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Racconti di Dominazione

La Nuova Vita

By 30 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

– Cosa faccio? Ci provo o no? Mi piego alla mia indole o no?
Queste erano le domande che assillavano la mente di Aurora.
Erano passati ormai 6 mesi da quando Aurora si era imbattuta per la prima volta in un racconto sulla dominazione. Era accaduto per caso, durante una trasferta di lavoro. La solitudine di una camera di albergo, dopo una giornata piena di riunioni, l’aveva spinta a trascorrere la serata da sola, girovagando in rete alla ricerca di qualcosa di non ben definito. Curiosità, tendenze… Proprio in una rubrica che illustrava le nuove tendenze afferenti la sfera sessuale, aveva letto del progressivo aumentare dei giochi di ruolo erotici. L’approfondimento del tema l’aveva portata su un sito di racconti erotici nel quale i lavori pubblicati dagli utenti erano divisi in categorie. Una di queste era ‘Dominazione’. La selezionò e sul monitor apparvero i titoli degli elaborati.
– ‘La Nuova Vita’…Vediamo questo
Alla lettura, con suo grande stupore, si era sorpresa bagnata. Una sensazione, forse amplificata dall’intimità che quella camera di albergo le offriva, che la portò dapprima a sfiorarsi e dopo a donarsi uno stupendo orgasmo. E quell’orgasmo la tenne sveglia tutta la notte. Aveva goduto del racconto…Lei che, tutta dedita al lavoro, non prendeva in minima considerazione quell’universo parallelo. Ma la domanda che più di tutte le frullava in mente era questa: ‘E’ stato il racconto in se’ o l’ immedesimazione nelle scene?’. Non riuscì a darsi una risposta; anzi, nei giorni a seguire le domande aumentarono e da allora la sua curiosità l’ha portata a documentarsi sulle pratiche tipiche di quel mondo che spesso &egrave visto come una deviazione mentale del genere umano. Iniziazioni, umiliazioni, master, mistress…. tutti termini che, da li a poco, non avrebbero avuto più segreti. Ma, tra tutti, quello che più la attraeva era ‘slave’…sottomessa…una condizione che una come lei non era abituata a provare. Il tutto però rimaneva confinato nella pura fantasia che, la continua lettura di racconti erotici a tema, veniva continuamente alimentata.
Una sera trovò persino il coraggio di mandare una email all’autore di un racconto che le aveva regalato un paio di orgasmi, elargendogli dei complimenti sulla storia e sul modo di narrare gli eventi in essa contenuti.
Il giorno dopo, nella sua casella di posta, tra mille pubblicità inutili, trovò la risposta a quella mail.
Master77, così si firmava. Da quel giorno lo scambio divenne sempre più fitto. Lui le raccontava le esperienze vissute che lo avevo ispirato per la scrittura dei racconti. Lei leggeva rapita, provando un pizzico di invidia per ciò che le compagne di Master77 avevano provato. E Master77, che intravedeva in Aurora la perfetta novizia da svezzare, se ne era accorto.
– E poi cosa &egrave successo?
Questa era la domanda più ricorrente di Aurora nelle loro conversazioni.
Quando però Master77 le disse: ‘Non ti dirò più niente. Intraprendi lo stesso percorso e scoprirlo da sola! Entra a far parte del mio harem di slave e ti farò vivere emozioni che nemmeno immagini’ cadde in crisi. Da un lato avrebbe voluto averlo a portata di schiaffo, dall’altro le risposte che il suo corpo le dava dicevano il contrario.
Poi lesse: ‘Hai solo fino a domattina per decidere. Se non trovo una tua risposta entro le 9:00 non ti scriverò più ed avrai notizie di me solo attraverso i miei racconti. E ricorda, se accetti, già nel messaggio di domani dovrai chiamarmi Padrone’.
Ore 8:55.
‘Si, Padrone! Desidero essere una tua slave’. Quando Aurora cliccò il tasto ‘Invio’ un brivido le percorse la schiena.
Ore 9:01
‘Bene!’ fu la risposta lapidaria di Master77
Aurora sapeva che da quel momento per lei sarebbe iniziata una Nuova Vita. Nella mente di Aurora rimbombava quella parola di 4 lettere…BENE.
La risposta stringata di Master77, l’attesa del primo ‘ordine’ da eseguire, l’incognita su quando sarebbe avvenuto, aveva creato in Aurora uno stato di fibrillazione euforica. Riprovava la tipica sensazione di attesa come alla prima domanda di un esame universitario. Ma era cosciente del fatto che, così come a quei tempi, una volta rotto il ghiaccio non si sarebbe più fermata. Sapeva che, decisa come era sempre stata, avrebbe soddisfatto tutte le richieste. E questo un po’ le faceva paura. Ed anche i colleghi se ne erano accorti. Più di uno le aveva chiesto se andasse tutto bene.
‘Certo, tutto bene. Solo un leggero mal di testa’
Questa era la bugia che raccontava. Ma la testa non le doleva affatto; era solo che la mente quel giorno non le permetteva di concentrarsi come sempre.

