mi dava consigli e riprendevamo. Una volta addirittura, dopo un pomeriggio particolarmente tecnico e ricco di consigli, me ne andai senza che nemmeno uno dei due era venuto ma ero comunque molto soddisfatto, non vedevo l’ora di sperimentare i suoi consigli su qualcun’altra.
E Chiara? Vidi anche lei, un pomeriggio in spiaggia. Era esplosiva come sempre, indossava un bikini a fiori sopra e slip nero sotto, la sua pelle già di norma abbastanza scura aveva raggiunto la tonalità mogano rendendola più sexy che mai. Stava camminando con un paio di sue amiche (come la chiamavamo io e Marino, il fan club, 2 o 3 ragazze che la seguivano ovunque con aria adorante) sul bagnasciuga e calamitava praticamente tutti gli sguardi (chi di desiderio, chi di gelosia) del tratto di spiaggia. Le nostre vicine di asciugamano scoppiarono in una risatina crudele quando una pallonata di ragazzini poco distanti quasi non la centrò in pieno viso ma che lei con una manovra goffa riuscì a evitare.
La rividi più tardi quando ero al baretto a comprare un gelato, seduta a un tavolo con le sue amichette. I nostri sguardi si incrociarono e lei tutta seria mi fece un impercettibile cenno col capo indicando poi con lo sguardo l’estremità della terrazza. Io non diedi segno ma uscii dal bar e l’attesi a un centinaio di metri più in là. Tre minuti dopo arrivò, senza nemmeno guardarmi o fermarsi disse ‘Seguimi a 10 metri’.
Che cazzo era, un film di spionaggio? Non che mi dispiacesse seguire quel bel culo perfetto ma mi sembrava comunque una situazione ridicola. Ma ovviamente il ricordo dell’inculata dell’altra volta erano ancora ben vivi e quindi non mi feci problemi a seguirla. Si incamminava verso il boschetto vicino alla spiaggia, ogni tanto si fermava a parlare con qualcuno, rimasi stupito quanto adulti la conoscevano, un trentenne cercò di toccarle il culo e lei si sottrasse con una risatina. Arrivammo finalmente nel bosco, si era addentrata abbastanza in profondità, via dai sentieri. Lontano da occhi indiscreti si girò e con una risata mi disse ‘Muoviti!’ e io corsi da lei.
Ci fermammo vicino a un tronco. ‘Oggi &egrave l’ultima volta che ci vediamo, a settembre parto per l’università, mi sono iscritta a lettere’. Mi disse tutto d’un fiato, senza tono di rimpianto o tristezza, dopotutto io non ero altro che un grosso cazzo con un essere umano attaccato per caso dall’altra parte, poco più che uno strumento per lei. ‘E inoltre Piero ha detto basta a sto giochino’ era a lui che piaceva sai? Io quando mi sono messa con lui avevo un idea di storia seria, poi una sera mi ha rivelato le sue perversioni, che gli eccitava vedermi fare la puttana’ ma guai a prenderlo in figa, solo a farmi inculare e a umiliarlo.’
Per un secondo vidi un velo di tristezza nel suo sguardo, poi mi guardò con i suoi magnifici occhi e mi sorrise ‘Chiaro, non che mi dispiacesse farmi inculare, ho sempre apprezzato molto il sesso anale’ Si girò sporgendo il suo bel culo verso di me ‘Non sei stato l’unico sai? Uomini di quasi tutte età me l’hanno spaccato, sempre col cornuto che ci guardava e si segava’ e ripeto, non che lo volessi, ma per amore questo e altro.’
Provai a ribattere ma lei mi interruppe, quasi come se parlasse con un minorato mentale o con un bambino la cui opinione non contava, mi stava facendo girare le palle quel suo atteggiamento egocentrico. ‘Hai talento sai? Hai davvero il cazzo più grosso che abbia mai visto, ho giurato a Piero che non avrei fatto più niente ma non so quando mi ricapiterà una mazza come la tua quindi’ &egrave il tuo giorno fortunato!’ e così dicendo con un colpo secco si abbassò lo slip fino alle ginocchia.
La guardai con sicurezza, ero come un soldato che si era addestrato a lungo per la battaglia ed ora ero pronto. Non avevo ancora detto una parola, la guardai con durezza: ‘Il mio giorno fortunato? &egrave il tuo giorno fortunato, troia’ Frase ad effetto che riuscì in maniera particolarmente efficace perché restò letteralmente a bocca aperta. Senza aspettare risposta mi inginocchiai e cominciai a leccarli la figa come mi ero esercitato dozzine di volte con Linda. Un lungo sospirò con un ‘Oh cazzo si!’ appena mormorato mi confermò che i consigli di Linda erano stati più che validi. Le infilai due dita nella figa che risultò incredibilmente stretta continuando a stimolarle il clitoride con la lingua mentre lei si era appoggiata al tronco divaricando il più possibile le cosce e piegano le ginocchia e accarezzandomi la testa e sussurrano sempre più forte ‘Si, cazzo si!’
Notai come era molto più contenuta nelle volgarità, quando me la inculai l’ultima volta era peggio che uno scaricatore di porto ubriaco mentre ora praticamente gemeva soltanto. Avrei scoperto in seguito che poche ragazze sono così volgari in maniera genuina, un buon novanta percento lo dice solo perché eccita l’uomo. La tecnica Linda era davvero efficace, cinque minuti di trattamento esplose nella mia bocca. Si lasciò cadere con la schiena appoggiata al trono guardandomi in estasi.
‘Mi mancherai cazzo! O meglio, mi mancherà la tua lingua! Hai fatto pratica eh?’ Le mancherà la mia lingua? Quella puttana egocentrica mi stava davvero facendo incazzare. Non dissi un cazzo e sotto il suo sguardo incuriosito mi alzai, mi abbassai i miei pantaloni da bagno e impugnando il mio cazzone alla base glielo ficcai in bocca. Cercò di dire qualcosa e di sottrarsi ma la presi per i capelli e le tenni il cazzo in bocca, lei smise di agitarsi. ‘Forza puttana, succhiamelo.’ E lei cominciò a muoversi lentamente, in uno dei suoi favolosi pompini.
Ora che avevo provato un’altra bocca dovevo ammettere che ci sapeva davvero fare, stimolava il punto giusto, aveva il giusto ritmo. Chiusi gli occhi e mentre mi spompinava le liberai un seno giocandoci. Sentivo che stavo per venire e lei se ne accorse, se lo tolse e disse ‘Non venirmi in bocca, a te riservo un onore speciale’ e nel dirlo si rimise in piedi e appoggiandosi all’albero si allargò la fica ‘Scopami qui’.
Non me lo feci ripetere, mi avventai su di lei ‘Piano!’ mi disse allarmata ‘Che sono abituata solo a Piero nella f” e cacciò un urlo perché senza farla finire con un colpo secco glielo avevo ficcato dentro fino alle palle. Ero entrato in quello stato di lussuria pura dove non esisteva altro che la voglia di godere e far godere.
Mi guardò un po’ sofferente e un po’ triste, con la fronte corrugata e tra un gemito e l’altro mi sussurrò ‘Sei uno stronzo” ‘Si e tu sei una puttana’ e ti piace così’ e continuai a ficcarglielo dentro mentre lei gemeva più forte ‘Vero PUTTANA?’ dissi scandendo bene le parole e scopandola ancora più forte ‘VERO PUTTANA?’ urlai e lei rispose ‘Si cazzo, si! Sono la tua puttana!’ e cominciò a venire.
Ma io non avevo finito, ero ancora accecato dalla voglia e continua a sbatterla contro il tronco, sentii le contrazioni ritornare e venti secondi dopo partì il secondo orgasmo. La sua figa era calda e faceva un effetto ventosa incredibile, quando cominciò il terzo sentii che toccava anche a me, la scopai ancora per una decina di secondi e mentre lei era ancora scossa dal terzo orgasmo tirai fuori il cazzo e, con un lampo di genio del male, presi i suoi slip neri da terra e ci sborrai dentro urlando tutto il mio piacere. Non avevo tempo di riprendermi che lei prese a darmi degli spintoni ‘Che cazzo hai fatto? E io ora come torno in spiaggia con la sborra sul costume?’ mi urlava.
Forse ora ci avrebbe pensato due volte prima di considerarmi solo un cazzo e non una persona. Decisi che l’assioma di Linda ‘Trattale come principesse nella vita, trattale come troie nel letto’ valeva solo se loro non si comportavano da troie nella vita, in tal caso le avrei trattate da tali sia nel letto che fuori.
Lei continuava a ripetermi incazzata ‘E ora come faccio?’ La guardai e con un sorrisino le dissi ‘Semplice, non metterli’ e me ne andai.
E così si concluse la mia estate, non rividi più Chiara (anche se non uscì completamente dalla mia vita come vi racconterò in seguito) e continuai a scoparmi Linda, sempre più per piacere e sempre meno per farmi dare ‘lezioni’.
Purtroppo era ormai settembre e cominciai il secondo anno di liceo. L’anno cominciò bene e senza quei bulletti del cazzo in giro la mia qualità di vita migliorò in maniera incredibile. Il secondo anno portò anche una piacevole novità, Nadia.
No, non era un puttanone dell’est in stile american pie ma la nuova docente di arti visive, e non era nemmeno dell’est, era di origine sud americana anche se nata e cresciuta in Italia. Era la classica ragazza da centro sociale che aveva passato gli anni d’università a fare discorsi politici e a fumarsi canne una dopo l’altra per ritrovarsi fuori corso con una laurea triennale e nessuna prospettiva.
Appresi in seguito che un colpo di culo incredibile le diede la possibilità di venir assunta nel nostro liceo. Come già detto era per metà del sud america, del Perù per esattezza. Era abbastanza una bella donna, non tanto alta, culo abbastanza in carne e seno abbondante ma senza la pancetta di Linda. Gli occhi erano nocciola con delle lievi borse sotto gli occhi e qualche rughetta ai bordi, le labbra erano carnose e i capelli anche castani le cadevano fin alle spalle.
Io ne fui subito affascinato, non tanto per l’aspetto (anche se chiaramente le tette non passavano inosservate) ma per il suo modo di insegnare, si vedeva che era impacciata e più di una volta non sembrava aver idea di cosa parlasse, fortunatamente visiva era una materia pratica e poco teorica. Era pure ingenua, non capiva le battute a doppio senso che qualche compagno le faceva e mancava completamente di autorità. Aveva anche un fidanzato, un altro spannato come lei che a 35 anni non solo non era ancora riuscito a laurearsi ma credeva ancora che avrebbe sfondato nella musica. Cominciai a fantasticare su Nadia, non so perché quel fare innocente mi eccitava, sia Linda che Chiara erano entrambi caratteri forti, che prendevano in mano la situazione, Nadia invece sembrava la ragazza che cercava un punto di riferimento, una personalità abbastanza debole.
Cosa successe con Nadia ve lo racconterò un altro giorno

Ti &egrave piaciuto? fammelo sapere a bullatipico@hotmail.com Il primo mese passò tranquillo, Nadia piano piano prese più confidenza con i ragazzi ma era lo stesso molto impacciata e timida. Cominciò a diventare un mio pensiero fisso, durante le sue lezioni fantasticavo costantemente a sedurla, a portare quella ingenua ragazza nel corpo di una donna a fare le cose più perverse. Me la immaginavo, titubante e remissiva, mentre la convincevo a succhiarmi il cazzo, poi a farsi scopare e piano piano riuscivo portarla a fare porcate che solo un adolescente può immaginare, fin ad arrivare a cose estreme come lei nuda in aula dove io e i miei compagni la scopavamo a turno, magari davanti al suo ragazzo che guardava. Una sera mentre mi scopavo Linda in un campo fuori città cominciai a chiudere gli occhi e pensare di scoparmi Nadia, pensavo a lei che mi diceva ‘No dai, aspetta, magari &egrave sbagliato, non so se” e io che la convincevo che invece non c’era niente di male, che era divertente. L’idea mi prese talmente tanto che cominciai a fottermi Linda in maniera selvaggia, arrapatissimo, perdendo in breve tempo il controllo. Linda, favorevolmente stupita da tanta passione, non disse nulla ma partecipò con entusiasmo lasciandosi andare anche lei alla lussuria e finimmo con un poderoso orgasmo da parte sua e una bella sborrata sul suo visino da parte mia.
Dopo quella sera cominciai a pensare che le mie fantasie dovevano diventare realtà. Cazzo era difficile, dovevo pianificare bene la cosa, una mossa sbagliata e avrei rischiato l’espulsione dalla scuola. L’occasione mi si presentò il lunedì successivo, infatti a inizio lezione ci raccontò che, datoch&egrave le avevano confermato il contratto per un anno, cercava un alloggio in città. Colsi la palla al balzo, infatti la mia famiglia possedeva una casetta (o ‘il capanno da pesca’ come la chiamavamo in famiglia), ereditata da un bisnonno tempo addietro. La usava mio padre quando da giovane doveva preparare gli esami universitari per studiare ma ormai non veniva praticamente più usata in quanto, sebbene dava sul mare, era su una piccola scogliera e non era molto pratica per andare a fare il bagno. Era piccola ma ben strutturata e soprattutto lontana dalla strada principale, l’ideale per cercare un po’ di quiete (o sfrenate avventure di sesso). A fine lezione andai da lei e gliela descrissi, dicendo che avrei chiesto a mio padre. Le si illuminò il viso, era felicissima e diceva che qualunque sistemazione sarebbe andata bene.
Era fatta, mio padre, a cui qualche lira in più non faceva di certo schifo, era contento di poter ricavare un profitto da quella che definiva l’appendice del bilancio famigliare. Mi sentivo come in uno di quei film di spionaggio, avevo piazzato la trappola e ora vediamo se sarei riuscito ad acchiappare una bella topa.
Già la settimana dopo la bella Nadia si era trasferita, me lo disse raggiante, felice finalmente di aver trovato un posto, aveva un sacco di problemi con la signora che le affittava la stanza, non da ultimo che era una gattara il salotto le puzzava di piscia per gatto.
Quel weekend, per quanto di fine settembre, era incredibilmente caldo e allora decisi di andare in bici ‘casualmente’ nella zona della scogliera. Un campo sovrastava la casa ed era delimitato da una serie di cespugli offrendo un nascondiglio ideale. Potevo vedere la sua sgangherata fiat 500 parcheggiata fuori nel vialetto e le finestre spalancate, probabilmente per far corrente nella casa. Purtroppo di lei nessun segno, allora inforcai la bici e andai a farmi un giro, un oretta più tardi quando tornami appostai di nuovo nel mio nascondiglio ed ebbi decisamente più fortuna.
Era sdraiata su un asciugamano poco distante dal precipizio, indossava un bikini marrone che a stento tratteneva quelle tettone divine. Avevo visto giusto, il fisico era decisamente migliore di quello di Linda, la pancia era piatta, certo non da modella ma meglio della media. Essendo sulla schiena non potevo valutare il culo ma si vedevano che i fianchi non erano troppo larghi. Mi ritrovai col cazzo estremamente duro che a stento stava nei pantaloncini che mi ero messo quel giorno. Mi resi conto di essere praticamente invisibile e quindi cominciai a tirarmi una sega. Mi immaginavo di avvicinarmi così, con la bestia fuori e mentre lei a occhi chiusi prendeva il sole ficcarglielo in bocca e scoparmela li, all’aperto, in pieno giorno. Sborrai sui cespugli immaginando che fossero le sue tette. Il giorno dopo avrei fatto la mia mossa.
Per l’occasione decisi di mettermi un costume a slip, decisamente fuori moda ma che mostrava bene la dotazione e mi vestii normale come per andare in spiaggia. Pedalai verso casa sua e arrivai verso le due e mezza. Ero agitato ma anche molto determinato, avevo già pronta la scusa, mio padre mi aveva mandato a chiederle se andava tutto bene. Quando mi aprì restai un po’ deluso, speravo di trovarla in intimo o perlomeno in bikini mentre invece indossava un vestitino estivo, abbastanza corto ma poco sopra il ginocchio. Mi salutò con entusiasmo (proprio un ingenua, nessun docente sarebbe stato contento di trovarsi un allievo davanti a casa nel weekend) e mi offrì un aranciata. Parlammo sul mini portico del tempo e della casa, del fatto che piaceva pure al suo ragazzo e che si aveva una bellissima vista. Era proprio di buon umore, sembrava di sentir parlare una ragazzina della gita allo zoo.
” e lei che programmi ha per questo pomeriggio prof?’
le chiesi quando finalmente smise un secondo di parlare
‘Pensavo di svuotare gli ultimi scatoloni, vuoi darmi una mano?’
‘Ma prof &egrave domenica! Prenda piuttosto il sole con me!’
Cercai di formulare la proposta in maniera più neutrale e spontanea possibile ma vidi lei esitare, dopotutto era una docente e io un suo allievo. Non aspettai risposta, mi alzai e corsi verso la scogliera
‘Forza Prof! Qui c’&egrave un venticello perfetto, ci si abbronza da dio!’
Lei si alzò e rise del mio entusiasmo e mi venne in contro
‘Ma lo scatolone”
‘Chissene frega, non andrà mica a male!’
Le risposi e così dicendo mi abbassai i pantaloni. La vidi fermarsi di colpo, il suo sguardo cascò in maniera inconfondibile sul mio pacco mal trattenuto dagli slip. Subito dopo mi tolsi pure la maglietta
‘Forza! Cosa aspetta?’
La spronai e lei, sempre intimidita, camminò più lentamente verso di me.
‘Mica vorrà prendere il sole vestita no?’
Le dissi sdraiandomi sull’erba allargando bene le gambe per evidenziare il pacco
‘N-no’ certo che no!’
rispose lei sempre esitante, sembrava davvero una ragazzina alla prima esperienza, anche una ragazza di 14anni avrebbe capito che era una palese tattica per spogliarla ma lei, sebbene la sua esitazione mi faceva capire che da qualche parte il suo cervello le suggeriva che non era una buona idea, cominciò ad abbassarsi le spalline e a far scivolare il vestito sulle caviglie. Mi issai a sedere, questa volta io ero sbalordito. Non indossava un intimo particolarmente sexy, niente pizzi o altro, ma vedere comunque la prof, oggetto del desiderio da settimane, in mutandine e reggiseno e, cosa che mi eccitò all’inverosimile, indossava ancora le scarpe.
‘Ma non &egrave meglio se prendo degli asciugamani? Sull’erba mi gratta!’
E io, ammutolito, annui col capo. La guardai mentre si dirigeva verso la casa con il vestito in mano, il suo culo era grosso ma non in maniera eccessiva, classico latino. Tornò sempre in intimo e mi passò un asciugamano e si sdraiò accanto a me.
‘Prof la crema, le do una mano a metterla?’
