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Racconti di Dominazione

La prigionia di Antonietta –

By 17 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

La prigionia di Antonietta – L’orgia
Di Tom Come sempre, per commenti, complimenti e critiche scrivete a tom2075@hotmail.it

Mentre la testa della baldracca che stringo fra le gambe si dimena nel vano tentativo di staccarsi da me, il grassone si avvicina gongolando. Stento quasi a riconoscerlo, ora che non indossa la giacca. Sembra un ometto insignificante, con pochi capelli e una pancia albina un po’ troppo prominente. Io, al confronto, sembro uscito da un concorso per mister muscoli. Incredibile pensare che, dato il suo lavoro, quell’essere nauseabondo e ridicolo sia uno degli uomini più importanti del nostro paese. Presiede al Ministero dei trasporti pubblici, ed è una delle principali cariche dello Stato.
Mi si avvicina e dice ‘Quando hai fatto, non è che me la presteresti qualche minuto? Ho giusto bisogno di un serbatoio femminile in cui svuotarmi. Quella maiala che m’ha presentato il Ministro del Welfare me le ha fatte gonfiare come meloni’se non mi scarico potrei scoppiare’.
La sua voce sembra a tratti il grugnito d’un maiale e a tratti il ringhio d’un cane bavoso.
‘E chi è questa bocca fenomenale?’ chiedo.
‘Boh? Una di Cagliari’dice lui che la mettono in prima serata in un programma della Rai’
‘Ah, una delle solite puttanelle raccomandate’
‘Qui ci sono solo quelle, amico mio’tu sei nuovo del giro. Presto imparerai come girano le cose, qui nel nostro ambiente’
‘Se lo dici tu” rispondo. Con un movimento brusco allontano la testa della ragazza che sta pompando la borsa dei miei coglioni. A cose normali staccarsi dalla bocca che te lo sta succhiando durante un pompino è un’azione proibitiva. Con questa baldracca, invece, mi viene facile. Mi sta facendo un bocchino mediocre, non credo che la riutilizzerò. L’ho portata qui con la scusa di farle incidere un disco. Se canta come pompa credo la manderò a cantare nel coro Nazionale dei Sordomuti. Di sicuro non la chiamerò per cacciarglielo di nuovo in bocca. Non se lo merita. Data la mia posizione nella scala sociale posso pretendere il meglio. Le dilettanti le lascio a voi.
Nel frattempo la maialetta ai miei piedi ha ascoltato il nostro dialogo. Sfilatasi dal mio bastone umido non perde tempo in preamboli. Si volta di centottanta gradi e rivolge la bocca alla fava del mio adiposo collega.
Lui la ferma un attimo prima che la bocca si chiuda sulla cappella.
‘Come ti chiami?’ domanda.
‘Isabella’
‘Ah, bel nome’ grugnisce ‘Da dove vieni?’
‘Da Arezzo’
‘Arezzo? Dove cazzo è? In Calabria?’
‘No’ rispondo io ‘In Toscana’
‘Ah, buona’beh, figliola, la tua missione è impedire che il mio pisello sgrondi sul pavimento. Te la senti di accettare la sfida?’ chiede lui con un sorriso cattivo che ha del raccapricciante ‘Sì, suvvia che sei una soldatina in gamba!’apri bocca e’llllà! Tutto dentro fino alle mie palle pelose! Che brava’una vera servitrice della Patria!’
Mi guardo attorno in cerca di un’altra bocca o un’altra sorca in cui inzuppare il mio ambito biscottino. La stanza nella quale ci troviamo è ampia e ben arredata. Il tavolo ellissoidale che normalmente sta al centro del locale è stato spinto contro un muro. Le sedie formano un cerchio stretto e sbilenco vicino alla parete Sud, proprio sotto le grandi vetrate d’epoca.
