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Racconti di Dominazione

La Mostra

By 5 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

LA MOSTRA

Capitolo primo
‘Signorina Alessi venga nel mio ufficio tra cinque minuti.’
Dopo cinque minuti Giulia Alessi bussò alla porta del caporedattore: ‘Avanti! Buongiorno signorina si accomodi.’
‘Buongiorno sig. Ciani.’ rispose lei mentre chiudeva la porta per poi accomodarsi in una delle due poltroncine messe davanti alla scrivania.
‘L’ho convocata per chiederle se è disposta ad andare due giorni a Milano, ci sarà una mostra di un pittore emergente ed ho pensato a lei per fare una recensione dei suoi lavori e inserirla nel prossimo numero della rivista.’
Giulia rimase sorpresa per questa proposta inaspettata, era la prima volta che le veniva assegnato un incarico del genere: ‘Grazie sig. Ciani! Mi fa molto piacere che abbia pensato a me. Accetto!. Quando dovrei partire?’
‘Guardi, la mostra inizierà fra tre giorni quindi partirà dopodomani per rientrare il dodici.’
‘Va bene.’ fu la risposta di Giulia.
‘Perfetto. Penseremo noi ai biglietti aerei, all’albergo e all’invito per la mostra, le faremo avere tutto nel pomeriggio.’
‘D’accordo. Grazie ancora.’ rispose molto felice lei.
‘Di nulla se l’e’ meritato per l’impegno e la professionalità che ha mostrato finora. Buona giornata sig.na Alessi e buon lavoro.’
‘A lei.’ Si alzò dirigendosi verso la porta ma quando stava per aprirla si fermò girandosi verso il caporedattore: ‘Scusi, ma come si chiama questo pittore?’
‘Giusto! Dimenticavo la cosa più importante! Si chiama Andrea Fornari. Questa è la sua biografia se la legga.’ le rispose porgendole alcuni fogli.
‘Grazie.’ prese i fogli e uscì dalla stanza tornando alla sua scrivania.
Durante tutta la giornata fu molto impegnata e non ebbe la possibilità di leggere la biografia del pittore.
Finalmente a casa la sera riempì la vasca di acqua calda, bagnoschiuma e vi si immerse per un meritato e rilassante bagno caldo.
Dopo essersi asciugata e aver consumato una frugale cena si rilassò sul divano ed iniziò a leggere la biografia.
Nato a Perugia il 3 maggio 1976 da una famiglia borghese, mostrò fin da piccolo le sue attitudini al disegno. Dopo le scuole dell’obbligo s’iscrisse al liceo artistico diplomandosi con il massimo dei voti. Frequentò l’università’ e per mantenersi agli studi iniziò a dipingere e vendere i suoi quadri.
Mano a mano che leggeva il sonno si impossessò di lei ed alla fine senza accorgersene si addormentò sul divano.
Fu svegliata di soprassalto dal clacson di un’auto, guardò l’orologio era l’una e mezza, assonnata se ne andò nella sua camera da letto.
Aveva il volo prenotato per le 16:30, si presentò all’aeroporto con largo anticipo, espletò tutte le formalità del check-in e dei controlli di sicurezza, fece un giro per i negozi interni all’aeroporto facendo qualche acquisto.
Alle 20:00 si trovava a Milano nella sua camera d’albergo; si spogliò, fece una doccia, si cambiò scese nel ristorante dell’hotel, cenò e fece due passi per il centro della città.
Rientrata in hotel passò il resto della serata a pianificare il programma del giorno dopo: la mostra apriva alle ore 10:00, il luogo era adiacente Porta Venezia non molto distante dal suo albergo, quindi decise di impostare la sveglia per le ore 08:00.
Il mattino seguente il suono della sveglia la fece sobbalzare, con fatica si alzò, doccia, trucco, vestito, colazione, taxi, arrivando nel luogo della mostra in perfetto orario.
C’erano già una trentina tra giornalisti ed addetti ai lavori oltre ad una quarantina di visitatori; le porte furono aperte puntualmente e dopo dieci minuti era all’interno.
Iniziò a studiare i quadri, nella brochure che le avevano consegnato all’ingresso c’era scritto che i quadri in esposizione erano 20 e coprivano un arco temporale di quinquennio.
Li guardava con molta attenzione studiando ogni minimo particolare, ogni sfumatura.
Lavorava per una rivista d’arte da due anni, all’inizio era stata assunta in prova per poi passare a tempo indeterminato.
Fu subito apprezzata per la sua competenza, serietà, professionalità, gentilezza, tutte qualità che le avevano fatto acquistare credibilità e rispetto agli occhi dei suoi colleghi ma anche dei responsabili.
Aveva venticinque anni, fin da piccola aveva sognato di fare la giornalista e amava molto disegnare, per sua fortuna era riuscita a coniugare queste sue passioni nello stesso lavoro.