Era la cosa più banale e scontata che fosse mai esistita, non avrebbe funzionato con nessuna ragazza che non avesse già deciso a prescindere da darmela. Lei accettò volentieri senza traccia di malizia, come se farsi spalmare della crema sul corpo da un allievo non fosse stato niente di più che un normale gesto di cortesia come tenerle la porta aperta. Si sdraiò sulla pancia, cominciai a spalmare la crema dalle spalle e scesi lentamente su tutta la schiena. Ero impacciato, essendo un racconto erotico vi immaginate la classica scena del figaccione che spalma la crema alla figona mentre lei emette gemiti di piacere. Ecco, niente di questo tipo, le mani mi tremavano e lei non la finiva di ciarlare in maniera gioiosa di questo o di quest’altro argomento. Ma il contatto col suo corpo mi aveva provocato un erezione spaventosa, sentivo il cazzo che era letteralmente un palo ardente tra le gambe e che era mal contenuto dal costumino che avevo indossato. Arrivai al sedere e cominciai a incremare pure quello. Lei si bloccò improvvisamente ‘Merda’ pensai, avevo osato troppo ma lei subito smentii il mio pensiero, si prese le mutandine e le strinse meglio infilandosele mezzo tra le chiappone e mi disse tutta gioiosa
‘Ecco così non sporchi la stoffa’.
Ok, quella o era davvero ritardata o era una troia allo stadio terminale, probabilmente entrambe le cose. Io ripresi a ungerli le chiappe in maniera non differente da quando aiutavo mia madre a impastare la pasta della pizza fatta in casa, era stupendo, sentivo il metaforico contachilometri che stava arrivando al fatidico punto rosso dove avrei perso il controllo e senza badare alle conseguenze avrei tirato fuori l’uccellone e lo avrei infilato tra quelle due chiappe divine. Per (s)fortuna non si arrivò a questo infatti dopo 2 minuti buoni di incremaggio mi disse un po’ seccata
‘Anche le gambe per piacere!’
E così finii il lavoro. Per fortuna l’erezione era scemata quando mi alzai per rimettermi sull’asciugamano ‘Anche davanti prof?’
Le chiesi tra il serio e il simpatico e lei scoppiò in una risatina
‘Li faccio da me grazie!’
Quando anche il davanti era protetto feci la mia seconda mossa, decisamente audace ma vedendo quanto era ingenua pensai che poteva funzionare.
‘Prof ma li non si &egrave spalmata bene!’
‘Dove?’
‘Lì!’
Indicai in un punto poco sopra il suo reggiseno
‘Non vedo niente’
Disse lei confusa
‘Ma si prof lì! Non vede?’
E le toccai con l’indice poco sopra il seno. Lei mi guardò sbalordita, lo sguardo era un misto di ottusità e confusione
‘Non vedo proprio’.
‘Aspetti la aiuto io’
E così, con il cuore che mi batteva a mille ma lo sguardo sicuro appoggiai il palmo della mano sul suo abbondante seno e finsi di spalmare. Lei finalmente stava zitta, il suo respiro si era fatto pesante e notai che nonostante il caldo le venne la pelle d’oca sul braccio. Il mio cazzo si era di nuovo indurito ma non feci nulla per nasconderlo. Mi feci più audace e presi a scendere sul seno accarezzando in maniera soffice, senza nemmeno fingere più di strofinare, con tutto il palmo della mano, al punto di scostare qualche centimetro di stoffa del reggiseno fino ad arrivare quasi al reggiseno
‘Cosa fai?’
Mi chiese con voce roca e leggermente lamentosa, era eccitata, decisamente eccitata. La ignorai e feci il grande salto, abbassai una coppa del reggiseno e con la mano che la massaggiava lo afferrai con decisione. La sentii sussultare ma non mi disse di fermarmi, lo presi come un invito a continuare. Dovevo agire in fretta, se la luce della ragione avrebbe fatto breccia nella nebbia dell’eccitazione, se si fosse resa conto che si stava facendo palpeggiare le tette da un suo allievo, tra l’altro minorenne, in un luogo pubblico, mi avrebbe di sicuro fermato, dovevo mantenere l’eccitazione alta e costante se no era finita e non avrei mai più avuto un’altra occasione o peggio mi sarei trovato nella merda fino al collo. Le stimolai il capezzolo come Linda mi aveva mostrato milioni di volte, era duro, ingrossato e sporgente, cominciava a gemere sommessamente a occhi socchiusi e la bocca aperta in una smorfia. Con naturalezza presi il suo enorme seno in mano e me lo portai alla bocca, alternando ciucciate a veloci colpi di lingua sul capezzolo sensibilizzato. I suoi gemiti si fecero più forti e sempre ad occhi chiusi cominciò ad accarezzarmi la testa. Incoraggiato le liberai pure l’altro seno e presi a stimolarlo con l’altra mano. Mi immaginai la scena che si sarebbe presentata a un eventuale osservatore o, meglio ancora, al fidanzato della mia bella professoressa, io, un ragazzino, che ciucciavo e stuzzicavo quelle grosse tettone mentre lei a occhi chiusi gemeva sommessamente godendosi quel massaggio. L’idea mi fece perdere il controllo, mentre continuavo a succhiarla le presi una mano e me la appoggiai sul cazzo che intanto, nella sua irruente erezione, aveva fatto capolino da sotto il costume. Quel contatto sembrò destarla e per un attimo ebbi paura di aver mandato tutto a puttane.
‘No aspetta! Che stiamo facendo?’
Mi disse mollando il mio cazzo e spingendomi lentamente via. Senza mollarle il seno mi avvicinai e le sussurrai nell’orecchio
‘Non si preoccupi prof, non lo saprà nessuno’
E le infilai la lingua nell’orecchio per poi scendere sul collo. Lei che già stava ribattendo si interruppe con un gemito di puro piacere al contatto con la mia lingua e espose il collo mentre la sua mano, sta volta di sua spontanea volontà, mi agguantò la parte superiore del cazzo che spuntava da sotto gli slip e prese a masturbarmi sapientemente
‘No’ dai smettiamola’ &egrave sbagliato’ io sono la tua docente’ e sono fidanzata!’
Mormorava ma le sue mani si muovevano agili sulla mia asta e io per facilitarli il compito mi abbassai gli slip fino alle caviglie. Mi lasciai masturbare senza staccarmi da quelle tette meravigliose che tanto avevo desiderato e all’ennesima volta che sentivo il suo tono lamentoso sul fatto che questo fosse sbagliato mi staccai dal seno e afferrandola per i capelli alla base le sussurrai nell’orecchio
‘Ed &egrave proprio questo che ti eccita’ troia’.
Erano le parole giuste, la fecero partire completamente, girò la testa e mi infilò la lingua in bocca mentre cominciò a smanettarmi con tale intensità quasi da farmi male.
‘Si cazzo’ sono una troia!’
Disse tra una slinguata e l’altra. La feci continuare per un po’ lasciandomi trascinare nel turbine della lussuria ma in breve il cazzo cominciò a dolermi e allora la staccai sia dalle mie labbra e dal mio cazzo e la feci sdraiare allargandole le cosce abbondanti. Riprese a lamentarsi
‘No dai fermati, abbiamo esagerato, ora basta, io ho il ragazzo, tu sei un mio allievo’
E cose del genere ma guardandosi bene dal chiudere le cosce che erano oscenamente spalancate. Le scostai le mutandine e presi a leccarla/masturbarla con una tecnica che mi aveva insegnato Linda che prevedeva l’uso di tre dita e della lingua. La sua figa era un forno bollente e fradicio, avevo visto solo due fighe dal vivo ma mai avevo visto bagnarsi tanto una ragazza. Non durò tanto, in pochi minuti esplose in un orgasmo violentissimo mentre con le mani si strizzava il seno in maniera che faceva male solo a guardarla. La tecnica di Linda evidentemente era più che valida e sicuramente Nadia era una di quelle fortunate ragazze a cui bastava uno sbuffo di vento per avere un orgasmo. E di quelle ancora più fortunate a cui il primo orgasmo faceva solo venir ancora più voglia di averne un secondo, un terzo o addirittura un quarto. Mi guardò implorante, ansimava forte
‘Fottimi, ti prego, fottimi come una puttana!’
Mi disse quasi incazzata.
‘Girati puttana!’
Le dissi con tono perentorio e lei da brava troietta si girò mettendosi a pecora e allargò le coscione. Io le abbassai gli slip che le erano restati addosso e con un colpo secco glielo ficcai tutto nella figa.
‘Oh cazzo sì’
Disse con un gemito. Cominciai a fotterla come una cagna, il mio corpo magro e ancora adolescente prese a scontrarsi col suo fisico latino e abbondante, da donna ormai fatta. Sarebbe stato uno spasso da vedere, l’adolescente che fotteva la sua professoressa. Mentre la scopavo con un buon ritmo lei continuava ad alternare oscenità a preghiere di smetterla
‘Si fottimi, fottimi a percora, oddio che bel cazzo che hai, me lo sento in pancia’
‘No dai’ basta ora’ non voglio’ mmmm’. Non &egrave giusto’ oddio quanto mi piace!’.
Mi eccitava vederla così e presi a fotterla ancora più forte. Di nuovo sentii la sua vagina contrarsi
‘Dio sto per venire, oddio vengo, VENGO!’
Urlò tutto il suo piacere, in maniera talmente forte che quasi mi allarmai. Rallentai il ritmo fino a fermarmi e a tirarlo fuori, lei si voltò a guardarmi. Guardandola fissa negli occhi le allargai le chiappe e appoggiai il mio bastone all’ingresso dello sfintere anale e con ritmo lento e costante cominciai a infilarle il cazzo nel culo. Guardai il suo viso venir stravolto da una smorfia di dolore mentre lentamente ma con sorprendente facilità la infilzai nel culo. Quando arrivai in fondo cominciai a muovermi lentamente
‘Ne hai già presi tanti in culo, vero puttana?’
‘Si’ oh cazzo’ si’ &egrave enorme’ mi eccita da morire’ si mi sono fatta spaccare da degli amici del mio ragazzo’ oddio fermati, mi sento in colpa’ no continua’ mmmm’ si fottimi il culo’
‘Da degli amici del tuo ragazzo? Allora sei davvero una puttana!’
‘Oh si, chiamami così, mi ecciti da morire, mi eccita mettere le corna’ una volta mi sono pure fatta inculare da un mio professore’ per passare un esame’ l’unico 30 della mia vita’ si cazzo!’
‘Sei proprio una troia senza ritegno’ hai dato via il culo come una puttana e quindi ti tratto da tale!’
E cominciai a fotterle il culo.
‘Oh cazzo mi spacchi cosiiii’
Strillava come una porca allo spiedo, appoggiò tutto il petto contro l’asciugamano elevando solo il culo e con una mano prese a masturbarsi la fica penetrandosi e strofinandosi il clitoride in maniera selvaggia.
‘Vengo ancora, vengo ancoraaaa’
Urlò e cominciò dei movimenti spasmodici che mi ricordavano più un attacco epilettico che un orgasmo. Quella scena era incredibile, quella tettona che godeva in maniera quasi spaventosa mentre si faceva inculare da un ragazzino come me. Mi immaginai il suo ragazzo, a guardarsi, umiliato ma eccitato, non resistetti. Estrassi il cazzo mentre lei si girava e con due colpi di mano le sborrai sulle tette urlando
‘Si prof puttana, beccati la mia crema alla faccia del cornuto!’.
Tre, quattro, cinque schizzi di sperma arrivarono sul suo abbondante seno. Avevo il fiatone, l’orgasmo era stato bello forte e lei mi guardava massaggiandosi il seno sporco di sperma. Si fermò e mi guardò seria e preoccupata
‘Non devi dirlo a nessuno, ti prego, sono finita se si sa’.
Che ingenua puttana’ si era appena fatta inculare e scopare da un adolescente e ora si aspettava che il segreto restasse tale?
‘Ma certo prof! Dopo la sua ‘lezione’ di oggi non potrei mai mandarla nella merda’.
Il suo viso si illuminò
‘Grazie, grazie!!!’
Sembrava davvero una ragazzina.
‘Però lei mi deve promettere che questa non sarà l’ultima volta che succede’
Rise in maniera cristallina
‘Ci puoi giurare che non &egrave l’ultima volta, era un po’ che non mi montavano così’
E subito arrossì per aver usato quell’espressione. Incredibile, dopo tutto quel sesso, solo perché era venuta, era tornata la docente timida di prima. Ci rivestimmo e dopo aver ascoltato le sue chiacchere per ancora un quarto d’ora finsi un impegno e me ne andai, consapevole che quella era solo la prima di molte eccitanti scopate con quell’ingenua puttana.

Ti &egrave piaciuto? scrivimi a bullatipico@hotmail.com La giornata era cominciata decisamente bene, ero, per una volta tanto, riuscito ad andare a letto presto e ad addormentarmi subito, per la prima volta da mesi non mi ero trascinato fuori dal letto faticosamente come al solito. E pure il tempo era stato clemente, invece dei grigi mattini degli ultimi giorni c’era un luminoso sole nel cielo. Niente poteva andare storto’ o almeno credevo. Quel giorno volevo fare sega a scuola per andare da Linda. Infatti il padre aveva deciso che la scuola pubblica non faceva per lei e due mesi prima l’aveva trasferita, nel bel mezzo dell’anno scolastico, in un nuovo istituto privato per fighetti. Ero triste per la sua partenza, non solo non avrei più avuto una bella ragazza con cui imboscarmi nelle pause ma, visto che la nuova scuola era a 2 ore di distanza da casa mia, l’avrei praticamente vista solo nei weekend. Al di là di questo ero felice di farmi un viaggetto in treno ed esplorare una nuova città, inoltre pregustavo le indubbie abilità di Linda a darmi piacere. Lei non sapeva del mio arrivo, ma avevo l’indirizzo sia della scuola che del suo nuovo appartamento che il ricco paparino le aveva preso, in un modo o nell’altro l’avrei trovata.
Infine arrivai alla scuola, sembrava più un country club, un lussuoso edificio di 4 piani con due ali ai fianchi. Mentre mi avvicinavo all’entrata principale della scuola vidi una piccola folla che si accalcava all’ingresso, attorno agli albi pubblici. Ero curioso, pensavo si trattasse della prevendita per una festa o di qualcosa del genere, mi feci strada tra la folla che rideva e si dava di gomito e infine vidi cosa stava tanto scaldando gli animi: Si trattava delle foto, delle polaroid, forse una decina in tutto. Una ragazza completamente nuda si dava da fare con 3 cazzi i cui proprietari non si vedevano. In una foto ne succhiava due messa a pecora mente un terzo la inculava, in un’altra la foto era un po’ di lato e si distingueva oltre che un cazzo nel culo un secondo nella figa mentre aveva un terzo sempre in bocca. Le foto erano tutte di questo tenore. ‘Hai visto che troia quella nuova?’ ‘Si vedeva che era una vacca!’ sentivo dire attorno a me. Il mio cuore si ghiacciò guardando l’ultima foto, la ragazza era bionda, un po’ rotondetta ma con dei grandi seni, sdraiata, con 3 cazzi che già cominciavano ad ammosciarsi e tanto sperma sul suo viso, sul suo seno e sulla sua pancia.
La ragazza era Linda.
Me ne andai, non ci potevo credere, quasi mi venne da piangere. Lo sapevo, era troia nell’anima lei, le piaceva il cazzo, a me andava bene, io mi scopavo chi volevo e lei faceva altrettanto ma’ non potevo credere che si sarebbe esposta tanto. Controllai l’indirizzo di casa sua e mi incamminai. All’arrivo della sua strada ebbi la seconda sorpresa traumatizzante della giornata. Fuori dalla palazzina di Linda c’era un’ambulanza. Arrivai di corsa ma solo per vederla partire. Un gruppo di persone borbottava lì vicino ‘Che &egrave successo?’ chiesi col fiatone. ‘Poveretta, ha tentato di suicidarsi’. E lì non trattenni le lacrime, scoppiai a piangere, un pianto di paura di perdere una mia cara amica, la cosa più vicina a una compagna che ebbi mai avuto, un pianto di rabbia, rabbia verso quelli che avevano fatto una cosa del genere Linda.
Una mattina, sette giorni dopo, proprio all’inizio delle vacanze, mi trovavo nella stanza d’ospedale di Linda, i suoi genitori erano appena andati via. Avevo scoperto che, per riuscire a dormire, aveva sempre con sé una scatola di benzodiazepine e dopo aver visto le sue foto appese all’albo era corsa a casa e ne aveva assunto l’intero pacchetto. Fortunatamente nella confusione in cui era in quel momento era barcollata sul pianerottolo dove l’aveva trovata una vicina due minuti dopo che aveva prontamente chiamato i soccorsi. I primi giorni, quando andavo a trovarla, era ancora fortemente scossa, parlava poco, era spesso assente. Ma quel giorno quando entrai mi rivolse subito un malinconico sorriso. Le chiesi se potevo stare nel suo appartamento per un po’ per starle vicino durante le vacanze, lei mi diede ben volentieri le chiavi. Poi la abbracciai teneramente, sentii il suo caldo respiro sul mio collo, mi fece venire la pelle d’oca. Mi sedetti sul letto e cominciammo a parlare, mi raccontò tutto, di come era stata invitata a una festa per darle il benvenuto e di quanto aveva bevuto e di come era finita in stanza con 3 ragazzi nudi. Non si era nemmeno resa conto che stesse venendo fotografata tanto era annebbiata dall’alcool e dalla lussuria. Mi stupii di come non provai nemmeno un minimo moto di gelosia per quello che aveva fatto, i patti tra noi erano stati chiari fin da subito, non eravamo una coppia e facevamo quello che volevamo. Il sentimento che provavo era un altro mano mano che sentivo la sua storia. Rabbia, rabbia sempre più violenta che in breve si trasformò in furia. Dopo il suo fiume di parole e mare di lacrime io fui molto lapidario.
‘I loro nomi’ le ordinai con tono autoritario che non conoscevo come mio.
Abbassò il capo e me li disse.
‘Cosa intendi fare?’ Mi disse con la sua voce tremolante. Mi alzai, la baciai teneramente sulle labbra e le risposi ‘Ti vendicherò’. E senza più voltarmi indietro me ne andai.
Mentre uscivo dall’ospedale quell’aria da duro mi era già passata, ero uno spilungone magro che ancora abbassava lo sguardo quando incrociava un tamarro sul marciapiede, cosa avrei potuto fare per vendicare la mia amica? Non ero forte fisicamente, non avevo soldi, ero sempre insicuro’ tranne quando scopavo. Lentamente un’idea prese a farsi strada nella mia testa, forse avevo trovato un modo.
Mi recai quel pomeriggio a casa di Linda dove trovai un grosso annuario ancora incellofanato dell’anno precedente. Quella stupida moda da high school americana dopotutto aveva avuto un utilizzo. Cominciai a sfogliarlo e trovai la prima vittima, mi meravigliai della quantità di informazioni che erano in esso racchiusi, alcune del tutto inutili come il suo motto altre decisamente utili tipo sport praticati e ritrovo preferito. Lo guardai bene, me lo fissai a fuoco nella mente. Luigi. Un tamaraccio d’assalto, capelli ingellati, abbronzatura stile mogano, sguardo da duro. Sport praticato: piscina, ritrovo preferito: Piscina Gaudiano.
