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Racconti di Dominazione

La Padrona

By 8 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

La Padrona
Capitolo 1: La mia prima lezione
La padrona entro parlando al telefono, senza preoccuparsi di chiudere la porta, con un balzo fu su di me, sentii tutto il suo peso comprimermi il petto ma non emisi un fiato, avevo gli occhi fissi al soffitto, le sue mutandine scesero lungo le sue bellissime gambe, si sedette sul water ed interruppe la telefonata solo per fare i suoi bisogni, lasciando parlare il suo interlocutore, l’odore dei suoi frutti pervase il bagno. Si alzo, posiziono i talloni sulle mie scapole e la punte su i miei pettorali, adesso la vedevo proprio sopra di me, si accovaccio portando il suo sesso alla mia bocca, con le mani feci d’appoggio discreto cosi come ero stato addestrato a fare, diedi una bella leccata pulita ed asciutta per togliere ogni residuo d’urina, spesso la padrona mi lasciava leccare a lungo, e per me era molto difficile mantenermi stabile col suo peso che m’impediva di respirare, ma stavolta aveva un po’ di fretta. Porto subito, anche, il suo ano a disposizione della mia lingua. Bene adesso vorrei fare una precisazione, so per certo di essere lo schiavo più fortunato di tutta la casa, sono l’unico che lecca anche due volte a giorno il fondo-schiena della padrona, parecchie altre volte anche il suo sesso, non solo per pulire anche per dare piacere, inoltre, vivo in bagno luogo dove ogni dea passa parecchio tempo; ma la cacca, anche quella che esce da un culo divino &egrave cacca, puzza come tutta la cacca di chiunque e fa davvero schifo, ogni volta che devo pulire un culo &egrave un trauma, ogni leccata &egrave traumatica, ogni volta, non ti abitui mai, ma hai l’occasione di onorare il fondo-schiena di una divinità, di toccarlo e leccarlo, e non puoi rinunciare, &egrave il tuo motivo d’esistere, il tuo essere schiavo. Cosi leccai, come sempre, ingoiai tutto sciogliendolo bene in bocca per evitare che mi potessi strozzare e far cadere la padrona, finii in fretta. Si sistemo con calma, scese da me ed usci cosi com’era entrata, la seguii subito, chiusi la porta, tirai lo sciacquone e pulii il gabinetto per bene, solo ora mi sciacquai la bocca con l’acqua del water, l’unica che fossi autorizzato a bere. E ripresi la mia solita posizione sdraiato su un tappetino, sguardo fisso al soffitto aspettando il prossimo momento in cui potessi realizzare le mie aspirazioni di sottomesso.
La padrona aveva dedicato davvero molto tempo al mio addestramento, , aveva usato le stesse tecniche che si usano con i cani, sbagli dolore, fai bene niente o poco dolore, beh in effetti non &egrave proprio cosi con i cani a loro, se fanno bene, gli si da un biscottino o si fanno le coccole, e in realtà sarebbe stato tutto molto più semplice se mi avesse parlato e spiegato quello che dovevo fare, invece la prima lezione che dovetti imparare fu quella di tenere la bocca chiusa, ogni volta che parlavo era un tripudio di calci in faccia, sui testicolo o su ogni altra parte del corpo, se emettevo un suono che in qualche modo poteva sembrare un una sillaba o una consonante era pure peggio. All’inizio mi porto in una stanza discretamente grande con solo una sedia a centro, mi strattono per i capelli facendomi cadere ai piedi della sedia e a via di calci mi sistemo sdraiato – al tuo posto – mi disse, subito! – risposi, e di colpo il suo tacco m’infilzo tra una paio di costole, – perché – gridai, vidi il suo viso corrucciarsi di rabbia e sentii il suo tacco affondare nel mio fianco, gridai implorando pietà ma la padrona diventava furiosa, tolse il tacco ed in un attimo la punta delle sue scarpe mi colpi le palle, adesso avevo le lacrime agli occhi -faccio tutto quello che vuole – dissi – ogni cosa, per sempre – ribadii – ma la smetta – implorai – non avessi mai parlato iniziarono una sequenza di calci ai testicoli interrotti da colpi in faccia che facevano davvero male, ormai frignavo come una ragazzina, pensavo che mi volesse uccidere, o che sarei finito a mangiare omogenizzati da come sembrava indemoniata, decisi di non fare nulla, non parlare, non gridare, solo soffrire in silenzio, e la padrona inizio a calmarsi e non era per stanchezza se avesse voluto poteva continuare per ore. Mi camminava intorno, e mi colpiva per testare le mie reazione, un puntata sul fianco una schiacciata di dita della mano cosi. Un po per divertirsi un po per addestrarmi. Restavo nel massimo, silenzio immobile più che potevo, trattenevo tutto il dolore. Ecco, con le buone maniere anche tu riesci a capire – mi disse schiacciandomi la testa con un piede, continuo premere e girare la punta sul mio cranio, a certo senti le ossa scricchiolare, solo allora si fermo, mi strinse la bocca con la mano, vidi, all’improvviso, il suo meraviglioso volto a pochi centimetri da me, sentivo il suo profumo, provavo un’immensa gioia per essere suo e altrettanto terrore per quello che era libera di farmi. Fece un sorriso cosi bello e luminoso che mi poteva accecare, cosi mi sputo in bocca, lascio la presa e io sbattei la nuca a terra, mi lascio li, dolorante per colpi ricevuti ma soddisfatto di aver imparato la prima regola della mia vita da schiavo, 1: non parlare, mai, per nessun motivo. Tu Schiavo, sei un animale, un oggetto e questi non parlano, la mia saliva, uno dei miei frutti, sarà il tuo premio, accompagnata da calci e da qualunque altra cosa mi vada di fare con te.

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