Per le 15:00 era previsto l’incontro con l’autore delle opere, Giulia aveva terminato di guardare tutti i quadri e di prendere appunti per le domande da porre, diede un’occhiata all’orologio, erano le 13:30 l’ora giusta per mettere qualcosa sotto i denti, pensò.
Si recò in un bar nelle vicinanze dove ordinò un panino ed un bicchiere di coca ‘ cola sedendosi nell’unico tavolino ancora libero.
Mentre mangiava il suo pranzo e immersa nei suoi pensieri, all’improvviso una voce la riportò alla realtà: ‘Mi scusi, è libero il posto?’
‘Si prego si accomodi pure’ fu la sua risposta automatica, non aveva fatto caso a chi le avesse posto la domanda.
Si sedette di fronte a lei un uomo alto circa 180 cm, corporatura normale, occhi chiari, capelli neri mossi, viso ovale, vestito con un giacca nera e camicia azzurra.
Giulia tra un boccone e l’altro lo studiava: proprio un bell’uomo pensava tra se e se, non mi dispiacerebbe vederlo nudo, i suoi occhi l’avevano colpita particolarmente, avevano qualcosa di magnetico.
Era single, le piaceva divertirsi con gli uomini, ma solo quelli che le suscitavano qualcosa dentro, non era per la scopata in se per se.
Quando aveva scopato l’ultima volta?
Ah si ora ricordava, una decina di giorni prima quando un suo amico tedesco era venuto a trovarla, l’aveva ospitato a casa sua e avevano fatto sesso per tre notti.
Fu riportata alla realtà dall’uomo che si alzò e senza neanche salutarla si recò verso la cassa.
Vide l’uomo allontanarsi e subito pensò a quanto fosse stato scostumato.
Alle 14:50 rientrò nell’edificio per dirigersi nella sala dove avrebbe avuto luogo l’incontro con il pittore, prese posto in quarta fila, dopo un quarto d’ora d’attesa arrivò Andrea Fornari ‘..era l’uomo del bar!
Prese posto di fronte ai giornalisti ed iniziarono le domande, Giulia alzò la mano ed ottenne la parola, in quel momento i loro sguardi si incrociarono e lui dichiarò concluso l’incontro.
Al termine l’artista s’intrattenne colloquiando con i giornalisti e Giulia ne approfittò per porgli qualche domanda infatti appena fu libero gli si avvicinò : ‘Sig. Fornari?’
‘Già’ rispose lui in modo distaccato.
‘Volevo farle i complimenti per le sue opere, mi piace molto come usa i colori, il suo modo di dipingere.’
‘La ringrazio’ fu la risposta di lui.
Riuscì a porgli alcune domande ma ottenne solo risposte distaccate e poco esaurienti.
Uscì dalla mostra non prima di aver preso uno dei biglietti da visita di Andrea appoggiati sul tavolino e si accorse che era tardo pomeriggio e decise di farsi una passeggiata per le vie commerciali di Milano, acquistò dei capi d’abbigliamento e alle 20:00 rientrò in albergo, cenò al ristorante e poi salì in camera.
Doveva iniziare a buttare giù il pezzo da inserire nella rivista ma si accorse subito che non aveva abbastanza informazioni per chiuderlo.
Si fermò che erano le 23:00 spense il portatile, si spogliò sdraiandosi sul letto avrebbe voluto farsi una doccia ma era molto stanca e preoccupata.
Rimase immobile a occhi chiusi ma non riusciva a rilassarsi’quindi decise, anche se l’orario non era adatto, di chiamare Andrea Fornari per fissare un appuntamento l’indomani mattina sperando in una sua riposta positiva. Prese il telefono e senza pensarci due volte compose il numero che c’era sul biglietto.
‘Pronto’ una voce maschile la rispose appena al secondo squillo.
‘Pronto, buonasera il Signor Fornari? Sono la Sign.na Giulia Alessi’
‘Si’mi dica’
‘Senta io sono una giornalista del (nome del giornale)”
‘Si so benissimo chi è, cosa vuole’si sbrighi che sono impegnato’
‘Vorrei fissare un appuntamento con lei domattina per farle delle domande riguardati i suoi quadri’ rispose pensando a quanto era scorbutico il pittore.
‘Venga domani alle 10:00 in via Veneto,52′ sia puntuale odio i ritardatari’ e riagganciò.
Giulia rimase di sasso con il telefono in mano continuando a guardarlo, dopo un po’si riprese pensando che in fondo aveva ottenuto ciò che voleva e domattina avrebbe potuto porgli tutte le domande che le servivano per completare il suo pezzo. Chiuse gli occhi rilassandosi, quasi senza accorgersene le sue mani scesero fin tra le gambe e iniziò a toccarsi e giocare con la sua fica ripensando ad Andrea.
Era attratta fortemente da lui, aveva un fascino magnetico, i suoi occhi chiari, quei capelli mossi, il suo modo di porsi di parlare, la facevano eccitare.