Questa notte siamo in quattro a partecipare all’orgia. Io, quel maiale pallido di cui vi ho appena raccontato, una ex-teleballerina e la figlia di un multimiliardario. Ah, che bel gruppo! A soddisfare le nostre sacrosante voglie vi sono otto pulzelle. Alcune di loro sono già ‘inserite’ nell’ambiente, ovvero hanno già quel che vogliono, e sono qui solo per mantenere i loro sporchi privilegi. Sia mai che smettendo quella disponibilità con cui sono arrivate là dove volevano, non capiti loro di perdere ogni cosa. Le altre sono in rodaggio. Alcune, come quella che ho sbolognato al porco, non arriveranno mai al successo. Se mai dimostrano scarsa capacità leccatoria, poca propensione ad aprire la cianca o poco rispetto per i loro augusti Signori (che saremmo noi) le ricompensiamo con un bel calcio nel culo e tanti saluti. Poi che vengano pure a denunciarci per abuso sessuale o cazzate del genere. Oggi l’opinione della gente viene decisa dall’informazione. Dalla televisione e dai giornali. E la televisione ed i giornali sono in mano nostra. Possiamo far pensare a voi coglioni quel che vogliamo. E se ci va di farvi pensare che stantuffare una povera minorata mentale in tutti i buchi e poi sbatterla in mezzo ad una strada sia cosa buona e giusta, voi lo penserete. Non crederete davvero di avere senso critico in quantità necessaria da capire che siamo una manica di bastardi, vero?
Sì?! Ma quanto vi sopravvalutate, poveri sudditi!
Mentre la trippa del porcello bianco si gonfia e si sgonfia accompagnando il respiro scomposto del suo proprietario in procinto di godere, mi allontano verso il tavolo su cui sono ordinatamente adagiati i nostri cappotti ed i nostri indumenti. Ad un capo del mobile, rannicchiata come una lepre infreddolita, c’è una ragazza dai capelli lunghi e nerissimi. L’ho già conosciuta, si chiama Antonietta. A dire il vero la conoscono un po’ tutti, in questo Paese, ma non come pompinara. La conoscono come prima ballerina in un noto programma televisivo pomeridiano. Vi dirò di più, la chiamano la ‘ballerina intelligente’, perché quando apre bocca non spara stupidaggini come tante altre mie colleghe. Immagino cosa diranno a casa le casalinghe un po’ sceme quando la vedono’
”vedi che bella ragazza? E poi è intelligente, si vede che è una che non è scesa a compromessi”
”figliolo, perché non te ne trovi una così?! Bella, colta e che sa ballare. Eh, si vede che è una ragazza che si impegna!’
E così via.
Ma fatemi il piacere, vecchie rimbambite! Se sapeste quanti cazzi ha ingoiato questa scrofa smettereste di mangiare cetriolini! Il fatto è che nel nostro paese, e specialmente nell’ambito dello spettacolo, che tu abbia delle capacità o meno è del tutto ininfluente. Servono solo le raccomandazioni. E per aver quelle, o sei di famiglia buona, oppure devi essere disponibile. Che tu abbia una, due o dieci lauree, che tu sappia cantare come Pavarotti o ballare come John Travolta, non ha alcuna importanza. A noi signori che presiediamo l’augusta sala dei bottoni piacciono di più gli analfabeti sottomessi o i ballerini ingessati ma disposti a leccarti le scarpe, piuttosto che voi, cari impegnati disposti a sudare sette camice.
Fatevene una ragione.
‘Antonietta, che cosa stai facendo tutta rannicchiata?’ domando.
‘Augusto signore, vede’è stata la Padrona Maddalena a castigarmi quaggiù’
Maddalena è la ex-teleballerina, una nordica bellezza tutta curve e poco cervello. Gli idioti aventi diritto al voto (voi, insomma’) l’hanno votata perché era famosa. Accade sempre così. Da quando si è insediata sul seggiolone ha fatto un sacco di cose importanti, per il paese. Ha dichiarato illegali i rossetti viola prugna (stonano sulle T-shirt di Gucci, sembra), ha approvato un disegno di legge sull’introduzione del make-up quale materia di studio nelle suole medie inferiori e ha regalato una beauty-farm alla bisognosa popolazione della Somalia’
‘Che cosa hai fatto di così grave per farla arrabbiare a tal punto?’
‘E’ tutta colpa mia, signore, e non ho attenuanti’ rivela Antonietta ‘La Padrona è giusta e perfetta. Mi stava cavalcando in lungo e in largo per i corridoi quando io, miserabile schiava al suo eccelso servizio, ho osato inciampare e cadere. E’ che la Padrona aveva messo gli speroni agli stivali, capisce? Quegli speroni appuntiti e pesanti che mi lanciano delle fitte terribili quando affondano nella pelle. Avevo terminato il terzo giro del corridoio più lungo del palazzo quando l’onorevole Maddalena mi ha colpita alle anche con tutta la sua forza. Ho sentito troppo male e mi sono accasciata sul pavimento. Non so come ho fatto a resistere quel tanto che bastava per consentirle di scendere dal mio indegno dorso senza farla cadere’
‘Capisco’
‘Comunque la punizione della divina non si è fatta attendere’
‘Lo vedo’ dico ‘Che cosa ti ha costretta a fare?’
