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Racconti di Dominazione

La piccola bottega in fondo a quella strada buia e natalizia

By 24 Marzo 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

L’aria sapeva di neve, non come in questo inverno farlocco, e io mi aggiravo con quel foglietto spiegazzato tra le mani dove avevo appuntato le frettolose indicazioni , strappate ad un amico in una pausa di lavoro, a metà tra il cospiratorio e il proibito.
Era una leggenda metropolitana che si raccontava da decenni, diffusa tra gli aspiranti del genere, troppo bella per essere vera forse ma anche troppo ghiotta per non nutrire quella flebile speranza.
Un segreto gelosamente custodito, e depositato tra pochi fortunati, pur sempre troppi.
Arrivai all’angolo di una via del centro storico, da lì si dipartiva sulla sinistra un vicolo malamente illuminato, ero passato da li centinaia di volte eppure non l’avevo mai notato.
Riguardai il foglio spiegazzato, rilessi le indicazioni e poi tirando un lungo respiro di aria gelida entrai nella luce malata compressa tra quegli alti muri.
Non camminai per molto, in fondo una vetrina scarna e spoglia, poco sopra un insegna: “articoli in pelle”.
Entrai, non senza un dubbio e non senza guardarmi prima alle spalle, titubante, quindi il mio trasalire a quel tocco mellifuo e delicato fu ampiamente giustificato dal mio stato d’animo.
L’ambiente era scarno ed odorava di polvere e cuoio, l’uomo impeccabile nel suo tweed fuori da questo secolo mi sorrideva cortese in un classico saluto e in un inevitabile “in cosa posso servirla”?.
Vidi e sentii me stesso come fuori di me chiedere timidamente se quello era il posto giusto…già il posto giusto per cosa? beato cretino!
Ma l’omino non si scompose neppure un po’ lui aveva capito o tale fu ciò che intesi, e mi invitò a seguirlo nell’ambiente oltre una massiccia tenda di velluto nero alle sue spalle.
sarei dovuto scappare via credo, ma non lo feci, un pianerottolo dava su delle anguste scale che digradavano verso un abisso urbano sconosciuto, mi interrogai sul momento se fosse esistita qualche mappa di quel posto, ma seguii il mio anfitrione giù per quella scala nella fioca illuminazione fatta di sparute , ed insufficienti, lampadine ad incandescenza nei loro sudici globi di vetro.
L’aria era umida e odorosa di muffa, i suoni stranamente ovattati, e quelli della strada ormai persi indefinitamente qualche gradino più sopra.
L’uomo berciava frasi che mi attraversavano senza fermarsi, una oscura litania di circostanza, fatta di convenevoli e discorsi sul tempo e le feste, fino ad una massiccia porta in legno, che per quel che mi era dato sapere, poteva essere li sin dai medioevo.
Davanti a noi un ambiente circolare a pianta ottagonale, con una nicchia assai ampia in ogni lato, tranne uno, quello da cui stavamo entrando.
Ogni nicchia era chiusa da una massiccia porta in spesso plexiglass e dietro di esso il santo Graal di ogni amante del genere.
Allora le leggende erano vere…esisteva veramente… il mercato delle mistress.
Come da un sogno l’omino mi risvegliò dal mio stupore…
Come vede qui abbiamo un po’ di tutto: La Mora, sensuale, crudele e decisa sempre molto richiesta, oppure la Bionda maliziosa accattivante e perfida, la Rossa passionale come il fuoco …ed altrettanto scottante sulla pelle, la Castana, selvaggia spietata e famelica, poi abbiamo la Glabra androgina, minacciosa e imprevedibile, poi c’&egrave la Giunonica esperta, paziente ma non per questo meno determinata e crudele ed infine la Dea colei che tutti sognano ma in pochi hanno il coraggio di affrontare…
LO sguardo spaziava intorno in un girotondo che mi causava il capogiro, ancora non riuscivo a riavermi dallo stupore.
L’omino continuava a sciorinare caratteristiche, come un esperto venditore di auto usate magnifica le improbabili prestazioni dei suoi catorci.
Le donne avvedutesi sella nostra presenza, sembravano graffiare le superfici trasparenti delle porte, come fiere in procinto di consumare un fiero pasto.
“Liberami prendimi con te! rinuncia alla tua libertà per me , liberami e te ne pentirai o si che te pentirai, dolcezza prendi mi , liberami e io ti avrò” una cacofonia di voci e timbri diversi, di inflessioni dissonati.
La testa girava …girava quelle voci dentro la mia testa rimbalzavano come una pallina matta di quelle che trovavi in quei bar sulla spiaggia in estate, da bambino alla colonia estiva.
Un rumore assordante sopra le nostre teste uno scampanare crudele, una cacofonia intrusiva e spietata, le donne oltre il vetro si contorcevano in smorfie di dolore e panico come fiere ferite.
………..
Apro gli occhi, fisso il soffitto della mia camera ….cazzo &egrave il 24 e devo ancora trovare la metà dei regali….il Natale &egrave puro masochismo festivo!
La sveglia a terra ticchetta con quell’oscena gallina che becca terra…

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