Continuò a masturbarsi per una decina di minuti venendo in maniera copiosa dopodiché fu costretta a farsi una bella doccia.
Il mattino dopo si recò all’indirizzo impostole dal pittore, per l’occasione aveva scelto una gonna nera con spacco, scarpe décolleté nere, una camicetta verde che s’intonava con i suoi occhi, giacca di cachemire, capelli sciolti alle spalle, un filo di trucco, non era provocante ma non aveva timore a mostrare la sua femminilità. Bussò al campanello, le aprì lui, aveva un paio di pantaloni beige e un maglioncino azzurro.
‘Prego si accomodi’ si spostò di lato per farla entrare.
Lei esitò un po’ ma dopo con passo deciso mise piede in quel piccolo appartamento, si guardò un po’ intorno notando che c’era giusto l’essenziale ovvero un divanetto con un tavolino e una credenza con dei liquori’ma non poteva mancare il treppiedi con una tela bianca sopra’
‘Il suo prossimo capolavoro?’ disse lei indicando la tela.
‘Non mi sembra che sia venuta qui’ per parlare di questo’ risposte bruscamente il pittore.
Dopo attimi di silenzio lei ruppe il ghiaccio iniziando con le domande che aveva da porre al pittore e lui rispose a tutte in modo conciso ma esauriente.
L’intervista continuò per quasi due ore quando lei senza pensarci gli disse: ‘Sa una cosa Sig. Fornari, ieri sera mi sono masturbata pensando a lei’, lo disse mentre arrossiva.
Lui se ne accorse, la guardò, le fece un sorriso e le disse: ‘E’ la prima volta che una donna mi fa una confessione simile, e la cosa non può che farmi piacere.’
‘Non so perché gliel’ho detto, l’ho fatto senza pensarci.’ disse lei.
‘L’ha fatto perché ha abbandonato per un attimo la razionalità lasciandosi trasportare dall’istinto.’
‘Si ha ragione.’ Rispose lei, continuando: ‘Ora è meglio che mi avvii altrimenti rischio di fare tardi all’aeroporto.’
Andrea l’accompagno’ alla porta dopo averle chiamato un taxi.
Durante il viaggio aereo Giulia ripensò a quell’uomo, cos’aveva di diverso dagli altri? Perché si sentiva attratta da lui? Perché gli aveva detto quella cosa tanto intima? Erano tutte domande a cui c’era una sola risposta, gli piaceva! Lo voleva, lo desiderava.

Capitolo secondo
Nelle successive due settimane fu molto impegnata sul lavoro,mentre stava scrivendo un articolo ricevette una busta da lettere, l’apri’ dentro c’era un invito di Andrea per andare il week-end successivo a Perugia per vedere una sua mostra privata.
Giulia fu sorpresa e felice di questo invito, terminò di redigere l’articolo e poi, dopo essersi assicurata di avere il week-end libero, chiamò Andrea per ringraziarlo e per confermare la sua presenza. Lui si mostrò sempre distaccato le disse soltanto che avrebbe provveduto a prenotarle una camera in un hotel di un suo amico rendendola disponibile già dal venerdì sera.
I giorni successivi passarono veloci e finalmente arrivò il venerdì pomeriggio e Giulia partì con destinazione Perugia.
Durante il viaggio pensò al perché lui l’avesse invitata, anche lui era attratto da lei? Aveva anche lui la stessa voglia di scoparla come lei aveva di scopare lui? Oppure era solo un invito legato al lavoro? Ovviamente sperava che non fosse l’ultima ipotesi.
Poco prima delle 18:00, seguendo le sue istruzioni, s’incontrarono davanti all’hotel che le aveva prenotato, si salutarono l’aiuto’ a scaricare il bagaglio, la seguì nelle operazioni di check-in dopo lui la salutò e le diede appuntamento per la mattina successiva alle 09:00. Una volta in camera Giulia si sorprese scoprendo che era la migliore dell’hotel con una vista sulla piazza principale della città.
La mattina successiva lei scese puntuale e fece colazione nella sala da pranzo dell’hotel e alle 09:00 si trovava nella hall dove ad attenderla c’era Andrea che la condusse fuori dove li aspettava un taxi che li avrebbe condotti direttamente nel luogo della mostra.
Mentre camminavano lui le disse: ‘Questa mostra e’ particolare, non l’ho mai fatta vedere e prima di farlo vorrei avere un tuo giudizio visto che mi fido molto delle sue opinioni.’
‘La ringrazio per la fiducia che mi accorda.’ fu la sua risposta.
Entrarono in un portone, svoltarono a destra, scesero una rampa di scale e con le chiavi aprì una porta; si trovarono all’interno di una grande stanza, dove c’erano dei quadri sistemati su dei cavalletti e coperti da un telo, Giulia da un primo rapido sguardo’ ne contò otto.
‘Questo è il mio studio’ le disse lui facendole strada.
‘Molto grande’.
‘Non sopporto gli spazi stretti.’ le disse mentre la guidava verso il centro della stanza.