Ore 22:01
‘Aurora sono molto soddisfatto del fatto di averti come mia schiava. So che non mi deluderai. D’ora in poi apparterrai solo a me ed eseguirai tutto ciò che ti ordinerò per soddisfare unicamente il mio piacere. Tu non ne dovrai provare, a meno che non te lo guadagni e che non sia io a permettertelo.
Ad ogni disobbidienza subirai una punizione proporzionale all’affronto fatto.
Tuttavia, puoi sempre decidere in tutta libertà di abbandonare l’harem. Ma da quel momento in poi, per te, non esisterò più.
Le prove che dovrai sostenere saranno sempre più impegnative, ma so che non mi deluderai. Ed il motivo &egrave uno solo: perch&egrave lo vuoi, lo hai sempre voluto!
Quello che dovrai fare adesso &egrave molto semplice: presentarti al tuo Padrone. Dovrai inviarmi una serie di foto, ognuna delle quali ti ritrarrà a figura intera, ma con una particolarità: in ogni foto dovrai indossare un capo di abbigliamento in meno rispetto a quella precedente, lasciando per ultima quella dove indosserai solo gli slip e dove ti ritrarrai da entrambi i lati.
Nell’ultima dovrai inginocchiarti ed intrecciare le mani dietro la testa. E questa sarà la tua posizione di riposo.
Non mi deludere.’

Alla lettura della mail Aurora avvampò. Non aveva mai eseguito ordini e per di più non aveva mai permesso a nessuno di trattarla come un oggetto. Forse &egrave per questo motivo che non era riuscita a trovare uomo con il quale passare la vita insieme. Chiunque avesse osato in passato chiamarla soltanto ‘troia’ durante un rapporto si era ritrovato con le mani a raccolta sui gioielli di famiglia a lenire il dolore mentre rotolava e si agitava spasmodicamente sulla schiena.
Per di più non aveva mai inviato foto di lei nuda ad uno sconosciuto. Ma la cosa la eccitava moltissimo. Accese la webcam e la orientò verso un angolo della stanza ben illuminato e ad un punto tale da potersi riprendere per intero. Impostò l’autoscatto ad 1 minuto ed iniziò il book fotografico.
La prima foto, seppur da vestita, fu la più difficile. Si sentiva legata, goffa. Lei che goffa non era. Aveva sempre portato in giro il suo corpo giunonico con sicurezza ed un po’ di altezzosità. Sapeva di essere una bella donna di un metro e settanta; la sua terza abbondante di seno era calamita verso gli sguardi degli uomini. Ma la parte del corpo che più piaceva e più le piaceva era il sedere. Sembrava scolpito nel marmo grazie ai 20 anni di palestra passati tra sessioni di step e zumba.

Click!

Continuò sfilandosi la camicetta, rimanendo con quel reggiseno in pizzo nero che, normalmente nascosto agli occhi altrui, amplificava ancor di più la bellezza del suo décolleté.

Click!

Era il turno della gonna. Abbassò la zip posizionata sul lato. Il rumore dei dentini che si aprivano rimbombava nella stanza come se fossero colpi di mitraglietta. La lasciò scivolare giù.

Click!