‘Per prima cosa ho dovuto leccare le suole di tutti i suoi stivali, da quelli che non indossa mai a quelli più sporchi’
Mi viene da ridere al pensiero di una ragazza poco più che trentenne senza meriti e senza virtù che ne schiavizza un’altra, altrettanto priva di capacità, solo perché la fortuna ha voluto premiare la prima e non la seconda.
Fra l’altro la distanza d’età che separa Maddalena da Antonietta non è grandissima.
‘E ora? Hai terminato di leccare suole?’
‘Ho finito or ora, signore’ risponde Antonietta ‘La Padrona mi ha ordinato di terminare il mio lavoro qua sotto al tavolo’
Mi abbasso e vedo che dietro Antonietta vi sono, ordinatamente incolonnate, tutte le paia di stivali di Maddalena. Stivali da cavallerizza, perlopiù, ma anche stivaletti, anfibi e stivali elegantissimi con tacco vertiginoso. Non c’è nulla da fare, a quella donna gli stivali piacciono troppo.
‘Come ti sta la lingua?’
‘Bene, signore’un po’ affaticata’
‘Almeno è pulita?’
‘Sì’la Padrona mi ha ordinato di ingoiare tutto lo sporco’
‘Beh, è stata previdente’
‘Adesso attendo che venga a prendermi. Credo che la punizione sia appena all’inizio’
‘E’ probabile’ rispondo ‘Le luride cagne come te non possono permettersi di interrompere i sacri divertimenti di noi magnifici padroni. Lo capisci questo, non è vero?’
Antonietta annuisce con in volto un’espressione avvilita.
‘Lo capisco, mio sublime padrone. Prometto che farò più attenzione, la prossima volta”
‘Eh, la prossima’la prossima”
La prendo per i capelli e senza troppi scrupoli la trascino fuori dal tavolo.
‘Cagna, per intanto devi scontare il madornale errore di cui ti sei macchiata. Poi, in qualità di ministro di Grazia e Giustizia, forse valuterò la possibilità di non incarcerarti per il reato di ‘grave mancanza di rispetto per un politico italiano”ma sarà dura, certi delitti vanno pagati’
‘No, signore’sono disposta a tutto per”
‘Taci, cagna! E apri bocca, che ho la fava in tiro!’
Antonietta spalanca le labbra. Sa bene che un caproccio mio o della mia mirabile collega sarebbe più che sufficiente per rovinarle la vita. E’ bastato molto meno per rovinare l’economia del paese. O, per essere esatti, quella di tutti i comuni cittadini.
D’altra parte a voi sta bene così, giusto? Ci avete anche votati, quindi che avete da lagnarvi?
Godetevi invece l’inarrivabile tecnica con la quale impugno quella mazza di cane che è il mio cazzo e la infilo senza esitazione alcuna nella bocca di questa puttana di borgata che un giorno vedrete in televisione a fare la scema. Osservate le lacrime d’umiliazione che traboccano dai suoi occhi per poi scendere lungo le curve delle sue gote disfatte dal sudore.
E adesso fate silenzio. Li sentite?
I suoi gemiti, intendo. Li sentite come escono soffocati dalla sua gola? Come accidenti faccia ad emettere suoni non lo so proprio. Con la stecca di bambù che gli ho fatto ingoiare dovrebbe avere il tratto oro-faringeo completamente occluso. La vacca dovrebbe essere impedita nell’uso delle corde vocali. Invece emette suoni. Sembrano un misto fra il suono di un maiale che affoga e lo sciacquio di uno sturalavandini in azione.