I quadri erano disposti a semicerchio, li contò bene ed erano nove, tutto intorno c’erano pennelli, colori, solventi, stracci sporchi.
‘Allora e’ pronta a iniziare?’ le chiese quando furono davanti al primo quadro coperto.
‘Certo.’ rispose lei.
‘Allora iniziamo’ disse lui togliendo il lenzuolo che ricopriva il primo quadro.
Appena tolta la copertura, Giulia rimase molto sorpresa.
Vi era raffigurata una donna nuda, con i capelli neri che le cadevano sulle spalle, i seni piccoli, occhi chiusi, viso gaudente, raffigurata legata con le braccia ad una sedia, le gambe aperte poggiate su altre due sedie con le caviglie legate e con un vibratore infilato nella figa, ovviamente in funzione’..
‘Cosa significa?’ le chiese lei.
‘Come cosa significa? E’ un mio quadro, s’intitola: La ragazza con il vibratore’ rispose lui.
‘Si lo vedo, ma che vuol dire.’
‘Vuol dire che ho ritratto una ragazza nell’atto di farsi masturbarsi, non dirmi che ora ti scandalizzi?’
‘Non mi era mai capitato di vedere un quadro simile fino ad ora.’
‘Ora potrà dire di averlo visto’ Dopo alcuni secondi di silenzio lui riprese: ‘vuole che la mostra finisca qui o vuole che vada avanti?’
Giulia si sentiva molto imbarazzata ma al tempo stesso eccitata, tra le tante cose che aveva immaginato di questo week-end questa era la cosa che mai avrebbe pensato di vedere.
Alla fine vinse la curiosità mista all’eccitazione e disse che voleva continuare a vedere gli altri quadri.
Lui senza dire una parola scoprì il secondo quadro: una ragazza dipinta da dietro nella posizione ‘alla pecorina’ aveva un vibratore nella figa e uno nel culetto.
‘E’ la stessa ragazza di prima. Questo quadro l’ho intitolato: Il culo e la figa’ puntualizzò lui, mentre lei guardava senza dire una parola.
‘Passiamo ora al terzo quadro’ le disse, interrompendola dai suoi pensieri.
Detto questo, si spostò al quadro vicino, lo scoperse e questa volta la modella era una donna in ginocchio, aveva le mani legate dietro la schiena con delle corde, anche le caviglie erano legate, bendata, capelli castani lisci corti, seno grande, che era intenta nel fare un pompino ad un cazzo enorme, talmente grande da non riuscire quasi a tenerlo in bocca.
‘Questo s’intitola: Il bocchino .. ovviamente.’
Giulia guardava sempre in silenzio.
‘Allora che gliene pare finora? Le piacciono i colori che ho usato? Le tonalità? Le sfumature?’ chiese Andrea mentre guardava un po’ il quadro un po’ lei.
‘Cosa vuol dire tutto questo?’
‘Semplicemente l’ho invitata a vedere la mia mostra privata che finora non avevo fatto vedere a nessun’altra. Da tempo aspettavo la persona giusta a cui mostrarla e quando l’ ho incontrata ho pensato che lei potesse essere quella persona.’
‘Perché io?’
‘Perché sa apprezzare le belle cose, s’intende di arte e soprattutto l’ho capito quando mi ha detto che si era masturbata per me. Ho visto che era imbarazzata nel dirmelo ma l’ha fatto, non è stata razionale, quello è stato molto bello e importante per me.’
Mentre ascoltava Andrea si stava eccitando, nel guardare i quadri, nel sentire parlare lui e per la situazione surreale che si era creata, ma non voleva darlo a vedere.
Avrebbe voluto iniziare a toccarsi ma sapeva che doveva trattenersi.
Andrea si avvicinò al quarto quadro scoprendolo: vi era raffigurata una ragazza, giovane, capelli color mogano,bendata, imbavagliata, aveva le mani legate con una corda che a sua volta era attaccata ad un gancio che penzolava dal soffitto. Era legata in modo tale da toccare appena il terreno con i piedi e si vedeva la parte finale di una frusta.’
‘Sono tutte modelle prese dalla strada.’ disse lui.
Giulia stava andando in confusione, cresceva l’eccitazione, aumentava di voglia di toccarsi, iniziava a bagnarsi.
‘Ah si?’ rispose in maniera distratta.
‘Si si, sono tutte ragazze della porta accanto che amano esibirsi ma in maniera particolare, per un fine artistico.’
‘Quadro numero cinque’ disse Andrea scoprendo il quadro che faceva angolo.
Vista dall’alto la ragazza con i capelli color mogano del quadro precedente, nuda, imbavagliata e legata mani e piedi su un letto. Le mani alla spalliera, i piedi in fondo al letto in modo tale da avere le gambe aperte ed essere totalmente esposta, e sullo sfondo il viso di un uomo che la osservava.’
‘Basta cosi!!!’ disse Giulia improvvisamente.