Ora doveva sfilare il reggiseno. Mentre lo sganciava posò lo sguardo sul monitor. Era la prima volta che avrebbe visto la sua immagine nuda sullo schermo di un PC. Non era la stessa sensazione di guardarsi allo specchio. Fantasticò di eseguire quello strip in diretta sul web e sul fatto che lo spettacolo che stava offrendo fosse visto da milioni di spettatori di tutte le parti del mondo. Questi pensieri la fecero bagnare come mai le era successo prima.

Click!

Ricordò di doversi girare. Divaricò leggermente le gambe, alzò le braccia al cielo e piegò la testa all’indietro. I capelli sciolti, di colore castano, le coprirono la schiena fino alla zona lombare, arrivando ad un paio di centimetri dall’elastico di quel minuscolo pezzo di stoffa che indossava.

Click!

Era arrivato….il momento più difficile…Restando di schiena infilò i medi nell’elastico poggiato sulle anche. Distese le braccia e si chinò…

Click!

Il minuto era trascorso troppo velocemente. La webcam l’aveva immortalata ancora piegata con il culo completamente esposto. Pensò per un attimo di ripeterla….Ma poi decise che l’avrebbe spedita così. Voleva che sembrasse il più reale possibile. Avrebbe fatto sicuramente felice il suo Padrone.
Le rimaneva l’ultimo scatto. Decise di assumere la stessa posizione della ‘venere di Milo’ (molti in passato la avevano paragonata a lei) senza però farsi avvolgere da alcun lenzuolo che coprisse la sua fica.

Click!

Era fatto. Non restava che inviarle. Aurora tornò a sedersi sulla sua poltrona. Il contatto con la pelle fredda le provocò un brivido con conseguente erezione dei peli dell’epidermide.
Riguardò le foto ad una ad una…Non riuscì a trattenersi dallo sfiorarsi…Il dito medio della mano destra, che poco prima l’aveva denudata, cominciò ad indugiare sul clitoride, alternando movimenti rotatori a carezze sulla punta. L’altra mano sottoponeva allo stesso trattamento il seno opposto ad essa, torturando, di tanto in tanto, i capezzoli che ormai ergevano eretti come una recluta al primo alzabandiera. Aurora provò come la sensazione di un abbraccio…e le sembrò giusto così.
‘D’altronde,’ – pensò – ‘masturbarsi &egrave fare l’amore con una persona che si ama’.
Ad un certo punto abbandonò il seno e, continuando a toccarsi con l’altra mano, cominciò ad allegare le foto alla mail che avrebbe, di lì a poco, inviato al suo padrone.
‘Supremo Padrone, ecco come si presenta a te la tua umile schiava.’
L’orgasmo giunse improvviso e devastante proprio nel momento in cui cliccò il tasto ‘Invia’.
Non le rimaneva che attendere la risposta. ‘Così non va affatto bene!’

Queste le prime parole della risposta di Master77.

‘Ti avevo detto che l’ultima foto dovevi farla in ginocchio con le mani dietro la testa. Ma la cosa più grave &egrave che, di sicuro, te ne sei dimenticata perch&egrave avevi troppa smania di toccarti per il livello di eccitazione raggiunto. Tra l’altro IO non ti ho dato il permesso di toccarti.
Queste disubbidienze ti costeranno una punizione. Così, la prossima volta, presterai più attenzione alle mie parole.’

Aurora raggelò.
‘Cazzo, ha ragione!’. Si era fatta coinvolgere come una troietta alle prime armi. Ma la cosa che più la scosse fu il fatto che Master77 sapeva che poi avrebbe goduto. La donna tutta d’un pezzo si sentì all’improvviso scrutata nell’intimo. Non aveva mai provato una sensazione simile. Come poteva conoscerla così profondamente quell’uomo? Quello che ora però più le interessava era venire a conoscenza della punizione che il suo padrone aveva scelto per lei. La trepidazione dell’attesa la fece bagnare. Istintivamente portò la mano tra le gambe, ma ricordò le parole del padrone ‘apparterrai solo a me ed eseguirai tutto ciò che ti ordinerò per soddisfare unicamente il mio piacere. Tu non ne dovrai provare, a meno che non te lo guadagni e che non sia io a permettertelo’. Questa volta riuscì a fermarsi in tempo e proseguì con la lettura.