‘Ci vediamo presto, Luigi’ dissi ad alta voce, mi misi l’annuario nello zaino e mi misi in cammino.
Arrivai alla piscina grazie alle indicazioni di una vecchietta che mi fece fare il giro della città e quindi arrivai circa 1 ora prima dell’orario di chiusura. Non era tanto frequentata, vedevo tanta gente uscire e solo qualcuna entrare. Mano al portafoglio pagai il biglietto, comprai un costume e mi diressi verso gli spogliatoi. L’umidità e l’odore di cloro mi investirono subito. Gli spogliatoi erano angusti per una piscina pubblica, una parete di armadietti su un lato, una serie di cabine per i timidi sull’altro lato, una stanza per le docce e una porta aperta che dava sulla piscina, non proprio il massimo della discrezione ma consocio delle mie doti non mi feci problemi a mettermi in costume. Tempo di recarmi dove c’erano le vasche e lo vidi. Proprio quello che mi aspettavo, un tamarro d’assalto abbronzato, incapace di parlare in tono di voce civile, camminava come se la piscina gli appartenesse. Si trovava con un branco di amici, classici maschietti beta che lo seguivano e ridevano.
Misi l’asciugamano su uno sdraio e mi misi ad osservarli. Poco dopo il gruppo si disgregò, tra uno ‘zio’ e una pacca sulla spalla, Luigi venne lasciato solo e si diresse verso la sedia del bagnino. La vidi, la guardai, era decisamente carina. Capelli ricci ramati, non tanto alta, un paio di belle tette, stimai una quarta, premevano sotto il costume blu intero da bagnina. Anche il viso era carino, faccia un po’ da stronza, sguardo annoiato, bocca da scazzo così come la voce. Non capii cosa gli disse ma limonarono brevemente in maniera decisamente appariscente, poi la salutò dandole una strizzata a una tettona suscitando vivi gridolini di protesta da parte della bella bagnina. Avevo fatto tombola. Sapevo dove colpire quel tamarraccio del cazzo. Aspettai che se ne andò e comincia a sondare il terreno. Mi tuffai e feci una decisa di vasche per poi uscire proprio davanti alla bagnina, cercando di sfruttare l’effetto del costume reso aderente dall’acqua davanti alla bagnina, che ovviamente non mi guardò nemmeno di striscio. Allora provavi a transitarle davanti, ricevetti solo uno sguardo di disprezzo da quella fighetta. Chi si assomiglia si piglia. Mi recai verso la sdraio dalla parte opposta e presi a guardarla mentre andava lasciava la sua postazione e prendeva. Suonò la sirena che annunciava a breve la chiusura. Ero deluso, non sapevo come avrei potuto fottermi quella graziosa per quanto stronza bagnina. Dovevo tornare all’appartamento di Linda e trovare una soluzione. Tornai nello spogliatoio ormai vuoto, se non per un vecchietto che si stava vestendo, mi spogliai e mi diressi verso la doccia. Il mio cazzone ballava in maniera piacevole contro le mie cosce mentre camminavo nudo, cominciai a sciacquarmi via il cloro dai capelli per poi passare al corpo, scappellandomi poi piano il cazzo per darli una sciacquata. ‘Chi &egrave ancora lì?! &egrave ora di chiudere cazzo!’ sentii la sua voce acida. Cazzo! E ora cosa facevo? Cosa dicevo? Mi girai per risponderle e lei era lì a meno di un metro da me, era proprio bassina ma davvero figa, le tette premevano contro il costume intero. Vidi i suoi occhi, il suo sguardo incazzato cadere sulla mia piccola proboscide tra le cosce e qualcosa cambiare. Lussuria. Conoscevo quello sguardo, l’avevo visto in Linda, l’avevo visto in Nadia e soprattutto l’avevo visto in quella grandissima troia di Chiara. Durò solo un attimo ma ero sicuro di quello che avevo visto. Il tono si fece subito di nuovo duro ‘muoviti’ ma sentii un lieve tremolio nella voce. E li successe, si girò per andarsene e il fondo della doccia reso scivoloso fece il suo lavoro. La bella tettona scivolò all’indietro. Reagii d’istinto e la afferrai da dietro. Non so bene che mossa feci ma so solo che uno dei suoi seni balzò fuori dallo stretto costume e il mio abbondante cazzo si strusciò contro la sua schiena nuda. Lei si girò di scatto, era incazzata, era arrapata. Il suo grosso seno ondeggiò e il mio cazzo prese subito a ingrossarsi, lei mi guardò diritta negli occhi e quasi con rabbia me lo afferrò. Esultai dentro di me, pure il mio cazzo esultò, impennandosi tra quelle mani ingrossandosi all’inverosimile. Continuava a non dire nulla ma prese a masturbarmi decisa strappandomi un gemito di piacere. Eravamo in piedi, io completamente nudo, lei con una tetta fuori, che continuava a fissarmi rancorosa mentre la sua manina faceva su e giù scappellandomi con rapidità. Presi a toccarli le tette, a mungergliele con un movimento che mi aveva insegnato Linda, riuscendo a infrangere le labbra strette e strappandole un sospiro. In breve liberai anche il secondo seno massaggiandola a due mani. La sua faccia si fece meno incazzata e più vogliosa ‘hai un cazzo favoloso’ sussurrò, senza più quel tono da stronza ‘E tu un corpo favoloso’. Sorrisino compiaciuto. ‘Ma qui &egrave rischioso, vieni’ e afferrandomi per il cazzo mi portò nella saletta di rianimazione proprio accanto allo spogliatoio. Immaginai quanto fosse stato divertente venir visto da quel tamarro di Luigi in quel momento, la sua fidanzata tettona che mi teneva il cazzone mentre camminava sicura con le tette al vento. Arrivati nella stanzetta si staccò dal mio cazzo e si sedette su uno sgabello guardandomi con un sorriso malizioso e toccandosi il seno ancora bagnato dalla doccia. Io non persi tempo, mi avvicinai e le porsi il mio cazzo da succhiare cosa che prontamente fece. Cominciò con un lento pompino, le sue labbra mi avvolsero l’asta per poi sfilarselo tutto dalla bocca. Era davvero eccitante, quella ragazza ci sapeva davvero fare! Presi a pensare a Linda, anche lei era un’esperta pompinara’ e aveva sofferto per colpa di uno stronzetto, cominciai a incazzarmi, so che quella ragazza, per quanto stronza, non centrava niente ma quando avevo il cazzo duro non capivo più nulla. Presi a scoparle la bocca. All’inizio piano, lei tentò qualche mugugno di protesta ma più protestava più mi incazzavo e più ci davo di bacino. In pochi secondi lei si trovò seduta a cosce spalancate mentre io, tenendola per la testa, le ficcavo il mio colossale cazzo in bocca, scopandogliela letteralmente. Mi aspettai che si ribellasse, che me lo mordesse e invece fece una cosa inaspettata. Vidi la sua mano destra scendere, scostare il costume e prendere a masturbarsi in maniera feroce. Evidentemente la mia durezza la eccitava, probabilmente era una di quelle ragazze viziate abituate ad avere tutto e la situazione la stava facendo impazzire dalla voglia, lei, una ragazza sexy che si stava facendo scopare la bocca da uno sfigato super dotato nella piscina dove lavorava. Venne fulminata da un orgasmo, la vidi afferrarsi le grandi labbra e stringerle convulsamente mentre la bocca ormai non aderiva più al cazzo. Ci volle tutto il mio self control per non riempirle la gola del mio seme. Quando i tremori dell’orgasmo si furono quietati la guardai e mi sdraiai sul lettino, col cazzo ben eretto, lei fece una risata euforica e prese da un cassetto un preservativo (evidentemente non era la prima volta che si dava da fare li) e me lo infilò salendomi sopra e impalandosi lentamente su di me, non senza una smorfia di dolore notai con orgoglio. Prese a cavalcarmi con ferocia, iniziando a gemere senza ritegno mentre i voluminosi seni ballavano. Non mi piaceva stare sotto ma poiché era tanto presa decisi di non farle cambiare posizione. Però notai qualcosa sulla scrivania, un grosso evidenziatore nero era lì appoggiato. Mi venne un’idea perversa, lo afferrai e sotto il suo sguardo interrogativo la tirai verso di me, in modo da avere il suo seno in faccia e’ il suo culetto all’aria ‘Che fai?’ mi chiese tra un gemito e l’altro visto che avevo preso a pistonarla io da sotto. Le risposi in maniera diretta e fredda ‘ti allargo il buco del culo’ e dopo una lieve lubrificata presi a infilarle l’evidenziatore, ovviamente ben chiuso, nel suo culetto. Anche quella era una scena che avrei che il suo fidanzato vedesse, il mio cazzone che la pistonava da sotto e un grosso evidenziatore conficcato nel culo, mentre uno sfigatello come me le sbavava e le mungeva il seno. Evidentemente non doveva disprezzare il trattamento perché in breve il movimento si fece più frenetico ‘Oh dio” disse movimento le cosce all’unisono coi miei colpi di minchia. La sua faccia si contrasse ‘sto venendo! Sto venendo!!’ urlò che pregai mentalmente che eravamo soli. La guardai in faccia mentre veniva presa da un attacco epilettico, una scarica di umori si riversò sul mio cazzo e parte del mio petto mentre lei godeva follemente. Non resistetti nemmeno io ‘sto per godere anche io!’ dissi accecato dalla lussuria. Lei in un attimo di lucidità si sfilò il cazzo e scendendo dal lettino prese a mungermi la minchia a due mani guardandomi con aria arrapatissima. Presi a sborrarle in faccia una quantità incredibile di sborra, 3 fiotti caldi le caddero sul voluminoso seno mentre lei soddisfatta mi mungeva tutto fuori incurante dello sperma bollente che le colpiva quella faccia da scazzo che si ritrovava.
Riprendemmo entrambi fiato, mentre lei si puliva il mio sperma dal viso. Finalmente mi dedicò un sorriso. ‘sei stato incredibile!’ mi disse sempre col fiatone. ‘Anche tu!’ banale come risposta ma dopo l’orgasmo brutale che avevo appena avuto non mi venne in mente niente. Tornò di nuovo dura ‘ora vai, che devo chiudere’. La guardai un po’ incazzato, aveva ancora sperma sul viso e le tette al vento, non so come la parte inferiore del costume intero era ancora al suo posto, per quanto scostato di lato che mostrava una lieve peluria. Pensai che bella foto sarebbe stata per il suo Luigi. Me ne andai completamente nudo verso gli spogliatoi quando lei da dietro mi urlò ‘Domani mi tocca ancora chiudere la piscina” Non le risposi ma sorrisi tra me. Il giorno seguente avrei portato la macchina fotografica.

Uscii dalla piscina che era già buio con un gran sorriso, il pesce aveva abboccato, ora dovevo solo tirarlo a bordo e fotografarlo per compiere il primo passo della mia vendetta. Arrivai nell’appartamento di Linda, misi il costume ad asciugare e la chiamai. Era ancora molto triste, parlava poco, penso che avesse ricevuto da poco le sue pillole, non volevo che venisse a sapere che avevo già mosso il primo passo lungo la via della rivincita. La salutai e mi misi a dormire nel suo letto. Adoravo il suo profumo, lo sentivo sul cuscino, lo sentivo nel piumino. Mi procurò un’erezione immediata. Presi a masturbarmi abbassandomi i boxer fino alle ginocchia, sentendo la cappella che sfregava contro la sua coperta. Era diverso con lei, sia quando me la scopavo, sia masturbandomi pensandola. Si, completamente diverso eppure non meno eccitante. La amavo? No, non penso, ma sicuramente c’era un profondo legame di affetto e amicizia come non l’avevo mai provato con nessuna. Era la mia mentore, la mia troia e la mia amica. Un connubio perfetto. Eppure non disdegnavo gli altri tipi di rapporto, quelli solo ed esclusivamente finalizzati al sesso. Ripensai alla bagnina di cui nemmeno sapevo il nome, anche lei mi eccitava, mi eccitava quanto trasudava porcaggine, quanto era puttana a farsi scopare da uno sconosciuto nell’infermeria di una piscina quando aveva visto nemmeno 30 minuti prima il suo ragazzo. Certo, le puttane occasionali erano una gran cosa ma la sensazione di conoscere mentalmente e fisicamente una ragazza e manipolare il suo corpo come un artista suona un violino traendone un suono altrettanto dolce era ancora meglio. Presi a fantasticare sul fottermi a pecora Linda davanti alla bagnina che ci guardava, di farla urlare dal piacere mentre il suo bel culo burroso veniva sbattuto e sculacciato dalla mia libido smisurata’ mentre quella povera bagnina che aveva incarnato l’inizio della mia vendetta poteva solo masturbarsi. Scostai appena in tempo le coperte eiaculandomi copiosamente sull’addome, strozzando un urlo. Pulii lo sperma con un fazzoletto e sprofondai in un profondo e beato sonno post orgasmico.
Il mattino dopo lo passai gironzolando per la città, con la mente rivolta al pomeriggio e a come riuscire a fare una foto a quella bagnina pompinara. I cellulari non erano ancora diffusi, specialmente quelli con macchina fotografica. Mi ero procurato una vecchia polaroid per scattarle le foto ma era difficile, sarebbe stato a dir poco sospetto portarmi una macchina fotografica in piscina, inoltre era più rumorosa di una tromba quando scattava una foto. Mi sedetti su una panchina in un parco riflettendo su come risolvere la questione quando vidi qualcosa che mi diete un’idea rischiosa ma geniale. Poco più avanti un papà distratto venne ferocemente aggredito da una madre per aver preso a spingere la carrozzina del suo bambino senza rendersi conto che la sua, identica, era qualche metro più in là. Elaborai il seguente piano, avrei scattato a casa di Linda un paio di foto polaroid volutamente sfocate o nere e mentre la bagnina era impegnata a succhiarmelo o a farsi scopare le avrei fatto le foto. Lei si sarebbe arrabbiata sicuramente e avrebbe preteso che gliele dessi, a quel punto avrei sostituito le sue foto dandole quelle fatte a casa di Linda. Era rischioso ma sicuramente non avrebbe accettato di farsi fotografare di sua spontanea iniziativa. Era una ragazza orgogliosa e non mi sembrava affatto così ingenua. Restava il problema del portarsi la macchina foto in piscina ma il tempo stringeva e quindi decisi di improvvisare.
Un paio d’ore più tardi stavo entrando nella piscina con la Polaroid nascosta tra un asciugamano nel mio zaino. Dopo essermi cambiato e aver assicurato la macchina fotografia in un armadietto arrivai in piscina. Lei era lì, al posto dell’altra volta, ci scambiammo un brevissimo sguardo, io le sorrisi, lei mi guardò dura e cambiò subito direzione. Puttana. Ci aveva ripensato? Non potevo che aspettare e scoprirlo. Piano a piano la piscina si svuotò e per ingannare il tempo feci qualche vasca mentre lei continuava a non prestarmi la minima attenzione. Quel cavernicolo del suo ragazzo non si vide. Quando finalmente anche l’ultima vecchietta se ne andò lei prese a togliere le boe e a comportarsi come se non esistessi. Io restai sulla mia sdraio e la guardai con insistenza. Si incamminò verso la l’infermeria, si fermò sull’uscio e finalmente mi guardò. ‘Cazzo fai ancora lì? Vieni qui a farmi godere’ mi disse col suo solito tono acido. A sentirla percepii subito il sangue pompare verso la mia cappella e le corsi dietro mentre sculettava nell’infermeria. Quando entrai la trovai che mi guardava, vedevo il luccichio della lussuria nei suoi occhi. Bene, me la scopavo li poi la portavo nello spogliatoio, me la riscopavo e le facevo le foto. Non le dissi nulla, ma mi slacciai il costume che cadde fino alle caviglie. Il mio cazzo non era ancora in tiro ma si vedeva che era già eccitato, pendeva pesante verso il basso con la cappella ingrossata. Mi incamminai nudo verso di lei, restando dalla parte opposta del lettino dell’infermeria e appoggiando il cazzo su di esso, come fosse stato un grosso salame sul banco del salumiere. Lei dall’altro lato prese ad accarezzarmelo con dolcezza, con espressione estasiata. Indossava un costume identico all’altra volta, mi arrapava, un costume intero ma attillato, scuro, i cui seni premevano come pronti ad esplodere. Era proprio carina, peccato quella faccia da scazzo e quel carattere di merda. Poco dopo si chinò portando la bocca vicino alla mia cappella, io mi misi in punta di piedi per permettere agevolmente di imboccarlo. Lei si appoggiò comodamente col culo per aria premendo le tettone contro il letto che risultarono ancora più grandi ed eccitanti mentre con occhi chiusi mi succhiava il cazzo lentamente. La sensazione era divina, le sue labbra carnose e rosso vivo avvolgevano alla perfezione l’asta del mio grosso cazzo. Il ritmo era lento ma costante, se lo voleva proprio godere. Dopo breve dovette fare una pausa massaggiandosi le mandibole. ‘Non sono abituato alle tue dimensioni, stronzo’. Me lo disse mentre mi scappellava velocemente. Ovvio, era colpa mia se avevo il cazzo troppo largo! ‘Sta zitta e succhia’ le risposi a tono afferrandola per i riccioli glielo rificcai in bocca. Riprese a pomparmi il cazzo, ora in maniera molto più rapida e pure io la aiutai ficcandoglielo in gola. Mugugnò subito, per quanto il cazzo glielo permettesse. Le piaceva farsi scopare la bocca, le piaceva quando qualcuno le teneva testa. A letto caratteri forti richiedono maniere forti, me lo diceva spesso Linda. Il mio cazzo prese a pulsare in maniera pericolosa, quella bagnina conosceva bene l’arte del bocchino, non potevo far finire i giochi, non prima di avere una foto. La feci smettere, girai attorno al lettino e con fare brutale le abbassai le spalline del costume facendo sbucare fuori quelle tettone. Erano pesanti ma, per ora, non cadenti. Gliele palpai rudemente e poi la spinsi sul lettino. Si sdraiò con le tette al vento che persero un po’ del suo effetto dal momento che ora la bagnina era orizzontale. Le salii a cavalcioni, volevo una bella spagnola, le infilai il cazzone, che ora era al pieno della forma, tra i suoi seni che lei prese subito a stringere avvolgendolo. Muovendo le mani il mio cazzo prese di nuovo a scappellarsi, il seno era proprio delle dimensioni giuste riusciva perfettamente a fare il suo lavoro. Inoltre anche lei si stava godendo la sensazione di un cazzo bollente sullo sterno. Mentre mi masturbava le ficcai due dita in bocca che cominciò avidamente a succhiare.