‘Ne mancano ancora quattro da vedere.’
‘No basta non li voglio vedere.’
‘Perché?’
‘Perché no! Voglio andare via.’
‘Come vuole, ma io glieli ho fatti vedere per un motivo, perché volevo che tu fossi la modella per il quadro numero dieci, il mio quadro più bello.’
Poi continuò: ‘ Comunque se vuoi andare via l’uscita sai dov’e’.’
Giulia continuava a guardare l’ultimo quadro, mille pensieri le si affollavano nella testa, quando improvvisamente, senza dire una parola, si avviò verso l’uscita.
Aprì la porta e si fermò, senza girarsi gli disse: ‘Come mi vorresti dipingere?’
‘Se accetterai lo scoprirai. Non dico mai alle modelle le mie idee.’
Girandosi verso di lui le chiese: ‘Vuoi solo ritrarmi o anche scoparmi?’
‘Le cose si fanno in due.’
Dopo qualche secondo di silenzio: ‘Ok accetto.’
‘Ne sono felice’ cosi dicendo la invitò con un gesto a venire verso di lui.
Lei tornò indietro dove era lui che le fece cenno di seguirlo, andarono alle spalle di un quadro che ancora non era stato scoperto e lì c’era una porta, Andrea l’aprì ed entrano in una stanza dove c’era un letto ed un quadro pronto per essere dipinto.
‘Inizia a spogliarti lasciandoti l’intimo, le calze e le scarpe.’
‘Ma”
‘Niente ma, fai quello che dico io senza discutere.’
Si sentì in soggezione, era la prima volta che le capitava di avere a che fare con un uomo che la comandava, era una strana sensazione il dover eseguire degli ordini. Fece come le aveva detto, era anche imbarazzata nel farsi vedere mezza nuda da un uomo che non conosceva quasi per niente, che la stava per ritrarre non si sa bene in che posizione ed in che modo.
‘Bene ora girati’ le disse in modo tale che lei stesse di spalle davanti a lui. Una volta che ebbe eseguito la imbavagliò. Giulia che non se lo aspettava per un attimo ebbe la reazione di ritrarsi ma quando lui fece un po’ di forza si lasciò imbavagliare. Quando ebbe finito di legare il bavaglio le prese le spalle e la girò faccia a lui: ‘Ora devi rilassarti, lasciati andare, non devi preoccuparti, fai quello che ti dico io e soprattutto non discutere, chiaro?’
Lei fece cenno di si con la testa.
‘Bene.’ Si diresse verso un mobile aprì un cassetto e tirò fuori un collare e guinzaglio, lo mise al collo di lei e la portò vicino al cavalletto dove era appoggiata la tela da dipingere.
‘Ora che io preparo la tela tu rimarrai accucciata qui buona buona’ cosi dicendo legò il guinzaglio ad un gancio che c’era nella parete lasciandola a terra sopra una coperta. Il guinzaglio non era molto lungo quindi lei non aveva tanta possibilità di muoversi, mentre era lì guardava lui che preparava i colori e pensava che mai nella vita avrebbe pensato che un giorno si sarebbe trovata come un cane, legata ad un guinzaglio.
La cosa per quanto assurda, paradossale, impensabile, incredibile, la faceva stare bene, non aveva paura, la stava vivendo nella maniera giusta, si stava eccitando. Più passava il tempo più pensava a tutta la storia più si bagnava.
Quando Andrea ebbe finito di preparare la tela uscì dalla stanza lasciandola sola.
‘Ora che succederà? La sua paura inconscia era quella che avesse degli amici e che la violentassero, ma si fidava di lui e quindi scacciò questa paura.’
Dopo una decina di minuti ritornò, senza dire una parola si diresse verso di lei, sciolse il guinzaglio dal gancio e tirandola la costrinse a seguirlo al centro della stanza.
Le tolse il reggiseno lasciandola a seno nudo, le legò le mani dietro la schiena con una corda, la mise di profilo, dopodiché tornò indietro e si mise dietro la tela iniziando a dipingere.
‘Devi rimanere ferma così, capito?’
Giulia fece un cenno di assenso con la testa.
Mentre era immobile si bagnava, sentiva il suo umore che le colava dalla figa e scendeva giù per le gambe, era eccitatissima da questa situazione, non l’aveva toccata per niente e lei stava venendo!
Quando ebbe finito di dipingere tornò da lei, le mise una benda sugli occhi, la fece sdraiare a terra legandole le caviglie insieme e poi facendo passare una corda dalle caviglie alle mani.
Era una posizione scomoda per lei ma le piaceva, stava imparando che anche soffrendo poteva godere, poi il fatto di essere bendata aumentava il grado di eccitamento.
Era già stata bendata in altre occasioni ma mai legata e bendata, le piaceva il fatto di non vedere, di immaginare, di sentire quello che accade intorno a lei, ma in questo caso sentiva solo silenzio interrotto a tratti dai rumori di lui che poggiava o prendeva qualcosa, sentiva l’odore dei colori, la stava dipingendo in quella posizione.