E ora godetevi la scena di me che scopo la sua bella faccia di showgirl fottendomene ampiamente di quanto ciò possa essere considerato amorale o biasimevole da parte dei pidocchiosi come voi. Guardate mentre vado su e giù nella sua gola con la mia nerchia nodosa al solo scopo di godere. Mi piace che Antonietta pianga. Mi piace che lo faccia silenziosamente per non disturbarmi. Mi piace vederla sudicia della polvere che una volta viveva sotto le suole della mia autorevole collega. Mi piace vedere le sue anche graffiate dagli speroni aguzzi dell’onorevole Maddalena. Mi piace la sensazione della sborra che scorre nel tubo di carne dura che è la mia fava e raggiunge la vetta della cappella. Poi è solo un fatto di rilassare un attimo i sensi e lasciare che lo sperma, con un provetto sciatore olimpionico, abbandoni la linea di partenza ed inizi il suo slalom nella bocca della fortunata pompinara.
A questo punto sfilo l’arnese dalla bocca di Antonietta e l’ultimo schizzo glielo indirizzo alla radice del naso.
Lei lo intuisce quando vede la punta della stecca che la punta dritta davanti agli occhi. D’istinto chiude le palpebre.
‘Puttana, che cazzo fai?’ le dico ‘Apri subito, schiava! Il padrone vuole sborrarti negli occhi!’
Antonietta ha un microsecondo di esitazione, poi apre gli occhi.
Io punto il bersaglio come un cecchino tedesco e sparo le mie ultime bordate con la consueta abilità.
‘Toh, un po’ di collirio’così vedi meglio’guarda com’è bello il mio cazzo’maiala, li vedi gli spermatozoi che ti nuotano nelle cornee? Ce li hai talmente vicini che non dovrebbe occorrerti neppure il microscopio per vederli! Stai solo attenta a non sbattere le palpebre mentre sei in pubblico, o rischi di mettere incinta qualche puttanella come te!’
Mi viene quasi da ridere della mia divertentissima battuta. E’ così. Le passate migliori nascono quando la tensione raggiunge il culmine. Quando, cioè, la sbroda fuoriesce dal tubo di lancio.
Niente a che vedere col sarcasmo gretto e becero del trippone dalla fava moscia. Modestamente se sono uno dei padroni del paese lo devo al mio uccello duro e alla mia intelligenza vivida e spigliata.
La vacca che ho appena inseminata, invece, tanto spigliata non lo sarà più per un bel po’ di tempo. Almeno finché non le passerà l’effetto dei colpi di cappella che le ho inferto nella gola.
‘Allora, Antonietta” dico ‘Come ti senti, adesso?’
La vacca fa per rispondere, ma dalle sue labbra escono solo gemiti scomposti e parole frammentate.
‘Ah ah’muta e cieca’ rido ‘Sei ridotta da sbattere via!’
In quel momento dalle mie spalle giunge una voce cristallina ‘Eh no, caro collega. Quella stronzetta è mia!’
Mi volto. Maddalena mi osserva con in volto un sorriso dispettoso.
‘Carissima’ la saluto ‘Come vedi ti ho sgravato del fastidio di infliggere a questa nullità la punizione per averti interrotta nei tuoi giochi. Adesso non parla e non vede più’
‘E pensi sia sufficiente, per me?’
‘Ah, non ho detto questo! Che altro pensi di farle?’
‘Mi voleva disarcionare, questa vacca bastarda, e allora sai io cosa faccio? Visto che come cavalla non vale nulla le faccio fare l’asina! Sai cosa fanno gli asini, no? Sgobbano dalla mattina alla sera. Faticano e si spezzano la schiena! E in quale altro posto puoi sgobbare più duramente del carcere di massima sicurezza che abbiamo inaugurato l’altro ieri? Le darò i lavori forzati per un mese intero!’
Antonietta sbianca come un lenzuolo. Non vede bene per via della copiosa quantità di sborra che le ho iniettato negli occhi ma a stento riconosce le sagome di noi, suoi severi ma giusti padroni. La vedo strisciare disperatamente verso di me e verso Maddalena. Quando giunge a qualche centimetro di distanza da me il suo aspetto disfatto e sconvolto mi provoca un moto di ripugnanza. Mi allontano alla sua destra per poi sollevare un piede e calarglielo sul collo, immobilizzandola sul pavimento.
‘Che cazzo vuole fare?’ chiedo.
‘Non lo vedi? E’ solo una sporca miserabile, più utile a fottere che a ballare. E poi vorrebbe andare in televisione! Ah, ma ora il suo programma è bell’e terminato. Fino a settembre non riparte. Quindi, cara mia, nessuno si preoccuperà se sparisci dalla circolazione per qualche settimana. Peccato per i paparazzi! Loro ci sarebbero andati a nozze, con le foto di una sgualdrina come te!’