‘Amore? Dove sei?’ Una voce arrogante si sentii dalla piscina. Merda. Merda merda merda. Merda il piano era saltato e soprattutto merda, sarei stato pestato a morte. Era il suo ragazzo. Ci guardammo terrorizzati, a ripensare il suo sguardo ora mi viene da sorridere. La sua faccia da scazzo era ora un misto di paura e stupore. Fui più rapido di un gatto, in uno scatto ero già giù dal lettino e afferravo il mio costume. Mi guardai in giro, in un angolo c’era un cesso separato del resto della stanza da 3 pannelli di legno, di quelli che nemmeno arrivano fino al pavimento. Era aperto e conteneva degli scatoloni, evidentemente adibito a magazzino. Feci un salto e mi chiusi dentro, manco fossi un ninja che avesse appena assassinato qualcuno. La bagnina stava solo ora cominciando ad agire coprendo i suoi abbondanti seni. Abbassai l’asse e il copri water e ci salii sopra accucciandomi. Cazzo. Adrenalina a mille, nudo su un cesso di una piscina mentre il ragazzo di quella che mi stava facendo una spagnola era a pochi metri di distanza. Solo a me capitavano queste cose. Un galleggiante di plastica arancione, di quelli iconici che si vedevano in Baywatch, era lì, lo afferrai, se mi avesse scoperto lo avrei colpito sul naso più forte che potevo e sarei corso fuori, anche nudo se necessario, salvandomi.
‘Amore! Ma dove eri?’ L’aveva trovata. ‘Scusami, stavo riordinando delle cose, non ti aspettavo’. La voce aveva perso la sua tipica durezza, un tipo meno cavernicolo e primitivo avrebbe capito che qualcosa non quadrava, avrebbe notato l’odore di cazzo che veniva dai suoi seni o dalla sua bocca, avrebbe notato la chiazza più scura tra le sue cosce. Fortunatamente non era il caso.
‘Sta sera Maurizio ci ha invitato a una festa a casa sua, ci saranno tutti, sono passato a dirti che devi venire.’ Non potei fare a meno di notare l’utilizzo del verbo imperativo. Rumore di slinguata e la bagnina rispose ‘Volentieri’. Di nuovo rumore di slinguata. Speravo che gradisse il sapore del mio cazzo appena stato in bocca alla sua ragazza. ‘Tra quanto finisci?’ le chiese ‘Ci vorrà ancora un po’, devo finire di sistemare delle cose’ ‘Ti aspetto fuori’ e lo senti uscire, passando in maniera pericolosamente vicina al cesso-magazzino. I miei muscoli si tesero, il mio cuore accelerò, ogni fibra del mio essere pronta all’azione. Mi sentivo una volpe braccata dai segugi. Ma i passi si avvicinarono e poi si allontanarono. Restai in silenzio, fermo come una statua per quello che mi sembrò un’ora finché la bagnina non bussò discretamente alla porta ‘Via libera’ Il tono si era addolcito un po’, non si vive un’esperienza del genere senza provare almeno un poco di simpatia per il compagno di sventure. Aprii con discrezione la porta, nudo e ci guardammo scoppiando a ridere. ‘Sta sera vieni alla festa pure te’ Anche lei usava l’imperativo, che coppia. ‘Ma non conosco nessuno, non sono invitato, non mi faranno entrare’ ‘Maurizio &egrave solito invitare decine di persone, ha una casa gigantesca, nessuno si accorgerà che non sei invitato.’ Non ero convinto, al di fuori del sesso ero timido e impacciato, inoltre non bevevo e questo rendeva tutto più difficile. ‘Tu in ogni caso non suonare all’ingresso principale, gira a destra della casa, c’&egrave una scala che arriva nel cinema privato nel semi interrato, ti lascio la porta aperta, entra da lì’ Cinema privato? Che cazzo, non so se ero più confuso dal fatto che esistesse gente che ha un cinema privato in cantina o dal fatto che iniziavo a sentirmi in un film di James Bond. E cosa aveva in mente? Voleva farsi scopare con lui così vicino? Ormai ero in ballo, valeva ballarla fino alla fine. Questo e altro per Linda. Mi feci dare l’indirizzo e sgattaiolai fuori da un’uscita secondaria. Davanti alla piscina c’era quel troglodita del suo ragazzo. Camminando incrociai il suo sguardo, vacuo e cattivo, antipatia pura, reciproca. Camminai oltre pregustandomi la serata.
Più tardi quella sera arrivai all’indirizzo in bus. Il quartiere era da ricconi, da gente col cinema in cantina in effetti. Arrivai alla casa, una moderna villa con ampio giardino frontale che dava sulla strada, il tutto recintato. Decine di auto erano parcheggiate nel viale. Girai attorno alla casa, una via secondaria, il classico vicolo dove si viene accoltellati pensai tra me e me, portava a una scala in cemento che scendeva verso il basso. Scesi e provai la maniglia, la porta si apri. Un tuffo al cuore, ora si giocava sul serio! Mi ero messo elegante, una camicia nera e un paio di jeans tendenti allo scuro e una giacca. Ero comunque inadeguato, allo specchio mi sentivo un infallibile playboy, ora che stavo sgattaiolando nella casa si uno sconosciuto per fottermi la ragazza di un altro sconosciuto la mia sicurezza era frantumata. Il cinema era una sala abbastanza grande, non certo il multi sala della mia città ma 2 file di comode poltrone e un potente proiettore tritubo erano già molto più di quanto mi sarei mai potuto permettere. Della musica sorda arrivava da sopra. Salii le scale superando una coppia che pomiciava selvaggiamente sulle scale e due ragazzi che discutevano con la cadenza biascicata tipica di chi aveva esagerato col vino. Arrivai in un grande salone, spazioso dove delle casse producevano musica. La bagnina aveva ragione, nessuno avrebbe mai notato che ero un estraneo. La casa era veramente spaziosa, costruita a ferro di cavallo, con ampie vetrate che davano su un cortile interno praticamente vuoto visto il freddo se non per qualche fumatore Tre ragazzi pasciuti erano vicino al buff&egrave mangiando tartine e bevendo, mi avvicinai e mi unii al discorso. Erano gioviali e allegri, quel genere di persone che ispirano subito simpatia. Parlammo del più e del meno anche se ascoltavo solo in parte intanto mi guardavo in giro cercando la mia preda. La vidi, stavo col burino, lui indossava dei jeans chiari in netto contrasto con una polo Lacoste nera, ovviamente il tono di voce era impostato una ventina di decibel sopra la media infatti, nonostante la distanza, si poteva sentire il suo fastidioso tono di voce. Lei invece era bellissima, si era tirata a lucido, indossava un vestito nero che arrivava sopra il ginocchio, tenuto alla vita da una cintura di metallo d’oro. La parte superiore era sostenuta da un giro collo con un taglio centrale che mostrava in maniera piuttosto generosa la scollatura. La schiena invece era completamente scoperta. Un filo di trucco inoltre le decorava il viso senza esagerare, come molte ragazze li presenti quella sera. Risultava elegante e provocante, senza scadere nel volgare. Il mio cazzo, come sempre, fece un sussulto nel vederla. Mi congedai dai 3 ragazzi pasciuti e le camminai davanti, fingendo di non averla vista ma stando ben attento che lei mi notasse. Mi sentivo il suo sguardo addosso, mi aveva notato. Mi presi una birra che non avrei bevuto e andai verso un altro buffet. Mi girai e ci guardammo, il suo ragazzo parlava in maniera palesemente ubriaca con un suo degno compare lì vicino. Lei gli disse qualcosa che a stento sentì e camminò nella direzione opposta. La seguii con discrezione, mentre passava in un salone secondario e infine su per una scala. Mi guardavo in giro, il burino era distante, impegnato a parlare con il compare a cui si era unita una procace biondina, non si era accorto di nulla. Salii le scale 2 alla volta eravamo al terzo piano e infine la vidi in fondo a un corridoio entrare in una stanza. Arrivai sull’uscio guardai dentro. Doveva essere una stanza degli ospiti, arredata in maniera minimal, un letto basso e moderno, una scrivania con una lampada design e un’ampia finestra che dava sul cortile interno. Lasciai in un angolo lo zaino contenente la polaroid e mi toccai la tasca posteriore dove c’erano le foto false. Lei si voltò e mi sorrise. Trasudava sesso, vedevo la voglia nel suo sguardo, mi arrapai come non mai, niente di più arrapante che una porca che brama cazzo. Sensualmente si sollevò la parte inferiore del vestito mostrano un perizomino bianco, fece un giro su sé stessa mostrandomi il culo e infine, con studiata lentezza, prese ad abbassarlo fino alle caviglie coprendo nel frattempo il suo tesoro dal vestito. Si chinò raccogliendo il perizoma e me lo lanciò facendo una risatina. Lo presi e lo annusai, sapeva di pulito e di figa. Mi mandò ai matti. Mi avvicinai e mi inginocchiai, lei indietreggiò fino ad appoggiarsi al bordo della finestra, sempre sorridendomi con la faccia da porca e obbligandomi ad avvicinarmi ulteriormente. Una volta appoggiata sollevò il vestitino scoprendo finalmente quella bella fica perfettamente depilata e fresca. Mi avvicinai e presi a leccarle lentamente l’interno coscia. Lei era impaziente, mi prese la testa e se la ficcò proprio sulla figa. Non avevo voglia di girarci attorno, mi gettai sulla sua figa e le allargai le labbra strappandole un gemito di dolore. Troppo diretto, non subito sul clitoride, le leccai il contorno delle labbra e le infilai un dito finché non sentii il classico sciacquettio vaginale dalla penetrazione che indicava un’adeguata lubrificazione ‘Si’ si” gemeva sommessamente. Bravo, ora passa sul clito. Glielo presi in bocca e gli diedi dei rapidi colpetti di lingua ‘Ohhh’. Si’ liiii’ i gemiti si fecero più forti. Le dita nel frattempo erano diventate due. Individuai subito il punto G nella sua vagina stimolandolo sapientemente con i polpastrelli amplificando a dismisura i suoi gemiti di goduria. Prese a muovere il bacino in maniera convulsa e a spingermi la faccia contro la figa ‘cazzo, godo, godooo’ prese a urlare senza alcun ritegno finché con un lungo ‘ohhhhhhh siiiiiii’ non si liberò sulla mia faccia, colandomi fluidi vaginali sul mento. Mi rialzai e mi pulii la faccia con il lenzuolo del letto. Lei aveva un’espressione beata, gli occhi chiusi e le gote arrossate. ‘Ora &egrave il tuo turno’ mi disse aprendo gli occhi. Si inginocchiò e io mi misi appoggiato alla finestra dove era lei. Non perse tempo, mi abbasso i jeans e i boxer contemporaneamente afferrandomi il cazzo che fino a poche ore prima era già nella sua bocca. Prese a succhiarmelo lentamente guardandomi coi suoi bei occhi verso l’alto. Non contenta allargò la scollatura facendo uscire un vertiginoso seno che presi subito a palparlo e a strofinarle il capezzolo. Entusiasta della cosa si tolse il cazzo di bocca e, continuando a masturbarlo prese a leccarmi i coglioni. Sentivo la sua lingua solleticarmi le palle mentre la sua manina esperta mi masturbava, ero in paradiso. ‘Ti va di provare qualcosa di strano?’ Non lo so, quello strano non faceva presagire niente di buono e penso di aver capito dove volesse andare. Non dissi niente e allora lei cominciò a farmi girare finché non mi trovai appoggiato alla finestra. La sua lingua ora era posizionata sull’interno coscia. ‘e ora’ ti lecco il buco del culo’ disse con voce roca dall’eccitazione. Fortunatamente ero ossessivo nell’igiene, ovunque, mi piegai un po’ in avanti e lei, prese ad allargarmi le chiappe. Sentii la sua linguetta salire fino ad arrivare al mio ano che prese a leccare con movimenti circolari. Era molto piacevole, ancora di più quando lei prese a masturbarmi da dietro il cazzo. ‘Puttana, sei proprio una puttana” le dissi tra un gemito e l’altro ‘Ti eccita mettere le corna al tuo ragazzo vero? Pensa se ti vedesse ora, con la lingua nel mio culo e le tue manine sul mio cazzo’ Dovette visualizzare la scena perché la sentii ansimare più forte il ritmo della leccata farsi più frenetico. ‘Dai dillo, dillo che sei una puttana, una succhiacazzi’ le dissi in preda alla voglia. ‘Si” Mi rispose ‘Si’ sono una troia’ e vorrei umiliare il mio ragazzo’ disse staccandosi momentaneamente dal mio culo. Notai che la mano destra si stava strusciando il clitoride e più in basso vedevo qualche goccia di fluido vaginale che aveva cominciato di nuovo a lubrificare quella fichetta. Stavo per venire quando venni distratto da qualcosa. Lo riconobbi nonostante la finestra chiusa. Luigi, il primo dei 3 stronzi era nel cortile con 3 burini e la biondina a fumare, parlava gesticolava e gli altri ridevano. La nostra stanza era buia, non ci avrebbe mai visto. Mi venne in mente un’idea perversa ma prima le foto. ‘Ora ti scopo, puttana’ Le dissi con rudezza andando a prendere lo zaino con i preservativi e la polaroid e appoggiandolo vicino al letto. ‘Ma prima’ ti voglio scopare la faccia’ ‘Oh sì, ti prego’ Ripensai a quanto era superba la prima volta che la vidi e ora’ mi implorava di scoparle la faccia, una bella soddisfazione! ‘Chiudi gli occhi’ le ordinai e presi la macchina. Le appoggiai il cazzo in faccia e lei lo prese in bocca. Cominciò a succhiare avida e io le presi con la destra la nuca cominciando ad aumentare il ritmo. Con la sinistra, discretamente aprii la camera, mirai nella penombra e’ FLASH. La reazione fu immediata ‘Che cazzo stai facendo??’ Il suo sguardo era rabbioso e orgoglioso come la prima volta, si tirò subito in piedi. Fece per afferrare la foto che veniva sputata in quell’attimo dalla macchina fotografia ma fui più veloce e la presi mettendola dietro la schiena ‘Volevi fare la puttana? E le vere puttane si fanno fotografare’ le dissi ‘Pezzo di merda ridammi quella foto!’ mi urlò contro. Riuscii a fare lo scambio e gliela diedi. C’ero risuscito, ce l’avevo fatta! Avevo una foto di lei che mi spompinava! Lei prese la foto e notò che era nera. ‘Cosa cazzo ti &egrave venuto in mente? Mi vuoi ricattare?’ Era furiosa e con ragione. ‘A me eccita fotografare una bella ragazza come te’ ho una gran passione per la fotografia.’ Usai un tono più conciliante, mentendole spudoratamente. Lei si addolcì un attimo. ‘Avresti dovuto chiedermelo’ dici che potrei fare la fotomodella?’ mi chiese più dolce. Non la facevo così remissiva. Giocai le mie carte. ‘Con quel fisico? Sicuro’ già mi vedo i 13enni masturbarsi in bagno con un catalogo di biancheria intima’ Le strappai una risatina. Era fatto. ‘Va bene ti perdono ma’ ridammi quel cazzone in bocca per favore’ Decisi di cambiare posizione, la misi sul letto in ginocchio con un cuscino tra le cosce e io in piedi davanti a lei. Lei capì al volo, prese ad ondeggiare il bacino sfregandosi la figa sul cuscino duro mentre io presi impietosamente a fotterli la bocca. Povero Maurizio, illustre sconosciuto, se sapesse cosa stavamo combinando nella sua stanza degli ospiti non sarebbe stato troppo contento. Il movimento si fece in breve frenetico sia da parte sua che da parte mia. Notavo la striscia umida allargarsi sul cuscino di stoffa. Vidi il suo sguardo corrugarsi, si sfilò il cazzo, lo masturbò violentemente mentre con l’altra mano prese a stringersi le labbra della figa come aveva fatto il giorno prima esplodendo in un violento orgasmo ‘Cazzooo! godooooo’ piegando in dietro la testa. Soddisfazioni su soddisfazioni. Ok la foto l’avevo e avevo ‘fatto pace’ facendola godere di nuovo, ora passiamo all’idea perversa. ‘Basta, ora ti scopo’ Glielo dissi con semplicità ma decisione. Lei si alzò a fatica, aveva il viso stravolto e ogni tanto ancora degli spasmi. La misi alla finestra con le mani appoggiate e al davanzale interno e il culo per aria. Indossava ancora il vestitino nero anche se portava macchie biancastre in più punti e un seno le spuntava abbondante dalla scollatura. Mi misi un preservativo e le strusciai il cazzo all’ingresso della fessura procurandole scariche di piacere ‘Come &egrave possibile? Ne voglio ancora!’ Mi disse con tono sofferente e carico di lussuria. Io non persi tempo e con un colpo di reni glielo ficcai dentro ‘Ahi! Piano cazzo!’ un guaito di protesta ‘Ma stai zitta troia che ti piace’ e per risposta ebbi un gemito di piacere. La afferrai per i fianchi e cominciai a pistonarla. Era fradicia e dilatata nonostante i 2 orgasmi. ‘Ti faccio un paio di foto ancora ok?’ ‘Va bene ma dopo le dai a me’. Sorrisi tra me. ‘Girati’ le ordinai. Un flash illuminò la stanza buia. Senza smettere di scoparla feci lo scambio con i pantaloni appoggiati lì vicino sul letto. Le presi la testa e gliela indirizzai verso il gruppetto di persone ‘Ma non &egrave mica il tuo ragazzo quello?’ gemiti sempre più forti ‘Guarda che cornuto, giù a fumare e tu qui’ a farti scopare a pecora come l’ultima delle troie’ Gemiti ancora più forti ‘Vorrei che ti potesse vedere, tu, così orgogliosa, che si fa fottere da uno come me come una puttana di strada’ ansimava, contrazioni vaginali. Aprii la finestra che fortunatamente si apriva verso l’esterno ‘Vorrei che ti sentisse’ ‘ohhh non’ ohhhh cazzo, sto per godereeee’ Si, quella era la mia rivincita ‘Urla allora puttana, urla a pieni polmoni così sente quanto &egrave cornuto quel pezzo di merda’ E lei godette, godette forte, godette come la puttana che era, facendo versi indegni. ‘godooooooo’ Urlo in maniera forte e chiara. Vidi il gruppetto voltarsi verso la finestra. Impossibile che ci avessero visto, ma sicuramente ci avevano sentito. Sentii uno scoppio di risa venire dal basso. Si ci avevano sentito. Aveva riconosciuto la voce della sua ragazza? Me lo auguro. Lei si accasciò per terra, rovinata come una bambola rotta. Ma io non ero ancora venuto ed ero sulla corda da troppo tempo. Le strusciai la cappella sul viso e lei infine, quasi di malavoglia lo imboccò per l’ennesima volta. Le toccai la tetta, era soffice, morbida. Avrei voluto continuare ma il tempo stringeva, per quanto ne sapevo il cornuto era sulla strada per la stanza. Glielo sfilai dalla bocca e dopo pochi colpi di mano le eruttai sperma in faccia come il giorno precedente. Già ieri avevo pensato che sarebbe stata una bella foto e quindi prontamente presi la macchina e per la terza volta un flash illuminò la stanza. ‘Tu sei malato’ mi disse con un mezzo sorriso e si sollevò prendendo una coperta per pulirsi il viso (Mi augurai sinceramente che nessuno avrebbe dormito in quel letto, tra sperma e umori vaginali). Feci lo scambio e le detti le tre foto false. Le guardò ‘Cazzo, per fortuna hai la passione della fotografia! due foto nere e una sfocata! Un novello Frank Capa vedo!’ mi disse tra l’ironico e lo scazzato. Risi alla battuta anche se non ero sicuro di chi fosse Frank Capa. Ci rivestimmo. ‘Vai tu, non possiamo farci vedere assieme.’ Mi chiusi la patta dei pantaloni ‘Ma tu come ti chiami?’ Le chiesi finalmente ‘Nicole, mi chiamo Nicole’ mi rispose. Con il mio tesoro di fotografia le diedi un bacio sulle labbra, un’ultima palpata alle tette e scomparvi
Nel scendere incontrai il cornuto nel salone, si guardava in giro nervoso. Incrociammo per la seconda volta lo sguardo. Gli sorrisi, lui no. Non poteva sapere ma magari, nel fondo di quel cervello primitivo, qualcosa era scattato. Una cosa &egrave certa, non mi sarei mai più vedere da quel burino.