Per quanto scomoda era riuscita a rilassarsi, quando improvvisamente senti le sue mani che le scioglievano la corda che univa mani e piedi e poté finalmente rilassare i muscoli delle gambe, la tirò su per le spalle mettendola in ginocchio le tolse il bavaglio le tappò il naso, lei aprì la bocca e lui glielo gli mise il cazzo in bocca.
Lei sorpresa all’inizio quasi soffocò non se lo aspettava ma poi iniziò a leccarlo e succhiarlo e lo sentiva crescere sempre di più, amava quando il cazzo le cresceva in bocca, voleva sentirlo indurirsi, gonfiarsi.
Prese un buon ritmo, lui ogni tanto le spingeva la testa con le mani voleva che lo sentisse fino in gola, lo tirò fuori e gli mise la cappella sulle labbra lei da brava puttanella iniziò a giocare con la lingua sul glande.
Ad un certo punto lui allontanò il cazzo dalla bocca di lei, le sciolse le caviglie togliendole scarpe, calze e mutandine, vedendo con grande piacere che era già bagnata.
‘Vedo che già siamo eccitati’ disse lui.
‘Si’ rispose lei timidamente.
‘Brava sei proprio una gran bella puttana lo sai? Ti ecciti per cosi poco.’
La fece alzare la portò sul bordo del letto e la mise a 90 gradi con il petto appoggiato al letto iniziando a giocare con il culo.
Mise della vasellina e poi infilò piano piano un vibratore anale, lei iniziò a gemere, non le piaceva moltissimo essere scopata nel culo ma in quella occasione si sarebbe fatta fare di tutto.
Andrea finì di infilare il vibratore lasciandola per qualche minuto in quella posizione poi, improvvisamente, iniziò a sculacciarla con colpi decisi che la fecero trasalire ed urlare sia dalla sorpresa che dal piacere, sculacciata con un vibratore anale nel culo.
‘Ti prego scopami! Scopami!! fu la richiesta di lei ad un certo punto.
‘Decido io, se e quando, stai zitta.’
Continuò a sculacciarla fin quando il suo culetto non divenne rosso, allora si fermò, prese un altro vibratore e glielo mise nella figa azionando il motore.
Lei era ad un livello di eccitazione pazzesco, voleva essere scopata in ogni modo, in ogni posizione.
Lui la fece mettere di nuovo in ginocchio e le rimise il cazzo in bocca: ‘Vedi di fare bene il tuo dovere, cagna’ le disse mentre lei iniziava a succhiarlo avidamente come mai aveva fatto in vita sua.
Dopo qualche minuto tolse il cazzo e una marea di sperma le si riverso sulla faccia, colava sul viso, scendeva sul collo, sul seno.
‘Sei perfetta, rimani ferma cosi non muoverti! Sarà il mio capolavoro.’
Dicendo cosi si portò di nuovo a dipingere.
Giulia era in ginocchio, il viso, collo, seno, erano bagnata di sperma, lui dietro una tela la stava dipingendo.
‘Il quadro potrai vederlo dopodomani e sarai tu a scegliere il titolo più adatto.’

Giulia continuava a guardare l’ultimo quadro, mille pensieri le si affollavano nella testa, quando improvvisamente, senza dire una parola, si avviò verso l’uscita andandosene.
Evidentemente ho sbagliato la valutazione fu il pensiero di Andrea che stava ricoprendo i quadri.
La sera arrivò sul suo cellulare un messaggio di Giulia: ti aspetto tra un’ora nella mia camera.
Un’ora dopo Andrea bussò alla porta della camera di Giulia, lei aprì lo fece entrare.
‘Mi volevo scusare con te per il mio comportamento di oggi, non so cosa mi sia preso, di solito non mi comporto in maniera cosi maleducata.’
‘Non devi scusarti, avevi la possibilità di andartene e l’hai fatto.’
‘E’ proprio questo il problema, io non volevo andarmene! Non capisco cosa mi abbia spinto a farlo, i tuoi quadri mi piacciono e soprattutto mi piace essere dominata è una cosa che mi fa eccitare da pazzi. Iniziai ad apprezzare questo genere di sesso circa 5 anni fa quando conobbi un ragazzo a cui piaceva il sm. Io all’inizio ne ebbi paura ma poi con il tempo capii che la cosa piaceva anche a me. Poi per vari motivi ci siamo lasciati e da allora ho sempre cercato una persona che potesse farmi rivivere quelle esperienze e quelle emozioni.’
Lui la guardava senza dire una parola.
Lei continuò: ‘Gli uomini che ho avuto successivamente non erano minimante interessati al tema, a volte mi legavano su mia richiesta ma era solo per farmi un piacere non per altro e come ben sai non è propriamente la stessa cosa.’
‘Mi stai dicendo che vuoi essere la mia schiava?’ le chiese lui a bruciapelo.