‘Dalle foto ho visto che non hai molta cura della tua fighetta; dovrai depilarla. Questa volta lo farai da sola a casa tua. E come al solito dovrai dimostrarmi di averlo fatto. Ma questo non &egrave tutto… Domani andrai al lavoro senza mutande e con una gonna corta in modo da non passare inosservata. Dovrai fare di tutto affinch&egrave ti guardino tra le gambe e dovrai far finta di non accorgertene. Chi sbircerà dovrà avere l’impressione che quella vista sia rubata. E se dovessi eccitarti, non dovrai ne’ toccarti ne’ asciugarti.
E domani sera voglio che mi racconti tutto.
Non mi deludere ancora.’

Aurora si senti gelare il sangue nelle vene. Non sarebbe stata la prima volta che avrebbe indossato una gonna al lavoro. Ma l’esporsi con quella finta distrazione che le era stata richiesta le faceva tremare le gambe. Aveva sempre appellato come ‘puttanelle’ le new entry che giravano in azienda e che esponevano il loro corpo, magari per raggiungere una promozione o la firma di un contratto a tempo indeterminato. Ed ora anche lei doveva fare lo stesso. Anzi, doveva fare di più.
Per esorcizzare il pensiero di ciò che le sarebbe accaduto l’indomani, si recò in bagno per eseguire il primo ordine. Si spogliò restando solo con il reggiseno. Poi prese un paio di forbici e una lametta nuova dalla confezione. Aveva usato quelle lamette solo per la depilazione delle gambe e delle ascelle ma mai per la sua figa.
Sistemò lo sgabello vicino la vasca da bagno e ci si sedette sopra, con il culo sul bordo in modo che, poggiandosi allo schienale e mettendo i piedi sul bordo della vasca, avrebbe avuto meno difficoltà a raggiungere posti che sono poco accessibili per quello che doveva fare. Non a caso la maggior parte delle donne si recano dall’estetista per questo genere di lavoro.
Cominciò sfoltendo quell’enorme ciuffo che, fatta eccezione per la zona bikini (e comunque solo d’estate), da quando era cominciato a spuntare il primo pelo ad oggi, non era mai stato rasato. Ben presto vide far capolino la passerina….Non l’aveva mai vista così…Ebbe la sensazione di come aprire le finestre di una casa che era stata chiusa per decenni e i cui muri venivano riscaldati per la prima volta dai raggi solari diretti dopo tanto tempo.
Il grosso era stato tolto…rimaneva ora la parte forse più delicata. Poggiò la lametta nella zona più alta. Prima di iniziare chiuse gli occhi e trattenne il fiato…

‘Ahia!!!!’

La lametta, una volta rasata la prima striscia, perse il suo potere tagliente e tirò con se i peli situati nella parte più bassa. Aurora non aveva pensato al fatto che avrebbe avuto bisogno di qualcosa che la anestetizzasse localmente e che rendesse il passaggio della lametta più agevole e con meno attrito. Gli umori che la figa stava producendo non erano sufficienti.

‘Ecco perch&egrave gli uomini usano la schiuma da barba!’, pensò accennando un sorrisino. Ma anche questa era una nuova esperienza.
Non essendo attrezzata in merito, la prima cosa che gli venne in mente fu l’acqua. Non era il massimo ma le aveva evitato di provare dolore. E striscia dopo striscia, completando il lavoro con i ritocchi più delicati, si ritrovò con la passerina liscia e vellutata come la buccia di una pesca.
Si alzò e si guardò allo specchio.

‘Però! Non male.’

Si piaceva. Prese il cellulare, allargò le gambe e si scattò una foto. La allegò ad una mail e la inviò.

‘Padrone, ho eseguito quanto mi hai ordinato.’

La risposta non tardò ad arrivare.

‘Brava troietta. Ma non hai ancora finito. Domani ti aspetta la parte più difficile.’

Aurora provò soddisfazione per non aver deluso il suo padrone. Non sapeva però cosa avrebbe fatto l’indomani. Era decisa ad obbedire ma non aveva ancora pensato alle situazioni che avrebbe dovuto creare.

Stranamente, la notte passò tranquilla….fino a quando la sveglia non la introdusse nel nuovo giorno…

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