Arrivato a casa di Linda guardai le foto. Cazzo. Ero davvero Frank Capa, gli scatti erano perfetti, nel primo si vedeva chiaramente il mio grosso cazzo nella sua bocca, aveva aperto gli occhi che lampeggiavano vogliosi. Il secondo scatto era ancora meglio, il suo culo allargato e i nostri bacini a contatto e la sua faccia contratta dal piacere mentre una ciocca di capelli le copriva un occhio. E nella terza era quasi dolce, stravolta, felice e piena di sborra, con una tetta di fuori e gocce di sperma su di essa. Mi sdraiai sul letto sospirando. Una giornata decisamente proficua.
Ed era solo l’inizio

Nel prossimo episodio: Luigi &egrave stato punito, ora tocca al prossimo obiettivo’ con una mamma molto sexy. E se avete apprezzato Nicole (aka la bagnina) non preoccupatevi, non sarà l’ultima volta che leggerete di lei!

Critiche, domande e suggerimenti ben accetti: bullatipico@hotmail.com
Il giorno seguente mi risvegliai con lo spirito rincuorato dal mio primo successo. La luce che entrava dalla finestra era insolitamente fioca e il rumore del traffico risultava ovattato. Scostai le tende e vidi uno spettacolo che mi fece ritornare quasi bambino, nevicava! Grossi fiocchi corposi scendevano dal cielo, sui tetti si erano già formati quasi 20cm di neve, uno spettacolo fuori dal comune, specialmente a quelle latitudini. Avrei voluto prendermi un giorno libero, godermi la città imbiancata ma il tempo stringeva, ero lì ospite e a breve le vacanze sarebbero finite e non avrei avuto più avuto tempo per ultimare la mia vendetta. In tal senso mi aiutò la neve, durante la mattinata sentii mia madre al telefono che diete la notizia che ogni ragazzo aspetta, situazione più mitologica che reale ma, vista l’intensa nevicata e il rischio di crollo del tetto della scuola, essa sarebbe stata chiusa per almeno 2 settimane. Non persi tempo, due teste dovevano ancora cadere per quello che era stato fatto a Linda, due teste di cui non sapevo nulla. Cercai nell’annuario. Sfogliai rapidamente le pagine e lo vidi. Giovanni. Questa volta il genere era decisamente diverso dal cornuto Luigi. Sembrava un secchione, camicia elegante, occhiali ovviamente Ray-Ban, capelli lisci, occhi chiari, sguardo intellettuale, non privo di fascino, non avessi impresso a fuoco i nomi dei bastardi nella mia mente direi che avevo sbagliato persona. Mia nonna aveva proprio ragione, l’abito non faceva il monaco. Il curriculum citava inoltre una frase scontatissima di Oscar Wilde e metteva tra le sue passioni l’arte classica. Ora la sfida era trovare dove colpirlo, poteva non avere una ragazza come il cornuto precedente, avevo bisogno di maggiori informazioni. Chiamai Linda, era abbastanza vigile ed era felice di sentirmi anche se le risposte erano tardive, come se fosse ubriaca. Dopo i convenevoli le chiesi di Giovanni, se aveva una ragazza o si vedeva con qualcuno. Linda non capiva la domanda, esitava, si ripeteva, quasi mi fece innervosire ma infine riuscii a capire che non aveva nessuno di fisso. Merda. Dopo un’altra conversazione sconclusionata appesi. Forse dopotutto si frequentava con qualcuno, non sarebbe stato umiliane come rubarli la ragazza ma fotterli quella che gli piaceva sarebbe già stato qualcosa. Sempre dall’annuario seppi che come lavoro para scolastico aiutava al museo cittadino. Secchioncello fino nel midollo quindi, sicuramente non lo faceva per soldi visto che la scuola che frequentava non dava esito a dubbi sul patrimonio della famiglia. A me i musei non dispiacevano, quindi decisi che, tempo permettendo, sarei andato a farmi un giro da quelle parti. Dopo un viaggio a dir poco surreale che sembrava il copione di un film post apocalittico arrivai infine al museo. Avevo bene in mente la sua faccia e mi misi a cercarlo nel museo. Mi sentivo come Terminator nel primo film, scannerizzavo ogni viso che incontravo ma ricevevo sempre esito negativo. Arrivai nella sezione sull’arte classica e senza troppa fatica lo trovai. Parlava con un collega di un capitello, il collega, un panzone coi baffi aveva lo sguardo annoiato e perso nel vuoto. Finsi di guardare un affresco, lo studiai. Lo tono della voce era sicuro, al limite dell’arroganza. Lo pedinai per un po’ cercando di non dare nell’occhio ma non ne cavavo molte informazioni quindi abbandonai il museo. Volevo scoprire dove andava dopo il lavoro. Mi appostai in un caff&egrave di fronte al museo e aspettai, tanto mancava poco all’orario di chiusura. Mentre sorseggiavo un cappuccino tenevo d’occhio l’entrata, mi mancava il giornale coi buchi ed ero a posto. Vidi dopo mezz’ora l’ingresso principale venir chiuso e il personale lasciare l’edificio da una porta secondaria poco più in là e tra il gruppetto vidi lui. Indossava un elegante cappotto e si fermò poco più in là, in disparte. Aspettava qualcuno. Sentii una sensazione piacevole al petto, un’eccitazione. Così si doveva sentire il cane da caccia quando fiutava la preda. A circa 10 metri c’erano i parcheggi del museo che si stavano piano piano svuotando, quando notai un SUV nero entrare. Da esso uscì una signora, era troppo distante per descriverla, vestiva con una giacca invernale pesante e si muoveva con passo deciso sui marciapiedi ancora ingombri dalla neve che fitta continuava a cadere. Era lei che stava aspettando, chi era? Si vedeva che non era più una ragazza, probabilmente era la madre. La madre. Una scarica di adrenalina mi fece ergere i peli del braccio. Ne avevo già fatte di cose perverse, inculare una ragazza davanti al suo ragazzo, scoparmi una docente liceale, far urlare di piacere una sconosciuta a una festa ma’ scoparmi una madre? L’idea di madre che avevo non era affatto nulla di sexy, ero giovane e le madri che conoscevo erano casalinghe over 50 troppo concentrate nella gestione delle famiglie per avere sensualità e femminilità, e anche se l’avessero avuta non l’avrebbero sicuramente mostrata con un 17enne insicuro. I due si incamminarono verso il bar. Quando la porta si aprii alle mie spalle mi irrigidii tutto. Sentivo che parlavano, lei aveva il tono duro, non capivo le singole parole ma si vedeva che non era una madre di quelle che viziano il proprio figlio, che lo portano su un piedistallo. Questo mi disse molto anche su Giovanni. Probabilmente era una di quelle persone cresciute in un ambiente competitivo, uno di quei figli per cui i genitori hanno previsto un futuro grandioso e lo mettono sotto pressione fin dalla più tenera età. I risultati sono due di solito, o il ragazzo finisce per drogarsi schiacciato dal peso genitoriale o emerge. Da come si comportava Giovanni era nella seconda categoria. Non l’avevo ancora vista in faccia. Avevo notato mentre camminava verso il bar che non era tanto alta, stimai 165cm. Mi alzai per andare alla toilette e nel ritorno restai in piedi, fingendo di cercare il portafoglio, mentre scattavo tante fotografie mentali alla donna. Era decisamente diversa da quella che consideravo una madre. I capelli erano neri, corvini, arrivavano fino alle spalle, gli occhi abbastanza grandi, di un colore castano chiaro, quasi verdi. Il volto era serio e severo, lo stava sgridando per qualcosa? No, il tono di voce era abbastanza piatto, quella era la sua espressione normale. Una cosa era certa, aveva fascino, molto fascino, certo non era la bellezza canonica ma aveva un che di magnetico. L’obiettivo della mai seconda vendetta venne deciso proprio lì, in quell’anonimo caff&egrave durante un tardo pomeriggio innevato: mi sarei scopato la moretta che aveva figliato e messo al mondo quel bastardo di Giovanni. Ora che il ‘chi’ era stato definito veniva la parte più difficile, determinare il ‘come’. Già scoparmi Nicole la bagnina era stato un enorme colpo di culo e scoparsi una mamma mi risultava un’impresa come camminare sulle acque. Ma per Linda ci sarei riuscito, avrei camminato anche sulla lava se fosse stato necessario. Continuai a leggere il giornale tenendo un orecchio verso il loro tavolo ma no carpii informazioni utili. Dopo 15 minuti, consumati 2 cappuccini, se ne andarono col SUV.
Tornati a casa e nei giorni successivi mi scervellai per trovare una soluzione ma mi sembrava impossibile, potevo tanto farmi spuntare le ali e volare nella sua camera. Mi recavo ogni giorno al museo, mi stavo facendo ormai una cultura classica invidiabile, mi ero pure portato un blocco degli appunti fingendo di fare una ricerca scolastica ma Giovanni, egocentrico come era, probabilmente nemmeno si era reso conto della mia presenza quotidiana. Il 3′ giorno consecutivo infruttuoso, quando il mio umore cominciava a calare e lo strisciante senso di sconfitta stava prendendo piede ebbi un piccolo colpo di fortuna. Infatti verso l’ora di pranzo Giovanni andò nella piccola caffetteria del museo e appese un foglio su una piccola bacheca degli annunci. Quando se ne andò, senza dare troppo nell’occhio, guardai il foglio. Tra i vari annunci di ‘cerco subentrante’ e ‘Vendo bici’ c’era un offerta di lavoro: ‘Si cerca ragazzo/a capace per pulizia piscina privata e riordino locali annessi, 15000 lire/ora, Ideale per studenti, contattare lo ” e seguiva numero di telefono. La Dea del Sesso che mi proteggeva dall’alto mi aveva mandato quell’aiuto, certo risultava ancora un’impresa pressoché impossibile ma ora un raggio di luce aveva squarciato il cielo buio. Presi nota del numero e me ne andai. Arrivato a casa chiamai e mi rispose lei. La conversazione fu breve, cortese ma non particolarmente calorosa, si vedeva che avevo a che fare con una persona non particolarmente espansiva. Mi diede l’indirizzo e appuntamento per le 13 del giorno successivo. Ottimo, ormai sapevo che Giovanni raramente rincasava prima delle 19, avevo tempo di sedurre la madre. Quella notte i timori e l’ansia che covavo dentro si riversarono influendo sul sonno. Come potevo sedurla? Questa non era una ragazzina vogliosa, era una donna adulta! Poteva denunciarmi se facevo la mossa sbagliata. Già mi immaginavo la faccia dei miei genitori nel vedermi riaccompagnato a casa dai carabinieri. Mi masturbai come un matto per esorcizzare le mie paure, l’oggetto fu ovviamente lei, la madre di Giovanni. Pensai alla sua faccia severa stravolta da un orgasmo, pensai a quanto sarebbe stato bello scoparmela in ogni posizione. Pensai alla faccia di quel bastardo che entrava in camera e guardava la madre stravolta e piena di sperma. Godetti violentemente. Il mattino successivo mi rilassai a letto, volevo essere in forma. Aveva ripreso a nevicare quel giorno, anche se in maniera minore rispetto ai giorni precedenti. Mentre mi accingevo ad uscire pensai quanto fosse strano l’incarico che mi avevano dato, pulire una piscina, in pieno inverno? Ma dopotutto ero stato a casa di uno che aveva un cinema in cantina, una piscina mi sembrava quasi accettabile. Arrivai ed era un altro villone, anche se più classico e meno appariscente di quello di Maurizio, dove mi ero scopato Nicole. Si trattava di una villa di 3 piani dall’architettura ottocentesca che si affacciava direttamente sulla strada. Suonai e la signora venne ad aprirmi. Mi gettò solo uno sguardo distratto e mi disse con tono piatto di seguirla. Mi trattava come un studentello del primo anno ed era così che mi sentivo. Arrivammo a una scala che scendeva e arrivammo alla zona che definì Wellness. Infatti dopo un breve corridoio arrivammo ad un ampio salone con la piscina, di dimensioni abbastanza contenute ma elegante. In un angolo si notava la zona idromassaggio, a pochi metri dal bordo una porta a vetri dava su quella che sembrava una palestra e dalla parte opposta una porta in legno con vetro dava su quella che verosimilmente era la sauna. Mi spiegò che durante i mesi invernali si formava sempre una forma di muffa davvero spiacevole in certi punti del locale piscina e nella palestra. Inoltre mi mostrò un cesto di asciugamani che dovevo ogni settimana dovevo lavare, asciugare, piegare e mettere nell’armadio. Il mio compito era in sostanza fare la donna delle pulizie. Se mi avesse permesso di fottermela mi sarei pure messo il vestito nero col pizzo. Mi mostrò dov’erano i prodotti di pulizia e la lavanderia. Mi disse che per lei potevo cominciare ufficialmente domani e mi strinse la mano. Tutta la conversazione si era svolta nella formalità più assoluta, nessun accenno di battute, né un minimo di malizia. La strada era decisamente in salita. Mi ripresentai puntuale il giorno successivo e lei, trattandomi sempre con sufficienza, mi accompagnò alla piscina. Presi il tutto e mi misi all’opera. Il lavoro era più duro di quello che pensavo, la muffa era ostica e dovevo strofinare un sacco per rimuoverla. Dopo circa mezz’ora che strofinavo andai a tirare fuori la biancheria per metterla nell’asciugatore e ne approfittai per esplorare la cantina. Notai dalla parte opposta del corridoio un’altra porta socchiusa. Accesi la luce e vidi che si trattava di uno studio, verosimilmente del marito. Mi guardai attorno, era arredato in maniera classica, come il resto della casa. Guardai sulla scrivania e trovai una foto della moglie in costume da bagno. Era davvero una gran figa, indossava un bikini bianco con strisce dorate sorrideva (finalmente) verso la camera. Nella foto si notava anche la curva di un culetto perfetto e ben modellato, per contro invece non aveva praticamente seno. Oltre ad un paio di altre foto da ‘famigliola felice’ tra cui compariva anche quello sfigato di Giovanni non c’era altro. Tornai al lavoro per evitare di farmi beccare e chiudere definitivamente le possibilità al sesso con lei. Dopo 20 minuti, visto il lavoro noioso e ripetitivo mi presi una seconda pausa e tornai a curiosare nell’ufficio del marito. Aprii un cassetto e li trovai la bomba. Una vera bomba. Il marito le aveva scattato delle foto sexy. Sentii il mio grosso pene ingrossarsi all’istante. Si trattava di una decina di foto dove lei indossava della biancheria intima molto sensuale, le prime erano più caste, la ritraevano per esempio mentre mostrava uno stacco coscia invidiabile nell’allacciarsi i tacchi, in altre più esplicite dove era sdraiata mostrando il suo corpo sodo e modellato, coperto a mala pena dalla stoffa dell’intimo, in un’altra, decisamente più esplicita, era messa a pecora e con una mano allargava i glutei mostrano il suo fiorellino posteriore, in una altra era sdraiata su un fianco con una sottile camicia da notte nera sollevata fin sopra il bacino mostrano una figa lievemente pelosa. Il mio cervello era partito, non ero più razionale, avevo vinto alla lotteria, mi sentii euforico. Non ci pensai nemmeno, mi calai i pantaloni e lì in piedi accanto alla scrivania del marito presi a segarmi. Mi eccitava che lei fosse così chiusa e formale ma ora, in quelle foto, si mostrava uno spirito da porca tutto nuovo. Pensai che fossi stato io a farle quelle foto, pensai di fottermela dappertutto nella casa, pensai pure di fottermela davanti al marito, di fargli sentire quanto avrebbe strillato. Immerso nelle mie fantasie di vittoria non la sentii arrivare.