‘Si.’
‘E se io non volessi? Se non ti reputassi all’altezza?’
‘Se mi valuti in base al mio comportamento di oggi sbagli, ti ripeto non capisco cosa mi sia successo, forse ho avuto ‘paura’ di aver trovato la persona che cercavo.’
‘Ok. Mi hai chiamato per dirmi questo?’
‘Si.’
‘Bene Giulia ora me l’hai detto e ti saluto, ti auguro una buona notte.’
‘Che vuoi dire scusa?’
‘Voglio dire che mi hai detto quello che volevi dirmi ed io ti saluto vado a casa.’
‘Ma non vuoi giocare con me?’
‘No. Ho anch’io la possibilità di scelta, o no?’
‘Si certo’ disse lei con tono deluso.
Andrea si alzò apri la porta ed uscì dalla stanza.
Giulia rimase molto delusa, quando fu sola non sapeva cosa pensare, perché si era comportato cosi? L’aveva molto deluso sicuramente, ma lei voleva essere dominata, scopata ed ora che aveva trovato, forse, la persona giusta se l’era fatto scappare in maniera stupida.
Fece molta fatica ad addormentarsi quella notte e la mattina seguenti ripartì verso casa.
Passò la settimana a ripensare ad Andrea, provò a chiamarlo più volte ma il telefonino era sempre spento, mandò degli sms ma non ricevette mai risposta.
Un mercoledì in tarda mattinata mentre era intenta a scrivere al computer senti alle sue spalle una voce: ‘Buongiorno Giulia.’
Si girò e rimase senza fiato, Andrea era lì! Ci mise qualche secondo per riprendersi e trovare le parole.
‘E tu cosa ci fai qui?’
‘E’ questo il modo di accogliermi?’ le fece lui.
‘Scusami ma sono sorpresissima di vederti qui. Ho provato a chiamarti tante volte ma hai sempre il telefonino spento.’
‘Lo so.’
‘Ti ho mandato messaggi ma non hai risposto pensavo non volessi più sentirmi.’
‘E’ la giusta punizione per te’ disse lui guardandola negli occhi.
Questa risposta fece scorrere un brivido nella schiena di lei, quell’uomo l’aveva conquistata.
‘Ora te ne vai in bagno ti levi le tue mutandine e me le dai.’
‘Cosa? Ma ora? Qui?’ disse lei abbassando il tono della voce perché intorno vi erano tanti colleghi e forse qualcuno aveva anche sentito.
‘Si qui, ora, vai in bagno e mi porti le tue mutandine a meno che tu non voglia togliertele qui davanti a tutti.’
‘Abbassa il tono della voce ti prego.’
‘Io parlo con il mio tono, vuoi che ti ripeta quello che devi fare?’
‘No no, vado subito’ cosi facendo si alzò ed andò in direzione del bagno.
Una volta chiusa la porta alle sue spalle si sedette sul water e non credeva ancora a quello che stava succedendo, non era possibile, finalmente aveva trovato una persona che la capiva, che sapeva come umiliarla, come farla sentire un suo oggetto e questo la faceva eccitare.
Si tolse i pantaloni, si levò le mutandine e già era bagnata, si toccò per qualche minuto e poi si rimise i pantaloni, si rinfrescò la faccia ed usci tornando alla sua scrivania tenendo strette nelle mani le sue mutandine color carne.
Ritornata alla sua postazione di lavoro passò le mutandine ad Andrea che una volta prese le osservò e senza dire una parola se le mise in tasca.
‘Brava la mia puttanella cosi già andiamo meglio’, le diede un biglietto dove c’era scritta una via ed il modo di arrivarci.
‘Allora appuntamento stasera alle 21:00 in questa via, è un posto isolato cosi nessuno ti sentirà urlare, mi raccomando puntualità io odio aspettare e soprattutto se non ti vedo arrivare entro 10 minuti me ne vado e questa volta per sempre, chiaro?’
‘Ma stasera ho già un appuntamento.’
‘Non mi interessa, io sarò lì ad aspettarti, se verrai bene altrimenti questa sarà la nostra ultima conversazione.’
‘Non potremmo fare domani?’
‘NO!’ fu la risposta secca e decisa, ‘Decido io non tu, ricordalo, stronza.’
Giulia aveva una paura matta che qualche collega stesse sentendo la discussione, aveva paura di guardarsi intorno, ma al tempo stesso si stava eccitando.
‘Va bene, ci sarò’ fu la risposta di lei.
‘Ricorda massimo 10 minuti. A stasera.’ detto ciò se ne andò.
Per tutto il resto della giornata non fece che pensare all’appuntamento serale, ci doveva andare? Se si come si sarebbe dovuta vestire? Aveva già un impegno avrebbe dovuto inventarsi una scusa per disdirlo? Intanto senza intimo si stava eccitando e più di una volta durante il giorno dovette andare in bagno.