‘No, la supplico padrona!!’ esclama piangendo Antonietta, mentre con le mani cerca di abbracciare le gambe dalla linea perfetta di Maddalena.
Ma la padrona è più lesta della serva. Approfittando anche del fatto che tengo ferma la testa dell’inferiore con il piede, Maddalena si volta rivolgendo le spalle alla malcapitata e con lucida premeditazione fa partire un calcio all’indietro che colpisce in pieno il naso di Antonietta. La sguattera latra il suo dolore, i suoi occhi piangono un misto di sborra e lacrime, il suo naso perde sangue. Maddalena si volta ancora e rifila un calcio nella gola della scema, spezzandole il fiato. Dal canto mio non posso che aiutare la mia onorevole collega. Compio un saltello e salgo con tutto il mio peso sulla schiena di Antonietta’che da qui in avanti dovremo chiamare Sottiletta’ah ah ah, ma che burlone che sono!
Insomma, alla fine del nostro terapeutico trattamento per la schiava c’è solo l’oblio. La vedo accasciarsi sul freddo pavimento e perdere i sensi. Maddalena schiocca le dita e indica due delle otto vacchette che abbiamo riunite oggi. Si chiamano Michela e Silvia. Accorrono rispondendo agli ordini della sovrana e, giunte al suo cospetto, si inginocchiano e cominciano a strisciare come lombrichi.
‘Prendete questo escremento umano e portatelo via’ ordina Maddalena ‘Che sia consegnata nella mani della giustizia’
‘Agli ordini, nostra eccelsa Signora’ mormorano in coro le due sceme prendendo come meglio possono una stordita Antonietta e portandone ciò che ne resta fuori dalla stanza.
Mentre le tre ragazze escono di scena vedo il ciccione ancora impegnato nel dissetare Isabella con il suo sperma e la nostra quarta collega, la figlia del miliardario, occupata nell’usare tre sue coetanee come ponti viventi per testare l’affilatura dei tacchi delle sue scarpe nuove. E’ interessante vedere come le schiave sopportino il peso della loro padroncina, gemendo la loro impotenza mentre la sovrana ride e si diverte. Veramente interessante. Una delle succubi sarà l’ospite d’onore in un programma televisivo in onda la prossima settimana. Un programma serale, pieno di abiti scollati e costumi succinti. Spero che la padrona non lasci segni permanenti sul suo corpo o ci toccherà sostituirla con qualche altra affamata del suo stampo.
‘Hai visto che ore sono?’ chiede Maddalena distogliendomi dai miei pensieri.
‘No’
‘E’ quasi l’alba’
‘Ah’prepariamoci, allora. Fuori ci aspettano i giornalai’
‘Speriamo che il ciccione si sbrighi, allora. Questo pompino non finisce più”
‘E’ colpa della vacchetta. Non riusciva a far venire neppure me. Ha le labbra rigide’
‘Rispediscila a mendicare sull’autostrada, allora!’
‘Lo farò’ora rivestiamoci e prepariamo un discorsetto del cazzo da raccontare al popolo. Niente di troppo elaborato, naturalmente. Quegli idioti, tanto, si bevono tutto’
Già, compreso il nostro sperma. Ah ah’non lo so, oggi mi vengono così’

Antonietta rinviene qualche ora più tardi, in una cella fredda e spoglia di un chissà quale carcere alla periferia della città.
Fuori dalla gabbia il corridoio è silenzioso ed immobile. Non c’è nessuno. Non vi sono suoni di passi o rumori di alcun genere. Solo una voce risuona nella polverosa penombra della prigione. La voce che esce da un televisore acquistato a poco prezzo che si trova nella stanzetta della guardiola.
‘Questa notte la politica ha fatto le ore piccole discutendo dei gravi problemi che attanagliano l’economia del paese, la recessione incontrollata, il prezzo del petrolio che sale di giorno in giorno, le tasse in aumento e i salari sempre più deboli rispetto agli altri paesi d’Europa. A quali conclusioni sono giunti gli onorevoli del palazzo dopo un’intensa nottata di lavoro? Una cosa è certa. I nostri governanti non si stanno risparmiando”
Dormite sonni tranquilli, cari elettori. Dormite senza farvi questioni. E’ questa la morale. Pensiamo noi a governare questo paese. Voi continuate ad obbedire, guardate il calcio e sognate di vincere al superenalotto.

tom

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