‘Cosa cazzo stai facendo?!’ Urlò inferocita. Era come se mi avesse preso a sberle indietreggiai di due passi e quasi inciampai nei pantaloni alle caviglie. Il mio cazzo, come si era indurito al volo, si ammosciò pure al volo. Lei era sulla porta, lo sguardo scandalizzato e la bocca aperta. Non ci poteva credere, non poteva nemmeno immaginare una cosa del genere. Seppi tempo dopo che aveva avuto un’educazione molto rigida e che, prima del mio passaggio, non si prestava a manovre erotiche particolarmente spinte. ‘Cosa cazzo stai facendo?!’ Ripeté paralizzata sulla porta. Cosa dovevo rispondere? Ero in panico, balbettai, non pensai nemmeno a tirarmi dentro il cazzo. ‘Chiamo i carabinieri!’ Era rossa in faccia, la voce era acuta e penetrante. Scappò di sopra urlando parole sconnesse. Agii di istinto, le corsi dietro lasciando sul terreno i miei pantaloni con le mie mutande. Arrivai nel salotto e la trovai li, che prendeva il telefono ma tremava. ‘No signora, la prego scusi!’ Lei non rispose mi guardò ma sembrava non sentirmi. Non aveva ancora fatto il numero, magari c’era ancora speranza. Mi avvicinai verso di lei, mi tremava la voce ma riuscii a mantenere un tono calmo. ‘Signora, la prego, non chiami i carabinieri, mi lasci spiegare almeno!’ Il tono di voce calmo fece breccia. Lei mi guardò e lo sguardo si fece di ghiaccio ‘Va bene, forza, spiegami!’ era ancora decisamente alterata, lo disse con una nota di sarcasmo. ‘Stavo cercando un posto dove piegare gli asciugamani e ho trovato l’ufficio, sulla scrivania c’erano delle foto sensuali e’ sono impazzito’ Omessi il fatto che avevo curiosato nei cassetti della scrivania del marito. Lei non rispose. Il respiro ara ancora pesante. ‘La prego mi scusa, sono un bravo ragazzo ma lei’ lei era così bella, così sensuale eppure così fine’ Mi giocai la carta della sviolinata. Lei rimase imperturbabile ma mi squadrò da testa a piedi, fermandosi sul pene. Vidi che aprì impercettibilmente gli occhi. La cosa mi eccitò e il mio pene si gonfiò lievemente. Feci un passo nella sua direzione ‘Fermo!’ urlò di nuovo con tono isterico. Ma non era molto credibile, lo sguardo non si era mosso dal mio uccello, facendolo indurire ulteriormente. Feci un passo ancora nella sua direzione guadagnando sicurezza, lei crollò su una poltrona lì dietro. ‘Il fatto &egrave che lei &egrave così bella, così eccitante’ Le dissi in tono suadente. Ora ero a poco meno di mezzo metro da lei e il mio cazzo era in piena erezione con la cappella che puntava verso di lei. Finalmente parlò, sta volta il tono era remissivo e balbettante ‘Davvero mi trovi così bella?’ Sentii nella mia testa il suono di tromba della vittoria. Si, si quella bella mammina da lì a breve me la sarei scopata e avrei completato il secondo capitolo sul libro della vendetta. Mi sedetti accanto a lei e le feci una carezza. Sembrava una bambina. ‘Si’ incredibilmente bella, non mi era mai capitata una cosa del genere’ Lei mi guardò ancora un po’ persa e poi mi guardò il cazzo che aveva raggiunto la piena erezione. ‘Non ne avevo mai visto uno così grosso.’ E come finì di dirlo arrossì violentemente. ‘Davvero? Vuoi toccarlo?’ Non rispose ma allungò una mano afferrandomelo poco sotto la cappella. Notai con una nota d’orgoglio che la sua manina non riusciva a chiudersi completamente attorno alla mia mano. Prese a masturbarmi lentamente senza dire una parola. Si vedeva dallo sguardo che era eccitata. Volevo vedere fino a quanto riuscivo a spingermi ‘Ti piace mungermi il cazzo? Tuo marito ce l’ha così grosso?’ Lei era in trance e per tutta risposta usò entrambe le mani per masturbarmi in maniera più intesa. ‘No’ non &egrave nemmeno la metà del tuo” Il movimento ora era più rapido, mi mungeva proprio per benino, la mia grossa cappella veniva scoperta e ricoperta. Notai che si sfregava le gambe, doveva essere proprio eccitata e io non ero da meno. Pensai a che bel siparietto sarebbe stato se entrava ora Giovanni o il marito, lei che masturbava a 2 mani un ragazzino di 17 anni che ancora indossava la maglietta. ‘&egrave bollente’ esclamò quasi sorpresa. ‘Sai cos’altro &egrave bollente? Le mie dita’. Non aveva molto senso ma avevo voglia di toccarla un po’ anche io. Allungai una mano e presi a strofinarla tra le cosce sopra i pantaloni. Era un assalto diretto ma pareva funzionare, le cosce si spalancarono come le porte con fotocellula di un grande magazzino. Si staccò a malincuore dal mio cazzo, si alzò per abbassarsi i pantaloni e si risedette, riattaccandosi al mio grosso cazzo. Io in breve scostai le mutandine prendendo a giocare con la sua figa pelosa. Gemeva sommessamente mentre mi lubrificavo dentro di lei per poi strofinarmi sul clitoride. ‘Sai che penso sia una fantasia di mio marito?’ Mi disse con tono allegro ‘Ogni tanto mentre facciamo l’amore mi dice cose del genere, mi chiede se mi piacerebbe andare con super dotati, se mi eccitano altri uomini’ fece un risolino cattivo ‘Pensa se lo sapesse’ se sapesse cosa ti sto facendo.’ La masturbazione si faceva più intensa ‘E a te? A te piace metterli le corna?’ Lei mi guardò maliziosa ‘sinceramente? Fino a 5 minuti fa non avrei mai pensato che fosse possibile ma ora’ ma ora” era esitante grazie al mio movimento sul clitoride che si fece subito più intenso ‘Ma ora siiiiiiiii!’ eruppe in un orgasmo sulle mie dita. Ma non le diedi tregua, continuai a torturarla. Per riflesso la sega si era ridotta d’intensità. Lei prese a contrarsi tutto, a guardarmi con occhi spalancati e con un’espressione di quasi agonia sul volto. ‘sto’ venendo’ ancoraaaa’ ed esplose in un secondo intenso orgasmo contraendo il viso a destra e sinistra. Le mutandine che ancora indossava erano fradice e una palese macchia scura si era allargata sulla stoffa del divano. Gli spasmi si calmarono e mi guardò sorridente. ‘Ti &egrave piaciuto eh?’ ‘&egrave stato incredibile’.’ Io non dissi nulla e mi misi in piedi. ‘No, no, mettiti comodo ti prego’ mi disse con aria maialina. Facendomi risedere. Lei si lasciò scivolare per terra e si inginocchiò davanti a me. Mi guardava sorridendo mentre presse a leccarmi tra i testicoli e la coscia risalendo lentamente, mentre le mani continuavano implacabili a masturbarmi. La sua lingua, dopo una lieve leccata di palle, prese a salire fino ad arrivare sulla cappella turgida. Me la lucidò per bene, leccandola con movimento circolare dandomi scariche elettriche e poi, quasi inaspettatamente, la prese del tutto in bocca. Cominciò a spompinarmi con lena continuando con le due manine un movimento masturbatorio. Sentivo di essere vicinissimo a riempirle la bocca. Il colpo di grazia me le diede una porta a vetro lì vicino dove si vedeva il riflesso di lei, così rigida e severa, ora inginocchiata a spompinarmi intensamente. Strozzai un urlo e presi a venirli in bocca, senza preavviso. Lei, mostrano un inattesa lussuria, non si fermò un secondo di pompare ingoiando tutto, quando il flusso fu finito si staccò e con le mani munse le ultime gocce di sperma, raccogliendole con la lingua. Mi guardò e scoppiò a ridere ‘dovresti vedere che faccia che hai!’ Sorrisi di rimando e le risposi ‘allora? Contenta di non aver chiamato i carabinieri?’ ‘Se venivano anche loro magari poteva essere ancora più divertente’ mi rispose pronta. Hai capito la moretta? Il tono si fece di nuovo duro ‘ricordati di piegare gli asciugamani, non hai ancora finito il tuo lavoro’ Incredulo ma desideroso di evitare il silenzio post sesso occasionale, mi rimisi i boxer e mi infilai in cantina.

Ti &egrave piaciuto? fammelo sapere a bullatipico@hotmail.com Scesi le scale con la testa che mi girava, l’orgasmo mi aveva lasciato frastornato ma l’euforia mi permeava come il sole in una giornata estiva. Tornai nello studio del marito e mi misi a piegare la biancheria, il posto mi sembrava un po’ claustrofobico e quindi mi spostai in piscina. Ero ancora poco pratico nel piegare, pensavo a come erano ordinati gli asciugamani piegati negli alberghi, perfettamente allineati mentre invece da me uscivano tutti sghembi. Ricominciai da capo, nonostante ero lì per scoparmi la madre dello stronzo e già ci ero parzialmente riuscito, ci tenevo a fare un buon lavoro. Non ero tuttavia soddisfatto, ok mi ero fatto spompinare ma dovevo ancora farle le foto, pensai di sfruttare l’espediente che avevo usato per Nicole ma poteva anche non funzionare. Dopo circa 15 minuti una pila di candidi asciugamani si stagliava vicino al bordo della piscina. Riposi la pila nell’armadio e tornai a finire lo strofinamento della muffa. Avevo praticamente finito quando sentii la porta aprirsi. Mi girai e rimasi a bocca aperta. La signora, completamente nuda, entrò in piscina. Io mi fermai e le sorrisi, quella troietta voleva il secondo giro. ‘Cosa guardi? Torna al lavoro!’ Lo disse con tono severo. Ste donne acquatiche, prima Nicole e ora questa, le piscine rendono le ragazze stronze per caso? Un po’ deluso tornai a strofinare un angolo, in modo che avessi una completa visuale della piscina. La stronza era sull’altra estremità che faceva degli esercizi di allungamento. Mi stava chiaramente provocando, non avevo mai visto qualcuno fare stretching prima di nuotare ma decisi di stare al gioco e, se non per qualche sguardo furtivo cercai di ignorarla. Dopo pochi minuti si sentì un fragoroso scroscio, si era tuffata. In breve tempo riemerse. Era splendida, una vera sirena, i lunghi capelli neri le cadevano in parte sul viso e in parte sulle spalle, la linea dei glutei e della schiena, resa lucida dall’acqua, era sinuosa e perfetta. Si immerse di nuovo verso le profondità della vasca lasciando fuori solo i polpacci per pochi attimi. Non ero uno a cui piacevano i piedi ma mi eccitarono pure quelli. Rimase in apnea per una decina di secondi e poi, spingendo con le gambe sul fondo emerse come un delfino. I piccoli seni ondeggiarono lievemente, coi capezzoli turgidi dallo sbalzo di temperatura, la lieve peluria scura tra le cosce visibile e invitante. Continuava ad ignorarmi nonostante il mio sguardo sgomento da tanta bellezza. Puttana, mi stava facendo eccitare parecchio. Fece qualche bracciata verso la scaletta e si arrampicò fuori dalla vasca, indugiando più del dovuto nell’uscire mostrandomi quel culo marmoreo. Prese un asciugamano e si prese ad asciugare con attenzione solo i capelli tralasciando il corpo. Vedendo che mi ero interrotto per guardarla mi rimproverò severamente: ‘Ho detto di lavorare!’. La voce le diventava stridula quando si alterava, quando la situazione non era sotto il suo controllo. Quella non era quindi una scenetta collaudata, si vedeva che non l’aveva mai fatto, stava improvvisando ma, dannazione, le stava riuscendo perfettamente bene. Il mio enorme pisello duro confermava. Sentii i suoi passi umidi avvicinarsi mentre strofinavo con forza l’ultima parte della parete. ‘Qui! Guarda! &egrave ancora sporco! Sei un disastro!’ Voce stridula. Voce stridula che mi stava facendo parecchio incazzare, specialmente per essere sgridato nonostante ci mettessi tanto impegno. ‘Sei davvero un incapace!’ Esclamò per l’ennesima volta. Non me ne fregava nulla se aveva più del doppio della mia età, non me ne fregava nulla se era l’autorità. Mi alzai di scatto sovrastandola di almeno dieci centimetri guardandola con sguardo infuriato. Lei fece subito un passo in dietro e gli occhi traspirarono timore. Era così bella. Allungai una mano e le afferrai una natica stringendola con forza strappandole un sussurro, un gemito. Era ora di ristabilire le gerarchie, era ora di farle capire chi comandava, sarà anche stata una madre e donna di successo ma in quel momento, lei, era solo la mia puttana. Le lasciai la natica e, con sguardo fisso sui suoi occhi, mi abbassai i pantaloni assieme ai boxer. Il mio cazzo svettava quasi colmando la distanza tra il mio corpo e il suo. Lei non lo guardò, mi guardava negli occhi, il respiro le si fece pesante. Le accarezzai la guancia scendendo verso il collo e poi passando alla nuca. Con movimento repentino le afferrai i capelli facendola sussultare di nuovo. Non dissi niente mentre cominciai a trascinarla verso il basso. Non oppose resistenza, si accucciò sulle ginocchia davanti a me con la mia cappella a pochi centimetri di distanza. Presi il cazzo e glielo strusciai sulle labbra, come se fosse un maxi rossetto. Lei non apriva le labbra guardandomi dal basso, quasi sfidandomi. Un colpo di bacino domò subito la sua insubordinazione infilandole il mio grosso glande nella bocca. Il mio bacino cominciò un lento movimento ritmico entrando e uscendo dalla sua bocca calda. Una sensazione indescrivibile, non solo per la calda bocca che faceva un lieve movimento di risucchio mentre entravo dentro di lei, ma anche per tutta la faccenda, la dominazione che stavo esercitando su quella madre tanto autoritaria. Lei, inizialmente passiva, cominciò a collaborare muovendo le labbra e afferrando la base dell’asta del mio pene. Gli occhi erano chiusi, avessi potuto leggerle nella testa sono sicuro che anche lei era eccitata più che per il pompino per la situazione, per il farsi scopare la bocca da un ragazzetto per di più nemmeno particolarmente prestante. Mi stava succhiando il cazzo, me lo stava succhiando alla grande. Ma non mi bastava. La volevo domare e umiliare. Tante cose alimentavano questo desiderio, il più recente, la sua voce stridula che mi rimproverava e il più remoto, il fatto di aver generato quell’osceno ragazzo che aveva indotto Linda a farsi del male. La rabbia mi pervase ma non a scapito della lussuria. Le diedi uno spintone staccandola dal mio cazzo. Cadde in dietro atterrando sui glutei, pericolosamente vicino al bordo piscina. Non contento gliene diedi un altro cadendo in piscina, il mio obiettivo. Mi sedetti al bordo della piscina mentre lei emergeva boccheggiando. Mi tolsi anche la maglietta. Lei si avvicinò sta volta decisa e mi afferrò il cazzo a due mani, cominciando a mungerlo. Si era eccitata da morire, la violenza quasi fisica del buttarla in piscina l’aveva fatta partire. Mi masturbava quasi con ferocia, facendomi quasi male, con espressione di estasi in volto manco quella ad essere masturbata fosse stata lei. Imboccava occasionalmente il cazzo cacciandoselo in gola, favorito dal mio bacino che si impennava per ficcarglielo ancora più in fondo. Vedevo le sue manine che non arrivavano a chiudere il mio pene per interno in un movimento frenetico sulla cappella, avanti e indietro, mentre i suoi piccoli seni si intravvedevano a pelo dell’acqua. La mano che teneva alla base ogni tanto scendeva accarezzandomi lo scroto gonfio soppesandomi le palle. La presi ancora per i capelli facendole piegare in dietro la testa lasciandola a bocca aperta. Presi il cazzo e glielo ficcai in gola tenendole la testa bloccata, cominciai a strusciarlo per tutta la cavità buccale manco avessi in mano un enorme abbassa lingua di carne, poi, tutto insalivato, glielo passai sulle guance e sul collo, con la grossa cappella bollente che sfregava sulle sue guance lisce per poi infilarglielo di nuovo nella gola. Glielo feci un paio di volte poi riprese a masturbarmi con ferocia rinnovata. La mano sinistra si staccò dalla base del mio cazzo e scese sotto il peso dell’acqua. Aveva lievemente allargato le cosce, si stava toccando. No, non volevo che godesse da sola, volevo farla mia, lei era la mia puttana e solo io decidevo quando poteva godere e quando no. La spinsi in dietro appoggiandole i piedi seni e scivolai dolcemente in acqua. In condizioni normali l’acqua mi avrebbe causato un brivido e invece quella volta non mi accorsi nemmeno della differenza. Le presi una mano e la trascinai a me. Feci per baciarla ma quando le sue labbra si schiusero le mirai il collo, mordendolo. La girai su se stessa appoggiandola al bordo. Si toccava agevolmente, l’acqua le arrivava al seno e a me all’ombelico. Mi venne un’idea, nell’angolo della piscina c’era uno di quei massaggiatori idrici tipici della piscina, di quelli a cui si appoggiano i muscoli dolenti per farseli massaggiare dal getto d’acqua. Immaginai l’effetto che avrebbe avuto sul suo clitoride. Senza smettere di baciarla la spostai di lato fino ad arrivare al getto d’acqua. La strinsi da dietro facendole sentire il pene sui glutei sodi. Piegò il collo porgendomelo come nei vecchi film su Dracula. Accolsi l’invito riprendendo a baciarglielo mentre con i piedi le allargai le gambe. Mi piegai sulle ginocchia senza smettere di baciarle il collo e presi a strusciarle il cazzo all’ingresso della vagina. Lei gemeva sommessamente, sentivo l’ingresso della figa viscoso dai suoi fluidi. ‘N-no’ non farlo’ n-non voglio tradire mio marito’ La sua voce era sommessa ora, rotta e tremante dall’eccitazione. Ci fosse stata solo una parola vera magari mi sarei fermato ma non era credibile, mentre lo diceva infatti tutto il suo corpo si era abbassato e spinto contro di me, quasi a volersi impalare sulla mia ardente lancia pulsante. Infatti almeno un centimetro del glande era già penetrato in quella fighetta stretta. ‘Davvero vuoi che mi fermi?’ La mia voce mi sorprese, profonda, sicura. Incredibile quanto scopare mi rendesse uomo, sicuro di me, fossi riuscito ad avere la stessa sicurezza anche nella vita non ci sarebbe stato nulla che non sarei riuscito a fare. Non rispose ma per tutta risposta le sue ginocchia cedettero ancora un pochino impalandosi ulteriormente di un centimetro. ‘Forza, dillo, dillo che vuoi far cornuto tuo marito’ Un gemito di risposta, il suo culo ondeggiava. Le strinsi energicamente i capelli ‘Dillo, dillo come il giorno che l’hai sposato, di ‘LO VOGLIO’.’ Stavo praticamente urlando, l’eco della mia voce rimbombò come un tuono nella piscina. L’altra mia mano le afferrò un seno il seno, stimolandole il capezzolo. Fu la mossa giusta, proruppe urlando a pieni polmoni ‘Si, si, cazzo si, lo voglio, LO VOGLIO’ e senza esitare un attimo, con un colpo di reni, le infilai tutto il mio turgore su per la figa, smorzandole la parte finale del lo voglio. Presi a scoparla, presi a fotterla come una cagna. Ogni inibizione era caduta, lei gemeva senza ritegno spingendo il suo bacino contro il mio. La spinsi sul bordo della piscina, sentivo il getto d’acqua sfiorarmi le cosce, senza smettere di scoparla la indirizzai verso il getto d’acqua. Capii quando era il punto giusto quando la sentii irrigidirsi e i suoi ‘oh si, oh siii’ si fecero più intensi e convulsi. Le strinsi di nuovo il seno dando colpi di bacino ancora più profondi e veloci finch&egrave, finalmente eruppe con violenza, scossa come tremori esplosivi, in un orgasmo feroce urlando oscenità senza controllo. E questo mi galvanizzò ancora di più, per quanto avessi le cosce stanche dalla posizione le presi la testa e ficcandole un dito in bocca continuai a penetrarla. Le contrazioni vaginali presero a farsi di nuovo ritmiche, il climax stava per essere raggiunto di nuovo, i gemiti sempre più forti.