Arrivò nel luogo indicato alle 21:01, non era stato difficile trovarlo seguendo le indicazioni dettagliate che le aveva fornito lui, era un vecchio cascinale in mezzo alla campagna, per arrivarci bisognava percorrere un pezzo di strada sterrata.
‘Ci credo che nessuno mi sentirà urlare pensò lei mentre percorreva la strada. Questa cosa la inquietava un pochino ma sentiva che poteva fidarsi completamente di lui.’
Arrivò davanti al cascinale, vi era già un’auto parcheggiata, scese e bussò alla porta.
‘Entra puttana.’
Giulia aprì la porta e trovò Andrea che stava mettendo legna nel caminetto acceso.
‘Puntualissima brava.’
Lei entrò e vide che le sue mutandine erano sul tavolo in mezzo alla sala.
‘Spogliati’
Eseguì senza fiatare, si tolse tutto rimanendo completamente nuda davanti a lui.
Iniziò a guardarla senza fare commenti, le girò intorno e poi ritornò davanti a lei, poi ancora alle sue spalle, senti che apriva un cassetto e dopo poco le mise intorno al collo qualcosa, un collare.
Attacco un guinzaglio e le ordinò di mettersi a quattro zampe, lei ubbidì e lui tirando il guinzaglio la portò fuori del cascinale.
‘Mi manca un cane da guardia, quindi ora tu farai le sue veci e mi raccomando quando vedi qualcosa di sospetto abbaia, chiaro?’
‘Si si disse lei.’
Legò il guinzaglio ad una colonna del cascinale e rientrò in casa.
Lei rimase sola con i suoi pensieri, mai e poi mai avrebbe immaginato che avrebbe fatto il cane da guardia, mentre era a quattro zampe iniziò a bagnarsi sempre di più fino a quando iniziò a toccarsi.
Intorno c’era tutto silenzio si poteva sentire il rumore delle sue mani che entravano ed uscivano dalla sua figa.
Mentre era immersa nella masturbazione non si accorse che Andrea era alle sue spalle e la stava osservando: ‘Che cazzo stai facendo cagna? E’ cosi che fai la guardia?’ la prese per i capelli tirandola in piedi.
‘Lo sapevo che non potevo fidarmi di te, ho voluto metterti alla prova, e non mi sbagliavo sei proprio una puttana’ mentre le diceva cosi la teneva sempre per i capelli.
‘Scusa scusa non lo faccio più!’
‘E’ tardi per le scuse’ dicendo cosi le sciolse il guinzaglio dalla colonna e tirandola la riportò in casa.
Si diressero verso un’altra stanza dove al centro vi era una piccola colonna, le tolse il guinzaglio ed il collare, la spinse contro questa colonna le legò le mani e le fissò ad un gancio che era presente nella colonna.
Si allontanò e dopo poco iniziò a frustarla.
‘Questo è quello che ti meriti, cagna.’
Ad ogni colpo era un sussulto per lei, sapeva che era giusto che venisse punita, ogni colpo era un urlo, era già stata frustata in altre occasioni e le piaceva da pazzi.
Continuò a colpirla per una decina di minuti, schiena, culo, gambe.
Quando terminò la liberò dal gancio lasciandole le mani legate, la fece inginocchiare sbattendole il cazzo davanti al viso: ‘Fammi vedere quello che sai fare, non dovrebbe essere difficile per una zoccola come te, vero?’
‘No’ rispose lei eccitatissima mentre guardava quel cazzo davanti la sua faccia.
Aprì la bocca ed iniziò a leccarlo e succhiarlo.
Sentiva che si gonfiava ancora di più nel caldo della sua bocca e questo la faceva eccitare ancora di più, prese il ritmo mentre lui ogni tanto con la mano dietro la testa la spingeva per mandarlo sempre più in profondità nella sua bocca.
Era bagnatissima, continuava a succhiarlo fino a quando lui non lo tolse e tirandola per i capelli la fece alzare: ‘Cammina’ le disse portandola verso una sedia, la fece sedere, le sciolse le mani che legò dietro la sedia, legò le caviglie alle gambe della stessa.
Da un cassetto prese un grosso vibratore color carne che le mise nella figa, si allontanò di qualche passo e poi azionò, con il telecomando, l’attrezzo che iniziò a fare il suo dovere.
Giulia cominciò ad emettere dei gemiti di piacere che crebbero sempre più mentre lui aumentava l’intensità della vibrazione, venne più volte e la cosa fu palese in quanto il suo umore le scorreva lungo le gambe.
Quando fu soddisfatto Andrea lo spense, la sciolse, legandole le mani dietro la schiena e la portò verso un tavolo dove la fece piegare ed iniziò a giocare con il suo culetto, mise prima un dito, poi le infilò un vibratore anale ed in ultimo iniziò ad incularla fino a quando poco prima di venire, la fece girare, e le sborrò sul viso inondandola di sperma.
‘Ora rivestiti e torna a casa.’

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