Fu questa la scena che si trovò davanti il marito. La moglie che gemeva come l’ultima delle puttane mentre un ragazzo smilzo la scopava da dietro con furia, strizzandole il seno. Ce ne accorgemmo entrambi, lo guardammo, ma non ci fermammo. La razionalità aveva abbandonato quella piscina già da almeno mezz’ora. Le urla della moglie si fecero spasmodiche e riprese a tremare come prima. Guardai il marito. Un uomo di mezz’età, anonimo. La bocca gli era rimasta spalancata. Quando lei esplose in un orgasmo rallentai il ritmo. Il seme della razionalità, quella vocina che mi gridava ‘pericolo, pericolo!’ si fece sentire a tutto volume, come quando si rimette l’audio alla televisione e questa parte in maniera assordante. Mi bloccai senza uscire dalla moglie. Anche la moglie ora non tremava più, il respiro era affannoso. Il tempo sembrava cristallizzarsi attorno a noi. Nessuno parlava. Non percepivo aggressività, non percepivo una minaccia immediata. Per quanto ne sapevo il marito poteva andare a prendere un’arma e ucciderci lì, nella piscina ma l’istinto mi diceva che non sarebbe andata così. La rabbia non comparve mai sul viso del marito, era una maschera di stupore, dolore e, si, eccitazione. Fu lui a interrompere il silenzio, voce incerta e tremolante. ‘Tesoro’. C-cosa stai facendo?’ Lei rimase zitta, non potevo vedere la sua espressione, io guardai verso il basso. Il cazzo mi si era ammosciato e pendeva in acqua come un grosso pesce. Lui si girò e corse via, sconvolto. ‘Aspetta!’ le gridò lei uscendo dalla piscina dalla una scaletta e correndoli dietro. Bene, che fare? La mia mente razionale mi consigliò di mettermi qualcosa addosso e scappare. No, non era un opzione accettabile, mancavano le foto e, seppur scoparmela era già un gran risultato ma senza prova fotografica non valeva nulla. Non sentivo grida venire da sopra, ne altri suoni (nemmeno spari, molto incoraggiante) e così, senza nemmeno rendermi conto di essere completamente nudo col mio cazzone che sbattacchiava da una coscia all’altra, salii in salotto. Il marito era seduto sulla poltrona dove la moglie mi aveva spompinato prima con sguardo affranto la ascoltava che parlava piano. Mi avvicinai timidamente, non so cosa speravo di ottenere ” non capisco proprio, ero proprio stregata, non era programmato.’ Lui non rispondeva, lei gli diceva cose rassicuranti con tono quasi di scusa. ‘Non avrei mai pensato di tradirti ma lui era’ era’ così eccitante e poi’.’ Guardò in maniera eloquente il mio abbondante cazzo. Anche il marito me lo guardò un po’ stupito. Finalmente parlò ‘Ti sei scopato mia moglie?’ Domanda diretta, voce piatta, non lasciava traspirare alcuna emozione. ‘Si’ Risposi semplicemente ‘Si, mi sono scopato tua moglie’ La cosa lo mise a disagio, si agitò sulla poltrona ‘E’ ti &egrave piaciuto?’ Stesso tono ma sta volta rivolto alla moglie. Lei abbassò lo sguardo ‘Si’ ho goduto’. Lui emise un gemito, tristezza o’ eccitazione? Lei alzò lo sguardo e si guardarono negli occhi, poi vidi gli occhi di lei abbassarsi sul suo pacco. Indossava dei pantaloni neri, tipici da completo giacca e cravatta. Un bozzo era ben visibile tra le cosce. Parlò lei, esitante ‘Tesoro’ ma’ sei eccitato?’ Tono stupito, stridulo. ‘Io non capisco, ti ha eccitato sapere che’ che sto ragazzino mi ha scopata?’ La voce aveva acquistato sicurezza anche se non mi piaceva affatto come aveva detto ragazzino. Lui prese a negare, sulla difensiva ‘No! Sono molto triste e arrabbiato!’ anche se il tono non era tale. ‘Davvero? Davvero sei arrabbiato? E allora mi fermi se glielo tocco?’ Disse con tono sgradevole e fece un passo sinuoso verso di me accarezzandomi il dorso del pene che, seppur il marito guardasse, prese ad inturgidirsi. ‘Amore cosa fai?’ Tono sbalordito, sbalordito quanto me di quanto osasse quella donna. ‘Forza amore, fermami!’ La mano ora afferrava il mio pene e me lo scappellava lentamente, ormai eretto del tutto tra le sue manine. ‘Guarda tesoro, guarda che cazzo ha sto ragazzino’ Lo disse quasi deridendolo. La situazione era surreale, il marito ancora in giacca e cravatta, la moglie completamente nuda che masturbava me in salotto. Lei si inginocchiò prendendo a masturbarmi con più foga aiutandosi con entrambe le mani. Il marito emise un gemito e inavvertitamente la sua mano si posò sul suo pacco. La donna emise una risata perfida ‘Ma vedi che ti piace? Adesso guarda come faccio stare tutto sto cazzone nella mia bocca!’ Il marito si strinse il pacco da sopra i pantaloni ‘No amore, ti prego, non lo fare, non lo fare’ Lei guardando negli occhi si imboccò la mia mazza in bocca, deridendolo con lo sguardo, prendendo a succhiarmelo con foga. ‘Oddio che bello’ dissi a denti stretti, mi imbarazzava quella situazione, ero ancora in sicuro come il mio primo pompino. Ma poi pensai che dopotutto a lui piaceva, si eccitava a vedere la moglie che mi succhiava l’uccello quindi, in fondo, gli stavo facendo un piacere. Presi la moglie per i capelli, ancora bagnati dalla piscina e le presi a scoparli la faccia. ‘Mi scusi ma’ sua moglie spompina da dio.’ Dissi senza guardandolo. Lui si massaggiava il cazzo da sopra i pantaloni. ‘Forza amore, tiralo fuori dai pantaloni se no li buchi, sempre che non ti senti in inferiorità con questo ragazzino di’ sedici? Diciassette anni?’ Disse rivolta a me ‘Sta zitta’ Le risposi ficcandole di nuovo il cazzo nella bocca. Il marito non parlava e si era tirato fuori la minchia, piccolina in effetti e già turgida. La moglie mi succhiava interrompendosi ogni tanto dicendole ‘Amore scusami ma questo cazzo ha un sapore divino e poi’ &egrave enorme!’ Per poi ricacciarselo in gola. Notai che del liquido colava lungo la sua coscia, avrei voluto vedere quanto era eccitata per davvero dalla situazione, memore delle parole di Chiara che mi aveva detto che simili esperienze le aveva fatte non per piacere ma solo per assecondare le fantasie del suo fidanzato. ‘Alzati troia’ Le intimai e la misi nella poltrona accanto al marito con le gambe accavallate con la vagina dischiusa come un fiore di carne. Mi inginocchiai e presi a leccarla, era infoiata di brutto, sbrodolava come non avevo mai visto. Lei vocalizzava molto ‘Oh amore! Amore mio! Mi lecca da dio questo ragazzino! Mi lecca da dioooooo’ Il marito si segava come un matto. Con un gesto quasi tenero la moglie mentre si contorceva nella lussuria gli prese la mano sinistra ‘Amore sto per godereeee’ ed esplose in un ennesimo orgasmo tremante. Una volta finito mi strinse mi alzai e le porsi il cazzo, era ora il mio turno di godere. Prese a stringermi in maniera convulsa il mio cazzo. Il marito continuava a segarsi in maniera furiosa. ‘Adesso ti sborro in faccia.’ Le dissi mentre sentivo l’orgasmo salire ‘No amore, ti prego, non farti venire in faccia, ti prego no’ Lei mi masturbava con la mano libera lo guardò sorridente ‘Oh si amore, ora mi riempirà la faccia di sborra!’ A quelle parole il marito eruttò sulla sua elegante cravatta tanto copioso sperma. Lei guardandolo scoppiò a ridere ‘Forza toro, fai vedere al mio maritino cosa vuol dire sborrare!’ E prese a toccarmi le palle senza smettere di masturbarmi. Fu la mossa giusta, le esplosi in faccia urlando tutta la mia voglia, due schizzi le centrarono la bocca mentre il resto finì in faccia. Non contento, con la cappella ancora pulsante, me la pulii sulle sue guance. Seguii silenzio che interruppi io. ‘Dov’&egrave il bagno?’ Andai a svuotarmi la vescia e quando tornai, ancora nudo trovai la moglie seduta sulle ginocchia del marito mentre limonavano appassionatamente. Pensai che il marito non si rendeva conto che assieme alla saliva della moglie c’era anche il mio sperma oppure era proprio quello che lo eccitava. Quando si accorsero della mia presenza la moglie mi sorrise ‘Siamo molto contenti di come stai lavorando, non mancare domani’ Mi disse radiosa. Un po’ stupito guardai anche il marito che mi sorrise felice. ‘Non mancherò’ Non sapevo ancora di essere incappato nella prima vera coppia cuckold della mia vita. Recuperai i vestiti e mi incamminai nella neve.

Ti &egrave piaciuto? fammelo sapere a bullatipico@hotmail.com L’euforia della nuova esperienza non mi abbandonò per tutto il giorno successivo, rimasi in uno stato di semi eccitazione per tutto il corso della giornata, fantasticando su quello che avrei fatto a quella mamma vogliosa. Mi sentivo come un drogato, un eroinomane che aspetta la prossima dose, sapendo che avverrà a breve e si pregusta l’attesa. Non mi masturbai per quanto avessi voglia di rivedere nella mia mente quelle eccitanti scene della giornata precedente. Quella signora così perbene, così pudica, così algida trasformarsi nell’essenza stessa della lussuria mi faceva impazzire. Finalmente giunse l’ora di ripresentarsi al ‘lavoro’. Non pensavo veramente di lavorare, avevo già fatto tutto quello che dovevo il giorno precedente, sapevo che era una scusa per farsi scopare nuovamente. Ebbi la premura di mettere la fotocamera nello zaino, per quanto la voglia mi inebriasse non avevo dimenticato i miei propositi di vendetta.
La neve era stata spalata e un freddo sole riscaldava il pomeriggio. Erano le 15 in punto quando bussai alla porta. La mano era ferma, ero sicuro di me, le incertezze della seduzione e del dubbio erano ormai evaporate. Mi aprì lui. Lo sguardo era severo. Deglutii, una piccola nube di diffidenza oscurò il sole della mia certezza. ‘Sei puntuale, accomodati’. Evidentemente al di fuori del ruolo di cornuto doveva essere un severo e rigido padre. Esattamente come la madre, esattamente come il figlio. D’altronde chi si assomiglia si piglia. ‘Oggi dovrai piegare le camice’. Non un sorriso, non un’allusione, della moglie nemmeno l’ombra. Mi fece strada portandomi al piano superiore. Portandomi nella stanza matrimoniale. Era probabilmente più grande della mia salotto. Arredata in maniera classica aveva al centro un letto a baldacchino dall’aspetto antico, un caminetto in un angolo e un grosso divano di pelle vicino ad uno scrittoio e una parete coperta da armadi. Su un appendiabiti c’erano qualcosa come 20 camice appese. Il marito me le indicò con un cenno. ‘Entro 30 minute tutte piegate perfettamente o non ti pago’. Cominciai a pensare di essermi sognato tutto. La libido mi era passata completamente, era come pensare di avere una settimana di vacanza per svegliarsi e scopre che in verità &egrave un’altra giornata di lavoro. Lo sguardo mi intimidiva, ero tornato il timido adolescente che abbassava lo sguardo. Il ricordo di io che mi scopavo sua moglie era ormai lontano anni luce. Chiuse la porta alle mie spalle. Sospirai. Che cazzo era successo? Era parte di un gioco perverso? O ero davvero rincoglionito e mi ero sognato tutto il giorno precedente? Cominciai a piegare le camice alla meno peggio. Mettevo delle t-shirt e pullover, mai messa una camicia in vita mia, non avevo idea di come piegarle correttamente. Ero frustrato e incazzato dalla situazione, dopo 15 minuti le avevo piegate tutte ma facevano cagare. Sentii la porta alle mie spalle aprirsi. Entrò lei. Il mio cuore fece un tuffo, il mio cazzo si impennò. Era bella, bella come una mattina d’inverno, fredda, gelida ma stupenda. Indossava un semplice vestito da casa grigio, lungo fino alle ginocchia. Ai piedi delle pantofole. Mi guardò, con uno sguardo duro. ‘Perché sei tornato stronzetto?’ La voce era tagliente, ostile, crudele ‘Te la sei goduta ieri vero? Mi hai violentata davanti a mio marito, mi hai costretta a fare quelle cose’. Quella non era solo bella, era completamente psicopatica. Stava negando, rimuovendo. Non poteva concepire di avere fatto una cosa così estrema e quindi si stava creando in testa una realtà che potesse spiegare il suo comportamento. ‘un povero pezzente come te’ non avresti dovuto tornare’ Mentre parlava camminava lentamente nella mai direzione ‘Ti denuncerò sai? Finirai nella merda, ti rovinerò, rovinerò la tua famiglia. Sarai noto a tutti come lo stupratore’. Mi veniva da piangere, mi veniva da piangere dalla paura e dalla rabbia. Ero solo un ragazzino dopotutto e quella una donna adulta che mi minacciava in maniera estremante efficace. Era ormai a meno di un metro da me. Guardò le mie camice ‘E questo lo chiami piegare?’ la voce si fece più alta, più stridula e per quanto possibile, ancora più sgradevole. Si mosse rapida e decisa, con un colpo di mano buttando tutte le camice per terra. Non ci vidi più, forse la paura, forse la frustrazione ma mi mossi rapido pure io. Le afferrai un polso e glielo girai dietro la schiena come tante volte i bulli avevano fatto con me. La bloccai così sul letto, il suo corpo a contatto col mio. Non parlava più il respiro era affannoso, sentivo il suo cuore battere. Ora non parlava più. Io la tenni stretta. Si girò e mi baciò appassionatamente.
Dieci minuti dopo, quando il marito entrò in stanza, la trovò seduta sullo sgabello dello scrittoio mentre le scopavo la bocca. La tenevo per la nuca dando dei colpi di bacino come il giorno precedente glieli davo alla figa. Lei emetteva mugoli soffocati mentre una mano era sparita sotto il vestito. Il marito non disse nulla, lo sguardo indecifrabile. Si lasciò crollare dal letto. Lei lo notò ma non fece niente per fermarmi. ‘Le vanno bene il camice piegate così?’ Gli dissi con arroganza guardandolo negli occhi e accelerando il ritmo e la profondità dei colpi di cazzo nella sua bocca. Lui non rispose, abbassò lo sguardo. Si sedette sul bordo del letto a poca distanza da noi. ‘amore’ perché?’ la voce era rotta. Lei lo cercò con lo sguardo senza tuttavia sottrarsi al trattamento umiliante a cui la stavo sottoponendo. ‘Perché?’ chiese di nuovo. Lei mise una mano sul mio addome e io rallentai fino a sfilare il mio cazzone dalla sua bocca. Mi meravigliai che entrava tutto nella sua bocca senza farla vomitare. Lei prese subito a masturbarlo con facilità poiché abbondantemente lubrificato dalla sua saliva. ‘ Ma tesoro’ ti giuro non so che mi prende! Ma guardalo! &egrave perfetto, &egrave perfetto’ La sua voce era un misto di perfidia e dolcezza. ‘vuoi masturbarti cornuto?’ Lo disse sottolineando la parola cornuto con particolare derisione ‘Forza, fallo!’ lo sfidava con lo sguardo, continuando a masturbarmi facendomi quasi male. Lui estrasse il suo cazzetto in silenzio e prese a farsi una sega. Scoppiai a ridere così come sua moglie. Non mi piaceva la crudeltà ma ancora mi bruciava per come mi aveva trattato prima. Lei prese ad ignorarlo rivolgendomi la sua attenzione. Prese a leccarmi le palle mentre con la mano destra prese a masturbarmi lentamente strappandomi dei gemiti di piacere. L’idea di succhiarmi le palle mentre il marito guardava doveva eccitarla parecchio, prese a gemere come se la stessi scopando, a muovere il bacino e a stringere le gambe. ‘ho sempre avuto una passione per i cazzi giovani’ disse tra una leccata e l’altra alla mia cappella mentre la mano non smetteva lo scappellamento. Il marito era paonazzo in volto e si masturbava come un pazzo. ‘Cosa intendi?’ Le chiesi, curioso di sapere di più sulla sessualità complessa di quella donna dell’alta borghesia. Lei mi fece un sorriso e si sollevò, sempre tenendomi per il cazzo mi guidò al divano facendomi sedere e sedendosi accanto a me. Senza mai smettere di masturbarmi cominciò a raccontare due episodi della sua adolescenza che influirono in maniera indelebile sulla sua sessualità da adulta.

Ero sempre stata una ragazza riservata, diffidavo delle persone. Probabilmente per colpa di mio padre, un uomo estremamente rigido e tirchio d’affetti. ‘Non mischiarti con la plebe, guardali per quello che sono!’ Era solito dirmi quando mi comportavo in maniera che per lui era troppo popolare. Mi ricordo una volta, quando ero ancora bambina, una sberla quando mi scoprii che giocavo con la figlia del giardiniere. Le percosse erano rare ma mi faceva molto più male lo sguardo di disappunto che mi lanciava. Eravamo ricchi, molto ricchi, avevamo un’azienda che produceva olio d’oliva rinomato in tutta la Calabria. Avevamo una bellissima tenuta sul mare con un enorme uliveto. Non contavo nemmeno quanti lavoravano per la nostra impresa.
Nella prima adolescenza non mi era mai interessato il sesso, quando i compagni della scuola privata che frequentavo cominciarono a fare le prime esperienze, a guardare i giornalini porno e a sviluppare una normale curiosità per il sesso opposto io le rigettai completamente, memore delle parole e dello sguardo duro di mio padre. Man mano che crescevo tutte le mie amichette, tutte di buona famiglia, piano piano, cadevano preda di quella che per me era un vizio sporco. Solo una, Caterina, mi restò fedele disprezzando quelle pulsioni carnali. Mi ricordo la mia estate dei 18 anni, li ebbi il primo approccio con il sesso. Caterina era stata via in vacanza, in Messico. La vedevo diversa, mi accorsi subito che qualcosa era cambiato in lei. Ero rigida, ma non scema. Dalla ragazza timida che era sprizzava energia da tutti i pori, quasi da infastidirmi, lei che era sempre stata la ragazza ‘beta’ del duetto. Nell’ultimo anno eravamo sbocciate, eravamo cresciute di statura, l’accenno di seno adolescenziale era finalmente diventato quello di una donna (seppur entrambe eravamo poco dotate) e il viso non era più quello di una coppia di bambine ma di giovani donne. Dopo una settimana di quella nuova aurea che emanava Caterina finalmente vuotò il sacco. Mi raccontò di aver conosciuto un ragazzo in Messico, un francese anche lui li in vacanza che l’aveva sedotta. Me lo raccontò con timidezza, quasi spaventata dalla reazione che potessi avere. E aveva ragione. Le dissi che era disgustoso, che una vera donna non avrebbe mai fatto niente con uno sconosciuto. Forse ero solo gelosa. Lei si rattristò dalla mia reazione ma la perdonai, era dopotutto la mia unica amica e, per quanto non l’avrei mai ammesso, ero curiosa di sapere cosa era successo in Messico. Non me lo raccontò mai e io non ebbi mai il coraggio di chiederglielo. Due settimane dopo tuttavia avvenne il fattaccio. Implorandomi in ginocchio Caterina mi chiese di accompagnala quel pomeriggio a vedere due ragazzi. Erano due figli di manovali che lavoravano per l’azienda agricola del padre di Caterina. Alla fine mi convinse non so come, seppur mi giurai che gliel’avrei fatta pagare. Già immaginavo lo sguardo disgustato di mio padre se avesse scoperto che avevo passato un pomeriggio con due garzoni. Dopotutto il pomeriggio fu piacevoli, i due ragazzi erano quello che ci si poteva aspettare da figli di manovali, due ragazzotti muscolosi dai capelli lunghi e ricci, indossavano quei pantaloncini corti che arrivano a metà coscia, tanto ridicoli ora quanto di moda allora. Erano simpatici, non avevo avuto molti contatti con il ‘popolino’ ma si stava rivelando più piacevole di quello che pensavo. Uno dei due, Aldo mi pare si chiamasse, mi stava decisamente puntando. Per quanto sotto sotto ero lusingata dalle attenzioni e dai tentativi di cercare il contatto fisico mi ritiravo e rabbuiavo ad ogni suo approccio. Caterina era decisamente più disinibita. Li strusciamenti si sprecavano così come le mie occhiate di disapprovazione (e si, ora lo ammetto, di gelosia). Dopo quel pomeriggio ne seguirono altri nei giorni successivi. Il vero primo approccio con il sesso lo ebbi in un bollente pomeriggio di luglio. Faceva un caldo asfissiante e avevamo deciso di andare alle rovine, un nome di fantasia che avevamo dato ad un mulino diroccato da anni sulla scogliera. Come al solito Caterina aveva cominciato a fare la scema scappando a nascondersi e subito Paolo, il suo spasimante l’aveva rincorsa ridendo e urlando. Restai da sola con Aldo. Eravamo silenziosi tutti e due. Mi era vicino, troppo vicino per i miei gusti ma non lo respinsi. Sentivo il suo odore, così giovane, così virile. Sentii qualcosa muoversi tra le mie cosce, sentii che mi bagnavo, come mi era capitato solo qualche mattina dopo sogni che negai a me stessa di avere fatto. Era ormai vicinissimo e in procinto di baciarmi. Spaventata dall’estrema pulsione che pervase il mio corpo saltai in piedi e corsi via a cercare Caterina tra le rovine. Ero spaventa, ero eccitata, ero arrabbiata. Ero un adolescente in piena tempesta ormonale, una tempesta imbottigliata che ora stava per esplodere in tutta la sua violenza. Corsi tra le rovine come una scema finché un gemito inequivocabile destò la mia attenzione. Il rumore del vento, della risacca e dei gabbiani avevano nascosto i miei soffici passi sull’erba bruciata ma non i gemiti di piacere della giovane coppia. Sapevo cosa avrei visto, la morale mi disse di scappare a casa, la libido mi disse di guardare oltre il muretto. Guardai. Spiando da sopra una bassa parte del muretto, all’ombra di una parte crollata dell’edificio vidi Caterina con la gonna sollevata e Paolo inginocchiato tra le sue cosce a cibarsi dal boschetto scuro che li cresceva. Un grosso pene, il primo che avessi visto, spuntava dagli short di Paolo, svettando verso l’alto che lui lentamente scappellava. Rimasi rapita da quella scena, dai gemiti, dalla sincronia perfetta del movimento dei loro corpi. Caterina aveva denudato il suo seno che si pastrugnava godendosi la leccata. Quando Paolo lasciò libero il suo pene per penetrare con 2 dita la calda figa di Caterina i gemiti presero a crescere fino ad esplodere in quello che scoprii dopo essere un violento orgasmo. Quando il respiro di lei tornò regolare Paolo si mise accanto in piedi e lei, con naturalezza toccò il suo pene cominciando a masturbarlo. Si interruppe come una cerbiatta che aveva sentito un predatore. Da un muretto laterale comparve anche Aldo, si scambiarono qualche battuta, Caterina con mio stupore e orrore, non si ritrasse dalla presenza dell’amico. Chi era Caterina? Cosa era diventata? Mi faceva schifo eppure la invidiamo terribilmente, avrei voluto esserci io, così sicura da masturbare quel cazzo giovane e fresco davanti ad un suo amico. Ero così eccitata e scandalizzata da avere le vertigini, forse anche per il sole violento che batteva sulla mia testa. Quello che vidi dopo portò il mio scandalo a nuovi livelli. Infatti sempre ridendo e scherzando Aldo si unì alla coppia calandosi i pantaloni e mostrando un fiero cazzo svettante. Caterina non perse tempo e con entrambe le mani prese a masturbare entrambi i giovani uccelli. Dopo un incoraggiamento passò direttamente a succhiarli con maestria, alternando i giovani falli senza mai smettere di masturbarne prima uno e poi l’altro. Ero sconvolta, sentivo le mutandine zuppe e i miei umori viscosi scorrermi lievemente lungo le cosce. Mi toccai la figa da sopra la gonna che portavo procurandomi una violentissima scarica di piacere. Non mi ero mai masturbata, nessuno mi aveva mai spiegato come fare ma le dita trovarono la strada da sole. Le urla e i grugniti dei due figli di manovali si fecero più intense tanto da farmi fermare il nuovo e peccaminoso gioco. Caterina, con il piccolo seno al vento infatti, puntando i due falli contro le sue tette aveva preso a masturbarli con violenza fino a che, con pochi secondi di distanza, entrambi eruppero in un poderoso orgasmo versando il loro seme sulla pelle candida di Caterina. Era troppo. Era davvero troppo. Scappai di nuovo verso casa. Odiavo Caterina, non la volevo più vedere. Arrivai a casa con la Vespa abbandonando quella troia. Mi chiusi in camera sconvolta, mi buttai sul letto. Chiusi gli occhi e rividi tutta le scene sconvolgenti e ripresi masturbarmi. Raggiunsi il primo orgasmo della mia vita in meno di 20 secondi. Non contenta continuai e continuai e continuai, passai forse un’ora a procurami orgasmi a ripetizione vivendoli tutti con senso di colpa e sommo piacere. Da allora fu il mio rito quotidiano, appena potevo, appena nessuno mi sentiva le mie dita si mettevano all’opera e la mia fantasia partiva.

‘Non l’avevo mai raccontato a nessuno’. Non aveva smesso un secondo di masturbarmi seppur durante la narrazione aveva alternato ritmi più o meno sostenuti. Pure il marito aveva ascoltato interessato, rallentando il ritmo della sega. ‘Avevi parlato di due episodi, questo era il primo’ le dissi curioso ‘Ora ti racconto il secondo ma voglio un piccolo incoraggiamento’ mi rispose ‘Tu!’ disse al marito con fare dominante ‘Leccamela!’ Lo stava comandando a bacchetta. Lui senza proferir parola si avvicinò mentre lei si levava le mutandine e si sollevava la gonna, mostrando la sua bellissima figa. ‘Aspetta! Mettiamo un po’ di aroma’ dissi ridendo. Così girai la moglie verso di me e allargandole le gambe presi a strusciare il mio giovane uccello all’ingresso della figa ficcandoglielo dentro pure un paio di volte. ‘Ecco, ora &egrave tutta per lei’ Gli diedi del lei sottolineandone l’ironia. Il marito senza battere ciglio prese a leccare la figa aromatizzata al sapore del mio cazzo strappando una risata crudele a sua moglie. Lei prese a masturbarmi e a massaggiarmi i coglioni estasiata mentre riprese a raccontare

Non volli più vedere Caterina, lei piangeva, mi implorava di spiegarle ma la ignorai. La odiavo non tanto per la sua condotta morale sconveniente ma per essersi dimostrata più sicura e coraggiosa di me. L’estate successiva, quella dei miei 19 anni, la passai in solitaria. Ormai non avevo più amiche e mi andava bene così, erano tutte inferiori e sporche. E ormai avevo il mio nuovo hobby, la masturbazione. Amavo leggere e andavo nella campagna a passeggiare da sola, in bicicletta o in vespa per trovarmi un qualche posto tranquillo dove leggere e, quando annoiata, masturbarmi selvaggiamente. Sarà stato l’imprinting di quell’esperienza voyeuristica ma la natura, il caldo sole sulla mia pelle, il vento tra i capelli, moltiplicavano a dismisura i miei già intensissimi orgasmi. Avevo sperimentato molto, mi masturbavo solo toccando il clitoride o penetrandomi con le dita, nell’ultimo inverno avevo cominciato ad usare pure ortaggi sottratti alla cucina. Penso che in una gelida notte di gennaio, durante una sessione particolarmente intensa, persi inavvertitamente la verginità con una grossa zucchina verde, visto il sangue che la bagnò. Ma tornando all’estate un pomeriggio successe quello che avevo sempre temuto. Era fine giugno o inizio luglio, non ricordo, avevo appena finito di mangiare una focaccia compre pranzo all’ombra di un grosso ulivo e, per digerire meglio, pensai bene di masturbarmi. Recentemente avevo preso a spogliarmi quasi completamente nuda, tenendo solo il reggiseno e le mutandine, al fine di godere al massimo dell’amorevole carezza della natura sulla mia pelle. Mi immaginai Gianni, l’addetto capo alla macina, che mi scopava furiosamente in piedi nella sala di imbottigliamento, appoggiata una vecchia botte ormai in disuso. L’orgasmo mi fece vedere nero per qualche secondo. Quando li aprii vidi un movimento inaspettato. Invece di coprirmi rimasi immobile, sarà stato a 10 metri da me, era un ragazzino. Non riuscii a capire l’età, avrà avuto 16 anni, il corpo era giovane. Indossava dei pantaloncini ed era a torso nudo. Senz’altro uno di quei poveretti che mio padre pagava un tozzo di pane come lavoro estivo a sbrigare le mansioni a che neppure un manovale non specializzato avrebbe fatto. Quando si accorse di essere stato scoperto si diede alla macchina. Stranamente non fui spaventata, né arrabbiata, mi venne solo da ridere. Era solo un ragazzino, cosa poteva fare? Nessuno gli avrebbe mai creduto. Asciugami la mano fradicia sulla coperta che usavo per il pic-nic, mi rivestii e tornai a casa.
Il giorno successivo, più o meno alla stessa ora, tornai allo stesso punto. Sta volta però mi spogliai nuda, completamente nuda e con tutta naturalezza presi nuovamente a masturbarmi. Mi ero portata appresso una nuova zucchina della dimensione giusta per darmi piacere. Non volevo ammetterlo a me stesso ma sotto sotto speravo che quel ragazzino tornasse. Mentre la zucchina e le dita facevano un egregio lavoro e i miei gemiti eccitati si perdevano nel vento socchiusi gli occhi. Era lì, mi osservava. Questo aumentò ulteriormente il piacere di quell’atto, la masturbazione divenne ancora più intensa, sentivo i suoi occhi sul mio corpo, sul mio seno, tra le mie cosce. Non mi trattenni come facevo a casa, lasciai i miei gemiti di piacere evolvere in piccole grida e poi in grida vere e proprie. Se fosse venuto li e mi avesse presa non mi sarei opposta, anzi avrei partecipato con sommo piacere. Ma era solo un ragazzino. Quando esplosi nell’orgasmo finale riaprendo gli occhi vidi solo mentre scappava. Questo gioco si ripeté ogni giorno per la settimana seguente. Come un animale selvatico il ragazzino osava sempre di più. L’ultimo giorno, mentre socchiudevo gli occhi fingendo di non vedere, lo vidi liberare il suo fallo giovane e duro e masturbarsi velocemente. Era vicino, meno di 2 metri. Ridicolo fingere che non ci fossimo notati ma sapevo che se avessi parlato, se l’avessi guardato negli occhi, quella magia sarebbe finita. Rallentai la masturbazione, volevo vederlo godere, volevo vedere quel giovane uccello eiaculare per me come l’estate scorsa quei due giovani cazzi avevano sborrato per Caterina. Era la mia rivincita. Il poveretto non durò a lungo, per un 15enne vedere una 20enne fatta e finita masturbarsi e godere come facevo io da così poca distanza doveva essere uno spettacolo irresistibile. Infatti in pochi minuti, strozzando un urlo, vidi 3 grossi schizzi partire dalla punta del pene ed atterrare nel prato. Si tirò su nuovamente i pantaloni e questa volta senza correre si allontanò. Il giorno successivo, mentre mi apprestavo a fare il mio solito gioco notai una novità. Non era venuto solo. Un ragazzo del tutto simile si era unito, era più sospettoso, più timido, mentre il primo ormai si avvicinava ad un metro da me l’altro restava in disparte. Quando presi a masturbarmi però entrambi non si trattennero, presero in mano il loro attrezzo e cominciarono un rapida sega sborrando poco dopo. Godevo di quello spettacolo perverso, mi sentivo desiderata, mi sentivo donna. Una piccola rivincita per quella troia di Caterina, cosa credeva? Che gli uomini guardavano solo lei? Ma la situazione mi stava rapidamente suggendo di mano, nelle settimane successive arrivarono sempre più ragazzi, ai primi di agosto ne contai in totale 7, tutti non più vecchi di 17 anni, tutti a pochi metri da me, a masturbarsi rapiti dalla scena di me con le cosce spalancate a masturbarmi con dita o ortaggi. Per la prima settimana d’agosto provai una variante, provai a masturbarmi mettendomi sulla pancia, mostrano ai miei giovani spettatori il mio culo che già cominciava ad abbondare. Questi li diete ancora più coraggio, li sentivo sopra di me, a ridacchiare e a gemere sommessamente, il secondo giorno dello spettacolo del mio culo mentre loro si masturbavano sentii un urlo trattenuto e del liquido bollente colpirmi le natiche. Uno ad uno eiacularono tutti sul mio culo. Sentii tutto quel seme bollente colarmi lungo le cosce e sulla schiena senza che mio smisi mai di masturbarmi esplodendo nell’ennesimo orgasmo di quell’estate.

Il racconto venne interrotto da un climax di gemiti. Il cornuto suo marito infatti, senza smettere di leccare la moglie, godette poche gocce di sperma sporcando il lussuoso divano dove la moglie non aveva smesso un attimo di masturbarmi. Lei scoppiò a ridere ‘ti piace proprio immaginarmi mentre faccio godere gli altri eh?’ e poi rivolta a me ‘Fagli vedere tu come si fa con una donna’ Il racconto mi aveva sfiancato, avevo ricacciato indietro l’orgasmo pure io parecchie volte quindi decisi che era giunto il momento di godere. Presi la moglie e la misi appoggiata a pecora contro il bracciolo della poltrona e rapidamente la infilzai. Era bollente, era fradicia. La scopai così, con il marito ancora seduto per terra che guardava il mio cazzo sfondare la mogliettina mentre i miei grossi coglioni sbattevano. ‘se mi fai godere entro un minuto ti faccio un regalo speciale’ mi disse tra un sospiro e l’altro indicando un grosso pendolo che indicava le 16.59. Mi piaceva come sfida. La scopai ancora più con violenza e forza, sculacciandola, insultandola. Lo spettacolo era selvaggio ed eccitante, eravamo sudati e l’odore di sesso impregnava l’aria. Il marito aveva ripreso a menarsi quell’inutile cazzo che si ritrovava estasiato. A pochi secondi dalla fine della ‘scommessa’ la moglie eruppe in un lungo ‘scusami amore non vorrei ma sto per godereeeee’ finendo in un orgasmo urlante e quasi stritolandomi quasi l’uccello con le sue contrazioni. Si accasciò una volta che la scarica elettrica aveva attraversato il suo corpo. Il marito con quello che sembrava la parodia di un orgasmo venne una seconda volta, solo poche gocce di sperma.
Le puntai il mio cazzo duro verso la bocca ‘Ora voglio il regalo’ mi imposi. ‘Ma prima’ voglio che fai qualche foto a tua moglie mentre le scopo la bocca’. Erano ormai in mio potere. Il marito senza opporsi prese la polaroid e fece due foto mentre la moglie a bocca spalancata accoglieva nuovamente il mio uccello. Me le passò senza che lei smettesse di succhiarmelo. Il viso era un misto di sofferenza e goduria, erano uscite benissimo, la prima con gli occhi chiusi e la seconda con gli occhi aperti, mentre guardava in camera. ‘Io a dire il vero avevo in mente altro come regalo’ mi disse interrompendo il pompino forzato. Mi fece girare, sapevo cosa voleva fare e non mi opposi, non mi piaceva l’idea di farmi leccare il buco del culo ma volevo fargliela pagare per aver generato quello stronzo che aveva spinto Linda al suicidio. Sentii la sua lingua insinuarsi tra le mie chiappe. Le sue mani si allungarono davanti afferrandomi il cazzo cominciando una sega a due mani. La sensazione di goduria era indescrivibile, avrei voluta vederla da fuori. Il giovane ragazzo liceale che si fa leccare il culo e masturbare da una donna matura dell’alta borghesia, mentre il marito guarda. ‘Fammi altre foto, cornuto’ ordinai al marito e lui docilmente esegui. Due rapidi scatti, perfetti. Non mi mancava più molto, questioni di secondi. Senza dire il perché mi spostai di pochi passi e la moglie mi seguì inginocchiata. Il mio orgasmo esplose, il cazzo pulsante schizzò tutto il mio spera sul mio vero obiettivo, le camice del marito. L’orgasmo fu devastante, la stimolazione perianale e le abili mani della madre mi fecero urlare tutto il mio piacere, i coglioni mi fecero quasi male dalla quantità di seme espulsa. Il tutto centrò il bersaglio. Una volta finita l’ondata di piacere presi una camicia nera e mi pulii l’uccello.
Ci rivestimmo in silenzio, forse avevo esagerato. O forse loro avrebbero dovuto educare meglio mio figlio. ‘Vieni anche domani? Ti racconto come ho perso la verginità” Sorrisi a lei ‘Ma io domani non ci sarò, a me hai sempre detto che l’hai persa con me!’ protestò il marito ‘A te resterà per sempre il dubbio’ disse la moglie con una risata non priva di una certa dolcezza, accarezzando il viso del povero marito. Mi fece un poco pena. Presi lo zaino e forte delle mie 4 foto uscii da quella casa.

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